Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Art. 24 INVARIANTE STRUTTURALE II - I caratteri ecosistemici del paesaggio

1. Disciplina e obiettivi generali

L’Invariante strutturale II “I caratteri ecosistemici del paesaggio” è costituita dall’insieme degli elementi di valore ecologico e naturalistico che connotano gli ambiti naturali, seminaturali e antropici presenti nel territorio comunale.

L’invariante strutturale II comprende i caratteri ecosistemici del paesaggio che costituiscono la struttura biotica dei paesaggi toscani e definiscono nel loro insieme un ricco ecomosaico, ove le matrici dominanti risultano prevalentemente di tipo agricolo di pianura o collinari.

A tali elementi dominanti, e in particolare a quelli agricoli collinari, e agli altri ecosistemi forestali, costieri (dunali e rupestri), fluviali e lacustri/palustri cui si associano elevati livelli di biodiversità e importanti valori naturalistici.

L’obiettivo generale concernente l’invariante strutturale di cui al presente articolo, nel rispetto di quanto disposto dall'art. 8 della Disciplina del P.I.T./P.P.R., è l’elevamento della qualità ecosistemica del territorio regionale, ossia l’efficienza della rete ecologica, un’alta permeabilità ecologica del territorio nelle sue diverse articolazioni, l’equilibrio delle relazioni fra componenti naturali, seminaturali e antropiche dell’ecosistema.

L'Invariante II è rappresentata nell'elaborato ST_02.

Il Piano Strutturale stabilisce che il Piano Operativo individuerà regole ai fini della tutela degli ecosistemi che garantiscano:

  • a) il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica delle pianure alluvionali interne e dei territori costieri;
  • b) il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva delle matrici degli ecosistemi forestali e degli ambienti fluviali;
  • c) il mantenimento e lo sviluppo delle funzioni ecosistemiche dei paesaggi rurali;
  • d) la tutela degli ecosistemi naturali e degli habitat di interesse regionale e/o comunitario;
  • e) la strutturazione delle reti ecologiche alla scala locale.
  • f) tutela degli ecosistemi dunali e riqualificazione di quelli degradati. Miglioramento dei livelli di compatibilità ambientale e mitigazione degli impatti delle strutture turistiche e dei processi di erosione costiera, con particolare riferimento alle aree classificate come “corridoi ecologici costieri da riqualificare” e alle “aree critiche”;
  • g) contenimento del consumo di suolo e dei processi di conurbazione, con particolare riferimento alla pianura agricola circostante il centro abitato di Grosseto e l’area costiera di Marina di Grosseto (entrambe Aree critiche per la funzionalità della rete ecologica). Mantenimento dei varchi inedificati (“varchi a rischio”), con particolare riferimento al territorio periurbano di Grosseto e degli attuali livelli di permeabilità ecologica del territorio rurale. Miglioramento della capacità di resilienza dei sistemi insediativi ai cambiamenti climatici e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dal sistema del verde e dalle aree agricole urbane e periurbane;
  • h) miglioramento dei livelli di qualità delle acque del Fiume Ombrone e dei livelli di permeabilità ecologica delle “Aree di contesto fluviale”, già individuate come “Corridoio agricolo perifluviale” e come “Corridoio fluviale da riqualificare” nell’ambito della rete ecologica comunale. Tutela, gestione sostenibile ed ampliamento delle formazioni arboree ripariali e planiziali.
  • i) tutela e gestione attiva delle pinete costiere, con ricostituzione delle aree di ex pinete degradate dalla presenza di fitopatologie e incendi, con particolare riferimento all’Area critica tra Marina di Grosseto e Principina a mare.
  • j) mantenimento dell’integrità dei sistemi carsici superficiali e profondi, delle sorgenti e delle falde acquifere. Gestione attiva e conservativa delle numerose piccole aree umide di origine artificiale presenti nella pianura agricola.
  • k) mantenimento dei paesaggi agro-pastorali tradizionali;
  • l) valorizzazione del ruolo del sistema delle Aree protette (Parco regionale della Maremma e della Riserva regionale Diaccia-Botrona), dei Siti Natura 2000 e delle Zone umide di importanza internazionale;
  • m) recupero e gestione attiva delle sugherete e miglioramento della qualità ecosistemica delle matrici forestali attraverso forme di selvicoltura sostenibile;
  • n) conservazione e gestione attiva degli habitat di interesse comunitario e tutela integrale degli habitat ed ecosistemi ad alta naturalità;
  • o) mantenimento e miglioramento della funzionalità degli ecosistemi naturali, seminaturali e antropici anche al fine di valorizzare i servizi ecosistemici offerti alla Comunità e alla sue attività economiche.

2. Morfotipi ecosistemici

Costituiscono elementi della II Invariante i seguenti Morfotipi Ecosistemici (meglio descritti nella relazione di quadro conoscitivo e rappresentati nella Tavola ST 01.B1) a cui si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

Boschi e macchie dei rilievi calcarei interni

Interno al Morfotipo regionale degli Ecosistemi forestali, comprende caratteristici mosaici di leccete, macchie alte di sclerofille, macchie basse, su rilievi calcarei interni. La natura calcarea del substrato geologico (soprattutto Calcare massiccio) e del suolo (suoli basici) caratterizza fortemente la vegetazione presente e il Morfotipo, risultando qui quasi assenti le sugherete, ecologicamente legate a suoli acidi.

Il Morfotipo si estende quindi, per circa 394 ettari complessivi, sui rilievi calcarei di Roselle e Poggio di Mota, di Poggio Moscona e di Montebrandoli, a nord-est del centro abitato di Grosseto, in collegamento ecologico con i rilievi calcarei costieri (Monti dell’Uccellina), maggiormente caratterizzati, nel lato costiero, da mosaici più aperti di macchia/gariga. Piccole superfici del Morfotipo sono interessate da boschi di latifoglie (cerrete), presenti negli impluvi e nelle esposizioni settentrionali dei rilievi calcarei, mentre estese porzioni dei versanti meridionale del Poggio Moscona vedono la presenza di macchie rade con ginepro fenicio in mosaico con garighe e prati aridi.

Il Morfotipo ospita diversi habitat di interesse comunitario, con particolare riferimento al 9340 (Foreste a Quercus ilex) esteso nei versanti settentrionali del morfotipo e al 5210 (Matorral arborescenti di Junipers sp.). Nell’ambito del morfotipo sono comprese anche formazioni arbustive e prati aridi oggetto di ricolonizzazione arbustiva (soprattutto nel pianoro sommitale di Poggio di Roselle), ove si localizzano habitat di interesse, soprattutto in quanto localizzati su suoli calcarei (ad es. 6210, 6220, 6310). Il valore naturalistico del Morfotipo è legato al complessivo sistema calcareo dei poggi interni (vere isole fossili), ma vede nei mosaici di macchie a ginepro fenicio e garighe/praterie aride, un elemento di eccellenza caratterizzato anche da specie di interesse conservazionistico.

L’importanza dell’area è dimostrata dal suo riconoscimento quale sito della Rete Natura 2000, e in particolare quale ZSC Poggio di Moscona. Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede le formazioni forestali più mature (leccete ad esposizione settentrionale) classificate, nell’ambito della rete ecologica comunale, come “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo”; le restanti unità forestali assolvono invece a funzioni di matrice di collegamento.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• Miglioramento della qualità e maturità delle formazioni forestali, anche attraverso il miglioramento della gestione selvicolturale;

• Valorizzazione degli importanti valori archeologici dell’area di Roselle coerentemente con la tutela dei valori naturalistici e le emergenze del Sito Natura 2000, ed in particolare con la conservazione dei boschi maturi presenti lungo la strada di accesso all’area archeologica (Via dei Ruderi).

• Riqualificazione dei siti estrattivi abbandonati, evitando nuove aperture o ampliamenti di bacini esistenti, e mitigazione dell’effetto di barriera ecologica realizzato dall’asse stradale della SI-GR.

• Realizzazione interventi di prevenzione degli incendi estivi.

• Contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali di interesse.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore.

• Tutela e gestione attiva del Sito Natura 2000 e conservazione dei suoi elementi di valore.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore evitando interventi selvicolturali in una fascia minima di 10 m dalle sponde.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

• Riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: leccete, boschi di latifoglie a prevalenza di specie quercine.

