Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Art. 25 INVARIANTE STRUTTURALE III - Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi urbani e infrastrutturali

1. Definizione e obiettivi generali

Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, infrastrutturali e urbani costituisce la struttura dominante del paesaggio toscano, risultante dalla sua sedimentazione storica dal periodo etrusco fino alla modernità.

Questo policentrismo è organizzato in reti di piccole e medie città la cui differenziazione morfotipologica risulta fortemente relazionata con i caratteri idrogeomorfologici e rurali.

L’elevata qualità funzionale e artistico-culturale dei diversi sistemi insediativi e dei manufatti che li costituiscono, nonché la complessità delle relazioni interne ed esterne a ciascuno, rappresentano una componente essenziale della qualità del paesaggio toscano, da salvaguardare e valorizzare rispetto a possibili ulteriori compromissioni.

L’obiettivo generale concernente l’invariante strutturale di cui al presente articolo, nel rispetto di quanto disposto dall'art. 9 della Disciplina del P.I.T./P.P.R., è la salvaguardia e valorizzazione del carattere policentrico e delle specifiche identità paesaggistiche di ciascun morfotipo insediativo che vi concorre.

Il Piano Strutturale stabilisce che il Piano Operativo stabilirà regole e prevederà interventi che garantiscano:

  • a) la valorizzazione delle città e dei borghi storici e la salvaguardia del loro intorno territoriale, nonché delle reti materiali e immateriali, il recupero della centralità delle loro morfologie mantenendo e sviluppando una complessità di funzioni urbane di rango elevato;
  • b) la riqualificazione dei morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee e delle loro criticità;
  • c) la riqualificazione dei margini città-campagna con la conseguente definizione dei confini dell’urbanizzato, con particolare riguardo ai diversi tipi di margini del capoluogo come riconosciuti nel Dossier del territorio urbanizzato;
  • d) la promozione dell’agricoltura periurbana multifunzionale come strumento per migliorare gli standard urbani;
  • e) il superamento dei modelli insediativi delle “piattaforme”monofunzionali;
  • f) il riequilibro e la riconnessione dei sistemi insediativi fra le parti di pianura, collina e montagna che caratterizzano ciascun morfotipo insediativo;
  • g) il riequilibrio dei grandi corridoi infrastrutturali, con il potenziamento del servizio alla rete diffusa dei sistemi territoriali policentrici;
  • h) lo sviluppo delle reti di mobilità dolce per integrare l’accessibilità ai sistemi insediativi reticolari con la fruizione turistica dei paesaggi e migliorare la percorribilità urbana;
  • i) l’incardinamento sui caratteri strutturali del sistema insediativo policentrico dei progetti multisettoriali per la sicurezza idrogeologica del territorio, la riqualificazione dei sistemi fluviali, la riorganizzazione delle connessioni ecologiche, la valorizzazione dei paesaggi rurali.

L'Invariante III è rappresentata nell'elaborato ST_03.

2. La struttura insediativa

La struttura insediativa del territorio di Grosseto è caratterizzata principalmente dal morfotipo n. 4. “Morfotipo insediativo a pettine delle penetranti vallive sull’Aurelia”, Articolazione territoriale 4.5 “Grosseto e la valle dell’Ombrone”, descritto dal PIT/PPR nella Scheda d'ambito 18-Maremma grossetana.

I paesaggi riconosciuti dal PIT/PPR che interessano il Comune di Grosseto sono:

  • - la valle dell’Ombrone, attraversata sul crinale ad ovest dall’ex SS223 di Paganico (ora suddivisa in SP 153 di Batignano, SP 64 del Cipressino e SP 140 Leopoldina) che riveste il ruolo di principale asse di connessione tra Siena e Grosseto (penetrante interno-costa – via Senese) e struttura il versante settentrionale della Maremma, risalendo la zona collinare a ovest dell’Ombrone, e sul crinale ad est dall’ex SS322 delle Collacchie (ora SP 159 Scansanese da Grosseto a Manciano), che da Grosseto, lambendo il centro vallivo di Istia d’Ombrone, risale sui versanti che connettono al cuore dell’area collinare dell’Albegna e del Fiora (Sistema insediativo a pettine sulla valle dell’Ombrone). Del sistema insediativo che si affaccia sulla valle dell’Ombrone, costituito in prevalenza da borghi fortificati di matrice medievale, localizzati in posizione strategica sulla sommità o a mezza-costa dei versanti lungo i percorsi collinari, fanno parte Batignano, Montepescali e Istia d’Ombrone;
  • - la pianura costiera, dominata dall’insediamento di Grosseto e attraversata internamente dal corridoio infrastrutturale sub-costiero Aurelia-ferrovia, mentre il litorale è strutturato nel tratto da Grosseto a Follonica dalla SP158 delle Collacchie che connette gli insediamenti costieri (il tratto di costa a sud di Grosseto è prevalentemente occupato dal Parco naturale regionale della Maremma fatta eccezione per l’insediamento di Principina a Mare).

