Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Art. 21 Patrimonio territoriale

Il patrimonio territoriale è costituito da:

  • a. la struttura idro-geomorfologica, che comprende i caratteri geologici, morfologici, pedologici, idrologici e idraulici del territorio
  • b. la struttura ecosistemica, che comprende le risorse naturali (aria, acqua, suolo ed ecosistemi della fauna e della flora)
  • c. la struttura insediativa, che comprende il capoluogo e gli insediamenti minori, nonché i sistemi infrastrutturali, artigianali, industriali e tecnologici, analizzati nelle loro componenti di rilevanza storico-insediativa e morfologica
  • d. la struttura agro-forestale, che comprende boschi, pascoli, campi e relative sistemazioni, nonché gli edifici e i manufatti dell’edilizia rurale

Le quattro strutture del patrimonio territoriale sono rappresentate negli elaborati del quadro conoscitivo al quale si rinvia per il ricco corredo narrativo, descrittivo e cartografico, che si richiamano di seguito.

  • a. La struttura idro-geomorfologica è rappresentata e descritta negli elaborati relativi alle indagini geologiche ed agli studi idraulici.
  • b. La struttura ecosistemica è rappresentata e descritta nei seguenti elaborati:

• Relazione generale “Analisi delle strutture ecosistemiche e agroforestali e relative invarianti”

• QC_E01 Uso del suolo

• QC_E02 Vegetazione

• QC_E03 Patrimonio forestale

• QC_E04 Habitat di interesse comunitario

• QC_E05 Emergenze delle strutture ecosistemiche e agroforestali

Il territorio comunale ospita rilevanti valori patrimoniali di II Invariante, dalle aree forestali interne (del Poggio di Moscona, di Roselle e di Monte Leoni) e costiere (della parte settentrionale dei Monti dell’Uccellina e delle pinete costiere), alle importanti aree umide (Palude della Diaccia Botrona e aree umide della Trappola), dai sistemi dunali tra i meglio conservati a livello regionale (in particolare all’interno del Parco della Maremma e della Riserva Regionale della Diaccia Botrona), ecosistemi insulari delle Formiche di Grosseto ad un ricco reticolo idrografico dominato dalla presenza del Fiume Ombrone e del torrente Bruna, ma anche dal reticolo minore di bonifica, da quello minore dei rilievi collinari e dalle caratteristiche emergenze dei canali di San Leopoldo e di San Rocco. Completano la descrizione del complessivo paesaggio grossetano i complessi carsici interni e costieri (anche con numerose grotte e geotopi riconosciuti) e gli importanti agroecosistemi tradizionali collinari e delle pianure interne al Parco della Maremma identificabili come “Aree agricole ad alto valore naturale” (HNVF High Nature Value Farmland).

Il territorio comunale trova poi un elemento valoriale e fortemente identitario nella sua lunga fascia costiera, di estremo valore paesaggistico e naturalistico (con importanti ecosistemi costieri dunali) e in grado di fornire importanti servizi ecosistemici.

L’importanza di tali strutture è testimoniata dalla presenza di strumenti di tutela e valorizzazione delle valenze naturalistiche e rurali, quali il Parco Regionale della Maremma, con relativa ed estesa area contigua (a comprendere tutto il territorio comunale a sud del Fiume Ombrone), la Riserva Naturale Regionale “Diaccia Botrona”, le Zone umide di importanza internazionale (istituite in base alla Convenzione Ramsar) e il complesso sistema grossetano di Siti della Rete Natura 2000, presente con ben 11 Siti (ZSC/ZPS) nelle aree costiere e nei rilievi interni.

Tali valori trovano conferma nell’ambito della descrizione della II e IV Invariante del PIT-Piano paesaggistico regionale, di cui alla Del.CR 27 marzo 2015, n.37, dal livello di ABACO a quello di Ambito n.18 “Maremma grossetana”, dal livello di Beni paesaggistici vincolati con DM, a quello di Sistema costiero n.8 “Litorale sabbioso dell’Ombrone”, e nella presenza di numerosi Target di conservazione della Strategia regionale per la biodiversità, come approvata nell’ambito del PAER Piano ambientale ed energetico regionale, di cui alla Del.C.R. 11 febbraio 2015, n.10.

Nell’ambito del territorio comunale le analisi di quadro conoscitivo hanno condotto alla individuazione dei seguenti elementi patrimoniali quali principali emergenze ecosistemiche alla scala locale:

Elementi patrimoniali ed emergenze delle aree umide

• Aree umide dulcacquicole e specchi d'acqua naturali e artificiali, talora con presenza potenziale di habitat

• Canali e corsi d'acqua con locale presenza di habitat

• Mosaici di habitat di laguna salmastra

• Mosaico di habitat alofili erbacei e suffruticosi

Elementi patrimoniali ed emergenze degli ecosistemi forestali e delle macchie-garighe

• Boschi e macchie a Quercus suber

• Boschi mesoigofili a frassino e olmo

• Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali (rete ecologica fluviale e forestale)

• Boschi costieri misti e retrodunali con conifere e boschetti mesoigrofili

• Mosaici di boschi di roverella e cerro

• Mosaici di foreste a Quercus ilex e macchie alte

• Mosaico degli habitat di arbusteti, garighe, praterie termomediterranee e pareti rocciose

• Mosaico di arbusteti e di habitat a praterie di graminacee e specie annuali

• Macchie a Quercus suber talora con stagni temporanei mediterranei

• Macchie rade con pratelli mediterranei

Elementi patrimoniali ed emergenze degli ecosistemi costieri

• Mosaici di habitat dunali con ginepreti e cisteti

• Vegetazione psammofila erbacea o suffruticosa di anteduna, duna fissa e retroduna

• Mosaici di macchie basse a cisti, fruticeti e giuncheti retrodunali

• Pinete di Pinus sp.pl. su dune fisse e paleodune

• Ecosistemi microinsulari

• Vegetazione casmofitica delle rupi interne e costiere

Costituiscono elementi patrimoniali anche:

• due esemplari monumentali di roverella (Quercus pubescens) presenti all’interno dell’area archeologica di Roselle, e in particolare l’”Antica roverella di Morbello”, di cui proporre l’inserimento nell’elenco regionale degli alberi monumentali,

• il Geotopo di importanza regionale denominato “Voragine del Bottegone”, attualmente sito allagato a creare un biotopo umido, presente nella pianura alluvionale in loc. Fattoria Acquisti.

• Altri geotopi/geositi come individuati a livelli di pianificazione territoriale provinciale

• Gli habitat di interesse comunitario interni ed esterni alla Rete Natura 2000

• Le Fitocenosi del Repertorio Naturalistico Toscano come elencate anche nell’Abaco del PIT_PPR:

- n. 54 - Prati palustri fruticosi retrodunali (Carici extensae-Schoenetum nigricantis Arrigoni, Nardi, Raffaelli) di Principina (Parco della Maremma)

- n. 57 - Salicornieti con Halocnemum strobilaceum della Trappola (Parco della Maremma)

- n. 49 - Pratelli alofili retrodunali a sud di Collelungo (Porto Vecchio) con Limonium etruscum

- n. 59 - Sugherete a Simethis planifolia su verrucano cristallino delle Versegge (M. Leoni, Montepescali)

  • c. la struttura insediativa è rappresentata e descritta nei seguenti elaborati:

• QC P03 - Vincoli urbanistici, servitù e fasce di rispetto

L'elaborato QC P03 contiene i vincoli urbanistici conformativi presenti nel territorio di Grosseto, derivanti da norme o leggi sovraordinate alla pianificazione urbanistica, che impongono limitazioni e condizioni restrittive agli interventi in funzione degli obbiettivi di tutela dell’interesse pubblico, dell'ambiente, della salute e sicurezza pubblica, delle infrastrutture civili e militari, degli impianti tecnologici ecc. Le norme specifiche per le diverse aree vincolate sono definite dalle norme, leggi e piani, nazionali e/o regionali, istitutivi e regolativi.

• QC A Patrimonio archeologico rappresentato nei seguenti elaborati :

- Relazione_Il potenziale archeologico

- Carta archeologica - periodo preistorico

- Carta archeologica - periodo etrusco

- Carta archeologica - periodo romano

- Carta archeologica - periodo medievale

• QC P01 - Dossier Territorio Urbanizzato

I contenuti del “Dossier Territorio Urbanizzato” sono descritti nell'art. 7 della presente Disciplina.

  • d. la struttura agro-forestale è rappresentata e descritta nei seguenti elaborati:

• Relazione generale “Analisi delle strutture ecosistemiche e agroforestali e relative invarianti”

• QC_E01 Uso del suolo

• QC_E02 Vegetazione

• QC_E03 Patrimonio forestale

• QC_E04 Habitat di interesse comunitario

• QC_E05 Emergenze delle strutture ecosistemiche e agroforestali

Il territorio agricolo di pianura alluvionale costituisce la matrice agro-ecosistemica, ma anche produttiva, del territorio comunale, quale presenza fortemente caratterizzante la struttura del paesaggio. In ambito collinare e costiero la componente agricola costituisce sempre un elemento caratterizzante, connotandosi per aspetti di agricoltura più tradizionale, estensiva e di maggiore valore ecologico e paesaggistico con significativa presenza di dotazioni ecologiche (boschetti, siepi, filari alberati, alberi camporili).

Le superfici agricole utilizzate nel complesso interessano circa il 69% del territorio con quasi 33mila ettari interessati da coltivazioni in atto. Di queste, la categoria nettamente predominante è quella dei seminativi, con quasi 24mila ettari che rappresentano la metà dell’intera superficie comunale.

Oltre ai seminativi irrigui o non irrigui costituiscono elementi peculiare del paesaggio rurale comunale gli oliveti (5.4% del territorio comunale), i prati stabili (4.9%) e i vigneti (2.2%), quest’ultimi quasi esclusivamente presenti nelle colline orientali del territorio comunale.

Gran parte degli agroecosistemi tradizionali del sistema collinare interno e del Parco della Maremma sono identificabili identificabili come “Aree agricole ad alto valore naturale” (HNVF High Nature Value Farmland).

Pur nella dominanza delle matrici agricole di pianura e di collina il territorio comunale si caratterizza anche per una significativa estensione delle formazioni forestali. Considerando le sole categorie di uso del suolo strettamente forestali le superficie coperta supera i 6000 ettari. A questi è necessario aggiungere anche le macchie, gran parte delle quali possiedono le caratteristiche fisionomiche per essere assimilabili a boschi ai sensi della Legge Regionale, con altri 1500 ettari. Sempre ai sensi della normativa vigente, rientrano nella superficie forestale anche le strade in aree boscate e le aree boscate percorse da incendi. Nel complesso quindi le aree forestali ai sensi della normativa vigente coprono una superficie di circa 7.600 ettari (circa 16% della superficie totale comunale).

Tale patrimonio risulta rilevante anche in termini di aree boscate come categoria di bene paesaggistico "area tutelata per legge" di cui all'art.142 del Codice e come categoria "formazioni boschive costiere che caratterizzano figurativamente il territorio" e di quelle “planiziarie” di cui all.art.12.2/3 della disciplina dei beni paesaggistici del PIT.

Nell’ambito del territorio comunale le analisi di quadro conoscitivo hanno condotto alla individuazione dei seguenti elementi patrimoniali quali principali emergenze rurali alla scala locale:

• Oliveti estensivi o abbandonati su prati calcarei.

• Pascoli e prati secondari a dominanza di graminacee.

• Pascoli e seminativi estensivi alberati, anche con sclerofille, in parte interessati da habitat delle Dehesas e delle praterie annuali.

• Prati permanenti costieri e di matrici agricole collinari.

• Mosaici rurali identificabili come “Aree agricole ad alto valore naturale” (HNVF High Nature Value Farmland).

Il Piano Strutturale individua alcuni elementi caratteristici del paesaggio agrario ed in particolare le sue dotazioni ecologiche, quali elementi di valore patrimoniale:

• elementi vegetali lineari (siepi, filari e vegetazione del reticolo idrografico minore);

• scoline e fossi privi di vegetazione;

• muri a secco;

• alberi camporili.

Tali elementi sono stati censiti nel quadro conoscitivo del Piano Strutturale e hanno arricchito a una scala di dettaglio la rete ecologica comunale che fa parte delle Strategie dello Sviluppo Sostenibile del Piano Strutturale medesimo.

Si richiama la ricchezza quali-quantitativa degli elementi vegetali lineari che supera i 300 km di lunghezza quasi interamente ricompresi nel territorio rurale, con una densità pari a circa 8,60 m su ha di superficie agricola utilizzata, maggiormente nel Morfotipo 3 dei seminativi tendenti alla rinaturalizzazione in contesti marginali, ma elevata in densità anche nei Morfotipi 10 (Morfotipo dei campi chiusi a seminativo e a prato di pianura e delle prime pendici collinari), 17 (Morfotipo complesso del seminativo, oliveto e vigneto di pianura e delle prime pendici collinari), 11 (Morfotipo della viticoltura) e 16 (Morfotipo del seminativo e oliveto prevalenti di collina).

Degli ottomila alberi camporili censiti, 7.700 ricadono nei morfotipi rurali, soprattutto negli ambiti agricoli pedecollinari e collinari.

Le sistemazioni idraulico-agrarie nel territorio comunale sono rappresentate da muri a secco, da scoline e elementi del reticolo idrografico minore. Le scoline e i fossi privi di vegetazione sono elementi tipici dei contesti agricoli delle pianure alluvionali (paesaggio della bonifica) e dei fondovalle; i muri a secco si concentrano prevalentemente nei versanti collinari.

Sono state censite scoline e fossi privi di vegetazione per uno sviluppo complessivo di oltre 2000 km su tutto il territorio comunale, di cui il 97% ricadenti all’interno dei Morfotipi rurali e caratterizzanti la pianura agricola grossetana.

Art. 22 Definizione delle Invarianti strutturali

Per invarianti strutturali si intendono i caratteri specifici, i principi generativi e le regole che assicurano la tutela e la riproduzione delle componenti strutturali e identitarie qualificative del patrimonio territoriale.

In conformità con i contenuti statutari del P.I.T. / P.P.R., il Piano Strutturale individua le invarianti strutturali del territorio comunale di seguito elencate:

  • a) Invariante strutturale I - “I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici”;
  • b) Invariante strutturale II - “I caratteri ecosistemici del paesaggio”;
  • c) Invariante strutturale III - “Il carattere policentrico dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali”;
  • d) Invariante strutturale IV - “I caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali”.

Dall’individuazione delle invarianti strutturali di cui sopra e dal riconoscimento dei relativi caratteri e principi generativi, nonché dall’applicazione delle direttive per la tutela e la valorizzazione dei beni paesaggistici dettate dal P.I.T. / P.P.R., sono desunte le regole statutarie di riferimento per definire le condizioni di utilizzazione, di manutenzione e di trasformazione del patrimonio territoriale al fine di assicurare la persistenza degli elementi valoriali che lo qualificano, nonché le azioni necessarie per mitigare o superare le criticità in atto o potenziali.

Le Invarianti Strutturali sono componenti identitarie soggette a tutela ossia ad azioni di conservazione o trasformazione affinché siano mantenute, ripristinate o migliorate le qualità funzionali o percettive.

Le caratteristiche quantitative o qualitative delle invarianti sono la concretizzazione delle prestazioni che le risorse possono garantire e quindi offrire come beneficio, pertanto esse sono le condizioni per l’ammissibilità delle azioni strategiche e la loro trasformazione in interventi normati dal Piano Operativo.

Le invarianti sono assoggettabili a interventi di:

  • - conservazione, laddove se ne debba assicurare la permanenza nello stato censito dal quadro conoscitivo, sono pertanto ammissibili solo a interventi finalizzati alla tutela dell’invariante;
  • - miglioramento o ripristino, laddove si persegua la piena efficienza delle prestazioni attribuite all’invariante, sono pertanto ammissibili interventi anche di trasformazione purché mirati alla ripresa di funzionalità dell’invariante e alla riduzione del rischio,
  • - valorizzazione, laddove si voglia non solo restituire efficienza alle prestazioni dell’invariante, ma rendere le stesse funzionali a uno o più obiettivi strategici. Sono pertanto ammissibili interventi di trasformazione, diretti o indiretti sulla invariante, purché essa non sia lesa nei sui caratteri identitari.

Il Piano Operativo prescriverà le norme da applicare in ogni intervento di trasformazione del territorio per garantire i livelli di qualità delle invarianti strutturali.

Il Piano Operativo potrà integrare i contenuti degli elaborati cartografici in funzione degli approfondimenti conoscitivi eventualmente svolti e potranno essere apportate modifiche e correzioni alle rappresentazioni del Piano Strutturale, ferma restando la disciplina corrispondente senza che ciò comporti variante Piano Strutturale medesimo.

Art. 23 INVARIANTE STRUTTURALE I - I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici

1. Disciplina e obiettivi generali

L’invariante strutturale I comprende i caratteri idrogeomorfologici dei sistemi morfogenetici e dei bacini idrografici che costituiscono la struttura fisica fondativa dei caratteri identitari alla base dell’evoluzione storica dei paesaggi della Toscana.

Gli elementi che strutturano l’invariante e le relazioni con i paesaggi antropici sono: il sistema delle acque superficiali e profonde, le strutture geologiche, litologiche e pedologiche, la dinamica geomorfologica, i caratteri morfologici del suolo.

L'Invariante I è rappresentata nell'elaborato ST_01.

L’obiettivo generale definito dal P.I.T. / P.P.R. per l’invariante strutturale di cui al presente articolo è l’equilibrio dei sistemi idrogeomorfologici.

Il Piano Strutturale recepisce le disposizioni di cui all'art. 7 della Disciplina del P.I.T. / P.P.R. volte a perseguire:

  • a) la stabilità e sicurezza dei bacini idrografici, evitando alterazioni negative dei regimi di deflusso e trasporto solido e minimizzando le interferenze tra fiumi, insediamenti e infrastrutture;
  • b) il contenimento dell’erosione del suolo entro i limiti imposti dalle dinamiche naturali, promuovendo il presidio delle aree agricole abbandonate e promuovendo un’agricoltura economicamente e ambientalmente sostenibile orientata all’utilizzo di tecniche colturali che non accentuino l’erosione;
  • c) la salvaguardia delle risorse idriche, attraverso la prevenzione di quelle alterazioni del paesaggio suscettibili di impatto negativo sulla qualità e quantità delle medesime;
  • d) la protezione di elementi geomorfologici che connotano il paesaggio, quali i crinali montani e collinari, unitamente alle aree di margine e ai bacini neogenici, evitando interventi che ne modifichino la forma fisica e la funzionalità strutturale;
  • e) il miglioramento della compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica delle attività estrattive e degli interventi di ripristino.

2. Il sistema idrografico

L'art. 16 della Disciplina del P.I.T. / P.P.R. riconosce il sistema idrografico composto da fiumi, torrenti, corsi d’acqua nei suoi elementi biotici, abiotici e paesaggistici quale componente strutturale di primaria importanza per il territorio regionale e risorsa strategica per il suo sviluppo sostenibile, definendo al riguardo - fatte salve le disposizioni di cui alla pianificazione di bacino, alle norme in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d’acqua - i seguenti obiettivi:

  • a) conservare e migliorare i caratteri di naturalità degli alvei, delle sponde, dei contesti fluviali, delle aree di pertinenza fluviale, come riconosciute dalla pianificazione di bacino;
  • b) salvaguardare i livelli di qualità e il buon regime delle acque, con particolare riferimento al mantenimento del Deflusso Minimo Vitale (DMV), al trasporto solido, alle aree di divagazione dell’alveo e a quelle necessarie alla sua manutenzione e accessibilità;
  • c) tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri morfologici, storico-insediativi, percettivi e identitari dei contesti fluviali;
  • d) conservare e valorizzare i servizi ecosistemici offerti dagli ambienti fluviali, anche migliorando la qualità delle formazioni vegetali ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d’acqua (mantenimento del continuum fluviale).

Ai sensi dell'art. 16 della Disciplina del P.I.T./P.P.R. il Piano Operativo e i correlati atti di governo del territorio dovranno rispettare le seguenti direttive:

• tutelare la qualità delle acque e degli ecosistemi

• garantire la qualità dei caratteri morfologici e figurativi dei fiumi e torrenti con particolare riguardo ai paleoalvei e alle aree di divagazione storica dei corpi idrici principali nonché agli aspetti storico-culturali del paesaggio fluviale;

• evitare i processi di artificializzazione degli alvei e delle aree di pertinenza fluviale;

• garantire che gli interventi di trasformazione non compromettano i rapporti figurativi identitari dei paesaggi fluviali;

• promuovere forme di fruizione sostenibile delle aree fluviali, con particolare riguardo al Fiume Ombrone, anche attraverso la creazione di punti di sosta e percorsi di mobilità dolce;

• migliorare la qualità ecosistemica complessiva anche mediante interventi di ricostituzione della vegetazione ripariale.

3. Tipi fisiografici e sistemi morfogenetici

Il PS riconosce nel territorio comunale, in coerenza con l'”Abaco delle Invarianti Strutturali” del PIT/PPR, Invariante 1, i seguenti tipi fisiografici con i relativi sistemi morfogenetici e le indicazioni per le azioni, che si riportano in sintesi per ogni singolo Sistema morfogenetico.

Tipo fisiografico della COSTA comprendente i seguenti tipi sistemi morfogenetici:

Costa a dune cordoni CDC

Sono le dune propriamente dette, le barre sottomarine emerse in seguito a sollevamento (cordoni), le depressioni lineari intercalate tra le dune e i cordoni, talvolta con aree palustri; le spiagge.

Indicazioni per le azioni:

• salvaguardare la trasmissione di acque di pioggia alle falde superficiali, tipica di questo sistema, come contributo alla prevenzione delle intrusioni saline prevenendo l’impermeabilizzazione delle superfici;

• controllare e contenere i fenomeni di erosione;

• individuare equilibri sostenibili tra conservazione e fruizione delle spiagge e dei cordoni dunali

Depressioni retrodunali DER

Pianure leggermente depresse; frequenti ed estesi corpi idrici e aree palustri; estesi e densi sistemi di bonifica idraulica, in qualche caso anche con sollevamento artificiale.

Indicazioni per le azioni:

• mantenere e preservare i sistemi di bonifica idraulica;

• evitare l’eccessivo abbassamento del livello della falda acquifera;

• valutare la possibilità di espandere le aree umide, a spese di aree bonificate la cui conservazione implichi eccessivi abbassamenti della falda;

• regolamentare l’immissione di sostanze chimiche ad effetto eutrofizzante nelle aree umide di valore naturalistico.

Tipo fisiografico delle PIANURE e FONDOVALLE comprendente i seguenti sistemi morfogenetici:

Bacini di esondazione BES

Bacini depressi, a pendenze minime e non percepibili direttamente; queste aree possiedono un denso sistema di drenaggio assistito, costituito soprattutto da opere minori e realizzato nel corso dei secoli per poter utilizzare le superfici; l’idrografia naturale non è più visibile. Gli insediamenti storici sono comunque rari e concentrati lungo le principali vie di comunicazione.

Indicazioni per le azioni:

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e mantenere la permeabilità dei suoli;

• mantenere e ove possibile ripristinare le reti di smaltimento delle acque superficiali;

• regolamentare gli scarichi e l’uso di sostanze chimiche ad effetto eutrofizzante dove il sistema di drenaggio coinvolga aree umide di valore naturalistico.

Pianura pensile PPE

Argini naturali, talvolta formatisi lungo corsi imposti artificialmente, dossi alluvionali di pianura che marcano corsi abbandonati; presenza di grandi canali di drenaggio artificiali.

Indicazioni per le azioni

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;

• mantenere e ripristinare le reti di drenaggio superficiale.

