Dal 6 Aprile 2011 il presente Piano Regolatore Generale del Comune di Siena non è più vigente.
Con la pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n. 14 del 06/04/2011 infatti, questo strumento è stato sostituito dal Regolamento Urbanistico e la consultazione su queste pagine rimane solo ed esclusivamente a fini di studio.
Nuove Regole per la città e il territorio
Alcune peculiarità delle Norme Tecniche del Prg di Siena hanno suggerito l'opportunità di farle precedere da una nota avente lo scopo di evidenziarle e di enunciarne i criteri informatori.
Il documento che costituisce le Norme Tecniche è formato da un articolato normativo, da tre 'abachi' che definiscono i caratteri dei nuovi manufatti edilizi e stradali (Abaco dei tipi residenziali, Abaco dei tipi industriali e artigianali, Abaco dei tipi stradali), da tre 'guide' che illustrano i criteri per predisporre gli elaborati di analisi e di progetto, due con particolare riguardo agli interventi sull'esistente (Guida alla restituzione del reticolo strutturale degli edifici, Guida alla individuazione degli elementi tecno-morfologici caratterizzanti), la terza con riferimento ai gradi di pericolosità del territorio comunale (Guida alle indagini geologiche e geotecniche). Articolato, abachi e guide sono corredati di un cospicuo numero di disegni che integrano le prescrizioni scritte. L'articolato e gli abachi sono raccolti in un primo fascicolo, le guide in un secondo.
Gli argomenti dei 205 articoli sono organizzati in 7 titoli.
I primi tre (Disposizioni generali, Linguaggio del piano, Attuazione del piano) forniscono gli elementi necessari per comprendere la struttura del piano il suo linguaggio, i suoi dispositivi. Sono questi che danno significato e senso alle prescrizioni raccolte nei quattro titoli successivi (Disciplina del territorio: schemi direttori e progetti norma, Disciplina del territorio: zone, aree e sottozone, Limitazioni e condizioni di intervento dovute a pericolosità geologica e sismica, Norme transitorie e finali). La 'descrizione', la parte delle norme che definisce il campo di applicazione del piano, è dunque separata dalla 'prescrizione', la parte che detta i modi dell'applicazione. L'obbiettivo perseguito è quello di tendere all'essenziale, evitando sovrapposizioni tra gli articoli e non ribattendo argomenti delle leggi vigenti e dei regolamenti comunali. L'impostazione generale, poi, riflette l'idea secondo la quale le norme tecniche sono il luogo nel quale le intenzioni del piano vengono ridotte alle loro conseguenze operative ed esplicitate senza argomentazioni.
La definizione del campo comincia con l'individuazione degli elementi costitutivi del piano regolatore generale, operando una distinzione funzionale tra Norme e Tavole di progetto, da un lato, Relazione illustrativa, Repertorio dei progetti, Relazioni tematiche e Documenti del Piano, dall'altro. Questo secondo gruppo di documenti ha una sola funzione esplicativa, argomentativa, non è direttamente cogente. La divisione per temi (e non per scale) delle tavole di progetto implica loro differenti modalità di uso che vengono specificate nel secondo articolo delle Disposizioni generali. Questo stesso articolo definisce il valore prescrittivo dei numerosi disegni che corredano le Norme Tecniche: disegni dei progetti norma, delle sottozone di completamento, degli abachi.
Il Titolo II cerca di rendere il meno ambigui possibile i termini utilizzati nelle prescrizioni, sia quelli specifici che restituiscono il sistema di riferimento di questo piano, sia quelli di uso corrente entro la tradizione urbanistica e giuridica. Nel primo caso si tratta di termini nuovi, il significato dei quali è importante per 'questo' piano ( struttura insediativa, principi e regole, ad esempio, oppure progetto norma e reticolo strutturale); nel secondo caso si tratta di termini resi opachi dalle troppe definizioni che si sono accumulate. L'individuazione di termini specifici che differenzia queste da altre normative tecniche del piano, si spiega con la rilevanza pratica dei concetti da essi significati, con le conseguenze che essi hanno sulle singole prescrizioni e sul loro insieme. D'altro canto essa rende palese l'idea secondo la quale ogni piano deve misurarsi con un contesto e con circostanze specifiche e trovare un suo spazio espressivo entro quello tendenzialmente codificato consegnato dalla legislazione.
Il Titolo III, Attuazione del piano, dice che cosa è ammissibile fare, i 'tipi di intervento'; dove lo si può fare, i 'luoghi di intervento'; con quali strumenti, i 'modi di intervento'; quando è possibile intervenire, i 'tempi di intervento'. La ridefinizione dei tipi di intervento (CapoI) nasce dalla necessità di prevedere l'intera casistica delle operazioni possibili nella città, non solo sul patrimonio edilizio esistente, oggetto specifico delle leggi vigenti in materia. Di qui la casistica (Interventi sull'edilizia esistente, Interventi di nuova edificazione, Interventi di sistemazione del suolo), mentre la disaggregazione di ciascun tipo consente poi di specificare area per area le singole opere previste e ammesse, escludendo automaticamente le altre.
Il Capo II, (Luoghi di intervento) introduce l'elemento caratterizzante l'impostazione del piano e quindi l'impianto normativo, ossia l'individuazione di due livelli prescritti: un primo che si applica ai luoghi di trasformazione della struttura urbana e territoriale, un secondo che si applica alle parti consolidate. Questa distinzione è restituita da una disciplina del territorio per schemi direttori e progetti norma distinta da quella per zone, aree e sottozone.
