Norme Tecniche di attuazione del Piano Operativo

Variante per l’ampliamento del policlinico Santa Maria alle Scotte- approvazione del 10.11.23 (vigente)

Titolo VI Componenti di rilevanza storico-paesaggistica

Art. 52 Aree di pertinenza degli aggregati

1. Sono le aree sottoposte dal P.T.C. della Provincia di Siena a particolare normativa di tutela paesaggistica e che non possono essere modificate in modo che sia arrecato pregiudizio ai valori paesaggistici ed al rapporto consolidato tra territorio aperto e insediamenti.

2. In tali aree, in conformità al P.T.C.P., sono da conservare la tessitura e le sistemazioni agrarie tradizionali - caratterizzate dalla permanenza di associazioni colturali tradizionali (vite/ulivo/seminativi), della forma e della dimensione dei campi, della viabilità poderale e dei confini in genere coincidenti con la rete scolante principale - e la vegetazione non colturale (es. filari di gelsi, di vite arborata, alberi isolati), al fine di mantenerne il ruolo di cintura rurale e l'elevato valore paesaggistico.

3. Non è consentita la nuova edificazione per abitazioni rurali, mentre nuovi annessi agricoli sono ammessi tramite P.A.P.M.A.A. che dimostri che non è possibile o che non è opportuna una diversa localizzazione e con modalità architettoniche coerenti, anche al fine di riqualificare il paesaggio urbano di margine e senza intaccare gli elementi di maggior pregio della tessitura agraria eventualmente presenti e nel rispetto dei criteri specificati all'art. 13.13 del P.T.C.P. e delle seguenti ulteriori prescrizioni:

  1. a. i nuovi annessi agricoli dovranno essere realizzati in contiguità con l'insediamento esistente, secondo un assetto planimetrico che porti alla costituzione di un vero e proprio nucleo edificato, permettendo il miglior uso della viabilità esistente e rispettando i criteri insediativi di cui al successivo art. 104;
  2. b. si dovrà prevedere l'introduzione di fasce arboree tra aree edificate e spazi aperti che deve essere coerente al contesto e rafforzare il sistema eco-ambientale.

Laddove siano presenti edifici o manufatti sottoutilizzati o dismessi, privi di valore storico, oppure porzioni di complessi - un tempo a servizio dell'agricoltura - comunque privi d'interesse tipologico-documentale, si dovrà procedere prioritariamente al loro recupero o al loro ampliamento.

Non è consentita la realizzazione di manufatti aziendali temporanei di durata inferiore a due anni di cui all'art. 108 comma 2.

4. Per gli interventi sulle aree di pertinenza degli aggregati ricadenti in ambiti soggetti a provvedimento di tutela si dovrà prestare particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo, di cui alla Sez. 4 del P.I.T./P.P.R.

Art. 53 Aree di pertinenza dei Beni Storico-Architettonici

1. Le aree di pertinenza dei Beni Storico-Architettonici (BSA), in conformità al P.T.C.P. di Siena, sono soggette ad una disciplina di tutela che è affidata alle competenze provinciali e che esclude, di norma, ogni forma di nuova edificazione. Qualsiasi previsione di trasformazione, affinché si dimostri coerente con il contesto di riferimento, dovrà essere supportata da adeguati approfondimenti valutativi rispettando criteri e indicazioni contenuti nella norma provinciale.

2. In tali aree non è consentita la nuova edificazione per abitazioni rurali. La realizzazione di nuovi annessi agricoli è ammessa a condizione che, attraverso un P.A.P.M.A.A., da assoggettare alle procedure e contenuti di Piano Attuativo, a seguito di specifici studi, si dimostri l'effetto positivo e non dannoso dell'intervento, tramite comparazione di almeno tre soluzioni, delle quali una priva di edificazione e composta di interventi di sistemazione ambientale, da valutare di concerto con la Provincia e sulla base dei criteri dettati all'art. 13.14 del P.T.C.P. di Siena.

3. Per le aziende agricole il cui centro aziendale ricada all'interno delle aree di pertinenza dei BSA, a condizione che non si alterino le visuali degli stessi BSA ed in particolare quelle percepite dagli assi viari e dai punti panoramici esistenti e che non si determinino cesure tra parte edificata e contesto rurale in cui gli interventi si collocano, è ammessa la realizzazione di ulteriori manufatti aziendali ad uso agricolo che non necessitano di P.A.P.M.A.A., come di seguito indicati:

  • manufatti aziendali temporanei semplicemente ancorati a terra limitatamente a quelli di durata superiore a due anni, di cui al successivo art. 108, comma 3, non diversamente collocabili;
  • manufatti aziendali non temporanei, di cui al successivo art. 109, comma 1, lett. a, quali basamenti, platee, volumi tecnici e impianti, serbatoi, cisterne strettamente funzionali allo svolgimento delle attività agricole, se non diversamente collocabili; non sono invece consentiti i manufatti prefabbricati, i tunnel per il ricovero dei foraggi e le tettoie di cui all'articolo 109 comma 1 lett. b.

4. Nelle aree di pertinenza dei BSA sono consentiti i seguenti interventi, a condizione che siano sottoposti ad esame da parte della Commissione per il Paesaggio, con successivo rapporto informativo da inviare alla Provincia di Siena:

  1. a) interventi pertinenziali, laddove consentiti dalle discipline di intervento, di cui al precedente Titolo III;
  2. b) addizioni volumetriche, laddove consentite dalle discipline di intervento, di cui al precedente Titolo III;
  3. c) le piscine interrate pertinenziali;
  4. d) i manufatti amatoriali (box) per il ricovero dei cavalli, alle condizioni di cui al successivo art. 111.

5. In ogni caso, le destinazioni d'uso dovranno risultare compatibili con il singolo edificio e con le sue esigenze di tutela. Il mutamento di destinazione d'uso verso le funzioni individuate dal presente P.O. degli edifici individuati come BSA dal PTC della Provincia di Siena e ai quali il P.O. attribuisce la disciplina di intervento t1, t2 o t3 è ammissibile solo nei casi in cui risulti compatibile con l'impianto tipologico e distributivo originario degli edifici interessati e a condizione che il nuovo uso comporti il rispetto delle tessiture agrarie di valore e dei caratteri storici del contesto. Per gli interventi sulle aree di pertinenza dei BSA ricadenti in ambiti soggetti a provvedimento di tutela si dovrà inoltre prestare particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo, di cui alla Sez. 4 del P.I.T./P.P.R.

Art. 54 Edifici e resede censiti di matrice storica

1. Gli edifici censiti nella "Schedatura dei beni storico architettonici del territorio aperto" contenuta nel Quadro Conoscitivo del Piano Strutturale nonché nelle "Schede di rilievo in ambito urbano o integrative rispetto a quelle del Piano Strutturale" (RUqc1), contenute nel Quadro Conoscitivo del R.U. previgente, sono riconosciuti quali emergenze del sistema insediativo da sottoporre a particolare disciplina di tutela. Il resede, da intendere come lo spazio scoperto connesso agli edifici censiti di matrice storica, coincidente con il perimetro della rispettiva Scheda, è indicato graficamente nelle tavole del P.O.

2. La disciplina d'intervento del P.O. è modulata in funzione dei giudizi di valore architettonico espressi per ciascun edificio censito, come di seguito elencati:

  • t2 per quelli riconosciuti di rilevante valore storico e interesse documentale;
  • t3 per quelli riconosciuti come coerenti e consolidati rispetto al contesto;
  • t4 per quelli di edificazione recente o di scarso valore, se inseriti in un resede riconosciuto di valore eccezionale, t5 per gli edifici recenti o di scarso valore negli altri casi.

Agli edifici soggetti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004 e successivi decreti di attuazione in materia di conservazione dei beni culturali il P.O. attribuisce la disciplina di intervento di tipo 1 (t1).

Le discipline d'intervento ammissibili per gli edifici e resede censiti sono indicate nelle schede normative di riferimento. La zona omogenea è loro attribuita con riferimento allo specifico contesto urbano di appartenenza, nel caso in cui ricadano all'interno del territorio urbanizzato, mentre in generale quando ricadono nel territorio rurale sono classificati come zona omogenea E, salvo limitate eccezioni classificate come zone F.

3. In generale, fatte salve le disposizioni prevalenti delle Schede normative degli edifici censiti come beni storico architettonici allegate alle presenti Norme, le unità abitative a destinazione residenziale risultanti da frazionamenti e/o da mutamento di destinazione d'uso, laddove consentito dalle presenti Norme, degli edifici con disciplina di intervento t1, t2 e t3 dovranno avere una Superficie edificata (SE) media non inferiore a 80 mq., con una SE minima di 50 mq., che è anche la SE minima consentita per il cambio d'uso verso la residenza di immobili isolati, mentre per gli edifici con disciplina di intervento t4 e t5 la dimensione media non dovrà essere inferiore a 70 mq., con una SE minima di 50 mq..

In aggiunta alle dimensioni minime e medie degli alloggi dovranno essere previsti, all'interno dell'immobile oppure negli annessi esistenti anche comuni posti in prossimità, locali ricovero attrezzi per la cura degli spazi aperti di ampiezza pari ad almeno 8 mq. per ogni unità abitativa, con accesso dall'esterno.

4. Il mutamento di destinazione d'uso o il frazionamento, sono subordinati al miglioramento e alla conservazione dei caratteri tipologici dei resede (aie, giardini, terrazzamenti, ecc.), salvaguardandone le geometrie e le dimensioni e conservandone i materiali e gli elementi funzionali e decorativi (pavimentazioni, recinzioni, pozzi, lavatoi, tabernacoli, ecc.). Vista la loro origine rurale il progetto di resede degli edifici censiti, ovunque esso sia, nel territorio urbanizzato o nel territorio rurale, deve rispettare le prescrizioni di cui al successivo art. 100.

5. I resede censiti possono comprendere parchi, giardini storici, broli e corti che sono pertinenze originarie o comunque storicizzate di ville e complessi monumentali di valore storico-architettonico. In questi casi oltre al il mantenimento dell'unitarietà delle aree libere, si devono tutelare i manufatti presenti (serre storiche, limonaie, grotti, fontane, ecc.). Il sistema del verde è da preservare nella sua integrità curando la conservazione degli elementi vegetali lineari e puntuali. Non è ammesso l'abbattimento o danneggiamento delle alberature e del disegno arboreo dei giardini e parchi storici. Sono fatti salvi gli interventi a garanzia della pubblica incolumità dovuta a senescenza, problematiche strutturali o fitosanitarie delle piante. Negli interventi di sostituzione di piante malate o compromesse deve essere garantito l'utilizzo della medesima specie salvo motivazioni di ordine fitosanitario o di evidente incompatibilità tra le specie originarie e il sito di impianto.

6. Negli edifici censiti ricadenti nel territorio urbanizzato, salvo le specifiche destinazioni eventualmente riportate nelle schede normative, sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio limitatamente agli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande (c1), Direzionale e di servizio nelle sotto-articolazioni e1 ed e2, mentre sono sempre consentiti gli Spazi e le attrezzature di servizio pubbliche o di interesse pubblico (s).

Il passaggio alla funzione residenziale non è comunque ammesso in caso di demolizione e ricostruzione o sostituzione edilizia di edifici aventi altra destinazione d'uso o mista. Tali interventi precludono anche la possibilità di un successivo mutamento della destinazione d'uso verso la funzione residenziale.

7. Negli edifici censiti ricadenti in territorio rurale, per gli usi compatibili, oltre a quelli agricoli che sono sempre consentiti, valgono le prescrizioni di cui al successivo art. 96, fatte salve eventuali specifiche destinazioni d'uso attribuite nelle schede normative di riferimento.

8. I resede censiti sono classificati in relazione al loro valore storico e paesaggistico (eccezionale, buono, medio, scarso) e per quelli ricadenti in territorio rurale la normativa di cui al Titolo VIII, Capo III - Nuovi edifici e manufatti a servizio dell'agricoltura è differenziata dal P.O. nel modo seguente.

  1. a) nei resede censiti di valore eccezionale, la realizzazione di nuovi annessi agricoli di cui all'art. 103 delle presenti Norme, è consentita esclusivamente a condizione che il centro aziendale ricada al loro interno e che si dimostri l'impossibilità, o comunque l'inopportunità della collocazione in altro luogo della proprietà fondiaria all'esterno del resede stesso; in tali resede non sono consentiti i manufatti aziendali realizzabili senza PAPMAA, né quelli amatoriali, di cui ai successivi articoli 105, 106 e 107;
  2. b) nei resede censiti di valore diverso da eccezionale la realizzazione di nuovi annessi agricoli di cui all'art. 103 delle presenti Norme, è consentita alla sola condizione che si dimostri l'impossibilità, o comunque l'inopportunità della collocazione in altro luogo della proprietà fondiaria all'esterno del resede stesso; in tali resede a condizione che si realizzino interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico è inoltre consentita la realizzazione di:
    • manufatti aziendali temporanei semplicemente ancorati a terra di durata superiore a due anni, di cui al successivo art. 108, comma 3, non diversamente collocabili e fino a un massimo di 50 mq.;
    • manufatti aziendali non temporanei, di cui al successivo art. 109, comma 1, lett a, quali basamenti, platee, volumi tecnici e impianti, serbatoi, cisterne strettamente funzionali allo svolgimento delle attività agricole, se non diversamente collocabili; non sono invece consentiti i manufatti prefabbricati, i tunnel per il ricovero dei foraggi e le tettoie di cui all'art. 109, comma 1 lettera b.
    • box per il ricovero di cavalli, fino ad un massimo di 30 mq. (2 posti), da realizzarsi con strutture di legno (solo nei resedi collocati nel territorio rurale), con le modalità previste dal successivo art. 111;
    • manufatti amatoriali di cui ai successivi artt. 110 e 112 fino a un massimo di 30 mq. complessivi.

9. Per gli interventi sui resede censiti ricadenti in ambiti soggetti a provvedimento di tutela si dovrà prestare particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo, di cui alla Sez. 4 del P.I.T./P.P.R.

Art. 55 La via Francigena

1. Lungo il tracciato della Via Francigena, così come determinato da Ministero per i Beni culturali (MiBAC), in tutto il territorio comunale e quindi anche nei tratti non soggetti a vincolo (da l'Osteriaccia alla Tangenziale, tra Podere le Coste e Poderuccio) valgono in particolare le seguenti prescrizioni per gli interventi:

  • il tracciato deve essere mantenuto nella sua configurazione attuale, fatte salve eventuali modifiche soltanto se utili alla sicurezza degli utenti e/o migliorative in termini di valore paesaggistico;
  • devono essere conservate le opere d'arte (muri di contenimento, ponticelli) e di pertinenza stradale (pilastrini, edicole, marginette, cippi) di valore storico;
  • nei tratti in cui il percorso si sviluppa su viabilità ordinaria l'eventuale l'introduzione di sistemi, opere e manufatti per la regolazione del flusso veicolare (rotatorie, svincoli, circonvallazioni, innesti, dissuasori) deve garantire la percorrenza escursionistica anche in sede separata;
  • per la viabilità non asfaltata deve essere mantenuta l'attuale finitura del manto stradale; nella necessità di inserire nuove pavimentazioni stradali dovranno essere utilizzati materiali e tecniche coerenti con il carattere (di naturalità e di ruralità) del contesto;
  • l'eventuale realizzazione di aree di sosta e di belvedere non deve compromettere il valore simbolico e i caratteri dei luoghi, i caratteri strutturali/tipologici della viabilità storica e non deve comportare l'aumento della superficie impermeabile;
  • la cartellonistica e i corredi agli impianti stradali devono essere congrui, per dimensione, tipologia e materiali, al valore simbolico e ai caratteri dei luoghi, ai caratteri strutturali/tipologici della viabilità storica, garantendo l'intervisibilità e l'integrità percettiva delle visuali panoramiche;
  • il trattamento degli spazi interclusi nelle rotatorie e nelle intersezioni stradali deve essere coerente con il valore simbolico e paesaggistico del contesto.

Art. 56 Tessiture agrarie di pregio

1. Le tessiture agrarie di pregio a maglia fitta rappresentano quelle parti del paesaggio agrario meglio conservate o meno alterate rispetto alle forme storiche di riconosciuto valore. Esse sono rappresentate dal complesso di sistemazioni idraulico agrarie e impianti arborei rimasti integri fino al termine della mezzadria e oggi ancora rilevabili, talvolta in abbandono, soprattutto in prossimità del territorio urbanizzato. Tra le tessiture di pregio la più rappresentata e meritevole di tutela è la tessitura agraria dell'olivo e del promiscuo tipica delle aree di crinale, talvolta associata a sistemi terrazzati. Alle tessiture agrarie è riconosciuto un ruolo multifunzionale (paesaggistico, protettivo, ecosistemico).

2. Le sistemazioni agrarie tradizionali e la vegetazione non colturale, nelle diverse forme in cui costituisce tessitura agraria di pregio, in conformità al P.I.T./P.P.R. dovranno essere tutelate garantendo:

  • il mantenimento della rete della viabilità campestre e la vegetazione tradizionale in tutte le forme che segnano il paesaggio (filari, siepi, alberature isolate, a gruppi, vegetazione riparia, ecc.), anche attraverso operazioni di ripristino, sostituzione e integrazione;
  • la funzionalità del sistema di regimazione idraulico-agraria e la capacità di invaso della rete scolante;
  • il ripristino non solo a fini colturali ma anche paesaggistici e di contrasto al dissesto idrogeologico in contesti non legati all'uso agricolo dei suoli.

3. Le sistemazioni idraulico-agrarie tradizionali (terrazzamenti, ciglionamenti, muri di contenimento lungo le strade), indipendentemente dalla loro collocazione ed anche se non censite specificamente dal P.O., sono da conservare integralmente, anche attraverso il risarcimento nelle parti crollate, fatta salva la possibilità, nei casi di crolli totali, di realizzare soluzioni diverse purché compatibili, sia per le tecniche costruttive, che per i materiali impiegati, ma comunque di pari o maggiore efficacia sul piano della difesa del suolo e della regimazione delle acque.

4. Nella progettazione di interventi di miglioramento agricolo ambientale e paesaggistico si procede al censimento delle tessiture agrarie a maglia fitta e delle emergenze paesaggistiche definite dal PTC di Siena, proponendone la permanenza e la manutenzione, come richiesto dallo stesso PTC e recependo anche gli indirizzi previsti per gli ecosistemi agropastorali del P.I.T./P.P.R.

Art. 57 La viabilità rurale

1. La viabilità rurale ed i percorsi poderali costituiscono un patrimonio da tutelare nella sua integrità e consistenza e da mantenere in condizioni di fruibilità, garantendone l'accessibilità; pertanto devono pertanto essere conservate e, se necessario, ripristinate:

  • la continuità e la percorribilità pubblica dei tracciati;
  • la configurazione planoaltimetrica generale dei tracciati;
  • le opere di raccolta e convogliamento delle acque;
  • le opere d'arte, i manufatti minori ed i segnali di viaggio;
  • le opere di sistemazione e contenimento del terreno;
  • le alberature tradizionali segnaletiche e quelle ai lati dei tracciati.

2. Gli interventi di manutenzione degli elementi di cui al comma 1 devono avvenire con l'impiego dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali e coerenti con la preesistenza. Sono ammesse altresì tecniche nuove purché non alterino l'aspetto consolidato delle strade di campagna e purché mantengano la permeabilità dei suoli o, in relazione alla sua eventuale riduzione, realizzino opere per la regimazione delle acque piovane e per il loro recupero.

3. Gli interventi che interessano i percorsi della viabilità storica sono ammessi a condizione che:

  • non alterino o compromettano l'intorno territoriale, i tracciati di collegamento nella loro configurazione attuale, evitando modifiche degli andamenti altimetrici (fatta eccezione per gli interventi necessari per la messa in sicurezza idraulica), delle sezioni stradali e degli sviluppi longitudinali e che per la messa in sicurezza vengano utilizzate tecniche di ingegneria naturalistica;
  • siano conservate le opere d'arte (muri di contenimento, ponticelli, ecc.) e i manufatti di corredo (pilastrini, edicole, marginette, cippi, ecc.) di valore storico-tradizionale;
  • sia conservato l'assetto figurativo delle dotazioni vegetazionali di corredo di valore storico-tradizionale.

4. È vietata l'asfaltatura ed in generale la pavimentazione delle strade bianche, mentre sono consentiti esclusivamente interventi di pavimentazione di modesta entità nei seguenti casi:

  • in prossimità delle abitazioni, al fine di evitare il sollevamento di polveri;
  • in presenza di pendenze molto elevate.

In tali casi, così come nei tratti pavimentati con materiali incongrui (asfalto, cemento), dovranno essere impiegati materiali lapidei sciolti pressati oppure fissati con resine stabilizzanti o materiali ecologici che non alterino l'effetto cromatico originario e si dimostrino adeguati a garantire un corretto inserimento paesaggistico.

5. Eventuali limitate variazioni ai tracciati esistenti sono possibili sulla base di inderogabili necessità, per superare brevi tratti in funzione di insediamenti, nuclei o complessi e per le attività che vi si svolgono e quindi volte a migliorare l'accessibilità e/o la sicurezza, oppure per ripristinare un percorso storico; i progetti dovranno tenere conto della maggiore sicurezza e accessibilità, del miglior inserimento ambientale e paesaggistico, della limitazione del rischio idraulico e dell'instabilità dei versanti.

6. Le eventuali variazioni ai tracciati esistenti e le nuove strade interpoderali non devono costituire cesure alle forme consolidate del paesaggio agrario e pertanto devono aderire alle geometrie fondiarie esistenti, in particolare recuperando percorsi o tracce di essi preesistenti ed allineandosi planoaltimetricamente alle tracce fondiarie costituite da discontinuità colturali o sistemazioni del terreno e lungo le linee di minor pendenza.

7. È inoltre consentita la realizzazione di nuove strade interpoderali per motivi collegati alla conduzione agricola, purché siano in terra battuta, con eventuale sottofondo drenante in pietrisco, inerbite o inghiaiate. È ammessa la realizzazione di canalette per la raccolta delle acque meteoriche realizzate mediante semplice scavo del terreno e secondo tecniche di ingegneria naturalistica.