Fondovalle FON

Pianura indifferenziata: fondovalle dell'Ombrone.

Indicazioni per le azioni

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche.

Alta pianura ALP

Conoidi alluvionali, terrazzi fluviali: conoide di Grosseto.

Indicazioni per le azioni

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche.

Tipo fisiografico del MARGINE comprendente i seguenti sistemi morfogenetici:

Margine MAR

Conoidi alluvionali terrazzate e terrazzi alluvionali alti: Maremma Grossetana (pianura di Alberese)

Indicazioni per le azioni:

• limitare il consumo di suolo per salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;

• evitare estesi rimodellamenti delle morfologie;

• favorire una gestione agricola che tenga conto dello scarso potenziale naturale dei suoli e della necessità di tutela delle falde acquifere;

• limitare i rimodellamenti della topografia associati agli impianti di colture intensive.

Margine inferiore MARi

Conoidi alluvionali terrazzate e terrazzi alluvionali dei più bassi ordini non esondabili da eventi eccezionali: pianura a nord di Grosseto, ai piedi del Monte Leoni.

Indicazioni per le azioni:

• contenere i rischi di erosione sulle superfici in pendenza e i rischi di compattazione del suolo su tutte le altre superfici.

Tipo fisiografico della COLLINA comprendente i seguenti sistemi morfogenetici:

Collina a versanti dolci sulle Unità Toscane CTVD

Forme caratteristiche: crinali ampi; versanti da dolci a mediamente ripidi, reticolo idrografico angolare (pendici Monte Rosaio a nord-est).

Indicazioni per le azioni:

• limitare gli interventi che riducono l’infiltrazione dell’acqua, in particolare l’impermeabilizzazione del suolo, e che comportano la riduzione prolungata della copertura forestale;

• evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti.

Collina Calcarea Cca

Versanti ripidi, convessi; sommità dolci e punteggiate da grandi depressioni carsiche, frequenti anche sui versanti; reticolo idrografico denso (colline di Batignano e di Poggio Moscona).

Indicazioni per le azioni:

• salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche anche limitando l’impermeabilizzazione del suolo e l’espansione degli insediamenti;

• perseguire la compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica nell’attività estrattiva e nei relativi piani di ripristino.

Collina su terreni silicei del basamento CSB

Rilievi antiformi e sinformi, emersi da lungo tempo e fortemente modellati, ma interessati da modesti sollevamenti, soprattutto differenziali, recenti: zona collinare a nord, rilievi del Monte Leoni.

Indicazioni per le azioni:

• tutelare le coperture forestali con un’utilizzazione sostenibile, per prevenire maggiori deflussi superficiali e incrementare il valore ecologico.

4. Piano Regionale Cave

Il Piano Cave della Regione Toscana (PRC) di cui all’art.6 della Legge Regionale 35/15 è stato approvato del Consiglio Regionale con Deliberazione n. 47/2020.

Nel Comune di Grosseto sono presenti i seguenti siti individuati dal Piano Regionale Cave:

• Giacimenti

I giacimenti, individuati ai sensi dell'art. 8 della Disciplina del PRC, costituiscono invarianti strutturali ai sensi dell’articolo 5 della L.R. 65/2014; le relative prescrizioni dell'art.9 della Disciplina del PRC sono dirette a garantire la gestione sostenibile della risorsa ed hanno effetto prescrittivo nei confronti degli atti di governo del territorio comunali ai sensi del dell’articolo 7, comma 3 della L.R. 35/2015.

• Giacimenti Potenziali

I giacimenti potenziali, individuati ai sensi dell'art. 8 della Disciplina del PRC, non hanno effetto prescrittivo e sono porzioni di suolo o sottosuolo che, in relazione agli aspetti paesaggistici, naturalistico-ambientali, geologici, infrastrutturali, socio-economici, ai fini di una valutazione sulle effettive caratteristiche e potenzialità per essere individuate come giacimento, necessitano di un maggiore approfondimento da sviluppare al livello della pianificazione locale. Le effettive caratteristiche e potenzialità di tali siti, per essere individuati come giacimento, saranno oggetto di approfondimento da sviluppare nel POC.

• Siti di probabile interesse per il reperimento di materiale ornamentale storico

Sono individuati ai sensi dell'art. 32 della Disciplina del PRC.

Ai sensi del “CAPO IV - Tutela dei materiali ornamentali storici” della Disciplina del PRC (elaborato PR 02) i siti di reperimento di materiale ornamentale storico rappresentano una risorsa da tutelare sia per la loro valenza territoriale, ambientale e paesaggistica, sia per il reperimento dei materiali unici, indispensabili per il restauro, la manutenzione e la conservazione di monumenti e di opere pubbliche o per interventi prescritti dalle competenti Soprintendenze.

• Siti inattivi

I siti inattivi sono individuati sulla base della ricognizione dei siti inattivi di cui all’elaborato “QC10–Siti inattivi” del PRC e sono soggetti all'”Articolo 31 - Siti estrattivi dismessi” della Disciplina del PRC.

l Piano Operativo individuerà i siti estrattivi dismessi ai sensi della L.R. 35/2015, che, in base alle loro caratteristiche morfologiche, di stabilità, di inserimento ambientale e paesaggistico, necessitano di interventi di recupero e di riqualificazione ambientale.

5. Valutazione paesaggistica delle attività estrattive

Le attività estrattive sono inoltre soggette all'All. 4 del PIT/PPR “Linee guida per la valutazione paesaggistica delle attività estrattive”, che dispone che “I progetti delle nuove attività estrattive e delle loro varianti di carattere sostanziale, di cui all’art. 17 comma 2 della Disciplina [del PIT con valenza di Piano Paesaggistico], devono contenere approfondimenti conoscitivi necessari alla verifica di compatibilità con i valori (statutari/patrimoniali) espressi dal territorio riconosciuti dalle elaborazioni del Piano.”

Ai fini della valutazione paesaggistica delle attività estrattive svolta nell’ambito del procedimento autorizzativo devono essere:

  • a) verificata la corretta individuazione del contesto paesaggistico dell’intervento;
  • b) verificata la corretta individuazione degli effetti paesaggistici;
  • c) valutata la corretta individuazione degli effetti cumulativi sul paesaggio determinati dagli interventi proposti e dalla presenza di più attività estrattive contigue o vicine, nonché di infrastrutture, impianti di trasformazione e manufatti ad esse connessi;
  • d) valutate le motivazioni delle soluzioni progettuali proposte in riferimento a:

- le caratteristiche valoriali o di degrado del contesto con particolare riferimento ai nodi primari e secondari forestali della Rete Ecologica Regionale e alle aree interne ai sistemi di Aree protette e Natura 2000) e nelle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio;

- gli obiettivi di conservazione/riqualificazione e alle misure di tutela individuati dal Piano Paesaggistico e dagli strumenti e atti della pianificazione paesaggistica;

  • e) valutata la sostenibilità paesaggistica del progetto delle attività estrattive in considerazione della migliore integrazione paesaggistica del ripristino finale;
  • f) valutata la coerenza del progetto di recupero/risistemazione e di riqualificazione paesaggistica con le caratteristiche valoriali o di degrado descritti nello “Studio delle Componenti del Paesaggio” e con le misure di tutela e gli obiettivi del Piano Paesaggistico, degli strumenti e atti della pianificazione paesaggistica.

6. Elementi di rilevanza geologica e geositi

Le aree carsiche e gli ambiti potenziali delle sinkholes (elementi geomorfologici derivanti da sprofondamenti gravitativi) costituiscono, in relazione ai valori scientifici, culturali, estetici e paesaggistici, elemento caratterizzante il patrimonio naturale, anche ai fini della fruizione collettiva e al conseguente lo sviluppo di attività di tipo didattico-culturali e di turismo sostenibile.

Ai sensi della LR 30/2015, i geositi di interesse regionale rappresentano valori riconosciuti del patrimonio naturalistico ambientale regionale.

I geositi sono rappresentati nel PTCP di Grosseto, Invariante I, e normati dall'art. 10.4 della Disciplina del PTCP, che in allegato al suo Statuto comprende il “Dossier Geositi di Interesse Regionale / Geositi di Interesse Locale” con una scheda tecnico/descrittiva per ciascuno dei geositi.

Il PTC distingue i geositi in:

- geositi di Interesse Regionale (GIR) istituiti dalla Regione Toscana con Deliberazione C.R.T. n.26 del 26/03/2014 e confermati ai sensi dell'art. 119, c.3 Lrt 30/2015. I GIR rappresentano valori riconosciuti del patrimonio naturalistico ambientale regionale e per gli stessi si applicano le discipline contenute negli atti regionali di istituzione, quanto previsto all'art. 95, c. 4 della Lrt 30/2015;

- geositi di Interesse Locale (GIL), diversi dai GIR sopra indicati, ottenuti dal censimento con approfondimenti di tutti i precedenti rilevamenti e tenuto conto del quadro delle conoscenze contenute nel P.I.T., della catalogazione dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), dai dati forniti da gli Enti Parco e dagli Enti locali.

E' necessario il mantenimento dei caratteri identitari che qualificano i geositi con specifico riferimento al contesto naturale e ambientale.

Sono consentiti gli usi finalizzati alla tutela ed alla valorizzazione per scopi di carattere culturale, didattico/scientifico, socio-economico e di sviluppo del geo-turismo sostenibile. A tal riguardo, in caso di valutazioni di compatibilità degli interventi di trasformazione territoriale, si deve fare riferimento ai contenuti di ciascuna “scheda tecnico/descrittiva” ed in particolare al paragrafo E) “Indirizzi per la tutela e la valorizzazione” di cui all'allegato allo Statuto del PTCP citato.

7. Sistema costiero e intrusione salina

Il sistema costiero e l'intrusione salina sono elementi di tutela riconosciuti dal PTCP di Grosseto.

I litorali marini e il loro immediato entroterra, in quanto supporto vulnerabile di valori ambientali e naturali insostituibili, costituiscono elementi primari per la conservazione degli equilibri ecologici, idrogeologici, morfologici e vegetazionali.

Nell’ambito della costa bassa litoranea marina, il sistema dunale è caratterizzato da una struttura complessa costituita dall’integrazione dei caratteri geomorfologici e vegetazionali.

Sono inoltre rappresentati i processi erosivi lungo il litorale costiero, che indicano le principali condizioni di vulnerabilità territoriale, e le aree interessate da processi di salinizzazione delle acque sotterranee litoranee che derivano dal quadro conoscitivo del Piano di Gestione delle Acque dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale.

In tali aree i prelievi idrici o gli incrementi di emungimenti sono soggetti alle disposizioni contenute nel Piano di Gestione stesso.

8. Sistema idrico

Il riconoscimento del sistema idrico si avvale del QC del PTCP.

Le risorse idrotermali fanno riferimento ai principali ambiti di presenza e reperimento delle stesse, ovvero laddove sono presenti sorgenti termali e pozzi finalizzati all’estrazione di acque calde per usi termali e/o termominerali.

Le aree di bonifica idraulica corrispondono ai territori con depositi alluvionali di pianura e di fondovalle che furono oggetto di profonde modificazioni morfologiche e del reticolo idraulico in seguito agli interventi di bonifica idraulica 8/900esca. I segni sono visibili nelle deviazioni artificiali dei fiumi e fossi di scolo, spesso pensili sul piano di campagna, nei deflussi artificiali delle acque chiuse e nell’ordine geometrico dei campi di nuovo impianto (seminativi rettangolari, stretti e lunghi, con piantate sui lati lunghi e rete scolante gerarchizzata di fossi e capifossi); nonché nella fitta rete di manufatti e opere idrauliche risultanti dall’attuazione di specifici Piani di Bonifica Idraulica.

La bonifica dei piani e l’introduzione del sistema di fattoria (appoderamento rado lungo la viabilità rurale già esistente), nonché i successivi interventi correlati alla Riforma Fondiaria dell’Ente Maremma degli anni ’50 del XX sec., hanno caratterizzato il “disegno del suolo” in ampie parti del territorio comunale, in cui lo sviluppo dell’insediamento sparso si concretizza nella scansione regolare dell’appoderamento, dei centri di servizio e dei borghi.

9. ZPA - Zone di protezione ambientale delle concessioni di acqua termominerale

Le ZPA sono le “Zone di protezione ambientale delle concessioni di acqua termominerale”.

E' obiettivo statutario del P.S., in coerenza con il PTCP, la tutela della risorsa mediante l'adozione di principi e regole d'uso orientate alla sostenibilità delle trasformazioni territoriali previste negli atti di governo e negli interventi sul territorio in genere.

L'art. 10.3 della Disciplina del PTCP (ai sensi dell’articolo 18 comma 3 della L.R. 27 luglio 2004, n. 38 'Norme per la disciplina della ricerca, della coltivazione e dell’utilizzazione delle acque minerali, di sorgente e termali') contiene:

• Obiettivi e criteri generali per i prelievi della risorsa all'interno delle ZPA

• Prescrizioni da rispettare ai fini della tutela della risorsa all'interno delle ZPA

• Tutela e regole d'uso per la pianificazione delle trasformazioni territoriali degli atti di governo nelle ZPA

Il PTCP prevede che i Comuni eseguano la verifica di compatibilità ai contenuti della sua disciplina per le ZPA per tutti gli interventi di trasformazione che comportano aumento del carico urbanistico ed uso del suolo, previsti dai Piani Operativi e loro Varianti (nell'ambito della VAS e delle indagini geologiche). Il Comune assicura la partecipazione degli altri soggetti pubblici coinvolti, (ovvero nel caso che il comune che ha rilasciato la concessione sia diverso da quello che esegue la verifica di compatibilità in argomento) attraverso gli istituti di partecipazione previsti dalla Lrt 65/2014 e Lrt n.10/2010. I Comuni, sulla base degli esiti della verifica di cui sopra, definiscono, per le successive fasi di progettazione/autorizzazione le condizioni di fattibilità degli interventi di trasformazione territoriale e per gli altri usi del territorio.

Per le valutazioni e le verifiche i comuni faranno riferimento agli elaborati grafici di Vulnerabilità idrogeologica contenuti negli studi allegati alle concessioni rilasciate dall'Ente competente ai fini dell'uso di acque minerali, di sorgente e termali. Per le stesse verifiche potranno essere utilizzati gli aggiornamenti contenuti dei quadri conoscitivi degli atti di governo del territorio dei comuni ed ogni altra elaborazione prodotta in tema di vulnerabilità idrogeologica.

Per la definizione delle Aree di Valorizzazione Ambientale di cui all'art.19 della LRT 38/2004, i comuni faranno riferimento ai contenuti della presente disciplina provinciale.

Art. 24 INVARIANTE STRUTTURALE II - I caratteri ecosistemici del paesaggio

1. Disciplina e obiettivi generali

L’Invariante strutturale II “I caratteri ecosistemici del paesaggio” è costituita dall’insieme degli elementi di valore ecologico e naturalistico che connotano gli ambiti naturali, seminaturali e antropici presenti nel territorio comunale.

L’invariante strutturale II comprende i caratteri ecosistemici del paesaggio che costituiscono la struttura biotica dei paesaggi toscani e definiscono nel loro insieme un ricco ecomosaico, ove le matrici dominanti risultano prevalentemente di tipo agricolo di pianura o collinari.

A tali elementi dominanti, e in particolare a quelli agricoli collinari, e agli altri ecosistemi forestali, costieri (dunali e rupestri), fluviali e lacustri/palustri cui si associano elevati livelli di biodiversità e importanti valori naturalistici.

L’obiettivo generale concernente l’invariante strutturale di cui al presente articolo, nel rispetto di quanto disposto dall'art. 8 della Disciplina del P.I.T./P.P.R., è l’elevamento della qualità ecosistemica del territorio regionale, ossia l’efficienza della rete ecologica, un’alta permeabilità ecologica del territorio nelle sue diverse articolazioni, l’equilibrio delle relazioni fra componenti naturali, seminaturali e antropiche dell’ecosistema.

L'Invariante II è rappresentata nell'elaborato ST_02.

Il Piano Strutturale stabilisce che il Piano Operativo individuerà regole ai fini della tutela degli ecosistemi che garantiscano:

  • a) il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica delle pianure alluvionali interne e dei territori costieri;
  • b) il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva delle matrici degli ecosistemi forestali e degli ambienti fluviali;
  • c) il mantenimento e lo sviluppo delle funzioni ecosistemiche dei paesaggi rurali;
  • d) la tutela degli ecosistemi naturali e degli habitat di interesse regionale e/o comunitario;
  • e) la strutturazione delle reti ecologiche alla scala locale.
  • f) tutela degli ecosistemi dunali e riqualificazione di quelli degradati. Miglioramento dei livelli di compatibilità ambientale e mitigazione degli impatti delle strutture turistiche e dei processi di erosione costiera, con particolare riferimento alle aree classificate come “corridoi ecologici costieri da riqualificare” e alle “aree critiche”;
  • g) contenimento del consumo di suolo e dei processi di conurbazione, con particolare riferimento alla pianura agricola circostante il centro abitato di Grosseto e l’area costiera di Marina di Grosseto (entrambe Aree critiche per la funzionalità della rete ecologica). Mantenimento dei varchi inedificati (“varchi a rischio”), con particolare riferimento al territorio periurbano di Grosseto e degli attuali livelli di permeabilità ecologica del territorio rurale. Miglioramento della capacità di resilienza dei sistemi insediativi ai cambiamenti climatici e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dal sistema del verde e dalle aree agricole urbane e periurbane;
  • h) miglioramento dei livelli di qualità delle acque del Fiume Ombrone e dei livelli di permeabilità ecologica delle “Aree di contesto fluviale”, già individuate come “Corridoio agricolo perifluviale” e come “Corridoio fluviale da riqualificare” nell’ambito della rete ecologica comunale. Tutela, gestione sostenibile ed ampliamento delle formazioni arboree ripariali e planiziali.
  • i) tutela e gestione attiva delle pinete costiere, con ricostituzione delle aree di ex pinete degradate dalla presenza di fitopatologie e incendi, con particolare riferimento all’Area critica tra Marina di Grosseto e Principina a mare.
  • j) mantenimento dell’integrità dei sistemi carsici superficiali e profondi, delle sorgenti e delle falde acquifere. Gestione attiva e conservativa delle numerose piccole aree umide di origine artificiale presenti nella pianura agricola.
  • k) mantenimento dei paesaggi agro-pastorali tradizionali;
  • l) valorizzazione del ruolo del sistema delle Aree protette (Parco regionale della Maremma e della Riserva regionale Diaccia-Botrona), dei Siti Natura 2000 e delle Zone umide di importanza internazionale;
  • m) recupero e gestione attiva delle sugherete e miglioramento della qualità ecosistemica delle matrici forestali attraverso forme di selvicoltura sostenibile;
  • n) conservazione e gestione attiva degli habitat di interesse comunitario e tutela integrale degli habitat ed ecosistemi ad alta naturalità;
  • o) mantenimento e miglioramento della funzionalità degli ecosistemi naturali, seminaturali e antropici anche al fine di valorizzare i servizi ecosistemici offerti alla Comunità e alla sue attività economiche.

2. Morfotipi ecosistemici

Costituiscono elementi della II Invariante i seguenti Morfotipi Ecosistemici (meglio descritti nella relazione di quadro conoscitivo e rappresentati nella Tavola ST 01.B1) a cui si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

Boschi e macchie dei rilievi calcarei interni

Interno al Morfotipo regionale degli Ecosistemi forestali, comprende caratteristici mosaici di leccete, macchie alte di sclerofille, macchie basse, su rilievi calcarei interni. La natura calcarea del substrato geologico (soprattutto Calcare massiccio) e del suolo (suoli basici) caratterizza fortemente la vegetazione presente e il Morfotipo, risultando qui quasi assenti le sugherete, ecologicamente legate a suoli acidi.

Il Morfotipo si estende quindi, per circa 394 ettari complessivi, sui rilievi calcarei di Roselle e Poggio di Mota, di Poggio Moscona e di Montebrandoli, a nord-est del centro abitato di Grosseto, in collegamento ecologico con i rilievi calcarei costieri (Monti dell’Uccellina), maggiormente caratterizzati, nel lato costiero, da mosaici più aperti di macchia/gariga. Piccole superfici del Morfotipo sono interessate da boschi di latifoglie (cerrete), presenti negli impluvi e nelle esposizioni settentrionali dei rilievi calcarei, mentre estese porzioni dei versanti meridionale del Poggio Moscona vedono la presenza di macchie rade con ginepro fenicio in mosaico con garighe e prati aridi.

Il Morfotipo ospita diversi habitat di interesse comunitario, con particolare riferimento al 9340 (Foreste a Quercus ilex) esteso nei versanti settentrionali del morfotipo e al 5210 (Matorral arborescenti di Junipers sp.). Nell’ambito del morfotipo sono comprese anche formazioni arbustive e prati aridi oggetto di ricolonizzazione arbustiva (soprattutto nel pianoro sommitale di Poggio di Roselle), ove si localizzano habitat di interesse, soprattutto in quanto localizzati su suoli calcarei (ad es. 6210, 6220, 6310). Il valore naturalistico del Morfotipo è legato al complessivo sistema calcareo dei poggi interni (vere isole fossili), ma vede nei mosaici di macchie a ginepro fenicio e garighe/praterie aride, un elemento di eccellenza caratterizzato anche da specie di interesse conservazionistico.

L’importanza dell’area è dimostrata dal suo riconoscimento quale sito della Rete Natura 2000, e in particolare quale ZSC Poggio di Moscona. Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede le formazioni forestali più mature (leccete ad esposizione settentrionale) classificate, nell’ambito della rete ecologica comunale, come “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo”; le restanti unità forestali assolvono invece a funzioni di matrice di collegamento.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• Miglioramento della qualità e maturità delle formazioni forestali, anche attraverso il miglioramento della gestione selvicolturale;

• Valorizzazione degli importanti valori archeologici dell’area di Roselle coerentemente con la tutela dei valori naturalistici e le emergenze del Sito Natura 2000, ed in particolare con la conservazione dei boschi maturi presenti lungo la strada di accesso all’area archeologica (Via dei Ruderi).

• Riqualificazione dei siti estrattivi abbandonati, evitando nuove aperture o ampliamenti di bacini esistenti, e mitigazione dell’effetto di barriera ecologica realizzato dall’asse stradale della SI-GR.

• Realizzazione interventi di prevenzione degli incendi estivi.

• Contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali di interesse.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore.

• Tutela e gestione attiva del Sito Natura 2000 e conservazione dei suoi elementi di valore.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore evitando interventi selvicolturali in una fascia minima di 10 m dalle sponde.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

• Riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: leccete, boschi di latifoglie a prevalenza di specie quercine.

Boschi di sclerofille e mosaici di macchie/garighe dei rilievi calcarei costieri

In stretta connessione ecologica con l’unità precedente, il presente Morfotipo ne costituisce l’aspetto più costiero, comprendendo caratteristici mosaici di leccete, macchie alte di sclerofille, macchie basse e garighe, anche con relittuali pratelli mediterranei, su rilievi calcarei costieri. Anche in questo caso la natura calcarea del substrato geologico (Calcare Massiccio e secondariamente Calcare cavernoso) e del suolo (suoli basici) caratterizza fortemente la vegetazione presente.

Il Morfotipo si estende quindi, per circa 1424 ettari, sui rilievi calcarei dei Monti dell’Uccellina, nell’ambito del Parco Regionale della Maremma, a comprendere anche l’adiacente Poggio Macchiese, caratterizzato anche da formazioni arboree di latifoglie.

