Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Art. 23 INVARIANTE STRUTTURALE I - I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici

1. Disciplina e obiettivi generali

L’invariante strutturale I comprende i caratteri idrogeomorfologici dei sistemi morfogenetici e dei bacini idrografici che costituiscono la struttura fisica fondativa dei caratteri identitari alla base dell’evoluzione storica dei paesaggi della Toscana.

Gli elementi che strutturano l’invariante e le relazioni con i paesaggi antropici sono: il sistema delle acque superficiali e profonde, le strutture geologiche, litologiche e pedologiche, la dinamica geomorfologica, i caratteri morfologici del suolo.

L'Invariante I è rappresentata nell'elaborato ST_01.

L’obiettivo generale definito dal P.I.T. / P.P.R. per l’invariante strutturale di cui al presente articolo è l’equilibrio dei sistemi idrogeomorfologici.

Il Piano Strutturale recepisce le disposizioni di cui all'art. 7 della Disciplina del P.I.T. / P.P.R. volte a perseguire:

  • a) la stabilità e sicurezza dei bacini idrografici, evitando alterazioni negative dei regimi di deflusso e trasporto solido e minimizzando le interferenze tra fiumi, insediamenti e infrastrutture;
  • b) il contenimento dell’erosione del suolo entro i limiti imposti dalle dinamiche naturali, promuovendo il presidio delle aree agricole abbandonate e promuovendo un’agricoltura economicamente e ambientalmente sostenibile orientata all’utilizzo di tecniche colturali che non accentuino l’erosione;
  • c) la salvaguardia delle risorse idriche, attraverso la prevenzione di quelle alterazioni del paesaggio suscettibili di impatto negativo sulla qualità e quantità delle medesime;
  • d) la protezione di elementi geomorfologici che connotano il paesaggio, quali i crinali montani e collinari, unitamente alle aree di margine e ai bacini neogenici, evitando interventi che ne modifichino la forma fisica e la funzionalità strutturale;
  • e) il miglioramento della compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica delle attività estrattive e degli interventi di ripristino.

2. Il sistema idrografico

L'art. 16 della Disciplina del P.I.T. / P.P.R. riconosce il sistema idrografico composto da fiumi, torrenti, corsi d’acqua nei suoi elementi biotici, abiotici e paesaggistici quale componente strutturale di primaria importanza per il territorio regionale e risorsa strategica per il suo sviluppo sostenibile, definendo al riguardo - fatte salve le disposizioni di cui alla pianificazione di bacino, alle norme in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d’acqua - i seguenti obiettivi:

  • a) conservare e migliorare i caratteri di naturalità degli alvei, delle sponde, dei contesti fluviali, delle aree di pertinenza fluviale, come riconosciute dalla pianificazione di bacino;
  • b) salvaguardare i livelli di qualità e il buon regime delle acque, con particolare riferimento al mantenimento del Deflusso Minimo Vitale (DMV), al trasporto solido, alle aree di divagazione dell’alveo e a quelle necessarie alla sua manutenzione e accessibilità;
  • c) tutelare la permanenza e la riconoscibilità dei caratteri morfologici, storico-insediativi, percettivi e identitari dei contesti fluviali;
  • d) conservare e valorizzare i servizi ecosistemici offerti dagli ambienti fluviali, anche migliorando la qualità delle formazioni vegetali ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d’acqua (mantenimento del continuum fluviale).

Ai sensi dell'art. 16 della Disciplina del P.I.T./P.P.R. il Piano Operativo e i correlati atti di governo del territorio dovranno rispettare le seguenti direttive:

• tutelare la qualità delle acque e degli ecosistemi

• garantire la qualità dei caratteri morfologici e figurativi dei fiumi e torrenti con particolare riguardo ai paleoalvei e alle aree di divagazione storica dei corpi idrici principali nonché agli aspetti storico-culturali del paesaggio fluviale;

• evitare i processi di artificializzazione degli alvei e delle aree di pertinenza fluviale;

• garantire che gli interventi di trasformazione non compromettano i rapporti figurativi identitari dei paesaggi fluviali;

• promuovere forme di fruizione sostenibile delle aree fluviali, con particolare riguardo al Fiume Ombrone, anche attraverso la creazione di punti di sosta e percorsi di mobilità dolce;

• migliorare la qualità ecosistemica complessiva anche mediante interventi di ricostituzione della vegetazione ripariale.

