Disciplina di Piano online


Art. 2.7 Invariante III - Carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali

1. Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali, strutturato nel sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle e nelle rete dei piccoli centri collinari, rappresenta un carattere peculiare del paesaggio locale, ancora riconoscibile malgrado l'intenso sviluppo insediativo che ha interessato il Valdarno.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato dal PIT, è la salvaguardia e la valorizzazione del carattere policentrico e delle specifiche identità paesaggistiche di ciascun morfotipo insediativo.

Tale obiettivo trova specificazione, a livello locale:

  • - nel rafforzamento dell'identità storico-culturale e della distinzione fisica dei centri abitati di fondovalle, a fronte dell'intenso processo di conurbazione lineare dei tempi recenti;
  • - nella salvaguardia dei caratteri morfologici e paesaggistici dei piccoli centri collinari, anche rafforzando le relazioni con il contesto rurale, a fronte dei processi spontanei di abbandono-riutilizzo del patrimonio edilizio esistente
  • - nella qualificazione delle urbanizzazioni contemporanee dei centri abitati del fondovalle e della collina, che hanno prodotto periferie, più o meno estese, disancorate dai tradizionali riferimenti fisici, ambientali e storico-culturali che avevano orientato i precedenti processi insediativi.

3. Nel territorio comunale il PS riconosce, in conformità al PIT, il Morfotipo 2.1. "Morfotipo insediativo lineare a dominanza infrastrutturale multimodale del Valdarno Superiore", e lo articola nelle seguenti figure componenti:

  • - Figura componente 2.1.1. "Sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle" (specificazione locale della figura componente del PIT "Il sistema binario dei medi centri di fondovalle e piccoli centri di mezzacosta del Valdarno Superiore e del Pratomagno" che comprende, oltre ai centri di fondovalle, quelli di mezza costa in destra idrografica dell'Arno).
    Il sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle comprende insediamenti accentrati, a diversa caratterizzazione morfotipologica, dimensionale e di ruolo, sorti lungo il tracciato dell'antica Cassia Adrianea (oggi SP 1 Aretina per San Donato e SR 69 del Valdarno), strada matrice longitudinale di impianto romano parallela all'Arno. A partire dal 1817 la nuova Strada Regia, provenendo da Firenze e Pontassieve, si collega allaAretina attraverso il ponte di Incisa, accentuando la connotazione del centro abitato omonimo quale "porta" settentrionale della valle.
    La città murata di Figline e il castello di Incisa, con il sottostante borgo, costituiscono i principali insediamenti accentrati di impianto storico del sistema: occupano, rispettivamente, la gola e la parte centrale del fondovalle e oggi tendono alla saldatura. Di contro, i centri abitati di Palazzolo e Burchio, a nord, e Restone e Porcellino, a sud, costituiscono insediamenti accentrati minori di fondovalle e pedecolle e, con la parziale eccezione di Porcellino, assediata dalla conurbazione di San Giovanni e Santa Barbara, presentano strutture urbane distinte e riconoscibili.
    La figura componente 2.1.1, "Sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle", viene pertanto articolata come segue:
    • - 2.1.1.a. Conurbazione lineare di fondovalle;
    • - 2.1.1.b. Piccoli centri di fondovalle e pedecolle.
  • - Figura componente 2.1.2. - "Sistema insediativo reticolare della collina" (specificazione locale della figura componente del PIT "Il sistema reticolare dei Monti del Chianti e della Val d'Ambra").
    Il sistema reticolare della collina comprende insediamenti accentrati minori di impianto storico, ubicati lungo le principali strade trasversali che salgono a pettine dal fondovalle, collegando il Valdarno con il Chianti (Poggio alla Croce, Brollo, Ponte agli Stolli e Gaville), nonché il sistema dei castelli, delle chiese, delle ville-fattoria e delle case coloniche, ubicato lungo la viabilità principale o secondaria in posizione dominante (crinali e controcrinali).

4. "Conurbazione lineare di fondovalle" (figura componente 2.1.1.a)

4.1. Principi generativi e caratteri specifici

Incisa e Figline nascono nel basso Medio Evo a ridosso del fiume, in condizioni di sicurezza idraulica: Incisa sulla gola formata dall'Arno, in posizione dominante rispetto alla strada e al piccolo borgo che fronteggia il ponte sul fiume; Figline al centro della valle, in posizione pianeggiante ai piedi della collina.

Incisa nasce come sistema trasversale castello-borgo a ridosso dellaAretina e del ponte sull'Arno, lungo le propaggini dello stretto crinale che separa i tratti terminali del Borro di Castelvecchio e del Fosso delle Campane. Nasce a difesa della strada e del ponte, quale cerniera tra l'area fiorentina e il Valdarno e quale sentinella della valle. Figline, di contro, nasce come città mercatale lungo l'Aretina, discosta dall'Arno e recinta da mura trecentesche, con porte ubicate ai quattro punti cardinali. Dalla strada di fondovalle si dipartivano, a pettine, percorsi diretti alla riva sinistra del fiume con andamento parallelo ai corsi d'acqua minori affluenti dell'Arno. Il nucleo originario del centro abitato presentava uno sviluppo prevalente con direzione N/S ed era incentrato sulla grande piazza mercato. Fino al XIX secolo le mura hanno segnato una netta distinzione tra la campagna e la città, che occupava parte dell'ampio spazio compreso tra i tratti terminali del Borro di Ponterosso (a nord) e del Torrente Cesto (a sud). Figline e Incisa costituiscono, storicamente, i principali insediamenti accentrati del fondovalle, con funzioni (mercatale e militare), caratteri morfotipologici (città pianeggiante longitudinale e sistema castello-borgo trasversale) ben distinti e riconoscibili fino alla seconda metà del XIX secolo.