Le matrici forestali più continue risultano presenti nei versanti interni dei Monti dell’Uccellina, con dominanza dei boschi e delle macchie di leccio, ma con presenza anche di boschi misti di sclerofille e latifoglie, di sugherete (su limitati affioramenti di Verrucano al limite orientale del rilievo), di boschi di forra a dominanza di alloro e di boschi di latifoglie presenti negli impluvi freschi, con Fraxinus ornus, Quercus cerris, Ostrya carpinifolia, Acer sp.pl. I versanti costieri dei Monti dell’Uccellina sono invece interessati da mosaici di stadi di degradazione dei boschi di sclerofille, con macchie basse, macchie a ginepro fenicio, garighe a rosmarino, cisti (Cistus monspeliensis, Cistus salvifolius), fillirea Phyllirea angustifolia, erica Erica arborea, ecc. e praterie aride con Ampelodesmos mauritanicus, oltre a pratelli mediterranei annui.

Il morfotipo presenta quindi elevatissimi valori naturalistici, con la presenza di numerosi habitat di interesse comunitario dei boschi di sclerofille (Cod. 9340, 9330), dei boschi di forra con alloro (Cod. 5230*), ma soprattutto con gli importanti mosaici dei versanti costieri dei Monti dell’Uccellina, con Matorral arborescenti di Juniperus spp. (Cod.5210), Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici (Cod. 5330), Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea (Cod. 6220*) e Stagni temporanei mediterranei (Cod. 3170*), caratterizzati anche da importanti valori floristici (ad es. Centaurea paniculata ssp. cosana, Micromeria graeca ssp tenuifolia, Ruscus aculeatus, ecc.) e faunistici. Di particolare valore risulta inoltre il complessivo paesaggio carsico costiero, con numerosi siti ipogei e grotte, anche classificabili come habitat di interesse comunitario.

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede una sua prevalente connotazione quale “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo” nell’ambito della rete ecologica comunale.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• Miglioramento della qualità e maturità delle formazioni forestali, anche attraverso il miglioramento della gestione selvicolturale, con particolare riferimento alle formazioni degli impluvi e delle forre (boschi di alloro).

• Mantenimento delle attività di coltivazione della sughera, funzionali alla conservazione attiva dell’importante habitat delle sugherete.

• Contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali di interesse.

• Realizzazione interventi di prevenzione degli incendi estivi.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore.

• Valorizzazione della presenza del Parco regionale e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del parco e del Piano di gestione del Sito Natura 2000.

• Conservazione dei mosaici di habitat di macchia massa, garighe e prati aridi dei versanti costieri dei Monti dell’Uccellina.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore evitando interventi selvicolturali in una fascia minima di 10 m dalle sponde.

• Divieto di attività di rimboschimento su prati aridi, garighe e macchie basse.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

• Riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: macchie e garighe costiere.

Mosaici di macchie di sclerofille, boschi e sugherete delle colline interne acidofile

Le vaste matrici forestali e di macchia dei rilievi collinari situati al limite settentrionale del territorio comunale sono state inserite in questo morfotipo a costituire l’unità più estesa (circa 3680 ettari) tra i morfotipi ecosistemici. Si tratta di rilievi collinari dominati da rocce silicee, con presenza anche di formazioni del Verrucano, e con suoli spiccatamente acidi. Tali condizioni costituiscono l’habitat ideale per le caratteristiche macchie mediterranee di sclerofille, e in particolare per le macchie di ericacee a Erica arborea, E. scoparia e corbezzolo, per le macchie di ericacee con sughera e per i boschi di sughera. La parte più orientale del morfotipo vede anche la presenza di leccete o di macchie alte a Quercus ilex, con formazioni miste di sclerofille e latifoglie, o formazioni di sole latifoglie (Quercus cerris, Q. pubescens, ecc.), situate nelle stazioni più fresche e negli impluvi. L’unità comprende anche nuclei di rimboschimenti di conifere (Pinus sp.pl.) o formazioni miste di sclerofille/latifoglie e pini.

Gran parte del morfotipo è caratterizzato dalla presenza di habitat forestali o di macchia di interesse comunitario, con particolare riferimento alle Foreste a Quercus ilex (Cod. 9340) e alle Foreste di Quercus suber (Cod. 9330). L’habitat delle sugherete costituisce la principale emergenza naturalistica del Morfotipo e del Sito Natura 2000 (ZSC Monte Leoni), con particolare riferimento alle sugherete della zona di Versegge, ove sono presenti tipici “Matorral”ad ericacee e sughera, ricchi di specie vegetali di interesse conservazionistico ed endemismi maremmani.

Nella valle del Fosso Ischia i caratteristici pascoli con sughera costituiscono rara testimonianza dell’habitat Dehesas con Quercus spp. sempreverde (Cod. 6310), quali pascoli alberati a dominanza di querce sempreverdi. Le stesse Sugherete a Simethis planifolia su verrucano cristallino delle Versegge (M. Leoni, Montepescali), costituiscono importanti “Fitocenosi” ed elementi di valore nell’ambito della II Invariante del PIT regionale.

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede le formazioni forestali più mature (leccete e sugherete nella fase di bosco) classificate, nell’ambito della rete ecologica comunale, come “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo”; le restanti unità forestali assolvono invece a funzioni di matrice di collegamento.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• Miglioramento della qualità e maturità delle formazioni forestali di leccio o di latifoglie, anche attraverso il miglioramento della gestione selvicolturale, tutela delle cenosi forestali di forra e degli impluvi evitando interventi selvicolturali in una fascia minima di 10 m dalle sponde.

• Mantenimento delle attività di coltivazione della sughera funzionali alla conservazione attiva dell’importante habitat delle sugherete.

• Realizzazione interventi di prevenzione degli incendi estivi.

• Mantenimento delle attività agricole e zootecniche funzionali alla conservazione dell’habitat delle sugherete pascolate (Cod. 6310).

• Mitigazione dell’effetto di barriera ecologica realizzato dall’asse stradale della SI-GR.

• Limitazione agli eventuali ampliamenti di aree edificate e strade nelle matrici forestali in loc. Nomadelfia.

• Contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali di interesse.

• Tutela degli ecosistemi torrentizi del reticolo idrografico minore collinare.

• Tutela e gestione attiva del Sito Natura 2000 e conservazione dei suoi elementi di valore.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

• Riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: macchie e garighe costiere, leccete e sugherete.

Pinete costiere su dune fisse e fossili

Il morfotipo, esteso su circa 1710 ettari, costituisce l’elemento paesaggisticamente più caratterizzante il territorio costiero del Comune di Grosseto, a costituire una continua fascia costiera pinetata, interrotta solo in corrispondenza della foce del fiume Ombrone.

Si tratta di dense pinete di impianto storico (in gran parte pinete granducali) a pino marittimo Pinus pinaster e pino domestico Pinus pinea caratterizzate da diverso grado di naturalità: dalle pinete del Tombolo di Marina di Alberese o delle Marze, caratterizzate da un ricco sottobosco di macchia mediterranea, alle pinete di Marina di Grosseto e di Principina a mare, caratterizzate da scarso sottobosco o dalla presenza di strutture turistiche (in particolare campeggi).

Le pinete interne al Parco Regionale della Maremma e al Sito Natura 2000 ZSC/ZPS Pineta Granducale dell'Uccellina, costituiscono la porzione di maggiore valore naturalistico del Morfotipo, caratterizzandosi per la presenza non solo dell’habitat di interesse comunitario e prioritario Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster (Cod. 2270*), ma anche da nuclei di aree umide retrodunali a Cladium mariscus (Cod. 7210*), da giuncheti e da arbusteti e fruticeti alofili (Cod. 1410 e 1420) e da dune fisse con macchie basse a cisti, riconducibili all’habitat Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia (Cod. 2260). Le stesse pinete nel sottobosco ospitano anche formazioni a Juniperus macrocarpa su dune fisse riconducibili all’habitat di interesse comunitario Dune costiere con Juniperus spp. (Cod. 2250*).

Pinete ad elevata grado di naturalità sono presenti anche in loc. La Trappola e Serrata Tre Pini, in sponda dx del Fiume Ombrone, sempre all’inteno del Parco Regionale e nell’ambito dei Siti Natura 2000 ZSC/ZPS Pianure del Parco della Maremma e ZSC e ZPS Padule della Trappola, Bocca d'Ombrone.

Esternamente al territorio del Parco regionale il Morfotipo presenta le condizioni ecologiche migliori all’interno del Sito Natura 2000 ZSC/ZPS Tombolo da Castiglion della Pescaia a Marina di Grosseto e dell’Area contigua della Riserva Regionale “Diaccia Botrona”, in particolare in loc. San Leopoldo - Le Marze.

Le pinete presentano quindi spesso una elevata biodiversità legata alla complessa struttura verticale di queste formazioni, con piano dominato dai pini ma con presenza anche di boschi dominati a Quercus pubescens, Q. suber e Q. ilex, con una notevole presenza di macchia bassa di sclerofille sempreverdi.

Le pinete costiere non costituiscono solo una emergenza di habitat e un elemento di elevato valore paesaggistico e identitario, ma anche un prezioso habitat forestale per specie di fauna di interesse conservazionistico.

La matrice pinetata costiera comprende al suo interno anche la parte terminale degli importanti ecosistemi dei canali emissari San Leopoldo e San Rocco.

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede una sua prevalente connotazione quale “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo” nell’ambito della rete ecologica comunale, anche se con porzioni significative di pinete costiere, interessate da sottobosco attrezzato con campeggi o da recenti incendi, classificate rispettivamente come “Aree urbanizzate a media permeabilità ecologica” e “Aree a minore qualità e continuità ecologica con funzione di connessione ecologica”.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• conservazione della pineta e del suo valore storico e paesaggistico, legato in particolare alla prosecuzione delle forme tradizionali di utilizzazione, che favoriscono elevati livelli di eterogeneità e biodiversità;

• ostacolo ai processi di ulteriore artificializzazione, urbanizzazione e frammentazione delle pinete costiere e di riduzione della loro qualità e continuità ecologica e paesaggistica;

• limitazione degli impatti dei campeggi interni alle pinete e promozione attività di divulgazione e di informazione sul valore degli ecosistemi dunali e delle pinete, rivolte ai turisti e agli operatori del settore;

• realizzazione di interventi di prevenzione degli incendi compatibili con la conservazione degli ecosistemi forestali e delle sue componenti (flora e fauna) di maggiore valore conservazionistico (specie di interesse comunitario e regionale);

• riduzione e mitigazione degli impatti legati alla diffusione di fitopatologie;

• ostacolo ai processi di erosione costiera e di intrusione del cuneo salino;

• promozione di interventi di rimboschimento delle aree attraversate da incendi e ricostituzione della continuità delle pinete;

• realizzazione di attività turistiche balneari sostenibili e coerenti con la conservazione degli ecosistemi dunali mobili (dune mobili) e fissi (dune pinetate);

• mantenimento delle zone umide retrodunali e dei boschetti di sughera interni alle pinete;

• tutela degli ecosistemi fluviali degli emissari San Rocco e San Leopoldo;

• valorizzazione della presenza del Parco Regionale della Maremma e della Riserva Regionale Diaccia Botrona e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del Parco e del Piano di Gestione del Sito Natura 2000;

• tutela e valorizzazione dei servizi eco-sistemici offerti dai paesaggi forestali;

• riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: pinete costiere.

Ecosistemi costieri sabbiosi (arenili e dune) e rocciosi (Formiche di Grosseto)

Il morfotipo degli ecosistemi costieri di cune mobili si distribuisce lungo la costa grossetana in stretto contatto con il morfotipo delle pinete costiere, costituendo l’elemento di transizione tra le pinete e macchie su dune fisse e/o fossili e la linea di costa.

Pur sviluppandosi lungo gli oltre 20 km di costa, il morfotipo presenta una superfice complessiva di 215 ettari, evidenziando la sua estrema esiguità, raggiungendo i 100 m di estensione verso l’interno solo per gli ecosistemi meglio sviluppati interni al Parco regionale della Maremma (Loc. Torre di Collelungo e Porto Vecchio).

Ad eccezione delle interruzioni di Marina di Grosseto, e secondariamente di Principina a mare, il morfotipo presenta una elevata continuità longitudinale ospitando alcuni degli ecosistemi dunali meglio conservati e di maggiore valore naturalistico della Toscana.

Il morfotipo si caratterizza per la tipica sequenza di formazioni vegetali paralleli alla linea di costa e a struttura diversificata dall’anteduna alle dune più interne. In particolare la struttura tipica è rappresentata da rade formazioni erbacee di arenile su substrati sabbiosi ricchi di sostanza organica spiaggiata, da formazioni di anteduna e duna mobile, dune mobili, retrodune con suffrutici, ginepreti a ginepro coccolone, ericeti/cisteti su dune, con successiva transizione verso le macchie dense e le pinete su dune fisse e/o fossili più interne.

Questo sistema può risultare eliminato, o alterato/frammentato, in corrispondenza dei nuclei abitati costieri e delle aree maggiormente artificializzate o nelle aree a maggiore erosione costiera (costa in prossimità della foce del Fiume Ombrone), può essere parzialmente ridotto nella aree di costa più ristretta e con significativi carichi turistici (tra Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia) o può presentarsi al massimo dello sviluppo nelle aree più naturali del Parco Regionale della Maremma e del Sito Natura 2000 (ZSC/ZPS Dune costiere del Parco dell'Uccellina).

Si tratta probabilmente del morfotipo di maggiore valore naturalistico del territorio grossetano (assieme a quello degli Ecosistemi lacustri e palustri), caratterizzandosi per la presenza di 10 habitat di interesse comunitario, di particolare valore nel caso delle Dune embrionali mobili (Cod. 2110), delle Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche) (Cod. 2120), delle Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae) (Cod. 2210), delle Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia (Cod. 2260), ma soprattutto dell’habitat prioritario Dune costiere con Juniperus spp. (Cod. 2250*). Tale Morfotipo vede inoltre la presenza di numerose specie vegetali e animali di interesse comunitario, o comunque di interesse conservazionistico.

Il Morfotipo comprende anche le isole delle Formiche di Grosseto, già Sito Natura 2000 (ZSC/ZPS), e i suoi caratteristici habitat e specie delle coste rocciose (tra cui la specie endemica esclusiva delle piccole isole Limonium doriae).

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede una sua connotazione quale “Ecosistemi dunali con funzione di nodi della rete ecologica costiera”, nella aree meglio conservate del morfotipo, e di “Ecosistemi dunali con funzioni di matrice della rete ecologica” nelle aree più alterate.

Le aree del Morfotipo di maggiore valore conservazionistico risultano interne al Parco regionale della Maremma, alla Riserva regionale Diaccia Botrona e al complessivo sistema di Siti Natura 2000 costieri.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• miglioramento dei livelli di continuità e qualità degli ecosistemi dunali;

• miglioramento del livello di compatibilità della fruizione turistica costiera e valorizzazione le attività di divulgazione e di informazione sul valore degli ecosistemi dunali, rivolte ai turisti e agli operatori del settore;

• ostacolo ai processi di intrusione del cuneo salino;

• promozione degli interventi di riqualificazione degli ecosistemi dunali alterati e in erosione valorizzando le tecniche di ingegneria naturalistica;

• realizzazione di attività turistiche balneari sostenibili e coerenti con la conservazione degli ecosistemi dunali mobili (dune mobili) e fissi (dune pinetate);

• valorizzazione della presenza del Parco regionale della Maremma e della Riserva Regionale Diaccia Botrona e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del Parco e del Piano di Gestione del Sito Natura 2000;

• realizzazione di un piano degli arenili finalizzato anche alla individuazione di carichi turistici sostenibili;

• tutela integrale e di gestione conservativa degli ecosistemi dunali esistenti, attraverso il mantenimento o aumento dei livelli di naturalità e continuità ecologica;

• mantenimento o eventuale ampliamento della superficie degli habitat dunali di interesse comunitario, con particolare riferimento agli habitat di duna mobile. gli interventi di riqualificazione o ampliamento degli habitat dunali dovranno utilizzare esclusivamente tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali psammofile autoctone ed ecotipi locali. in alternativa sono realizzabili interventi di delimitazione con corda di aree di arenile e duna embrionale al fine di agevolare l’evoluzione naturale verso i sistemi dunali più complessi;

• tutela dei popolamenti floristici e faunistici locali e il contenimento dei processi di diffusione di specie vegetali o animali aliene e invasive;

• rinaturalizzazione delle aree oggetto di sovracalpestio e sentieramento, realizzazione e mantenimento di accessi attrezzati all’arenile in grado di minimizzare gli impatti sugli ecosistemi attraversati; ricostituzione dei rapporti con le aree umide retrodunali

• miglioramento dei livelli di compatibilità ambientale della fruizione turistica e delle attività ad essa legate anche mediante l’esclusivo utilizzo, per l’accesso all’arenile, degli accessi attrezzati, il divieto di calpestio e di utilizzo della fascia di anteduna estesa per un minimo di 10 m dal piede dunale e verifica dei carichi turistici sostenibili;

• in coerenza con il PIT_PPR divieto di inserimento di qualsiasi struttura o manufatto, anche temporaneo, sul sistema dunale e di qualsiasi attività in grado di aumentare i livelli di artificialità del sistema dunale stesso;

• miglioramento dei livelli di sostenibilità delle attività di pulizia degli arenili al fine di favorire la naturalizzazione della fascia di duna mobile e la tutela/recupero di specie animali e vegetali di interesse conservazionistico e ormai prossime all’estinzione a scala regionale e nazionale;

• negli arenili non interessati da concessioni balneari è vietata la rimozione del materiale spiaggiato, fatta salva la rimozione manuale di materiali non organici o sintetici per una fascia di 20 m dalla linea di battigia; solo per manutenzione straordinaria, alla fine dell’inverno, e a carico del materiale spiaggiato di maggiori dimensioni (grandi tronchi spiaggiati) possono essere effettuate operazioni di pulizia meccanica;

• nell’ambito delle attività di pulizia dell’arenile non è ammessa la collocazione del materiale spiaggiato sopra il sistema dunale e i suoi habitat; l’eventuale materiale organico spiaggiato, previa verifica in campo, dovrà essere lasciato in loco o utilizzato per interventi di difesa dunale e chiusura di eventuali interruzioni delle dune; sono vietate le attività di pulizia dell’arenile per una fascia di 10 m dal fronte dunale;

• in caso di accertata presenza di siti di nidificazione di fratino Charadrius alexandrinus tali aree dovranno essere perimetrate con corda ed escluse dall’accesso libero; il divieto dovrà essere indicato con apposita cartellonistica;

• gli eventuali interventi di ripascimento devono essere preceduti da analisi finalizzate a verificarne la coerenza e compatibilità chimica, fisica, sedimentologica e di colorazione; tali interventi devono obbligatoriamente prevedere complementari interventi di tutela, riqualificazione o ampliamento dei locali habitat dunali;

• e vietata le realizzazione di impianti di illuminazione sulle dune o con illuminazione diretta delle stesse;

• tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi dunali.

Ecosistemi fluviali e planiziali talora associati ad aree umide

Il Morfotipo risulta prevalentemente costituito dal corso del Fiume Ombrone, da Istia d’Ombrone alla foce, e dai suoi habitat ripariali arborei e palustri/lacustri.

Il Morfotipo costituisce l’elemento di eccellenza di tutto il sistema idrografico del territorio di Grosseto, costituito da un ricchissimo sistema idrografico naturale e, soprattutto, artificiale: dal fiume Bruna al torrente Maiano (affluente sx idrografica Fiume Ombrone) ai fossi e torrenti minori in ambiente collinare, al ricco sistema idrografico artificiale di pianura (Canale Diversivo Ombrone, Canale Allacciante Salica-Ombrone, Canale Collettore Morelle, Canale Essiccatore principale Alberese, Emissario San Leopoldo, Emissario di San Rocco, Collettore Morelle, Canale Scoglietto e Collelungo, ecc.).

La lettura morfotipologica ha portato alla individuazione come morfotipo fluviale dell’omogeneo, e ben riconoscibile, sistema del Fiume Ombrone, mentre tutto il minuto e disperso reticolo idrografico costituisce elemento caratterizzante di numerosi morfotipi.

La unitaria lettura del sistema fluviale e idrografico avverrà invece attraverso il suo ruolo di elemento strutturale della rete ecologica comunale.

Pur alterato nella qualità delle acque e nella riduzione e alterazione delle fasce arboree ripariali, spesso costituite da esotiche formazioni a Robinia pseudoacacia, il fiume Ombrone costituisce ancora un importante ecosistema fluviale e corridoio ecologico, con relittuali habitat ripariali arborei (pioppeti e saliceti) e boschetti planiziali, fauna ittica di acque dolci e di ambienti di transizione verso il mare (foce dell’Ombrone), e piccole ma interessanti aree umide nelle aree di pertinenza fluviali e derivanti da passate attività di estrazione della ghiaia (in particolare in loc. Fiume Morto e San Carlo). Interessante risulta anche il Fosso del Ventre, al confine orientale del territorio comunale presso Istia d’Ombrone, quale ansa morta del Fiume Ombrone.

Tra gli habitat di interesse comunitario presenti in questo morfotipo si segnalano in particolare i Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p e Bidention p.p. (Cod. 3270) e le Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (Cod. 92A0).

L’importanza di tale ecosistema è riconosciuta dal suo complessivo inserimento nel territorio del Parco regionale della Maremma e nella sua vasta Area contigua, mentre la parte terminale risulta interna alle ZSC/ZPS Pianure del Parco della Maremma e Padule della Trappola, Bocca d'Ombrone.

Tra gli altri ecosistemi fluviali interni ad altri Morfotipi sono da segnalare in particolare il Torrente Maiano (affluente sx idrografica Fiume Ombrone), con continue formazioni ripariali arboree, il reticolo idrografico minore di ambito collinare, l’Emissario San Leopoldo, l’Emissario di San Rocco e i Canali Scoglietto e Collelungo.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• miglioramento dei livelli di qualità e quantità delle risorse idriche;

• ostacolo ai processi di erosione costiera e di intrusione del cuneo salino;

• riduzione dei processi di artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale, con particolare riferimento alle zone classificate come aree critiche per la funzionalità della rete ecologica e come direttrici di connessione fluviale da riqualificare;

• miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d’acqua; ciò anche mediante interventi di ricostituzione della vegetazione ripariale attraverso l’utilizzo di specie arboree e arbustive autoctone ed ecotipi locali;

• miglioramento della compatibilità ambientale degli interventi di gestione idraulica, delle attività di pulizia delle sponde e di gestione della vegetazione ripariale e delle opere in alveo; divieto di realizzare interventi di pulizia intensiva delle sponde, con particolare riferimento al periodo 1 marzo – 31 luglio in cui sono potenzialmente massimi i disturbi all’ecosistema e alla nidificazione; eventuali interventi dovranno essere realizzati alternando i tratti di intervento tra sponda destra e sinistra;

• mantenimento dei livelli di Minimo deflusso vitale e riduzione delle captazioni idriche per i corsi d’acqua caratterizzati da forti deficit idrici estivi;

• mitigazione degli impatti legati alla diffusione di specie aliene invasive (in particolare di Robinia pseudoacacia); Contrastare la diffusione delle specie aliene invasive sia attraverso interventi diretti di contenimento dei nuclei già affermati sia mediante forme di gestione che ne impediscano l’espansione all’interno degli ecosistemi;

• promozione di interventi di riqualificazione degli ecosistemi lacustri e palustri alterati valorizzando le tecniche di ingegneria naturalistica, con particolare attenzione all’ampliamento degli habitat dulcacquicoli e del canneto alla Diaccia Botrona;

• valorizzazione della presenza del Parco regionale della Maremma e della Riserva regionale Diaccia Botrona e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del parco e del Piano di gestione del Sito Natura 2000;

• miglioramento della gestione idraulica finalizzata alla riduzione dei fenomeni di interrimento e al mantenimento di aree allagate anche nella stagione secca;

• miglioramento della sostenibilità ambientale delle attività di itticoltura e di agricoltura intensiva in adiacenza all’area umida del Padule di Diaccia Botrona;

• Promozione di attività di informazione e divulgazione sul valore delle aree umide;

• mantenimento delle piccole aree umide di origine artificiale (a fini agricoli o venatori) presenti nella pianura agricola e nei rilievi collinari (obiettivo dei morfotipi agricoli corrispondenti), o create con la rinaturalizzazione di ex cave su terrazzi alluvionali del Fiume Ombrone (obiettivo del Morfotipo degli ecosistemi fluviali);

• tutela degli habitat ripariali e palustri di interesse comunitario e delle relative fitocenosi;

• valorizzazione degli strumenti di partecipazione delle comunità locali alla gestione e conservazione degli ecosistemi fluviali (ad es. Contratti di fiume);

• tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali ripariali;

• riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: boschi ripariali.