3. Tipi fisiografici e sistemi morfogenetici

Il PS riconosce nel territorio comunale, in coerenza con l'”Abaco delle Invarianti Strutturali” del PIT/PPR, Invariante 1, i seguenti tipi fisiografici con i relativi sistemi morfogenetici e le indicazioni per le azioni, che si riportano in sintesi per ogni singolo Sistema morfogenetico.

Tipo fisiografico della COSTA comprendente i seguenti tipi sistemi morfogenetici:

Costa a dune cordoni CDC

Sono le dune propriamente dette, le barre sottomarine emerse in seguito a sollevamento (cordoni), le depressioni lineari intercalate tra le dune e i cordoni, talvolta con aree palustri; le spiagge.

Indicazioni per le azioni:

• salvaguardare la trasmissione di acque di pioggia alle falde superficiali, tipica di questo sistema, come contributo alla prevenzione delle intrusioni saline prevenendo l’impermeabilizzazione delle superfici;

• controllare e contenere i fenomeni di erosione;

• individuare equilibri sostenibili tra conservazione e fruizione delle spiagge e dei cordoni dunali

Depressioni retrodunali DER

Pianure leggermente depresse; frequenti ed estesi corpi idrici e aree palustri; estesi e densi sistemi di bonifica idraulica, in qualche caso anche con sollevamento artificiale.

Indicazioni per le azioni:

• mantenere e preservare i sistemi di bonifica idraulica;

• evitare l’eccessivo abbassamento del livello della falda acquifera;

• valutare la possibilità di espandere le aree umide, a spese di aree bonificate la cui conservazione implichi eccessivi abbassamenti della falda;

• regolamentare l’immissione di sostanze chimiche ad effetto eutrofizzante nelle aree umide di valore naturalistico.

Tipo fisiografico delle PIANURE e FONDOVALLE comprendente i seguenti sistemi morfogenetici:

Bacini di esondazione BES

Bacini depressi, a pendenze minime e non percepibili direttamente; queste aree possiedono un denso sistema di drenaggio assistito, costituito soprattutto da opere minori e realizzato nel corso dei secoli per poter utilizzare le superfici; l’idrografia naturale non è più visibile. Gli insediamenti storici sono comunque rari e concentrati lungo le principali vie di comunicazione.

Indicazioni per le azioni:

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e mantenere la permeabilità dei suoli;

• mantenere e ove possibile ripristinare le reti di smaltimento delle acque superficiali;

• regolamentare gli scarichi e l’uso di sostanze chimiche ad effetto eutrofizzante dove il sistema di drenaggio coinvolga aree umide di valore naturalistico.

Pianura pensile PPE

Argini naturali, talvolta formatisi lungo corsi imposti artificialmente, dossi alluvionali di pianura che marcano corsi abbandonati; presenza di grandi canali di drenaggio artificiali.

Indicazioni per le azioni

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;

• mantenere e ripristinare le reti di drenaggio superficiale.

Fondovalle FON

Pianura indifferenziata: fondovalle dell'Ombrone.

Indicazioni per le azioni

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche.

Alta pianura ALP

Conoidi alluvionali, terrazzi fluviali: conoide di Grosseto.

Indicazioni per le azioni

• limitare il consumo di suolo per ridurre l’esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche.

Tipo fisiografico del MARGINE comprendente i seguenti sistemi morfogenetici:

Margine MAR

Conoidi alluvionali terrazzate e terrazzi alluvionali alti: Maremma Grossetana (pianura di Alberese)

Indicazioni per le azioni:

• limitare il consumo di suolo per salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;

• evitare estesi rimodellamenti delle morfologie;

• favorire una gestione agricola che tenga conto dello scarso potenziale naturale dei suoli e della necessità di tutela delle falde acquifere;

• limitare i rimodellamenti della topografia associati agli impianti di colture intensive.

Margine inferiore MARi

Conoidi alluvionali terrazzate e terrazzi alluvionali dei più bassi ordini non esondabili da eventi eccezionali: pianura a nord di Grosseto, ai piedi del Monte Leoni.

Indicazioni per le azioni:

• contenere i rischi di erosione sulle superfici in pendenza e i rischi di compattazione del suolo su tutte le altre superfici.

Tipo fisiografico della COLLINA comprendente i seguenti sistemi morfogenetici:

Collina a versanti dolci sulle Unità Toscane CTVD

Forme caratteristiche: crinali ampi; versanti da dolci a mediamente ripidi, reticolo idrografico angolare (pendici Monte Rosaio a nord-est).