Titolo VII Territorio urbanizzato

Art. 58 Articolazione del territorio urbanizzato

1. Il territorio urbanizzato del Comune di Siena, definito ai sensi dell'art. 4 della L.R. 65/2014 e s.m.i., corrisponde al sistema insediativo costituito da un articolato gruppo di insediamenti:

  • il primo gruppo corrisponde alle parti di città di impianto più antico: il centro storico e le "valli verdi", che insieme formano l'ambito riconosciuto quale sito UNESCO, a cui si aggiungono quelle parti di città storicizzate che il P.S definisce come "propaggini" e i "filamenti" urbani; fortemente caratterizzata dall'impronta storica che ne determina la struttura e dalla permanenza del principio insediativo storico, nella città antica il progetto urbanistico deve essere rivolto, oltre che alla tutela e alla valorizzazione, ad interventi puntuali di riqualificazione, escludendo ogni nuova definizione dei margini, che risultano già chiaramente precisati;
  • il secondo corrisponde ai quartieri che sono esito delle scelte pianificatorie del dopoguerra e ai quali si deve la conformazione e lo sviluppo recente dell'area urbana: i quartieri di Petriccio e Acquacalda, Vico Alto, San Miniato, Malizia e Scacciapensieri, il quartiere satellite di Taverne d'Arbia, la Strada-fiume e la strada Massetana, fino a Cerchiaia, la zona industriale di Isola d'Arbia e Renaccio e infine il blocco specialistico delle Scotte; sono le parti di città ancora suscettibili di completamento e integrazione;
  • il terzo corrisponde a parti di città - Cerchiaia-Coroncina, Ruffolo, Isola d'Arbia, Costalpino, Sant'Andrea, Cappuccini, Botteganuova - dove l'esito dei processi cumulativi delle aggiunte edilizie a insediamenti di più antica formazione richiede interventi puntuali di riqualificazione e di riorganizzazione;
  • infine un ultimo gruppo corrisponde agli aggregati quali Abbadia a Renaccio, Costafabbri, Volte Basse e Istieto, ovvero sottosistemi insediativi a tessuti lineari, che essendo dotati di una certa densità e complessità, si distinguono significativamente dagli insediamenti sparsi del territorio rurale.

Art. 59 Aspetti generali dei tessuti

1. Il territorio urbanizzato è articolato nei seguenti sottosistemi funzionali, riprendendo quanto individuato dal Piano Strutturale:

  • Centro storico (CS)
  • Propaggini del centro storico (PR)
  • Urbanizzato compatto (UC)
  • Aree Miste (AM)
  • Filamenti Urbani (FU).

2. I sottosistemi funzionali degli insediamenti sono stati articolati in tessuti insediativi, intesi come ambiti con caratteristiche omogenee prevalenti, quali il principio insediativo, la tipologia edilizia, la densità, la matrice e il valore storico ed architettonico, la caratterizzazione funzionale. La tavola del P.O. in scala 1: 15.000 consente una lettura d'insieme dei tessuti insediativi. I medesimi sono individuati nelle Tavole di progetto a scala di maggior dettaglio mediante una sigla alfanumerica composta da due lettere che indicano l'appartenenza a uno dei sottosistemi e da un numero che individua le eventuali tipologie di tessuto di ciascun sottosistema.

3. Per ciascun sottosistema la disciplina del presente Titolo contiene:

  • una breve descrizione delle caratteristiche urbanistiche ed edilizie;
  • le dimensioni medie, espresse in superficie edificata SE, delle unità immobiliari derivabili da frazionamento;
  • eventuali altre prescrizioni o interventi ammessi in relazione allo specifico contesto;
  • la possibilità o meno della monetizzazione dei parcheggi per la sosta stanziale e di relazione.

4. All'interno di ciascun tessuto, in ragione delle caratteristiche morfologico-insediative dei diversi contesti, sono indicate:

  • la disciplina di intervento prevalente attribuita al Tessuto, con riferimento alla Parte I, Titolo III delle presenti Norme; qualora per un edificio o per una porzione di tessuto siano ammesse discipline di intervento diverse da quella indicata come prevalente, le stesse sono specificate con apposita sigla sulle Tavole di progetto del P.O.;
  • le destinazioni d'uso ammissibili; qualora per un edificio o per una porzione di tessuto nelle Tavole di progetto del P.O. siano indicate specifiche destinazioni d'uso, queste sono da intendersi come ammesse in via esclusiva;
  • le tipologie degli esercizi commerciali ammessi.

All'interno di ciascun tessuto sono sempre consentiti, oltre alle destinazioni d'uso ammesse negli articoli di riferimento, compatibilmente alle caratteristiche tipologiche e strutturali dell'edificio, le destinazioni d'uso per spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico, di cui al precedente art. 15.

5. All'interno del sottosistema del centro storico sono state individuate "fabbriche e complessi" singolari (CS3), costituite da una serie di emergenze sia tipologiche che funzionali, per lo più di valenza pubblica, che fanno eccezione ai tessuti dove si collocano. Tali fabbriche e complessi sono individuati nelle Tavole di progetto del P.O. con numerazione progressiva e disciplinati con normativa specifica al successivo art. 65.

Art. 60 Interventi, sistemazioni ed attrezzatura degli spazi pertinenziali degli edifici nel territorio urbanizzato

1. Gli interventi di sistemazione ed attrezzatura degli spazi esterni pertinenziali sono riferiti alle aree che costituiscono pertinenza degli edifici all'interno degli ambiti urbanizzati.

2. Gli interventi nei sottosistemi del Centro storico (CS) e delle Propaggini (PR) devono essere finalizzati in generale a mantenere lo spazio aperto esistente nei suoi caratteri tipologici e formali, nel rispetto dell'assetto storico e paesistico-ambientale. In particolare gli interventi sugli spazi aperti (giardini, aie, orti, cortili, ecc.) di edifici e complessi di matrice storica, devono garantire la conservazione e l'eventuale ripristino di detti spazi e dei singoli elementi costitutivi originari, con particolare riguardo ad elementi quali pavimentazioni, pozzi, cancellate, recinzioni, filari, edicole, fontane, panchine in muratura, roste, lapidi, stemmi, filari, muri a retta ed altre opere murarie, siepi ed altre singolarità vegetali. Nel rifacimento e la manutenzione degli stessi si deve prevedere di utilizzare materiali e tecnologie quanto possibile simili a quelli originari.

3. Al fine di schermare le auto in sosta è consentita l'installazione di manufatti privi di rilevanza edilizia di cui all'art. 38 delle presenti Norme.

Sono ammesse altresì le tettoie fotovoltaiche, ovvero quelle in cui la struttura di copertura sia costituita dai moduli e dai relativi sistemi di supporto, sostenuta da strutture leggere (legno o metallo), libere da tutti i lati e poste in maniera isolata nel resede di pertinenza, nel rispetto delle seguenti prescrizioni:

  • nel caso di edifici residenziali devono avere ingombro planimetrico a terra non superiore a 15 mq. per ogni unità immobiliare; la realizzazione deve essere riferita all'intero complesso edilizio e subordinata alla presentazione di un progetto unitario, fino ad un massimo di complessivi 75 mq.;
  • nel caso di edifici con destinazione d'uso turistico-ricettiva o agrituristici è consentita la installazione di una tettoia per ogni camera o unità immobiliare/abitativa, con ingombro planimetrico a terra non superiore a 15 mq., fino ad un massimo di complessivi 75 mq.;
  • l'altezza utile (HU) di tali manufatti non dovrà essere superiore a 2,70 ml.; è sempre ammessa la sporgenza massima di 0,20 ml. per lato in eccedenza rispetto alla superficie coperta massima consentita;
  • la struttura non può essere tamponata;
  • la pavimentazione è ammessa in semplice terra battuta o manto di ghiaia pressata o con la tecnica della ghiaia lavata se utilizzata anche per i percorsi carrabili.

4. La realizzazione di piscine è consentita limitatamente ai sottosistemi funzionali dell'Urbanizzato compatto (UC) e dei Filamenti urbani (FU). La superficie della vasca non potrà essere superiore al 10% di quella del resede e comunque non superiore a 60 mq. Non è consentita la realizzazione di piscine su aree con pendenze maggiori del 10%. La costruzione della piscina dovrà inoltre osservare le seguenti prescrizioni:

  • la profondità massima non dovrà superare 1,80 ml.;
  • la forma dell'invaso dovrà essere quadrata o rettangolare ad eccezione dei casi in cui potrà adeguarsi alle caratteristiche del sito allo scopo di minimizzare i movimenti di terra;
  • il rivestimento della vasca dovrà integrarsi con il contesto e scelto nelle tonalità neutre dei colori della sabbia o, in alternativa, nelle tonalità del verde, dal grigio verde al verde bottiglia;
  • eventuali pavimentazioni perimetrali dovranno avere una larghezza massima di 1 ml. ed essere realizzate in lastre di pietra locale o in cotto o legno, mentre uno solo dei lati minori potrà essere pavimentato per una profondità di 3 ml.; nel caso di piscine a servizio di strutture turistico-ricettive valgono comunque le disposizioni della L.R. n. 8 del 09/03/2006 e s.m.i. e relativi Regolamenti attuativi;
  • l'approvvigionamento idrico non dovrà in alcun modo dipendere dalla rete acquedottistica comunale; inoltre l'uso dell'acqua di eventuali pozzi privati dovrà essere limitato esclusivamente al riabboccamento del livello dovuto alla perdita di esercizio.

5. È consentita la realizzazione di recinzioni con forme e disegno semplice in ferro o legno verniciato e muretto di sostegno in muratura in pietra e/o mattoni a faccia vista o intonacata, oppure con siepi vive; esclusivamente per le parti non visibili da spazi pubblici sono ammesse anche recinzioni in rete metallica zincata o plastificata sostenuta da profilati metallici leggeri e siepe viva all'interno del resede. La recinzione potrà avere altezza massima di 2 ml., che nel caso di dislivello alla base dovrà essere misurata alla quota inferiore.

6. Il sistema di illuminazione delle aree di pertinenza dovrà essere concepito in virtù del criterio del contenimento dell'inquinamento luminoso; sono da privilegiare pertanto soluzioni che prevedono la predisposizione di elementi illuminanti installati sulle pareti dei fabbricati con luce schermata verso l'alto, elementi a stretto contatto con il terreno o direttamente in esso collocati e comunque sempre opportunamente schermati verso l'alto.

7. Eventuali fonti, fontanili, lavatoi, pozzi, cisterne e manufatti assimilabili di interesse storico, presenti nei resede anche se non specificamente individuati nelle Tavole del P.O. sono da considerare soggetti alla disciplina di intervento t2, senza possibilità di mutamento di destinazione d'uso.

Art. 61 Aree a verde private e di verde complementare

1. Le aree verdi private e pertinenziali contribuiscono alla qualità urbana e sono parte integrante del sistema del verde del territorio urbanizzato in particolare di quello contiguo anche pubblico.

2. Nella progettazione di nuove sistemazioni e nelle sostituzioni della vegetazione è opportuno privilegiare specie arboree e arbustive autoctone o naturalizzate, adatte alla funzione e collocazione dell'area, prestando attenzione alle specie ad alta allergenicità. La scelta delle specie in sostituzione di piante arboree morte, senescenti, instabili deve tenere conto della dotazione dello spazio per garantirne lo sviluppo a maturità. In assenza di idoneo spazio non si procede alla sostituzione o ci si orienta su specie compatibili.

3. Non è ammessa la trasformazione in giardini di tipo urbano nei casi in cui le aree a verde privato siano a contatto con il territorio aperto e mantengano caratteristiche di ruralità, affinché contribuiscano a svolgere la funzione di transizione come componenti del paesaggio rurale. Nel caso siano presenti oliveti consolidati o sistemazioni unitarie e alberature di alto fusto o piante ornamentali di pregio, tali impianti si devono mantenere e reintegrare negli esemplari mancanti, morti o deperienti.

4. Nella gestione dell'area a verde esistente è necessario garantire la manutenzione valutando le condizioni fitosanitarie della componente arborea. Sono da tutelare, compatibilmente con la pubblica incolumità e lo stato fitosanitario, le piante isolate, in filare o in gruppo che presentano dimensioni rilevanti per la specie, pregio ornamentale, estetico, paesaggistico. La potatura di alberi di notevole dimensione e pregio dovrà tener conto delle Linee Guida per gli interventi di cura e salvaguardia degli alberi monumentali del MIPAAFT.

5. Le aree di verde complementare, all'interno del territorio urbanizzato, sono formate dalle aree verdi di uso privato che non fanno parte di lotti edificati, disciplinati al precedente art. 60, che sono da considerare come elementi costitutivi della qualità degli insediamenti e che concorrono ad incrementare la prestazione ecologica della città.

Le aree di verde complementare non possono essere pavimentate o rese impermeabili, tali aree sono gestite al fine di mantenerne i servizi ecosistemici tra cui la protezione dei suoli e la prevenzione del dissesto idrogeologico andando ad arricchire il paesaggio di elementi naturali e seminaturali da gestire con buone pratiche selvicolturali.

All'interno di tali aree è vietata qualsiasi forma di nuova edificazione, anche interrata e sono ammessi esclusivamente opere e manufatti privi di rilevanza urbanistico - edilizia, come individuati dalla normativa regionale.

Capo I Sottosistema funzionale del Centro Storico

Art. 62 Discipline generali del sottosistema funzionale del Centro Storico (CS)

1. Il Centro Storico di Siena, rappresentato dal sottosistema funzionale CS con le Valli verdi interne alle mura, così come individuati nell'UTOE 1 del Piano Strutturale, è Sito inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale Universale dell'Unesco.

2. Nel sottosistema del Centro Storico (CS) la formazione di nuove unità immobiliari residenziali per frazionamento o cambio di destinazione d'uso è ammessa a condizione che attraverso l'intervento non si dia luogo ad alloggi risultanti di una superficie edificata (SE) media inferiore a 60 mq. Sono comunque fatte salve le possibilità di mutamento di destinazione d'uso di unità immobiliari esistenti alla data di adozione del P.O. di dimensione inferiore.

3. Di norma nel sottosistema del Centro Storico (CS) il passaggio alla destinazione residenziale di unità immobiliari non residenziali poste al piano terreno è consentito allo scopo di ripristinare la tipologia originaria degli edifici o per annettere alla residenza spazi prima destinati ad altri usi, mentre il passaggio alla funzione residenziale per la formazione di nuovi alloggi ai piani terra o ai piani seminterrati è consentito a condizione che l'accesso non avvenga direttamente dalla strada pubblica. Nei vani prospicienti alle aree pubbliche si possono prevedere nuovi locali di servizio alla residenza, quali cantine, ripostigli, lavanderie e altri spazi accessori, mentre vani abitabili sono ammessi solo nel caso in cui le finestre prospicenti la pubblica via non consentano l'introspezione.

4. Per le funzioni ammesse nel sottosistema funzionale del Centro Storico (CS), in caso di mutamento della destinazione d'uso e/o di frazionamento degli edifici esistenti, la dotazione minima dei parcheggi privati, di cui all'art. 18, può essere monetizzata, così come possono essere monetizzate le dotazioni richieste per la sosta di relazione a servizio di nuove attività commerciali, di cui all'art. 19. Le autorimesse conteggiate nella dotazione minima dei parcheggi privati - per la sosta stanziale e di relazione -, non possono cambiare destinazione d'uso, pena il venir meno dei requisiti richiesti dal P.O. alle unità immobiliari a cui sono legate. In caso di autorimesse dotate di autonomia funzionale, ovvero non legate al soddisfacimento della dotazione minima dei parcheggi privati, è consentito il cambio d'uso nelle destinazioni d'uso ammesse e alle condizioni dettate dalle presenti Norme.

5. Negli immobili di proprietà sede delle Contrade o delle società di contrada all'interno del Sottosistema funzionale del Centro Storico (CS) - fatta eccezione per le Valli verdi (CS4), nelle quali non è consentito -, limitatamente alle finalità connesse con lo svolgimento delle attività istituzionali, è ammesso l'ampliamento fino al 50% della Superficie Edificata (SE), destinata a tali attività, a prescindere dalla disciplina di intervento attribuita dal P.O. e comunque laddove compatibili con il contesto edilizio storico e congruenti con le discipline per gli specifici tessuti e nel rispetto della tutela degli elementi e delle pertinenze di valore. Tale addizione volumetrica, nel rispetto delle strutture murarie e di fondazione, deve essere realizzata in aderenza ed in continuità con i locali esistenti. Le contrade che si vogliono riservare la possibilità di procedere con più stralci, a monte del primo intervento, devono presentare un progetto unitario di Contrada, che comprenda anche quanto eventualmente previsto al successivo art. 66; in assenza di detto progetto unitario qualunque intervento di addizione volumetrica esaurirà le potenzialità edificatorie ammesse.

Le Contrade che fino ai 10 anni precedenti alla vigenza del Regolamento Urbanistico (6 aprile 2011) hanno utilizzato una disposizione similare dei piani previgenti, dovranno scomputare una quantità pari alla Superficie Edificata (SE) già realizzata.

Art. 63 Tessuto del Centro Storico 1 (CS1)

1. Sono le parti localizzate prevalentemente nelle aree del centro più esterne o comunque non direttamente in contatto con gli assi principali. Nel tessuto del Centro Storico 1 (CS1) si deve mantenere prevalente la funzione residenziale, alla quale possono essere associate le funzioni commerciali, artigianali e direzionali di servizio, finalizzate a rafforzarne la vocazione.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti a questo tessuto il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 2 (t2), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di Piano Operativo.

3. All'interno del tessuto del Centro Storico 1 (CS1), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio in esercizi di vicinato (c1), Direzionale e di servizio (e), in tutte le sotto-articolazioni definite al precedente art. 14.

4. Nel tessuto del Centro Storico 1 (CS1) le attività commerciali di vicinato (c1), sono consentite ai piani superiori solo se in ampliamento ed in relazione con le stesse attività al piano terra.

Art. 64 Tessuto del Centro Storico 2 (CS2)

1. Sono le parti che, collocandosi lungo i crinali principali, vanno a costituire l'immagine della Y rovesciata del centro storico di Siena. Lungo gli assi stradali di crinale si sviluppano le direttrici principali del commercio più frequentati ed attrattivi. Nel tessuto del Centro Storico 2 (CS2) la città antica raggiunge il più consistente grado di plurifunzionalità, caratteristica che deve essere mantenuta e sempre più qualificata.

2. Agli edifici e ai relativi spazi aperti appartenenti a questo tessuto il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 2 (t2), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di Piano Operativo.

3. All'interno del tessuto del Centro Storico 2 (CS2), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio (c1 e c2), Direzionale e di servizio (e), in tutte le sotto-articolazioni definite al precedente art. 14.

4. Nel tessuto del Centro Storico 2 (CS2) le attività commerciali di vicinato e di media superficie di vendita (c1 e c2) sono consentite ai piani superiori solo se in ampliamento ed in relazione con le stesse attività al piano terra.

Art. 65 Fabbriche e complessi singolari del Centro Storico (CS3)

1. Si tratta di un insieme di complessi edilizi, aggregati, edifici e altri manufatti emergenti nel tessuto urbano, spesso ubicati in luoghi orograficamante singolari, "fabbriche" di scala differente da quella delle altre strutture tipologiche; le funzioni ospitate negli edifici sono generalmente di interesse collettivo, quali grandi attrezzature pubbliche, complessi religiosi o sedi di istituzioni rappresentative della città.

2. Le fabbriche e complessi singolari del Centro Storico CS3, indicati con riferimento numerico nelle Tavole di Piano Operativo, sono sottoposti alla seguente specifica normativa:

1 - Mercatino rionale di Camollia

Edificio di interesse storico, sorto come rimessa di mezzi adibiti al trasporto collettivo poi riadattato a sede del mercato rionale. Oggetto di una recente ristrutturazione, si configura come un "manufatto polifunzionale" e si presta a molteplici usi.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b). Servizi sociali e ricreativi (s2e), Servizi amministrativi (s2a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

2 - San Pietro alla Magione

Antico complesso costituitosi intorno alla chiesa di S. Pietro alla Magione, comprendente oratorio, residenze e relativi spazi pertinenziali incluso l'impianto sportivo scoperto.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c). Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2b), Residenza (a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
    la riorganizzazione degli spazi scoperti adiacenti le mura deve comportare il ripristino del Vicolo di Fichereto fino a Via Malta o la creazione di un collegamento pedonale alternativo al percorso originale;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto per gli interventi sugli edifici; per la sistemazione degli spazi esterni attigui alle mura, compreso il manufatto su Via Malta coerentemente alle aree verdi e pedonali adiacenti si dovrà prevedere una progettazione unitaria.

3 - Santa Maria delle Grazie

Ex monastero di Santa Maria delle Grazie, detto "delle Convertite", di antico impianto, ma notevolmente rimaneggiato soprattutto sul fronte di via Campansi. Attuale sede dell'Istituto Sacro Cuore di Gesù (scuole e convitto).

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c). Servizi per l'istruzione di base (s1), Servizi per l'istruzione superiore (s5), Convitto (e4);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

4 - Villa Rubini Manenti

Villa risalente al XX secolo che mantiene inalterato il rapporto di valore con il parco circostante.

  • destinazioni d'uso: Servizi per l'assistenza sanitaria (s2f), Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto; per la sistemazione degli spazi scoperti si dovrà prevedere una progettazione unitaria.

5 - San Domenico

Complesso monumentale costituito dalla basilica, dal convento e da una serie di edifici sorti in adiacenza a questo.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi per l'istruzione superiore (s5), Servizi culturali (s2b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 4 (t4) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

6 - Lavatoi di Fontebranda

Edificio di interesse documentale destinato a lavatoio pubblico. Avendo perso di significato la sua originaria funzione, si presta a più utilizzazioni di carattere collettivo.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b); Servizi sociali e ricreativi (s2b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: Piano di recupero.

7 - Bottini e Fonti monumentali

I "Bottini" sono una rete di acquedotti sotterranei, che alimentano ancora oggi le Fonti storiche della città. Due sono i rami principali dei bottini, quello più antico il Bottino maestro di Fontebranda, che di trova a notevole profondità e che da Fontebecci porta l'acqua fino alla Fonte di Fontebranda, e il Bottino maestro di Fonte Gaia, realizzato intorno al 1300, che alimenta la fonte di Piazza del Campo, Fonte Gaia e con il trabocco anche altre fonti minori.

Le Fonti monumentali sono:
Fontebranda o Fonte Branda (7a)
Fonte di Follonica (7b)
Fonte Nuova d'Ovile (7c)
Fonte Gaia (7d)
Fonte del Casato (7e)
Fonte San Maurizio o Fonte del Ponte di Romana (7f)
Fonte di Pantaneto (7g)
Fontanella (7h)
Fonte di Porta Giustizia o Fonte della Val di Montone
Fonte del Mercato
Fonte delle Monache
Fonte al Pino o Fonte dell'Orto Botanico
Fonte Caccialupi o Fonte di Porta Tufi o Fonte dei Tufi
Fonte di San Francesco.

  • destinazioni d'uso: Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

8 - Santa Caterina

Complesso architettonico articolato costituito dal santuario-casa di Santa Caterina, preceduto dal portico dei Comuni, e dall'ex monastero, già tiratoio della lana, ristrutturato con funzione turistico-ricettiva.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Servizi per l'istruzione di base (s1), Turistico-ricettiva (d1 per la quota già realizzata);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

9 - La Sapienza

Complesso costituito dall'antico ed articolato edificio della "Casa della Sapienza", attuale sede della biblioteca comunale, e dalla chiesa di San Pellegrino.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b); Servizi religiosi (s2c);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

10 - Rocca Salimbeni

Sede storica della banca Monte dei Paschi di Siena. Complesso, di origine medievale, risultato dall'aggregazione di diversi edifici.