Ecosistemi lacustri e palustri talora in mosaico con cenosi planiziali e costiere

Assieme al morfotipo precedente costituisce l’unità di maggiore valore naturalistico del territorio grossetano, caratterizzandosi per la presenza due principali aree umide: l’area umida della Trappola e Foce del Fiume Ombrone, interna al Parco Regionale della Maremma e l’area umida del Padule di Diaccia Botrona, interna alla Riserva regionale omonima.

Fanno parte del Morfotipo anche le piccole aree umide retrodunali del Paduletto e di Serrata dei Cavalleggeri, situate sempre all’interno del Parco della Maremma, a costituire un complessivo sistema esteso per circa 1085 ettari (a cui vanno sommate le piccole aree umide interne ad altri morfotipi).

Si tratta prevalentemente di aree umida salmastre e di specchi d’acqua salmastra, risultando la componente dulcacquicola oggi fortemente ridotta, sia come specchi d’acqua che come formazioni palustri, a causa dell’intrusione del cuneo salino o per lo scarico di acqua salmastra nell’area umida della Diaccia Botrona, un tempo caratterizzata da canneti e aree dulcacquicole.

Il paesaggio lacustre e palustre si caratterizza quindi soprattutto per la presenza di giuncheti, fruticeti alofili quali salicorneti e sarcocornieti, prati salmastri, alternati a corpi d’acqua e a formazioni di elofite quali i canneti a cannuccia di palude.

Per la loro grande importanza naturalistica ed ecologica le due aree umide sono oggi tutelate non solo come Aree protette e siti Natura 2000, ma anche come zone umide di importanza internazionale (Convenzione Ramsar) “Palude Diaccia Botrona” (2.500 ha con il Comune di Castiglione della Pescaia), assai importante anche per gli uccelli acquatici svernanti, e di “Padule della Trappola-Foce dell’Ombrone” (392 ha).

Il Morfotipo risulta costituito quasi totalmente da habitat di interesse comunitario, con particolare riferimento a Lagune costiere (Cod. 1150*), Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi) (Cod. 1420), Steppe salate mediterranee (Limonietalia) (Cod. 1510*), Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) (Cod. 1410) e Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (Cod. 7210).

Per la loro importanza tutte le aree umide sono state classificate come “elementi della Rete ecologica delle aree palustri e lacustri costiere”. Numerose risultano anche le piccole aree umide dulcacquicole presenti nella pianura agricola interna, nelle aree collinari o nelle aree di pertinenza del sistema fluviale, già classificate come “elementi della Rete ecologica delle aree palustri e lacustri interne”, ma che dal punto di vista morfotipologico sono state inserite, per omogeneità paesaggistica nell’ambito dei relativi morfotipi rurali o fluviali dominanti. Di tratta spesso di piccole aree palustri (con prevalenza di canneti) o lacustri di elevato interesse naturalistico create a fini agricoli, venatori o quali ex siti di cava. Tra queste sono ad esempio da segnalare le aree umide in loc. Fattoria Acquisti, in loc. Ponti Bianchi (lungo il Canala Collettore), in loc. Casetta San Leopoldo (presso il confine dell’area contigua della Riserva regionale), le zone umide create lungo il Canale diversivo Ombrone (ad es. tra La Steccaia e il viadotto della Strada Aurelia) o nelle aree di pertinenza del Fiume Ombrone (ad es. in Loc. Ponte d’Istia, Voltina, Fiume Morto e San Carlo).

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• miglioramento della qualità delle acque;

• riduzione dei processi di frammentazione delle zone umide e di artificializzazione delle aree circostanti, evitando nuovi processi di urbanizzazione, di consumo e impermeabilizzazione del suolo e favorendo la trasformazione delle attività agricole verso il biologico o comunque verso forme di agricoltura a elevata sostenibilità ambientale;

• mantenimento e/o incremento dell’attuale superficie degli habitat umidi; tutela degli habitat di interesse comunitario, delle fitocenosi e delle rare specie animali e vegetali palustri e lacustri;

• mitigazione/riduzione dei fenomeni di salinizzazione delle falde costiere dulcacquicole e dell’erosione costiera;

• aumento della superficie interessata da boschi planiziali anche attraverso progetti di riforestazione mediante utilizzo di specie ed ecotipi forestali locali;

• miglioramento della compatibilità ambientale della gestione idraulica con particolare riferimento alla gestione della vegetazione ripariale e planiziale; divieto di realizzare interventi di pulizia intensiva delle sponde, con particolare riferimento al periodo 1 marzo – 31 luglio in cui sono potenzialmente massimi i disturbi all’ecosistema e alla nidificazione; eventuali interventi dovranno essere realizzati alternando i tratti di intervento tra sponda destra e sinistra;

• contrastare la presenza delle specie vegetali e animali aliene invasive sia attraverso interventi diretti di contenimento/eradicazione sia mediante forme di gestione che ne impediscano l’espansione all’interno delle aree umide;

• migliorare la qualità degli ecosistemi palustri/lacustri esistenti, recuperare e gestire attivamente quelli soggetti a fenomeni di interrimento e realizzare eventuali nuove aree umide; promozione di interventi di riqualificazione degli ecosistemi lacustri e palustri alterati valorizzando le tecniche di ingegneria naturalistica;

• ridurre i processi di artificializzazione degli alvei e delle sponde delle aree umide;

• contenimento dei processi di urbanizzazione e consumo di suolo nelle aree di pertinenza tra il fiume Ombrone e la città di Grosseto;

• mitigazione degli impatti dell’agricoltura intensiva;

• riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi abbandonati e in parte rinaturalizzati;

• valorizzazione della presenza del Parco della Maremma, anche a fini didattici e di fruizione sostenibile del fiume e delle aree umide ad esso collegate;

• mantenimento delle piccole aree umide di origine artificiale (a fini agricoli o venatori) presenti nelle matrici agricole di pianura alluvionale;

• tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi delle aree umide, lacustri e palustri e dai boschi planiziali;

• riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: boschi planiziali.

3. Rete ecologica comunale: elementi strutturali

La rete ecologica comunale è composta dalle reti degli ecosistemi di seguito descritti e come rappresentati nella Tavola ST 01.B2.

Rete degli ecosistemi forestali

La rete ecologica forestale risulta costituita dagli elementi a maggiore naturalità del territorio comunale. Sono qualificati come nodi della rete ecologica forestale (Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica, con funzione di nodo), i boschi a maggiore maturità (ad esempio le fustaie di pino domestico e marittimo della costa o i boschi autoctoni più evoluti dei versanti collinari settentrionali), ma anche gran parte delle sugherete e i boschi, anche cedui, comunque ad elevata continuità o frammisti ai boschi più maturi. La funzione di nodo è stata quindi individuata per tutte le pinete costiere, per i boschi situati nelle esposizioni settentrionali dei rilievi calcarei dei Monti dell’Uccellina e di Poggio Moscona, e una parte significativa dei boschi dei rilievi collinari settentrionali.

La funzione di “matrice forestale” è stata individuata nelle “Aree forestali a minore qualità e continuità ecologica, con funzione di connessione ecologica” rappresentate dagli stadi di degradazione forestale delle macchie basse, delle garighe, delle sugherete rade su macchie di ericacee e dai mosaici di macchia/gariga, formazioni presenti soprattutto nel lato costiero dei Monti dell’Uccellina e nei rilievi di Poggio Moscona, Roselle e di quelli più settentrionali.

Completano gli elementi strutturali i “Nuclei forestali isolati”, quali elementi forestali isolati nelle matrici agricole collinari (in particolare con querceti e boschetti di leccio nelle Colline della Grancia) e i “Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali”, elementi in comune con la rete ecologica fluviale, rappresentandone la componente ripariale forestale, costituita da formazioni lineari ad alta valenza ecologica (saliceti-pioppeti, ontanete) o da formazioni più degradate con intrusione della nordamericana Robinia pseudoacacia.

Gli elementi di maggiore valore sono comunque da ricercare nelle pinete costiere già individuate a livello di rete ecologica regionale come “nodi forestali primari e secondari” della rete ecologica.

Sono elementi della rete degli ecosistemi forestali:

• Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica, con funzione di nodo.

• Aree forestali a minore qualità e continuità ecologica, con funzione di connessione ecologica.

• Nuclei forestali isolati.

• Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali (rete ecologica fluviale e forestale).

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli habitat forestali con particolare riferimento alle matrici forestali di latifoglie termofile e sclerofille e a quelle di collegamento tra nodi.

• Mantenimento e miglioramento dei livelli di qualità ecologica e maturità dei nodi forestali.

• Mantenimento/incremento delle superfici di habitat forestali planiziali, riducendo i fenomeni di frammentazione, realizzando interventi di rimboschimento con latifoglie autoctone e migliorando i livelli di permeabilità ecologica delle matrici agricole.

• Mantenimento della superficie complessiva dei diversi habitat forestali relittuali e delle stazioni forestali “eterotopiche”.

• Miglioramento della compatibilità ambientale della gestione forestale con particolare riferimento alle proprietà private.

• Riduzione del carico di ungulati.

• Controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali.

• Riduzione/mitigazione dei danni da fitopatologie e da incendi estivi.

• Miglioramento della gestione idraulica e della qualità delle acque nelle aree interessate da foreste planiziali e boschi ripariali.

• Recupero delle attività selvicolturali al fine di mantenere le pinete costiere su dune fisse e le sugherete.

• Miglioramento delle connessioni ecologiche tra nuclei forestali isolati e le matrici/nodi forestali e tra gli elementi forestali costieri e quelli dell’entroterra,

• Tutela e valorizzazione attiva degli habitat forestali di interesse comunitario e delle fitocenosi forestali del Repertorio Naturalistico Toscano.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

Rete degli ecosistemi fluviali e lacustri/palustri

La rete comprende tutto il sistema di aree umide fluviali, lacustri e palustri del territorio comunale, sia di origine naturale che artificiale. I corsi d’acqua sono interni all’elemento “Rete ecologica fluviale”, mentre i corridoi ripariali potenziali sono stati ricondotti all’elemento forestale “Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali”. Tutte le aree sono state considerate come “nodi” o elementi di eccellenza reale e potenziale degli ecosistemi umidi, anche se evidenziando i forti elementi di criticità già individuati dalla rete ecologica regionale che ha individuato il fiume Ombrone e il torrente Bruna come “Corridoi ecologici fluviali da riqualificare”, sia per la qualità delle acque che per la forte alterazione della vegetazione ripariale.

La rete delle aree umide vede un elemento di eccellenza soprattutto nelle “Aree palustri e lacustri costiere”, costituite da due importanti zone umide di “Importanza Internazionale” (Zone Ramsar”), di Diaccia Botrona e della “Trappola e Foce d’Ombrone”, affiancate nel territorio più interno da un sistema, assai frammentato, di piccole aree umide dulcacquicole, rappresentato dalle “Aree palustri e lacustri interne”.

Sono elementi della rete degli ecosistemi fluviali e lacustri/palustri:

• Rete ecologica fluviale (corridoi fluviali).

• Rete ecologica delle aree palustri e lacustri costiere.

• Rete ecologica delle aree palustri e lacustri interne.

• Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali (rete ecologica fluviale e forestale).

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Miglioramento della gestione idraulica e della qualità delle acque nelle aree interessate da foreste planiziali e boschi ripariali.

• Miglioramento della continuità/qualità delle formazioni ripariali arboree, anche attraverso il miglioramento della compatibilità ambientale delle periodiche attività di pulizia delle sponde ed evitando le utilizzazioni forestali negli impluvi e lungo i corsi d’acqua.

• Riduzione dei processi di frammentazione delle zone umide e di artificializzazione delle aree circostanti, evitando nuovi processi di urbanizzazione, di consumo e impermeabilizzazione del suolo e favorendo la trasformazione delle attività agricole verso il biologico o comunque verso forme di agricoltura a elevata sostenibilità ambientale.

• Miglioramento della qualità delle acque e riduzione delle pressioni ambientali e delle fonti di inquinamento di origine industriale, civile o agricola, situate nelle aree adiacenti o comunque confluenti nelle aree umide.

• Mantenimento e/o incremento dell’attuale superficie degli habitat umidi; tutela degli habitat di interesse comunitario, delle fitocenosi e delle rare specie animali e vegetali palustri e lacustri.

• Mantenimento/incremento delle aree con estesi canneti e realizzazione di interventi di gestione e riqualificazione degli habitat palustri e lacustri.

• Controllo/riduzione della presenza di specie aliene invasive.

• Mitigazione/riduzione dei fenomeni di salinizzazione delle falde costiere dulcacquicole e dell’erosione costiera.

• Aumento della superficie interessata da boschi planiziali anche attraverso progetti di riforestazione mediante utilizzo di specie ed ecotipi forestali locali.

Rete degli ecosistemi costieri

La rete degli ecosistemi costieri corrisponde al Morfotipo degli ecosistemi costieri sabbiosi e rocciosi, presentandosi spesso in stretto contatto con le pinete e macchie su dune fisse e/o fossili e la linea di costa.

Gli elementi costieri sabbiosi caratterizzati da maggiore naturalità e scarso disturbo antropico, con sistemi dunali ancora integri o solo parzialmente alterati, e con tipica sequenza di habitat (anteduna, duna mobile, retroduna, duna fissa, ecc.) sono stati classificati quali “Ecosistemi dunali con funzione di nodi della rete ecologica costiera”, corrispondenti alle “coste sabbiose con ecosistemi dunali integri o parzialmente alterati” del PIT. Tra questi, ad esempio, quelli interni al Parco regionale della Maremma (Loc. Torre di Collelungo e Porto Vecchio) o alla Riserva Diaccia Botrona (Le Marze).

I restanti sistemi sabbiosi sono stati classificati come “Ecosistemi dunali con funzione di matrici della rete ecologica costiera”, con valori e stato di conservazione inferiore a causa di una maggiore fruizione turistica e per una maggiore alterazione della morfologia e degli habitat dunali.

La rete ecologica costiera comprende anche gli “Ecosistemi microinsulari” corrispondenti alle coste rocciose delle isole denominate Formiche di Grosseto, già Sito Natura 2000 (ZSC/ZPS), coste caratterizzate dagli habitat e habitat e specie delle coste rocciose (tra cui la specie endemica esclusiva Limonium doriae).

Sono elementi della rete degli ecosistemi costieri:

• Ecosistemi dunali con funzione di nodi della rete ecologica costiera.

• Ecosistemi dunali con funzione di matrici della rete ecologica costiera.

• Ecosistemi microinsulari.

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Mantenimento/aumento della superficie degli habitat dunali, con particolare riferimento agli habitat di duna mobile e a quelli di interesse comunitarioe, evitando nuovi interventi di trasformazione degli ecosistemi dunali non finalizzati alla loro riqualificazione.

• Miglioramento dei livelli di naturalità e continuità degli habitat dunali e riduzione dei processi di artificializzazione e frammentazione (con particolare riferimento ai tratti di costa classificati come Corridoio ecologico costiero da riqualificare).

• Miglioramento dei livelli di compatibilità ambientale della fruizione turistica e delle attività ad essa legate, anche mediante verifica dei carichi turistici sostenibili e la valorizzazione dello strumento di piano degli arenili.

• Eliminazione dei fenomeni di calpestio e di sentieramento su ambienti dunali e retrodunali e realizzazione di sistemi di accessibilità attrezzata e sostenibile verso gli arenili.

• Regolamentazione e/o miglioramento dei livelli di sostenibilità delle periodiche attività di pulizia degli arenili.

• Riduzione delle specie aliene invasive negli habitat costieri sabbiosi, anche mediante idonei interventi di eliminazione.

• Riduzione dei processi di erosione costiera e riqualificazione degli habitat dunali alterati mediante esclusivo utilizzo delle tecniche di ingegneria naturalistica e di specie vegetali autoctone ed ecotipi locali.

• Valorizzazione degli interventi di ripascimento degli arenili anche al fine di ricostituire nuovi ambienti dunali.

• Tutela e riqualificazione degli habitat dunali pinetati riducendo gli impatti legati alle strutture turistiche (in particolare campeggi e villaggi vacanza), all’elevato carico di ungulati, alla diffusione di fitopatologie e di incendi estivi.

• Riduzione degli elementi di barriera presenti negli ecosistemi dunali, quali le recinzioni (spesso legate ai campeggi), e risanamento delle fonti di inquinamento luminoso.

Rete degli ecosistemi rupestri e degli ambienti ipogei

La rete degli ecosistemi rupestri e degli ambienti ipogei comprende superfici naturali che sono situate su piccole superfici nell’ambito degli ambienti rupestri calcarei posti alla base dei versanti costieri dei Monti dell’Uccellina.

La rete è arricchita dalla presenza di ambienti rupestri di neoformazioni legati alla presenza di fronti di cava abbandonati situati ai piedi dei versanti occidentali (cava di breccia in Loc. Bagno di Roselle) e meridionali di Poggio Moscona (Cava Sartiani e Cava Terrazzieri) o nel versante meridionale di Poggio Mosconcino (interna al Sito Natura 2000 di Poggio Moscona). Si tratta di quattro cave abbandonate, oggetto di rinverdimento spontaneo o progettato, oggi caratterizzate anche dalla presenza di formazioni vegetali rupestri ed interessanti presenze vegetali ed animali.

Fanno parte della rete ecologica di cui al presente arrticolo anche gli ambienti ipogei, quale siti interni al Catasto regionale delle grotte e come indicati nella tavola degli habitat (habitat cod. 8310 “Grotte non ancora sfruttate turisticamente”). Si tratta di oltre 22 grotte/cavità censite, presenti nelle aree caratterizzate da rocce calcaree, e in particolare i margini costieri dei Monti dell’Uccellina, di Poggio Moscona e dei rilievi interni.

Sono elementi della rete degli ecosistemi rupestri e degli ambienti ipogei:

• Elementi della rete ecologica degli ecosistemi rupestri

• Aree estrattive abbandonate e in fase di rinaturalizzazione

• Grotte censite

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Mantenimento dell’integrità fisica ed ecosistemica dei principali complessi rupestri e dei relativi habitat rocciosi di interesse comunitario.

• Riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi e minerari abbandonati.

• Tutela dell’integrità dei paesaggi carsici superficiali e profondi, delle grotte e degli altri habitat ipogei.

Rete degli agroecosistemi

Il paesaggio agricolo costituisce l’elemento dominante del territorio comunale e componente essenziale della rete ecologica locale e regionale.

Il P.I.T./P.P.R. classifica il territorio comunale grossetano per la sua natura di “matrice agroecosistemica di pianura” e “…di pianura urbanizzata”, per la “matrice agroecosistemica collinare”, ma anche per le sue funzioni di “nodo degli agroecosistemi” elemento individuato soprattutto nella pianura agricola dell’area Foce dell’Ombrone e La Trappola, e per parti del territorio agricolo collinare situato ai confini orientali e settentrionali del Comune.

Il Piano Strutturale individua i “nodi degli agroecosistemi” che corrispondono ai paesaggi agricoli tradizionali presenti presso Montepescali, Batignano e nell’alta Valle del Fosso della Salica ai piedi dei rilievi collinari settentrionali, ai territori agricoli circostanti i poggi di Roselle e Moscona, nelle colline di Poggio Guardiola e Poggio Alto ad est di Grosseto, nelle zone agricole di pianura situate nelle aree retrostanti le aree umide di Foce Ombrone-La Trappola o di margine al rilievo dei Monti dell’Uccellina (zona di Alberese).

I “nodi degli agroecosistemi” e le “Matrici agroecosistemiche ad elevata connettività” e agli “Agroecosistemi frammentati”, costituiscono porzioni di territorio agricolo riconducibili alle Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007), obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie.

Si tratta in particolare di ecosistemi agricoli tradizionali collinari con mosaici di seminativi, prati permanenti, pascoli ed oliveti, di pascoli alberati con alberi camporili, di seminativi ricchi di “elementi arborei ed arbustivi lineari”, di caratteristici oliveti su versanti calcarei e prati secondari (attorno ai Poggi di Roselle e Moscona) o di caratteristici paesaggi agricoli di pianura con seminativi stagionalmente allagati, prati permanenti e pascoli su suoli salmastri.

Tra le aree agricole di maggiore valore ecologico risultano anche quelle interne al “Corridoio agricolo perifluviale” e gli “Agroecosistemi di pianura di margine ai boschi costieri”. Le prime rappresentano le aree agricole situate nelle aree di pertinenza fluviale del Fiume Ombrone, spesso costituite da aree di golena soggette a periodici allagamenti invernali. Le seconde costituiscono una sorta di buffer agricolo tra gli ambienti più naturali della costa e la pianura agricola intensiva, caratterizzandosi da una maglia agraria più fitta della prima e con elevata presenza di elementi vegetali lineari.

I restanti territori collinari, non classificati “nodi” e non interessati da presenza estesa di vigneti specializzati, presentano anch’essi una buona qualità ecologica e risultano classificati come “Matrice agroecosistemica ad elevata connettività” (seminativi, prati permanenti con presenza di alberi camporili e boschetti) o come “Agroecosistemi frammentati” se costituiti da territori agricoli residuali immersi in matrici forestali dominanti.

Le tipologie agricole più “intensive” e di minore caratterizzazione ecologica sono costituite dalla “Matrice agroecosistemica intensiva di pianura” (aree agricole di bonifica con seminativi intensivi e colture orticole), dagli “Agroecosistemi intensivi (vigneti) di collina” (in particolare nelle colline della Grancia) e dagli “Agroecosistemi periurbani e infraurbani di pianura”. Quest’ultimi, pur risultando costituiti da territori ad agricoltura intensiva e con elevata urbanizzazione diffusa e infrastrutture stradali, svolgono un ruolo potenziale di elemento di connessione tra la città e il territorio circostante, costituendo un’area privilegiata per la realizzazione di un potenziale progetto di parco agricolo periurbano.

I “nodi degli agroecosistemi”, assieme alle “Matrici agroecosistemiche ad elevata connettività” e agli “Agroecosistemi frammentati”, costituiscono porzioni di territorio agricolo riconducibili alle Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland), già obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie. Le aree agricole ad alto valore naturale sono rappresentate da quelle aree in cui l’agricoltura è l’uso del suolo prevalente (normalmente il dominante) e dove quell’agricoltura mantiene, o è associata, a una grande varietà di specie e habitat o specie di interesse europeo.