Nella prima metà del XIX secolo, lungo l'antico tracciato dell'Aretina, in prossimità di Incisa e di Figline si trovavano anche insediamenti minori oggi risucchiati nella conurbazione lineare di fondovalle; a nord del borgo di Incisa l'antico nucleo di Pian della Fonte, sede di una importante stazione di posta; inglobati nell'attuale centro abitato di Incisa, ma ancora riconoscibili, i nuclei della Casellina, di Mezzule (con la torre medievale) e di Rimaggio; a sud del Borro di Moriano, inglobati nel filamento urbano che unisce Incisa e La Massa, i nuclei de Il Focardo, La Becchina e Podere dell'Orto; a metà strada tra Incisa e Figline stava il borgo de La Massa; più a sud gli insediamenti di Perrinozzo (a ridosso della rotatoria che oggi annuncia Figline), La Fornacina, Casa Nuova e Ponterosso, a ridosso del Sobborgo di Figline (attuale Corso Vittorio Veneto), ormai inglobati nel centro abitato. A sud di Figline, addossati alla porta aretina, Coltiviero e Gli Orti (attuale Piazza XXV Aprile).

Tra questi insediamenti il borgo de La Massa era il più consistente, quello di Pian della Fonte il più caratterizzato per ruolo, mentre quello di Mezzule, per la presenza della torre medievale che segna l'ingresso di Incisa, riveste oggi un particolare significato identitario.

Negli ultimi decenni l'area di Lagaccioni, compresa tra Figline e La Massa, è stata interessata dalla nascita di una vasta area produttiva che ha occupato vaste aree golenali. Tale area, la cui denominazione richiama le esondazioni dell'Arno, appare priva di qualsivoglia insediamento nel catasto leopoldino della prima metà del XIX secolo, mentre fino a tutti gli anni '60 del '900, pure essendo attraversata dal tracciato della ferrovia lenta Firenze-Roma, mostra una tessitura con strade ortogonali all'Arno e campi paralleli al fiume che, nel settore meridionale, si ribalta. I tracciati viari di questa tessitura costituiscono linee ancora riconoscibili nella zona produttiva che è cresciuta nell'area.

4.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

I due centri abitati di Figline e di Incisa nascono lungo la strada matrice di fondovalle2 e hanno, all'origine, strette relazioni con l'Arno3.

In direzione trasversale alla valle, da ovest ad est, entrambi sono compresi tra le propaggini pedecollinari e la riva sinistra del fiume: Figline all'interno di un ampio spazio pianeggiante, Incisa su uno sperone che sovrasta la sottostante striscia di fondovalle in corrispondenza della gola. In direzione longitudinale, da nord a sud, gli insediamenti originari sorgono tra i tratti terminali di corsi d'acqua secondari, affluenti dell'Arno: il sistema castello-borgo di Incisa tra il Borro di Castelvecchio e il Fosso delle Campane4; la città murata di Figline tra il Borro di Ponterosso e il Torrente Cesto.

In entrambi i casi la forma urbana si rompe nella seconda metà del XIX secolo, con l'arrivo della ferrovia, la costruzione delle stazioni e l'avvio delle attività industriali. L'espansione recente, che avviene soprattutto lungo le infrastrutture di fondovalle con direzione N/S, invade i terreni golenali e rompe il sistema trasversale di relazioni ecologiche e funzionali monte-valle.

Incisa cresce soprattutto in direzione sud, risucchiata dalla stazione ferroviaria realizzata, prima, a ridosso del cementificio ex Italcementi e, poi, a valle del convento del Vivaio: il nuovo rilevato ferroviario separa fisicamente le nuove espansioni urbane dall'Arno, rompendo il tradizionale rapporto col fiume che il borgo di Incisa aveva mantenuto fino alle soglie del '900.

Figline si espande in direzione nord (lungo la strada), est (verso la stazione ferroviaria) e sud (verso l'Ospedale Serristori e lo stabilimento Pirelli), attraverso filamenti urbani che nel tempo si inspessiscono, oltrepassando il tracciato ferroviario e arrivando a ridosso dell'Arno. A ovest, oltre a interessare i primi rilievi collinari, la città risale i fondovalle dei torrenti che l'avevano storicamente contenuta5; a nord, nei tempi recenti scavalca il Borro di Ponterosso e il Borro di Fracassi, occupando con insediamenti industriali l'area di Lagaccioni e congiungendosi, in località La Massa, alle propaggini meridionali del centro abitato di Incisa. Nella seconda metà del XX secolo le aree golenali, storicamente non interessate dalle urbanizzazioni, divengono così l'ambito privilegiato dell'espansione urbana e della crescita infrastrutturale.

La strada, da elemento generatore del sistema insediativo di fondovalle, diviene elemento di disturbo per i carichi dei traffici di attraversamento e viene man mano esternalizzata, dando luogo al sistema delle tangenziali. Il rapporto dei centri abitati con le grandi infrastrutture di trasporto6 rimane strategico, ma passa dalla compresenza alla vicinanza: rimane importante il rapporto agevole con le stazioni ferroviarie e con il casello autostradale, ma diventa essenziale "contenere" la presenza della Direttissima e dell'Autostrada, limitandone gli impatti sui sistemi urbani.

I centri abitati crescono senza dar luogo a nuove strutture urbane qualificate per caratteri ecologici, morfologici e funzionali, prive di nuove centralità urbane. All'espansione lineare nel fondovalle (dalla Fonte di Incisa alla Pirelli di Figline), che dà luogo a una conurbazione continua con al centro la grande area produttiva di Lagaccioni, si accompagna l'espansione a ovest, verso le pendici collinari e lungo i fondovalle minori: più compatta e organizzata a Incisa; meno ordinata e più casuale a Figline.