Boschi di sclerofille e mosaici di macchie/garighe dei rilievi calcarei costieri

In stretta connessione ecologica con l’unità precedente, il presente Morfotipo ne costituisce l’aspetto più costiero, comprendendo caratteristici mosaici di leccete, macchie alte di sclerofille, macchie basse e garighe, anche con relittuali pratelli mediterranei, su rilievi calcarei costieri. Anche in questo caso la natura calcarea del substrato geologico (Calcare Massiccio e secondariamente Calcare cavernoso) e del suolo (suoli basici) caratterizza fortemente la vegetazione presente.

Il Morfotipo si estende quindi, per circa 1424 ettari, sui rilievi calcarei dei Monti dell’Uccellina, nell’ambito del Parco Regionale della Maremma, a comprendere anche l’adiacente Poggio Macchiese, caratterizzato anche da formazioni arboree di latifoglie.

Le matrici forestali più continue risultano presenti nei versanti interni dei Monti dell’Uccellina, con dominanza dei boschi e delle macchie di leccio, ma con presenza anche di boschi misti di sclerofille e latifoglie, di sugherete (su limitati affioramenti di Verrucano al limite orientale del rilievo), di boschi di forra a dominanza di alloro e di boschi di latifoglie presenti negli impluvi freschi, con Fraxinus ornus, Quercus cerris, Ostrya carpinifolia, Acer sp.pl. I versanti costieri dei Monti dell’Uccellina sono invece interessati da mosaici di stadi di degradazione dei boschi di sclerofille, con macchie basse, macchie a ginepro fenicio, garighe a rosmarino, cisti (Cistus monspeliensis, Cistus salvifolius), fillirea Phyllirea angustifolia, erica Erica arborea, ecc. e praterie aride con Ampelodesmos mauritanicus, oltre a pratelli mediterranei annui.

Il morfotipo presenta quindi elevatissimi valori naturalistici, con la presenza di numerosi habitat di interesse comunitario dei boschi di sclerofille (Cod. 9340, 9330), dei boschi di forra con alloro (Cod. 5230*), ma soprattutto con gli importanti mosaici dei versanti costieri dei Monti dell’Uccellina, con Matorral arborescenti di Juniperus spp. (Cod.5210), Arbusteti termo-mediterranei e pre-desertici (Cod. 5330), Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea (Cod. 6220*) e Stagni temporanei mediterranei (Cod. 3170*), caratterizzati anche da importanti valori floristici (ad es. Centaurea paniculata ssp. cosana, Micromeria graeca ssp tenuifolia, Ruscus aculeatus, ecc.) e faunistici. Di particolare valore risulta inoltre il complessivo paesaggio carsico costiero, con numerosi siti ipogei e grotte, anche classificabili come habitat di interesse comunitario.

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede una sua prevalente connotazione quale “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo” nell’ambito della rete ecologica comunale.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• Miglioramento della qualità e maturità delle formazioni forestali, anche attraverso il miglioramento della gestione selvicolturale, con particolare riferimento alle formazioni degli impluvi e delle forre (boschi di alloro).

• Mantenimento delle attività di coltivazione della sughera, funzionali alla conservazione attiva dell’importante habitat delle sugherete.

• Contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali di interesse.

• Realizzazione interventi di prevenzione degli incendi estivi.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore.

• Valorizzazione della presenza del Parco regionale e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del parco e del Piano di gestione del Sito Natura 2000.

• Conservazione dei mosaici di habitat di macchia massa, garighe e prati aridi dei versanti costieri dei Monti dell’Uccellina.

• Tutela degli ecosistemi degli impluvi del reticolo idrografico minore evitando interventi selvicolturali in una fascia minima di 10 m dalle sponde.

• Divieto di attività di rimboschimento su prati aridi, garighe e macchie basse.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

• Riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: macchie e garighe costiere.

Mosaici di macchie di sclerofille, boschi e sugherete delle colline interne acidofile

Le vaste matrici forestali e di macchia dei rilievi collinari situati al limite settentrionale del territorio comunale sono state inserite in questo morfotipo a costituire l’unità più estesa (circa 3680 ettari) tra i morfotipi ecosistemici. Si tratta di rilievi collinari dominati da rocce silicee, con presenza anche di formazioni del Verrucano, e con suoli spiccatamente acidi. Tali condizioni costituiscono l’habitat ideale per le caratteristiche macchie mediterranee di sclerofille, e in particolare per le macchie di ericacee a Erica arborea, E. scoparia e corbezzolo, per le macchie di ericacee con sughera e per i boschi di sughera. La parte più orientale del morfotipo vede anche la presenza di leccete o di macchie alte a Quercus ilex, con formazioni miste di sclerofille e latifoglie, o formazioni di sole latifoglie (Quercus cerris, Q. pubescens, ecc.), situate nelle stazioni più fresche e negli impluvi. L’unità comprende anche nuclei di rimboschimenti di conifere (Pinus sp.pl.) o formazioni miste di sclerofille/latifoglie e pini.

Gran parte del morfotipo è caratterizzato dalla presenza di habitat forestali o di macchia di interesse comunitario, con particolare riferimento alle Foreste a Quercus ilex (Cod. 9340) e alle Foreste di Quercus suber (Cod. 9330). L’habitat delle sugherete costituisce la principale emergenza naturalistica del Morfotipo e del Sito Natura 2000 (ZSC Monte Leoni), con particolare riferimento alle sugherete della zona di Versegge, ove sono presenti tipici “Matorral”ad ericacee e sughera, ricchi di specie vegetali di interesse conservazionistico ed endemismi maremmani.

Nella valle del Fosso Ischia i caratteristici pascoli con sughera costituiscono rara testimonianza dell’habitat Dehesas con Quercus spp. sempreverde (Cod. 6310), quali pascoli alberati a dominanza di querce sempreverdi. Le stesse Sugherete a Simethis planifolia su verrucano cristallino delle Versegge (M. Leoni, Montepescali), costituiscono importanti “Fitocenosi” ed elementi di valore nell’ambito della II Invariante del PIT regionale.

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede le formazioni forestali più mature (leccete e sugherete nella fase di bosco) classificate, nell’ambito della rete ecologica comunale, come “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo”; le restanti unità forestali assolvono invece a funzioni di matrice di collegamento.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• Miglioramento della qualità e maturità delle formazioni forestali di leccio o di latifoglie, anche attraverso il miglioramento della gestione selvicolturale, tutela delle cenosi forestali di forra e degli impluvi evitando interventi selvicolturali in una fascia minima di 10 m dalle sponde.

• Mantenimento delle attività di coltivazione della sughera funzionali alla conservazione attiva dell’importante habitat delle sugherete.

• Realizzazione interventi di prevenzione degli incendi estivi.

• Mantenimento delle attività agricole e zootecniche funzionali alla conservazione dell’habitat delle sugherete pascolate (Cod. 6310).

• Mitigazione dell’effetto di barriera ecologica realizzato dall’asse stradale della SI-GR.

• Limitazione agli eventuali ampliamenti di aree edificate e strade nelle matrici forestali in loc. Nomadelfia.

• Contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali di interesse.

• Tutela degli ecosistemi torrentizi del reticolo idrografico minore collinare.

• Tutela e gestione attiva del Sito Natura 2000 e conservazione dei suoi elementi di valore.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

• Riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: macchie e garighe costiere, leccete e sugherete.

Pinete costiere su dune fisse e fossili

Il morfotipo, esteso su circa 1710 ettari, costituisce l’elemento paesaggisticamente più caratterizzante il territorio costiero del Comune di Grosseto, a costituire una continua fascia costiera pinetata, interrotta solo in corrispondenza della foce del fiume Ombrone.

Si tratta di dense pinete di impianto storico (in gran parte pinete granducali) a pino marittimo Pinus pinaster e pino domestico Pinus pinea caratterizzate da diverso grado di naturalità: dalle pinete del Tombolo di Marina di Alberese o delle Marze, caratterizzate da un ricco sottobosco di macchia mediterranea, alle pinete di Marina di Grosseto e di Principina a mare, caratterizzate da scarso sottobosco o dalla presenza di strutture turistiche (in particolare campeggi).