Sono elementi della rete degli agroecosistemi:

• Nodo degli agroecosistemi

• Elementi arborei e arbustivi lineari

• Corridoio agricolo perifluviale

• Agroecosistemi di pianura di margine ai boschi costieri

• Matrice agroecosistemica ad elevata connettività

• Agroecosistemi frammentati

• Agroecosistemi periurbani e infraurbani di pianura

• Agroecosistemi intensivi (vigneti) di collina

• Matrice agroecosistemica intensiva di pianura

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Mantenimento della qualità ecologica dei nodi della rete degli agroecosistemi e conservazione attiva delle aree agricole ad alto valore naturale (HNVF)

• Mantenere gli agroecosistemi di alto valore naturale favorendo, ove possibile, le attività zootecniche e un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio

• Riduzione dei tassi di consumo di suolo agricolo per urbanizzazione nelle pianure interne e costiere, tutela dei nodi agricoli di pianura e miglioramento della permeabilità ecologica delle matrici agricole di pianura, con particolare riferimento alle aree circostanti le importanti aree umide

• Miglioramento della permeabilità ecologica delle aree agricole non classificate come nodi anche attraverso la ricostituzione degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili) e la creazione di fasce tampone lungo gli impluvi

• Favorire il mantenimento e recupero delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.)

• Aumento dei livelli di sostenibilità ambientale delle attività agricole intensive, miglioramento della loro infrastrutturazione ecologica

• Conservazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità (razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico e forestale), elemento spesso in stretta connessione con la qualità del paesaggio agropastorale

• Conservazione degli agroecosistemi di pianura urbanizzata frammentati e a rischio di scomparsa mediante il mantenimento e la ricostituzione dei livelli minimi di permeabilità ecologica, il recupero delle attività agricole e la riduzione dei processi di consumo di suolo

• Favorire il recupero delle aree agricole frammentate sia attive che già interessate da processi di abbandono e ricolonizzazione arbustiva

• Riduzione del carico di ungulati e dei relativi impatti sulle aree agricole

• Tutela degli habitat di interesse comunitario e delle fitocenosi del repertorio naturalistico toscano (RE.NA.TO.)

4. Rete ecologica comunale: elementi funzionali

Il Piano Strutturale opera un approfondimento - rispetto al P.I.T./P.P.R. - della complessiva Rete ecologica regionale alla scala comunale.

Relativamente agli elementi funzionali della rete ecologica comunale sono individuate nuove componenti quali i “Varchi a rischio” e una declinazione alla scala locale delle “Aree critiche per la funzionalità della rete ecologica”.

Gli elementi funzionali sono rappresentati nella Tavola ST 01.B2.

Relativamente ai “Varchi a rischio” alla scala comunale, sono stati individuati 5 varchi a rischio strategici di cui conservare i residuali elementi di permeabilità ecologica attraverso il contenimento di nuovi processi di consumo di suolo. In particolare si tratta delle 4 aree già classificate come “Morfotipo delle aree agricole intercluse” (tra Bagno di Roselle e Grosseto, tra Grosseto e La Steccaia, tra Grosseto e Fiume Morto, tra Grosseto e l’aeroporto) oltre alla zona tra La Steccaia e Istia d’Ombrone.

Le aree critiche già individuate dal P.I.T./P.P.R. sono dettagliate dal Piano Strutturale:

• relativamente alla “foce del Fiume Ombrone” fino a comprendere un tratto di costa esteso per 1.5 km verso Principina e di 2 km verso Marina di Alberese, e a comprendere i tratti di costa a maggiore erosione fino al parcheggio attrezzato nella pineta costiera di Marina di Alberese;

• relativamente all’”area costiera di Marina di Grosseto” a comprendere un’area di circa 400 ettari, comprensiva dei centri costieri, delle strutture turistiche interne alle pinete, della costa e delle vaste aree di ex pinete incendiate.

Per l’area costiera di Marina di Grosseto e Principina a mare costituiscono obiettivi strategici la realizzazione di attività turistiche sostenibili, attraverso la previsione di carichi turistici coerenti con la dimensione degli arenili e la tutela degli habitat dunali e la gestione attiva e conservativa delle caratteristiche pinete costiere, anche attraverso un controllo sulla diffusione di fitopatologie e sugli incendi estivi.

Il Piano Strutturale ha anche individuato alla scala locale le aree critiche relative a:

• il territorio agricolo periurbano della città di Grosseto, che corrisponde ai “Morfotipi dei seminativi semplificati di pianura o fondovalle” e a quelli “delle aree agricole intercluse”, per il quale il Piano Strutturale indica l’obiettivo di valorizzare le funzioni di elemento di mitigazione dei cambiamenti climatici sull’area urbana di Grosseto, di parco agricolo periurbano e di connessione ecologica, attraverso il mantenimento e la valorizzazione delle attività agricole, l’aumento delle dotazioni ecologiche (impianti di siepi, di filari alberati, di fasce arboree/arbustive lungo i corsi d’acqua o di boschi planiziali);

• il sistema agricolo intensivo dell’area contigua della Riserva della Diaccia Botrona che corrisponde all’Area contigua della Riserva regionale, che presenta componenti di pressione sull’area umida, per il quale il Piano Strutturale indica obiettivi di miglioramento della sostenibilità delle attività agricole, riduzione degli apporti inquinanti in Padule, aumento delle dotazioni ecologiche del territorio rurale (impianti di siepi, di filari alberati, di fasce arboree/arbustive lungo i corsi d’acqua o di boschi planiziali), gestione delle attività di itticoltura compatibile con la conservazione e riqualificazione delle aree umide della Diaccia Botrona limitando i processi di salinizzazione delle acque.

Quanto ai corridoi “ecologici costieri da riqualificare” e ai “corridoi ecologici fluviali da riqualificare” il Piano Strutturale conferma quelli già individuati a livello di rete ecologica regionale del PIT relativamente ai secondi (in particolare Fiume Ombrone e Bruna), mentre per i secondi le aree costiere da riqualificare sono state individuate nel tratto tra Marina di Grosseto e l’Emissario San Leopoldo (circa 2 km), in corrispondenza di Principina a Mare (circa 1,4 km) e in corrispondenza di Marina di Alberese (circa 2 km).

Per questi corridoi l’obiettivo definito dal Piano Strutturale è il contenimento dei processi di erosione costiera, il miglioramento della sostenibilità dei carichi turistici, delle attività di pulizia degli arenili e la previsione di interventi di riqualificazione dunale per i corridoi costieri, e il miglioramento della qualità delle acque e degli ecosistemi fluviali, la riqualificazione/ricostituzione delle fasce arboree/arbustive ripariali, la mitigazione degli impatti delle attività agricole e la rinaturalizzazione delle sponde per i corridoi fluviali.

Relativamente alle “barriere infrastrutturali da mitigare” il Piano Strutturale fa riferimento a quelle previste nell’ambito della Rete ecologica regionale e legate in particolare alla E78, la SS1, la Via Aurelia E80 nei tratti non in viadotto, la SS costiera delle Collacchie.

Oltre alla individuazione degli elementi strutturali e funzionali alla scala locale, quale traduzione della rete ecologica regionale, il progetto di rete ecologica locale nel Piano Strutturale è stato integrato dalle microreti locali costituite dalle sistemazioni idraulico-agrarie (in particolare “muri a secco” e “scoline e fossi privi di vegetazione”) e degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari e vegetazione del reticolo idrografico minore, alberi camporili) censiti nel quadro conoscitivi e inseriti nella invariante strutturale riferita ai caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali.

Art. 25 INVARIANTE STRUTTURALE III - Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi urbani e infrastrutturali

1. Definizione e obiettivi generali

Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, infrastrutturali e urbani costituisce la struttura dominante del paesaggio toscano, risultante dalla sua sedimentazione storica dal periodo etrusco fino alla modernità.

Questo policentrismo è organizzato in reti di piccole e medie città la cui differenziazione morfotipologica risulta fortemente relazionata con i caratteri idrogeomorfologici e rurali.

L’elevata qualità funzionale e artistico-culturale dei diversi sistemi insediativi e dei manufatti che li costituiscono, nonché la complessità delle relazioni interne ed esterne a ciascuno, rappresentano una componente essenziale della qualità del paesaggio toscano, da salvaguardare e valorizzare rispetto a possibili ulteriori compromissioni.

L’obiettivo generale concernente l’invariante strutturale di cui al presente articolo, nel rispetto di quanto disposto dall'art. 9 della Disciplina del P.I.T./P.P.R., è la salvaguardia e valorizzazione del carattere policentrico e delle specifiche identità paesaggistiche di ciascun morfotipo insediativo che vi concorre.

Il Piano Strutturale stabilisce che il Piano Operativo stabilirà regole e prevederà interventi che garantiscano:

  • a) la valorizzazione delle città e dei borghi storici e la salvaguardia del loro intorno territoriale, nonché delle reti materiali e immateriali, il recupero della centralità delle loro morfologie mantenendo e sviluppando una complessità di funzioni urbane di rango elevato;
  • b) la riqualificazione dei morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee e delle loro criticità;
  • c) la riqualificazione dei margini città-campagna con la conseguente definizione dei confini dell’urbanizzato, con particolare riguardo ai diversi tipi di margini del capoluogo come riconosciuti nel Dossier del territorio urbanizzato;
  • d) la promozione dell’agricoltura periurbana multifunzionale come strumento per migliorare gli standard urbani;
  • e) il superamento dei modelli insediativi delle “piattaforme”monofunzionali;
  • f) il riequilibro e la riconnessione dei sistemi insediativi fra le parti di pianura, collina e montagna che caratterizzano ciascun morfotipo insediativo;
  • g) il riequilibrio dei grandi corridoi infrastrutturali, con il potenziamento del servizio alla rete diffusa dei sistemi territoriali policentrici;
  • h) lo sviluppo delle reti di mobilità dolce per integrare l’accessibilità ai sistemi insediativi reticolari con la fruizione turistica dei paesaggi e migliorare la percorribilità urbana;
  • i) l’incardinamento sui caratteri strutturali del sistema insediativo policentrico dei progetti multisettoriali per la sicurezza idrogeologica del territorio, la riqualificazione dei sistemi fluviali, la riorganizzazione delle connessioni ecologiche, la valorizzazione dei paesaggi rurali.

L'Invariante III è rappresentata nell'elaborato ST_03.

2. La struttura insediativa

La struttura insediativa del territorio di Grosseto è caratterizzata principalmente dal morfotipo n. 4. “Morfotipo insediativo a pettine delle penetranti vallive sull’Aurelia”, Articolazione territoriale 4.5 “Grosseto e la valle dell’Ombrone”, descritto dal PIT/PPR nella Scheda d'ambito 18-Maremma grossetana.

I paesaggi riconosciuti dal PIT/PPR che interessano il Comune di Grosseto sono:

  • - la valle dell’Ombrone, attraversata sul crinale ad ovest dall’ex SS223 di Paganico (ora suddivisa in SP 153 di Batignano, SP 64 del Cipressino e SP 140 Leopoldina) che riveste il ruolo di principale asse di connessione tra Siena e Grosseto (penetrante interno-costa – via Senese) e struttura il versante settentrionale della Maremma, risalendo la zona collinare a ovest dell’Ombrone, e sul crinale ad est dall’ex SS322 delle Collacchie (ora SP 159 Scansanese da Grosseto a Manciano), che da Grosseto, lambendo il centro vallivo di Istia d’Ombrone, risale sui versanti che connettono al cuore dell’area collinare dell’Albegna e del Fiora (Sistema insediativo a pettine sulla valle dell’Ombrone). Del sistema insediativo che si affaccia sulla valle dell’Ombrone, costituito in prevalenza da borghi fortificati di matrice medievale, localizzati in posizione strategica sulla sommità o a mezza-costa dei versanti lungo i percorsi collinari, fanno parte Batignano, Montepescali e Istia d’Ombrone;
  • - la pianura costiera, dominata dall’insediamento di Grosseto e attraversata internamente dal corridoio infrastrutturale sub-costiero Aurelia-ferrovia, mentre il litorale è strutturato nel tratto da Grosseto a Follonica dalla SP158 delle Collacchie che connette gli insediamenti costieri (il tratto di costa a sud di Grosseto è prevalentemente occupato dal Parco naturale regionale della Maremma fatta eccezione per l’insediamento di Principina a Mare).

La pianura, solcata dai canali costruiti per la bonifica, è strutturata storicamente dalla via Aurelia lungo il cui percorso sorge Grosseto, città medievale originata da un castello, che si è sviluppata come centro urbano di riferimento dell’ambito, crescendo esponenzialmente a partire dagli anni sessanta e settanta. Gli altri insediamenti dislocati lungo l’Aurelia sono di origine relativamente recente: Braccagni, sorto come semplice appendice della frazione di Montepescali e divenuto poi centro nodale per l’economia della zona, e Rispescia, sviluppato nel corso del Novecento a seguito della completa bonifica della pianura maremmana.

Da Grosseto diparte la SP158 delle Collacchie che attraversa la fascia costiera fino a Follonica. Lungo tale percorso si sono sviluppati gli insediamenti costieri di Principina a Mare (in origine Torre della Trappola, antica fortificazione medievale adibita a punto di raccolta di sale) e di Marina di Grosseto (intorno all’antico nucleo di San Rocco).

Rappresentano un valore del sistema insediativo i sistemi di beni ai quali, nel Comune di Grosseto, appartengono i seguenti:

• nel sistema delle torri costiere, che si posizionano su piccoli promontori naturali: Torre della Trappola, Torre di Castel Marino, Torre di Collelungo, Torre dell’Uccellina;

• nel sistema dei castelli, situati su alture a dominio delle valli: il Forte delle Marze e il Forte di San Rocco a Marina di Grosseto;

• nella rete degli edifici religiosi di matrice medievale: Abbazia di San Rabano;

• il centro storico di Grosseto con la cinta di mura di epoca medicea.

Nella pianura interna le maggiori criticità sono date dalla consistente crescita di Grosseto, con tessuti urbani e produttivi (in prossimità dello svincolo della variante Aurelia a nord, e ad est fino a raggiungere l’abitato di Roselle) che si sfrangiano nel paesaggio agricolo circostante.

Sulla costa la pressione insediativa, legata prevalentemente al turismo balneare, ha causato una crescente espansione dei principali centri costieri, con tessuti prevalentemente residenziali a bassa densità (Principina, Marina di Grosseto).

La polarizzazione sulla piana costiera e la presenza del sistema infrastrutturale superstrada Siena-Grosseto- Senese-Aretina-ferrovia ha svolto un ruolo attrattore per lo scivolamento a valle dei nuclei storici con conseguente indebolimento delle relazioni territoriali, ambientali e paesaggistiche tra il sistema costiero e l’entroterra e progressivo abbandono delle aree collinari interne, perdita delle funzioni storiche di presidio territoriale dei centri collinari e decadimento delle economie ad essi connesse.

Per i centri collinari le espansioni recenti si sono sviluppate verso valle, in corrispondenza della viabilità principale di pianura: vedi Batignano, Braccagni, Bagno Roselle e Istia d’Ombrone.

3. Centri e nuclei storici

Il P.S. identifica i centri ed i nuclei storici ed il loro intorno territoriale, costituito dall’ambito di pertinenza, di cui all'art. 32 della presente Disciplina.

I centri storici presenti nel territorio urbanizzato del Comune di Grosseto sono i seguenti:

• Grosseto

• Montepescali

• Batignano

• Istia d'Ombrone

• Alberese

In coerenza con la Disciplina del PIT/PPR, art. 10, il P.S. definisce la seguente disciplina di tutela e di indirizzo per il POC.

• Nei centri e nuclei storici devono essere tutelati e valorizzati: l’identità materiale e multifunzionale, la permanenza dei valori storico-testimoniali e dei caratteri architettonici degli insiemi territoriali, la persistenza delle relazioni tra questi e le loro pertinenze, ed a tal fine devono essere disciplinate le eventuali trasformazioni.

• L'intorno territoriale dei centri e nuclei storici è soggetto a salvaguardia del valore percettivo e di testimonianza storica culturale degli insediamenti storici, tutelando la destinazione agricola e le sistemazioni idrauliche-agrarie di impianto storico delle aree a questo pertinenti.

• La progettazione degli assetti urbani e delle loro trasformazioni deve risultare coerente con le regole insediative storiche, con la conformazione orografica del territorio e con la consistenza dimensionale in rapporto dell’insediamento storico esistente.

• Nei centri e nuclei storici deve essere tutelata e valorizzata la rete dei percorsi e delle infrastrutture storiche per la fruizione del territorio, ivi compreso l’assetto figurativo delle dotazioni vegetazionali di corredo caratterizzanti la percezione consolidata.

• Non deve essere alterata la percezione visiva degli insiemi di valore storico- testimoniale ivi compresi gli impianti per la produzione di energie rinnovabili.

• Deve essere favorita la permanenza degli abitanti e del ruolo dei centri abitati come centro civile delle comunità ad essa afferenti.

• Deve essere tutelata e valorizzata dell’identità materiale e multifunzionale dei centri, nuclei, aggregati storici ed a tal fine il POC ne disciplina le trasformazioni.

• Deve essere mantenuta la leggibilità della struttura insediativa storica, evitando nuove espansioni e l'installazione di impianti che alterino l'integrità morfologica e percettiva dei centri e nuclei storici, nonché le visuali panoramiche che traguardano gli insediamenti e i rapporti di reciproca intervisibilità.

4. Patrimonio archeologico

Il Piano Strutturale inserisce nella invariante di cui al presente articolo anche il patrimonio archeologico, testimonianza della presenza antropica e dei relativi sistemi insediativi.

Pertanto sono riconosciuti quale elemento strutturale identitario del patrimonio territoriale le aree con evidenze archeologiche presenti nel territorio comunale, nonché i siti archeologici eventualmente accertati e dichiarati di interesse culturale ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Costituiscono elementi qualificativi delle aree con evidenze archeologiche di cui al presente articolo:

  • - le strutture e i reperti archeologici eventualmente da mantenersi in sito su parere delle autorità competenti, nonché le eventuali sistemazioni delle aree contermini aventi con essi rapporti contestuali;
  • - le eventuali relazioni esistenti tra il patrimonio archeologico portato alla luce e i complessi e manufatti di valore storico-architettonico espressione dell’evoluzione storica del territorio caratterizzante il contesto paesaggistico, anche in considerazione della loro percezione visiva.

Il patrimonio archeologico eventualmente reperito nelle aree di cui al presente articolo ancorché non soggette a dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”:

  • - è soggetto a tutela nella consistenza materiale, al fine di salvaguardare l’integrità e la leggibilità dei reperti e delle relative aree di sedime;
  • - può essere oggetto di azioni di valorizzazione, volte a promuovere la conoscenza dei valori archeologici, storici, culturali, artistici ed etnoantropologici del territorio.

Ferme restando le competenze di tutela riservate allo Stato in materia di ricerche e rinvenimenti fortuiti nell’ambito del territorio nazionale, ogni azione di trasformazione del suolo nelle aree di cui al presente articolo, sia correlata ad interventi urbanistico-edilizi sia modificativa dell’assetto ambientale e paesaggistico esistente, è condizionata alla salvaguardia di eventuali possibili rinvenimenti e scoperte.

A tal fine il Piano Operativo e le norme di rango regolamentare ad esso correlate dettano - nei limiti delle competenze comunali - specifiche disposizioni in ordine alle modalità di gestione delle attività di scavo nei cantieri edili di tipo preventivo e cautelativo rispetto al rischio archeologico individuato.

Il patrimonio archeologico è rappresentato negli elaborati 'Relazione_Il potenziale archeologico' e nelle carte archeologiche (periodo preistorico - periodo etrusco - periodo romano- periodo medievale).

Art. 26 INVARIANTE STRUTTURALE IV - I caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali

1. Disciplina e obiettivi generali

L’invariante strutturale IV comprende i caratteri identitari del paesaggio rurale comunale, che pur nella forte differenziazione che li caratterizza, presentano caratteri comuni come il rapporto stretto e coerente fra sistema insediativo e territorio agricolo; la persistenza dell'infrastruttura rurale e della maglia agraria storica, in molti casi ben conservate; la diffusione di una agricoltura intensiva di pianura alluvionale; un mosaico degli usi del suolo agricoli e non nelle aree collinari e costiere in grado di aumentare la qualità del paesaggio e i livelli biodiversità territorio.

L’obiettivo generale concernente l’invariante strutturale di cui al presente articolo è la salvaguardia e valorizzazione del carattere multifunzionale dei paesaggi rurali regionali, che comprendono elevate valenze estetico-percettive, rappresentano importanti testimonianze storico-culturali, svolgono insostituibili funzioni di connettività ecologica e di presidio dei suoli agroforestali, sono luogo di produzioni agro-alimentari di qualità e di eccellenza, costituiscono una rete di spazi aperti potenzialmente fruibile dalla collettività, oltre a rappresentare per il futuro una forte potenzialità di sviluppo economico.

Tale obiettivo viene perseguito direttamente dal Piano Strutturale e mediante il Piano Operativo, che stabilirà regole e prevederà interventi ai fini di una gestione attiva e conservativa del paesaggio rurale che garantisca:

  • a) il mantenimento della relazione che lega paesaggio agrario e sistema insediativo (leggibile alla scala urbana, a quella dell’insediamento accentrato di origine rurale, delle ville-fattoria, dell’edilizia specialistica storica, dell’edilizia rurale sparsa) attraverso la preservazione dell’integrità morfologica dei suoi elementi costitutivi, il mantenimento dell’intorno coltivato, e il contenimento di ulteriori consumi di suolo rurale;
  • b) il mantenimento della continuità della rete di infrastrutturazione rurale (data dal sistema della viabilità minore, della vegetazione di corredo e delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante e di piano) per le funzioni di organizzazione paesistica e morfologica, di connettività antropica ed ecologica, e di presidio idrogeologico che essa svolge anche nel garantire i necessari ammodernamenti funzionali allo sviluppo agricolo;
  • c) una rete di infrastrutturazione rurale articolata per le colture specializzate di grandi estensioni con ridisegno integrale della maglia agraria, valutando, ove possibile, modalità d’impianto che assecondino la morfologia del suolo e l’interruzione delle pendenze più lunghe anche al fine di contenere i fenomeni erosivi;
  • d) la preservazione nelle trasformazioni dei caratteri strutturanti i paesaggi rurali storici regionali, attraverso la tutela della scansione del sistema insediativo propria di ogni contesto (discendente da modalità di antropizzazione storicamente differenziate); la salvaguardia delle sue eccellenze storico-architettoniche e dei loro intorni paesistici; l’incentivo alla conservazione delle colture d’impronta tradizionale in particolare ove esse costituiscono anche nodi degli agro-ecosistemi e svolgono insostituibili funzioni di contenimento dei versanti; il mantenimento in efficienza dei sistemi di regimazione e scolo delle acque di piano e di colle;
  • e) la tutela dei valori estetico-percettivi e storico-testimoniali del paesaggio agrario pianificando e razionalizzando le infrastrutture tecnologiche, al fine di minimizzare l’impatto visivo delle reti aeree e dei sostegni a terra e contenere l’illuminazione nelle aree extraurbane per non compromettere la naturale percezione del paesaggio notturno;
  • f) la tutela degli spazi aperti agricoli e naturali con particolare attenzione ai territori periurbani; la creazione e il rafforzamento di relazioni di scambio e reciprocità tra ambiente urbano e rurale con particolare riferimento al rapporto tra produzione agricola della cintura periurbana e mercato urbano; la messa a sistema degli spazi aperti attraverso la ricostituzione della continuità della rete ecologica e la realizzazione di reti di mobilità dolce che li rendano fruibili come nuova forma di spazio pubblico;
  • g) il mantenimento dei paesaggi agro-pastorali tradizionali e valorizzazione delle produzioni tipiche e delle attività agricole e zootecniche. Conservazione e valorizzazione dell’agro-biodiversità (razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico e forestale);
  • h) valorizzazione del territorio agricolo interno o limitrofo alla città di Grosseto come parco agricolo periurbano. Mantenimento, tramite gestione attiva, dei caratteristici paesaggi olivicoli ad “alta naturalità” delle colline calcare interne.
  • i) il miglioramento dei livelli di sostenibilità delle attività agricole intensive di pianura ed incremento delle dotazioni ecologiche; mitigazione degli elementi di criticità legati alla diffusione dei vigneti specializzati, su grandi superfici, nelle colline interne.