La pianura, solcata dai canali costruiti per la bonifica, è strutturata storicamente dalla via Aurelia lungo il cui percorso sorge Grosseto, città medievale originata da un castello, che si è sviluppata come centro urbano di riferimento dell’ambito, crescendo esponenzialmente a partire dagli anni sessanta e settanta. Gli altri insediamenti dislocati lungo l’Aurelia sono di origine relativamente recente: Braccagni, sorto come semplice appendice della frazione di Montepescali e divenuto poi centro nodale per l’economia della zona, e Rispescia, sviluppato nel corso del Novecento a seguito della completa bonifica della pianura maremmana.

Da Grosseto diparte la SP158 delle Collacchie che attraversa la fascia costiera fino a Follonica. Lungo tale percorso si sono sviluppati gli insediamenti costieri di Principina a Mare (in origine Torre della Trappola, antica fortificazione medievale adibita a punto di raccolta di sale) e di Marina di Grosseto (intorno all’antico nucleo di San Rocco).

Rappresentano un valore del sistema insediativo i sistemi di beni ai quali, nel Comune di Grosseto, appartengono i seguenti:

• nel sistema delle torri costiere, che si posizionano su piccoli promontori naturali: Torre della Trappola, Torre di Castel Marino, Torre di Collelungo, Torre dell’Uccellina;

• nel sistema dei castelli, situati su alture a dominio delle valli: il Forte delle Marze e il Forte di San Rocco a Marina di Grosseto;

• nella rete degli edifici religiosi di matrice medievale: Abbazia di San Rabano;

• il centro storico di Grosseto con la cinta di mura di epoca medicea.

Nella pianura interna le maggiori criticità sono date dalla consistente crescita di Grosseto, con tessuti urbani e produttivi (in prossimità dello svincolo della variante Aurelia a nord, e ad est fino a raggiungere l’abitato di Roselle) che si sfrangiano nel paesaggio agricolo circostante.

Sulla costa la pressione insediativa, legata prevalentemente al turismo balneare, ha causato una crescente espansione dei principali centri costieri, con tessuti prevalentemente residenziali a bassa densità (Principina, Marina di Grosseto).

La polarizzazione sulla piana costiera e la presenza del sistema infrastrutturale superstrada Siena-Grosseto- Senese-Aretina-ferrovia ha svolto un ruolo attrattore per lo scivolamento a valle dei nuclei storici con conseguente indebolimento delle relazioni territoriali, ambientali e paesaggistiche tra il sistema costiero e l’entroterra e progressivo abbandono delle aree collinari interne, perdita delle funzioni storiche di presidio territoriale dei centri collinari e decadimento delle economie ad essi connesse.

Per i centri collinari le espansioni recenti si sono sviluppate verso valle, in corrispondenza della viabilità principale di pianura: vedi Batignano, Braccagni, Bagno Roselle e Istia d’Ombrone.

3. Centri e nuclei storici

Il P.S. identifica i centri ed i nuclei storici ed il loro intorno territoriale, costituito dall’ambito di pertinenza, di cui all'art. 32 della presente Disciplina.

I centri storici presenti nel territorio urbanizzato del Comune di Grosseto sono i seguenti:

• Grosseto

• Montepescali

• Batignano

• Istia d'Ombrone

• Alberese

In coerenza con la Disciplina del PIT/PPR, art. 10, il P.S. definisce la seguente disciplina di tutela e di indirizzo per il POC.