Indicazioni per le azioni:

• limitare gli interventi che riducono l’infiltrazione dell’acqua, in particolare l’impermeabilizzazione del suolo, e che comportano la riduzione prolungata della copertura forestale;

• evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti.

Collina Calcarea Cca

Versanti ripidi, convessi; sommità dolci e punteggiate da grandi depressioni carsiche, frequenti anche sui versanti; reticolo idrografico denso (colline di Batignano e di Poggio Moscona).

Indicazioni per le azioni:

• salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche anche limitando l’impermeabilizzazione del suolo e l’espansione degli insediamenti;

• perseguire la compatibilità ambientale, idrogeologica e paesaggistica nell’attività estrattiva e nei relativi piani di ripristino.

Collina su terreni silicei del basamento CSB

Rilievi antiformi e sinformi, emersi da lungo tempo e fortemente modellati, ma interessati da modesti sollevamenti, soprattutto differenziali, recenti: zona collinare a nord, rilievi del Monte Leoni.

Indicazioni per le azioni:

• tutelare le coperture forestali con un’utilizzazione sostenibile, per prevenire maggiori deflussi superficiali e incrementare il valore ecologico.

4. Piano Regionale Cave

Il Piano Cave della Regione Toscana (PRC) di cui all’art.6 della Legge Regionale 35/15 è stato approvato del Consiglio Regionale con Deliberazione n. 47/2020.

Nel Comune di Grosseto sono presenti i seguenti siti individuati dal Piano Regionale Cave:

• Giacimenti

I giacimenti, individuati ai sensi dell'art. 8 della Disciplina del PRC, costituiscono invarianti strutturali ai sensi dell’articolo 5 della L.R. 65/2014; le relative prescrizioni dell'art.9 della Disciplina del PRC sono dirette a garantire la gestione sostenibile della risorsa ed hanno effetto prescrittivo nei confronti degli atti di governo del territorio comunali ai sensi del dell’articolo 7, comma 3 della L.R. 35/2015.

• Giacimenti Potenziali

I giacimenti potenziali, individuati ai sensi dell'art. 8 della Disciplina del PRC, non hanno effetto prescrittivo e sono porzioni di suolo o sottosuolo che, in relazione agli aspetti paesaggistici, naturalistico-ambientali, geologici, infrastrutturali, socio-economici, ai fini di una valutazione sulle effettive caratteristiche e potenzialità per essere individuate come giacimento, necessitano di un maggiore approfondimento da sviluppare al livello della pianificazione locale. Le effettive caratteristiche e potenzialità di tali siti, per essere individuati come giacimento, saranno oggetto di approfondimento da sviluppare nel POC.

• Siti di probabile interesse per il reperimento di materiale ornamentale storico

Sono individuati ai sensi dell'art. 32 della Disciplina del PRC.

Ai sensi del “CAPO IV - Tutela dei materiali ornamentali storici” della Disciplina del PRC (elaborato PR 02) i siti di reperimento di materiale ornamentale storico rappresentano una risorsa da tutelare sia per la loro valenza territoriale, ambientale e paesaggistica, sia per il reperimento dei materiali unici, indispensabili per il restauro, la manutenzione e la conservazione di monumenti e di opere pubbliche o per interventi prescritti dalle competenti Soprintendenze.

• Siti inattivi

I siti inattivi sono individuati sulla base della ricognizione dei siti inattivi di cui all’elaborato “QC10–Siti inattivi” del PRC e sono soggetti all'”Articolo 31 - Siti estrattivi dismessi” della Disciplina del PRC.

l Piano Operativo individuerà i siti estrattivi dismessi ai sensi della L.R. 35/2015, che, in base alle loro caratteristiche morfologiche, di stabilità, di inserimento ambientale e paesaggistico, necessitano di interventi di recupero e di riqualificazione ambientale.

5. Valutazione paesaggistica delle attività estrattive

Le attività estrattive sono inoltre soggette all'All. 4 del PIT/PPR “Linee guida per la valutazione paesaggistica delle attività estrattive”, che dispone che “I progetti delle nuove attività estrattive e delle loro varianti di carattere sostanziale, di cui all’art. 17 comma 2 della Disciplina [del PIT con valenza di Piano Paesaggistico], devono contenere approfondimenti conoscitivi necessari alla verifica di compatibilità con i valori (statutari/patrimoniali) espressi dal territorio riconosciuti dalle elaborazioni del Piano.”