Le pinete interne al Parco Regionale della Maremma e al Sito Natura 2000 ZSC/ZPS Pineta Granducale dell'Uccellina, costituiscono la porzione di maggiore valore naturalistico del Morfotipo, caratterizzandosi per la presenza non solo dell’habitat di interesse comunitario e prioritario Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster (Cod. 2270*), ma anche da nuclei di aree umide retrodunali a Cladium mariscus (Cod. 7210*), da giuncheti e da arbusteti e fruticeti alofili (Cod. 1410 e 1420) e da dune fisse con macchie basse a cisti, riconducibili all’habitat Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia (Cod. 2260). Le stesse pinete nel sottobosco ospitano anche formazioni a Juniperus macrocarpa su dune fisse riconducibili all’habitat di interesse comunitario Dune costiere con Juniperus spp. (Cod. 2250*).

Pinete ad elevata grado di naturalità sono presenti anche in loc. La Trappola e Serrata Tre Pini, in sponda dx del Fiume Ombrone, sempre all’inteno del Parco Regionale e nell’ambito dei Siti Natura 2000 ZSC/ZPS Pianure del Parco della Maremma e ZSC e ZPS Padule della Trappola, Bocca d'Ombrone.

Esternamente al territorio del Parco regionale il Morfotipo presenta le condizioni ecologiche migliori all’interno del Sito Natura 2000 ZSC/ZPS Tombolo da Castiglion della Pescaia a Marina di Grosseto e dell’Area contigua della Riserva Regionale “Diaccia Botrona”, in particolare in loc. San Leopoldo - Le Marze.

Le pinete presentano quindi spesso una elevata biodiversità legata alla complessa struttura verticale di queste formazioni, con piano dominato dai pini ma con presenza anche di boschi dominati a Quercus pubescens, Q. suber e Q. ilex, con una notevole presenza di macchia bassa di sclerofille sempreverdi.

Le pinete costiere non costituiscono solo una emergenza di habitat e un elemento di elevato valore paesaggistico e identitario, ma anche un prezioso habitat forestale per specie di fauna di interesse conservazionistico.

La matrice pinetata costiera comprende al suo interno anche la parte terminale degli importanti ecosistemi dei canali emissari San Leopoldo e San Rocco.

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede una sua prevalente connotazione quale “Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica con funzione di nodo” nell’ambito della rete ecologica comunale, anche se con porzioni significative di pinete costiere, interessate da sottobosco attrezzato con campeggi o da recenti incendi, classificate rispettivamente come “Aree urbanizzate a media permeabilità ecologica” e “Aree a minore qualità e continuità ecologica con funzione di connessione ecologica”.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• conservazione della pineta e del suo valore storico e paesaggistico, legato in particolare alla prosecuzione delle forme tradizionali di utilizzazione, che favoriscono elevati livelli di eterogeneità e biodiversità;

• ostacolo ai processi di ulteriore artificializzazione, urbanizzazione e frammentazione delle pinete costiere e di riduzione della loro qualità e continuità ecologica e paesaggistica;

• limitazione degli impatti dei campeggi interni alle pinete e promozione attività di divulgazione e di informazione sul valore degli ecosistemi dunali e delle pinete, rivolte ai turisti e agli operatori del settore;

• realizzazione di interventi di prevenzione degli incendi compatibili con la conservazione degli ecosistemi forestali e delle sue componenti (flora e fauna) di maggiore valore conservazionistico (specie di interesse comunitario e regionale);

• riduzione e mitigazione degli impatti legati alla diffusione di fitopatologie;

• ostacolo ai processi di erosione costiera e di intrusione del cuneo salino;

• promozione di interventi di rimboschimento delle aree attraversate da incendi e ricostituzione della continuità delle pinete;

• realizzazione di attività turistiche balneari sostenibili e coerenti con la conservazione degli ecosistemi dunali mobili (dune mobili) e fissi (dune pinetate);

• mantenimento delle zone umide retrodunali e dei boschetti di sughera interni alle pinete;

• tutela degli ecosistemi fluviali degli emissari San Rocco e San Leopoldo;

• valorizzazione della presenza del Parco Regionale della Maremma e della Riserva Regionale Diaccia Botrona e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del Parco e del Piano di Gestione del Sito Natura 2000;

• tutela e valorizzazione dei servizi eco-sistemici offerti dai paesaggi forestali;

• riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: pinete costiere.

Ecosistemi costieri sabbiosi (arenili e dune) e rocciosi (Formiche di Grosseto)

Il morfotipo degli ecosistemi costieri di cune mobili si distribuisce lungo la costa grossetana in stretto contatto con il morfotipo delle pinete costiere, costituendo l’elemento di transizione tra le pinete e macchie su dune fisse e/o fossili e la linea di costa.

Pur sviluppandosi lungo gli oltre 20 km di costa, il morfotipo presenta una superfice complessiva di 215 ettari, evidenziando la sua estrema esiguità, raggiungendo i 100 m di estensione verso l’interno solo per gli ecosistemi meglio sviluppati interni al Parco regionale della Maremma (Loc. Torre di Collelungo e Porto Vecchio).

Ad eccezione delle interruzioni di Marina di Grosseto, e secondariamente di Principina a mare, il morfotipo presenta una elevata continuità longitudinale ospitando alcuni degli ecosistemi dunali meglio conservati e di maggiore valore naturalistico della Toscana.

Il morfotipo si caratterizza per la tipica sequenza di formazioni vegetali paralleli alla linea di costa e a struttura diversificata dall’anteduna alle dune più interne. In particolare la struttura tipica è rappresentata da rade formazioni erbacee di arenile su substrati sabbiosi ricchi di sostanza organica spiaggiata, da formazioni di anteduna e duna mobile, dune mobili, retrodune con suffrutici, ginepreti a ginepro coccolone, ericeti/cisteti su dune, con successiva transizione verso le macchie dense e le pinete su dune fisse e/o fossili più interne.

Questo sistema può risultare eliminato, o alterato/frammentato, in corrispondenza dei nuclei abitati costieri e delle aree maggiormente artificializzate o nelle aree a maggiore erosione costiera (costa in prossimità della foce del Fiume Ombrone), può essere parzialmente ridotto nella aree di costa più ristretta e con significativi carichi turistici (tra Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia) o può presentarsi al massimo dello sviluppo nelle aree più naturali del Parco Regionale della Maremma e del Sito Natura 2000 (ZSC/ZPS Dune costiere del Parco dell'Uccellina).

Si tratta probabilmente del morfotipo di maggiore valore naturalistico del territorio grossetano (assieme a quello degli Ecosistemi lacustri e palustri), caratterizzandosi per la presenza di 10 habitat di interesse comunitario, di particolare valore nel caso delle Dune embrionali mobili (Cod. 2110), delle Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche) (Cod. 2120), delle Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae) (Cod. 2210), delle Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia (Cod. 2260), ma soprattutto dell’habitat prioritario Dune costiere con Juniperus spp. (Cod. 2250*). Tale Morfotipo vede inoltre la presenza di numerose specie vegetali e animali di interesse comunitario, o comunque di interesse conservazionistico.

Il Morfotipo comprende anche le isole delle Formiche di Grosseto, già Sito Natura 2000 (ZSC/ZPS), e i suoi caratteristici habitat e specie delle coste rocciose (tra cui la specie endemica esclusiva delle piccole isole Limonium doriae).

Relativamente alla funzionalità ecologica il morfotipo vede una sua connotazione quale “Ecosistemi dunali con funzione di nodi della rete ecologica costiera”, nella aree meglio conservate del morfotipo, e di “Ecosistemi dunali con funzioni di matrice della rete ecologica” nelle aree più alterate.