Si creano nuove gerarchie funzionali, con aree periferiche dove crescono piattaforme produttive e terziarie più accessibili e fruibili, che svuotano i centri storici di attività tradizionali complementari alla residenza, favorendo il trasferimento degli abitanti (sistema commerciale di Via Ungheria-Via Romania-Via della Comunità Europea a Figline, ma anche sistema produttivo-commerciale-di servizi a Lagaccioni).

Si perdono i tradizionali riferimenti territoriali e, in modo particolare, quelli con il fiume, prima integrato nella vita sociale, poi progressivamente marginalizzato e ridotto a "retro", per tornare soggetto delle politiche territoriali solo nei tempi recenti, in conseguenza (soprattutto) delle criticità legate al rischio idraulico indotto dalle nuove urbanizzazioni e alla conseguente necessità di opere strutturali compensative.

La conurbazione lineare, cresciuta a ridosso del fiume, ha ridotto o interrotto le relazioni ecologiche e funzionali ovest-est, collina-fiume. Alla residualità dei varchi inedificati trasversali, presenti in corrispondenza di alcuni corsi d'acqua minori affluenti dell'Arno (Borro di Moriano a Incisa; Borro di Fracassi, Borro di Ponterosso, Torrente del Cesto a Figline), si accompagna, infatti, la tombatura o la canalizzazione dei tratti terminali di torrenti che scendono dalla collina e che sono stati intercettati dalla struttura insediativa (Fosso delle Campane, Borro di Castelvecchio, Borro dei Bagnoli (o dell'Acqua Caduta) a Incisa; Borro di Tagliafune).

4.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

I centri abitati di Figline e di Incisa, ma anche i nuclei de La Fonte e de La Massa, devono conservare la distinzione fisica e funzionale delle relative strutture urbane, valorizzando i rispettivi significati identitari e ridefinendo i rispettivi ruoli di interfaccia ecologica, morfologica e funzionale tra la collina e il fiume.

A tale scopo il sistema insediativo di fondovalle deve essere concepito come sistema policentrico lineare, imperniato sui centri abitati dai profondi significati identitari di Incisa (a nord) e di Figline (a sud), con l'area produttiva di Lagaccioni in posizione baricentrica.

Per favorire il ruolo di interfaccia ecologica, morfologia e funzionale tra la collina e il fiume e mitigare, al tempo stesso, l'effetto barriera prodotto dalla conurbazione lineare di fondovalle e dalle grandi infrastrutture di trasporto che vi gravitano si dovranno:

  1. a. salvaguardare e qualificare i varchi inedificati trasversali che permangono nella struttura insediativa di fondovalle, in particolare lungo i corsi d'acqua minori: Fosso delle Campane, Borro della Fornacina, Borro dei Bagnoli7, Borro del Focardo8, Fosso della Fornacina, Borro della Gaglianella, Borro del Ponterosso.
    I suddetti corsi d'acqua devono essere tutelati, con le loro rive, quali principali elementi di raccordo ecologico tra la collina e il fiume e quali elementi di partizione, paesaggistica e morfologica, del sistema insediativo di fondovalle.
  2. b. favorire la creazione di sistemi trasversali degli spazi aperti (soprattutto spazi verdi) all'interno della struttura insediativa;
  3. c. rafforzare le relazioni ecologiche e funzionali tra la struttura insediativa e il l'Arno:
    • - favorendo l'accessibilità e la fruibilità delle rive,
    • - recuperando i manufatti e le opere connesse al fiume (argini, discese, approdi, pescaie, ecc.)
    • - riportando il fiume al centro della vita sociale;
    • - concependo le opere strutturali per la sicurezza idraulica come strutture multifunzionali capaci di favorire anche la qualità ecologica, la fruibilità delle rive, l'integrazione tra il fiume e la struttura insediativa.
  4. d. creare sistemi di verde, ad alta densità di impianto, lungo le grandi infrastrutture di trasporto in riva destra d'Arno (soprattutto Autostrada A1 e Direttissima), finalizzati a contenerne la frammentazione ambientale, nonché gli impatti visuali e inquinanti; accrescere, al contempo, la permeabilità trasversale delle suddette infrastrutture attraverso la creazione di varchi atti a favorire relazioni ecologiche e funzionali tra la collina, la struttura insediativa e le rive.

Per rafforzare l'identità e la riconoscibilità dei centri abitati (e delle relative articolazioni) che compongono la struttura insediativa di fondovalle è necessario:

  1. a. conservare e valorizzare i centri storici, maggiori (Incisa e Figline) e minori (La Fonte e La Massa), quali eccellenze della struttura insediativa, soprattutto attraverso:
    • - il mantenimento dei caratteri storici-architettonici-urbanistici, con eliminazione delle componenti incongrue e la riorganizzazione degli spazi secondo criteri di coerenza con le specificità storico-insediative locali;
    • - la difesa e il rafforzamento della residenza e delle funzioni ad essa complementari (servizi di pubblico interesse, commercio di vicinato, esercizi di ristoro, piccolo artigianato, uffici, ecc.), con allontanamento delle funzioni incongrue o incompatibili;
    • - la garanzia dell'accessibilità urbana, anche ai portatori di handicap, limitando, al contempo, le interferenze generate dal traffico di attraversamento e dalla sosta veicolare.
  2. b. conservare e valorizzare le componenti identitarie del patrimonio territoriale presenti in altre parti della struttura insediativa;
    • - garantendone l'integrità, la visibilità e la riconoscibilità, anche, se del caso, attraverso il mantenimento di congrui spazi aperti pertinenziali;
    • - evitando, nei tessuti urbani limitrofi, la creazione di strutture fuori scala per dimensioni planimetriche e altezze;
    • - subordinando al rispetto di questi obiettivi gli interventi edilizi e urbanistici al contorno.
  3. c. evitare l'inspessimento dei filamenti urbani o dei punti di connessione urbana che concorrono alla formazione della conurbazione di fondovalle e in particolare: tratto compreso tra La Fonte e Incisa; tratto compreso tra Barberino e La Massa; rotatoria tra La Massa e Lagaccioni; tratto compreso tra Poggiolino e Lagaccioni;
  4. d. valorizzare luoghi periferici suscettibili di costituire nuove centralità urbane, attraverso la densificazione delle funzioni e la qualificazione morfologica e architettonica degli spazi;
  5. e. definire un sistema di azioni per la qualificazione ecologica, morfologia e funzionale dell'area produttiva di Lagaccioni, recuperando ad essa un nuovo ruolo propulsivo nell'economia locale e favorendone l'evoluzione in APEA;
  6. f. qualificare i margini urbani rendendo netta la distinzione tra territorio urbanizzato e territorio rurale.

