Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Capo I GENERALITÀ

Art. 24 Contenuti

Lo Statuto dei Luoghi, riportato in cartografia e descritto negli elaborati di Piano Strutturale, raccoglie gli elementi storico-naturali, che costituiscono le Invarianti Strutturali del territorio, ovvero un complesso di valori puntuali e lineari, organizzati in sistemi o diffusi in aree particolari: categorie di beni presenti sul territorio, la cui perdita o trasformazione comporterebbe un impoverimento delle specificità culturali e ambientali dell'ambito territoriale pistoiese.

Lo Statuto fornisce indirizzi diretti alla salvaguardia delle richiamate Invarianti Strutturali allo scopo di garantire lo sviluppo sostenibile del territorio comunale.

In particolare sono da ritenersi Invarianti Strutturali tutti gli elementi che presentano distinte e rilevanti peculiarità paesaggistiche, naturalistiche, architettoniche, storiche e artistiche, individuati nell'ATLANTE DELLE PERMANENZE, e raggruppati secondo le categorie che seguono e che attengono sia al tema di "LA STORIA LA NATURA E IL PAESAGGIO", che a quello di "LA STORIA E LA PIETRA":

  • * i fiumi ed i torrenti, tra i quali: Reno, Ombrone, Brana, Bure di Baggio, Bure di Santomoro, Vincio di Brandeglio, Vincio di Montagnana, Rio Torbecchia, Tazzera, Stella, Orsigna e Limentra , oltre agli altri corsi individuati in cartografia e/o presenti nell'elenco delle Acque Pubbliche, i canali, le gore e le sistemazioni idrauliche di rilievo, i solchi e i rii, compresi i loro alvei, gli ambiti golenali, le briglie, sponde e formazioni ripariali ;
  • * Gli specchi d'acqua, le sorgenti e le risorse acquifere connesse;
  • * le aree boscate e i castagneti da frutto;
  • * la struttura morfologica dei rilievi, compresi i crinali e gli affioramenti rocciosi;
  • * le praterie, i pascoli e i prati di altitudine ;
  • * le aree agricole di valenza ambientale e paesaggistica di pianura con l'assetto poderale di impianto storico, la struttura geometrica dei coltivi e le sistemazioni arboree tradizionali;
  • * le sistemazioni agrarie di collina quali muri a retta , ciglionamenti , terrazzamenti e le colture agrarie tradizionali , come i vigneti , i frutteti e gli oliveti;
  • * Il Centro Storico della città di Pistoia;
  • * I nuclei storici del territorio di Pistoia già riconosciuti come centri amministrativi in epoca granducale, nonché i più piccoli aggregati insediativi individuati in cartografia.
    Si richiamano:
    • Cortina di Porta San Marco: Chiesina Montalese, Baggio, Bigiano, Candeglia, Ciliegiano, Cignano, Iano, Germinaia, Le Pozze, Lupicciano, Ponzano, Santomato, Santomoro, Villa di Baggio;
    • Cortina di Porta al Borgo: Arcigliano, Cassarese, Castello di Cireglio, Cireglio, Burgianico, Castagno, Gello, Le Grazie, Le Piastre, Piazza, Piteccio, Pracchia, San Felice, San Giorgio, Sammommé, Sarripoli, Saturnana, Torbecchia, Uzzo, Castagno, Fabbiana, Villa di Piteccio;
    • Cortina di Porta Lucchese: San Pantaleo, Ramini, Spazzavento, san Pierino in Vincio;
    • Cortina di Porta Carratica: Badia a Pacciana, Bonelle, Canapale, Chiazzano, Masiano, Nespolo, San Pierino Casa al Vescovo, Piuvica;
  • * le strutture tradizionali di servizio alla comunità quali lavatoi, pozzi, muri di sostegno e divisione, fontane;
  • * le ville e le fattorie storiche, compresi i parchi, i giardini e le relative tenute e dipendenze, tra le quali si segnalano:
    • Cortina di Porta San Marco: Villa di Celle, Villa degli Imbarcati, Villa Rospigliosi, fattoria di CasalBosco, villa di Santa Cristina Pallavicini Rospigliosi, villa Sbigoli già Sozzifanti, Fausta, Matani, Mazzoni, San Simone;
    • Cortina di Porta al Borgo: Villone Puccini, Villa Sozzifanti a Gello, Felceti, Spinelli, Sterpeti, Villa di Camaldole, Villa Le Fontane di Vaioni ora Philipson, Villa di Igno, Martellucci, Villa di Gugliano, Bracciolini di Barbatole, Villa La Fallita, Tirion, Villa di Vergiole;
    • Cortina di Porta Lucchese: Villa Montebuono a Spazzavento, Forteguerri, Spiti, Villa di Groppoli, Gatteschi, Cecchi;
  • * l'architettura religiosa isolata costituita dalle pievi, chiese, conventi e altre strutture religiose minori come cimiteri e cappelle, tabernacoli, croci e margini votive;
  • * l'edilizia rurale di tipologia tradizionale, come cascine, case coloniche e relativi annessi agricoli d interesse tipologico, i presidi umani della montagna quali bivacchi e relativi annessi agricoli, fienili e stalle;
  • * l'architettura legata alla trasformazione dei prodotti agricoli quali metati, essiccatoi, mulini, frantoi e le relative sistemazioni idrauliche come gore, chiuse bottacci, serbatoi e quella proto industriale come le fornaci, gli opifici, le ferriere, le ghiacciaie;
  • * la viabilità storica, sentieri, mulattiere, strade vicinali e poderali, compresi i ponti storici.
Le tipologie individuate dal presente Statuto, fatta salva la possibilità di arricchirne l'elenco in occasione dell'approfondimento che sarà proprio del Regolamento Urbanistico, sono indicate graficamente nelle seguenti carte:
  1. TAV.19 - permanenze storico-ambientali;
  2. TAV.20 - emergenze naturali;
  3. TAV.21 - emergenze insediative e infrastrutturali.