  • destinazioni d'uso: Direzionale (e1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

11 - San Donato

Complesso formato dall'ex "Abbazia di San Michele al Monte di San Donato", dalla "Chiesa di San Michele all'Abbadia" e dall'"Oratorio dei SS. Chiodi" attualmente utilizzato come cinema.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2e), Servizi per l'istruzione superiore (s5), Servizi universitari e di alta formazione (s6), Residenza (a), Direzionale (e1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

12 - Istituto Santa Caterina

Complesso costituito dalla Chiesa di Santa Elisabetta della Visitazione e dagli annessi locali del convento, del convitto e della scuola.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi per l'istruzione di base (s1), Residenza (a), Convitto (e4);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

13 - San Francesco

Complesso costituito dalla basilica e dal convento articolato intorno a tre grandi chiostri, attualmente utilizzato come servizi religiosi, sede dell'università e presidio militare.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Servizi universitari e di alta formazione (s6), Servizi per la sicurezza e la protezione civile (s2a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

14 - Santa Maria in Provenzano

Chiesa monumentale; nei volumi sottostanti la chiesa si trovano i locali della Contrada (sede storica e società).

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2e);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

15 - San Cristoforo

Chiesa di impianto romanico e chiostro retrostante la parte absidale. Lo stesso è attualmente racchiuso nel tessuto residenziale.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Residenza (a), Artigianato di servizio (b3), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente al piano terra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

16 - San Vigilio

Complesso architettonico costituito dalla chiesa di San Vigilio, dall'ex convento omonimo e da Palazzo Cennini. Dal 1816 è sede dell'Università.

  • destinazioni d'uso: Servizi universitari e di alta formazione (s6), Servizi religiosi, Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente al piano terra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

17 - San Martino

Il complesso dell'ex convento si sviluppa in adiacenza alla chiesa di S. Martino e si articola intorno al grande chiostro seicentesco del quale mantiene buona parte degli elementi strutturali d'impianto. L'edificio mostra, in particolare al piano ultimo e sottotetto, porzioni costruite e ricostruite, nelle fasi successive di trasformazione, caratterizzate da evidenti rielaborazioni incongrue.

  • destinazioni d'uso: Residenza (a), anche uffici privati (e1) al piano primo, Servizi per l'assistenza sanitaria (s2f), Servizi religiosi (s2c), Servizi sociali e ricreativi (s2e), Servizi culturali (s2b), Attività artigianali di servizio (b3), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente al pianoterra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

18 - Palazzo Piccolomini

Palazzo rinascimentale sede dell'Archivio di Stato di Siena sin dalla sua istituzione.

  • destinazioni d'uso: Servizi amministrativi (s2a), Servizi culturali (s2b), Residenza (a), Attività artigianali di servizio (b3), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente al pianoterra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

19 - Loggia della Mercanzia

Loggia quattrocentesca con sopraelevazione e corpo di fabbrica su piazza del Campo settecenteschi, attuale sede del Circolo degli Uniti.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Direzionale (e1), Attività artigianali di servizio (b3), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente ai piani accessibili dalle pubbliche vie;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

20 - Accademia dei Rozzi

Isolato molto articolato composto da Palazzo Pelecani, sede dell'Accademia dei Rozzi, dall'omonimo teatro e da una porzione di tessuto residenziale che si affaccia su via di Fontebranda.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2e), Direzionale (e1), Residenza (a), Attività artigianali di servizio (b3), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente al pianoterra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici.
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

21 - Duomo

La Cattedrale di Santa Maria Assunta insieme alla torre campanaria, al Battistero, all'edificio della Curia vescovile e al Museo dell'Opera Metropolitana costituisce il più importante e monumentale complesso architettonico a carattere religioso della città.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Residenza (a), Attività artigianali di servizio (b3), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente ai locali al piano terra in via dei Fusari e in via Monna Agnese;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

22 - Palazzo Reale

Un tempo dimora dei Medici, oggi è sede dell'Amministrazione Provinciale, della Prefettura e della Questura.

  • destinazioni d'uso: Servizi amministrativi (s2a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

23 - Palazzo delle Papesse

Edificio quattrocentesco di tipo rinascimentale fiorentino, già sede della Banca d'Italia, poi riattato a museo d'arte contemporanea.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Direzionale (e1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

24 - Palazzo Chigi Saracini

Palazzo molto articolato il cui impianto risale al XIII secolo. Ampliato nei secoli per successive addizioni, attualmente è sede dell'Accademia Musicale Chigiana.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Residenza (a), Esercizi di vicinato (c1), comprese le attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) limitatamente al pianoterra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

25 - Palazzo Pubblico

Complesso costituito da Palazzo Comunale, Torre del Mangia, Magazzini del sale e Teatro dei Rinnovati; costituisce il più importante e monumentale complesso architettonico a carattere civile della città.

  • destinazioni d'uso: Servizi amministrativi (s2a), Servizi culturali (s2b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

26 - Mercato Vecchio

Ampia copertura sorretta da pilastri in laterizio, presente sin dal 1886, legata alla funzione di scambio commerciale della piazza.

  • destinazioni d'uso: Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per la struttura originaria; all'interno dell'area coperta è consentita la realizzazione di manufatti in materiali leggeri non collegati alle opere murarie storiche, per esposizioni, manifestazioni, punti di informazione, usi ricreativi e accoglienza;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

27 - Logge del Papa

Loggia rinascimentale.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

28 - Lavatoi del Mercato

Piccolo manufatto di interesse documentale destinato a lavatoio pubblico; avendo perso di significato la sua originaria funzione, si presta a più utilizzazioni di carattere collettivo.

  • destinazioni d'uso: Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

29 - Pinacoteca

Gli spazi della Pinacoteca sono situati, sin dal 1932, all'interno di tre palazzi storici adiacenti: Palazzo Bonsignori, Palazzo Bichi Brigidi e Palazzo in via S. Pietro 25-27.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Residenza (a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

30 - Santa Margherita in Castelvecchio

Ex monastero già sede dell'Istituto Tommaso Pendola per i Sordomuti (Pendola femminile); del complesso fa parte l'antica chiesa.

  • destinazioni d'uso: Residenza (a), Direzionale (e1), Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2e);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

31 - Ex Istituto Tommaso Pendola

Edificio, già sede dell'Istituto Tommaso Pendola per i Sordomuti (Pendola maschile), sviluppato intorno ad una corte centrale.

  • destinazioni d'uso: Residenza (a), Servizi culturali (s2b), Direzionale (e1), Servizi universitari (s6);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

32 - Istituto Santa Teresa

Complesso articolato, generato dall'aggregazione di più fabbricati; a monte si sviluppa intorno ad un chiostro interno e si affaccia su via San Quirico, mentre a valle l'edificio prospetta su Pian dei Mantellini.

  • destinazioni d'uso: Residenze (a1) per un massimo di 10 alloggi (Pian dei Mantellini), Residenze speciali (a2) (via San Quirico);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto (con convenzione per il recupero a fini residenziali).

33 - Ex Convento dei Carmelitani

Complesso costituito dalla chiesa e dall'ex convento del Carmine.

  • destinazioni d'uso: Servizi universitari (s6), Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2b), Servizi per l'istruzione superiore (s5), Turistico-ricettivo (d);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

34 - Ex orfanotrofio San Marco

Complesso in cui si concentrano funzioni pubbliche di diversa natura: residenza universitaria nell'ex convento di Santa Marta, archivio storico, scuola materna nell'edificio di testata, servizi amministrativi, parcheggio multipiano e residenza.

  • destinazioni d'uso: Residenze universitarie e collegi (e4), Servizi per l'istruzione di base (s1), Residenza (a), Parcheggi in struttura di uso pubblico (s4b), Servizi amministrativi (s2a), Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2e);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

35 - Santa Mustiola e Orto botanico

Complesso architettonico costituito dall'ex convento dei Camaldolesi (detto anche della Rosa o Convento di Santa Mustiola), oggi sede dell'Accademia e del museo dei Fisiocritici, dalla chiesa annessa, adibita a biblioteca universitaria, e dal nuovo edificio, sede del Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università. Sul retro del complesso vi sono le strutture e gli spazi dell'orto botanico.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Servizi universitari (s6);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 4 (t4) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

36 - Ex convento della Maddalena

Complesso architettonico costituito dalla ex chiesa (attualmente aula universitaria), dall'ex convento (scuola e residenza universitaria) e dal recente edificio della palestra della scuola media.

  • destinazioni d'uso: Servizi per l'istruzione di base (s1), Residenze universitarie e collegi (e4), Servizi universitari (s6);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 4 (t4) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

37 - Sant'Agostino

Ampia area il cui fulcro ruota intorno alla chiesa e all'ex convento di S. Agostino, in cui si concentrano diverse funzioni pubbliche: chiesa, conservatorio di musica, servizi universitari, scuola superiore.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Servizi religiosi (s2c), Servizi per l'istruzione superiore (s5), Servizi universitari (s6), Residenza (a), Giardino e verde attrezzato (s3b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

38 - Casa Lavoro delle Sordomute

Sede di una residenza assistita per anziani.

  • destinazioni d'uso: Servizi per l'assistenza sanitaria (s2f);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
    nell'area individuata nelle Tavole di progetto del P.O. con la sigla ID01.01 vale la disciplina finalizzata all'ampliamento della struttura;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

39 - S. Girolamo

Complesso di notevoli dimensioni e molto articolato composto da un nucleo più antico (chiesa e convento) e da numerosi corpi di fabbrica più recenti e di minor valore.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi per l'istruzione di base(s1), Residenza (a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 3 (t3) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

40 - Santa Maria dei Servi

Complesso costituito dalla chiesa di Santa Maria dei Servi, dall'ex convento (utilizzato attualmente come sede universitaria e dalla contrada), dall'Oratorio della Santissima Trinità e dai moderni locali di contrada ad esso adiacenti.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi culturali (s2c), Servizi sociali e ricreativi (s2e), Servizi universitari (s6);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici;
    per le attività della Contrada e accogliere il cavallo nei giorni del palio è ammessa l'installazione di un manufatto realizzato con strutture leggere in legno e altezza utile (HU) massima di 3,5 ml., con Superficie Coperta massima di 20 mq.;
    le pareti esterne e gli infissi dovranno essere verniciati con impregnanti o con smalti di tonalità scure, verdi o marroni; la copertura potrà essere a pendenza singola o doppia e realizzata in legno, laterizio o rame; la pavimentazione, semplicemente appoggiata e realizzata con materiali atti a soddisfare le esigenze igieniche, dovrà consentire il deflusso delle acque di lavaggio ed essere munita di griglie di scarico per i reflui, che dovranno essere raccolti in appositi pozzetti ed incanalati per il successivo trattamento nel rispetto delle normative vigenti in materia;
    il manufatto sarà posizionato nella parte est, nell'area verde sotto la sede della Contrada e non potrà interessare l'ambito soggetto a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004 riferito all'ex Commenda di San Leonardo; l'intervento non dovrà comportare nuove pavimentazioni esterne o l'abbattimento di alberature;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

41 - Collegio Santa Chiara

Complesso architettonico unitario, risalente al XX sec. (ex monastero delle Cappuccine), recentemente ristrutturato come collegio universitario.

  • destinazioni d'uso: Servizi universitari (s6), Residenze universitarie e collegi (e4);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • - strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

42 - San Girolamo in Campansi

Complesso formatosi a partire dal XV sec. Dal punto di vista urbanistico ed architettonico è il risultato dei numerosi interventi susseguitisi nel corso degli anni per adattarlo all'uso attuale. La tipica matrice conventuale permane nella chiesa e nei due chiostri.

  • destinazioni d'uso: Servizi per l'assistenza sanitaria (s2f), Servizi religiosi (s2c), Residenza (a) limitatamente alla porzione di fabbricato con l'accesso posto al civico 14 di via Campansi;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto per gli interventi sugli edifici.

43 - Conservatori riuniti femminili

Complesso costituito dagli edifici dei Conservatori riuniti femminili (attualmente ancora utilizzati come convitto) e dall'ex convento di Santa Monaca (scuola media).

  • destinazioni d'uso: Servizi per l'istruzione di base (s1), Residenze universitarie e collegi (e4), Turistico-ricettivo (d);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

44 - Palazzo San Galgano e Refugio

Porzione dell'antico complesso dei conservatori femminili riuniti, attualmente sede della Facoltà di Lettere dell'Università.

  • destinazioni d'uso: Servizi universitari (s6), Residenza (a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

45 - Santo Spirito

Complesso costituito dalla chiesa e dall'ex convento di Santo Spirito, attualmente adibito a carcere.

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c), Servizi per la sicurezza e la protezione civile (s2a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 2 (t2) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

46 - Butini Bourke

Ex convento delle Monache di Vita Eterna, attuale sede dell'asilo Butini Bourke. È parte del complesso anche la chiesa di S. Giacinto.

  • destinazioni d'uso: Servizi per l'assistenza sanitaria (s2f), Servizi religiosi (s2c);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

47 - Lavatoi di Porta Pispini

Manufatto di interesse documentale destinato a lavatoio pubblico. Avendo perso di significato la sua originaria funzione, si presta a più utilizzazioni di carattere collettivo.

  • destinazioni d'uso: Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

48 - Santa Maria della Scala

Complesso architettonico molto articolato dal punto di vista planivolumetrico. Costituisce il più importante e monumentale complesso architettonico a carattere culturale della città.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Servizi religiosi (s2c), Esercizi di vicinato e Attività di somministrazione di alimenti e bevande (c1) negli spazi affacciati sulla strada interna, su Piazza del Duomo e via del Fosso di Sant'Ansano, Foresteria (e4);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 4 (t4) per gli altri edifici;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

49 - Santa Chiara

Ex convento di cui rimane praticamente il solo chiostro essendo stato trasformato sin dall'Ottocento in caserma. Nel complesso vi sono anche i resti della chiesa e due edifici di nessun valore architettonico.

  • destinazioni d'uso: Turistico-ricettivo di tipo alberghiero (d1) per il complesso di valore architettonico e storico-documentale, Direzionale e di servizio limitatamente a servizi privati di interesse sociale e culturale, Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 5 (t5) per gli altri edifici; è consentita la demolizione con trasferimento dei crediti edilizi nel caso degli edifici di recente costruzione;
    è inoltre ammessa la realizzazione di un parcheggio pubblico in struttura, finalizzato a liberare le aree stradali di Porta Pispini e via dei Pispini;
    gli spazi aperti saranno destinati a giardini e spazi pubblici attrezzati, valutando la possibilità di collegamento al Fortino del Peruzzi; è consentita la realizzazione di una piscina a servizio delle attività;
  • strumento di attuazione: Piano Attuativo.

52 - Facoltà di Giurisprudenza

Edificio di recente costruzione.

  • destinazioni d'uso: Servizi universitari (s6), Servizi culturali (s2b), Servizi amministrativi (s2a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 3 (t3);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

53 - Fortezza Medicea

Cinquecentesca costruzione a carattere militare, al cui interno sono sistemate una scuola elementare in manufatti di legno, nonché la sede dell'Associazione Siena Jazz. All'interno della struttura principale sono ubicati i locali e gli spazi di servizio dell'Enoteca.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Servizi sociali e ricreativi (s2e), Servizi per l'istruzione di base (s1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004 e in generale per il complesso storico;
    all'interno del piazzale basso potrà essere istallata una struttura leggera o tensostruttura, riconducibile alle caratteristiche di cui all'articolo 134 comma 1 lettera b) della L.R. 65/2014 e s.m.i. per ospitare attività culturali o ricreative senza interferire con le strutture storiche del monumento;
    al fine di garantire la permanenza della scuola elementare A. Sclavo, nel rispetto delle normative in materia di edilizia scolastica, nell'area attualmente occupata dalla stessa scuola è consentito l'intervento di sostituzione edilizia; il nuovo edificio dovrà essere eseguito con strutture leggere in legno;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

54 - Cinta muraria

Antica cinta muraria della città comprendente le porte di accesso al centro storico, nonché le opere puntuali di fortificazione tra cui il Fortino del Peruzzi in prossimità di Porta Pispini.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

55 - Palazzo del Capitano

Palazzo di origine medievale, più volte rimaneggiato fino ad assumere l'attuale veste neogotica.

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali (s2b), Direzionale e di servizio (e), esercizi di vicinato (c1) limitatamente al piano terra; foresteria con esclusione del piano terra e del primo piano, se direttamente a servizio delle attività principali localizzate ai piani sottostanti (e4);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1); è ammessa la copertura delle corti esistenti per rendere funzionali le superfici al piano terreno ai fini della distribuzione e dell'uso culturale dell'immobile;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

56 - Ex Macelli di Fontebranda

Complesso di edifici di interesse storico, sorto ed utilizzato nel tempo come mattatoio comunale. Oggetto di una recente ristrutturazione, si configura come un "manufatto polifunzionale" e si presta a molteplici usi.

  • destinazioni d'uso: Residenza (a), Artigianato di servizio (b3), Direzionale, Esercizi di vicinato e attività di somministrazione di alimenti e bevande (c1), Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento disciplina di intervento di tipo 3 (t3);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

59 - Palazzo Sozzini Malavolti

  • destinazioni d'uso: Residenza (a), Direzionale e di servizio (e), Esercizi di vicinato e attività di somministrazione di alimenti e bevande (c1), limitatamente al piano terra su via Pantaneto, Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

60 - Ex Villa Rettanti

  • destinazioni d'uso: Direzionale e di servizio (e), Spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico (s);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

61 - Ex Ospedale psichiatrico San Niccolò

  • destinazioni d'uso: Servizi universitari (s6) (Padiglione centrale ed ex Lavanderia), Servizi per l'assistenza sanitaria (s2f) (Padiglioni Kraepelin, Chiarugi e Lodoli), Servizi sociali e ricreativi (s2e), Servizi culturali (s2b) (Padiglione Conolly, ex Farmacia), Residenza (a);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per gli edifici sottoposti a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 4 (t4) per l'ex Lavanderia;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

62 - Palazzo Marsili

  • destinazioni d'uso: Turistico-ricettivo di tipo alberghiero (d1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

63 - Chiesa e Convento di Santa Chiara

  • destinazioni d'uso: Servizi religiosi (s2c);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1) per la chiesa, sottoposta a vincolo ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004; disciplina di intervento di tipo 3 (t3) per gli altri edifici; per i manufatti accessori incongrui presenti nell'area è ammessa la demolizione e ricostruzione comunque configurata;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

64 - Hotel Athena

  • destinazioni d'uso: Turistico-ricettivo di tipo alberghiero (d1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 3 (t3) per l'edificio principale, lungo via Mascagni;
    per i fabbricati retrostanti, posti in aderenza all'edificio principale, è ammessa la demolizione e ricostruzione con addizione volumetrica fino ad un massimo del 20% della SE complessiva della struttura esistente senza aumento del numero di camere; la nuova edificazione, con un numero massimo di 3 piani, dovrà essere arretrata di 1,20 ml. rispetto all'attuale allineamento lungo Via del Nuovo Asilo, con cessione al Comune del sedime risultante, da destinarsi alla realizzazione del marciapiede;
    fermo restando il mantenimento delle attuali superfici permeabili, è ammessa la realizzazione di un piano interrato da destinare a parcheggio a servizio dell'attività;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto convenzionato.

65 - Palazzo Sergardi

  • destinazioni d'uso: Servizi culturali, in particolare legati al "Piccolo Teatro Marga Sergardi" ed alle attività artistiche, didattiche e formative, Residenza, Direzionale e di servizio;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 1 (t1);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

66 - Edificio in piazza del Sale

  • destinazioni d'uso: Residenza, Direzionale e di servizio, Turistico-ricettivo di tipo alberghiero (d1);
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 2 (t2);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

67 - ex SIVA

  • destinazioni d'uso: Residenza (con SE media non inferiore a 80 mq.); Esercizi di vicinato, Attività di somministrazione di alimenti e bevande (bar, ristoranti) e Artigianato di servizio limitatamente al piano terra;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 3 (t3), con obbligo di mantenimento del paramento esterno in mattoni lungo via Vallerozzi e Pian d'Ovile; per gli esterni gli interventi sono soggetti a vincolo di tutela indiretto ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004, riferito al Quartiere di Ovile (D.M. 13/02/2018);
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

68 - Edificio in via Garibaldi

  • destinazioni d'uso: Residenza (con esclusione di locali di abitazione o di lavoro al piano terra), Direzionale e di servizio;
  • tipo di intervento: disciplina di intervento di tipo 3 (t3), per interventi eccedenti PdR con obbligo di mantenimento dell'unitarietà della facciata su via Garibaldi e su via del Pian d'Ovile rispetto agli edifici adiacenti; dovrà essere mantenuto nelle caratteristiche attuali il locale a piano terra (ex Radi) adibito ad autorimessa, con i pilastri in ghisa e le aperture ad arco;
  • strumento di attuazione: intervento edilizio diretto.

Art. 66 Valli verdi del Centro Storico (CS4)

1. Sono estesi e singolari spazi verdi all'interno delle mura posti in continuità visiva con i tessuti del centro storico, con gli importanti complessi di interesse storico monumentale e con il basamento figurativo delle aree verdi esterne alla cinta muraria che compongono il Parco del Buongoverno. In parte adibite a giardini e aree verdi pertinenzali o di uso pubblico, le valli verdi presentano ancora tessiture ed elementi del paesaggio agrario storico da tutelare, mantenere o ripristinare.

2. In tali aree non è ammessa la realizzazione di nuovi edifici e manufatti per uso privato né la realizzazione di nuove superfici impermeabilizzate, salvo quanto eventualmente strettamente indispensabile alla fruizione pedonale o ciclopedonale. Per gli edifici esistenti si applica la disciplina di intervento di tipo 3 (t3).

3. In tali aree, finalizzata alla manutenzione e cura degli spazi aperti, è ammessa esclusivamente la realizzazione di manufatti per lo svolgimento di attività di interesse pubblico da parte delle Contrade, dimensionati sulle effettive esigenze, che devono essere funzionali alla fruizione pubblica e al mantenimento della vitalità di questi luoghi, debitamente motivate e documentate. Tali manufatti saranno realizzati in materiali leggeri, anche a carattere permanente, ma comunque con tecniche costruttive e modalità esecutive che li rendano reversibili, come peraltro consente il loro utilizzo occasionale. La richiesta di autorizzazione è accompagnata da un progetto unitario di Contrada, esteso all'intera area di riferimento per l'utilizzo da parte della Contrada, corredato da una convenzione che vincoli i manufatti alle caratteristiche tecniche e costruttive sopra descritte e che includa il miglioramento e la manutenzione delle aree verdi, comprensivo di quelle a connotazione agraria, e la rimozione di eventuali elementi incongrui.