Ai fini della valutazione paesaggistica delle attività estrattive svolta nell’ambito del procedimento autorizzativo devono essere:

  • a) verificata la corretta individuazione del contesto paesaggistico dell’intervento;
  • b) verificata la corretta individuazione degli effetti paesaggistici;
  • c) valutata la corretta individuazione degli effetti cumulativi sul paesaggio determinati dagli interventi proposti e dalla presenza di più attività estrattive contigue o vicine, nonché di infrastrutture, impianti di trasformazione e manufatti ad esse connessi;
  • d) valutate le motivazioni delle soluzioni progettuali proposte in riferimento a:

- le caratteristiche valoriali o di degrado del contesto con particolare riferimento ai nodi primari e secondari forestali della Rete Ecologica Regionale e alle aree interne ai sistemi di Aree protette e Natura 2000) e nelle formazioni boschive che “caratterizzano figurativamente” il territorio;

- gli obiettivi di conservazione/riqualificazione e alle misure di tutela individuati dal Piano Paesaggistico e dagli strumenti e atti della pianificazione paesaggistica;

  • e) valutata la sostenibilità paesaggistica del progetto delle attività estrattive in considerazione della migliore integrazione paesaggistica del ripristino finale;
  • f) valutata la coerenza del progetto di recupero/risistemazione e di riqualificazione paesaggistica con le caratteristiche valoriali o di degrado descritti nello “Studio delle Componenti del Paesaggio” e con le misure di tutela e gli obiettivi del Piano Paesaggistico, degli strumenti e atti della pianificazione paesaggistica.

6. Elementi di rilevanza geologica e geositi

Le aree carsiche e gli ambiti potenziali delle sinkholes (elementi geomorfologici derivanti da sprofondamenti gravitativi) costituiscono, in relazione ai valori scientifici, culturali, estetici e paesaggistici, elemento caratterizzante il patrimonio naturale, anche ai fini della fruizione collettiva e al conseguente lo sviluppo di attività di tipo didattico-culturali e di turismo sostenibile.

Ai sensi della LR 30/2015, i geositi di interesse regionale rappresentano valori riconosciuti del patrimonio naturalistico ambientale regionale.

I geositi sono rappresentati nel PTCP di Grosseto, Invariante I, e normati dall'art. 10.4 della Disciplina del PTCP, che in allegato al suo Statuto comprende il “Dossier Geositi di Interesse Regionale / Geositi di Interesse Locale” con una scheda tecnico/descrittiva per ciascuno dei geositi.

Il PTC distingue i geositi in:

- geositi di Interesse Regionale (GIR) istituiti dalla Regione Toscana con Deliberazione C.R.T. n.26 del 26/03/2014 e confermati ai sensi dell'art. 119, c.3 Lrt 30/2015. I GIR rappresentano valori riconosciuti del patrimonio naturalistico ambientale regionale e per gli stessi si applicano le discipline contenute negli atti regionali di istituzione, quanto previsto all'art. 95, c. 4 della Lrt 30/2015;

- geositi di Interesse Locale (GIL), diversi dai GIR sopra indicati, ottenuti dal censimento con approfondimenti di tutti i precedenti rilevamenti e tenuto conto del quadro delle conoscenze contenute nel P.I.T., della catalogazione dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), dai dati forniti da gli Enti Parco e dagli Enti locali.

E' necessario il mantenimento dei caratteri identitari che qualificano i geositi con specifico riferimento al contesto naturale e ambientale.

Sono consentiti gli usi finalizzati alla tutela ed alla valorizzazione per scopi di carattere culturale, didattico/scientifico, socio-economico e di sviluppo del geo-turismo sostenibile. A tal riguardo, in caso di valutazioni di compatibilità degli interventi di trasformazione territoriale, si deve fare riferimento ai contenuti di ciascuna “scheda tecnico/descrittiva” ed in particolare al paragrafo E) “Indirizzi per la tutela e la valorizzazione” di cui all'allegato allo Statuto del PTCP citato.

7. Sistema costiero e intrusione salina

Il sistema costiero e l'intrusione salina sono elementi di tutela riconosciuti dal PTCP di Grosseto.

I litorali marini e il loro immediato entroterra, in quanto supporto vulnerabile di valori ambientali e naturali insostituibili, costituiscono elementi primari per la conservazione degli equilibri ecologici, idrogeologici, morfologici e vegetazionali.

Nell’ambito della costa bassa litoranea marina, il sistema dunale è caratterizzato da una struttura complessa costituita dall’integrazione dei caratteri geomorfologici e vegetazionali.