Le aree del Morfotipo di maggiore valore conservazionistico risultano interne al Parco regionale della Maremma, alla Riserva regionale Diaccia Botrona e al complessivo sistema di Siti Natura 2000 costieri.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• miglioramento dei livelli di continuità e qualità degli ecosistemi dunali;

• miglioramento del livello di compatibilità della fruizione turistica costiera e valorizzazione le attività di divulgazione e di informazione sul valore degli ecosistemi dunali, rivolte ai turisti e agli operatori del settore;

• ostacolo ai processi di intrusione del cuneo salino;

• promozione degli interventi di riqualificazione degli ecosistemi dunali alterati e in erosione valorizzando le tecniche di ingegneria naturalistica;

• realizzazione di attività turistiche balneari sostenibili e coerenti con la conservazione degli ecosistemi dunali mobili (dune mobili) e fissi (dune pinetate);

• valorizzazione della presenza del Parco regionale della Maremma e della Riserva Regionale Diaccia Botrona e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del Parco e del Piano di Gestione del Sito Natura 2000;

• realizzazione di un piano degli arenili finalizzato anche alla individuazione di carichi turistici sostenibili;

• tutela integrale e di gestione conservativa degli ecosistemi dunali esistenti, attraverso il mantenimento o aumento dei livelli di naturalità e continuità ecologica;

• mantenimento o eventuale ampliamento della superficie degli habitat dunali di interesse comunitario, con particolare riferimento agli habitat di duna mobile. gli interventi di riqualificazione o ampliamento degli habitat dunali dovranno utilizzare esclusivamente tecniche di ingegneria naturalistica e specie vegetali psammofile autoctone ed ecotipi locali. in alternativa sono realizzabili interventi di delimitazione con corda di aree di arenile e duna embrionale al fine di agevolare l’evoluzione naturale verso i sistemi dunali più complessi;

• tutela dei popolamenti floristici e faunistici locali e il contenimento dei processi di diffusione di specie vegetali o animali aliene e invasive;

• rinaturalizzazione delle aree oggetto di sovracalpestio e sentieramento, realizzazione e mantenimento di accessi attrezzati all’arenile in grado di minimizzare gli impatti sugli ecosistemi attraversati; ricostituzione dei rapporti con le aree umide retrodunali

• miglioramento dei livelli di compatibilità ambientale della fruizione turistica e delle attività ad essa legate anche mediante l’esclusivo utilizzo, per l’accesso all’arenile, degli accessi attrezzati, il divieto di calpestio e di utilizzo della fascia di anteduna estesa per un minimo di 10 m dal piede dunale e verifica dei carichi turistici sostenibili;

• in coerenza con il PIT_PPR divieto di inserimento di qualsiasi struttura o manufatto, anche temporaneo, sul sistema dunale e di qualsiasi attività in grado di aumentare i livelli di artificialità del sistema dunale stesso;

• miglioramento dei livelli di sostenibilità delle attività di pulizia degli arenili al fine di favorire la naturalizzazione della fascia di duna mobile e la tutela/recupero di specie animali e vegetali di interesse conservazionistico e ormai prossime all’estinzione a scala regionale e nazionale;

• negli arenili non interessati da concessioni balneari è vietata la rimozione del materiale spiaggiato, fatta salva la rimozione manuale di materiali non organici o sintetici per una fascia di 20 m dalla linea di battigia; solo per manutenzione straordinaria, alla fine dell’inverno, e a carico del materiale spiaggiato di maggiori dimensioni (grandi tronchi spiaggiati) possono essere effettuate operazioni di pulizia meccanica;

• nell’ambito delle attività di pulizia dell’arenile non è ammessa la collocazione del materiale spiaggiato sopra il sistema dunale e i suoi habitat; l’eventuale materiale organico spiaggiato, previa verifica in campo, dovrà essere lasciato in loco o utilizzato per interventi di difesa dunale e chiusura di eventuali interruzioni delle dune; sono vietate le attività di pulizia dell’arenile per una fascia di 10 m dal fronte dunale;

• in caso di accertata presenza di siti di nidificazione di fratino Charadrius alexandrinus tali aree dovranno essere perimetrate con corda ed escluse dall’accesso libero; il divieto dovrà essere indicato con apposita cartellonistica;

• gli eventuali interventi di ripascimento devono essere preceduti da analisi finalizzate a verificarne la coerenza e compatibilità chimica, fisica, sedimentologica e di colorazione; tali interventi devono obbligatoriamente prevedere complementari interventi di tutela, riqualificazione o ampliamento dei locali habitat dunali;

• e vietata le realizzazione di impianti di illuminazione sulle dune o con illuminazione diretta delle stesse;

• tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi dunali.

Ecosistemi fluviali e planiziali talora associati ad aree umide

Il Morfotipo risulta prevalentemente costituito dal corso del Fiume Ombrone, da Istia d’Ombrone alla foce, e dai suoi habitat ripariali arborei e palustri/lacustri.

Il Morfotipo costituisce l’elemento di eccellenza di tutto il sistema idrografico del territorio di Grosseto, costituito da un ricchissimo sistema idrografico naturale e, soprattutto, artificiale: dal fiume Bruna al torrente Maiano (affluente sx idrografica Fiume Ombrone) ai fossi e torrenti minori in ambiente collinare, al ricco sistema idrografico artificiale di pianura (Canale Diversivo Ombrone, Canale Allacciante Salica-Ombrone, Canale Collettore Morelle, Canale Essiccatore principale Alberese, Emissario San Leopoldo, Emissario di San Rocco, Collettore Morelle, Canale Scoglietto e Collelungo, ecc.).

La lettura morfotipologica ha portato alla individuazione come morfotipo fluviale dell’omogeneo, e ben riconoscibile, sistema del Fiume Ombrone, mentre tutto il minuto e disperso reticolo idrografico costituisce elemento caratterizzante di numerosi morfotipi.

La unitaria lettura del sistema fluviale e idrografico avverrà invece attraverso il suo ruolo di elemento strutturale della rete ecologica comunale.

Pur alterato nella qualità delle acque e nella riduzione e alterazione delle fasce arboree ripariali, spesso costituite da esotiche formazioni a Robinia pseudoacacia, il fiume Ombrone costituisce ancora un importante ecosistema fluviale e corridoio ecologico, con relittuali habitat ripariali arborei (pioppeti e saliceti) e boschetti planiziali, fauna ittica di acque dolci e di ambienti di transizione verso il mare (foce dell’Ombrone), e piccole ma interessanti aree umide nelle aree di pertinenza fluviali e derivanti da passate attività di estrazione della ghiaia (in particolare in loc. Fiume Morto e San Carlo). Interessante risulta anche il Fosso del Ventre, al confine orientale del territorio comunale presso Istia d’Ombrone, quale ansa morta del Fiume Ombrone.

Tra gli habitat di interesse comunitario presenti in questo morfotipo si segnalano in particolare i Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p e Bidention p.p. (Cod. 3270) e le Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (Cod. 92A0).

L’importanza di tale ecosistema è riconosciuta dal suo complessivo inserimento nel territorio del Parco regionale della Maremma e nella sua vasta Area contigua, mentre la parte terminale risulta interna alle ZSC/ZPS Pianure del Parco della Maremma e Padule della Trappola, Bocca d'Ombrone.

Tra gli altri ecosistemi fluviali interni ad altri Morfotipi sono da segnalare in particolare il Torrente Maiano (affluente sx idrografica Fiume Ombrone), con continue formazioni ripariali arboree, il reticolo idrografico minore di ambito collinare, l’Emissario San Leopoldo, l’Emissario di San Rocco e i Canali Scoglietto e Collelungo.