Art. 25 Indirizzi

Per le categorie elencate sopra valgono le seguenti indicazioni progettuali, quali indirizzi di riferimento per il Regolamento Urbanistico, che provvederà a svilupparli mediante interventi specifici, in stretta relazione con tutto il progetto del Piano Strutturale, incentivando una costante collaborazione e scambio di informazioni tra tutti i Servizi Comunali e gli Enti interessati alla gestione di queste risorse e promuovendo forme di tutela e valorizzazione anche connesse con progetti di valorizzazione turistico - ambientale e culturale del territorio.

Capo II LA STORIA, LA NATURA, IL PAESAGGIO

Art. 26 Le risorse acquifere

Comprendono: i fiumi, torrenti, rii, canali e i loro elementi costitutivi (alvei, argini, briglie, formazioni ripariali, opere di regimazione idraulica). Gli specchi d'acqua, le sorgenti, e le risorse acquifere connesse.

I corsi d'acqua rappresentano il collegamento dei diversi ambienti del territorio pistoiese. Sono gli elementi di riferimento per gli interventi di restauro e ristrutturazione territoriale e di riqualificazione degli insediamenti.

Soprattutto in pianura si trasformano da elementi di organizzazione del territorio in monumenti del paesaggio.

Costituiscono una risorsa essenziale e la pulizia degli alvei, degli argini, delle briglie, la manutenzione dei muretti di sostegno e delle sponde, la manutenzione della vegetazione ripariale e il controllo degli emungimenti, rappresentano fondamentali obiettivi di governo del territorio.

Per garantire la conservazione e la qualità delle acque è opportuno:

  • * il controllo dei prelievi idrici per uso potabile, agricolo e industriale, subordinando i principali interventi di trasformazione alla dichiarazione delle fonti e delle modalità di approvvigionamento idrico e delle quantità annue prelevate;
  • * la verifica dello stato di efficienza della rete fognaria e degli impianti di depurazione esistenti e il progressivo miglioramento della tenuta idraulica;
  • * il soddisfacimento della necessità complessiva di depurazione comunale, favorendo per le piccole comunità, se possibile, il ricorso a sistemi di fitodepurazione;
  • * il miglioramento delle capacità autodepurative dei corsi d'acqua superficiali, con interventi di manutenzione per conservare o ripristinare le caratteristiche di naturalità dell'alveo fluviale, degli ecosistemi e delle fasce verdi ripariali e il rispetto delle aree di naturale espansione;
  • * il controllo dell'uso di prodotti chimici nelle attività agricole, aderendo alle misure comunitarie previste allo scopo;
  • * la manutenzione dei terreni circostanti laghetti e stagni e il controllo della vegetazione palustre, come forma di prevenzione all'interrimento e per la valorizzazione naturalistica e paesaggistica.
  • * evitare interventi che possano ostacolare il deflusso delle acque, che pregiudichino il mantenimento delle arginature e delle formazioni arboree,
  • * conservare e ripristinare percorsi pedonali e carrabili sugli argini;
  • * escludere il tombamento dei corsi d'acqua, compresi i fossi e i capofossi, se non necessari per opere di attraversamento stradale ;
  • * limitare gli interventi sui corsi a quelli definiti mediante rinaturazione dei corsi d'acqua, integrazione o ricostituzione della vegetazione ripariale, tramite tecniche di ingegneria naturalistica.

