Norme Tecniche di attuazione del Piano Strutturale

Art. 5 Normativa di Riferimento

Con riferimento all'ammissibilità degli interventi edilizi, la disciplina per la prevenzione del rischio geologico e idrogeologico fa diretto riferimento alle leggi dello Stato, alle recenti normative della Regione Toscana ed alle normative emanate dalle Autorità di Bacino del Fiume Arno e del Fiume Reno,con particolare riferimento a:

  • * Deliberazione Regionale n.94 del 12 febbraio 1985: "Indagini Geologico Tecniche di supporto alla pianificazione urbanistica". Tale Deliberazione detta le norme attuative della L.R. 17 aprile 1984, n.21: "per la formazione e l'adeguamento degli strumenti urbanistici ai fini della prevenzione del rischio sismico";
  • * Piano stralcio per la riduzione del Rischio Idraulico del bacino del fiume Arno dell'Autorità di Bacino del fiume Arno;
  • * Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino del fiume Reno.

Art. 6 Zonazioni di pericolosità per fattori geologici

In relazione alla Deliberazione Consiglio Regione Toscana n.94 del 12 febbraio 1985: "Indagini Geologico Tecniche di supporto alla pianificazione urbanistica", e della Deliberazione Consiglio Regione Toscana n. 12 del 25/01/2000, "Approvazione del Piano di Indirizzo Territoriale - Art. 7, L.R. 16 gennaio 1995, n. 5", il territorio comunale è stato zonizzato in classi di pericolosità che tengono conto dei parametri geomorfologici, idrogeologici, litologici, riportate nella Tav.14 - Carta della Pericolosità per fattori Geologici.

Per l'intero territorio del Comune di Pistoia valgono le seguenti classi:

  1. - CLASSE 1 - PERICOLOSITÀ IRRILEVANTE - Descrive aree in cui sono assenti limitazioni derivanti da caratteristiche geologico-tecniche e morfologiche e non si ritengono probabili fenomeni di amplificazione indotta dalla sollecitazione sismica.
  2. - CLASSE 2 - PERICOLOSITÀ BASSA - Fanno parte di questa classe tutte quelle aree caratterizzate da situazioni geologico-tecniche apparentemente stabili sulle quale permangono tuttavia dubbi che saranno chiariti a livello di indagine geognostica di supporto alla progettazione edilizia.
  3. - CLASSE 3 - PERICOLOSITÀ MEDIA - Ne fanno parte le aree nelle quali non sono presenti fenomeni attivi, tuttavia le condizioni geologico-tecniche e morfologiche del sito sono tali da far ritenere che esso si trovi al limite dell'equilibrio, e/o può essere interessato da fenomeni di amplificazione della sollecitazione sismica o di liquefazione. In queste aree ogni intervento edilizio è limitato e le indagini di approfondimento dovranno essere condotte a livello di area nel suo complesso, sono inoltre da prevedersi interventi di bonifica e miglioramento dei terreni e/o l'adozione di tecniche di fondazione di un certo impegno.
  4. - CLASSE 4 - PERICOLOSITÀ ELEVATA - In questa classe ricadono aree interessate da fenomeni di dissesto attivi e/o quiescenti o fenomeni di elevata amplificazione della sollecitazione sismica e liquefazione dei terreni, in particolare: zone in frana, zone caratterizzate da forte erosione, depositi detritici, che presentano indizi di instabilità diffusa direttamente collegabili con la acclività del versante e con gli aspetti litologici e strutturali del substrato.

Art. 7 Aree critiche in relazione alla fattibilità geologico-tecnica

Nella Carta della criticità ambientali, Tav. 25, sono state mappate aree di particolare vulnerabilità come elaborazione dei rispettivi temi di classe 4 e delle classi 2 e 3 descritti nella Carta della Pericolosità per fattori Geologici, Tav.14, e nel capitolo 3.5 della Relazione sul Quadro di Riferimento Ambientale, in queste aree sono state inserite anche zone classificate a pericolosità minore ma che hanno continuità morfologica con quelle a pericolosità maggiore.