4. All'interno delle Valli verdi le azioni devono essere orientate a:

  • assicurare il mantenimento di un elevato livello di qualità delle relazioni percettive;
  • preservare la continuità tra l'insediamento storico e i paesaggi agrari storici recuperandone gli assetti e contenendo l'espansione delle neoformazioni forestali;
  • tutelare e valorizzare la rete dei percorsi e delle infrastrutture storiche anche prevedendo la sua integrazione con una rete di mobilità dolce;
  • rendere coerenti e di pregio gli assetti del verde privato;
  • valorizzare e mantenere e integrare gli elementi tipici del paesaggio agrario tradizionale quali:
    • sistemazioni idraulico agrarie,
    • sistemazioni terrazzate con muretti a secco o ciglioni,
    • tessiture a maglia fitta, colture promiscue, oliveti, broli,
    • filari alberati, siepi miste di valore paesaggistico o naturalistico e vegetazione a corredo dei canali di scolo delle acque.
  • rendere coerenti e di pregio gli assetti del verde privato;
  • negli interventi sulle aree a verde privato individuare, mantenere o recuperare dove possibile le specie arboree tipiche meglio conformate e paesaggisticamente rilevanti; nel caso di nuovi impianti arborei limitare l'utilizzo di conifere e l'uso di specie non coerenti con il contesto prevalentemente rurale delle valli verdi; è comunque da contrastare l'insediamento di specie arboree alloctone a sviluppo invasivo e altre specie aliene, da eliminare nel caso di interventi sull'area.

5. Per gli interventi ricadenti nelle "Zone verdi nell'interno delle mura urbane di Siena" si dovrà prestare una particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo D.M. 13/06/1956.

Capo II Sottosistema funzionale delle Propaggini del centro storico

Art. 67 Discipline generali delle Propaggini del centro storico (PR)

1. Il sottosistema funzionale delle Propaggini è rappresentato dai primi insediamenti che, a partire dalla fine dell'800 e fino agli anni '50, hanno costituito l'espansione della città all'esterno delle mura, lungo la viabilità principale che si dipartiva dalle porte. Sono le parti di città nelle quali sono riconoscibili assetti insediativi consolidati, che organizzano in varia forma i rapporti tra l'edilizia prevalentemente residenziale e la maglia viaria, in una certa continuità con il principio insediativo storico. La funzione prevalente è quella residenziale, con i servizi direzionali e commerciali che nel tempo hanno perso progressivamente spazio e articolazione.

2. Nel sottosistema delle Propaggini del centro storico (PR) la formazione di nuove unità immobiliari è ammessa a condizione che attraverso l'intervento non si dia luogo ad alloggi risultanti di superficie edificata (SE) media inferiore a 60 mq. Sono comunque fatte salve le possibilità di mutamento di destinazione d'uso di unità immobiliari esistenti alla data di adozione del P.O. di dimensione inferiore.

3. Nel sottosistema delle Propaggini del centro storico (PR) sono sempre consentiti, oltre alle destinazioni d'uso ammesse negli articoli di riferimento, compatibilmente alle caratteristiche tipologiche e strutturali dell'edificio, le destinazioni d'uso per spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico, come definite al precedente art. 15.

4. Per le funzioni ammesse nel sottosistema delle Propaggini del centro storico (PR), in caso di mutamento della destinazione d'uso e/o di frazionamento degli edifici esistenti, la dotazione minima dei parcheggi privati, di cui all'art. 18, può essere monetizzata, mentre i parcheggi di relazione per le attività commerciali, di cui all'art. 19, devono essere sempre reperiti.

Art. 68 Tessuto delle Propaggini 1 (PR1)

1. Sono insediamenti di impianto otto-novecentesco, con edifici caratterizzati dalla stretta relazione con la strada, spesso con affaccio diretto o comunque allineati; sono presenti e compatibili anche funzioni diverse dalla residenza, soprattutto ai piani terra, quali la funzione commerciale e direzionale e servizi.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto delle Propaggini 1 (PR1) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 3 (t3), salvo i casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto delle Propaggini 1 (PR1), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio in esercizi di vicinato (c1), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, e3 ed e6.

Art. 69 Tessuto delle Propaggini 2 (PR2)

1. Sono insediamenti di impianto otto-novecentesco di elevata qualità architettonica e urbanistica, spesso dovuta alla unitarietà degli interventi; si tratta prevalentemente di tessuti edificati a densità piuttosto bassa, con tipi edilizi a villa/villini, che in alcuni casi danno luogo a quartieri veri e propri e che mantengono la destinazione d'uso quasi esclusiva residenziale.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto delle Propaggini 2 (PR2) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 3 (t3), salvo i casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto delle Propaggini 2 (PR2), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, e3 ed e6.

4. In caso di mutamento di destinazione d'uso e/o di frazionamento il reperimento dei parcheggi mancanti non può comportare la riduzione dei giardini di pertinenza.

Art. 70 Tessuto delle Propaggini 3 (PR3)

1. Sono insediamenti per lo più di impianto recente, comunque ad assetto consolidato, con prevalenza di tipologie a blocco e in linea; la destinazione prevalente del tessuto è quella residenziale.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti tessuto delle Propaggini 3 (PR3) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 5 (t5), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto delle Propaggini 3 (PR3), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale(a), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2 ed e3.

Art. 71 Verde e spazi non edificati delle Propaggini (PR4)

1. Sono le parti non edificate ricadenti all'interno del territorio urbanizzato contigue ai tessuti veri e propri delle propaggini e che costituiscono un significativo fattore di qualità ambientale del sistema insediativo. In genere adibite a usi privati, talora complementari ad attività insediate contigue, o ad usi agricoli di carattere residuale, sono da considerare funzionali alla qualità ecologica degli insediamenti, da conservare anche per la biodiversità e per i servizi ecosistemici che assicurano.

2. In tali aree non è ammessa la realizzazione di nuovi edifici e manufatti né la realizzazione di nuove superfici impermeabilizzate, salvo quanto eventualmente indispensabile alla fruizione pedonale.

3. All'interno delle aree individuate dal P.O. come Verde e spazi non edificati delle Propaggini (PR4) sono ammesse le seguenti utilizzazioni: verde privato (sistemazioni a verde, parchi e giardini), attività ricreative all'aperto, spazi a parcheggio non pavimentati.

4. Il Piano Operativo orienta l'assetto delle aree appartenenti a Verde e spazi non edificati delle Propaggini (PR4) verso assetti morfologici coerenti e riconoscibili, che ne rafforzino il ruolo di complementarità funzionale e paesaggistica agli insediamenti urbani e la capacità di offrire servizi ecologici e qualità estetica alla città. Per gli interventi su tali spazi verdi si devono pertanto adottare i seguenti criteri:

  • limitare l'abbattimento delle alberature in filare, orientando le azioni verso il recupero delle piante meglio conformate e paesaggisticamente rilevanti; sono fatti salvi gli interventi a garanzia della pubblica incolumità, riferiti a problemi di stabilità delle piante o di ordine fitosanitario;
  • incentivare il recupero dei i paesaggi agrari storici e l'adozione di buone pratiche agricole o selvicolturali nelle aree seminaturali o ricolonizzate da specie arboreo arbustive spontanee;
  • incentivare la valorizzazione degli elementi tipici del paesaggio agrario tradizionale, quali:
    • sistemazioni idraulico agrarie,
    • sistemazioni terrazzate con muretti a secco o ciglioni,
    • colture promiscue e oliveti,
    • filari alberati, siepi miste di valore paesaggistico o naturalistico e vegetazione a corredo dei canali di scolo delle acque.

Capo III Sottosistema funzionale dell'Urbanizzato Compatto

Art. 72 Discipline generali dell'Urbanizzato Compatto (UC)

1. Il sottosistema dell'Urbanizzato Compatto (UC) comprende quella che nel caso di Siena può essere definita la città contemporanea o la "città esterna", ovvero i tessuti urbanistici che si sono costituiti, nel dopoguerra, intorno alla città storica e consolidata, nonché le principali parti che, a partire dagli anni '50, hanno registrato uno sviluppo incrementale delle aree urbanizzate e della popolazione. In massima parte rappresentano le zone residenziali dove, in relazione alla cospicua presenza di abitanti, sono presenti attività commerciali e servizi con prevalenti caratteristiche di quartiere.

2. Nel sottosistema dell'Urbanizzato Compatto (UC) la formazione di nuove unità immobiliari è ammessa a condizione che attraverso l'intervento non si dia luogo ad alloggi risultanti di una superficie edificata (SE) media inferiore a 50 mq. Sono comunque fatte salve le possibilità di mutamento di destinazione d'uso di unità immobiliari esistenti alla data di adozione del P.O. di dimensione inferiore.

3. Nel sottosistema funzionale dell'Urbanizzato Compatto (UC) sono sempre consentiti, compatibilmente alle caratteristiche tipologiche e strutturali dell'edificio, le destinazioni d'uso per spazi, attrezzature e servizi pubblici o di interesse pubblico, come definite al precedente art. 15.

4. Per le funzioni ammesse nel sottosistema, in caso di mutamento della destinazione d'uso e/o di frazionamento degli edifici esistenti, la dotazione minima dei parcheggi privati, di cui all'art. 18, può essere monetizzata, mentre i parcheggi di relazione per le attività commerciali, di cui all'art. 19, devono essere sempre reperiti.

Art. 73 Tessuto dell'Urbanizzato Compatto 1 (UC1)

1. Sono ambiti connotati da molteplici funzioni, con significativa presenza di attività commerciali e di servizio, tali da assicurare una certa attrattività; spesso è dovuto dalla posizione lungo strade percorse da flussi di traffico principali, dove si riconoscono anche insediamenti di impianto storico caratterizzati dalla stretta relazione con la strada stessa; in altri casi si tratta di contesti puntuali dove si concentrano più funzioni, sempre con un carattere di centralità.

2. I tipi di disciplina di intervento attribuiti dal P.O. agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dell'Urbanizzato Compatto 1 (UC1) sono individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto dell'Urbanizzato Compatto 1 (UC1), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio di vicinato (c1), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, e3 ed e6.

Art. 74 Tessuto dell'Urbanizzato Compatto 2 (UC2)

1. Sono ambiti a destinazione quasi esclusivamente residenziale con tipologie tendenzialmente a bassa densità - ville e villini o schiere - anche se non sempre si riscontra un basso rapporto di copertura tra edificato e lotto di pertinenza, e che comprendono anche piccoli complessi o edifici ex rurali o piccole porzioni di matrice storica.

2. I tipi di disciplina di intervento attribuiti dal P.O. agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dell'Urbanizzato Compatto 2 (UC2) sono individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto dell'Urbanizzato Compatto 2 (UC2), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, e3 ed e6.

Art. 75 Tessuto dell'Urbanizzato Compatto 3 (UC3)

1. Sono ambiti a destinazione quasi esclusivamente residenziale - con eccezione dei piani terra in alcuni casi - con tipologie a media/alta densità - case a blocco o in linea - che, insieme al tessuto UC2, costituiscono gran parte dei quartieri recenti di Siena.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dell'Urbanizzato Compatto 3 (UC3) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 5 (t5), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto dell'Urbanizzato Compatto 3 (UC3), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio di vicinato (c1), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, e3 ed e6.

Art. 76 Tessuto dell'Urbanizzato Compatto 4 (UC4)

1. Si tratta di una parte di città con edifici e complessi a destinazione quasi esclusivamente residenziale esito di piani urbanistici attuativi o comunque di progetti unitari, che hanno dato luogo a quartieri con un impianto urbanistico da mantenere, evitando modifiche incongrue che possano compromettere l'immagine e la precipua identità dei luoghi.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dell'Urbanizzato Compatto 4 (UC4) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 4 (t4), salvo i casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

4. All'interno del tessuto dell'Urbanizzato Compatto 4 (UC4), salvo i casi delle specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio di vicinato (c1), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, e3 ed e6.

5. Nelle parti che il P.O. definisce come tessuto dell'Urbanizzato Compatto 4 (UC4) gli interventi hanno l'obiettivo di assicurare la salvaguardia dell'unitarietà dei complessi edilizi. Per questo gli interventi ammissibili sono limitati alle sole modifiche interne degli edifici, anche con aumento delle unità immobiliari con frazionamenti o accorpamenti, ma con il divieto di modifica dei principi compositivi (quali la modifica dei prospetti e delle aperture, degli accessi, dei balconi) e decorativi. È vietata altresì la modifica delle coperture e la realizzazione di terrazze a tasca sulle falde prospicienti gli spazi pubblici. Gli eventuali interventi volti a cambiare i suddetti elementi dovranno avvenire attraverso un progetto di inquadramento che comprenda tutto l'edificio di riferimento, rispettando comunque l'unitarietà dei complessi edilizi e la sagoma esistente.

Capo IV Sottosistema funzionale delle Aree Miste

Art. 77 Discipline generali delle Aree Miste (AM)

1. Il sottosistema funzionale delle Aree Miste comprende tessuti caratterizzati da un edificato prevalentemente con tipologia a capannone per attività commerciali, artigianali o industriali. La loro distribuzione nel territorio, in aree di fondovalle, segna lo sviluppo che la città ha avuto nel tempo, evidenziando le fasi del progressivo trasferimento delle piccole attività produttive e commerciali presenti nel centro storico verso siti più adatti alle moderne esigenze di gestione.

2. Nel sottosistema delle Aree Miste (AM), l'intervento di frazionamento di unità immobiliari residenziali esistenti e degli edifici per cui il P.O. prevede la categoria funzionale residenziale a) è sempre ammesso.

3. Per le funzioni ammesse nel sottosistema, in caso di mutamento della destinazione d'uso e/o di frazionamento degli edifici esistenti, la dotazione minima dei parcheggi privati, di cui all'art. 18, può essere monetizzata, mentre i parcheggi di relazione per le attività commerciali, di cui all'art. 19, devono essere sempre reperiti.

4. Nel sottosistema delle Aree Miste (AM) non è consentito l'accorpamento di strutture di vendita che dia luogo a superfici di vendita superiori a 1.500 mq.

Art. 78 Le Aree Miste 1 (AM1)

1. Sono gli ambiti dove sono presenti principalmente attività terziarie, sia commerciali che direzionali e attrezzature di interesse collettivo, ma anche quote di residenza; questo insieme di funzioni connota queste aree, poste in prossimità del centro, come poli urbani, grandi attrattori di flussi di traffico e di persone. Il tessuto delle Aree Miste 1 (AM1) presenta tuttavia caratteristiche frammentarie, derivanti da interventi molto recenti e non sempre coordinati, spesso di ristrutturazione urbanistica.

2. I tipi di disciplina di intervento attribuiti dal P.O. agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto delle Aree Miste 1 (AM1) sono individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto delle Aree Miste 1 (AM1), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio (c1), Direzionale e di servizio ad eccezione della sottocategoria e4.

Art. 79 Le Aree Miste 2 (AM2)

1. Sono gli ambiti dove la mescolanza comprende principalmente attività terziarie (sia direzionali che commerciali) che artigianali, anche con tipologie edilizie a capannone, e in cui all'attrazione di grandi flussi di traffico e di persone non sempre corrisponde una adeguata dotazione in termini di accessibilità e di parcheggi.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto delle Aree Miste 2 (AM2) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 4 (t4), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto delle Aree Miste 2 (AM2), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Industriale e artigianale (b1), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio (c1), Direzionale e di servizio ad eccezione della sottocategoria e4.

4. Per la zona commerciale di Massetana Romana, al fine di una maggiore qualificazione e di accrescerne l'attrattività, potrà essere attivato un progetto di riorganizzazione centrato sula sistemazione degli spazi per la viabilità interna, delle aree di sosta e dei percorsi: ciò consentirà un'organizzazione complessiva più razionale e leggibile per gli utenti delle attività presenti, ottimizzando l'utilizzo degli spazi collettivi, compresi i parcheggi di relazione e favorendo e facilitando la fruizione dell'area e la permeabilità pedonale tra gli edifici.

Gli interventi dovranno essere messi a punto attraverso un processo partecipato, coordinato dall'Amministrazione Comunale, e potrà essere attuato per stralci funzionali sulla base di uno progetto-guida complessivo, anche su iniziativa di promotori privati riuniti in consorzio. In tale caso, se funzionali alla riqualificazione, per gli edifici esistenti potranno essere ammessi gli interventi previsti dalla disciplina di tipo 5 (t5).

In via preliminare si individuano i seguenti criteri e indirizzi per il progetto (rappresentati sinteticamente nello schema riportato a seguire):

  • realizzazione all'interno dei lotti della zona commerciale di una sorta di controstrada per consentire il collegamento di tutti i complessi e gli spostamenti tra le diverse attività senza impegnare Strada Massetana Romana; il percorso carrabile interno potrà, in particolare, essere organizzato a senso unico in modo che i veicoli fuoriuscenti impegnino la viabilità principale soltanto a partire dalla prima rotatoria "a monte" del piazzale utilizzato: ad esempio potrà essere individuato un percorso in direzione sud-est/nord-ovest a fianco del torrente Tressa nella parte sud e nella fascia tra gli edifici e la Tangenziale nella parte nord;
  • mantenimento e valorizzazione e, laddove possibile, potenziamento delle alberature lungo il torrente Tressa, anche ai fini della riduzione degli effetti delle grandi superfici pavimentate;
  • riqualificazione della viabilità principale pubblica - nell'ambito di un programma di interventi riferiti all'intero asse da Cerchiaia a Colonna San Marco - caratterizzata dal ridisegno complessivo della piattaforma stradale, ottenuto compartimentando i punti di ingresso e uscita dai piazzali, con svolte parzializzate in mano destra, anche attraverso l'introduzione, in mezzeria, di una banda insormontabile o semi-sormontabile, dalla realizzazione di fermate degli autobus attrezzate e di una pista ciclopedonale separata dalla sede stradale.
Schema di riferimento per la riorganizzazione della circolazione e degli spazi aperti

Schema di riferimento per la riorganizzazione della circolazione e degli spazi aperti:
1 - "controstrada" (tratti a doppio senso) e 2 - "controstrada" (tratti a senso unico)
3 - altri tratti viari interni di connessione tra "controstrada" e Strada Massetana Romana
4 - percorso ciclabile e pedonale
5 - percorso pedonale
6 - fermate degli autobus attrezzate
7 - fasce verdi alberate di filtro e ambientazione e lungo il torrente Tressa
8 - riqualificazione delle aree di sosta

Art. 80 Le Aree Miste 3 (AM3)

1. Sono gli ambiti più propriamente produttivi, esito di interventi pianificati e pertanto complessivamente omogenei, almeno per quanto riguarda le modalità insediative.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto delle Aree Miste 3 (AM3) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 6 (t6), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto delle Aree Miste 3 (AM3), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del presente P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Industriale e artigianale (b1), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio in esercizi di vicinato (c1), Direzionale e di servizio ad eccezione della sottocategoria e4, Commerciale all'ingrosso e depositi (f1 e f2).

Capo V Sottosistema funzionale dei Filamenti Urbani

Art. 81 Discipline generali dei Filamenti Urbani (FU)

1. Il sottosistema funzionale dei Filamenti Urbani (FU) rappresenta l'edificato che nel tempo si è attestato lungo i percorsi viari di antico impianto, con prevalente funzione residenziale. I filamenti urbani accompagnano il raggiungimento della città o l'uscita dalla stessa fino a giungere al territorio aperto.

5. Nel sottosistema dei Filamenti Urbani (FU) la formazione di nuove unità immobiliari è ammessa a condizione che attraverso l'intervento non si dia luogo ad alloggi risultanti di una superficie edificata (SE) media inferiore a 50 mq. Sono comunque fatte salve le possibilità di mutamento di destinazione d'uso di unità immobiliari esistenti alla data di adozione del P.O. di dimensione inferiore.

2. Per le funzioni ammesse nel sottosistema, in caso di mutamento della destinazione d'uso e/o di frazionamento degli edifici esistenti, la dotazione minima dei parcheggi privati, di cui all'art. 18, può essere monetizzata, mentre i parcheggi di relazione per le attività commerciali, di cui all'art. 19, devono essere sempre reperiti.

Art. 82 Filamenti Urbani 1 (FU1)

1. Sono le parti dove l'insediamento di matrice storica è tuttora riconoscibile e mantiene la sua rilevanza anche per la conservazione di manufatti di valore architettonico; grazie al rapporto diretto con la viabilità che li caratterizza ed alla tipologia edilizia, sono presenti anche funzioni diverse dalla residenza.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dei Filamenti Urbani 1 (FU1) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 3 (t3), salvo casi specifici individuati con apposita sigla dalle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto dei Filamenti Urbani 1 (FU1), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Artigianale di servizio (b3), Commerciale al dettaglio (c1), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2 ed e3.

Art. 83 Filamenti Urbani 2 (FU2)

1. Sono tratti dove l'insediamento di matrice storica è riconoscibile anche con episodi di valore architettonico, ma la tipologia prevalente è quella a villa e villino, cioè della casa isolata su lotto, quindi la destinazione è quasi esclusivamente residenziale.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dei Filamenti Urbani 2 (FU2) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 5 (t5), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto dei Filamenti Urbani 2 (FU2), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2 ed e3.

Art. 84 Filamenti Urbani 3 (FU3)

1. Sono gli inserti più recenti che hanno saturato gli spazi rimasti inedificati lungo il tracciato ordinatore oppure che hanno occupato la fascia retrostante alla prima cortina; sono ambiti prettamente residenziali.

2. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti al tessuto dei Filamenti Urbani 3 (FU3) il P.O. attribuisce, in prevalenza, la disciplina di intervento di tipo 5 (t5), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

3. All'interno del tessuto dei Filamenti Urbani 3 (FU3), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso

Residenziale (a), Direzionale e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2 ed e3.

4. Nella progettazione e definizione degli assetti del verde gli interventi devono ispirarsi ai caratteri di ruralità preesistenti, privilegiando specie rustiche tipiche del contesto rurale e alberature con funzione di filtro e ambientazione paesaggistica anche prevedendo l'eliminazione di specie arboree e arbustive decontestualizzate.

Titolo VIII Territorio rurale

Capo I Articolazione del territorio rurale

Art. 85 Discipline generali

1. Al territorio rurale appartengono le parti del territorio comunale esterne al perimetro del territorio urbanizzato, individuato come previsto dall'art. 4 della L.R. 65/2014 e s.m.i.; la dizione "territorio rurale" utilizzata nel P.O. è da considerarsi sinonimo della dizione "territorio aperto" del Piano Strutturale.

2. Le trasformazioni edilizie ed urbanistiche sono attuate in coerenza con la disciplina del P.S. e con le specificazioni contenute nel P.O., redatte in applicazione del Titolo IV, Capo III della Legge Regionale Toscana 65/2014 e s.m.i., dei regolamenti regionali e della disciplina del P.I.T./P.P.R. e del P.T.C.P.