Sono inoltre rappresentati i processi erosivi lungo il litorale costiero, che indicano le principali condizioni di vulnerabilità territoriale, e le aree interessate da processi di salinizzazione delle acque sotterranee litoranee che derivano dal quadro conoscitivo del Piano di Gestione delle Acque dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale.

In tali aree i prelievi idrici o gli incrementi di emungimenti sono soggetti alle disposizioni contenute nel Piano di Gestione stesso.

8. Sistema idrico

Il riconoscimento del sistema idrico si avvale del QC del PTCP.

Le risorse idrotermali fanno riferimento ai principali ambiti di presenza e reperimento delle stesse, ovvero laddove sono presenti sorgenti termali e pozzi finalizzati all’estrazione di acque calde per usi termali e/o termominerali.

Le aree di bonifica idraulica corrispondono ai territori con depositi alluvionali di pianura e di fondovalle che furono oggetto di profonde modificazioni morfologiche e del reticolo idraulico in seguito agli interventi di bonifica idraulica 8/900esca. I segni sono visibili nelle deviazioni artificiali dei fiumi e fossi di scolo, spesso pensili sul piano di campagna, nei deflussi artificiali delle acque chiuse e nell’ordine geometrico dei campi di nuovo impianto (seminativi rettangolari, stretti e lunghi, con piantate sui lati lunghi e rete scolante gerarchizzata di fossi e capifossi); nonché nella fitta rete di manufatti e opere idrauliche risultanti dall’attuazione di specifici Piani di Bonifica Idraulica.

La bonifica dei piani e l’introduzione del sistema di fattoria (appoderamento rado lungo la viabilità rurale già esistente), nonché i successivi interventi correlati alla Riforma Fondiaria dell’Ente Maremma degli anni ’50 del XX sec., hanno caratterizzato il “disegno del suolo” in ampie parti del territorio comunale, in cui lo sviluppo dell’insediamento sparso si concretizza nella scansione regolare dell’appoderamento, dei centri di servizio e dei borghi.

9. ZPA - Zone di protezione ambientale delle concessioni di acqua termominerale

Le ZPA sono le “Zone di protezione ambientale delle concessioni di acqua termominerale”.

E' obiettivo statutario del P.S., in coerenza con il PTCP, la tutela della risorsa mediante l'adozione di principi e regole d'uso orientate alla sostenibilità delle trasformazioni territoriali previste negli atti di governo e negli interventi sul territorio in genere.

L'art. 10.3 della Disciplina del PTCP (ai sensi dell’articolo 18 comma 3 della L.R. 27 luglio 2004, n. 38 'Norme per la disciplina della ricerca, della coltivazione e dell’utilizzazione delle acque minerali, di sorgente e termali') contiene:

• Obiettivi e criteri generali per i prelievi della risorsa all'interno delle ZPA

• Prescrizioni da rispettare ai fini della tutela della risorsa all'interno delle ZPA

• Tutela e regole d'uso per la pianificazione delle trasformazioni territoriali degli atti di governo nelle ZPA

Il PTCP prevede che i Comuni eseguano la verifica di compatibilità ai contenuti della sua disciplina per le ZPA per tutti gli interventi di trasformazione che comportano aumento del carico urbanistico ed uso del suolo, previsti dai Piani Operativi e loro Varianti (nell'ambito della VAS e delle indagini geologiche). Il Comune assicura la partecipazione degli altri soggetti pubblici coinvolti, (ovvero nel caso che il comune che ha rilasciato la concessione sia diverso da quello che esegue la verifica di compatibilità in argomento) attraverso gli istituti di partecipazione previsti dalla Lrt 65/2014 e Lrt n.10/2010. I Comuni, sulla base degli esiti della verifica di cui sopra, definiscono, per le successive fasi di progettazione/autorizzazione le condizioni di fattibilità degli interventi di trasformazione territoriale e per gli altri usi del territorio.

Per le valutazioni e le verifiche i comuni faranno riferimento agli elaborati grafici di Vulnerabilità idrogeologica contenuti negli studi allegati alle concessioni rilasciate dall'Ente competente ai fini dell'uso di acque minerali, di sorgente e termali. Per le stesse verifiche potranno essere utilizzati gli aggiornamenti contenuti dei quadri conoscitivi degli atti di governo del territorio dei comuni ed ogni altra elaborazione prodotta in tema di vulnerabilità idrogeologica.

Per la definizione delle Aree di Valorizzazione Ambientale di cui all'art.19 della LRT 38/2004, i comuni faranno riferimento ai contenuti della presente disciplina provinciale.

Ultimo aggiornamento 19.10.2023 - 08:46