Art. 27 Le aree boscate e i castagneti da frutto

Il bosco è uno degli elementi che caratterizza le aree collinari e montane del territorio Comunale. È necessario salvaguardare la consistenza delle forme coltivate e di quelle spontanee, con azioni che tendano ad evitare la riduzione della superficie boscata attuale, salvo casi nei quali si ritenga opportuno ripristinare sistemazioni agrarie abbandonate.

I boschi sono fortemente connessi con la storia del territorio e rappresentano forme paesaggistiche di pregio, ma anche elementi di salvaguardia dell'assetto naturalistico e idrogeologico. Per questo si devono promuovere le azioni tese a ridurre fenomeni di abbandono e di inselvatichimento.

Oltre a ciò gli obiettivi di governo del territorio sono:

  • * valorizzazione della sentieristica esistente e ripristino di percorsi sulla base dell'indagine catastale, anche con la formazione di un circuito di visita collegato ad un progetto di valorizzazione turistico-ambientale del territorio;
  • * riduzione del rischio di incendi anche con il miglioramento della viabilità forestale di servizio. Gli interventi dovranno prevedere opere di minimo impatto ambientale, rivolte alla canalizzazione delle acque, alla stabilità del fondo stradale, alla manutenzione straordinaria delle opere accessorie;
  • * miglioramento dei cedui invecchiati con avviamento ad alto fusto in aree forestali con idonee caratteristiche.
  • * riqualificazioni e restauri ambientali, sia tendenti ad una ricomposizione specifica forestale più vicina alla vegetazione potenziale dei luoghi, sia al mantenimento ed al recupero delle aree aperte;
  • * recupero e miglioramento dei castagneti da frutto mediante interventi sistematici da precisare in progetti di assestamento forestale;
  • * eventuale ripristino dei ripiani sostenuti da muri a secco o da ciglioni inerbiti, nonché della viabilità di accesso.
  • * manutenzione dei boschi ad alto fusto con la predisposizione di piani di coltura (piano economico) o progetti di utilizzazione, nei quali siano indicate le norme per il governo e il trattamento dei boschi: tipo di taglio, turni per le fustaie.

Il Regolamento Urbanistico, in relazione ai diversi caratteri dovrà specificare:

  • * gli interventi tesi a salvaguardarne la consistenza, sia delle forme coltivate che quelle spontanee, compreso tutte le opere che concorrono a prevenire le cause di incendio o a facilitare l'arresto del fuoco. Nelle zone boscate percorse da incendio resta la destinazione a bosco e vi è vietato il pascolo;
  • * le azioni tese a ridurre i fenomeni di abbandono e di inselvatichimento;
  • * gli interventi tesi a garantire la protezione del suolo dall'erosione e dalla regimazione delle acque superficiali;
  • * un regime differenziato di tassazione o di aiuti tramite finanziamenti comunitari o degli enti locali per favorire gli interventi dei privati;

Art. 28 La struttura morfologica dei rilievi, compresi i crinali e gli affioramenti rocciosi, i pascoli e i prati di altitudine.

I crinali con gli affioramenti rocciosi rappresentano elementi strutturali e caratteristici del territorio. È necessario salvaguardarne la consistenza e l'integrità morfologica e geomorfologica, consentendo solo quelle limitate azioni di trasformazione necessarie per migliorare l'assetto idrogeologico.

Le forme di uso del suolo rappresentate dal prato-pascolo, costituiscono un aspetto interessante dello sfruttamento agrario della montagna perseguito storicamente, che presenta oggi fenomeni di abbandono. Sono pertanto da favorire le azioni tese al loro mantenimento nelle forme attualmente conservatesi come originali.