Per garantire il funzionamento della struttura insediativa di fondovalle, pure distinta e riconoscibile nelle sue articolazioni territoriali (La Fonte, Incisa, La Massa, Lagaccioni, Figline), è necessario:

  1. a. la differenziazione dei ruoli e dei servizi pregiati, evitando la ripetizione e la competizione nell'offerta e privilegiando, di contro, la specializzazione, la complementarietà e l'integrazione;
  2. b. il potenziamento delle relazioni materiali e immateriali tra le diverse articolazioni territoriali, con particolare riguardo a:
    • - servizio di trasporto pubblico cadenzato, capace di collegare i luoghi dotati dei principali servizi di interesse comune;
    • - sistema della mobilità dolce, da integrare con il sistema degli spazi pubblici e con le aree rivierasche dell'Arno, capace di relazionarsi alle fermate del servizio di trasporto pubblico.
  3. c. la gerarchizzazione del traffico veicolare e della sosta, attraverso:
    • - la preminenza riconosciuta agli spostamenti pedonali, ciclabili e del trasporto pubblico;
    • - la differenziazione dei traffici veicolari di attraversamento, di penetrazione e di distribuzione urbana;
    • - la progressiva selettività (utenza e costi) delle aree di sosta veicolare nel procedere dalle aree periferiche alle aree urbane centrali.
    • - la creazione di un sistema viario costituito da anelli chiusi, direttamente collegato ai raccordi locali delle grandi infrastrutture di trasporto (stazioni ferroviarie e casello autostradale).

4.4. Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

Il PS riconosce, nella conurbazione lineare di fondovalle, i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati e disciplinati dall'articolo 2.10 delle presenti norme.

5. "Piccoli centri di fondovalle e pedecolle" (figura componente 2.1.1.b.)

5.1. Principi generativi e caratteri specifici

Gli insediamenti accentrati di impianto storico di Palazzolo e Burchio, a nord di Incisa, e di Restone e Porcellino, a sud di Figline, sono centri abitati minori che nascono, nei tempi recenti, come implementazione di edifici o piccoli borghi sorti lungo il tracciato della Cassia Adrianea nei tratti di fondovalle e pedecolle.

Porcellino trova origine in due edifici, sorti, in posizione pianeggiante, all'incrocio tra la strada di fondovalle e quella che, da ovest, proveniva da Cetinale e San Cipriano, lungo la valle dell'omonimo borro (detto anche del Mulinaccio). Restone nasce come piccolo agglomerato rurale, anch'esso di pianura, leggermente discosto dalla strada, là dove questa attraversa il Borro di Restone. Immediatamente dopo tuttavia, in direzione nord, a ridosso del tracciato viario, sorgevano due edifici di una certa consistenza, denominati il Cellaio dal catasto granducale della prima metà del XIX secolo. Restone e il Cellaio, che oggi concorrono a formare il centro abitato di Restone, costituivano il più consistente tra i numerosi insediamenti che, nello scorso secolo, sorgevano lungo strada tra San Giovanni e Figline.

Nella prima metà del XIX secolo, Burchio e Palazzolo erano due piccoli borghi ubicati lungo il primo tratto dell'Aretina che si discosta dalla valle dell'Arno per salire, a ovest, verso il passo di San Donato e poi scendere verso Firenze. Burchio nasce come insediamento di fondovalle in prossimità del ponte sull'omonimo fosso, là dove questo riceve le acque del Fosso di Cappiano, alla confluenza con la strada che saliva verso la collina in direzione de Il Poggio e di San Quirico a Montelfi. Palazzolo è l'ultimo insediamento prima che l'Aretina, oltrepassato il Fosso del Salceto, inizi la salita verso il passo di San Donato; il borgo sorge là dove la strada scavalca il crinale secondario che scende da Monte Muro (a ovest) verso l'Arno (a est) e che è delimitato dal Fosso del Salceto (a nord) e dal Fosso di Bagnani (a sud). Il borgo, addossato alla strada, è pertanto trasversale rispetto alla cresta del crinale e si trova alla confluenza di tracciati viari minori: da nord-ovest, infatti, scendeva un percorso di crinale proveniente dalla Fattoria di Bagnani che, attraversato Palazzolo, proseguiva, a est, fino a Santa Maria Maddalena, in prossimità dell'Arno; a sud-ovest del borgo, inoltre, sull'Aretina confluiva un percorso proveniente da Bifolcheria, mentre a nord-est un altro percorso scendeva verso il Fosso del Salceto.