3. È da considerarsi come attività compatibile con il territorio rurale, fatti salvi i divieti previsti dalle presenti Norme, la predisposizione di aree di sepoltura di animali d'affezione di peso non superiore a 70 Kg. Tali aree sono ammissibili nel territorio rurale ad esclusione dei sottosistemi PAE1, PAE8, PAE9, PAE10 e PAE12 e prevedendo una fascia di rispetto della consistenza di almeno 200 ml. dal perimetro dell'area di sepoltura, da rispettare anche in presenza o per la realizzazione di pozzi idropotabili. L'area di sepoltura e la fascia di rispetto dovranno insistere su terreni di proprietà o nella disponibilità del richiedente. Le aree di sepoltura degli animali d'affezione, esclusa la fascia di rispetto, non devono superare la dimensione massima di 3.000 mq. Le trasformazioni edilizie da realizzarsi all'interno dell'area di sepoltura animali d'affezione saranno definite con uno specifico Regolamento Comunale da approvare. Tali interventi potranno essere attivati tramite P.A.P.M.A.A. esclusivamente da parte di aziende con le superfici minime definite dal P.T.C.P.

4. La collocazione di parcheggi a raso ad uso privato nel territorio rurale, nonché le relative viabilità di accesso, non devono modificare i tracciati della viabilità storica, né incidere sui suoi caratteri formali e compositivi, devono essere inseriti rispettando l'orientamento e la disposizione della maglia agraria, essere realizzati esclusivamente in terra battuta, stabilizzato o comunque con soluzioni tecniche permeabili equivalenti compatibili con il contesto rurale, eventualmente ombreggiati con l'uso di specie arboree tipiche del contesto.

Art. 86 Sistema di fondovalle (PAE1, PAE2, PAE3)

1. Nei sottosistemi ambientali appartenenti al Sistema di fondovalle dovranno essere messe in atto le seguenti azioni:

  • incrementare la consistenza e la continuità delle fasce e dei boschi ripariali;
  • gestire le formazioni ripariali con buone pratiche selvicolturali e mitigare la diffusione di specie aliene anche con interventi di piantumazione di specie arboree/arbustive igrofile autoctone per l'allargamento delle fasce ripariali;
  • ridurre i processi di artificializzazione degli alvei e delle aree di pertinenza fluviali, migliorando anche la gestione delle sponde;
  • migliorare il livello di infrastrutturazione paesaggistica ed ecologica della maglia dei coltivi, introducendo siepi, filari alberati a corredo dei confini dei campi e della viabilità poderale scegliendo specie autoctone e tipiche del contesto rurale;
  • mantenere o ripristinare le sistemazioni idraulico agrarie e dove presente, la tessitura agraria a maglia fitta della bonifica o comunque la rete scolante, reintroducendo siepi e filari arboreo arbustivi a delimitazione dei campi e lungo i fossi.

In particolare, lo sviluppo della vegetazione ripariale può essere favorito dal mantenimento di una fascia ripulita e non coltivata di almeno 10 ml. di larghezza dal limite delle formazioni ripariali esistenti o, in loro assenza, di 15 ml. dal ciglio di sponda dei corsi d'acqua.

2. I P.A.P.M.A.A. e gli interventi di miglioramento agricolo ambientale e paesaggistico a corredo di nuovi annessi e i manufatti previsti al Capo III del presente Titolo ricadenti in tutto od in parte in questo Sistema di Paesaggio devono tenere conto delle azioni di cui al comma precedente.

Art. 87 Sistema delle Crete (PAE4, PAE5, PAE6)

1. Nei sottosistemi ambientali appartenenti al sistema delle Crete dovranno essere messe in atto le seguenti azioni:

  • favorire la presenza negli impluvi di elementi di vegetazione riparia in continuità con i Paesaggi del Fondovalle;
  • reintrodurre elementi di connessione come siepi, filari arboreo e arbustivi, alberi isolati e altri elementi di corredo lungo la rete scolante e la viabilità poderale disposti in modo da contrastare l'erosione e dare continuità alla rete ecologica;
  • riqualificare le relazioni tra viabilità storica e territorio agricolo mediante la conservazione o ricostituzione del corredo arboreo, dei manufatti minori, delle opere di sostegno dei versanti;
  • migliorare la qualità percettiva degli insediamenti di crinale, contrastando l'abbandono anche attraverso la tutela e la ricostituzione della maglia fitta dell'olivo e del promiscuo.
  • preservare la permanenza delle corone di oliveti e di colture tradizionali che contornano alcuni dei nuclei storici, come aree ad elevato valore paesaggistico;
  • mantenere e recuperare le sistemazioni idraulico-agrarie (scoline, fossi, drenaggi) e nelle nuove riorganizzazioni del tessuto dei coltivi mantenere una trama colturale media coerente con il contesto ed efficiente sul piano della funzionalità idraulica;
  • gestire i terreni invasi da vegetazione boschiva per fattori di acclività, esposizione, composizione dei suoli contenendo l'espansione delle neoformazioni forestali sui terreni scarsamente mantenuti.

2. I P.A.P.M.A.A. e gli interventi di miglioramento agricolo ambientale e paesaggistico a corredo degli altri nuovi annessi e manufatti previsti al Capo III del presente Titolo ricadenti in tutto o in parte in questo Sistema di Paesaggio devono tenere conto delle azioni indicate al comma 1, in particolare:

  • introducendo siepi e fasce arboreo arbustive e adottando interventi permanenti di contrasto all'erosione;
  • ripristinando la coltivazione dell'olivo e delle colture arboree sui crinali in prossimità degli edifici;
  • ricostituendo dove opportuno la rete dei corridoi ecologici.

Art. 88 Sistema delle colline sabbiose (PAE7, PAE8, PAE9, PAE10, PAE11)

1. Nei sottosistemi ambientali appartenenti al sistema delle Colline sabbiose dovranno essere messe in atto le seguenti azioni prioritarie:

  • assicurare il mantenimento di un elevato livello di qualità delle relazioni percettive tra insediamenti antichi e contesto paesaggistico, tenendo conto della particolare rappresentatività di questo Sistema di Paesaggio;
  • favorire le colture arboree, in particolare di olivo, lungo i crinali e nelle aree;
  • tutelare la tessitura agraria a maglia fitta dell'olivo e del promiscuo, i terrazzamenti e le sistemazioni agrarie tradizionali tramite la manutenzione ed il ripristino;
  • sostenere la produzione agricola della cintura periurbana;
  • estendere le forme di fruizione pedonale e ciclabile dei paesaggi agrari di maggiore qualità.
  • mettere in atto efficaci misure di protezione dei suoli e contrastare l'erosione, con una progettazione adeguata delle sistemazioni idraulico agrarie;
  • recuperare i paesaggi agrari storici e gestire i terreni invasi da vegetazione boschiva per fattori di acclività, esposizione, composizione dei suoli contenendo l'espansione delle neoformazioni forestali sui terreni scarsamente mantenuti.

2. I P.A.P.M.A.A. e gli interventi di miglioramento agricolo ambientale e paesaggistico a corredo degli altri nuovi annessi e manufatti previsti al Capo III del presente Titolo devono tenere conto delle azioni elencate al comma 1.

Art. 89 Sistema dei rilievi calcarei (PAE12)

1. Nel sistema dei rilievi calcarei (PAE12) dovranno essere messe in atto le seguenti azioni prioritarie:

  • orientare la gestione dei boschi verso assetti caratterizzati da elevata naturalità e da elevata diversità biologica e strutturale come previsto dalle pertinenti disposizioni regionali;
  • mantenere le radure quali elementi di diversificazione del mosaico ambientale e come punti di vista privilegiati;
  • tutelare e ripristinare i tessuti agrari a maglia fitta dell'olivo e del promiscuo;
  • recuperare in tutte le aree esterne alla ZSC i paesaggi agrari storici e contrastare i fenomeni di rinaturalizzazione e abbandono contenendo l'espansione delle neoformazioni forestali sui terreni scarsamente mantenuti;
  • migliorare la qualità degli ecosistemi forestali e dei loro livelli di maturità e complessità strutturale, applicando tecniche selvicolturali adeguate;
  • limitare e controllare la diffusione di specie aliene o di specie invasive nelle comunità vegetali forestali.

Gli interventi finalizzati a favorire la fruizione naturalistica e ricreativa del territorio sono da prevedersi anche nell'ambito di un progetto unitario esteso al Parco territoriale di Lecceto o, in alternativa, all'intera ZSC "Montagnola senese", da concordarsi i Comuni interessati. La tutela delle aree di elevata qualità ambientale dovrà essere coniugata con le forme di fruizione proprie di un parco territoriale.

2. I P.A.P.M.A.A. e gli interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico per la realizzazione di annessi e manufatti previsti al Capo III del presente Titolo devono tenere conto delle azioni di cui al comma 1.

Art. 90 Il Parco territoriale di Lecceto

1. Il Parco territoriale di Lecceto (VP1) che comprende una importante proprietà pubblica, ricade interamente nella ZSC della Montagnola Senese di riconosciuto valore naturalistico, paesaggistico e storico culturale. Si tratta di un'area prevalentemente boscata in cui l'edificato sparso è costituito principalmente da insediamenti di matrice agricola oltre all'importante complesso dell'Eremo agostiniano di Lecceto, dove sono prioritarie le seguenti azioni:

  • assicurare il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente per gli habitat e le specie di interesse conservazionistico;
  • preservare le formazioni forestali a maggiore maturità con presenza di esemplari arborei vetusti (alberi habitat), di grande importanza per la conservazione di specie vegetali e animali legate ai boschi più evoluti;
  • salvaguardare gli elementi naturali e seminaturali con alta valenza ecologica quali stagni, laghetti, acquitrini, prati umidi, maceri, torbiere, sfagneti, pozze di abbeverata, fossi, muretti a secco, terrazzamenti, pascoli, siepi, filari alberati, canneti, risorgive e fontanili, vasche in pietra, lavatoi, abbeveratoi, pietraie;
  • mantenere e tutelare le aree aperte e coltivate e le sistemazioni agrarie tradizionali tramite la manutenzione ed il ripristino anche ai fini del contrasto dei fenomeni erosivi;
  • migliorare le forme di fruizione pedonale e ciclabile;
  • prevenire i rischi di incendi con una manutenzione e gestione adeguata del bosco;
  • contenere la diffusione di specie alloctone;
  • preservare i castagneti da frutto e ridurre i fenomeni di abbandono.

Nella realizzazione del Piano di Gestione forestale della proprietà pubblica si dovrà privilegiare l'adozione di indirizzi basati sui principi della selvicoltura sistemica, con la finalità di diversificare maggiormente i trattamenti selvicolturali nei boschi di latifoglie presenti verso il bosco vetusto e comunque verso forme più compatibili con il mantenimento e il ripristino di uno stato di conservazione soddisfacente degli habitat e degli habitat di specie, in accordo con il Piano di Gestione della ZSC Montagnola Senese adottato dalla Provincia di Siena con D.C.P. n. 25/2015.

Si dovrà inoltre tutelare e migliorare il valore ecologico della matrice forestale, con particolare riferimento al Bosco di Lecceto, e programmare una gestione selvicolturale di tipo naturalistico, come previsto dalla disciplina del Vincolo paesaggistico 15-1973 "Zona panoramica sita nel territorio del Comune di Siena".

2. Per migliorare la fruizione del Parco, i soggetti pubblici e privati, anche costituiti in forme aggregative, mettono in atto le seguenti azioni:

  • incrementare e creare continuità con i tracciati ciclopedonali esistenti, storici, percorsi CAI e Francigena, favorendo l'accessibilità ciclabile dal centro di Siena;
  • valorizzare la fruizione delle aree, migliorare l'accessibilità dei sentieri organizzando i punti di accesso;
  • migliorare le aree di sosta e ricreative implementando dotazioni, arredi, fontanelle e cartellonistica rendendole accessibili a tutte le tipologie di utenti;
  • predisporre percorsi natura con finalità didattiche e percorsi salute con piccole attrezzature sportive dotate di opportuna cartellonistica;
  • riqualificare i luoghi riducendo i fenomeni di degrado e abbandono delle attività agro-pastorali tradizionali e selvicolturali.

I progetti di eventuali nuovi percorsi attrezzati, anche nel caso in cui prevedano il recupero di tracciati storici accertati, e gli interventi sulle dotazioni e ogni altra forma di arredo, anche a fini didattici o informativi, dovranno essere valutati anche con riferimento al contesto storicizzato.

Art. 91 Il Parco agricolo del Buongoverno

1. Il Parco del Buongoverno (VP2) si estende dal basamento della città murata di Siena al di fuori del territorio urbanizzato e dalle valli verdi con cui presenta rapporti di connessione e interdipendenza, nei quali si riconoscono sia caratteri ruralità che di stretta relazione con le aree urbane. L'edificato si concentra principalmente lungo i filamenti che conducono alla città di Siena. Per la assoluta rilevanza paesaggistica si dovrà:

  • assicurare il mantenimento di un elevato livello di qualità delle relazioni percettive;
  • preservare la continuità tra l'insediamento, le aree coltivate situate nelle valli interposte e adiacenti al circuito murario e il tessuto agricolo circostante;
  • tutelare la tessitura agraria a maglia fitta, i terrazzamenti e le sistemazioni agrarie tradizionali tramite la manutenzione ed il ripristino;
  • recuperare i paesaggi agrari storici e gestire i terreni invasi da vegetazione boschiva per fattori di acclività, esposizione, composizione dei suoli contenendo l'espansione delle neoformazioni forestali sui terreni scarsamente mantenuti;
  • tutelare e valorizzare la rete dei percorsi e delle infrastrutture storiche anche prevedendo la sua integrazione con una rete di mobilità dolce per la fruizione delle risorse paesaggistiche dell'ambito;
  • contrastare l'erosione con una adeguata progettazione delle sistemazioni idraulico agrarie;
  • migliorare la qualità e continuità della rete ecologica.

2. Per migliorare la fruizione del Parco, i soggetti pubblici e privati, anche costituiti in forme aggregative, mettono in atto le seguenti azioni:

  • valorizzano la viabilità storica, ponendo attenzione al percorso della Francigena;
  • assicurano la rete dei percorsi, di mobilità dolce pedonale e ciclabile, anche in funzione delle esigenze quotidiane dei residenti;
  • organizzano i punti di accesso al parco tenendo conto sia della fruizione ricreativa quotidiana da parte dei residenti che della fruizione turistica, garantendo l'accesso pedonale o ciclabile alle emergenze storico-architettoniche ed ai punti di vista privilegiati;
  • sostengono azioni coordinate e congiunte di qualificazione di parti contigue e paesaggisticamente rilevanti del parco e l'armonizzazione delle soluzioni costruttive di annessi e manufatti a supporto;
  • propongono, nelle sistemazioni a verde lungo i filamenti urbani e rurali, il rispetto delle caratteristiche di ruralità dell'intorno e il mantenimento di una elevata qualità delle relazioni percettive;
  • promuovono un'agricoltura amatoriale e di prossimità compatibile con un contesto paesaggistico di pregio finalizzata a mantenere nel tempo le aree recuperate.

I progetti di eventuali nuovi percorsi attrezzati, anche nel caso in cui prevedano il recupero di tracciati storici accertati e gli interventi sulle dotazioni e ogni altra forma di arredo, anche a fini didattici o informativi, dovranno essere valutati anche con riferimento al contesto storicizzato.

Capo II Edifici esistenti nel territorio rurale

Art. 92 Interventi sugli edifici a destinazione d'uso agricola

1. Ogni intervento sul patrimonio edilizio esistente a destinazione d'uso agricola, ad eccezione di quanto specificato al successivo comma 2, deve sempre osservare i limiti stabiliti dalla disciplina d'intervento indicata dalle Tavole di P.O. o dalle Schede degli edifici censiti.

2. Nel caso di edifici aziendali a destinazione d'uso agricola ai quali il P.O. attribuisce le discipline di intervento t4 e t5, sempreché non sia previsto il mutamento della destinazione d'uso agricola, sono consentiti tutti gli interventi di cui all'art. 71 comma 1 bis e comma 2 della L.R. 65/2014 e s.m.i., ovvero:

  1. a. ampliamenti una tantum fino ad un massimo di 100 mc. per ogni abitazione rurale e sugli annessi agricoli fino ad un massimo del 10% del volume totale esistente e comunque non oltre i 300 mc.; tali ampliamenti potranno essere ammessi anche nel caso di edifici strumentali agricoli con disciplina di intervento t3, ove sia dimostrata l'assenza di alternative percorribili per la funzionalità dell'attività e sempreché le soluzioni progettuali proposte risultino compatibili con la tutela dei valori storico documentali riconosciuti;
  2. b. trasferimenti di volumetrie che non eccedono, per ogni singolo edificio aziendale, il 20% del volume totale legittimamente esistente; i volumi trasferiti non si cumulano tra di loro e non si sommano con quelli risultanti dagli interventi di cui al precedente punto a.

Tali interventi, nel caso in cui ricadano in ambiti soggetti a provvedimento di tutela paesaggistica devono porre particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella scheda di Vincolo, di cui alla Sez. 4 del P.I.T./P.P.R.

3. Le dimensioni minime e medie delle unità abitative a cui si fa riferimento nei successivi articoli non si applicano agli edifici che mantengono la destinazione d'uso agricola.

Art. 93 Disposizioni per gli interventi riguardanti i caratteri degli edifici

1. Per gli edifici di origine rurale esistenti dovranno essere mantenuti e/o ripristinati i caratteri rurali, non ammettendo elementi costruttivi, di arredo o decoro riconducibili a contesti urbani o comunque estranei, anche nelle strutture e negli spazi di pertinenza, così come indicato al successivo art. 100. Per gli ambiti soggetti a provvedimento di tutela si dovrà prestare particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo, di cui alla Sez. 4 del P.I.T./P.P.R.

2. Negli interventi di recupero si dovranno eliminare le forme di degrado tipologico esistenti e gli eventuali manufatti incongrui e risanare le forme di alterazione e di inquinamento ambientale presenti. Inoltre devono essere conservati e recuperati gli elementi architettonici qualificanti degli edifici e degli spazi aperti, le pavimentazioni, i materiali, i manufatti e le tecnologie più tipiche.

3. La realizzazione di un'unica scala esterna, se consentita dalla disciplina d'intervento dell'edificio, o la sostituzione di corpi scala esterni incongrui, dovrà utilizzare una soluzione architettonica tradizionale, a rampa unica appoggiata al fronte dell'edificio, in muratura o secondo la modalità ricorrente per la tipologia e l'epoca di costruzione dell'edificio oggetto di intervento.

Per gli edifici ai quali il P.O. attribuisce la disciplina d'intervento t1, t2 e t3 non sono consentite costruzioni in aggetto, quali pensiline, balconi e simili.

4. Per gli interventi sulle facciate degli edifici esistenti si deve provvedere ove possibile a riordinare i cavi della rete elettrica e telefonica presenti o previsti; gli sportelli dei contatori devono essere del colore della facciata; le condutture dell'acqua e del gas, di norma, non possono essere posizionate sulla facciata principale e comunque opportunamente occultate.

Art. 94 Discipline generali dei Filamenti del territorio aperto (FA)

1. I Filamenti del territorio aperto (FA) sono generati dal progressivo completamento della matrice originaria, costituita da edifici isolati con prevalente funzione di organizzazione e gestione di attività agricola, e normalmente allineati lungo i crinali. Questi processi di crescita hanno dato vita ad insediamenti di carattere eterogeneo, costituiti da edifici realizzati in epoca recente che hanno contribuito all'ispessimento dell'edificato prevalentemente lungo le strade di crinale, in origine costituite esclusivamente da ville e case coloniche.

2. Le unità abitative risultanti da frazionamenti e/o da mutamento di destinazione d'uso dovranno avere una Superficie edificata (SE) media non inferiore a 60 mq., con una SE minima di 45 mq.

3. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti ai Filamenti del territorio aperto (FA) il P.O. attribuisce la disciplina di intervento di tipo 5 (t5), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

È altresì ammessa la demolizione con trasferimento della SE di cui all'art. 34 delle presenti Norme.

4. All'interno dei Filamenti del territorio aperto (FA), salvo i casi per i quali si prescrivono le specifiche destinazioni d'uso eventualmente attribuite dalle Tavole di progetto del P.O., sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

Residenziale (a), Direzionale e di servizio limitatamente alla sottocategoria e1, Agricola (g).

Art. 95 L'insediamento diffuso nel territorio rurale

1. Appartengono all'Insediamento diffuso gli edifici collocati nel territorio rurale, con esclusione di quelli censiti di matrice storica, di cui al precedente art. 54 e di quelli appartenenti ai Filamenti del territorio aperto (FA). Si tratta di un insieme di edifici molto eterogeneo, che comprende abitazioni rurali ed annessi agricoli ancora utilizzati per le originarie funzioni, edifici ed annessi deruralizzati, edifici recenti.

2. Le unità abitative risultanti da frazionamenti e/o da mutamento di destinazione d'uso dovranno avere una Superficie edificata (SE) media non inferiore a 70 mq., con una SE minima di 50 mq. La dimensione minima di 50 mq. di SE è anche quella che si può prevedere per la creazioni di nuove unità immobiliari residenziali in edifici singolari.

In aggiunta alle dimensioni minime e medie degli alloggi dovranno essere previsti, all'interno dell'immobile oppure negli annessi esistenti anche comuni posti in prossimità, locali ricovero attrezzi per la cura degli spazi aperti di ampiezza pari ad almeno 8 mq. di Superficie accessoria (SA) per ogni unità abitativa con accesso dall'esterno.

3. Agli edifici ed ai relativi spazi aperti appartenenti all'insediamento diffuso il P.O. attribuisce la disciplina di intervento di tipo 5 (t5), salvo casi specifici individuati con apposita sigla sulle Tavole di P.O.

È altresì ammessa la demolizione con trasferimento della SE di cui all'art. 34 delle presenti Norme.

4. Fatte salve specifiche disposizioni del P.O., negli edifici appartenenti all'insediamento diffuso in ambito rurale i cambi d'uso ammessi variano in funzione della attuale destinazione d'uso e sono indicate nel successivo art. 96.