Il Regolamento Urbanistico recepisce e sviluppa con proposte specifiche tali indicazioni, in particolare prevedendo:

  • * i modi per salvaguardare la consistenza e il miglioramento dei prati-pascoli;
  • * la razionalizzazione degli interventi infrastrutturali, per i quali dovrà essere prevista un'analisi dell'impatto sul territorio riferita agli aspetti morfologici, geomorfologici e idraulici dell'area, sulla quale l'intervento dovrà essere realizzato. In particolare, soprattutto in aree montane è particolarmente degradante l'introduzione di nuovi tracciati stradali anche se di piccola sezione: in questo caso andranno quindi favoriti gli interventi che privilegino l'utilizzo di tracciati esistenti e che siano realizzati con tecniche tipiche dell'ingegneria naturalistica.
  • * la tutela della morfologia dei rilievi e dei crinali limitando gli interventi che tendano a modificare i profili esistenti, i movimenti di terra e gli scavi o rinterri che alterino i versanti e la struttura geomorfologica superficiale dei luoghi, l'installazione di manufatti che alterino i caratteri paesaggistici.

Art. 29 Le aree agricole di valenza ambientale e paesaggistica di pianura con l'assetto poderale di impianto storico, la struttura geometrica dei coltivi, le sistemazioni tradizionali

Sono parti di territorio agricolo di pianura nelle quali si pratica un'agricoltura più tradizionale, dove gli aspetti produttivi riescono a coniugarsi con il mantenimento delle forme paesaggistiche originarie.

Ne sono l'esempio i campi rettangolari con grandi fossati di testata, spesso ai lati di una via campestre, fosse di scolo in verticale, delimitate dalle prode, con alberi monumentali, viti, alberi da frutto, gelsi, che erano i sostegni delle viti un tempo sistemate a festoni.

L'insediamento è costituito soprattutto da case coloniche, con annessi agricoli, isolate nel podere e da una viabilità poderale e vicinale tortuosa che segue la divisione dei terreni.

In questi contesti l'importanza del presidio ambientale e del paesaggio, dovrebbe prevalere su alcuni aspetti agricoli produttivi, privilegiando la conservazione dell'assetto poderale tradizionale, della vegetazione "tipica", dell'uso dei suoli compatibile con le aree agricole di valenza ambientale.

Gli interventi necessari per il mantenimento della struttura agraria preesistente possono essere ricondotti a:

  • * la salvaguardia e tutela degli elementi significativi dell'ambiente quali siepi, fossi e canalette di scolo, formazioni lineari arboree ed arbustive non colturali e colturali (viti, frutti, gelsi, olmi, ulivi, ecc.), individui arborei di carattere monumentale, viabilità minore, rete scolante principale e secondaria
  • * la promozione di attività integrative del reddito, quali ad esempio l'agriturismo, per il quale è necessario indicare ed organizzare, nell'ambito di piani e progetti attuativi, gli elementi di attrattiva (come specifici circuiti turistico-ambientali, ciclabili, pedonali, equestri e carrabili), valorizzando ed utilizzando la struttura storica prima citata, attraverso interventi di manutenzione e recupero.
  • * la tutela e la valorizzazione del patrimonio edilizio rurale, anche attraverso il riuso abitativo o turistico ricettivo, sviluppando una disciplina puntuale che conservi caratteri tipologici e architettonici e consenta gli adeguamenti, gli ampliamenti, i cambi di destinazione compatibili e gli interventi necessari per rispondere agli obiettivi precedenti (così come specificato all'Art.34 delle presenti norme).

Le sistemazioni agrarie di collina quali muri a retta, ciglionamenti, terrazzamenti e le colture agrarie tradizionali, come i vigneti, i frutteti e gli oliveti

Le sistemazioni agrarie e le colture arboree tradizionali caratterizzano le aree collinari e in parte montane producendo un paesaggio di grande qualità e valenza ambientale. Formano un tipico disegno e una trama costituita dall'alternarsi di strisce coltivate parallele, ordinate secondo filari, che segnano anche l'andamento altimetrico del terreno.

I muri in pietra si trovano prevalentemente nei versanti con pendenze più sviluppate, laddove le pendenze sono più dolci si trovano soprattutto i ciglioni erbosi.

Devono essere quindi perseguiti tutti quegli interventi rivolti alla manutenzione e salvaguardia delle sistemazioni agrarie e degli elementi qualificanti il paesaggio qualiciglionamenti e terrazzamenti con le opere in pietra e idrauliche, le alberature, siepi e macchie, le coltivazioni tradizionali, le vie poderali, anche mediante l'elaborazione di politiche in grado di integrare diversi settori di attività per rendere economicamente più sostenibile la manutenzione del paesaggio di collina, di fronte alla modifiche socio-culturali recenti.