Il Titolo IV si applica a schemi direttori e progetti norma. Ciascuno schema direttore, espressivo di un obbiettivo cardine del Prg (L'attraversamento, 'Il fiume', I luoghi centrali, Dentro e fuori le mura, La tangenziale, Il parco fluviale) raccoglie un certo numero di progetti norma la disciplina dei quali è organizzata entro una schema tipizzato, scritto e disegnato. Ad una sintetica descrizione del progetto con riferimento allo schema direttore, seguono l'individuazione degli interventi previsti (quando il progetto sia realizzabile per parti), delle quantità interessate, quindi la specificazione delle operazioni connesse a ciascun intervento, le quantità disaggregate le destinazioni d'uso e i vincoli progettuali. Questi ultimi illustrati da uno schema grafico che trattiene gli elementi irrinunciabili per il progetto esecutivo o per il piano attuativo.
Il Titolo V si applica a zone, aree e sottozone. Abbandonato il riferimento alla legge 765/67, l'identificazione delle zone si basa esclusivamente sulla funzione prevalente: R zone residenziali, I zone per attività industriali e artigianali, T zone per attività economiche di servizio, S zone per servizi d'uso pubblico prevalentemente edificate, P zone d'uso pubblico non edificate, V zone d'uso pubblico non edificate, piantumate, trattando con uguale attenzione quelle scoperte. Criteri di natura tipologica presiedono alla loro articolazione in aree: anche l'articolazione funzionale delle zone T, S, P, V, rinvia a grandi famiglie tipologiche, laddove i ' tipi' restano impliciti nelle funzioni. Criteri di natura morfologica presiedono al riconoscimento di alcune sottozone, aggregazioni di aree che seguono un principio insediativo ed una regola.
Aree. La grana delle aree è quella dei singoli lotti e manufatti; ciò comporta prescrizioni puntuali circa i tipi di intervento e gli strumenti, selettive rispetto alla gamma prevista. Quando si tratta di usi associati o associabili a manufatti dai caratteri consolidati e ricorrenti, la norma si avvale degli abachi dei tipi residenziali e dei tipi industriali e artigianali i quali descrivono e raffigurano gli oggetti 'previsti'.
Gli abachi, dunque, sono strumenti di prescrizione - prefigurazione di una regola costruttiva che si applica prevalentemente all'edilizia di completamento, singole aree e sottozone, ma che costituisce riferimento anche per alcuni interventi di trasformazione compresi entro i progetti norma. L'esito fisico di nuovi interventi non tipizzabili viene controllato attraverso l'utilizzo di simboli grafici che sulle tavole Usi e modalità d'intervento specificano il trattamento degli spazi coperti e di quelli scoperti.
Sottozone. Il principio insediativo e la regola che contraddistinguono le sottozone esistenti o che vengono proposti per quelle di completamento, inducono ad una loro trattazione specifica. Ciascuna delle sottozone identificate è dunque oggetto di una apposita norma. Per quelle di completamento è stata predisposta una scheda che accompagna le prescrizioni circa destinazioni d'uso, tipi e strumenti d'intervento con prescrizioni particolari relative ai tipi edilizi (alcuni aggiustamenti dei requisiti proposti negli abachi), alla suddivisione del suolo e ai tracciati (raffigurazione planimetrica).
Interesse storico. L'abbandono della zonizzazione spuria prevista dalla legge 765/67 ha indotto ad identificare manufatti e zone di interesse storico con un asterisco (*). 'Interesse storico' è accezione ampia, comprensiva di altre che nel tempo si sono accumulate e intersecate (interesse monumentale, artistico, storico, panoramico, naturale, paesaggistico, ambientale, scientifico, ecc.) in una babele tassonomica, tutte suggerite, però, dal riconoscimento di alcuni valori da tutelare, da sottrarre alla distruzione.
L'asterisco nel Prg di Siena accomuna tutte queste situazioni, segnala cautele necessarie, prescrizioni e vincoli particolari. Esso dunque si applica ad aree e sottozone, edificate e non, comprese nella città antica e in quella recente, nel territorio urbanizzato e in quello agricolo. La disciplina per aree e sottozone di interesse storico è ispirata dal criterio generale della 'conservazione' variamente declinato. La classificazione topologica delle aree residenziali e di quelle agricole edificate assume in questi casi un significato particolare. Si tratta di tipi 'consacrati dall'uso', non riducibili ad uno schema unico, come hanno tentato gli abachi per l'edilizia moderna, e pure fortemente caratterizzati, distinguibili gli uni dagli altri e differentemente esigenti nei confronti di usi e opere. La classificazione tipologica, dunque, ha una funzione normativa, seleziona tra gli usi e gli interventi previsti quelli compatibili con i caratteri distintivi degli oggetti identificati. Coerentemente con questa impostazione che tende a rimuovere l'idea secondo la quale l'esistente è contenitore indifferenziato, edifici speciali e sottozone sono trattati individualmente, nominati e normati uno per uno. Per le sottozone agricole edificate, come per i completamenti, si è adottata una scheda verbo visiva. Le Guide costituiscono un supporto fondamentale per il riconoscimento dei caratteri propri dell'edilizia d'interesse storico e per l'individuazione delle modificazioni congruenti.
Il Titolo VI incrocia le previsioni del piano con i vincoli derivanti dalla natura geomorfologica del territorio senese e specifica le condizioni di 'fattibilità' dei tipi di intervento previsti nelle differenti parti del territorio. Anche in questo caso la Guida costituisce un supporto fondamentale per operare le verifiche necessarie e predisporre gli elaborati richiesti per le diverse situazioni.