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• miglioramento dei livelli di qualità e quantità delle risorse idriche;

• ostacolo ai processi di erosione costiera e di intrusione del cuneo salino;

• riduzione dei processi di artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale, con particolare riferimento alle zone classificate come aree critiche per la funzionalità della rete ecologica e come direttrici di connessione fluviale da riqualificare;

• miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d’acqua; ciò anche mediante interventi di ricostituzione della vegetazione ripariale attraverso l’utilizzo di specie arboree e arbustive autoctone ed ecotipi locali;

• miglioramento della compatibilità ambientale degli interventi di gestione idraulica, delle attività di pulizia delle sponde e di gestione della vegetazione ripariale e delle opere in alveo; divieto di realizzare interventi di pulizia intensiva delle sponde, con particolare riferimento al periodo 1 marzo – 31 luglio in cui sono potenzialmente massimi i disturbi all’ecosistema e alla nidificazione; eventuali interventi dovranno essere realizzati alternando i tratti di intervento tra sponda destra e sinistra;

• mantenimento dei livelli di Minimo deflusso vitale e riduzione delle captazioni idriche per i corsi d’acqua caratterizzati da forti deficit idrici estivi;

• mitigazione degli impatti legati alla diffusione di specie aliene invasive (in particolare di Robinia pseudoacacia); Contrastare la diffusione delle specie aliene invasive sia attraverso interventi diretti di contenimento dei nuclei già affermati sia mediante forme di gestione che ne impediscano l’espansione all’interno degli ecosistemi;

• promozione di interventi di riqualificazione degli ecosistemi lacustri e palustri alterati valorizzando le tecniche di ingegneria naturalistica, con particolare attenzione all’ampliamento degli habitat dulcacquicoli e del canneto alla Diaccia Botrona;

• valorizzazione della presenza del Parco regionale della Maremma e della Riserva regionale Diaccia Botrona e attuazione degli obiettivi di conservazione del Piano del parco e del Piano di gestione del Sito Natura 2000;

• miglioramento della gestione idraulica finalizzata alla riduzione dei fenomeni di interrimento e al mantenimento di aree allagate anche nella stagione secca;

• miglioramento della sostenibilità ambientale delle attività di itticoltura e di agricoltura intensiva in adiacenza all’area umida del Padule di Diaccia Botrona;

• Promozione di attività di informazione e divulgazione sul valore delle aree umide;

• mantenimento delle piccole aree umide di origine artificiale (a fini agricoli o venatori) presenti nella pianura agricola e nei rilievi collinari (obiettivo dei morfotipi agricoli corrispondenti), o create con la rinaturalizzazione di ex cave su terrazzi alluvionali del Fiume Ombrone (obiettivo del Morfotipo degli ecosistemi fluviali);

• tutela degli habitat ripariali e palustri di interesse comunitario e delle relative fitocenosi;

• valorizzazione degli strumenti di partecipazione delle comunità locali alla gestione e conservazione degli ecosistemi fluviali (ad es. Contratti di fiume);

• tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali ripariali;

• riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: boschi ripariali.

Ecosistemi lacustri e palustri talora in mosaico con cenosi planiziali e costiere

Assieme al morfotipo precedente costituisce l’unità di maggiore valore naturalistico del territorio grossetano, caratterizzandosi per la presenza due principali aree umide: l’area umida della Trappola e Foce del Fiume Ombrone, interna al Parco Regionale della Maremma e l’area umida del Padule di Diaccia Botrona, interna alla Riserva regionale omonima.

Fanno parte del Morfotipo anche le piccole aree umide retrodunali del Paduletto e di Serrata dei Cavalleggeri, situate sempre all’interno del Parco della Maremma, a costituire un complessivo sistema esteso per circa 1085 ettari (a cui vanno sommate le piccole aree umide interne ad altri morfotipi).

Si tratta prevalentemente di aree umida salmastre e di specchi d’acqua salmastra, risultando la componente dulcacquicola oggi fortemente ridotta, sia come specchi d’acqua che come formazioni palustri, a causa dell’intrusione del cuneo salino o per lo scarico di acqua salmastra nell’area umida della Diaccia Botrona, un tempo caratterizzata da canneti e aree dulcacquicole.

Il paesaggio lacustre e palustre si caratterizza quindi soprattutto per la presenza di giuncheti, fruticeti alofili quali salicorneti e sarcocornieti, prati salmastri, alternati a corpi d’acqua e a formazioni di elofite quali i canneti a cannuccia di palude.

Per la loro grande importanza naturalistica ed ecologica le due aree umide sono oggi tutelate non solo come Aree protette e siti Natura 2000, ma anche come zone umide di importanza internazionale (Convenzione Ramsar) “Palude Diaccia Botrona” (2.500 ha con il Comune di Castiglione della Pescaia), assai importante anche per gli uccelli acquatici svernanti, e di “Padule della Trappola-Foce dell’Ombrone” (392 ha).

Il Morfotipo risulta costituito quasi totalmente da habitat di interesse comunitario, con particolare riferimento a Lagune costiere (Cod. 1150*), Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi) (Cod. 1420), Steppe salate mediterranee (Limonietalia) (Cod. 1510*), Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi) (Cod. 1410) e Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae (Cod. 7210).

Per la loro importanza tutte le aree umide sono state classificate come “elementi della Rete ecologica delle aree palustri e lacustri costiere”. Numerose risultano anche le piccole aree umide dulcacquicole presenti nella pianura agricola interna, nelle aree collinari o nelle aree di pertinenza del sistema fluviale, già classificate come “elementi della Rete ecologica delle aree palustri e lacustri interne”, ma che dal punto di vista morfotipologico sono state inserite, per omogeneità paesaggistica nell’ambito dei relativi morfotipi rurali o fluviali dominanti. Di tratta spesso di piccole aree palustri (con prevalenza di canneti) o lacustri di elevato interesse naturalistico create a fini agricoli, venatori o quali ex siti di cava. Tra queste sono ad esempio da segnalare le aree umide in loc. Fattoria Acquisti, in loc. Ponti Bianchi (lungo il Canala Collettore), in loc. Casetta San Leopoldo (presso il confine dell’area contigua della Riserva regionale), le zone umide create lungo il Canale diversivo Ombrone (ad es. tra La Steccaia e il viadotto della Strada Aurelia) o nelle aree di pertinenza del Fiume Ombrone (ad es. in Loc. Ponte d’Istia, Voltina, Fiume Morto e San Carlo).

Al Morfotipo e ai suoi elementi si applicano i seguenti obiettivi, direttive e regole di utilizzazione, manutenzione e riproduzione:

• miglioramento della qualità delle acque;

• riduzione dei processi di frammentazione delle zone umide e di artificializzazione delle aree circostanti, evitando nuovi processi di urbanizzazione, di consumo e impermeabilizzazione del suolo e favorendo la trasformazione delle attività agricole verso il biologico o comunque verso forme di agricoltura a elevata sostenibilità ambientale;

• mantenimento e/o incremento dell’attuale superficie degli habitat umidi; tutela degli habitat di interesse comunitario, delle fitocenosi e delle rare specie animali e vegetali palustri e lacustri;

• mitigazione/riduzione dei fenomeni di salinizzazione delle falde costiere dulcacquicole e dell’erosione costiera;

• aumento della superficie interessata da boschi planiziali anche attraverso progetti di riforestazione mediante utilizzo di specie ed ecotipi forestali locali;

• miglioramento della compatibilità ambientale della gestione idraulica con particolare riferimento alla gestione della vegetazione ripariale e planiziale; divieto di realizzare interventi di pulizia intensiva delle sponde, con particolare riferimento al periodo 1 marzo – 31 luglio in cui sono potenzialmente massimi i disturbi all’ecosistema e alla nidificazione; eventuali interventi dovranno essere realizzati alternando i tratti di intervento tra sponda destra e sinistra;

• contrastare la presenza delle specie vegetali e animali aliene invasive sia attraverso interventi diretti di contenimento/eradicazione sia mediante forme di gestione che ne impediscano l’espansione all’interno delle aree umide;

• migliorare la qualità degli ecosistemi palustri/lacustri esistenti, recuperare e gestire attivamente quelli soggetti a fenomeni di interrimento e realizzare eventuali nuove aree umide; promozione di interventi di riqualificazione degli ecosistemi lacustri e palustri alterati valorizzando le tecniche di ingegneria naturalistica;

• ridurre i processi di artificializzazione degli alvei e delle sponde delle aree umide;

• contenimento dei processi di urbanizzazione e consumo di suolo nelle aree di pertinenza tra il fiume Ombrone e la città di Grosseto;

• mitigazione degli impatti dell’agricoltura intensiva;

• riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi abbandonati e in parte rinaturalizzati;

• valorizzazione della presenza del Parco della Maremma, anche a fini didattici e di fruizione sostenibile del fiume e delle aree umide ad esso collegate;

• mantenimento delle piccole aree umide di origine artificiale (a fini agricoli o venatori) presenti nelle matrici agricole di pianura alluvionale;

• tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi delle aree umide, lacustri e palustri e dai boschi planiziali;

• riconoscimento e tutela delle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio quali: boschi planiziali.

3. Rete ecologica comunale: elementi strutturali

La rete ecologica comunale è composta dalle reti degli ecosistemi di seguito descritti e come rappresentati nella Tavola ST 01.B2.