Tutti i borghi citati, pertanto, sono sorti alla confluenza tra l'Aretina e le strade locali minori; tutti hanno inoltre trovato precisi riferimenti ordinatori nella morfologia fisica dei siti e nel reticolo idrografico superficiale.

5.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

La crescita insediativa, avvenuta nella seconda metà del '900, ha perso di vista gli elementi che avevano generato e condizionato gli antichi insediamenti, trasformandoli in agglomerati privi di forma e di strutture urbane compiute, costituiti prevalentemente da tessuti sfrangiati di margine a diretto contatto con i nuclei storici originari.

La strada matrice, che aveva generato i piccoli borghi e che per secoli aveva costituito un tutt'uno con essi, è stata inglobata nei centri abitati cresciuti ai suoi lati e ha visto sommarsi, a quello di scorrimento, il ruolo di principale asse di distribuzione interna, con inevitabili disfunzioni e pericoli per gli abitanti. I nuovi quartieri, pertanto, hanno cercato di limitare le interferenze con la strada e si sono organizzati separatamente e indipendentemente da essa, provando, senza riuscirci, a creare nuovi luoghi di riferimento per gli abitanti.

Il centro abitato di Porcellino, che interessa il territorio di tre comuni confinanti (Figline, San Giovanni e Cavriglia), è cresciuto, prima, attraverso il villaggio dei minatori, realizzato intorno alla metà del '900, tra l'originario tracciato della strada di fondovalle (oggi Via del Porcellino/Via Ponte alle Forche) e Via delle Miniere (oggi SP 14) nel Comune di San Giovanni; nella seconda metà del secolo la crescita ha interessato le aree orientali, prima con edifici residenziali lungo strada e poi con insediamenti artigianali verso la ferrovia, e le aree ubicate a nord-ovest del nucleo antico, con l'insediamento residenziale imperniato su Via Ottone Rosai.

Restone è cresciuto soprattutto a monte della SR 69, attraverso una sommatoria di episodi urbani che non danno luogo a una struttura compiuta: la maglia viaria vede infatti la presenza di strade a fondo chiuso, mentre manca un luogo capace di costituire centralità urbana riconoscibile per qualità morfologica e funzionale. Alla presenza di consistenti spazi aperti utilizzabili allo scopo, si accompagna, tuttavia, la possibilità di procedere al completamento degli anelli viari, dando compimento alla rete stradale.

A Burchio, il nucleo antico costituisce il punto di contatto tra due zone di espansione urbana nettamente distinte per caratteri morfotipologici e attività: l'una, cresciuta in destra idrografica del Fosso di Burchio, è costituita da insediamenti a prevalente carattere residenziale; l'altra, cresciuta in sinistra idrografica, è costituita da grossi capannoni a carattere artigianale e industriale. Questa forma a farfalla rende il nucleo antico, così come le aree limitrofe ubicate lungo il fosso, sufficientemente integre e suscettibili di caratterizzare in senso identitario il centro abitato.

Nel centro abitato di Palazzolo il borgo è cresciuto prima lungo l'Aretina, per poi espandersi, a valle, a ridosso dell'autostrada e, a monte, a ridosso di Casa Palazzolo, dove arriva la strada di crinale proveniente dalla Fattoria di Bagnani. La direttrice prevalente della viabilità urbana, parallela alla SP 1 Aretina, consente tuttavia al centro abitato di mantenere una struttura che, come la strada matrice, scavalca il crinale invece di estendersi lungo la sua cresta.

5.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

I corsi d'acqua devono costituire i principali riferimenti ordinatori per la qualificazione ecologica e per la riorganizzazione morfologico-funzionale degli insediamenti. E' necessario, pertanto, salvaguardarne innanzi tutto gli alvei e le rive, rendendoli elementi centrali della vita e della scenografia urbana.

La strada matrice deve costituire una parte integrata e integrante del centro abitato, al cui interno deve riacquistare il carattere prevalente di componente urbana.

E' necessario, a tale riguardo, ricorrere a strumenti per moderare la velocità veicolare in prossimità e all'interno dei centri abitati - strumenti ambientali (percorso, sezione, ecc.), fisici (rotatorie, isole centrali, dossi, cunette, ecc.), integrati (aree pedonali, arredo urbano, verde urbano, ecc.), normativi (limiti di velocità, divieti di svolta, ecc.) - garantendo comunque il primato ai pedoni e ai ciclisti (marciapiedi e piste ciclabili in sede protetta, attraversamenti rialzati, ecc.) e sviluppando una scenografia urbana che evidenzi l'ambito attraversato (arredo stradale, filari alberati, ecc.).

Per limitare le interferenze con la strada è opportuno limitare al minimo indispensabile gli attraversamenti veicolari, favorendo la riorganizzazione urbana su uno dei due lati e organizzando, comunque, la rete viaria urbana in modo da confluire negli incroci irrinunciabili.

I nuclei antichi, che costituiscono tradizionale riferimento identitario per gli abitanti, devono essere salvaguardati, qualificati e relazionati, attraverso collegamenti pedonali e spazi verdi gerarchizzati, alle nuove centralità discoste dalla strada.

I tessuti sfrangiati di margine devono essere densificati, mantenendo penetrazioni di spazi aperti dal territorio rurale.

5.4. Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

Il PS riconosce, nei piccoli centri di fondovalle e pedecolle, i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati e disciplinati dall'articolo 2.10 delle presenti norme. Il PS riconosce altres&igrave, nell'ambito della frazione Burchio, un ambito legato a strategie di rigenerazione e riqualificazione urbana, ai sensi dell'art. 4, c. 4 della LR 65/2014.