Art. 96 Usi compatibili per gli edifici dell'insediamento diffuso

1. Per gli edifici esistenti nell'insediamento diffuso del territorio rurale del Comune di Siena, fermo restando quanto disposto dalla L.R. 65/2014 e s.m.i. in merito alle limitazioni al mutamento della destinazione agricola e gli obblighi sottoscritti e fatte salve le destinazioni d'uso specificamente individuate nelle Tavole di progetto del P.O. e le ulteriori prescrizioni riferite ai singoli ambiti, sono consentite le seguenti destinazioni d'uso:

  1. a. per gli edifici a destinazione d'uso agricola, gli usi consentiti sono quelli di abitazioni rurali, annessi e depositi di servizio per il diretto svolgimento di attività agricole ed agriturismo;
  2. b. per gli edifici con presenza di abitazioni rurali è sempre possibile il cambio di destinazione d'uso verso la residenza civile e sono inoltre ammesse le attrezzature e i servizi pubblici, le attività direzionali e di servizio limitatamente alle sotto-articolazioni e1, e2, le attività artigianali di servizio b3 e l'artigianato di produzione di beni artistici;
  3. c. per gli edifici strumentali agricoli o attualmente con altre destinazioni d'uso (categorie funzionali b, c, e), ai quali il P.O. attribuisce la disciplina d'intervento t1, t2 e t3, per il particolare pregio o valore testimoniale dell'edificio, sono ammesse le destinazioni d'uso di residenza civile, anche come ampliamento delle abitazioni esistenti e le altre destinazioni di cui al precedente punto b;
  4. d. per gli edifici con presenza di residenze civili, quale che sia la disciplina d'intervento attribuita, oltre alla destinazione residenziale sono ammesse le destinazioni d'uso spazi e attrezzature di servizi pubblici e le attività direzionali e di servizio, quali gli studi professionali compatibili e le strutture associative e di servizio nei settori socio-sanitario e culturale (e1 ed e2);
  5. e. per gli altri edifici, con discipline di intervento t4 e t5, è ammesso il mutamento di destinazione d'uso ad attrezzature e servizi pubblici, attività direzionali e di servizio e1 ed e2, laboratori di artigianato di servizio b3 ed artigianato tradizionale (antichi mestieri), oltre servizi per l'agricoltura, per l'ambiente e le manutenzioni ambientali (rientranti nella sottocategoria direzionale e di servizio e1), le destinazioni complementari di magazzini e depositi e le attività artigianali di trasformazione di prodotti agricoli, forestali e allevamento; è possibile anche il riutilizzo a fini agricoli, ai sensi e nei modi di cui all'art. 75 della L.R. 65/2014 e s.m.i.

2. Non è consentito cambiare destinazione d'uso agli annessi agricoli costruiti sulla base di Piani Aziendali ai sensi della L.R. 10/79 e a quelli costruiti sulla base dei P.A.P.M.A.A. ai sensi della L.R. 64/95 e successive modifiche e integrazioni, né agli annessi agricoli condonati come tali.

Art. 97 Condizioni al mutamento di destinazione d'uso agricola degli edifici nell'insediamento diffuso

1. Il mutamento di destinazione d'uso agricola degli edifici esistenti alla data di adozione del P.O. nell'insediamento diffuso è consentito alle condizioni di cui alla Sezione IV della L.R. 65/2014 e s.m.i. Gli edifici e le unità immobiliari che cambiano destinazione d'uso dovranno essere collegati ad aree di pertinenza corrispondenti alla porzione di territorio rurale correlata al mutamento della destinazione d'uso agricola dell'immobile, così come definita al comma 3 dell'art. 83 della L.R. 65/2014 e s.m.i.

2. L'individuazione della pertinenza degli edifici che cambiano destinazione d'uso non deve determinare la creazione di rilevanti cesure con il paesaggio agrario circostante. In particolare si deve tenere conto dell'andamento morfologico del terreno, del reticolo idrografico superficiale e della configurazione dell'ordinamento colturale e del manto vegetale preesistente; sulla base dell'individuazione di tali riferimenti, verrà definita di volta in volta l'estensione e la perimetrazione più adeguata dell'area di pertinenza, in riferimento alla individuazione dei confini naturali (siepi, scarpate, ecc.) e alla conformazione particellare, sempre se compatibile con l'andamento morfologico del terreno.

3. Il cambiamento di destinazione d'uso è comunque attuabile solo nel caso in cui l'area di intervento sia dotata o venga contestualmente dotata delle infrastrutture (acquedotto, fognature, viabilità) e dei servizi necessari per il nuovo uso previsto; ogni progetto di intervento dovrà definire il complesso delle opere di urbanizzazione ed infrastrutturazione - comprensive delle modalità dell'approvvigionamento idrico, smaltimento delle acque e liquame, trattamento rifiuti domestici, viabilità, accessi, fonti energetiche, illuminazione esterna, allacciamenti, sistemazioni esterne e aree di parcheggio - che si intendono realizzare, con la specificazione degli ambiti di utilizzazione pubblica e privata. Eventuale nuova viabilità, da ammettersi esclusivamente nel caso di modesti tratti di raccordo alla viabilità principale, sarà realizzata con caratteri tipici della maglia poderale.

4. I manufatti minori in muratura di interesse storico-documentale devono essere mantenuti nelle loro caratteristiche architettoniche e costruttive. I manufatti pertinenziali devono rimanere funzionalmente connessi all'edificio principale.

5. Non è ammessa la destinazione d'uso autonoma di fabbricati non assimilabili ad edifici (tettoie, semplici coperture a protezione di prodotti o macchinari, manufatti parzialmente chiusi, serre, strutture di ricovero per animali...), anche se condonati, così come dei manufatti inconsistenti e/o realizzati con materiali impropri e fatiscenti, comunque autorizzati; tali manufatti potranno eventualmente essere utilizzati a supporto degli spazi di pertinenza mantenendo la stessa funzione dell'edificio principale a cui saranno collegati; i materiali impropri e fatiscenti dovranno in ogni caso essere rimossi e sostituiti con materiali analoghi di buona qualità, senza alcuna alterazione di superficie e/o altezza.

Art. 98 Interventi di ripristino di edifici o parti di edifici nel territorio rurale

1. Fermo restando il rispetto delle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo per le aree soggette a tutela paesaggistica e fatte salve eventuali limitazioni di natura geologica, idraulica o sismica derivanti dalle disposizioni di cui al Titolo V delle presenti Norme, è consentita la ricostruzione di edifici di remota origine, o di parte di essi, comunque di interesse storico-testimoniale, che risultino presenti al catasto d'impianto, parzialmente distrutti - per vetustà, calamità naturali, eventi bellici o cause accidentali -.

2. Secondo quanto disposto dalla vigente legislazione in materia, gli interventi di ripristino di edifici, o parti di essi, crollati o demoliti sono ammissibili in forma di ristrutturazione edilizia laddove si renda possibile l'accertamento della originaria consistenza e configurazione. A tal fine le unità volumetriche crollate o demolite potranno essere ripristinate esclusivamente quando, pur presentandosi gravemente degradate, possano considerarsi visivamente riconoscibili e misurabili in loco, con riferimento sia all'andamento ed all'altezza dei muri perimetrali, che alla esatta posizione della copertura. La ricostruzione deve essere intesa come fedele riproposizione di volumi preesistenti.

3. La ricostruzione dovrà avvenire nel pieno rispetto dei caratteri tipologico-architettonici originari. Il progetto per l'esecuzione delle opere di ricostruzione dovrà contenere una apposita relazione, redatta a firma di tecnico abilitato, con la quale sia accertata, dimostrata e dichiarata la consistenza del manufatto che si intende ricostruire. Mediante approfondita analisi storico tipologica dovranno poi essere ricostruiti, con l'ausilio di tutto il materiale analitico, grafico e fotografico all'uopo reperibile ed in maniera congruente, sia con le murature ancora esistenti, che con la documentazione amministrativa sopra citata, la configurazione ed i caratteri architettonici da rispettare nel ripristino filologico del manufatto.

4. La mancanza fisica dei connotati essenziali di un edificio può essere superata solo sulla base delle planimetrie e degli elaborati grafici e fotografici in possesso del Comune e in particolare nel censimento dei beni storici architettonici effettuato dal PS e integrato dal RU (e riferite ad un tempo precedente alla parziale demolizione o crollo dell'edificio) e delle misurazioni ancora eseguibili sulla struttura rimasta integra (muri perimetrali ed area di sedime occupata dalla costruzione). Esclusivamente per gli edifici censiti, laddove nelle Schede normative vengano identificati come "ruderi" o che allo stato attuale siano comunque riscontrate pessime condizioni di conservazione e nel caso in cui si dimostri l'impossibilità dell'adeguamento degli stessi alle vigenti norme per le zone sismiche, a partire dalla disciplina di intervento t2 si potrà anche prevedere la demolizione con ricostruzione filologica dell'intero edificio, intendendo per ricostruzione filologica la realizzazione di un organismo edilizio "com'era, dov'era" quello preesistente. Oltre che con la stessa collocazione e sagoma, la ricostruzione dovrà avvenire con le modalità costruttive originarie e gli stessi materiali, anche di finitura e nel rispetto dei caratteri tipologico-architettonici debitamente rilevati e documentati, con eventuali modifiche degli elementi costitutivi consentite nei limiti della disciplina di intervento attribuita dal P.O. all'edificio preesistente e fatte salve le innovazioni necessarie per la normativa antisismica.

5. Gli interventi di cui al presente articolo dovranno garantire un corretto inserimento nel contesto di riferimento dal punto di vista paesaggistico ed ambientale e saranno inoltre subordinati all'esistenza di condizioni di uso e accessibilità tali da non richiedere nuova viabilità e opere di urbanizzazione che inducano movimenti di terra, o sistemazioni che alterino il carattere dei luoghi. Si dovranno altresì rispettare le norme igienico-sanitarie in relazione alla destinazione d'uso.

6. Laddove il P.O. non attribuisca già un tipo di disciplina di intervento agli edifici oggetto dell'intervento, ad avvenuto ripristino si considera attribuita la disciplina di intervento t3.

Art. 99 Autorimesse pertinenziali e locali interrati

1. Nel territorio rurale la realizzazione di locali interrati da adibire ad autorimessa è consentita solo nel caso in cui, a causa del dislivello dei vari punti della quota originaria dello stato dei luoghi, il percorso di accesso all'autorimessa non necessiti di movimenti di terra significativi, né tantomeno di rampe, ovvero avvenga utilizzando preesistenti salti di quota con pendenza minima 1:1 e la viabilità esistente. In tale caso le superfici delle autorimesse non potranno comunque eccedere le dotazioni minime di parcheggio, definite all'art. 18 delle presenti Norme, dovranno per questo riferirsi a edifici esistenti che ne sono privi a destinazione residenziale e dovranno avere caratteristiche tali da essere escluse dal computo della Superficie edificabile (o edificata) - SE, secondo le disposizioni regionali. Per tali autorimesse si dovrà pertanto costituire vincolo di pertinenzialità permanente all'unità immobiliare di riferimento.

Gli interventi dovranno per questo collocarsi in relazione evidente con l'edificio di cui costituiscono pertinenza e l'autorimessa potrà essere realizzata solo nel caso in cui la sua realizzazione non interferisca con tutti gli elementi di pregio presenti nel resede storico riconosciuto, come definiti al comma 5, dell'art. 54 delle presenti Norme.

2. La realizzazione di cantine e locali totalmente interrati, non destinati alla presenza continuativa di persone e con Altezza utile (HU) non superiore a 2,40 ml. - comunque non destinate ad autorimesse pertinenziali - è consentita entro i limiti dimensionali della Superficie Coperta dell'edificio con accesso interno, a partire dalla disciplina d'intervento t3.

3. Fermo restando quanto definito per ciascun tipo di disciplina di intervento, è ammessa la realizzazione di volumi tecnici completamente interrati, anche fuori dal sedime degli edifici negli spazi pertinenziali, delle dimensioni strettamente necessarie a contenere ed a consentire l'accesso delle apparecchiature e degli impianti tecnologici ed è altresì consentita la realizzazione di cisterne interrate per la raccolta di acque meteoriche. La realizzazione dei volumi tecnici interrati e delle cisterne non può comportare in nessun caso la realizzazione di rampe di accesso o l'alterazione della morfologia e del profilo dei terreni.

4. Gli interventi di cui ai precedenti commi, qualora ricadenti in ambiti sottoposti a vincolo paesaggistico, devono prestare particolare attenzione alle prescrizioni della scheda di vincolo.

Art. 100 Interventi e sistemazioni pertinenziali degli edifici nel territorio rurale

1. Le pertinenze degli edifici nel territorio rurale di cui al presente articolo individuano i lotti fondiari dei filamenti del territorio aperto e i resede censiti, mentre per l'insediamento diffuso sono da considerare genericamente le aree circostanti i fabbricati (i resede) e corrispondono agli spazi aperti che hanno relazione diretta con gli edifici e/o i complessi edificati; esse comprendono dunque le aie, i giardini, i complessi vegetazionali ornamentali, gli orti domestici, i cortili, gli spazi di sosta e simili. Tali pertinenze non hanno alcun riferimento all'area di pertinenza così come definita al comma 3 dell'art. 83 della L.R. 65/2014 e s.m.i.

2. Nelle aree pertinenziali degli edifici nel territorio rurale si dovranno rispettare le seguenti prescrizioni:

  • dovranno essere conservati gli elementi di organizzazione degli spazi aperti quali viali alberati, viabilità poderale, piantate residue, piante arboree e siepi;
  • sono ammessi interventi di riassetto e sistemazione generale dell'area di pertinenza, nel rispetto dei caratteri tipologici e formali e nel rispetto dell'assetto storico e paesistico-ambientale esistente; il disegno degli spazi aperti ed in particolare l'impianto del verde, dovranno corrispondere a criteri di massima semplicità, in accordo con le regole tradizionali del paesaggio rurale;
  • dovrà essere evitata la trasformazione indistinta degli spazi aperti con caratteri architettonici e arredi propri dei contesti urbani o comunque estranei all'ambiente rurale;
  • nelle pavimentazioni di nuova realizzazione dovranno essere impiegati materiali e modalità di posa in opera tradizionali, con l'esclusione di mattonelle in cemento, manti bituminosi, mattonelle di asfalto e altri elementi estranei e non consoni al contesto rurale; dovranno in ogni caso essere privilegiati percorsi, sia carrabili che pedonali, non pavimentati, limitando a quanto strettamente necessario agli accessi l'impermeabilizzazione degli spazi; è consentita, solo in prossimità degli edifici, la realizzazione di nuovi lastricati per marciapiedi, ove non esistenti, nel rispetto delle caratteristiche tipologiche e formali di testimonianze simili individuate nella stessa zona, per una profondità massima di 1,50 ml.; le aie lastricate devono essere mantenute in essere, prevedendo - ove necessario - il ripristino delle parti mancanti, attraverso la posa di identico materiale; sono da evitare sistemazioni mutuate da contesti estranei o urbani (prato all'inglese, lastre di porfido irregolari, elementi autobloccanti in cemento, ecc.);
  • i cavi elettrici e telefonici e qualsiasi altro tipo di conduttura dovranno essere interrati o in traccia nelle murature, evitando in particolare l'attraversamento con linee aeree di strade, cortili e giardini.

3. Eventuali nuovi innesti, viali di accesso o collegamento tra insediamenti e annessi o accessi alle aree poderali, devono essere realizzati esclusivamente in terra battuta, stabilizzato o comunque con soluzioni tecniche equivalenti e compatibili con il contesto rurale, ed inseriti rispettando l'orientamento e la disposizione del mosaico agrario.

4. Nelle pertinenze di cui al comma 1, nelle aree circostanti i fabbricati è consentita l'individuazione di posti auto, da localizzarsi nelle immediate vicinanze degli edifici di cui sono pertinenza e comunque posizionati sul terreno in modo da limitare al minimo i movimenti di terra e l'esposizione paesaggistica, garantendo il mantenimento della permeabilità del suolo. Potranno essere valutate localizzazioni esterne all'ambito di immediata prossimità agli edifici ed alle pertinenze di cui al comma 1, purché lungo la viabilità esistente, quando siano dimostrate come soluzioni migliorative.

Le aree private per la sosta dei veicoli devono essere realizzate in terra battuta o comunque con soluzioni tecniche equivalenti compatibili con il contesto rurale, devono essere ombreggiate con l'uso di vegetazione arborea o di specie rampicanti sostenute da idonea struttura. La loro collocazione non deve compromettere la percezione dell'unitarietà degli spazi pertinenziali esistenti e non assumere caratteri tipici del sistema insediativo urbano per quanto riguarda i materiali, le recinzioni, l'illuminazione.

5. Al fine di schermare le auto in sosta è consentita l'installazione di manufatti privi di rilevanza edilizia di cui all'art. 38 delle presenti Norme. Nelle pertinenze degli edifici di cui al comma 1, sono ammesse altresì le tettoie fotovoltaiche poste in maniera isolata nel resede di pertinenza, nel rispetto delle seguenti prescrizioni:

  • nel caso di edifici residenziali devono avere ingombro planimetrico a terra non superiore a 25 mq. per ogni unità immobiliare; nel caso di più unità immobiliari la realizzazione deve essere riferita all'intero complesso edilizio e subordinata alla presentazione di un progetto unitario, fino ad un massimo di complessivi 75 mq.;
  • nel caso di edifici con destinazione d'uso turistico-ricettiva o agrituristici è consentita la installazione di una tettoia per ogni camera o unità immobiliare/abitativa, con ingombro planimetrico a terra non superiore a 15 mq., fino ad un massimo di complessivi 75 mq.;
  • l'altezza utile (HU) di tali manufatti non dovrà essere superiore a 2,70 ml.; è sempre ammessa la sporgenza massima di 0,20 ml. per lato in eccedenza rispetto alla superficie coperta massima consentita;
  • la struttura deve essere costituita da montanti e travi in legno o metallo e non può essere tamponata;
  • la pavimentazione è ammessa in semplice terra battuta o manto di ghiaia pressata o con la tecnica della ghiaia lavata se utilizzata anche per i percorsi carrabili.

6. È consentita la realizzazione di piscine - una per ogni complesso edilizio (toponimo) - e solo se non alimentate con acqua erogata attraverso gli acquedotti pubblici; l'uso dell'acqua di eventuali pozzi privati dovrà essere limitato esclusivamente al riabboccamento del livello dovuto alla perdita di esercizio.

La vasca della piscina a servizio dei complessi edilizi con un solo edificio residenziale non dovrà superare 70 mq. di superficie, mentre per le strutture agrituristiche con più di sei camere e per i complessi edilizi che includono due o più edifici residenziali la superficie della vasca non potrà essere superiore a 150 mq., sempre a condizione che sia compatibile dal punto di vista paesaggistico per ubicazione e dimensioni. La piscina dovrà essere interrata o seminterrata, nel caso di terreni in pendio con limitati movimenti di terra e muri a retta di altezza inferiore a 1 ml.; non è comunque consentita la realizzazione di piscine su aree con pendenze maggiori del 10%.

La costruzione della piscina dovrà inoltre osservare le seguenti prescrizioni:

  • dovrà essere localizzata in chiaro rapporto con l'immobile di cui costituisce pertinenza e comunque ad una distanza, nel punto più vicino, non superiore a 50 ml., anche all'esterno delle aree di pertinenza individuate dal Piano Operativo nel caso che si dimostri il miglioramento del suo inserimento ambientale e paesaggistico;
  • non sono consentiti nuovi volumi di servizio come bagni, spogliatoi e volumi tecnici fuori terra;
  • la profondità massima non dovrà superare 1,80 ml.;
  • la forma dell'invaso dovrà essere preferibilmente rettangolare ad eccezione dei casi in cui potrà adeguarsi alle caratteristiche del sito allo scopo di minimizzare i movimenti di terra; le piscine dovranno in ogni caso mantenere il migliore rapporto con l'andamento del terreno;
  • il rivestimento della vasca dovrà integrarsi con il contesto e scelto nelle tonalità neutre dei colori della sabbia o, in alternativa, nelle tonalità del verde, dal grigio verde al verde bottiglia;
  • eventuali pavimentazioni perimetrali dovranno avere una larghezza massima di 1,00 ml. ed essere realizzate in lastre di pietra locale o in cotto o legno, mentre uno solo dei lati minori potrà essere pavimentato per una profondità di 3,00 ml.; nel caso di piscine a servizio di strutture turistico-ricettive valgono comunque le disposizioni della L.R. n. 8 del 09/03/2006 e s.m.i. e relativi Regolamenti attuativi.

7. Fermo restando il divieto di realizzare recinzioni o partizioni all'interno di un resede in origine unitario, per le recinzioni si dovranno rispettare le seguenti disposizioni:

  • potranno essere localizzate in corrispondenza di elementi di divisione esistenti quali limiti di colture, ciglioni, scarpate, filari di piante e comunque in posizione tale da non alterare il rapporto tra l'edificio e l'ambiente circostante;
  • sono consentite recinzioni in rete metallica con altezza massima di 2,20 ml. e contestuale messa a dimora di siepi realizzate con specie locali e autoctone o naturalizzate oppure in legno con altezza massima di 1,50 ml.; sono consentite recinzioni in muratura solo se ad integrazione di quelle preesistenti;
  • per gli ingressi è vietato l'impiego di cancellate e pilastri di sostegno eccedenti, per caratteristiche tecniche, dimensioni e tipo, il loro ruolo e la funzione da assolvere.

8. Il sistema di illuminazione delle aree di pertinenza dovrà essere concepito in virtù del criterio del contenimento dell'inquinamento luminoso; sono da privilegiare pertanto soluzioni che prevedono la predisposizione di elementi illuminanti installati sulle pareti dei fabbricati, ad una altezza massima di 4 ml., del tipo "cut off" ovvero con riflessione in alto della luce inferiore al 5%, opportunamente schermati ed orientati verso il basso.

9. Negli spazi pertinenziali non sono consentiti occupazioni di suolo per esposizione o deposito e realizzazione di impianti per attività produttive all'aperto.

Capo III Nuovi edifici e manufatti a servizio dell'agricoltura

Art. 101 Programmi Aziendali Pluriennali di Miglioramento Agricolo Ambientale

1. Nell'esercizio delle attività agricole, le aziende dotate delle superfici fondiarie minime e di caratteristiche coerenti con quelle previste dalla normativa vigente possono proporre Programmi Aziendali Pluriennali di Miglioramento Agricolo-Ambientale (P.A.P.M.A.A.) nei casi previsti dalla L.R. 65/2014 e s.m.i.

2. I Programmi Aziendali, nella localizzazione delle aree di trasformazione e delle pertinenze degli interventi, limitano al massimo la sottrazione di suolo coltivabile e perseguono, dove possibile, il recupero di suolo agrario.

3. I P.A.P.M.A.A. valutano gli effetti attesi degli interventi programmati sulle risorse ambientali e paesaggistiche e danno conto delle misure adottate per il contenimento del consumo di suolo agricolo.

4. I Programmi Aziendali assumono valore di piano attuativo nei casi in cui si prevedano interventi di ristrutturazione urbanistica comportanti mutamento della destinazione d'uso agricola, ai sensi dell'art. 74 della L.R. 65/2014 e s.m.i., e nei casi in cui si prevedano uno o più dei seguenti interventi:

  • nuova edificazione di più abitazioni rurali;
  • riconversione e trasferimento di volumetrie agricole anche dismesse per realizzare una o più abitazioni rurali;
  • nuova edificazione di annessi e di abitazioni rurali nelle aree di pertinenza dei beni storico/architettonici (BSA) individuati dal P.T.C.P. di Siena, di cui al precedente art. 53 e nel Parco agricolo del Buongoverno;
  • sistemazioni pertinenziali esterne per una superficie uguale o superiore a 5.000 mq. e/o, quando permesse, per modifiche sostanziali alla viabilità d'accesso o per realizzazione di nuova viabilità;
  • prevalenza della Superficie aziendale totale non ricadente nel Comune di Siena.