Rete degli ecosistemi forestali

La rete ecologica forestale risulta costituita dagli elementi a maggiore naturalità del territorio comunale. Sono qualificati come nodi della rete ecologica forestale (Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica, con funzione di nodo), i boschi a maggiore maturità (ad esempio le fustaie di pino domestico e marittimo della costa o i boschi autoctoni più evoluti dei versanti collinari settentrionali), ma anche gran parte delle sugherete e i boschi, anche cedui, comunque ad elevata continuità o frammisti ai boschi più maturi. La funzione di nodo è stata quindi individuata per tutte le pinete costiere, per i boschi situati nelle esposizioni settentrionali dei rilievi calcarei dei Monti dell’Uccellina e di Poggio Moscona, e una parte significativa dei boschi dei rilievi collinari settentrionali.

La funzione di “matrice forestale” è stata individuata nelle “Aree forestali a minore qualità e continuità ecologica, con funzione di connessione ecologica” rappresentate dagli stadi di degradazione forestale delle macchie basse, delle garighe, delle sugherete rade su macchie di ericacee e dai mosaici di macchia/gariga, formazioni presenti soprattutto nel lato costiero dei Monti dell’Uccellina e nei rilievi di Poggio Moscona, Roselle e di quelli più settentrionali.

Completano gli elementi strutturali i “Nuclei forestali isolati”, quali elementi forestali isolati nelle matrici agricole collinari (in particolare con querceti e boschetti di leccio nelle Colline della Grancia) e i “Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali”, elementi in comune con la rete ecologica fluviale, rappresentandone la componente ripariale forestale, costituita da formazioni lineari ad alta valenza ecologica (saliceti-pioppeti, ontanete) o da formazioni più degradate con intrusione della nordamericana Robinia pseudoacacia.

Gli elementi di maggiore valore sono comunque da ricercare nelle pinete costiere già individuate a livello di rete ecologica regionale come “nodi forestali primari e secondari” della rete ecologica.

Sono elementi della rete degli ecosistemi forestali:

• Aree forestali ad elevata qualità e continuità ecologica, con funzione di nodo.

• Aree forestali a minore qualità e continuità ecologica, con funzione di connessione ecologica.

• Nuclei forestali isolati.

• Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali (rete ecologica fluviale e forestale).

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli habitat forestali con particolare riferimento alle matrici forestali di latifoglie termofile e sclerofille e a quelle di collegamento tra nodi.

• Mantenimento e miglioramento dei livelli di qualità ecologica e maturità dei nodi forestali.

• Mantenimento/incremento delle superfici di habitat forestali planiziali, riducendo i fenomeni di frammentazione, realizzando interventi di rimboschimento con latifoglie autoctone e migliorando i livelli di permeabilità ecologica delle matrici agricole.

• Mantenimento della superficie complessiva dei diversi habitat forestali relittuali e delle stazioni forestali “eterotopiche”.

• Miglioramento della compatibilità ambientale della gestione forestale con particolare riferimento alle proprietà private.

• Riduzione del carico di ungulati.

• Controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali.

• Riduzione/mitigazione dei danni da fitopatologie e da incendi estivi.

• Miglioramento della gestione idraulica e della qualità delle acque nelle aree interessate da foreste planiziali e boschi ripariali.

• Recupero delle attività selvicolturali al fine di mantenere le pinete costiere su dune fisse e le sugherete.

• Miglioramento delle connessioni ecologiche tra nuclei forestali isolati e le matrici/nodi forestali e tra gli elementi forestali costieri e quelli dell’entroterra,

• Tutela e valorizzazione attiva degli habitat forestali di interesse comunitario e delle fitocenosi forestali del Repertorio Naturalistico Toscano.

• Tutela e valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali.

Rete degli ecosistemi fluviali e lacustri/palustri

La rete comprende tutto il sistema di aree umide fluviali, lacustri e palustri del territorio comunale, sia di origine naturale che artificiale. I corsi d’acqua sono interni all’elemento “Rete ecologica fluviale”, mentre i corridoi ripariali potenziali sono stati ricondotti all’elemento forestale “Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali”. Tutte le aree sono state considerate come “nodi” o elementi di eccellenza reale e potenziale degli ecosistemi umidi, anche se evidenziando i forti elementi di criticità già individuati dalla rete ecologica regionale che ha individuato il fiume Ombrone e il torrente Bruna come “Corridoi ecologici fluviali da riqualificare”, sia per la qualità delle acque che per la forte alterazione della vegetazione ripariale.

La rete delle aree umide vede un elemento di eccellenza soprattutto nelle “Aree palustri e lacustri costiere”, costituite da due importanti zone umide di “Importanza Internazionale” (Zone Ramsar”), di Diaccia Botrona e della “Trappola e Foce d’Ombrone”, affiancate nel territorio più interno da un sistema, assai frammentato, di piccole aree umide dulcacquicole, rappresentato dalle “Aree palustri e lacustri interne”.

Sono elementi della rete degli ecosistemi fluviali e lacustri/palustri:

• Rete ecologica fluviale (corridoi fluviali).

• Rete ecologica delle aree palustri e lacustri costiere.

• Rete ecologica delle aree palustri e lacustri interne.

• Boschi planiziali e corridoi forestali e arbustivi ripariali (rete ecologica fluviale e forestale).

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Miglioramento della gestione idraulica e della qualità delle acque nelle aree interessate da foreste planiziali e boschi ripariali.

• Miglioramento della continuità/qualità delle formazioni ripariali arboree, anche attraverso il miglioramento della compatibilità ambientale delle periodiche attività di pulizia delle sponde ed evitando le utilizzazioni forestali negli impluvi e lungo i corsi d’acqua.

• Riduzione dei processi di frammentazione delle zone umide e di artificializzazione delle aree circostanti, evitando nuovi processi di urbanizzazione, di consumo e impermeabilizzazione del suolo e favorendo la trasformazione delle attività agricole verso il biologico o comunque verso forme di agricoltura a elevata sostenibilità ambientale.

• Miglioramento della qualità delle acque e riduzione delle pressioni ambientali e delle fonti di inquinamento di origine industriale, civile o agricola, situate nelle aree adiacenti o comunque confluenti nelle aree umide.

• Mantenimento e/o incremento dell’attuale superficie degli habitat umidi; tutela degli habitat di interesse comunitario, delle fitocenosi e delle rare specie animali e vegetali palustri e lacustri.

• Mantenimento/incremento delle aree con estesi canneti e realizzazione di interventi di gestione e riqualificazione degli habitat palustri e lacustri.

• Controllo/riduzione della presenza di specie aliene invasive.

• Mitigazione/riduzione dei fenomeni di salinizzazione delle falde costiere dulcacquicole e dell’erosione costiera.

• Aumento della superficie interessata da boschi planiziali anche attraverso progetti di riforestazione mediante utilizzo di specie ed ecotipi forestali locali.

Rete degli ecosistemi costieri

La rete degli ecosistemi costieri corrisponde al Morfotipo degli ecosistemi costieri sabbiosi e rocciosi, presentandosi spesso in stretto contatto con le pinete e macchie su dune fisse e/o fossili e la linea di costa.

Gli elementi costieri sabbiosi caratterizzati da maggiore naturalità e scarso disturbo antropico, con sistemi dunali ancora integri o solo parzialmente alterati, e con tipica sequenza di habitat (anteduna, duna mobile, retroduna, duna fissa, ecc.) sono stati classificati quali “Ecosistemi dunali con funzione di nodi della rete ecologica costiera”, corrispondenti alle “coste sabbiose con ecosistemi dunali integri o parzialmente alterati” del PIT. Tra questi, ad esempio, quelli interni al Parco regionale della Maremma (Loc. Torre di Collelungo e Porto Vecchio) o alla Riserva Diaccia Botrona (Le Marze).

I restanti sistemi sabbiosi sono stati classificati come “Ecosistemi dunali con funzione di matrici della rete ecologica costiera”, con valori e stato di conservazione inferiore a causa di una maggiore fruizione turistica e per una maggiore alterazione della morfologia e degli habitat dunali.