6. "Sistema insediativo reticolare della collina" (figura componente 2.1.2)

6.1. Principi generativi e caratteri specifici

Gli insediamenti accentrati di impianto storico di Poggio alla Croce, Brollo, Ponte agli Stolli e Gaville nascono lungo il tracciato delle strade trasversali est-ovest con direzione Chianti: Poggio alla Croce e Brollo lungo la SP 56 di Brollo - Poggio; Ponte agli Stolli lungo la SP 16 Chianti-Valdarno; Gaville lungo la Via di Gaville.

Poggio alla Croce nasce come insediamento di crinale in corrispondenza della sella che forma l'omonimo passo sulla dorsale dei Monti del Chianti, alla confluenza tra la strada proveniente dalla Chiesa di S. Cerbone e Bartolomeo a Castagneto e la strada trasversale, con direzione est-ovest, proveniente da Figline e diretta verso il Chianti. Il nucleo antico è costituito esclusivamente dagli edifici che si affacciano sul crocevia, mentre nella prima metà degli anni '50, alle prime espansioni lungo la strada di crinale, si aggiungono quelle lungo il nuovo tracciato viario che sale verso a Poggio alla Croce e che ha sostituito l'antica riportata dal catasto leopoldino. Negli anni '70 la strada (SP 56 "Brollo Poggio alla Croce") viene rettificata e potenziata con la realizzazione di un'ampia circonvallazione occidentale che consente di evitare l'attraversamento del centro abitato. Nei decenni successivi la crescita continua soprattutto lungo il crinale, che consente di godere ampie visuali sui due versanti, ma negli ultimi anni interessa anche il versante sud-orientale.

Brollo nasce sulla testata del crinale secondario alla confluenza del Borro dell'Acqua Gelata con il Fosso Cafaggio; il nucleo antico è formato da pochi edifici disposti lungo la strada di crinale, a ridosso del crocevia con un percorso secondario che scendeva verso il Borro lungo la massima pendenza del versante meridionale. Nella prima metà degli anni '50 il borgo ha già raggiunto buona parte della consistenza attuale, estendendosi lungo l'antica strada di crinale. Negli anni '70, mentre vengono realizzati i vicini insediamenti de Le Macchie e di Brollo Nuova, viene variato il tracciato della strada in prossimità di Brollo (ora SP 56 "Brollo Poggio alla Croce"), attraverso un tracciato di contro crinale che consente di bypassare l'abitato. Le nuove costruzioni, realizzate alla fine del '900, hanno ancora la strada di crinale come riferimento e vengono realizzate lungo il suo tracciato. Le urbanizzazioni degli ultimi anni, di contro, si appoggiano sul tracciato della circonvallazione e danno luogo a edifici e parcheggi ubicati a valle del nucleo antico.

Ponte agli Stolli nasce come insediamento di fondovalle a ridosso del ponte sul Borro del Valico, poco prima che la confluenza di questo nel Borro di Pratolungo dia luogo al Torrente del Cesto. Il nucleo antico è addossato al ponte e alla strada (oggi SP 16 Chianti Valdarno) che, dopo aver percorso il fondovalle del Borro di Pratolungo, oltrepassa il crinale di Santa Maria Maddalena per dirigersi verso Villa Norcenni e Figline. Nella prima metà degli anni '50 è già presente la variante stradale che consente di bypassare da monte il nucleo antico e che vede la presenza di singoli edifici e di un piccolo borgo lineare lungo il suo tracciato. A partire dagli anni '80 inizia l'urbanizzazione del versante compreso tra il Borro del Valico e il crinale di Santa Maria Maddalena, a monte del nucleo storico, che porta alla realizzazione di nuovi insediamenti disposti lungo linee di livello su quote crescenti.

Gaville nasce come insediamento di testata su un crinale secondario delimitato dal Torrente del Cesto. Il nucleo antico (Castel di Gaville) è attraversato da una strada che sale dal torrente e scende, con direzione sud-ovest, verso l'omonima pieve ed è lambito, a sud, dalla strada che scende, con direzione est/nord-est, verso la valle del Cesto. Nella prima metà degli anni '50 l'insediamento ha già la consistenza attuale. Le nuove costruzioni, realizzate a partire dagli anni '80, infatti, non comportano l'ampliamento dell'insediamento storico, ma la nascita di lottizzazioni isolate nella campagna a ridosso della pieve.

Nel territorio rurale, gli edifici che sono stati pernio dell'organizzazione storica del territorio (castelli, pievi9, ville-fattoria) sono ubicati in posizione dominante lungo i crinali principali, lasciando le terre più fertili agli usi agricoli ed evitando aree a rischio di erosione o di esondazione. L'insediamento sparso minore di impianto storico segue gli stessi criteri ubicazionali, con alcune eccezioni in presenza di funzioni specialistiche, che richiedono la vicinanza ai corsi d'acqua: mulini, ferriere, gualchiere.

Pievi, ville e fattorie sono ubicate in posizioni strategiche rispetto ai territori di riferimento. Le pievi nascono come costruzioni isolate nella campagna (fa eccezione la Pieve di Santa Maria ubicata nel centro di Figline). Le pievi di San Vito e di Gaville sono prossime alla viabilità di impianto storico (in origine si affacciavano direttamente sulla strada) e mantengono un rapporto di continuità diretta con i campi limitrofi. Le ville fattoria, invece, sono spesso affiancate da granai, cantine, orciaie, frantoi, tinaie, mulini, o, anche, botteghe da fabbro e falegname, con funzioni di supporto all'attività dei campi. La villa è solitamente dotata di un giardino e di filari alberati (verde ornamentale) che segnano i tracciati di penetrazione dalla viabilità principale. Il giardino è sovente recintato con muri.

