Disciplina di Piano online


Art. 2.8 Invariante IV - Caratteri morfotipologici dei sistemi agroambientali dei paesaggi rurali

1. I caratteri identitari del paesaggio rurale comunale presentano alcuni tratti comuni: il rapporto stretto e coerente fra sistema insediativo e territorio agricolo; la persistenza dell'infrastruttura rurale e della maglia agraria storica, in molti casi ben conservate; un mosaico degli usi del suolo complesso che sta alla base della biodiversità diffusa sul territorio e dell'alta qualità del paesaggio.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato dalla disciplina del PIT, è la salvaguardia e la valorizzazione del carattere multifunzionale dei paesaggi rurali, in quanto comprendono valenze estetico percettive, rappresentano importanti testimonianze storico-culturali, svolgono insostituibili funzioni di connettività ecologica e di presidio dei suoli, sono luogo di produzioni agro-alimentari di qualità e di eccellenza, costituiscono una rete di spazi aperti potenzialmente fruibile dalla collettività, oltre a rappresentare per il futuro una forte potenzialità di sviluppo economico. Sulla base degli abachi delle invarianti del PIT e delle analisi territoriali effettuate, tale obiettivo trova specificazione a livello locale nei seguenti punti:

  • - mantenimento e recupero, ove possibile, delle tradizionali attività agricole e di pascolo, limitando i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva;
  • - manutenzione e tutela del paesaggio rurale storicizzato, con particolare riguardo alla varietà del mosaico colturale, ai caratteri morfotipologici degli insediamenti, alla viabilità minore, soprattutto se di valore panoramico, alla vegetazione arborea lungo i corsi d'acqua, alle siepi, agli alberi camporili, ai muretti a secco e ai ciglioni erbosi;
  • - mantenimento degli oliveti o delle altre colture d'impronta tradizionale poste a contorno degli insediamenti storici;
  • - manutenzione, recupero e ripristino delle sistemazioni idraulico-agrarie, con particolare riguardo alla prevenzione del deflusso superficiale e dell'erosione del suolo nei sistemi agricoli collinari;
  • - ripristino ambientale e paesaggistico dell'ex bacino minerario di Santa Barbara, attraverso il mantenimento di vasti ambienti agricoli e pascolivi;
  • - contrasto ai fenomeni di dispersione insediativa nel territorio rurale e, più in generale, a ulteriori consumi di suolo agricolo da parte delle urbanizzazioni che compromettano la leggibilità della struttura insediativa d'impronta mezzadrile, in particolare nelle aree di pianura e di fondovalle;
  • - sostegno, nelle aree collinari, al riuso del patrimonio abitativo, al miglioramento della viabilità esistente e dei servizi di trasporto, all'offerta di servizi alle persone e alle aziende agricole;
  • - rafforzamento delle relazioni di scambio e di reciprocità tra ambiente urbano e rurale.

3. In conformità al PIT (cui fanno riferimento le denominazioni che seguono e i relativi numeri di individuazione), nel territorio comunale il PS individua i seguenti morfotipi agroforestali (tavole STA10.1 e STA10.2):

  • - seminativi tendenti alla rinaturalizzazione in contesti marginali (morfotipo 3): fondovalle, tra il Borro del Cesto e il confine comunale meridionale (Restone) e a sud-est di Matassino (piano del Borratino);
  • - area di ripristino ambientale e paesaggistico dell'ex bacino minerario di Santa Barbara (morfotipo 3b): porzione occidentale dell'ex bacino minerario (pressoché interamente a sud del Borro di San Cipriano);
  • - seminativi semplificati in aree a bassa pressione insediativa (morfotipo 4): destra idrografica dell'Arno (Pizziconi); coltivi collinari tra il Fosso del Selceto e il centro abitato di Burchio;
  • - seminativi semplificati di pianura o fondovalle (morfotipo 6): Pian dell'Isola; tra l'Arno e gli abitati di Figline, Incisa e Matassino;
  • - olivicoltura (morfotipo 12): versanti collinari con prevalenti esposizioni meridionali;
  • - associazioni tra seminativo e vigneto (morfotipo 15): aree a est de Le Valli e a sud-est di Palazzolo (valle del Fosso dei Bagnani) ;
  • - seminativo e oliveto prevalenti di collina (morfotipo 16): ripiani di mezzacosta (Loppiano);
  • - mosaico colturale boscato (morfotipo 19): ampie superfici del territorio comunale, soprattutto nella porzione centro-meridionale.

4. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione valide per l'intera struttura agro-forestale

In generale, occorre evitare processi di saldatura lineare tra i centri urbani ubicati nel fondovalle dell'Arno, salvaguardando, di contro, le colture agrarie, il paesaggio rurale nelle aree corrispondenti ai morfotipi 4 e 19, i valori residui del paesaggio nelle aree corrispondenti ai morfotipi 3 e 6. A tale fine si dovranno:

  • - mantenere i varchi inedificati attualmente costituiti da:
  • - coltivi che si estendono tra Palazzolo, Burchio, l'abitato di Incisa e il fiume Arno;
  • - incolti e arbusteti che si estendono tra l'Arno e il corridoio infrastrutturale in destra idrografica dell'Arno;
  • - area tra Figline e il confine comunale con San Giovanni Valdarno.
  • - mantenere e qualificare i varchi inedificati e le direttrici di connettività ecologica trasversale, costituiti da:
  • - aree non urbanizzate tra gli abitati di Incisa e Massa d'Incisa;
  • - fascia di colture agrarie, incolti ed arbusteti compresa tra la SR 69 e l'Arno, estesa verso sud fino alla confluenza in Arno del Borro del Cesto.

5. Principi generativi e caratteri specifici

L'attuale distribuzione dei coltivi è abbastanza simile a quella presente nel XIX secolo, anche se si è assistito, negli ultimi decenni, a una locale espansione del bosco a scapito dei terreni agricoli. Fino agli anni '60 del secolo scorso le coltivazioni arboree, rappresentate principalmente da oliveti e vigneti, avevano una estensione significativamente maggiore di quella attuale; tale estensione si è poi contratta in favore del bosco e dei seminativi. Gli elementi vegetali lineari presenti al 1978 appaiono sostanzialmente simili per numero, ma con locali differenti localizzazioni; le formazioni arboree ripariali sono oggi più sviluppate (se ne può dedurre che, nei secoli passati, fossero più utilizzate e che quindi occupassero una superficie più limitata in favore delle colture, del reddito ricavato dal legname da opera e del riscaldamento assicurato dalla legna da ardere); dove l'agricoltura era più intensa, gli alberi camporili erano invece meno diffusi.

Le aree coltivate (colture erbacee ed arboree) costituiscono una matrice molto estesa e, soprattutto nella porzione centro-meridionale, in parte frammentata. Le aree agricole più naturali (prati, pascoli, praterie arbustate) sono molto frammentate e di ridotte dimensioni, ad eccezione di due aree ubicate alle estremità settentrionale e meridionale del territorio comunale, dove risultano più concentrate e accompagnate da sufficiente densità di elementi storicizzati del paesaggio agrario.

La copertura forestale attuale è l'estensione massima raggiunta negli ultimi secoli. La sua distribuzione, sui versanti alto collinari, è connessa alle condizioni edafiche del terreno e all'acclività, che hanno favorito lo sviluppo di attività agricole nel fondovalle e nella bassa e media collina, ma che non hanno impedito, in passato, di colonizzare anche gran parte delle porzioni sommitali dei rilievi, soprattutto con colture arboree e pascoli. I boschi hanno una distribuzione sufficientemente continua ed estesa lungo tutto il crinale alto-collinare e, in particolare, nel tratto compreso tra Poggio alla Croce e Monte Acuto. Dal crinale discendono versanti boscati e fasce forestali: più ampie e continue lungo le valli del Borro degli Alberelli e del Borro di Moriano; più frammentati e ristretti negli altri casi. Lungo l'Arno la fascia ripariale a salici, pioppi e robinia, costituisce un corridoio forestale esile e discontinuo.

6. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

L'articolazione funzionale e le regole di due morfotipi ecosistemici (forestali e degli agroecosistemi) hanno diretti rapporti con alcune funzioni paesaggistiche ed ecologiche della struttura agroforestale. I prati e i seminativi della porzione settentrionale sono in continuità ambientale con analoghe colture del territorio comunale di Rignano sull'Arno; i collegamenti verso sud sono più discontinui, per la presenza dell'ex bacino minerario di Santa Barbara e della fascia urbanizzata di San Giovanni. Verso ovest non c'è connessione, in quanto le estese formazioni boscate alto collinari rappresentano una diffusa discontinuità con i paesaggi rurali; verso est il paesaggio rurale è stato cancellato dalle urbanizzazioni (centri abitati, aree industriali, infrastrutture di trasporto). La diffusione delle colture agrarie, nei secoli passati, ha favorito la formazione di insediamenti accentrati e di fattorie, contribuendo a caratterizzare il paesaggio rurale della collina. La presenza di estese superfici di vigneti sistemati a rittochino può localmente avere effetti negativi sulla regimazione delle acque e sulla relativa stabilità geomorfologica dei versanti (struttura idrogeomorfologica).

7. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

La struttura agroforestale di matrice mezzadrile costituisce una delle componenti più significative del paesaggio rurale: è pertanto necessario gestirla garantendo la permanenza dei suoi valori patrimoniali, attraverso il sostegno alle attività agricole, che devono rimanere decisamente prevalenti nel territorio rurale, e attraverso un'attenta regolamentazione delle altre attività, presenti o compatibili, che devono presupporre o recuperare una forte integrazione con le attività agricole e, comunque, con il paesaggio rurale storicizzato.

A tale scopo è necessario, in via preliminare:

  1. a. favorire, anche attraverso adeguati sostegni economici, il mantenimento dei tessuti coltivati d'impronta tradizionale e delle relative sistemazioni di versante, con particolare riferimento ai nodi degli agroecosistemi di Burchio e di Gaville, alle aree poste intorno ai nuclei storici e lungo la viabilità fondativa;
  2. b. favorire la riproduzione dell'ecomosaico caratteristico del paesaggio rurale storicizzato (colture arboree, seminativi, macchie di bosco, vegetazione ripariale), sostenendo la pluralità degli ordinamenti colturali;
  3. c. aumentare la diversità ambientale delle monocolture specializzate attraverso l'introduzione di siepi, filari alberati, capezzagne inerbite e, nelle sistemazioni a rittochino, mediante la realizzazione di scarpate, muri a secco o altre sistemazioni di versante finalizzate anche al contenimento dell'erosione superficiale causata dalle acque di pioggia;
  4. d. favorire una infrastrutturazione rurale continua e articolata, costituita da vegetazione ripariale, siepi, filari alberati, alberi camporili, ciglioni inerbiti, muri a secco, conservando gli elementi storicizzati e favorendo l'equipaggiamento vegetazionale della viabilità minore e dei corsi d'acqua;
  5. e. garantire e riproporre le sistemazioni idrauliche, ove possibile nelle forme tradizionali, quali componenti fondamentali degli assetti idrogeologici finalizzati alla difesa del suolo e alla sua utilizzazione agricola;
  6. f. favorire il mantenimento di aree non coltivate al margine dei campi e lungo i corsi d'acqua, quali fasce ecotonali capaci di aumentare la naturalità e la continuità ecologica dell'agroecosistema;
  7. g. contenere la diffusione del bosco e, ove possibile, recuperare agli usi agricoli i terreni con copertura boschiva recente.

Ad evitare che gli usi futuri, inevitabilmente legati alle attività e alle esigenze contemporanee, possano compromettere i valori patrimoniali della struttura agroforestale, comportando la sostituzione di quelle agricole con altre attività diverse e alterando, in tal modo, i connotati rurali storicizzati del territorio, è necessario che il PO detti specifiche disposizioni finalizzate a:

  1. a. sostenere le imprese agricole e, in sub ordine, l'agricoltura amatoriale;
  2. b. in presenza di attività diverse da quelle agricole, garantire la conduzione agricola della prevalenza dei terreni pertinenziali, secondo adeguate proporzioni e modalità;
  3. c. presupporre l'integrazione funzionale degli insediamenti rurali con i centri abitati più prossimi.