Tra gli altri indirizzi per i paesaggi rurali si indicano:

• valorizzare lo strumento del Programma Aziendale Pluriennale di Miglioramento Agricolo Ambientale per il mantenimento degli attuali assetti agricoli e la valorizzazione delle esternalità positive;

• contenere le popolazioni di ungulati per limitare i danni provocati alle colture e agli ecosistemi forestali.

• favorire forme di agricoltura multifunzionale, o altre forme di supporto al reddito dell’imprenditore agricolo.

• favorire gli interventi funzionali al recupero delle acque meteoriche.

• favorire l’utilizzo delle risorse rinnovabili per l’autosufficienza energetica.

• agevolare l’installazione di manufatti temporanei e manufatti ad uso agricolo in assenza di programma aziendale.

• mantenere e riqualificare gli elementi tipici delle porzioni di Morfotipo riconosciute come Paesaggi rurali storici.

• favorire tutti i servizi ecosistemici emergenti sul territorio e i Pagamenti dei Servizi Ecosistemici (PSE) ad essi correlati.

L'Invariante IV è rappresentata nell'elaborato ST_04.

2. Morfotipi rurali

Costituiscono elementi della IV Invariante i seguenti Morfotipi rurali (meglio descritti nella relazione di quadro conoscitivo e rappresentati nella Tavola ST 01.B1) a cui si applicano i relativi obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

03. Morfotipo dei seminativi tendenti alla rinaturalizzazione in contesti marginali

Il morfotipo è tendenzialmente associato a una forte compromissione della funzione produttiva agricola legata a fenomeni di abbandono e, pertanto, le funzioni produttive residue sono quasi esclusivamente legate allo svolgimento di una zootecnia estensiva o alla produzione di foraggere. Nel contesto comunale tale morfotipo appare ben circoscritto e localizzato ad una parte del settore nord-orientale del comune (versanti orientali del Poggio di Mota, Podere la Vedova e Az. Faunistico-Venatoria “La Scagliata”), segno che la tendenza all’abbandono colturale e rinaturalizzazione dei terreni agricoli è in generale assai poco frequente nel territorio comunale.

I valori del morfotipo si manifestano nel ruolo di diversificazione ecologica e paesaggistica svolto dai seminativi quando inseriti all’interno di coperture boschive continue, oppure dalle formazioni arbustive di recente insediamento come avviene in questo caso. Trattandosi di aree ad elevata naturalità, in un contesto agricolo comunque di grande pregio ambientale (seminativi, prati stabili e prati-pascoli ad elevata densità di alberi camporili), il valore ecosistemico complessivo è certamente rilevante, anche con presenza di habitat di interesse comunitario (Cod. 6220, 6310,6210). Tali aree sono quindi inquadrabili come Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007), già obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia l’esistenza di un mosaico molto articolato di tipologie, cosa che conferisce al paesaggio un assetto variabile e una struttura ecosistemica di pregio. Il livello di infrastrutturazione ecologica risulta tra i più elevati a livello comunale con il valore più alto di siepi (0,048 km/ha) e il terzo più elevato di alberi camporili (0,6 alberi/ha).

Obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione

Il contrasto alla rinaturalizzazione dei terreni agricoli (seminativi) è un obiettivo perseguibile. Nel caso specifico, la ridotta dimensione dell’area in fase di abbandono colturale, rende molto ampi i margini di riattivazione di una economia agrosilvopastorale anche attraverso il contenimento dell’espansione della boscaglia e degli arbusteti, il recupero dell’uso agricolo dei terreni, la diffusione di razze autoctone e la promozione dei prodotti derivati. Tra gli obiettivi di conservazione risulta importante la conservazione degli elementi vegetali lineari (siepi, siepi alberate, filari alberati) e puntuali (alberi camporili) del morfotipo, e la sua connotazione di Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007).

• Contrasto alla rinaturalizzazione dei terreni agricoli (seminativi).

• Contenimento dell’espansione della boscaglia e degli arbusteti, recupero dell’uso agricolo dei terreni, valorizzazione delle razze autoctone e promozione dei prodotti derivati.

• Conservazione degli elementi vegetali lineari (siepi, siepi alberate, filari alberati) e puntuali (alberi camporili) del morfotipo, e la sua connotazione di Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland).

• Messa in atto di politiche finalizzate al contrasto dello spopolamento nei contesti marginali (offerta di servizi alle persone e alle aziende agricole; potenziamento dell’accessibilità delle zone rurali in termini di miglioramento della viabilità e dei servizi di trasporto; riutilizzo del patrimonio abitativo);

• Valorizzare lo strumento del Programma Aziendale Pluriennale di Miglioramento Agricolo Ambientale per il mantenimento degli attuali assetti agricoli e la valorizzazione delle esternalità positive;

• Contenere le popolazioni di ungulati per limitare i danni provocati alle colture e agli ecosistemi forestali.

• Favorire forme di agricoltura multifunzionale, o altre forme di supporto al reddito dell’imprenditore agricolo.

• Favorire gli interventi funzionali al recupero delle acque meteoriche.

• Favorire l’utilizzo delle risorse rinnovabili per l’autosufficienza energetica.

• Agevolare l’installazione di manufatti temporanei e manufatti ad uso agricolo in assenza di programma aziendale.

• Mantenere e riqualificare gli elementi tipici delle porzioni di Morfotipo riconosciute come Paesaggi rurali storici.

• Favorire tutti i servizi ecosistemici emergenti sul territorio e i Pagamenti dei Servizi Ecosistemici (PSE) ad essi correlati.

06. Morfotipo dei seminativi semplificati di pianura o fondovalle

Il morfotipo è caratterizzato da una maglia agraria di dimensione medio-ampia o ampia, esito di operazioni di ristrutturazione agricola e riaccorpamento fondiario, con forma variabile dei campi. Rispetto alla maglia tradizionale, presenta caratteri di semplificazione sia ecologica che paesaggistica. Il livello di infrastrutturazione ecologica è molto basso se si esclude quello della rete idraulica (0,05 km/ha, valore questo medio-alto nel contesto comunale) in quanto la densità di siepi e filari arborei risulta tra le più basse (0,004 km/ha) così come quella di alberi camporili (0,14 n/ha). Il morfotipo è spesso associato a insediamenti di recente realizzazione, localizzati in maniera incongrua rispetto alle regole storiche del paesaggio (per esempio in zone ad alta pericolosità idraulica), frequentemente a carattere produttivo-industriale. Il morfotipo si concentra esclusivamente nelle aree agricole attorno a Grosseto, entrando parzialmente in contatto con le aree golenali del Fiume Ombrone, soprattutto nel tratto a monte della città. La sua estensione è certamente significativa nel contesto territoriale di Grosseto (8%). L’assetto strutturale del morfotipo denota una vocazione alla produzione agricola grazie alla presenza di una maglia medio-ampia tale da consentire un efficace livello di meccanizzazione nei quali si possono praticare colture a reddito più elevato. Ciò è ancora più vero in presenza di terreni irrigui nei quali si possono praticare colture a reddito più elevato.

Il modello di gestione può andare da quello di aziende di grandi dimensioni, condotte con salariati, a quello di aziende coltivatrici dirette con sola manodopera familiare.

I valori del morfotipo si concretizzano principalmente nell’elevata redditività dei terreni dovuta ad una marcata vocazione alla produzione agricola - anche per la presenza di una maglia agraria idonea alla meccanizzazione - e alla prossimità alle infrastrutture, ai grandi nodi delle reti commerciali e alla rete idrica.

Nel contesto grossetano è importante il ruolo multifuzionale assunto dagli spazi agricoli compresi in questo morfotipo che è possibile articolare in:

• valore paesaggistico per la funzione di discontinuità morfologica rispetto al tessuto costruito;

• valore ambientale degli spazi agricoli che contribuiscono ad aumentare il grado di biodiversità e a connettere le reti ecologiche presenti;

• valore di promozione sociale, legato al possibile sviluppo di forme di agricoltura di prossimità o di tipo hobbistico, come orti urbani, e alla costituzione di parchi agricoli, come elementi delle reti di spazio pubblico.

Il principale obiettivo è quello di conciliare il mantenimento o la ricostituzione di tessuti colturali, strutturati sul piano morfologico e percettivo e ben equipaggiati dal punto di vista ecologico con un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio.

Tale obiettivo può essere conseguito mediante:

• la conservazione degli elementi e delle parti dell’infrastruttura rurale storica ancora presenti (siepi, filari arborei e arbustivi, alberi isolati e altri elementi di corredo della maglia agraria; viabilità poderale e interpoderale; sistemazioni idraulico-agrarie di piano);

• la realizzazione di appezzamenti morfologicamente coerenti con il contesto paesaggistico (in termini di forma, dimensione, orientamento) ed efficienti sul piano della funzionalità idraulica dei coltivi e della rete scolante;

• il miglioramento del livello di infrastrutturazione paesaggistica ed ecologica della maglia dei coltivi attraverso l’introduzione di siepi, filari di alberi, a corredo dei confini dei campi, della viabilità poderale, delle sistemazioni idraulico-agrarie di piano;

• la ricostituzione di fasce o aree di rinaturalizzazione lungo i corsi d’acqua (per es. di vegetazione riparia) con funzioni di strutturazione morfologico-percettiva del paesaggio agrario e di miglioramento del livello di connettività ecologica;

Nella fascia del morfotipo direttamente confinante con l’ambito periurbano e, in generale, nei contesti dove sono più accentuati i processi di consumo di suolo agricolo diventa necessario:

• contrastare i fenomeni di dispersione insediativa e di conurbazione, la tendenza alla saldatura lineare dei centri abitati e all’erosione del territorio rurale avviando politiche di pianificazione orientate al riordino degli insediamenti e delle aree di pertinenza, della viabilità e degli annessi;

• preservare gli spazi agricoli residui presenti come varchi inedificati nelle parti di territorio a maggiore pressione insediativa valorizzandone e potenziandone la multifunzionalità nell’ottica di una riqualificazione complessiva del paesaggio periurbano e delle aree agricole intercluse;

• evitare la frammentazione delle superfici agricole a opera di infrastrutture o di altri interventi di urbanizzazione (grandi insediamenti a carattere produttivo-artigianale e commerciale) che ne possono compromettere la funzionalità e indurre effetti di marginalizzazione e abbandono colturale;

• rafforzare le relazioni di scambio e di reciprocità tra ambiente urbano e rurale valorizzando l’attività agricola come servizio/funzione fondamentale per la città e potenziando il legame tra mercato urbano e produzione agricola della cintura periurbana;

• operare per la limitazione o il rallentamento dei fenomeni di destrutturazione aziendale, incentivando la riorganizzazione delle imprese verso produzioni ad alto valore aggiunto e/o produzioni legate a specifiche caratteristiche o domande del territorio favorendo circuiti commerciali brevi.

• valorizzare il ruolo potenziale di parco agricolo e forestale periurbano ed elemento di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e del conseguente fenomeno del surriscaldamento urbano (isole di calore), in grado di ridurre la qualità della vita delle Comunità locali.

07. Morfotipo dei seminativi a maglia fitta di pianura o fondovalle

Il morfotipo è caratterizzato dalla presenza quasi esclusiva di colture erbacee (seminativi per lo più asciutti) in stato di manutenzione variabile a seconda dei contesti, inframmezzate da qualche raro appezzamento utilizzato da altre colture o da piccole estensioni boscate. È caratterizzato da una maglia agraria regolare e fitta, con appezzamenti di superficie piuttosto contenuta di forma allungata e stretta e, spesso, orientati secondo le giaciture storiche che consentivano un efficace smaltimento delle acque. Nel contesto in esame il morfotipo è presente in tre aree distinte, due delle quali di limitata estensione (100 e 300 ettari circa) e possiede un livello di infrastrutturazione ecologica assai limitato (0,009 km/ha di siepi e alberature e 0,19 alberi camporili ad ettaro). Tuttavia la dimensione relativamente piccola dei nuclei, unita alla contiguità con aree forestali (pineta costiera), fasce arborate (vegetazione ripariale del Fiume Ombrone) ed ecosistemi agrari estensivi, incrementa nel morfotipo il livello di biodiversità. Il tessuto agricolo si trova associato spesso ad assetti insediativi poco trasformati rispetto alle regole storiche.

L’equilibrata combinazione di elementi naturali e rurali caratterizza il paesaggio conferendogli un discreto valore estetico-percettivo.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia la sostanziale assenza di un mosaico articolato di tipologie, dove risulta invece predominante la categoria dei seminativi (75% di copertura). Nel 90% della superficie cumulata con le categorie più abbondanti risultano presenti soltanto 4 categorie agricole, mentre diviene significativa la quota di edificato rurale e residenziale.

L’assetto strutturale del morfotipo denota una vocazione alla produzione agricola per la presenza di una maglia agraria regolare idonea a una lavorazione meccanizzata malgrado la dimensione ridotta della maglia.

Il modello di gestione è riconducibile alla presenza di aziende di piccole e medie dimensioni condotte, generalmente, con manodopera familiare e con ricorso al lavoro salariato solo laddove si praticano colture di pregio (es.: ortive in pieno campo). In presenza di un buon livello di infrastrutturazione ecologica risulta più frequente il ricorso a metodi di produzione eco-sostenibili (es. agricoltura biologica, biodinamica).

Tra i valori si evidenzia pertanto la permanenza di una maglia agraria d’impronta storica che favorisce lo smaltimento delle acque superficiali, il ruolo di presidio idrogeologico nei contesti in cui il reticolo di scolo delle acque è mantenuto in condizioni di efficienza, la buona vocazione alla produzione agricola per la presenza di una maglia agraria idonea per forma alla meccanizzazione, il buon grado di biodiversità e naturalità idoneo anche alle produzioni biologiche.

L’indirizzo principale è quello di perseguire una efficace regimazione delle acque e, compatibilmente al mantenimento e allo sviluppo di un’agricoltura innovativa, la conservazione di una maglia agraria orientata secondo le giaciture storiche (campi di forma allungata disposti in direzione degli impluvi principali) che caratterizza sul piano morfologico e percettivo questo tipo di paesaggio e consente un efficace smaltimento delle acque. Tale obiettivo di qualità può essere conseguito attraverso:

• la manutenzione, il recupero e il ripristino delle sistemazioni idraulico-agrarie di piano e fondovalle (scoline, fossi, drenaggi);

• il mantenimento della vegetazione non colturale e delle siepi che corredano i bordi dei campi e, soprattutto, l’introduzione di nuovi elementi vegetali nei punti in cui la maglia agraria ne risulta maggiormente sprovvista, o quale elemento di riqualificazione ed ampliamento delle fasce di vegetazione ripariale. La scelta degli elementi da inserire dovrà orientarsi verso specie autoctone (es. olmo campestre, pioppo nero, frassino ossifillo, marruca, leccio, sughera e pino domestico, ecc.);

• la realizzazione, negli interventi di ristrutturazione fondiaria e/o agricola, di appezzamenti di dimensione anche maggiore rispetto all’assetto precedente e che comportano un allargamento della maglia agraria, purché siano morfologicamente coerenti con il contesto paesaggistico (in termini di forma e orientamento) e rispettino le direttrici della rete scolante storica con finalità di funzionalità idraulica;

• l’incremento del livello di infrastrutturazione ecologica permetterebbe di aumentare ulteriormente il grado di biodiversità e naturalità tale da consentire l’ulteriore sviluppo di sistemi produttivi eco-sostenibili (es. agricoltura biologica, biodinamica, ecc.).

08. Morfotipo dei seminativi delle aree di bonifica

Il paesaggio è organizzato dalla maglia agraria e insediativa impressa dalle grandi opere di bonifica idraulica avviate in varie parti della regione nella seconda metà del Settecento e portate a termine intorno agli anni cinquanta del Novecento. Tratti strutturanti il morfotipo sono l’ordine geometrico dei campi, la scansione regolare dell’appoderamento ritmata dalla presenza di case coloniche e fattorie, la presenza di un sistema articolato e gerarchizzato di regimazione e scolo delle acque superficiali formato da canali, scoline, fossi e dall’insieme dei manufatti che ne assicurano l’efficienza, la predominanza quasi assoluta dei seminativi, per lo più irrigui.

La densità della maglia agraria e del tessuto colturale può essere molto variabile all’interno di questo morfotipo. Tale caratteristica è stata una di quelle prese in considerazione per una definizione più accurata dei confini e soprattutto per una sua declinazione alla scala comunale che permettesse di evidenziare differenze ritenute significative nell’assetto colturale e nell’evoluzione storica del paesaggio agrario.

La maglia agraria si presenta media o medio-grande, a bassa densità insediativa, costituita da campi di forma per lo più rettangolare di dimensione comunque variabile e pressoché totale assenza di alberature e siepi. La rete scolante è gerarchizzata.

Il grado di infrastrutturazione ecologica è estremamente limitato, se si esclude il denso reticolo costituito da scoline che presenta i valori più alti di densità (0,08 km/ha). Siepi e filari possiedono infatti densità bassissime (0,005 km/ha) e lo stesso dicasi per gli alberi camporili (0,1 n/ha).

Rappresentano un elemento di significativo interesse ecologico le numerose, piccole e disperse aree umide di origine artificiali, per lo più a gestione venatoria, disperse nel morfotipo. Tra queste è da segnalare in particolare il sistema di aree umide in loc. Fattoria Acquisti, con importanti ecosistemi lacustri e palustri dulcacquicoli di interesse vegetazionale e faunistico (anche con habitat di interesse comunitario).

L’assetto tipico delle aree agricole di bonifica assolve, prioritariamente, alla funzione produttiva. La maglia degli appezzamenti si adatta perfettamente a una moderna meccanizzazione sia di colture estensive (cereali) che intensive (ortive in pieno campo). A completare la funzionalità delle infrastrutture collettive concorrono quelle aziendali, comprese le sistemazioni idraulico-agrarie.

I valori espressi dal morfotipo sono essenzialmente: i) socio-economico derivato dall’ottima vocazione dei terreni alla produzione agricola per la presenza di grandi aziende ben strutturate e di una maglia agraria idonea alla gestione meccanizzata; ii) di presidio idrogeologico svolto dal reticolo di regimazione delle acque superficiali quando mantenuto in condizioni di efficienza.

La conservazione e valorizzazione del morfotipo può trarre vantaggio dallo sviluppo di nuove funzioni, come l’attività di ricezione turistica, anche mediante il mantenimento e il recupero dell’edificato rurale tradizionale. Il principale obiettivo è quello di incrementare la dotazione ecologica (siepi, alberature, fasce tampone, alberi camporili) che consenta di migliorare la permeabilità ecologica e ridurre la frammentazione degli ecosistemi, e di preservare e gestire attivamente le importanti aree umide di origine artificiale.

Analogamente è fortemente auspicabile incrementare la superficie coltivata a biologico al fine di ridurre l’utilizzo di prodotti fitosanitari e i loro effetti negativi sull’ambiente.

E’ fondamentale anche mantenere una efficace regimazione delle acque e, compatibilmente al mantenimento e allo sviluppo di un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio, la conservazione della struttura della maglia agraria della bonifica storica.

Tali obiettivi sono perseguiti attraverso:

• il mantenimento e il ripristino della funzionalità del reticolo idraulico anche attraverso la realizzazione di nuove sistemazioni di pari efficienza coerenti con il contesto paesaggistico quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegate e, ove possibile, la conservazione dei manufatti idraulico-agrari esistenti (canali, fossi, drenaggi, scoline);

• il mantenimento delle caratteristiche di regolarità della maglia agraria da conseguire mediante la conservazione e la manutenzione della viabilità poderale e interpoderale o, nei casi di ristrutturazione agricola/fondiaria, la realizzazione di nuovi percorsi di servizio ai coltivi morfologicamente coerenti con il disegno generale e le linee direttrici della pianura bonificata;

• la realizzazione, nelle nuove e/o eventuali riorganizzazioni della maglia agraria, di appezzamenti che si inseriscano coerentemente per forma e orientamento nel disegno generale della pianura bonificata, seguendone le linee direttrici principali anche in relazione al conseguimento di obiettivi di equilibrio idrogeologico;

• la manutenzione della vegetazione di corredo della maglia agraria, che svolge una funzione di strutturazione morfologico-percettiva, di diversificazione ecologica e di barriera frangivento;

• la tutela delle relittuali e disperse piccole aree a maggiore naturalità (zone umide, vegetazione riparia, boschetti planiziali) per il significativo ruolo di diversificazione paesaggistica e di connettività ecologica che svolgono in contesti fortemente antropizzati come quelli della bonifica.

• mantenimento della leggibilità del sistema insediativo storico, evitando addizioni o alterazioni morfologiche di nuclei e aggregati rurali.

08a. Morfotipo dei seminativi delle aree di bonifica della riforma agraria

Il Morfotipo 8a rappresenta una sotto-tipologia del Morfotipo 8. L’opportunità di una sua identificazione nasce dal cambiamento di scala che ha consentito di evidenziare, su una parte significativa del territorio cosiddetto della bonifica, alcune peculiarità che traggono origine da alcune trasformazioni avvenute in epoca storica (anni ’50 del secolo scorso), come riportato nell’elaborato “I paesaggi rurali storici della Toscana” del PIT e a cui si è fatto riferimento.

A partire dal secondo dopoguerra, con la formazione di un ceto della piccola proprietà diretto-coltivatrice nelle tradizionali grandi aziende del latifondo e in quelle parzialmente appoderate a mezzadria, si assiste alla diffusione di centinaia di poderi di piccole dimensioni (7-8 ha) gestiti a conto diretto, con diffusione delle colture promiscue e delle colture specializzate (piante industriali, viti, oliveti, frutteti) e diffusione dell’allevamento.

Estremamente caratteristico è la tipologica dell’insediamento rurale che diventa regolarmente sparso (case prevalentemente unifamiliari dalle forme standardizzate e annessi specialmente per il ricovero del bestiame) con una trama fitta lungo la vecchia e nuova viabilità, ove possibile impostata su assi ortogonali. A questi si associa la diffusione dei borghi di servizio ai poderi; realizzazione di alcuni grandi impianti cooperativi di trasformazione dei prodotti (cantine, oleifici, caseifici), fitta viabilità interpoderale e verso l’esterno; fitta rete di sistemazione delle acque con presenza di canali, fossi di scolo, alberature frangivento (a prevalenza di eucalipti) e pompe idrauliche dell’officina meccanica “Vivarelli” di Grosseto.

Nel decennio 1950-60, la Riforma Agraria (con l’opera degli Enti di Riforma) provocò trasformazioni profonde nel paesaggio rurale della Maremma piano-collinare, con il completamento della bonifica, la frantumazione del latifondo, l’appoderamento (in forma di conduzione diretta), la messa a coltura di migliaia di ettari (in unità poderali di modeste e uniformi dimensioni) e la diffusione, specialmente nella pianura, dell’insediamento sparso sotto forma di centinaia di case contadine quasi sempre monofamiliari, insieme a borghi di servizio e strutture produttive e commerciali (cantine, oleifici, caseifici, consorzi agrari, ecc.).

La diffusione dell’appoderamento con i nuovi edifici, insieme alla capillare diffusione delle strade creò una totale geometrizzazione dello spazio rurale.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia la netta predominanza di una sola categoria di uso del suolo (seminativi) che interessa quasi l’80% della superficie (quota leggermente inferiore rispetto al morfotipo 8) e con altre 7 categorie agricole a completare il quadro che dimostra un grado di complessità colturale maggiore rispetto a quella presente nel morfotipo 8.

Certamente caratterizzante è la quota di edificato sparso (regolarmente) che raggiunge nel complesso una superficie significativa (4,2%) e oltre il doppio rispetto a quella presente nel morfotipo 8. Ciò si riflette anche in una dimensione della maglia agraria decisamente inferiore.