La rete ecologica costiera comprende anche gli “Ecosistemi microinsulari” corrispondenti alle coste rocciose delle isole denominate Formiche di Grosseto, già Sito Natura 2000 (ZSC/ZPS), coste caratterizzate dagli habitat e habitat e specie delle coste rocciose (tra cui la specie endemica esclusiva Limonium doriae).

Sono elementi della rete degli ecosistemi costieri:

• Ecosistemi dunali con funzione di nodi della rete ecologica costiera.

• Ecosistemi dunali con funzione di matrici della rete ecologica costiera.

• Ecosistemi microinsulari.

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Mantenimento/aumento della superficie degli habitat dunali, con particolare riferimento agli habitat di duna mobile e a quelli di interesse comunitarioe, evitando nuovi interventi di trasformazione degli ecosistemi dunali non finalizzati alla loro riqualificazione.

• Miglioramento dei livelli di naturalità e continuità degli habitat dunali e riduzione dei processi di artificializzazione e frammentazione (con particolare riferimento ai tratti di costa classificati come Corridoio ecologico costiero da riqualificare).

• Miglioramento dei livelli di compatibilità ambientale della fruizione turistica e delle attività ad essa legate, anche mediante verifica dei carichi turistici sostenibili e la valorizzazione dello strumento di piano degli arenili.

• Eliminazione dei fenomeni di calpestio e di sentieramento su ambienti dunali e retrodunali e realizzazione di sistemi di accessibilità attrezzata e sostenibile verso gli arenili.

• Regolamentazione e/o miglioramento dei livelli di sostenibilità delle periodiche attività di pulizia degli arenili.

• Riduzione delle specie aliene invasive negli habitat costieri sabbiosi, anche mediante idonei interventi di eliminazione.

• Riduzione dei processi di erosione costiera e riqualificazione degli habitat dunali alterati mediante esclusivo utilizzo delle tecniche di ingegneria naturalistica e di specie vegetali autoctone ed ecotipi locali.

• Valorizzazione degli interventi di ripascimento degli arenili anche al fine di ricostituire nuovi ambienti dunali.

• Tutela e riqualificazione degli habitat dunali pinetati riducendo gli impatti legati alle strutture turistiche (in particolare campeggi e villaggi vacanza), all’elevato carico di ungulati, alla diffusione di fitopatologie e di incendi estivi.

• Riduzione degli elementi di barriera presenti negli ecosistemi dunali, quali le recinzioni (spesso legate ai campeggi), e risanamento delle fonti di inquinamento luminoso.

Rete degli ecosistemi rupestri e degli ambienti ipogei

La rete degli ecosistemi rupestri e degli ambienti ipogei comprende superfici naturali che sono situate su piccole superfici nell’ambito degli ambienti rupestri calcarei posti alla base dei versanti costieri dei Monti dell’Uccellina.

La rete è arricchita dalla presenza di ambienti rupestri di neoformazioni legati alla presenza di fronti di cava abbandonati situati ai piedi dei versanti occidentali (cava di breccia in Loc. Bagno di Roselle) e meridionali di Poggio Moscona (Cava Sartiani e Cava Terrazzieri) o nel versante meridionale di Poggio Mosconcino (interna al Sito Natura 2000 di Poggio Moscona). Si tratta di quattro cave abbandonate, oggetto di rinverdimento spontaneo o progettato, oggi caratterizzate anche dalla presenza di formazioni vegetali rupestri ed interessanti presenze vegetali ed animali.

Fanno parte della rete ecologica di cui al presente arrticolo anche gli ambienti ipogei, quale siti interni al Catasto regionale delle grotte e come indicati nella tavola degli habitat (habitat cod. 8310 “Grotte non ancora sfruttate turisticamente”). Si tratta di oltre 22 grotte/cavità censite, presenti nelle aree caratterizzate da rocce calcaree, e in particolare i margini costieri dei Monti dell’Uccellina, di Poggio Moscona e dei rilievi interni.

Sono elementi della rete degli ecosistemi rupestri e degli ambienti ipogei:

• Elementi della rete ecologica degli ecosistemi rupestri

• Aree estrattive abbandonate e in fase di rinaturalizzazione

• Grotte censite

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Mantenimento dell’integrità fisica ed ecosistemica dei principali complessi rupestri e dei relativi habitat rocciosi di interesse comunitario.

• Riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi e minerari abbandonati.

• Tutela dell’integrità dei paesaggi carsici superficiali e profondi, delle grotte e degli altri habitat ipogei.

Rete degli agroecosistemi

Il paesaggio agricolo costituisce l’elemento dominante del territorio comunale e componente essenziale della rete ecologica locale e regionale.

Il P.I.T./P.P.R. classifica il territorio comunale grossetano per la sua natura di “matrice agroecosistemica di pianura” e “…di pianura urbanizzata”, per la “matrice agroecosistemica collinare”, ma anche per le sue funzioni di “nodo degli agroecosistemi” elemento individuato soprattutto nella pianura agricola dell’area Foce dell’Ombrone e La Trappola, e per parti del territorio agricolo collinare situato ai confini orientali e settentrionali del Comune.

Il Piano Strutturale individua i “nodi degli agroecosistemi” che corrispondono ai paesaggi agricoli tradizionali presenti presso Montepescali, Batignano e nell’alta Valle del Fosso della Salica ai piedi dei rilievi collinari settentrionali, ai territori agricoli circostanti i poggi di Roselle e Moscona, nelle colline di Poggio Guardiola e Poggio Alto ad est di Grosseto, nelle zone agricole di pianura situate nelle aree retrostanti le aree umide di Foce Ombrone-La Trappola o di margine al rilievo dei Monti dell’Uccellina (zona di Alberese).

I “nodi degli agroecosistemi” e le “Matrici agroecosistemiche ad elevata connettività” e agli “Agroecosistemi frammentati”, costituiscono porzioni di territorio agricolo riconducibili alle Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland) (APAT, 2007), obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie.

Si tratta in particolare di ecosistemi agricoli tradizionali collinari con mosaici di seminativi, prati permanenti, pascoli ed oliveti, di pascoli alberati con alberi camporili, di seminativi ricchi di “elementi arborei ed arbustivi lineari”, di caratteristici oliveti su versanti calcarei e prati secondari (attorno ai Poggi di Roselle e Moscona) o di caratteristici paesaggi agricoli di pianura con seminativi stagionalmente allagati, prati permanenti e pascoli su suoli salmastri.

Tra le aree agricole di maggiore valore ecologico risultano anche quelle interne al “Corridoio agricolo perifluviale” e gli “Agroecosistemi di pianura di margine ai boschi costieri”. Le prime rappresentano le aree agricole situate nelle aree di pertinenza fluviale del Fiume Ombrone, spesso costituite da aree di golena soggette a periodici allagamenti invernali. Le seconde costituiscono una sorta di buffer agricolo tra gli ambienti più naturali della costa e la pianura agricola intensiva, caratterizzandosi da una maglia agraria più fitta della prima e con elevata presenza di elementi vegetali lineari.

I restanti territori collinari, non classificati “nodi” e non interessati da presenza estesa di vigneti specializzati, presentano anch’essi una buona qualità ecologica e risultano classificati come “Matrice agroecosistemica ad elevata connettività” (seminativi, prati permanenti con presenza di alberi camporili e boschetti) o come “Agroecosistemi frammentati” se costituiti da territori agricoli residuali immersi in matrici forestali dominanti.

Le tipologie agricole più “intensive” e di minore caratterizzazione ecologica sono costituite dalla “Matrice agroecosistemica intensiva di pianura” (aree agricole di bonifica con seminativi intensivi e colture orticole), dagli “Agroecosistemi intensivi (vigneti) di collina” (in particolare nelle colline della Grancia) e dagli “Agroecosistemi periurbani e infraurbani di pianura”. Quest’ultimi, pur risultando costituiti da territori ad agricoltura intensiva e con elevata urbanizzazione diffusa e infrastrutture stradali, svolgono un ruolo potenziale di elemento di connessione tra la città e il territorio circostante, costituendo un’area privilegiata per la realizzazione di un potenziale progetto di parco agricolo periurbano.