Le case coloniche di controcrinale, con impianto unitario sincronico o con corpi di fabbrica plurimi, frutto di interventi diacronici, si affacciano su uno spazio aperto (aia), sono affiancate da costruzioni minori di servizio (forno, porcilaia, rimessaggio, ecc.) e sono prive di elementi decorativi (anche il verde, essenzialmente alberi da frutto, assume valore utilitaristico piuttosto che ornamentale).

Un sistema di strade collinari trasversali per il Chianti risale i crinali secondari, che scendono con direzione ovest-est, con rari tratti di fondovalle. La viabilità di distribuzione locale percorre i contro crinali quando collega tra loro le suddette strade trasversali, formando ampi anelli chiusi, ovvero garantendo penetrazioni lineari nel territorio. L'accesso agli edifici avviene direttamente dalla strada, ovvero attraverso brevi penetrazioni lineari di contro crinale, disposte a pettine rispetto alla strada di riferimento.

La viabilità trasversale conserva, solitamente, le dimensioni ridotte della carreggiata. La viabilità minore, di distribuzione locale e di penetrazione, mantiene le dimensioni contenute della carreggiata e, solitamente, il fondo bianco e le opere architettoniche di corredo. La maglia stradale di impianto storico aderisce alla morfologia del terreno, evitandone forzature.

6.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Nati e cresciuti sui due lati di antiche strade matrici di crinale, i due centri abitati di Poggio alla Croce e Brollo si mantengono oggi quasi integralmente a monte delle circonvallazioni, realizzate nei tempi recenti con modifiche alla SP 56 "Brollo-Poggio alla Croce". La crescita insediativa ha trasformato i vecchi insediamenti compatti, sorti in prossimità di incroci stradali, in filamenti urbani a spessore variabile. Negli ultimi anni, sia a Poggio alla Croce che a Brollo, gli insediamento filiformi di crinale sono stati affiancati da urbanizzazioni di versante che alterano i caratteri morfologici storicizzati degli insediamenti (nel settore sud-orientale a Poggio alla Croce, nel settore settentrionale a Brollo).

A Ponte agli Stolli, mentre l'insediamento storico si appoggia su strade che attraversano il Borro del Valico e che, pertanto, scendono nel fondovalle (più in basso con il nucleo antico, più in alto con il borgo presente alla prima metà del '900), le espansioni recenti risalgono il versante meridionale del crinale che passa da Santa Maria Maddalena, perdendo lo stretto rapporto con il corso d'acqua. A fronte del carattere compatto dell'insediamento storico, fortemente ancorato alla strada, inoltre, l'espansione recente ha prodotto edifici isolati nel lotto, che mantengono un rapporto indiretto con la strada di lottizzazione a fondo cieco.

A Gaville, il piccolo centro storico presente nella prima metà del XIX secolo è rimasto pressoché integro. Le espansioni recenti hanno infatti interessato terreni della campagna prossimi alla strada, che hanno prodotto due distinti insediamenti con edifici isolati nel lotto ubicati a est e a ovest della pieve omonima.

Nel territorio rurale, gli edifici di impianto storico mantengono caratteri ubicazionali che li rendono, ancora oggi, i principali riferimenti visuali del sistema insediativo collinare.

Le due pievi collinari di San Vito e Gaville, pur con superfetazioni edilizie consistenti e con insediamenti recenti sorti nelle vicinanze, mantengono i caratteri architettonici storicizzati e un apprezzabile isolamento nella campagna. Le ville fattoria, come le case coloniche, mantengono solitamente caratteri tipologici e architettonici storicizzati, ma hanno visto sorgere, nelle immediate vicinanze, costruzioni recenti non sempre apprezzabili nei caratteri morfotipologici e architettonici. Accanto ad alcune ville rimangono tracce di giardini storici, mentre le case coloniche, a seguito della realizzazione di giardini recenti, spesso delimitati da recinzioni improprie, hanno perso il rapporto diretto coi campi. La vegetazione ornamentale, originariamente circoscritta alle ville, è stata ampiamente utilizzata nelle pertinenze delle case coloniche recuperate ad altri usi, con introduzione di specie vegetali esogene e utilizzo eccessivo, oltre che improprio, del cipresso. Solitamente gli edifici mantengono il tradizionale rapporto con la viabilità di impianto storico, che ha subito sovente modifiche di gerarchia (soprattutto nella maglia minore della media collina) e, localmente, di tracciato.

La viabilità trasversale, così come la viabilità minore di distribuzione e di penetrazione, conserva sostanzialmente i tracciati storici, sottoposti tuttavia a numerose modifiche locali e, in alcuni casi, interessati da ampliamenti della carreggiata. Il fondo della viabilità trasversale è asfaltato; quello della viabilità minore rimane spesso bianco. Per entrambe le tipologie si reclama, in molti casi, l'ampliamento della carreggiata e il consolidamento del fondo, soprattutto in corrispondenza di tratti scoscesi.

La viabilità trasversale collinare, là dove viene sottoposta a modifiche di tracciato, abbandona il crinale o il contro crinale per aggirare edifici o luoghi sensibili. Quando l'edificio prospetta direttamente sulla strada, ad evitare le interferenze create dal traffico veicolare, è stato spesso creato un bypass che allontana la strada dall'edificio; quando l'edificio è discosto dalla strada, accanto alla penetrazione lineare, è stato spesso realizzato un percorso in uscita, con conseguente creazione di un anello viario.