Il Regolamento Urbanistico recepisce e sviluppa con proposte specifiche tali indicazioni, in particolare prevedendo:

  • * l'elaborazione di un quadro conoscitivo che recuperi la conoscenza delle tecniche tradizionali, soprattutto per la struttura e la composizione dei muri a secco, della loro funzionalità in particolare in relazione all'assetto idraulico, e la conseguente formazione di un bilancio di costi e benefici sulla base del quale costruire un sistema di regole per indirizzare gli interventi e realizzare un sistema di finanziamenti, particolari regimi fiscali (ICI, Oneri di concessione, tassa dei rifiuti o altri) o di aiuti connessi con i Regolamenti europei, per chi intervenga con funzioni di presidio paesaggistico;
  • * l'elaborazione di una disciplina che garantisca la tutela delle colture tradizionali, tenendo tuttavia conto di quelle trasformazioni che si rendono indispensabili.

Capo III LA STORIA E LA PIETRA

Art. 30 Generalità

Secondo quanto ben specificato nell'Atlante delle permanenze, si ricorda che la individuazione dei "centri storici" esterni, oltre a quello compreso nella città murata ha consentito la individuazione di un sistema policentrico sul quale si attesta l'assetto del territorio pistoiese.

Sarà compito specifico del Regolamento urbanistico l'individuazione, nell'ambito di tutti i centri storici, delle tipologie edilizie appartenenti al "netto storico", allo scopo di disciplinare le modalità di intervento su tali edifici, che potranno essere di ripristino filologico o ripristino tipologico, a seconda dei casi.

Art. 31 Il centro storico della città di Pistoia

Comprende la città all'interno delle mura con le più recenti edificazioni e gli spazi vuoti all'interno del tessuto edilizio.

Rappresenta il riferimento di tutta la comunità pistoiese. È un elemento di coesione storica e la ragione del vivere insieme. Esprime il modo di abitare di una comunità e in esso si rintraccia la sua identità storica. Deve essere quindi mantenuto funzionale in quanto opera d'arte collettiva, recuperando e valorizzando l'intrinseca qualità.

Le sue funzioni/prestazioni sono fisiche e simboliche.

Le prime riguardano l'habitat di individui e di attività produttive, di scambio e di servizio, i luoghi della contemplazione, di visita, di svago, di ristori, la mobilità di arrivo e quella che si svolge al suo interno. Le prestazioni simboliche sono date dallo spazio come rappresentazione di idee, di modelli di prospettive e di significati culturali. E in particolare di rappresentanza.

Le strategie operative si devono quindi sviluppare secondo due campi:

  1. 1)- la costruzione di politiche che competono al governo della città e investono più strumenti e settori dell'amministrazione comunale e molteplici attori istituzionali, varie categorie economiche e operatori culturali e di svariate attività.
    Esse riguardano:
    • - il disegno organico, con valenza sociale e in relazione alla struttura delle famiglie (singoli, anziani, coppie giovani...) per il riuso abitativo del patrimonio edilizio, con particolare attenzione per gli immobili abbandonati, tramite un sistema di incentivi, di investimenti di risorse pubbliche e private;
    • - l'organizzazione di un sistema integrato all'aperto (percorsi, monumenti, teatri, tessuto edilizio, spazio pubblici) e al chiuso (musei, biblioteche, archivi) per la fruizione culturale della città e come viaggio nel tempo, con uh disegno comune fra le diverse istituzioni e operatori;
    • - l'incentivazione della ricettività turistica con l'ampliamento e il rinnovo delle strutture e l'organizzazione informativa dell'offerta nei contesti locali, nazionali ed esteri;
    • - il piano delle attività commerciali ed artigianali, con un sistema di incentivi che garantisca la presenza e l'incremento delle attività tradizionali e qualificate da collegare anche alla formazione scolastica;
    • - il piano della mobilità, che razionalizzi il sistema dei parcheggi per l'accesso comodo all'area storica (distanza a piedi di 250/300 metri), degli spostamenti secondo le modalità appropriate (pedonale, ciclabile, meccanizzata)
  2. 2)- l'individuazione di uh metodo che disciplini gli interventi edilizi e quelli negli spazi aperti pubblici e privati, che riguarda più specificatamente la strumentazione urbanistica.