5. Al fine di individuare lo specifico contesto ambientale e le opportune opere di miglioramento, il Programma Aziendale censisce le emergenze paesaggistico-ambientali e le situazioni di degrado che caratterizzano tale contesto. In particolare oltre al riconoscimento delle relazioni consolidate tra il paesaggio agrario e insediamento dovranno essere censite le seguenti emergenze paesaggistiche e dotazioni ambientali presenti in azienda e negli ambiti di trasformazione:

  • formazioni lineari arboree o arbustive non colturali viali e filari alberati;
  • alberature segnaletiche di confine o di arredo;
  • formazioni arboree d'argine, di ripa o di golena;
  • nuclei arborati di pregio;
  • boschi e tipologie forestali;
  • elementi funzionali della rete ecologica (nodi, nuclei di connessione, ecc.);
  • emergenze floristiche e faunistiche;
  • corsi d'acqua naturali o artificiali, rete scolante artificiale principale;
  • particolari sistemazioni agrarie quali muretti, terrazzamenti e ciglionamenti;
  • manufatti di valore paesaggistico, architettonico, storico o testimoniale (cippi, pozzi, lavatoi, tabernacoli, briglie in pietra, aie);
  • viabilità rurale e storica;
  • tessitura agraria tradizionale a maglia fitta.

6. Il Programma Aziendale censisce altresì le situazioni di degrado che caratterizzano tale contesto, quali:

  • elementi di frammentazione ecologica;
  • criticità di dissesto idrogeologico e nella regimazione delle acque;
  • criticità relative alle alberature presenti;
  • altri elementi di degrado e usi non agricoli o connessi.

7. Oltre a quelli indicati nella disciplina dei Sistemi di paesaggio, sono considerati interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico prioritari:

  • il recupero dei paesaggi agrari storici e il recupero a fini agrari o paesaggistici di neoformazioni forestali;
  • il recupero e il miglioramento delle sistemazioni idraulico agrarie;
  • il ripristino della viabilità poderale;
  • la realizzazione e l'integrazione di filari arboreo arbustivi e fasce tampone lungo i corsi d'acqua;
  • la realizzazione di laghetti collinari e fontoni per l'accumulo della risorsa idrica con tecniche di ingegneria naturalistica e la ristrutturazione delle opere di derivazione e di distribuzione della risorsa idrica;
  • l'uso di energia da fonti rinnovabili;
  • la rimozione di elementi di degrado, coperture in amianto, uso improprio di aree agricole, ecc.

8. Il P.A.P.M.A.A. censisce inoltre le parti del territorio aziendale ricadenti in area vincolata o di particolare valore paesaggistico e naturalistico (vincoli D.lgs. 42/2004 per decreto o ex lege, ZSC...) prestando, nelle valutazioni e nella proposta dei miglioramenti ambientali, particolare attenzione alle specifiche tutele.

Art. 102 Nuove abitazioni rurali tramite P.A.P.M.A.A.

1. Ferme restando le condizioni di legge e l'obbligo di procedere prioritariamente al recupero degli edifici esistenti, l'azienda agricola dotata delle superfici fondiarie minime, di cui almeno il 50% dovrà essere accorpato ai nuovi edifici, può, se sussistono le condizioni, richiedere la realizzazione di nuove abitazioni rurali attraverso il P.A.P.M.A.A.

2. La realizzazione di nuove abitazioni rurali non è consentita nelle aree di pertinenza dei BSA, di cui al precedente art. 53 e nei sottosistemi PAE1, PAE2, PAE3, PAE8. PAE9, PAE10, PAE12 e nei parchi VP1 e VP2, mentre negli altri sottosistemi è consentita tramite:

  • nuova edificazione;
  • riconversione o trasferimento di volumetrie legittime esistenti a destinazione agricola non più necessarie, con l'obiettivo di una riqualificazione complessiva del contesto che deve risultare dagli elaborati a corredo del P.A.P.M.A.A. e ferma restando la quota di annessi agricoli da mantenere a servizio del fondo.

3. Per i nuovi edifici per abitazioni rurali si dovranno:

  • privilegiare la semplicità delle soluzioni d'impianto, le tipologie e le proporzioni degli edifici tradizionali riferibili ai modelli storici locali; le nuove abitazioni rurali dovranno essere di pianta regolare e sono da preferire di norma volumetrie compatte, con finestre e porte di dimensioni tradizionali, con prevalenza dei pieni sui vuoti, con copertura a falde tradizionali e con esclusione di terrazze a tasca; non sono altresì consentiti i balconi e le scale esterne in aggetto, mentre logge e portici sono ammessi limitatamente ad un solo fronte dell'edificio;
  • impiegare materiali e finiture coerenti con le peculiarità dell'edilizia tradizionale e consolidata; dovrà essere posta attenzione al recupero dei materiali locali e delle soluzioni costruttive tradizionali, in particolare quelle proprie del luogo, evitando al contempo l'impiego esteso o pervasivo di materiali e tecniche di uso recente o non tipici del luogo; il ricorso a soluzioni tecnologiche e materiali che assicurino la migliore integrazione paesaggistica dovrà comunque privilegiare l'edilizia eco-compatibile e favorire la reversibilità dell'installazione, la riciclabilità delle componenti riutilizzabili e il risparmio energetico relativo all'intero ciclo di vita.

4. La dimensione massima ammissibile di ogni nuova unità abitativa è stabilita in 100 mq. di Superficie utile (SU). Nel caso in cui la nuova unità abitativa sia anche l'esito di riconversione/trasferimento di volumetrie esistenti per una Superficie edificata (SE) minima di 50 mq., la dimensione massima ammissibile è di 130 mq. di Superficie utile (SU). La nuova unità abitativa non potrà comunque essere inferiore a 70 mq di SU.

La dimensione massima ammissibile di Superficie accessoria (SA) per ogni unità abitativa, esclusi eventuali locali totalmente interrati, è stabilita in 60 mq. Le autorimesse non potranno superare la superficie di 40 mq. per ogni nuova unità abitativa; è vietata la realizzazione di autorimesse interrate fatto salvo il caso in cui sia possibile realizzarle nei terrapieni formati da dislivelli del terreno esistenti, senza alcuna alterazione della morfologia dei luoghi e ciò non comporti dunque la realizzazione di rampe.

I locali disposti ad un eventuale livello totalmente interrato dovranno essere compresi entro il sedime del fabbricato, con accesso interno o tramite scala esterna; l'accesso diretto al piano interrato o parzialmente interrato è consentito solo nel caso in cui ciò non comporti la realizzazione di rampe.

5. L'altezza della nuova costruzione non potrà superare due piani fuori terra, con Altezza utile (HU) non superiore a 2,90 ml.

6. Il sistema di illuminazione esterna e la sistemazione delle aree pertinenziali dei nuovi edifici devono essere previsti nella redazione delle norme del Programma Aziendale ed hanno valore prescrittivo.

Art. 103 Nuovi annessi agricoli tramite P.A.P.M.A.A.

1. I nuovi annessi agricoli per conduzione agricola professionale realizzati tramite Programma Aziendale ai sensi della normativa vigente entrano nel computo dei beni immobili aziendali e non possono mutare la destinazione d'uso agricola.

2. La realizzazione dei nuovi annessi agricoli è ammessa nel territorio rurale, con esclusione del sottosistema PAE1. Nel Parco agricolo del Buongoverno (VP2), il PAPMAA per la realizzazione di annessi agricoli assume valore di piano attuativo, mentre nelle aree di pertinenza dei BSA la realizzazione di nuovi annessi agricoli deve sempre osservare le condizioni di cui al precedente art. 53, comma 2, delle presenti Norme.

3. I nuovi annessi agricoli per conduzione agricola professionale, da realizzare tramite Programma Aziendale, dovranno avere caratteristiche di semplicità ed essere concepiti differenziandoli per il loro uso ed in relazione alla loro durata, dotandoli anche di una adeguata flessibilità; per magazzini, rimesse e simili si dovranno utilizzare preferibilmente materiali leggeri (legno) per il tamponamento dell'edificio e adeguate tecniche e materiali per la struttura portante; le soluzioni proposte dovranno comunque essere sempre orientate a limitarne gli impatti sul paesaggio circostante e prevedere se necessario impianti vegetazionali di mitigazione paesaggistica. Il ricorso a soluzioni tecnologiche e materiali che assicurino la migliore integrazione paesaggistica dovrà in ogni caso privilegiare l'edilizia eco-compatibile e favorire la reversibilità dell'installazione, la riciclabilità delle componenti riutilizzabili e il risparmio energetico relativo all'intero ciclo di vita.

4. Nella progettazione delle cantine e di edifici destinati alla produzione agricola dovranno essere evitate soluzioni monumentali e fuori scala dei fronti; i piazzali di pertinenza dovranno essere strettamente dimensionati in rapporto alle necessità di servizio, valutando sui crinali e nelle aree di elevata intervisibilità la compatibilità con la morfologia dei luoghi e privilegiando una localizzazione prossima a una idonea rete viaria esistente.

5. Gli interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico e le sistemazioni pertinenziali, che si basano sulla dettagliata analisi effettuata in sede di P.A.P.M.A.A. e tengono conto della disciplina dei Sistemi di Paesaggio e degli interventi di cui all'art. 105, sono finalizzati ad integrare dal punto di vista paesaggistico le nuove strutture con il contesto agricolo esistente, valorizzando eventuali preesistenze di pregio e sostituendo impianti decontestualizzati.

6. Eventuali piazzali di carico e scarico devono essere limitati al massimo e realizzati impiegando materiali coerenti al contesto, adeguati al recupero delle acque meteoriche ai fini di destinare l'acqua a scopo irriguo dell'azienda ed essere dimensionati sulla base delle esigenze aziendali in riferimento ai flussi di transito dei mezzi.

Art. 104 Criteri insediativi dei nuovi edifici e manufatti rurali

1. Nella scelta della localizzazione dei nuovi edifici, annessi o manufatti, si dovrà valutare il corretto inserimento nel contesto paesaggistico; si dovranno in ogni caso rispettare i seguenti criteri e prescrizioni:

  • si dovranno collocare lungo la viabilità esistente o comunque in aree che non richiedano la realizzazione di nuovi percorsi carrabili, fatti salvi i casi nei quali soluzioni diverse si dimostrino inequivocabilmente migliorative dal punto di vista paesaggistico ed ambientale e comunque esclusivamente nel caso di modesti tratti di raccordo alla viabilità principale, da realizzare con caratteri tipici della maglia poderale;
  • il progetto delle sistemazioni ambientali dovrà considerare un intorno significativo e specificare le caratteristiche, il disegno compositivo e i tipi di essenze autoctone o naturalizzate da impiegare a corredo, in modo da integrare, dal punto di vista paesaggistico, le nuove strutture con il paesaggio agricolo circostante;
  • si dovranno collocare nelle vicinanze di nuclei ed edifici esistenti, in una logica di accorpamento dei volumi e fabbricati che limiti e contenga le aree edificate, senza alterare quadri paesistici caratterizzati dall'assenza di costruito; andranno tuttavia salvaguardati l'intorno e l'area di pertinenza visiva di edifici o nuclei di particolare pregio storico e/o architettonico, lasciandoli liberi da nuovi interventi edilizi;
  • in caso di dimostrata impossibilità di reperire localizzazioni prossime a nuclei esistenti o di incompatibilità con i complessi esistenti, in conseguenza del rispetto delle misure igienico-sanitarie e funzionali alle lavorazioni, dovranno essere privilegiati luoghi di basso impatto visivo od eventualmente adottate opportune forme di mitigazione visiva (ad esempio fasce verdi arboreo arbustive miste realizzate con specie autoctone ) e dovrà essere garantito comunque il rispetto della maglia territoriale e poderale e delle tradizioni insediative storicamente consolidate;
  • nelle aree collinari, si dovranno collocare in modo tale che le quote delle coperture non superino le quote al suolo di crinale o delle vette dei poggi e comunque mantenendo corretti rapporti con l'edificato esistente e il profilo degli insediamenti consolidati, valutandone la dimensione in relazione alla consistenza e alle relazioni con l'insediamento storico esistente; si dovrà quindi mantenere la leggibilità della struttura insediativa di crinale conservando l'integrità percettiva, la riconoscibilità e la leggibilità degli insediamenti, sviluppati lungo la viabilità di crinale;
  • si dovranno sempre scegliere aree poco esposte, limitando la visibilità dei nuovi edifici dalle altre strade di interesse panoramico;
  • la loro localizzazione non dovrà implicare significativi movimenti di terra; laddove vi siano situazioni di pronunciata acclività, in caso di dimostrata impossibilità di reperire localizzazioni alternative, dovrà essere prevista l'adozione di piani terra seminterrati, limitando così sia gli sbancamenti che il riporto di terra per il livellamento dei piani;
  • si dovrà configurare l'insediamento ed il disegno della rete scolante in coerenza col sistema delle acque superficiali e sotterranee e in modo da ottimizzare le prestazioni in ordine alla difesa del suolo e al rischio idrogeologico;
  • la loro localizzazione non dovrà essere in stretta prossimità di aree forestali, formazioni ripariali ed altre componenti naturali rilevanti dei fondi, al fine di non incidere negativamente sugli elementi della struttura ecosistemica.

2. La collocazione dei nuovi edifici, annessi o manufatti, la dotazione e la scelta delle aree di pertinenza, degli spazi di servizio, ecc. dovrà essere oggetto di uno studio di inserimento paesaggistico e ambientale d'insieme e di adeguate valutazioni di compatibilità dell'impatto visivo per mantenere l'unitarietà delle viste ed evitare cesure incongrue. Tutti gli interventi dovranno comunque garantire la tutela delle caratteristiche specifiche del contesto rurale interessato e delle sistemazioni agrarie tradizionali.

Art. 105 Criteri per gli interventi di miglioramento agricolo-ambientale e paesaggistico

1. Gli interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico da attuare attraverso P.A.P.M.A.A. e/o previsti nella richiesta di installazione di annessi e manufatti nel territorio rurale sono inseriti nel progetto e subordinati alla sottoscrizione di specifici impegni. Tali interventi sono finalizzati ad assicurare il mantenimento di una elevata qualità ambientale e paesaggistica del fondo a cui sono collegati. Essi dovranno in ogni caso rispettare i seguenti criteri e prescrizioni:

  • garantire la manutenzione ambientale e paesaggistica e la coltivazione del fondo agricolo;
  • rispondere a obiettivi di miglioramento della qualità ecologica, ambientale e paesaggistica;
  • individuare, mantenere, ripristinare o migliorare gli elementi strutturanti del paesaggio agrario quali le sistemazioni idraulico agrarie, i terrazzamenti ed i ciglionamenti, le tessiture agrarie a maglia fitta, la trama dei percorsi e della viabilità poderale esistente, le fasce di vegetazione riparia, le siepi, le siepi alberate, i boschetti e i filari alberati;
  • impiegare tecniche e sesti di impianto di specie arboree e arbustive coerenti con il carattere dei luoghi anche per i filari alberati o le siepi a delimitazione dei fondi agricoli e lungo i percorsi;
  • ripristinare eventuali luoghi degradati.

2. Nel rispetto delle esigenze dei processi produttivi agricoli nonché delle attività e delle funzioni integrative compatibili, gli interventi sul suolo e sulle coltivazioni devono privilegiare la manutenzione, la conservazione, la riqualificazione dell'assetto del paesaggio agrario tradizionale, la conservazione e il rafforzamento della vegetazione non colturale residua, evitando ulteriori effetti di "frangia urbana" e mitigando quelli già esistenti.

3. In caso di comprovate necessità di impermeabilizzazione dei suoli, dovranno essere previste opere di raccolta delle acque meteoriche con successiva cessione alla falda, previo filtraggio o convogliamento verso i principali fossi di raccolta.

4. Negli interventi di sistemazione ambientale potrà essere perseguito il miglioramento delle capacità autodepurative dei corsi d'acqua superficiali, con interventi di manutenzione o ricostituzione delle caratteristiche di naturalità dell'alveo fluviale, degli ecosistemi e delle fasce verdi riparali. Fatti salvi gli interventi di messa in sicurezza idraulica con rimodellazione dell'alveo è vietata l'estirpazione della vegetazione riparia mentre ne è consentito il taglio di ceduazione.

5. Eventuali aree degradate, ove siano riconoscibili fenomeni di erosione o dissesto, potranno essere recuperate privilegiando il ripristino di vecchie sistemazioni colturali o adottando tecniche di ingegneria naturalistica.

6. Gli interventi obbligatori, previsti dalle normative vigenti ai fini della prevenzione dagli incendi e quelli di difesa idrogeologica, non possono essere considerati interventi di sistemazione ambientale e miglioramento fondiario.

Art. 106 Agriturismo e ospitalità in spazi aperti

1. Le attività agrituristiche possono essere svolte nel territorio comunale secondo le norme e prescrizioni vigenti, a condizione che non sia necessario realizzare nuova viabilità, se non per modesti tratti di raccordo, ed infrastrutture con impatto paesaggistico. Per gli interventi ricadenti in ambiti soggetti a provvedimento di tutela si dovrà prestare particolare attenzione alle prescrizioni contenute nella Scheda di Vincolo, di cui alla Sez. 4 del P.I.T./P.P.R.

2. Per l'esercizio delle attività agrituristiche il Piano Operativo non consente la realizzazione di nuovi volumi e vani tecnici o strutture coperte per le piscine, di cui al precedente art. 100, mentre previa realizzazione di interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico è ammessa esclusivamente la realizzazione di maneggi scoperti quali strutture sportive prive di copertura connesse alle attività agrituristiche aziendali.

3. L'ospitalità in spazi aperti (agricampeggio o agrisosta camper) è ammessa solo previa realizzazione di interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico da parte dell'operatore agrituristico; non è comunque ammessa nei sottosistemi ambientali PAE8, PAE9 e PAE10, nel Parco territoriale di Lecceto (Vp1) e nel Parco agricolo del Buongoverno (Vp2), nonché nelle aree di pertinenza dei BSA e nei resede degli edifici censiti di matrice storica.

4. In particolare, l'agrisosta camper può essere realizzata in presenza di un progetto complessivo di sistemazione dell'area, che risponda ai criteri insediativi di cui all'art. 104, sia garantita una facile accessibilità al sito e si privilegi la riconversione di piazzali e infrastrutture esistenti e non è comunque ammessa nel sottosistema PAE 12.

5. Gli interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico rispondono alle azioni prioritarie individuate per i Sistemi di Paesaggio e alla disciplina di cui all'art. 105.

Art. 107 Ulteriori manufatti aziendali agricoli realizzabili senza P.A.P.M.A.A.

1. In tutto il territorio comunale non sono consentiti gli annessi per le aziende agricole che non raggiungono i requisiti minimi, nonché quelli non collegabili alle superfici minime fondiarie, di cui al comma 5 dell'art. 73 della L.R. 65/2014. Per motivate ragioni di ordine agricolo produttivo all'imprenditore agricolo è consentita la realizzazione di manufatti aziendali che non necessitano di P.A.P.M.A.A., che non possono mutare la destinazione d'uso agricola e che non entrano nel computo del patrimonio edilizio dell'azienda. Tali manufatti possono essere realizzati nei limiti dettati dalle Norme al precedente Capo I del presente Titolo VIII e a condizione che:

  • non esistano costruzioni stabili utilizzabili allo stesso scopo e che eventuali consistenze incongrue esistenti vengano rimosse;
  • i terreni a cui si riferisce il dimensionamento dei manufatti siano detenuti in proprietà o con altro titolo che abilita agli interventi di miglioramento fondiario ed edilizi;
  • l'imprenditore agricolo abbia una Unità tecnico economica o una Unità produttiva ARTEA aperta nel Comune di Siena (Unità Tecnico Economica Artea);
  • la superficie agricola coltivata riferita al dimensionamento del manufatto ricada nel Comune di Siena.

2. I manufatti aziendali agricoli realizzabili senza P.A.P.M.A.A. sono distinti come segue:

  1. a. manufatti aziendali temporanei realizzati per un periodo non superiore a due anni, di cui al successivo art. 108, comma 2, semplicemente ancorati al suolo e senza opere murarie;
  2. b. manufatti aziendali temporanei con le caratteristiche di cui al punto a. realizzati per un periodo superiore a due anni, di cui al successivo art. 108, comma 3;
  3. c. manufatti aziendali non temporanei, che necessitano trasformazioni permanenti al suolo, di cui al successivo art. 109.

3. Per la presentazione dell'istanza l'imprenditore agricolo oltre a dimostrare la propria qualifica, il titolo di possesso del compendio, lo stato delle strutture e infrastrutture aziendali esistenti e di progetto, allega l'ultimo il Piano delle coltivazioni validato e la consistenza degli allevamenti come risultano dalla banca dati ARTEA e dall'anagrafe zootecnica (BDN).

Il progetto dei manufatti è accompagnato da un elaborato redatto da tecnico abilitato in materie agricole che verifichi l'assenza sul fondo di analoghi annessi e manufatti e individui eventuali strutture fatiscenti da smantellare, giustifichi le dimensioni del manufatto e la scelta localizzativa.

4. Il progetto dei manufatti temporanei di durata superiore a due anni (art. 108, comma 3) e dei manufatti non temporanei (art. 109) prevede la realizzazione di interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico commisurati all'entità dell'opera edilizia, è corredato dal computo metrico per la loro realizzazione e manutenzione.

5. Con apposito regolamento l'Amministrazione Comunale disciplina gli impegni e le garanzie alla rimozione dei manufatti del presente articolo e alla realizzazione gli interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico. Lo stesso regolamento disciplina le modalità di accertamento di regolare esecuzione degli interventi di miglioramento ambientale.

6. Sulla base delle motivate esigenze produttive e compatibilmente con le limitazioni poste dal presente Piano Operativo è ammessa la realizzazione di più manufatti.

7. Sono compresi tra i manufatti aziendali per l'imprenditore agricolo anche quelli destinati all'allevamento di cavalli.

Art. 108 Manufatti aziendali temporanei

1. Alle aziende agricole è consentita la realizzazione di manufatti temporanei, alle condizioni dettate dalle norme regionali.

2. I manufatti aziendali temporanei di durata non superiore a due anni (articolo 70 c.1 L. R.T. 65/2014 e articolo 1 D.P.G.R. 63/2016) sono semplicemente ancorati al suolo senza opere murarie e hanno spiccate caratteristiche di temporaneità. Oltre che nei sottosistemi PAE1, PAE2, PAE3, PAE5, PAE6, PAE7, PAE8, PAE9, PAE10, PAE11, PAE12, VP1 e VP2, non è consentita la realizzazione di manufatti per un periodo inferiore a due anni nelle aree di pertinenza dei BSA del PTCP e nei resede censiti di valore eccezionale.

Alla comunicazione di inizio lavori prevista dalla normativa regionale viene allegato quanto previsto dall'articolo 107 comma 3 delle presenti norme.