6.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Negli aggregati di Poggio alla Croce, Brollo e Gaville deve essere mantenuta l'integrità e la riconoscibilità dell'insediamento di crinale, nonché la stretta relazione tra gli edifici e la strada matrice. In particolare:

  • - ovunque devono essere mantenute le visuali aperte e i belvedere lungo le strade matrice di crinale, compresi gli scorci panoramici percepibili tra gli edifici lungo strada;
  • - a Poggio alla Croce e a Brollo la riorganizzazione e la riqualificazione urbana devono essere contenute a monte della SP 56, mantenendo all'uso agricolo le aree a valle della strada;
  • - a Brollo devono essere qualificate le contaminazioni con la campagna, mantenendo spazi poco strutturati tra gli edifici recenti;
  • - a Poggio alla Croce è opportuno qualificare la morfologia urbana del settore urbano sud-orientale, compreso tra la vecchia e la nuova strada provinciale;
  • - a Gaville è necessario mantenere lo stretto rapporto tra il centro storico e la strada che ne percorre il crinale di giacitura; è altresì necessario evitare qualsiasi contaminazione e interferenza, diretta o indiretta, con la vicina pieve.

Nel centro abitato di Ponte agli Stolli deve essere mantenuta l'integrità e la riconoscibilità dell'insediamento storico a ponte sul Borro del Valico:

  • - recuperando e valorizzando le aree di pertinenza del corso d'acqua;
  • - recuperando e valorizzando gli spazi aperti di corredo all'insediamento storico;
  • - qualificando la morfologia del nuovo settore urbano imperniato su Via del Valico, anche mantenendo spazi aperti terrazzati e poco strutturati nelle pertinenze degli edifici.

Nel territorio rurale, il sistema insediativo di impianto storico, sparso e accentrato, costituisce, per caratteri architettonici e morfotipologici, una componente fondamentale del paesaggio. E' pertanto necessario garantirne la tutela, secondo regole differenziate che il PO detterà in funzione della qualità architettonica e del valore patrimoniale; è altresì necessario, tuttavia, assicurare una corretta gestione evolutiva del sistema insediativo, onde garantire che le nuove costruzioni recepiscano le regole genetiche del paesaggio rurale e contribuiscano a rafforzarne i caratteri, pure introducendo nuove componenti. A tale proposito:

  • a. edifici:
    • - gli edifici di impianto storico devono mantenere la loro riconoscibilità figurativa e i relativi caratteri morfotipologici, quali elementi emergenti nella morfologia territoriale;
    • - le pievi devono mantenere la loro posizione isolata nella campagna e nel loro intorno, così come individuato dal PS10, devono essere evitate costruzioni di qualsiasi tipo, ancorché agricole, nonché impianti tecnologici, ancorché a rete, capaci di creare interferenze di carattere visivo;
    • - eventuali nuove costruzioni, consentite dagli strumenti della pianificazione urbanistica, devono essere ubicate prioritariamente in prossimità delle costruzioni esistenti, in modo da formare con queste aggregazioni di tipo tradizionale; ove isolate, devono essere relazionate alla strada attraverso un rapporto diretto (edificio su strada) ovvero mediato secondo modalità tradizionali (singole penetrazioni a pettine per ingresso e uscita) e privilegiare, ove non inibite, posizioni cacuminali, preferibilmente di contro crinale, evitando di interessare (a meno di specifiche funzioni che lo impongano) le aree di fondovalle;
    • - i mutamenti di destinazione d'uso delle costruzioni agricole devono essere contenuti e comunque accompagnati dall'impegno alla coltivazione agricola delle pertinenze;
  • a. viabilità minore:
    • - la viabilità minore di penetrazione e di distribuzione, anche in presenza di varianti locali, deve conservare le opere tradizionali di corredo (tabernacoli, opere d'arte, alberi segnaletici, ecc.) e i tracciati dismessi, rendendone possibile la lettura e l'utilizzo per nuove finalità; essa deve altresì mantenere la tradizionale dimensione trasversale della carreggiata, prevedendo, in caso di necessità, apposite piazzole di scambio;
    • - il fondo della carreggiata deve rimanere bianco, ma in presenza di tratti particolarmente scoscesi potrà essere trattato con stabilizzanti che utilizzino l'inerte locale o con altri sistemi, definiti dal PO, che ne garantiscano la percorribilità;
    • - gli alberi segnaletici e i filari alberati devono essere conservati a meno di dimostrate esigenze di sicurezza;
    • - eventuali nuovi tracciati, anche a modifica di quelli esistenti, devono osservare il tradizionale rispetto per la morfologia dei terreni, evitandone forzature con opere di presidio che producano rischi per la stabilità dei versanti;
    • - vanno comunque conservate le visuali panoramiche aperte verso le valli, i crinali e, soprattutto, verso le componenti storico-culturali della struttura insediativa).

7. Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

7.1. Il PS riconosce, nel sistema insediativo reticolare della collina, i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati e disciplinati dall'articolo 2.10 delle presenti norme.

Ferma restando la suddetta disciplina, il PO disciplina gli altri insediamenti accentrati del territorio rurale in coerenza con le disposizioni del presente articolo, favorendo la caratterizzazione rurale degli edifici e delle relative pertinenze, accentuando le relazioni ecologiche e visuali tra gli insediamenti e la campagna circostante.

2. Cassia Adrianea, oggi SP 1 Aretina e SR 69 del Valdarno

3. Dalla porta orientale di Figline un percorso viario collegava direttamente la città al punto di attraversamento del fiume; il borgo di Incisa nasce a ridosso del fiume e del ponte che lo attraversava

4. Poi tombato con la costruzione di Piazza del Municipio

5. Borro di Ponterosso e Cesto

6. SP1 Aretina, SR 69 del Valdarno e Autostrada; ferrovia lenta Firenze - Roma e Direttissima.

7. Borro dei Bagnoli o dell'Acqua Caduta

8. Borro del Focardo o Moriano o Molinaccio

9. Con l'eccezione della Pieve di Santa Maria, realizzata entro le mura di Figline

10. Vedi articolo 2.11 delle presenti norme