Il Regolamento Urbanistico dovrà quindi sviluppare l'approfondimento dei caratteri degli edifici e costruire regole per gli interventi metodicamente conseguenti alla rilettura dei processi storico-tipologici delle strutture antropiche della città.

Art. 32 I nuclei storici

Sono insediamenti dalla forma compiuta e riconoscibile, già evidenziati in età granducale, variamente collocati in posizione di crinale, di mezza costa, pedecollinare, fondovalle o di pianura. La forma urbana e la qualità tipologica degli insediamenti sono considerati un valore e sono quindi da promuovere gli interventi che comportino il recupero e la valorizzazione dei manufatti, dei borghi e dei complessi edilizi, compatibile con le dimensioni e la forma degli insediamenti. Per garantire l'uso più completo sono prevedibili, se non in contrasto con le tipologie edilizie, aumenti volumetrici indispensabili per adeguamenti igienico-sanitari, per migliorare le condizioni di abitabilità degli immobili, per rispondere alla domanda delle famiglie legata alle esigenze di convivenza e di evoluzione del nucleo familiare.

Per il valore culturale che i tessuti edilizi di impianto storico rivestono all'interno del paesaggio pistoiese è vietata la demolizione di edifici e la successiva ricostruzione secondo forme ed impianti diversi da quello storico.

Negli interventi di recupero si dovrà privilegiare il riutilizzo dei materiali e delle tecniche costruttive tradizionali. Inoltre attenzione deve essere posta al rilievo del contesto urbano in modo che siano segnalati ed evidenziati gli elementi architettonici qualificanti, l'edilizia minore, gli spazi aperti comuni e il loro uso, le pavimentazioni, i materiali, i manufatti e le tecnologie più tipiche. Per migliorare la qualità degli insediamenti devono inoltre essere rilevate le forme di degrado tipologico esistenti, gli eventuali manufatti incongrui, le forme di degrado fisico e di inquinamento ambientale da risanare.

Tutti gli interventi non dovranno né risultare in contrasto con i caratteri morfologici e paesaggistici né produrre alterazioni allo stato dei luoghi.

Art. 33 Le ville, le fattorie, i castelli

Rappresentano elementi di valore storico-architettonico, ma anche di riferimento e di organizzazione territoriale sia per le varie funzioni che per il ruolo di governo svolto in un ambito particolare.

Sono quindi soggetti ad interventi di restauro, recupero e salvaguardia tesi al mantenimento ed alla conservazione dell'impianto architettonico, dei materiali e delle tecniche costruttive originali, nonché alla conservazione dei manufatti e delle sistemazioni esterne, quali giardini e parchi, per i quali non è consentita la trasformazione, il ridisegno degli ambienti, la demolizione e sostituzione delle sistemazioni collegate, come muri a retta, di cinta, terrazzamenti, viali alberati o di accesso.

Per promuovere la conoscenza dei luoghi e dei complessi di pregio, e per la loro migliore conservazione e valorizzazione è favorita la creazione di percorsi di visita che consentano la promozione di itinerari e circuiti tematici anche attraverso la valorizzazione della sentieristica, molto diffusa sul territorio.

Potranno essere individuate, nei diversi edifici e a seconda delle caratteristiche dei contesti, funzioni, integrative a quelle residenziali, di tipo scientifico, didattico, ricreativo e culturale, ricettivo e per la migliore fruizione turistica dei luoghi.

Sugli edifici sono vietati gli interventi di trasformazione che alterino l'architettura, la tipologia, le tecnologie edilizie ed i materiali originari.

Art. 34 Le case coloniche, gli opifici, gli edifici per la trasformazione dei prodotti agricoli

Le case coloniche di tipologia tradizionale e gli edifici speciali per la produzione e lavorazione dei prodotti agricoli rappresentano un patrimonio collettivo di valori civili e culturali oltre che economico.

Sono quindi da prevedere nel Regolamento urbanistico interventi di recupero nel rispetto dei caratteri tipologici con regole poco rigide ma efficaci ed eventuali sistemi di finanziamento che sostengano la tendenza al riuso già in atto.

Nuovi aumenti volumetrici possono essere ammessi in relazione ai caratteri tipologici e al valore dell'edificio per adeguamenti igienico-sanitari, per migliorare le condizioni di abitabilità degli immobili, per rispondere alla domanda delle famiglie legata alle esigenze di convivenza e di evoluzione del nucleo familiare.