• Nei centri e nuclei storici devono essere tutelati e valorizzati: l’identità materiale e multifunzionale, la permanenza dei valori storico-testimoniali e dei caratteri architettonici degli insiemi territoriali, la persistenza delle relazioni tra questi e le loro pertinenze, ed a tal fine devono essere disciplinate le eventuali trasformazioni.

• L'intorno territoriale dei centri e nuclei storici è soggetto a salvaguardia del valore percettivo e di testimonianza storica culturale degli insediamenti storici, tutelando la destinazione agricola e le sistemazioni idrauliche-agrarie di impianto storico delle aree a questo pertinenti.

• La progettazione degli assetti urbani e delle loro trasformazioni deve risultare coerente con le regole insediative storiche, con la conformazione orografica del territorio e con la consistenza dimensionale in rapporto dell’insediamento storico esistente.

• Nei centri e nuclei storici deve essere tutelata e valorizzata la rete dei percorsi e delle infrastrutture storiche per la fruizione del territorio, ivi compreso l’assetto figurativo delle dotazioni vegetazionali di corredo caratterizzanti la percezione consolidata.

• Non deve essere alterata la percezione visiva degli insiemi di valore storico- testimoniale ivi compresi gli impianti per la produzione di energie rinnovabili.

• Deve essere favorita la permanenza degli abitanti e del ruolo dei centri abitati come centro civile delle comunità ad essa afferenti.

• Deve essere tutelata e valorizzata dell’identità materiale e multifunzionale dei centri, nuclei, aggregati storici ed a tal fine il POC ne disciplina le trasformazioni.

• Deve essere mantenuta la leggibilità della struttura insediativa storica, evitando nuove espansioni e l'installazione di impianti che alterino l'integrità morfologica e percettiva dei centri e nuclei storici, nonché le visuali panoramiche che traguardano gli insediamenti e i rapporti di reciproca intervisibilità.

4. Patrimonio archeologico

Il Piano Strutturale inserisce nella invariante di cui al presente articolo anche il patrimonio archeologico, testimonianza della presenza antropica e dei relativi sistemi insediativi.

Pertanto sono riconosciuti quale elemento strutturale identitario del patrimonio territoriale le aree con evidenze archeologiche presenti nel territorio comunale, nonché i siti archeologici eventualmente accertati e dichiarati di interesse culturale ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Costituiscono elementi qualificativi delle aree con evidenze archeologiche di cui al presente articolo:

  • - le strutture e i reperti archeologici eventualmente da mantenersi in sito su parere delle autorità competenti, nonché le eventuali sistemazioni delle aree contermini aventi con essi rapporti contestuali;
  • - le eventuali relazioni esistenti tra il patrimonio archeologico portato alla luce e i complessi e manufatti di valore storico-architettonico espressione dell’evoluzione storica del territorio caratterizzante il contesto paesaggistico, anche in considerazione della loro percezione visiva.

Il patrimonio archeologico eventualmente reperito nelle aree di cui al presente articolo ancorché non soggette a dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi del “Codice dei beni culturali e del paesaggio”:

  • - è soggetto a tutela nella consistenza materiale, al fine di salvaguardare l’integrità e la leggibilità dei reperti e delle relative aree di sedime;
  • - può essere oggetto di azioni di valorizzazione, volte a promuovere la conoscenza dei valori archeologici, storici, culturali, artistici ed etnoantropologici del territorio.

Ferme restando le competenze di tutela riservate allo Stato in materia di ricerche e rinvenimenti fortuiti nell’ambito del territorio nazionale, ogni azione di trasformazione del suolo nelle aree di cui al presente articolo, sia correlata ad interventi urbanistico-edilizi sia modificativa dell’assetto ambientale e paesaggistico esistente, è condizionata alla salvaguardia di eventuali possibili rinvenimenti e scoperte.

A tal fine il Piano Operativo e le norme di rango regolamentare ad esso correlate dettano - nei limiti delle competenze comunali - specifiche disposizioni in ordine alle modalità di gestione delle attività di scavo nei cantieri edili di tipo preventivo e cautelativo rispetto al rischio archeologico individuato.

Il patrimonio archeologico è rappresentato negli elaborati 'Relazione_Il potenziale archeologico' e nelle carte archeologiche (periodo preistorico - periodo etrusco - periodo romano- periodo medievale).

Ultimo aggiornamento 19.10.2023 - 08:46