Le forti analogie con il morfotipo 8 risiedono invece nella limitatissima infrastrutturazione ecologica, se si esclude l’elevata densità del reticolo scolante (tratto paesaggistico tipico di entrambi questi morfotipi che presenta una elevata “baulatura” dei campi).

Il morfotipo occupa circa 10mila ettari distribuiti in 4 grossi nuclei distinti: Fattoria Aiali-Casoni del Terzo, Barbaruta, Casotto dei Pescatori-Principina Terra, Alberese-Rispescia.

I principali valori del morfotipo sono quelli storico-testimoniali legato alla permanenza di una infrastruttura rurale e di una maglia agraria e insediativa d’impronta tradizionale a cui si associa la relazione morfologico-percettiva e, storicamente, funzionale tra edilizia sparsa e relativi poderi che appaiono reciprocamente dimensionati e organizzati all’interno di un sistema articolato e gerarchizzato.

Altra caratteristica valoriale è il ruolo di presidio idrogeologico svolto dal reticolo di regimazione delle acque superficiali quando mantenuto in condizioni di efficienza;

Certamente da sottolineare è anche l’ottima vocazione dei terreni alla produzione agricola per la presenza di grandi aziende ben strutturate e di una maglia agraria idonea alla gestione meccanizzata.

Per questi ambiti gli obiettivi del morfotipo 08 sono perseguiti anche attraverso:

• conservazione dei tratti tipici e caratterizzanti del tessuto agrario in rapporto a quello dell’edificato rurale;

• sviluppo di nuove funzioni, come l’attività di ricezione turistica, anche mediante il mantenimento e il recupero dell’edificato rurale tradizionale;

• incrementare la dotazione ecologica (siepi, alberature, fasce tampone, alberi camporili) e mantenere, attraverso una gestione attiva, le piccole aree umide artificiali, ciò al fine di migliorare la permeabilità ecologica e ridurre la frammentazione degli ecosistemi;

• incentivare l’incremento della superficie a biologico.

• mantenere una efficace regimazione delle acque e conservare la tipica struttura della maglia agraria della bonifica storica.

08b. Morfotipo dei seminativi delle aree di bonifica in fase di rinaturalizzazione

Il morfotipo 8b presenta caratteristiche peculiari che hanno comportato la necessità di una differenziazione, alla scala comunale, dal morfotipo 8 che resta comunque quello generale di riferimento. Nel dettaglio, per quanto si tratti di un morfotipo che risulta dominato da estese e pressoché continue colture in ambito di pianura alluvionale del territorio della bonifica, gli specifici assetti colturali evidenziano una complessità nettamente superiore e meritevole di una particolare attenzione. Non a caso si tratta di terreni che sono del tutto interni al Parco Regionale della Maremma (area della Trappola e di Marina di Alberese).

La superficie interessata da seminativi semplici (210) o da colture foraggere (231) è dominante ma non preponderante (55%). Quasi il 30% è invece occupata da pascoli (bovini della razza maremmana) e molte altre tipologie (naturali o semi-naturali) concorrono in modo significativo ad aumentare la complessità dell’agro-ecosistema. Inoltre, tutto il morfotipo si caratterizza per la presenza di una falda idrica superficiale che consente il mantenimento di estesi ristagni idrici per buona parte dell’anno.

Nonostante la limitata densità di elementi di infrastruttura ecologica (siepi, alberi camporili) il valore ecologico, idraulico (anche per l’adiacenza la contiguità al Fiume Ombrone) e ambientale in senso lato di questo morfotipo è elevatissimo. E ciò è dovuto proprio alla presenza di ampie aree soggette alla rinaturalizzazione (arbusteti, macchie, fasce ripariali) e alla presenza di praterie umide, pascoli salmastri, salicornieti, canneti, giuncheti di grande importanza naturalistica e conservazionistica, con numerosi habitat di interesse comunitario (ad es. Cod. 1310, 1410, 1420, 1430, 1510). Tali aree sono quindi inquadrabili come Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007), già obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie.

Il paesaggio agropastorale e seminaturale delle pianure retrostanti la foce del Fiume Ombrone è il frutto di un equilibrio tra tradizionali attività di pascolo brado (bovini ed equini), presenza di falde affioranti o superficiali di acque salmastre e lenti di acqua dolce, presenza di vegetazione arbustiva ed arborea naturale di impianto ed aree coltivate a seminativi ma stagionalmente allagate. Nelle parti più interne e settentrionali del morfotipo sembrano prevalere dinamiche di riduzione dei carichi pascolivi con processi di ricolonizzazione delle macchie di sclerofille, mentre a sud del fiume Ombrone e nella porzione più interna prevalgono dinamiche di intensificazione delle attività agricole. La pianura adiacente al fiume e retrostante la sua foce vede invece il permanere di attività di pascolo brado che, più a sud, interessano anche il sottobosco delle pinete granducali. Tutta l’area è però interessata da forti dinamiche di intrusione del cuneo salino, con salinizzazione delle falde acquifere, impoverimento dei pascoli e ampliamento delle cenosi naturali e seminaturali a dominanza di erbe e suffrutici alofili, con tendenza ad una negativa omogenizzazione del paesaggio vegetale.

Per il morfotipo l’obiettivo principale è il mantenimento di un caratteristico ed eterogeneo paesaggio agropastorale e naturale costiero, costituito da mosaici di usi del suolo diversi (pascoli salmastri, aree umide, boschetti e macchie di sclerofille, seminativi, pascoli alberati, alberi isolati, ecc.). Per questi ambiti gli obiettivi del morfotipo 08 sono perseguiti anche attraverso:

• mantenimento delle tradizionali attività di pascolo brado, da realizzare con idonei carichi pascolivi;

• mantenimento degli elementi vegetali lineari e puntuali presenti nel territorio agricolo;

• ostacolo ai processi di erosione costiera e di intrusione del cuneo salino;

• conservazione della connotazione di Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland).

10. Morfotipo dei campi chiusi a seminativo e a prato di pianura e delle prime pendici collinari

Il morfotipo è presente all’interno del territorio comunale su una area circoscritta e ben definita (Poggio alla Mozza-Poggio alla Croce) nel settore orientale al confine con il Comune di Scansano. Le caratteristiche proprie del morfotipo sono infatti proprie del territorio che si estende sui rilievi collinari che si propagano verso est e verso sud e che penetrano nel territorio di Grosseto solo per un migliaio di ettari.

Il morfotipo si caratterizza per una maglia agraria ben leggibile, scandita dalla presenza di siepi che si dispongono, nell’assetto originario, lungo i confini dei campi. Questa particolare configurazione è espressione di una modalità di sfruttamento agricolo del territorio storicamente consolidata. La densità della maglia è articolata, di dimensione intermedia. L’aspetto è simile a quello di una griglia nella quale si alternano seminativi, pascoli arborati, siepi e piccoli boschi che si sviluppano in impluvi e quindi di forma allungata.

Sul piano estetico-percettivo, il morfotipo, includendo prevalentemente colture erbacee o praterie, presenta un paesaggio caratterizzato dall’alternanza tra apertura e chiusura, scandito dagli elementi vegetali della maglia. L’assetto strutturale denota una vocazione alla produzione agricola per la presenza di una maglia agraria regolare idonea alla meccanizzazione. Il livello di infrastrutturazione ecologica denota un elevato grado di biodiversità e naturalità tale da consentire la conversione a sistemi produttivi biologici.

La diffusa presenza di elementi naturali permette una migliore protezione dal vento delle superfici coltivate e, nelle parti più collinari, anche delle acque meteoriche, riducendo i fenomeni di erosione. Il paesaggio è caratterizzato da un’equilibrata combinazione di elementi naturali e agricoli che gli conferiscono un elevato valore estetico-percettivo.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia un elevata diversità colturale che rifletta la complessità paesistica del morfotipo. Le categorie più rappresentate sono i seminativi e i prati stabili che, assieme, coprono circa i 2/3 del territorio. Significativa è la presenza delle aree agroforestali (244), dei vigneti (221), dei boschi di latifoglie (per lo più querceti), degli oliveti. Significativa anche la quota dell’edificato rurale (cascine).

Molto sviluppata è l’infrastrutturazione ecologica che raggiunge uno dei livello massimi tra i morfotipi presenti nel territorio comunale, in particolare per la densità di siepi (0,034 km/ha) e di alberi camporili (0,8 n/ha). Il valore ecologico è inoltre testimoniato dalla presenza di diversi habitat di interesse comunitario legati agli ecosistemi forestali degli impluvi o al sistema di prati/pascolo. Tali aree sono quindi inquadrabili come Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007), già obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie

Tra i valori si evidenza quello storico-testimoniale dal momento che la configurazione del paesaggio a campi chiusi coincide con un assetto territoriale storico e non è esito di successivi processi di rinaturalizzazione. Di grande importante è l’alto livello di infrastrutturazione ecologica che determina un elevato valore estetico-percettivo, derivante dalla caratteristica alternanza di apertura e chiusura visiva di questo paesaggio, e un altrettanto elevato valore naturalistico che può rendere vantaggiosa e produttiva la conversione a biologico. La vocazione alla produzione agricola è comunque buona per la presenza di una maglia agraria idonea alla meccanizzazione.

Il notevole valore paesaggistico, ambientale e socio-economico dei terreni ricadenti in questo morfotipo impone la necessità di intraprendere specifiche azioni per favorire la permanenza di un’attività agricola vitale mediante un rinnovo generazionale e/o l’individuazione di forme innovative di gestione della risorsa fondiaria e delle produzioni (es. forme associative, gestioni collettive, ecc.) e della commercializzazione (prodotti ad alto valore aggiunto, filiere corte, ecc.).

Principale indicazione è conciliare la conservazione della complessità e articolazione della maglia agraria a campi chiusi e dell’alto livello di infrastrutturazione ecologica a essa collegato, con un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio. In particolare, di fondamentale importanza è tutelare la continuità della rete di infrastrutturazione paesaggistica ed ecologica formata da siepi, filari arborei e arbustivi, macchie e lingue di bosco. Tale obiettivo può essere conseguito mediante:

• incentivazione della conversione a biologico delle colture, con particolare riferimento a quelle arboree (vite in primis) ma anche ai seminativi.

• il mantenimento delle siepi e degli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia e la loro ricostituzione nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;

• una corretta attuazione della gestione forestale sostenibile che tuteli le formazioni boschive che si inframmettono in forma di macchie o isole tra seminativi e prati/pascolo e contenga i fenomeni di rinaturalizzazione non controllati, derivanti da scarsa manutenzione dei terreni o da abbandono colturale;

• la limitazione, nei contesti più marginali, dei fenomeni di abbandono colturale e il recupero dell’uso agricolo e pascolivo dei terreni privilegiando gli usi del suolo tradizionali per questi contesti (seminativi e prati-pascolo).

• la conservazione degli elementi vegetali lineari (siepi, siepi alberate, filari alberati) e puntuali (alberi camporili) del morfotipo, e la sua connotazione di Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland).

11. Morfotipo della viticoltura

La viticoltura nel comune di Grosseto interessa poco oltre i mille ettari, e risulta diffusa in piccoli appezzamenti distribuiti su una parte significativa del territorio comunale. Fa eccezione un’area, di circa 470 ettari, in cui il vigneto diventa la coltura predominante (anche se mai esclusiva). Si tratta di zone specializzate alla coltura della vite che, nel caso in esame, vede anche inserzioni di campi a oliveto e seminativo, quasi sempre esito di recenti operazioni di ristrutturazione fondiaria e agricola.

Nella viticoltura specializzata moderna la maglia degli appezzamenti è tendenzialmente ampia e, in certi casi, equipaggiata da un corredo di siepi, filari alberati, elementi vegetali isolati in corrispondenza dei nodi della viabilità campestre. La densità di siepi e filari risulta piuttosto elevata rispetto allo standard comunale (0,023 km/ha) e così anche quella degli alberi camporili (0,4 ad ettaro).

Il morfotipo è un esempio del processo di modernizzazione del paesaggio agrario avvenuto a seguito delle opportunità offerte dall’ampliamento dei mercati e dall’individuazione di nuovi canali commerciali soprattutto a livello internazionale. È quindi fortemente orientato alla produzione extra-regionale con vini di elevata qualità e di riconosciuta esperienza imprenditoriale che, spesso, si fregiano di marchi territoriali.

In molte aree, il livello intensivo dei processi produttivi determina effetti negativi per le funzioni ecologiche, già indebolite dalla ridotta presenza di elementi naturali.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia una diversità colturale non particolarmente elevata, nel quale la categoria del vigneto è chiaramente dominante (oltre il 70%) ma in cui risultano comunque presenti altre tipologie in modo più o meno inframezzate ai vigneti, quali seminativi, oliveti, seminativi arborati (sia a olivo che a vite), prati stabili e incolti).

Il morfotipo caratterizza un territorio all’interno del quale operano molte imprese agricole di eccellenza della produzione vitivinicola toscana, e anche dell’ospitalità rurale.

Queste aziende agricole, generalmente ben strutturate sia sotto il profilo dei capitali che della forza lavoro, in ragione del progresso tecnologico che ha interessato il settore della viticoltura a partire dagli anni ’70 e dell’individuazione di nuovi e promettenti sbocchi di mercato, hanno significativamente rimodellato il paesaggio agrario.

L’attuale configurazione della maglia fondiaria, infatti, deriva da un notevole cambiamento di quella originaria verso assetti fortemente specializzati e standardizzati per le esigenze della meccanizzazione. I valori possono essere così sintetizzati:

• marcata vocazione del morfotipo alla produzione agricola per la presenza di una maglia agraria idonea alla meccanizzazione;

• elevata redditività del tipo di coltura e dei prodotti derivati;

• nei casi più virtuosi, realizzazione di nuovi paesaggi viticoli che associano al rispetto degli aspetti ambientali e morfologici la praticabilità da parte di mezzi meccanici.

Fermo restando il mantenimento e lo sviluppo di un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio, tre le indicazioni per questo morfotipo:

1) la creazione di una maglia agraria e paesaggistica di scala medio-ampia articolata e diversificata da conseguire, ove possibile, mediante:

• un’accurata progettazione della forma e dell’orientamento dei campi che, nelle nuove riorganizzazioni dei coltivi, potranno assumere dimensioni maggiori rispetto a quelle tipiche della maglia agraria storica purché siano morfologicamente coerenti con il contesto;

• la tutela degli elementi dell’infrastruttura rurale storica ancora presenti e del relativo equipaggiamento vegetazionale (sistemazioni idraulico-agrarie, viabilità poderale e interpoderale e relativo corredo vegetazionale);

• la costituzione di una rete di infrastrutturazione paesaggistica ed ecologica continua e articolata da conseguire anche mediante la piantumazione di alberature e siepi arbustive a corredo dei nuovi tratti di viabilità poderale e interpoderale, dei confini dei campi e dei fossi di scolo delle acque. È inoltre opportuno introdurre alberi isolati o a gruppi nei punti nodali della maglia agraria;

• il conseguimento di una maggiore diversificazione colturale,

• la conservazione delle estensioni boscate e delle fasce di vegetazione spontanea presenti (es.: vegetazione riparia). In particolare è opportuno incrementare l’equipaggiamento vegetale dei corsi d’acqua nei tratti che ne sono sprovvisti con la finalità di favorire la connettività ecologica;

2) il contenimento dei fenomeni erosivi mediante:

• il mantenimento della funzionalità e dell’efficienza del sistema di regimazione idraulico-agraria e di contenimento dei versanti, da conseguire sia attraverso la conservazione e manutenzione delle opere esistenti, sia tramite la realizzazione di nuovi manufatti di pari efficienza e il più possibile coerenti con il contesto paesaggistico quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegate,

• per i vigneti di nuova realizzazione o reimpianti, l’interruzione della continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l’introduzione di scarpate, muri a secco o altre sistemazioni di versante, valutando ove possibile l’orientamento dei filari secondo giaciture che assecondano le curve di livello o minimizzano la pendenza.

12. Morfotipo della olivicoltura

Il morfotipo interessa circa 1.400 ettari ed è caratterizzato dalla netta prevalenza di oliveti nel tessuto dei coltivi, raramente intervallati da piccoli vigneti o da appezzamenti a coltivazione promiscua. Come avviene nella maggior parte del territorio toscano, anche nel comune di Grosseto questo morfotipo interessa per lo più i versanti dei rilievi collinari.

A seconda del tipo di impianto, i paesaggi dell’olivicoltura si distinguono comunemente in 3 categorie:

olivicoltura tradizionale terrazzata, tipica dei suoli con pendenze superiori al 20-25%, caratterizzata dalla presenza di sistemazioni idraulico-agrarie, di piante molto vecchie, di una maglia agraria fitta e frammentata. Gli impianti terrazzati possono essere non praticabili con mezzi meccanici (pendenze dei suoli comprese tra 20 e 40%, altezza dei terrazzi di circa 1-2 m, larghezza dei ripiani compresa tra 0,8 e 1,5 m), o viceversa praticabili, quando presentano ripiani raccordati di altezza e larghezza comprese rispettivamente tra 0,8 e 1,2 m e 2,5 e 4 m. Nel territorio di Grosseto, i terrazzamenti non risultano particolarmente diffusi; i pochi presenti si concentrano nella fascia collinare tra Montepescali e Roselle ma si limitano a strutture irregolari e talvolta coinvolgono singole piante (terrazzamento a lunetta).

• olivicoltura tradizionale non terrazzata (quando la pendenza del suolo non supera il 15%), in genere caratterizzata da condizioni che rendono possibile la meccanizzazione, da una densità di piante fino a 250/ha, disposizione eventualmente irregolare, età delle piante superiore ai 25-50 anni, forma a vaso conico o policonico dovuta alla potatura. Nel territorio comunale risulta la tipologia più diffusa, anche su pendenza ben più elevate del 15%, grazie alla matrice calcarea dei suoli che limita gli effetti del dilavamento superficiale. Si tratta in ogni caso di oliveti di grande pregio paesaggistico e ambientale con esemplari spesso impiantati in epoca storica che raggiungono anche dimensioni notevoli;

• olivicoltura moderna intensiva, con densità degli alberi compresa tra 400 e 500 unità per ettaro, età inferiore ai 25 anni, forma di allevamento a fusto unico. È tipica dei suoli poco pendenti (con acclività inferiori al 15%), di solito non terrazzati e per questo facilmente meccanizzabili. Nel territorio comunale risultano piuttosto diffusi impianti recenti che testimoniano la relativa importanza di questa coltura che sembra negli ultimi anni registrare un nuovo impulso dopo anni di forte crisi di tutto il settore oleario.

In ambiti scarsamente trasformati la rete della viabilità minore è molto fitta e articolata, come avviene attorno alle piccole frazioni collinari (Montepescali e Batignano). La relazione con l’insediamento è molto stretta e, nei contesti collinari, resta incardinata sulla regola di crinale che dispone i nuclei insediativi storici su poggi e sommità delle dorsali, che appaiono tipicamente circondati dagli oliveti. I versanti coltivati sono di frequente punteggiati di case sparse, in genere originariamente coloniche collegate alla viabilità di crinale da percorsi secondari.

Nella gran parte dei contesti in cui è presente il morfotipo, il sistema insediativo appare strutturato dall’organizzazione impressa dalla mezzadria, ancora ben leggibile nella diffusione del sistema della fattoria appoderata che comprende una pluralità di manufatti edilizi tra loro assai diversificati per gerarchia, ruolo territoriale e funzione.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia una diversità colturale significativa, nella quale la categoria dell’oliveto è dominante (oltre il 60%) ma in cui risulta elevata la quota sia di altre colture (in particolare i seminativi arborati, aree agroforestali e i prati stabili) che di vegetazione naturale (macchia mediterranea e boschi).

Il livello di infrastrutturazione ecologica dipende dalla densità di siepi e altri elementi vegetazionali della maglia agraria e dalla presenza di superfici inerbite. Le condizioni di manutenzione degli oliveti possono essere molto variabili ma in generale risulta limitata nel territorio comunale la presenza di siepi e alberi camporili. Come abbiamo visto, è certamente più significativa la quota di formazioni forestali vere e proprie, in mosaico con gli appezzamenti olivati.

Si evidenza poi la densità di muri a secco raggiunge in questo morfotipo il valore più alto rispetto a tutti gli altri presenti nel territorio comunale, sebbene risulti in ogni caso un valore modesto (0,01 km/ha). Il morfotipo è dunque espressione di diverse forme di olivicoltura, da quelle tradizionali tipiche delle aree collinari (particolarmente suggestivi quelli interni al Parco della Maremma sui versanti dei Monti dell’Uccellina), a quelle moderne indirizzate a massimizzare la produttività.

I valori del morfotipo possono essere così sintetizzati:

• articolazione e complessità della maglia agraria soprattutto nei paesaggi dell’olivicoltura tradizionale;

• relazione morfologico-percettiva e, storicamente, funzionale tra sistema insediativo e tessuto dei coltivi che, in quasi tutti i contesti caratterizzati da questo tipo di paesaggio, appare densamente punteggiato di piccoli borghi rurali, ville-fattoria, case sparse;

• occasionale permanenza, nel tessuto degli oliveti, di forme di coltivazione promiscua date in particolare dalla combinazione tra seminativi e filari di colture legnose;

• buona redditività nei paesaggi dell’olivicoltura moderna intensiva;

• elevato valore ecologico e naturalistico con particolare riferimento agli oliveti su suoli calcarei e con prati seminaturali (in particolare oliveti delle pendici dei Monti dell’Uccellina, del Poggio di Moscona, dell’area di Batignano e di Montepescali), con elevata presenza di habitat prativi di interesse comunitario e di specie di flora e fauna di interesse conservazionistico (tipologia di oliveti 1 e 2), ed inquadrabili come Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007).

Due le principali indicazioni per i paesaggi dell’olivicoltura:

1) preservare la leggibilità della relazione morfologica, dimensionale, percettiva e - quando possibile – funzionale tra insediamento storico e tessuto dei coltivi mediante:

• la tutela dell’integrità morfologica dei nuclei storici evitando espansioni che ne alterino la struttura d’impianto;

• la limitazione e il contrasto di fenomeni di dispersione insediativa nel paesaggio agrario che compromettano la leggibilità della struttura insediativa d’impronta mezzadrile tipica della gran parte dei contesti caratterizzati dalla diffusione di questo morfotipo;

• la conservazione di oliveti o di altre colture d’impronta tradizionale poste a contorno degli insediamenti storici in modo da definire almeno una corona o una fascia di transizione rispetto ad altre colture o alla copertura boschiva.

2) preservare, ove possibile, i caratteri di complessità e articolazione tipici della maglia agraria dell’olivicoltura d’impronta tradizionale, favorendo lo sviluppo e il mantenimento di un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio, attraverso le seguenti azioni:

• nelle nuove riorganizzazioni del tessuto dei coltivi, la conservazione, quando possibile, degli elementi dell’infrastruttura rurale storica (con particolare riferimento alle sistemazioni idraulico-agrarie e alla viabilità poderale e interpoderale) o la realizzazione di nuovi percorsi o manufatti che preservino la continuità e l’integrità della rete;

• favorire la permanenza, ove possibile, di oliveti e di altre colture d’impronta tradizionale che caratterizzano in senso storico-identitario il mosaico agrario, che svolgono importanti funzioni di presidio idrogeologico e che costituiscono nodi della rete degli agroecosistemi;

• la conservazione di siepi, filari, lingue e macchie di vegetazione non colturale che corredano i confini dei campi e compongono la rete di infrastrutturazione morfologica ed ecologica del paesaggio agrario. Nei casi in cui interventi di riorganizzazione fondiaria e agricola abbiano impoverito tale rete, introdurre nuovi elementi vegetazionali nei punti della maglia agraria che ne risultano maggiormente sprovvisti; la manutenzione della viabilità secondaria poderale e interpoderale e della sua vegetazione di corredo per finalità sia di tipo funzionale che paesaggistico.