Per gli edifici rurali di maggiore pregio si prevedono interventi di recupero e restauro con il mantenimento e la conservazione dell'impianto tipologico e dei materiali tradizionali. Sono vietate sostanziali modifiche dei corpi di fabbrica e delle coperture e per la sostituzione e il ripristino delle parti danneggiate sono da utilizzare le stesse tecniche costruttive ed i materiali utilizzati tradizionalmente.

Si tenda generalmente alla salvaguardia dei prospetti originali, così da evitare:

  • * nuovi dimensionamenti delle aperture esistenti;
  • * realizzazione di aperture non consone all'organizzazione complessiva delle facciate;
  • * demolizione di elementi architettonici rilevanti quali archi, piattabande e mandolati;
  • * divisione delle corti comuni;
  • * inserimento di scale esterne per l'eccessiva suddivisione in più unità immobiliari.

Negli interventi di recupero particolare attenzione deve essere posta al rilievo dell'edificio in modo che siano segnalati ed evidenziati:

  • * gli elementi architettonici qualificanti e caratterizzanti la struttura edilizia,
  • * le forme di degrado tipologico esistenti e le eventuali superfetazioni, anche consolidate con il condono edilizio (vedi ad esempio tettoie e volumi esterni precari, infissi in alluminio e plastica, tubazioni esterne, intonaci in cemento o al quarzo, rivestimenti esterni in pietra o in cotto). In questo caso è da prevedere nelle regole la possibilità di accorpare volumi secondari al principale e di integrare nella tipologia gli interventi non congruenti con la demolizione e il recupero dei volumi precari.
  • * le forme di degrado fisico (vedi ad esempio l'umidità ascendente dalle murature, il deterioramento delle strutture orizzontali, la fessurazione delle strutture verticali), così da promuovere azioni di risanamento e restauro associate al riutilizzo dell'immobile.

Art. 35 Viabilità storica, sentieri e mulattiere, strade vicinali, poderali e ponti storici

La rete viaria minore è quasi integralmente costituita dai tracciati storici e rappresenta la rete capillare delle relazioni. Insieme ai canali e ai corsi d'acqua, ai crinali e alla morfologia, ai capisaldi del sistema insediativo, rappresenta la struttura profonda del territorio, completata poi dalla vegetazione e dalle sistemazioni agrarie.

Per questo rappresentano una risorsa essenziale del territorio, e gli interventi edilizi e le scelte di governo sotto il profilo urbanistico devono puntare alla tutela e alla valorizzazione dei tracciati esistenti.

Pertanto sono consentite le azioni che tendano a conservare e valorizzare l'attuale consistenza e dimensione dei tracciati.

L'allargamento eventuale delle sezioni stradali dovrà essere limitato e proporzionato all'esistente, evitando quando possibile demolizioni e rimozioni di manufatti tradizionali per il migliore inserimento paesaggistico.

Le viabilità storiche sono spesso arricchite da architetture significative come ponti storici e da opere d'arte o manufatti minori. Pertanto questi elementi, tra i quali si ricordano ponti storici, banchine laterali, cigli erbosi o modellati a secco, fossi, canalette di scolo, muretti di delimitazione e protezione, muri di sostegno, gradoni e scalini in pietra, devono essere riconosciuti, tutelati e recuperati.

Quando i viali poderali e le strade vicinali presentano alberature laterali costituite da filari, alberi da frutto, viti o ulivi devono essere mantenute o promosse azioni per il restauro paesaggistico se necessario.

La tutela della viabilità e dei manufatti deve essere finalizzata non solo alla conservazione dell'oggetto fisico in quanto tale, ma anche alla sua valorizzazione. Pertanto, si prevedono azioni non solo di manutenzione con l'uso dove necessario di tecniche costruttive e materiali tradizionali, ma anche provvedimenti per la valorizzazione e la promozione a scopo turistico e ricreativo, con la organizzazione di percorsi storico-culturali, paesaggistici e panoramici, legati al tempo libero.

La realizzazione di nuovi tracciati stradali è in generale da evitare, mentre da recuperare è la rete degli antichi percorsi, soprattutto di alta collina e di montagna, che collegava trasversalmente le valli nelle quali si conforma il territorio.

Ultima modifica 17.03.2022 - 11:11