3. I manufatti aziendali temporanei realizzati per un periodo superiore a due anni hanno le medesime caratteristiche costruttive di quelli descritti al precedente comma 2, ma possono essere mantenuti per la durata dell'attività e delle esigenze aziendali. Per assicurare un elevato livello di qualità paesaggistica e tutelare le relazioni percettive tra il centro antico di Siena e il contesto paesaggistico circostante, il Piano Operativo limita la realizzazione di questi manufatti e la condiziona alla realizzazione di interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico. All'interno delle aree di pertinenza dei BSA tali manufatti sono consentiti a condizione che il centro aziendale ricada al loro interno, comunque osservando le condizioni di cui al precedente art. 53.

Alla richiesta di rilascio del titolo abilitativo oltre alla documentazione prescritta e a quanto previsto all'articolo 107 delle presenti norme è allegato un elaborato redatto da tecnico abilitato in materie agricole che giustifichi le dimensioni del manufatto e la scelta localizzativa.

Art. 109 Manufatti aziendali che necessitano di trasformazioni permanenti del suolo

1. I manufatti aziendali non temporanei che necessitano trasformazioni permanenti del suolo possono essere mantenuti per tutta a durata dell'attività e delle esigenze dell'azienda agricola. Tra questi il P.O. distingue le seguenti tipologie:

  1. a. silos, vasche, serbatoi, invasi e bacini di accumulo (fontoni), concimaie e simili, che non determinano volume o superficie edificata o edificabile (SE); tali manufatti non possono essere realizzati nei resede censiti di valore eccezionale, mentre sono consentiti all'interno delle aree di pertinenza dei BSA solo se non diversamente collocabili;
  2. b. manufatti in strutture prefabbricate, strutture a tunnel per i foraggi e tettoie; tali manufatti non possono essere realizzati, oltre che nel Parco agricolo del Buongoverno (VP2), nelle aree di pertinenza dei BSA del PTCP e nei resede di valore eccezionale.

2. Ai fini della tutela paesaggistica valgono le seguenti disposizioni:

  • i manufatti per il rimessaggio dovranno essere concepiti per un'adeguata reversibilità, con particolare attenzione per l'efficacia del ciclo produttivo, così da facilitare lo smontaggio, il recupero e il riciclaggio delle diverse parti, privilegiando l'impiego del legno - ove compatibile con la funzionalità del manufatto - ed ispirandosi al manuale ARSIA "Costruire in legno - progetti tipo di fabbricati e annessi agricoli";
  • non è consentita con tale modalità la realizzazione di strutture a tunnel ancorate ad elementi prefabbricati o altro materiale pesante;
  • i manufatti prefabbricati, ancorché privi di fondazioni, che necessitano per il loro funzionamento di opere murarie e di scavo per l'allacciamento alle reti elettriche, idriche e di smaltimento dei reflui non potranno avere Superficie Coperta superiore a 80 mq;
  • i manufatti privi di copertura saranno realizzati con tecniche atte a mitigarne l'impatto e a consentirne la facile reversibilità o il recupero.

3. Alla richiesta di rilascio del titolo abilitativo oltre alla documentazione prescritta dalla normativa vigente è allegato il progetto e le pertinenti opere di miglioramento o mitigazione da commisurare all'entità dell'intervento e al contesto paesaggistico e di quant'altro previsto al precedente art. 107, comma 4.

4. Salvo motivati casi è consentita la realizzazione di un solo manufatto per ogni azienda agricola. L'articolazione in più manufatti deve rispondere a specifiche esigenze funzionali e di inserimento nel contesto da esplicitare nella relazione tecnica.

Art. 110 Manufatti agricoli per l'agricoltura amatoriale

1. L'installazione di manufatti destinati all'agricoltura amatoriale, esercitata da soggetti diversi dagli imprenditori agricoli, è consentita ai proprietari o detentori di fondi agricoli sprovvisti o insufficientemente dotati di annessi o manufatti; ove esista un altro annesso o manufatto compatibile con le prescrizioni delle presenti norme è consentito il suo ampliamento sino alle dimensioni massime ammesse; ove esso risulti incongruo con il contesto (baracche e simili), la realizzazione del nuovo manufatto è subordinata alla rimozione dei manufatti incongrui. I manufatti agricoli per l'agricoltura amatoriale non sono comunque consentiti nei sottosistemi PAE1, PAE2 e PAE3, nelle aree di pertinenza dei BSA del PTCP e nei resede censiti di valore eccezionale.

2. Alla realizzazione di manufatti amatoriali concorrono i soli terreni posseduti nel Comune di Siena. Ai fini della determinazione della superficie agricola coltivata per il dimensionamento di tali manufatti concorrono tutti i terreni coltivati escluse le aree di resede, le aree boscate e seminaturali.

3. La realizzazione degli annessi di cui al comma 1 è consentita a condizione che:

  • i proprietari dei fondi non abbiano distolto dall'uso agricolo fabbricati e i terreni non siano stati oggetto di trasferimenti parziali che determinano vincolo di inedificabilità decennale secondo quanto previsto dall'articolo 76 della L.R. 65/2014; sono fatti salvi i trasferimenti autorizzati con Programma Aziendale;
  • i terreni di riferimento siano costituiti da un unico corpo (viene considerato appezzamento unico anche il lotto attraversato da viabilità pubblica o di uso pubblico);
  • il richiedente sottoscriva un impegno alla realizzazione di interventi di miglioramento ambientale, come indicato al precedente Capo I del Titolo VIII, alla manutenzione del fondo e allo smantellamento di manufatti e annessi alla cessazione dell'attività.

4. La Superficie Coperta del manufatto realizzabile è definita con riferimento alla estensione della superficie agricola e al tipo di coltivazione esercitata:

  • tipo A - 15 mq. di manufatto realizzabili con una superficie agricola coltivata destinata a orto, coltivazioni erbacee, coltivazioni arboree esclusi gli oliveti uguale o superiore a 3.000 mq., fino a 20.000 mq.;
  • tipo B - 25 mq. di manufatto realizzabili con una superficie agricola coltivata da 20.000 a 30.000 mq.;
  • tipo C - 30 mq. di manufatto realizzabili con una superficie agricola coltivata superiore a 30.000 mq.

I manufatti di tipo B e C sono subordinati alla previa realizzazione degli interventi di miglioramento ambientale e all'asseveramento da parte di tecnico abilitato in materie agricole della superficie agricola coltivata.

Per ogni fondo è ammesso un solo manufatto. Possono insistere sullo stesso fondo e sono tra loro cumulabili manufatti per l'agricoltura amatoriale e per allevamenti amatoriali di cui al successivo art. 112 laddove siano presenti le superfici agricole necessarie per il dimensionamento di entrambe le fattispecie.

I manufatti dovranno avere i seguenti requisiti e caratteristiche:

  • unico corpo di fabbrica, ad un solo livello, di forma semplice e regolare, con copertura a capanna e linea di colmo posta parallelamente al lato più lungo della costruzione;
  • Altezza (HMax) non superiore a 2,50 ml.;
  • struttura e tamponamenti realizzati in legno o con altri materiali leggeri, ad esclusione dei materiali di recupero di cattiva qualità e/o incongrui come ad esempio le lamiere;
  • assenza di opere di fondazione, escluse solo quelle di ancoraggio, appoggiate su piano stabile; i manufatti di Superficie Coperta non superiore a 15 mq. saranno semplicemente appoggiati al suolo, con eventuale pavimentazione interna costituita da elementi accostati, privi di giunti stuccati o cementati;
  • assenza di dotazioni che consentano l'utilizzo abitativo, ancorché saltuario e temporaneo.

È vietata la formazione di piazzali e di recinzioni murarie, mentre sono consentite le recinzioni a protezione delle colture previste al successivo art. 114.

Art. 111 Manufatti amatoriali per i cavalli

1. L'installazione di manufatti amatoriali destinati all'allevamento di cavalli esercitato da soggetti diversi dagli imprenditori agricoli è consentita ai proprietari o detentori di fondi agricoli sprovvisti o insufficientemente dotati di annessi o manufatti utili allo scopo. Ove esista un altro annesso o manufatto compatibile con le prescrizioni delle presenti norme è consentito il suo ampliamento sino alle dimensioni massime ammesse; ove esso risulti incongruo con il contesto (baracche e simili), la realizzazione del nuovo manufatto è subordinata alla rimozione dei manufatti incongrui. I manufatti amatoriali per i cavalli non sono comunque consentiti nei sottosistemi PAE1, PAE2 e PAE3 e nei resede censiti di valore eccezionale.

2. La realizzazione dei manufatti amatoriali per l'allevamento di cavalli è consentita, laddove previsto dalle presenti Norme, a condizione che:

  • i proprietari dei fondi non abbiano distolto dall'uso agricolo fabbricati e i terreni non provengano da frazionamenti e divisioni di aziende dotate di edifici agricoli avvenuti nei 10 anni precedenti alla richiesta, salvo trasferimenti autorizzati con Programma Aziendale;
  • i terreni in cui si localizzano i box e ne consentano il dimensionamento ricadano interamente nel Comune Siena e siano costituiti da un unico corpo;
  • l'intervento non comporti la realizzazione di nuove infrastrutture per l'allenamento dei cavalli;
  • sia rispettata una distanza minima dalle abitazioni di 40 ml. e verificata la conformità con le pertinenti norme igienico sanitarie e ambientali di trattamento di reflui degli allevamenti;
  • i box siano costruiti con strutture leggere e rimovibili in legno e con altezza massima in gronda di 3 ml., pavimentati con materiali atti a soddisfare le esigenze igieniche ed essere facilmente disinfettabili; la pavimentazione, semplicemente appoggiata, dovrà consentire il deflusso delle acque di lavaggio ed essere munita di griglie di scarico; i reflui dovranno essere raccolti in appositi pozzetti ed incanalati per il successivo trattamento nel rispetto delle normative vigenti in materia;
  • siano assenti dotazioni che consentano l'utilizzo abitativo dei manufatti;
  • non vengano eliminate alberature di interesse storico;
  • il richiedente sottoscriva un impegno alla realizzazione di interventi di miglioramento ambientale, come indicato al precedente Capo I del Titolo VIII.

3. Il manufatto può essere dimensionato in proporzione al numero dei cavalli e al terreno disponibile in ragione di 15 mq. per cavallo e per 5.000 mq di terreno agricolo fino ad un massimo di 90 mq. di superficie coperta per sei cavalli.

La copertura dei manufatti potrà essere a pendenza singola o doppia e realizzata in legno, laterizio, rame o guaina ardesiata.

A copertura delle porte di accesso potrà essere previsto uno sporto di gronda non superiore a 1 ml.

Le pareti esterne e gli infissi dovranno essere verniciati con impregnanti o con smalti di tonalità scure, verdi o marroni.

4. La realizzazione dei manufatti è subordinata al mantenimento dell'allevamento di cavalli, alla previa realizzazione di sistemazioni esterne e pertinenziali dell'allevamento e di miglioramento ambientale nonché alla sottoscrizione da parte del proprietario di un atto unilaterale d'obbligo avente ad oggetto l'impegno alla rimozione del manufatto in caso di cessazione dell'attività o nel caso di trasferimento della proprietà di tutto o parte del fondo su cui insiste.

Art. 112 Manufatti per allevamenti amatoriali

1. L'installazione di manufatti per il ricovero di animali domestici (allevamenti amatoriali e animali d'affezione) è consentita ai soggetti diversi dagli imprenditori agricoli, proprietari o detentori di fondi agricoli, esclusivamente sui fondi sprovvisti di annessi agricoli o che ne siano provvisti in misura minore rispetto alla quantità indicata al successivo comma 6. I manufatti per allevamenti amatoriali non sono comunque consentiti nei sottosistemi PAE1, PAE2 e PAE3, nelle aree di pertinenza dei BSA del PTCP e nei resede censiti di valore eccezionale.

2. La realizzazione dei manufatti per allevamenti amatoriali è consentita a condizione che:

  • i proprietari dei fondi non abbiano distolto dall'uso agricolo fabbricati e i terreni non provengano da frazionamenti e divisioni di aziende dotate di edifici agricoli avvenuti nei 10 anni precedenti alla richiesta, salvo trasferimenti autorizzati con Programma Aziendale;
  • i terreni in cui si localizzano i manufatti e ne consentano il dimensionamento ricadano interamente nel Comune di Siena e siano costituiti da un unico corpo;
  • il richiedente sottoscriva un impegno alla realizzazione di interventi di miglioramento ambientale, come indicato al precedente Capo I del Titolo VIII.

3. La disponibilità della risorsa idrica è condizione essenziale per la realizzazione del manufatto e deve essere verificata prima della presentazione dell'istanza.

4. L'intervento non dovrà modificare la morfologia dei luoghi né comportare la realizzazione di nuova viabilità, se non per modesti tratti di raccordo. Dovranno essere privilegiati luoghi di basso impatto visivo, in particolare poco esposti rispetto alle strade e alle visuali panoramiche, e nelle aree collinari si dovranno collocare in modo tale che le quote delle coperture non superino le quote al suolo di crinale o delle vette dei poggi; dovranno inoltre essere salvaguardati l'intorno e l'area di pertinenza visiva di edifici o nuclei di particolare pregio storico e/o architettonico. Gli interventi dovranno inoltre garantire la tutela delle sistemazioni agrarie tradizionali.

5. Per ogni fondo è ammesso un solo manufatto. Ove esista un altro annesso o manufatto compatibile con le prescrizioni delle presenti norme è consentito il suo ampliamento sino alle dimensioni massime ammesse; ove esso risulti incongruo con il contesto (baracche e simili), la realizzazione del nuovo manufatto è subordinata alla rimozione dei manufatti incongrui.

6. La Superficie Coperta di manufatto realizzabile è definita con riferimento al tipo di allevamento amatoriale secondo i seguenti parametri:

Tipo di allevamento Superficie Fondiaria minima (mq.) Superficie Coperta massima (mq.)
api 3.000 10
avicoli 3.000 10
conigli 3.000 10
ovini/caprini 10.000 20

La Superficie Coperta indicata comprende anche spazi per lo stoccaggio dei mangimi e per i presidi sanitari.

7. I manufatti dovranno avere i seguenti requisiti e caratteristiche:

  • unico corpo di fabbrica, ad un solo livello, di forma semplice e regolare, con copertura a capanna e linea di colmo posta parallelamente al lato più lungo della costruzione;
  • Altezza (HMax) 2,20 ml.;
  • struttura e tamponamenti realizzati in legno o con altri materiali leggeri, ad esclusione dei materiali di recupero di cattiva qualità e/o incongrui come ad esempio le lamiere;
  • assenza di opere di fondazione, escluse solo quelle di ancoraggio, appoggiate su piano stabile;
  • assenza di dotazioni che ne consentano l'utilizzo abitativo, ancorché saltuario e temporaneo;
  • rispetto della distanza minima di 40 ml. dai fabbricati ad uso residenziale e dai luoghi pubblici e compatibilità con le norme igienico sanitarie;
  • non sono consentiti gli allacciamenti alla fognatura pubblica; i reflui provenienti dalla detenzione di animali dovranno comunque essere smaltiti seconde le norme vigenti.

8. Possono insistere sullo stesso fondo e sono tra loro cumulabili i manufatti del presente articolo e quelli per l'agricoltura amatoriale, di cui al precedente art. 110, laddove siano presenti Superfici Fondiarie sufficienti al dimensionamento di entrambe le fattispecie.

9. È vietata la formazione di piazzali e di recinzioni murarie, mentre sono consentite le recinzioni realizzate con le modalità definite al successivo art. 114.

Art. 113 Appostamenti fissi per l'attività venatoria

1. L'installazione di manufatti nei siti in cui sono autorizzati gli appostamenti fissi per l'esercizio dell'attività venatoria è consentita, nel rispetto della L.R. 3/1994 e s.m.i. e del relativo Regolamento di attuazione ed in conformità a quanto previsto al comma 1 punto f) dell'art. 136 della L.R. 65/2014 s.m.i. e secondo quanto previsto dal Piano Faunistico Venatorio Regionale, in tutto il territorio comunale. Non sono comunque consentiti nel Parco territoriale del Buongoverno (VP2) e nelle aree di pertinenza dei BSA.

2. Tali manufatti, soggetti ad autorizzazione da parte della competente struttura regionale, sono consentiti a condizione che:

  • non comportino alcuna alterazione permanente dello stato dei luoghi o la trasformazione del bosco e non richiedano la realizzazione di nuove infrastrutture;
  • siano realizzati con materiali leggeri (in legno, con strutture tubolari o con altri materiali tradizionali tipici della zona);
  • non comportino volumetrie;
  • siano facilmente ed immediatamente rimovibili alla scadenza dell'autorizzazione;
  • siano ancorati al suolo senza opere di fondazione;
  • non abbiano dotazioni che ne consentano l'utilizzo abitativo, ancorché saltuario o temporaneo;
  • non abbiano superficie superiore a 5 mq.;
  • rispettino le distanze da abitazioni, pubblici esercizi e luoghi pubblici o frequentati dal pubblico.

3. Nel caso in cui tali manufatti siano dotati di copertura, comunque leggera, che li rendano equiparabili a tettoie con pareti laterali, questi non potranno avere un'altezza massima (Hmax) superiore a 2,20 ml.; tale limite di altezza non si applica ai manufatti a traliccio in tubolare o pali di legno (altane di caccia).

4. Nel Parco territoriale di Lecceto, l'installazione di appostamenti fissi per l'esercizio dell'attività venatoria è consentita previa realizzazione degli interventi di miglioramento ambientale e paesaggistico e sottoscrizione degli impegni manutentivi.

Art. 114 Recinzioni dei fondi agricoli

1. Nel territorio rurale sono consentite le recinzioni dei fondi quali i terreni agricoli o forestali e comunque dei terreni che non costituiscono pertinenze degli edifici - le cui sistemazioni sono disciplinate all'art. 100 - esclusivamente qualora se ne dimostri l'indispensabilità per motivi riconducibili all'attività agricola, quali la protezione delle colture o della fauna allevata, oltre a quelle previste da normative sovraordinate per impianti tecnologici oppure per la regolamentazione dell'attività venatoria (come nel caso di aree per l'addestramento dei cani e fondi chiusi).

2. Sono ammesse esclusivamente recinzioni con rete metallica di altezza non superiore a 2 ml., anche interrata, ma sempre senza opere murarie, sostenuta da pali in legno, semplicemente infissi al suolo; un'altezza massima di 2,50 ml. potrà essere ammessa nel caso di terreno in forte pendio quando le aree da proteggere si trovino a valle della recinzione.

I recinti per cavalli possono essere realizzati in pali di legno; ulteriori recinzioni saranno ammesse solo per garantire la pubblica incolumità.

3. Sono altresì sempre consentite le recinzioni elettrificate antipredatori a difesa dell'allevamento.

4. Le recinzioni dovranno consentire il passaggio della piccola fauna e a tal fine le recinzioni metalliche dovranno essere dotate alla base di aperture di dimensioni 20x20 cm. almeno ogni 50 ml.

5. Per il loro migliore inserimento paesaggistico, le recinzioni devono rispettare la topografia esistente e porsi quanto più possibile lungo segni di discontinuità presenti, sia colturali e vegetazionali, che morfologici (limiti di colture, strade, sistemazioni del terreno, fossi, balze, ciglionamenti). Esse non possono in alcun modo interrompere tratti di strade pubbliche o di uso pubblico né impedire o ostacolare l'accesso ai tracciati della viabilità storica e devono altresì prevedere comunque varchi di accesso e passaggi gestiti (cancelletti, sbarre, cattle grids ecc.), in corrispondenza delle strade poderali.

6. Per ogni tipo di recinzione, quando consentito dalle presenti Norme, dovranno essere comunque garantite aperture adeguate all'accesso di mezzi di emergenza in caso di incendio o grave calamità naturale. Dovrà altresì essere comunque consentito l'uso pubblico della viabilità minore lungo la rete escursionistica.

7. Il progetto di realizzazione di opere di recinzione - ad eccezione di quelle qualificabili prive di rilevanza edilizia - dovrà essere accompagnato da una documentazione grafica e fotografica adeguata, tale da offrire una sufficiente informazione, oltre che della tipologia di recinzione, di tutte le barriere, cancelli, pavimentazioni ecc., in modo tale da potere valutare la loro compatibilità con l'intorno e la coerenza complessiva del progetto.

Art. 115 Formazioni vegetali e specie tipiche

1. A garanzia di un corretto inserimento paesistico, negli interventi consentiti dal presente P.O. si farà riferimento alle formazioni vegetali della tradizione rurale, privilegiando, nel territorio rurale e nelle fasce di transizione, il ricorso a specie tipiche di percorsi e delimitazioni poderali. La scelta delle specie dovrà comunque essere sempre orientata dalla peculiarità del contesto, dalle condizioni pedoclimatiche del sito di impianto e dalla frequenza manutentiva.

2. A titolo esemplificativo sono tipiche nei diversi ambienti agricoli, naturali e seminaturali le seguenti specie arboree: acero campestre (Acer campestre), acero minore (Acer monspessulanum), carpino nero (Ostrya carpinifolia), carpino bianco (Carpinus betulus), cerro (Quercus cerris), roverella (Quercus pubescens), leccio (Quercus ilex), cipresso (Cupressus sempervirens), gelso (Morus nigra), noce (Juglans regia), olivo (Olea europea), olmo (Ulmus minor), orniello (Fraxinus ornus), salice (Salix viminalis, Salix caprea), sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), albero di Giuda (Cercis siliquastrum), pioppo bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra) e ontano nero (Alnus glutinosa).

3. Nella progettazione si suggerisce di evitare la banalizzazione del disegno con esteso impianto di cipressi e specie non coerenti con il contesto rurale. È comunque da escludere l'impiego di specie alloctone a sviluppo invasivo quali Ailanthus altissima e Robinia preudoacacia e altre specie aliene, che dove presenti dovranno preferibilmente essere sostituite.

4. Sono specie autoctone o tipiche per siepi arboreo-arbustive: prugnolo (Prunus spinosa), biancospino (Crataegus monogyna), ligustro (Ligustrum vulgare), lentaggine (Viburnum tinus), alloro (Laurus nobilis), fusaggine (Euonymus europaeus), piracanta (Pyracantha coccinea) e mirto (Myrtus communis) anche in consociazione con olmo (Ulmus minor).

Nella ricostruzione o realizzazione di nuove siepi è comunque da evitare l'impianto di specie quali Prunus laurocerasus, Cupressus leylandi, Pyttosporum spp. e delle specie aliene segnalate.

5. Anche i tappeti erbosi e i bordi dovrebbero essere realizzati evitando effetti dissonanti. Il prato rustico risulta in genere più consono dei prati monospecifici a taglio frequente che necessitano di interventi di irrigazione molto consistenti. Gli elementi ornamentali o disegnati dovrebbero essere calibrati in relazione all'importanza dell'edificio evitando di introdurre elementi impropri rispetto al contesto e il territorio circostante.

Ultima modifica 24/01/2024 - 14:45