• Conservare gli attuali assetti agricoli tradizionali nelle parti del morfotipo di elevato valore ecologico e naturalistico con particolare riferimento agli oliveti su suoli calcarei e con prati seminaturali (in particolare oliveti delle pendici dei Monti dell’Uccellina, del Poggio di Moscona, dell’area di Batignano e di Montepescali).

14. Morfotipo dei seminativi arborati

Si tratta di un morfotipo tipico di ambiti pianeggianti e caratterizzato dall’associazione tra colture erbacee (principalmente seminativi) e colture arboree (per lo più olivi e alberi da frutto) disposte in filari sui lati lunghi dei campi. In alcune situazioni gli alberi si trovano anche in forma sparsa e isolata nei campi coltivati.

Nel comune di Grosseto risultano distribuiti su circa 800 ettari, buona parte dei quali concentrati in 2 aree distinte subito a nord e a sud di Roselle che complessivamente coprono circa 730 ettari e in cui è stato identificato il morfotipo n. 14.

I seminativi arborati possono essere sia relitti di sistemi colturali tradizionali (con promiscuità di cereali e colture legnose) che, più di frequente, coltivazioni di impianto recente. Il paesaggio presenta i tratti strutturanti impressi dalla bonifica storica. La trama degli insediamenti si fonda su un impianto rigidamente geometrico che dispone case coloniche e nuclei edilizi secondo la scansione ritmata dell’appoderamento, mentre il tessuto dei coltivi è suddiviso in campi di forma rettangolare lunghi e stretti la cui successione è sottolineata da filari di alberi posti lungo i bordi.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia una diversità colturale elevata, nella quale la categoria del seminativo è prevalente (50%) ma in cui risultano elevate anche le quote dei seminativi arborati (20%), degli oliveti (15%) dei prati pascoli e dell’edificato rurale.

L’assetto strutturale del morfotipo evidenzia una vocazione alla produzione agricola, anche in ragione di una maglia agraria regolare, idonea alla meccanizzazione. La presenza di colture arboree (in genere olivi) con sesti di impianto molto ampi e tali da consentire la consociazione con coltivazione erbacee (seminativi arborati) conferisce al paesaggio un certo grado di naturalità; al tempo stesso, svolge la funzione di contenere le azioni negative del vento e delle acque meteoriche, limitando i fenomeni di erosione. L’equilibrata combinazione di elementi naturali e rurali conferisce al paesaggio un elevato valore estetico-percettivo e, pertanto, riveste una significativa importanza anche ai fini della promozione economica del territorio. In tal senso, non solo le imprese agricole, ma anche altri settori produttivi (es. turismo) possono, potenzialmente, trarre vantaggio dalla sua conservazione/ valorizzazione.

L’attuale assetto della maglia fondiaria, talvolta derivante da un rimodellamento di quella originaria, consente adeguati livelli di meccanizzazione delle coltivazioni. I costi di manutenzione del reticolo idraulico e delle colture arboree disposte in filare lungo i bordi necessitano di adeguati incentivi volti a favorire la permanenza di un’attività agricola vitale.

I valori del morfotipo possono essere così sintetizzati:

• valore storico-testimoniale legato alla permanenza di una infrastruttura rurale e di una maglia agraria e insediativa d’impronta tradizionale;

• ruolo di presidio idrogeologico svolto dal reticolo di regimazione e scolo delle acque superficiali quando mantenuto in condizioni di efficienza;

• relazione morfologico-percettiva e, storicamente, funzionale tra edilizia sparsa e relativi poderi che appaiono reciprocamente dimensionati e organizzati all’interno di un sistema articolato e gerarchizzato;

• idoneità della maglia agraria alla gestione meccanizzata;

• ottima vocazione alla multifunzionalità per la presenza di aziende che associano produzione agricola e ospitalità turistica.

Principale indicazione è conciliare la conservazione della struttura paesaggistica impressa dalla bonifica storica (caratterizzata da una maglia agraria scandita regolarmente dalla presenza dei filari di alberi) con un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio.

Indicazioni specifiche in cui questo obiettivo può articolarsi sono:

• la conservazione dei manufatti idraulico-agrari esistenti (canali, fossi, drenaggi, scoline), il mantenimento e il ripristino della funzionalità del reticolo idraulico anche mediante la realizzazione di nuovi manufatti coerenti con il contesto paesaggistico quanto a dimensioni, materiali, finiture impiegati;

• la conservazione e la manutenzione della viabilità interpoderale storica;

• la conservazione e, laddove possibile, l’incremento dei filari arborati che scandiscono il tessuto dei seminativi;

• il sostegno alla conservazione delle porzioni di paesaggio tradizionale esistenti per il loro ruolo storico-testimoniale;

• nelle nuove e/o eventuali riorganizzazioni della maglia agraria, un’accurata progettazione della forma e dell’orientamento dei campi, che dovranno inserirsi secondo principi di coerenza paesaggistica anche in relazione al conseguimento di obiettivi di equilibrio idrogeologico.

Ulteriore obiettivo di qualità per questo paesaggio è la preservazione dell’integrità del sistema insediativo storico, evitando espansioni che ne alterino i caratteri identitari e contenendo fenomeni di dispersione insediativa nel territorio agricolo, soprattutto se legati a funzioni turistiche.

16. Morfotipo del seminativo e oliveto prevalenti di collina

Nel contesto regionale il morfotipo è tipico delle aree collinari ed è caratterizzato dall’alternanza di oliveti e seminativi, sia semplici che punteggiati di alberi sparsi. Talvolta vigneti di dimensione variabile si inframmettono tra le colture prevalenti.

Nel comune di Grosseto questo morfotipo è presente esclusivamente in un’area di dimensioni modeste (circa i 330 ettari all’interno della Valle del Fosso della Salica, nei pressi di Batignano.

La maglia agraria è medio-fitta e articolata, con campi di dimensione contenuta e confini tra gli appezzamenti piuttosto morbidi. Il bosco, sia in forma di macchie che di formazioni lineari, diversifica significativamente il tessuto dei coltivi. Il grado di infrastrutturazione ecologica è alto, grazie anche al ruolo delle siepi (0,021 km/ha) che soprattutto degli alberi camporili (0,53/ha) in cui risulta particolarmente frequente la sughera.

Gli oliveti sono per lo più di tipo tradizionale. Il sistema insediativo è di matrice rurale di dimensione medio-piccola, scarsamente alterati da dinamiche di espansione recenti e circondati dal tessuto coltivato. In questo contesto, un ruolo fondamentale nella strutturazione del paesaggio è stato svolto dall’influenza del sistema mezzadrile, ancora ben leggibile nella diffusione del sistema della fattoria appoderata.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia una notevole eterogeneità colturale, a dimostrazione della complessità struttura e del conseguente valore paesaggistico associato a questo morfotipo. La categoria prevalente è quella del prato stabile (circa 30%), seguita dai seminativi (17%), oliveti (12%), nella quale la categoria del seminativo è prevalente (50%) ma in cui risultano elevate anche le quote dei seminativi arborati (20%), degli oliveti (15%), impianti di arboricoltura da legno, aree agroforestali, prati pascoli, boschi, seminativi arborati, incolti, edificato rurale, ecc.

La rilevante presenza di elementi naturali consente anche il mantenimento delle funzioni ambientali ed ecologiche e consente il contenimento di potenziali fenomeni di erosione dei suoli. L’equilibrata combinazione di elementi naturali e agricoli conferisce al paesaggio un elevato valore ecologico ed estetico-percettivo. È uno dei morfotipi classici che ricorda l’immagine della Toscana, e pertanto riveste importanza anche ai fini della promozione del territorio. In tal senso, non solo le imprese agricole, ma anche altri settori economici e produttivi (es. turismo) possono trarre vantaggio dalla sua conservazione/valorizzazione.

I valori del morfotipo possono essere così sintetizzati:

• permanenza del sistema insediativo e dell’infrastruttura rurale storica;

• articolazione e complessità dell’infrastruttura rurale e della maglia agraria;

• relazione morfologico-percettiva e, storicamente, funzionale tra sistema insediativo e tessuto dei coltivi;

• elevato livello di diversificazione e infrastrutturazione ecologica dato dalla presenza delle colture arboree e di vegetazione non colturale di corredo della maglia agraria;

• buona redditività grazie alla limitata pendenza dei suoli;

• elevato grado di biodiversità e naturalità idonei anche alle produzioni biologiche.

Le principali indicazioni per questo morfotipo:

1) preservare la leggibilità della relazione morfologica, dimensionale, percettiva e - quando possibile - funzionale tra insediamento storico e tessuto dei coltivi mediante la limitazione e il contrasto di fenomeni di dispersione insediativa nel paesaggio agrario che compromettano la leggibilità della struttura insediativa storica (spesso d’impronta mezzadrile tipica della gran parte dei contesti dove è presente il morfotipo);

2) conservare, ove possibile, degli oliveti alternati ai seminativi in una maglia fitta o medio-fitta, posti a contorno degli insediamenti storici, in modo da definire almeno una corona o una fascia di transizione rispetto ad altre colture o alla copertura boschiva;

3) attuare una corretta gestione forestale sostenibile che tuteli le porzioni di territorio strutturalmente coperte dal bosco per fattori di acclività, esposizione, composizione dei suoli (boschi di valore patrimoniale), e contenendo l’espansione della boscaglia sui terreni scarsamente manutenuti;

4) conservare siepi, filari, lingue e macchie di vegetazione non colturale che corredano i confini dei campi e compongono la rete di infrastrutturazione morfologica ed ecologica del paesaggio agrario. nei casi in cui interventi di riorganizzazione fondiaria e agricola abbiano impoverito tale rete, introdurre nuovi elementi vegetazionali nei punti della maglia agraria che ne risultano maggiormente sprovvisti;

5) manutenere la viabilità secondaria poderale e interpoderale e della sua vegetazione di corredo per finalità sia di tipo funzionale che paesaggistico.

17. Morfotipo complesso del seminativo, oliveto e vigneto di pianura e delle prime pendici collinari

Il morfotipo si colloca in aree di pianura o sulle prime pendici collinari ed è caratterizzato dall’associazione tra oliveti, seminativi (nudi o arborati con la presenza di alberi sparsi, di solito lecci) e vigneti. La maglia agraria è medio-ampia o ampia, con appezzamenti di dimensioni consistenti di forma regolare e geometrica. I confini tra i campi appaiono piuttosto nettamente e variamente sottolineati, a seconda dei contesti, da vegetazione di corredo la cui presenza contribuisce a definire un buon livello di infrastrutturazione ecologica assieme a fasce e macchie boscate.

Nel comune di Grosseto il morfotipo occupa vaste porzioni dell’ambito collinare e sub-planiziale del territorio attorno al capoluogo e si estende per oltre 5.300 ettari su 4 aree distinte (tra la SP 41 e Poggio del Paradiso e Tra Poggio Moscona e Istia d’Ombrone a est di Grosseto, Poggio Tamantino e Poggio Cavallo a sud dell’Ombrone).

Le colture specializzate a oliveto e vigneto sono per lo più di impianto recente, mentre quelle di impronta tradizionale sono fortemente residuali. Il tessuto dei coltivi è connesso a piccoli nuclei edilizi di forma compatta nelle parti collinari e a insediamenti successivi e contemporanei a sviluppo per lo più lineare lungo gli assi viari nelle parti pianeggianti.

aspetti funzionali.

La presenza di elementi naturali, soprattutto quando connessi o inseriti nella maglia agraria, favorisce le funzioni ambientali ed ecologiche dell’agro-ecosistema. L’equilibrata

combinazione di elementi naturali e agricoli conferisce al paesaggio un elevato valore estetico-percettivo. In tal senso non solo le imprese agricole ma anche altri settori economici e produttivi (es. turismo) possono, potenzialmente, trarre vantaggio dalla sua conservazione/ valorizzazione.

Nel morfotipo si evidenzia un tendenziale orientamento alle produzioni di qualità tipiche della Toscana che, spesso, si fregiano di marchi di indicazione di origine (DOP, IGP).

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia una buona eterogeneità colturale, dove il seminativo è dominante in termini di superfici (45%) ma in cui altre colture trovano una larga rappresentatività (oliveti con il 15%, prati stabili con il 12%, vigneti e seminativi arborati con il 5%, boschi, impianti di arboricoltura, edificato rurale, incolti, ecc).

I valori del morfotipo possono essere così sintetizzati:

• buon grado di diversificazione paesaggistica dato dall’alternanza tra colture legnose ed erbacee;

• buon livello di infrastrutturazione ecologica dato dalla presenza delle colture arboree e di vegetazione non colturale di corredo della maglia agraria e, soprattutto dalla presenza di alberi camporili (0,52/ha);

• buona redditività dei terreni dovuta alla presenza di una maglia agraria idonea alla meccanizzazione e alla presenza significativa di colture arboree ad elevato reddito (vite in primis).

La principale indicazione per questo morfotipo è il mantenimento di una maglia agraria di dimensione media, idonea alle esigenze della meccanizzazione, adeguatamente strutturata dal punto di vista morfologico e percettivo e ben equipaggiata sul piano dell’infrastrutturazione ecologica, fermo restando il mantenimento e lo sviluppo di un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio.

Indicazioni specifiche attraverso le quali tale obiettivo può essere conseguito sono:

• promuovere il mantenimento della diversificazione colturale data dalla compresenza di oliveti, vigneti e colture erbacee;

• favorire la conservazione del corredo vegetale che costituisce infrastrutturazione ecologica e paesaggistica della maglia agraria e la sua ricostituzione nelle parti che mostrano cesure più evidenti attraverso l’introduzione di siepi, filari, alberature;

• ricostituire fasce o aree di rinaturalizzazione lungo i corsi d’acqua (per es.: vegetazione riparia) con la finalità di sottolineare alcuni elementi strutturanti il paesaggio sul piano morfologico e percettivo e di aumentare il grado di connettività ecologica;

Per i vigneti di nuova realizzazione o reimpianti, è importante interrompere la continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l’introduzione di scarpate, muri a secco o altre sistemazioni di versante, valutando ove possibile l’orientamento dei filari secondo giaciture che assecondano le curve di livello o minimizzano la pendenza.

Un ulteriore obiettivo per questo morfotipo riguarda il sistema insediativo e può essere articolato nei seguenti obiettivi specifici:

• preservare il sistema insediativo e l’infrastruttura rurale storica in termini di integrità e continuità con particolare riguardo alla rete della viabilità poderale e interpoderale;

• nella progettazione di cantine e altre infrastrutture e manufatti di servizio alla produzione agricola, perseguire la migliore integrazione paesaggistica valutando la compatibilità con la morfologia dei luoghi e con gli assetti idrogeologici ed evitando soluzioni progettuali che interferiscano visivamente con gli elementi del sistema insediativo storico, anche ricorrendo, ove possibile, all’impiego di edilizia eco-compatibile.

23. Morfotipo delle aree agricole intercluse

Il morfotipo delle aree agricole intercluse descrive dei paesaggi nei quali il carattere distintivo è l’intreccio tra spazi costruiti e rurali. Si tratta di aree non edificate e non impermeabilizzate interamente delimitate dal tessuto urbanizzato, quasi sempre da edifici (sia residenziali che a carattere produttivo), ma anche da grandi infrastrutture.

Nel Comune di Grosseto interessa quasi 250 ettari suddivisi in 3 nuclei distinti: a ovest di Grosseto, tra la città e l’aeroporto; a ovest tra la città, il cimitero di Sterpeto e la Fornace di S.Martino; a sud tra la città e l’Ombrone.

Le colture prevalenti per questo morfotipo sono in generale seminativi e prati stabili a maglia semplificata derivanti da processi di modificazione che hanno comportato cancellazione della rete scolante e alterazione della struttura territoriale storica. Tuttavia nel comune di Grosseto l’assetto colturale si presenta piuttosto complesso e qualificato.

A essi si associano appezzamenti di maglia più minuta, relitti dell’organizzazione paesistica storica, occupati da colture arboree (in particolare l’area a ovest) o orti (in particolare quelle a est e a sud) e spesso concentrati attorno a case sparse immersi in un tessuto insediativo contemporaneo di tipo diffuso. Variabile, ma normalmente basso, il grado di infrastrutturazione ecologica delle singole tessere intercluse. Questi spazi svolgono un ruolo fondamentale di discontinuità morfologica all’interno del tessuto continuo e diffuso dell’urbanizzazione contemporanea e, se messi a sistema, possono costituire una rete di spazi di rilevante valore ecologico, funzionale, sociale.

La ripartizione percentuale delle classi di uso del suolo evidenzia un sostanziale equilibrio tra i seminativi e il sistema particellare complesso (26-26%), a cui si sommano molte altre categorie ognuna della quali copre tra il 3 e il 10% (prati stabili, edificato sparso, seminativi arborati, oliveti, coltivazioni in serra, incolti). Rilevante è anche la superficie occupata da edificato sparso e dalla rete stradale.

Il morfotipo è caratterizzato da una maglia agraria frammentata a causa della progressiva espansione disordinata e dispersa degli agglomerati urbani. I processi di urbanizzazione recente, che hanno dato origine a questo paesaggio, hanno prodotto una destrutturazione del tessuto agricolo, tale da influenzare negativamente i gradi di libertà delle imprese che da professionali si trasformano in residuali. Il modello di gestione è associato alla presenza di aziende coltivatrici dirette che utilizzano quasi esclusivamente manodopera familiare o aziende part-time con obiettivi di integrazione di reddito e di autoconsumo.

I valori che contraddistinguono questo morfotipo sono molti, tra i quali emerge quello intrinseco associato al carattere di relittualità, in un contesto fortemente urbanizzato e povero di spazi non edificati.

Importante è il ruolo multifuzionale degli spazi aperti compresi in questo morfotipo che è possibile articolare in:

• valore paesaggistico per il ruolo di discontinuità morfologica rispetto al tessuto costruito;

• valore ambientale degli spazi aperti che contribuiscono ad aumentare il grado di biodiversità e a connettere le reti ecologiche presenti;

• valore sociale legato al possibile sviluppo di forme di conduzione agricola anche di tipo hobbistico come orti urbani e agricoltura di prossimità e alla costituzione di reti di spazio pubblico anche mediante l’istituto dei parchi agricoli;

• valore storico-testimoniale di alcuni appezzamenti relitti dell’organizzazione paesaggistica storica.

Di fondamentale importanza è il mantenimento di queste realtà produttive perché collocati in spazi di rilevante valore ecologico, funzionale, sociale, ecc. e, in tal senso, notevoli opportunità per le aziende potrebbero derivare da strategie di sviluppo di attività multifunzionali nonché di particolari canali commerciali quali la vendita diretta, la filiera corta, ecc.

Diventa perciò un obiettivo prioritario per questo morfotipo la tutela degli spazi aperti sia agricoli che naturali per la loro multifunzionalità all’interno di contesti densamente urbanizzati.

Tra gli obiettivi specifici prevediamo:

• la limitazione e il contrasto di fenomeni di dispersione insediativa, saldatura lineare dei centri abitati ed erosione del territorio aperto da parte dell’urbanizzazione;

• il consolidamento dei margini dell’edificato soprattutto in corrispondenza delle espansioni recenti anche mediante la realizzazione di orti urbani o di aree a verde pubblico che contribuiscano alla ricomposizione morfologica dei tessuti;

• la promozione e la valorizzazione dell’uso agricolo degli spazi aperti;

• la messa a sistema degli spazi aperti attraverso la predisposizione di elementi naturali finalizzati alla ricostituzione e al rafforzamento delle reti ecologiche e mediante la realizzazione di reti di mobilità dolce che li rendano fruibili come nuova forma di spazio pubblico;

• la creazione e il rafforzamento di relazioni di scambio e di reciprocità tra ambiente urbano e rurale e in particolare tra produzione agricola della cintura periurbana e mercato urbano;

• valorizzare il ruolo potenziale di parco agricolo e forestale periurbano ed elemento di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici e del conseguente fenomeno del surriscaldamento urbano (isole di calore), in grado di ridurre la qualità della vita delle Comunità locali.

3. Paesaggi rurali storici

Il P.I.T./P.P.R. detta obiettivi di salvaguardia e di valorizzazione del carattere multifunzionale dei paesaggi rurali regionali, che viene perseguito mediante la preservazione, nelle trasformazioni, dei caratteri strutturanti i paesaggi rurali storici.

Il riferimento per il perseguimento di detto obiettivo è l’elaborato del P.I.T./P.P.R. intitolato “I paesaggi rurali storici della Toscana”).

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Grosseto adottato nel 2021 riconosce nel territorio provinciale la presenza dei paesaggi rurali storici.

Il Piano Strutturale considera e recepisce i tipi di paesaggio e la relativa disciplina (Disciplina del PTCP) ivi contenuti e in particolare i seguenti:

• Paesaggi rurali pre-lorenesi

• Paesaggio del latifondo cerealicolo-pastorale (5A) (Maremma grossetana, pianure e colline sublitoranee e interne)

• Paesaggio dell'agricoltura intensiva terrazzata (7) e spazi periurbani dei centri minori delle colline della Maremma grossetana

• Paesaggi rurali sette-ottocenteschi

• Paesaggio della mezzadria poderale a piccola proprietà coltivatrice della colina interna a campi chiusi a indirizzo zootecnico (5C), che si sovrappone al Paesaggio del latifondo cerealicolo-pastorale (5A) nelle zone collinari (Territori collinari interni della Maremma grossetana)

• Paesaggi rurali della prima metà del Novecento

• Paesaggio della Riforma Agraria (5D), che si sovrappone al Paesaggio del latifondo cerealicolo-pastorale (5A) nelle pianure interne (Maremma pianeggiante e collinare)

4. Le Unità Morfologiche Territoriali del PTCP

Il Piano Strutturale considera e recepisce l’articolazione morfologica territoriale contenuta nel PTCP di Grosseto.

Ai sensi e per gli effetti di quanto dettato dalla Disciplina del PTCP all’art. 15 il PTCP di Grosseto assume come articolazione principale del territorio provinciale gli Ambiti di Paesaggio del P.I.T./P.P.R. all'interno dei quali sono individuate le Unità Morfologiche Territoriali riconosciute dal PTCP, che costituiscono i sistemi territoriali locali di riferimento per lo Statuto del Comune in conformità al P.I.T./P.P.R. Medesimo. Lo Statuto del Piano Strutturale riconosce e assume la descrizione statutaria delle Unità Morfologiche Territoriali (UMT) del PTCP quale integrazione della disciplina del P.I.T./P.P.R. riferita agli ambiti di paesaggio, la cui descrizione statutaria è contenuta nell'allegato allo Statuto del PTCP: “Album degli Ambiti di Paesaggio e delle UMT”.

Nell’Ambito di Paesaggio n. 18 -Maremma grossetana sono riconosciute le seguenti UMT che interessano il territorio comunale di Grosseto:

Ambito territoriale della costa

UMT I03 Arcipelago Minore (Le Formiche)

UMT C02.1 Pinete di Castiglione

UMT C02.2 Costa della Città

Ambito territoriale della pianura interna e della collina

UMT CP02.4 Agro dell'Ombrone

UMT Pi03.2 Piana della Città

UMT Pi03.3 Bonifica Grossetana

UMT Pr02 Uccellina

UMT Pi03.5 Piana dell'Uccellina

UMT R07 Anfiteatro di Monte Bottigli

UMT R06.2 Avamposti del Salica

Ambito territoriale dell'alta collina e della montagna

UMT R06.1 Rilievi di Monte Leoni

Ultimo aggiornamento 19.10.2023 - 08:46