I “nodi degli agroecosistemi”, assieme alle “Matrici agroecosistemiche ad elevata connettività” e agli “Agroecosistemi frammentati”, costituiscono porzioni di territorio agricolo riconducibili alle Aree agricole ad alto valore naturale (HNVF High Nature Value Farmland), già obiettivo strategico delle politiche agricole comunitarie. Le aree agricole ad alto valore naturale sono rappresentate da quelle aree in cui l’agricoltura è l’uso del suolo prevalente (normalmente il dominante) e dove quell’agricoltura mantiene, o è associata, a una grande varietà di specie e habitat o specie di interesse europeo.

Sono elementi della rete degli agroecosistemi:

• Nodo degli agroecosistemi

• Elementi arborei e arbustivi lineari

• Corridoio agricolo perifluviale

• Agroecosistemi di pianura di margine ai boschi costieri

• Matrice agroecosistemica ad elevata connettività

• Agroecosistemi frammentati

• Agroecosistemi periurbani e infraurbani di pianura

• Agroecosistemi intensivi (vigneti) di collina

• Matrice agroecosistemica intensiva di pianura

In attuazione del PIT_PPR gli indirizzi per gli elementi della rete ecologica forestale sono:

• Mantenimento della qualità ecologica dei nodi della rete degli agroecosistemi e conservazione attiva delle aree agricole ad alto valore naturale (HNVF)

• Mantenere gli agroecosistemi di alto valore naturale favorendo, ove possibile, le attività zootecniche e un’agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio

• Riduzione dei tassi di consumo di suolo agricolo per urbanizzazione nelle pianure interne e costiere, tutela dei nodi agricoli di pianura e miglioramento della permeabilità ecologica delle matrici agricole di pianura, con particolare riferimento alle aree circostanti le importanti aree umide

• Miglioramento della permeabilità ecologica delle aree agricole non classificate come nodi anche attraverso la ricostituzione degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili) e la creazione di fasce tampone lungo gli impluvi

• Favorire il mantenimento e recupero delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.)

• Aumento dei livelli di sostenibilità ambientale delle attività agricole intensive, miglioramento della loro infrastrutturazione ecologica

• Conservazione e valorizzazione dell’agrobiodiversità (razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico e forestale), elemento spesso in stretta connessione con la qualità del paesaggio agropastorale

• Conservazione degli agroecosistemi di pianura urbanizzata frammentati e a rischio di scomparsa mediante il mantenimento e la ricostituzione dei livelli minimi di permeabilità ecologica, il recupero delle attività agricole e la riduzione dei processi di consumo di suolo

• Favorire il recupero delle aree agricole frammentate sia attive che già interessate da processi di abbandono e ricolonizzazione arbustiva

• Riduzione del carico di ungulati e dei relativi impatti sulle aree agricole

• Tutela degli habitat di interesse comunitario e delle fitocenosi del repertorio naturalistico toscano (RE.NA.TO.)

4. Rete ecologica comunale: elementi funzionali

Il Piano Strutturale opera un approfondimento - rispetto al P.I.T./P.P.R. - della complessiva Rete ecologica regionale alla scala comunale.

Relativamente agli elementi funzionali della rete ecologica comunale sono individuate nuove componenti quali i “Varchi a rischio” e una declinazione alla scala locale delle “Aree critiche per la funzionalità della rete ecologica”.

Gli elementi funzionali sono rappresentati nella Tavola ST 01.B2.

Relativamente ai “Varchi a rischio” alla scala comunale, sono stati individuati 5 varchi a rischio strategici di cui conservare i residuali elementi di permeabilità ecologica attraverso il contenimento di nuovi processi di consumo di suolo. In particolare si tratta delle 4 aree già classificate come “Morfotipo delle aree agricole intercluse” (tra Bagno di Roselle e Grosseto, tra Grosseto e La Steccaia, tra Grosseto e Fiume Morto, tra Grosseto e l’aeroporto) oltre alla zona tra La Steccaia e Istia d’Ombrone.

Le aree critiche già individuate dal P.I.T./P.P.R. sono dettagliate dal Piano Strutturale:

• relativamente alla “foce del Fiume Ombrone” fino a comprendere un tratto di costa esteso per 1.5 km verso Principina e di 2 km verso Marina di Alberese, e a comprendere i tratti di costa a maggiore erosione fino al parcheggio attrezzato nella pineta costiera di Marina di Alberese;

• relativamente all’”area costiera di Marina di Grosseto” a comprendere un’area di circa 400 ettari, comprensiva dei centri costieri, delle strutture turistiche interne alle pinete, della costa e delle vaste aree di ex pinete incendiate.

Per l’area costiera di Marina di Grosseto e Principina a mare costituiscono obiettivi strategici la realizzazione di attività turistiche sostenibili, attraverso la previsione di carichi turistici coerenti con la dimensione degli arenili e la tutela degli habitat dunali e la gestione attiva e conservativa delle caratteristiche pinete costiere, anche attraverso un controllo sulla diffusione di fitopatologie e sugli incendi estivi.

Il Piano Strutturale ha anche individuato alla scala locale le aree critiche relative a:

• il territorio agricolo periurbano della città di Grosseto, che corrisponde ai “Morfotipi dei seminativi semplificati di pianura o fondovalle” e a quelli “delle aree agricole intercluse”, per il quale il Piano Strutturale indica l’obiettivo di valorizzare le funzioni di elemento di mitigazione dei cambiamenti climatici sull’area urbana di Grosseto, di parco agricolo periurbano e di connessione ecologica, attraverso il mantenimento e la valorizzazione delle attività agricole, l’aumento delle dotazioni ecologiche (impianti di siepi, di filari alberati, di fasce arboree/arbustive lungo i corsi d’acqua o di boschi planiziali);

• il sistema agricolo intensivo dell’area contigua della Riserva della Diaccia Botrona che corrisponde all’Area contigua della Riserva regionale, che presenta componenti di pressione sull’area umida, per il quale il Piano Strutturale indica obiettivi di miglioramento della sostenibilità delle attività agricole, riduzione degli apporti inquinanti in Padule, aumento delle dotazioni ecologiche del territorio rurale (impianti di siepi, di filari alberati, di fasce arboree/arbustive lungo i corsi d’acqua o di boschi planiziali), gestione delle attività di itticoltura compatibile con la conservazione e riqualificazione delle aree umide della Diaccia Botrona limitando i processi di salinizzazione delle acque.

Quanto ai corridoi “ecologici costieri da riqualificare” e ai “corridoi ecologici fluviali da riqualificare” il Piano Strutturale conferma quelli già individuati a livello di rete ecologica regionale del PIT relativamente ai secondi (in particolare Fiume Ombrone e Bruna), mentre per i secondi le aree costiere da riqualificare sono state individuate nel tratto tra Marina di Grosseto e l’Emissario San Leopoldo (circa 2 km), in corrispondenza di Principina a Mare (circa 1,4 km) e in corrispondenza di Marina di Alberese (circa 2 km).

Per questi corridoi l’obiettivo definito dal Piano Strutturale è il contenimento dei processi di erosione costiera, il miglioramento della sostenibilità dei carichi turistici, delle attività di pulizia degli arenili e la previsione di interventi di riqualificazione dunale per i corridoi costieri, e il miglioramento della qualità delle acque e degli ecosistemi fluviali, la riqualificazione/ricostituzione delle fasce arboree/arbustive ripariali, la mitigazione degli impatti delle attività agricole e la rinaturalizzazione delle sponde per i corridoi fluviali.

Relativamente alle “barriere infrastrutturali da mitigare” il Piano Strutturale fa riferimento a quelle previste nell’ambito della Rete ecologica regionale e legate in particolare alla E78, la SS1, la Via Aurelia E80 nei tratti non in viadotto, la SS costiera delle Collacchie.

Oltre alla individuazione degli elementi strutturali e funzionali alla scala locale, quale traduzione della rete ecologica regionale, il progetto di rete ecologica locale nel Piano Strutturale è stato integrato dalle microreti locali costituite dalle sistemazioni idraulico-agrarie (in particolare “muri a secco” e “scoline e fossi privi di vegetazione”) e degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari e vegetazione del reticolo idrografico minore, alberi camporili) censiti nel quadro conoscitivi e inseriti nella invariante strutturale riferita ai caratteri morfotipologici dei paesaggi rurali.

Ultimo aggiornamento 19.10.2023 - 08:46