In queste aree sono avvenuti fenomeni significativi di instabilità in tempi recenti, di norma entro gli ultimi 30 anni, rappresentano quindi le zone a maggior rischio di dissesto del territorio comunale dove le attività antropiche necessitano di particolare attenzione. In queste aree, indipendentemente dalle zonazioni di pericolosità individuate dall'art. 5, i progetti riguardanti infrastrutture, varianti urbanistiche, interventi di ristrutturazione urbanistica, nuove edificazioni esterne ai perimetri dei nuclei e dei centri urbani, dovranno essere supportati da specifici studi geologico-tecnici, indagini e prospezioni dirette, estesi ad un intorno significativo. Le eventuali opere di bonifica, dimensionate sulla base degli studi precedenti, dovranno garantire la messa in sicurezza dell'area nel suo complesso, senza aggravio alcuno del rischio nei territori contermini.

Art. 8 Attitudini alle trasformazioni edilizio-urbanistiche - zonizzazione Autorità di Bacino fiume Reno

Nella definizione del Regolamento Urbanistico dovrà essere verificata la compatibilità delle previsioni insediative ed infrastrutturali con gli indirizzi contenuti nell'art 12 delle norme del Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino del fiume Reno

Art. 9 Aree a rischio di frana - zonizzazione Autorità di Bacino fiume Reno

Per quanto riguarda le aree a rischio geomorfologico nelle zone comprese nel bacino idrografico del Fiume Reno, così come rappresentato nella Carta degli ambiti e dei vincoli delle Autorità di Bacino, Tav. 15, si recepiscono le prescrizioni contenute negli art. 5, 6, 7, 8 e 9 delle norme del Progetto di Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico dell'Autorità di Bacino del fiume Reno

Art. 10 Disposizioni generali per i territori collinari e montani

Al fine di garantire la conservazione dei suoli, la riduzione dei rischi idrogeologici, la moderazione delle piene e la tutela dell'ambiente, per tutti i territori del bacino montano e collinare con uso reale agricolo e forestale, anche qualora siano sospese temporaneamente o permanentemente le lavorazioni, il Regolamento Urbanistico dovrà prevedere:

  1. a) per la regimazione idrica superficiale: i proprietari ed i conduttori dei terreni, in particolare nelle lavorazioni agricole, devono realizzare un'adeguata rete di regimazione delle acque, fosse livellari (fossi di guardia, fossi di valle), fossi collettori, della quale deve essere assicurata manutenzione e piena efficienza. Nello stesso modo deve essere mantenuta efficiente, da proprietari e frontisti, la rete scolante generale (fosse livellari, fossi collettori, cunette stradali) liberandola dai residui di lavorazione dei terreni e/o di origine vegetale e da eventuali rifiuti;
  2. b) per sorgenti e zone di ristagno idrico: in presenza di sorgenti e di zone di ristagno idrico delle acque superficiali e/o sub-superficiali, si deve provvedere al loro convogliamento nel reticolo di scolo attraverso adeguate opere di captazione e di drenaggio;
  3. c) per la tutela delle opere idrauliche di consolidamento e di regimazione: le opere di sistemazione superficiale e profonda eseguite con finanziamenti pubblici in nessun caso devono essere danneggiate; i terreni sui quali insistono tali opere possono essere soggetti a lavorazioni o piantagioni previa autorizzazione rilasciata dagli Enti competenti;
  4. d) per scarpate stradali e fluviali: le scarpate stradali e fluviali non possono essere oggetto di lavorazione agricola, in particolare:
    • - le lavorazioni agricole adiacenti alle sedi stradali (strade statali, provinciali, comunali) devono mantenere una fascia di rispetto a terreno saldo di almeno metri 3 dal ciglio superiore della scarpata a valle della sede stradale;
    • - a monte di tale fascia di rispetto, in relazione all'erodibilità dei suoli e all'assetto agronomico degli impianti, deve essere prevista l'apertura di un adeguato canale di raccolta delle acque di scorrimento superficiale (fosso di valle e/o fosso di guardia) e il relativo collegamento con la rete di scolo naturale o artificiale;
    • - qualora risulti impossibile la realizzazione di un canale di raccolta (fosso di valle) a monte della fascia di rispetto, il canale può essere realizzato all'interno della fascia stessa; in tal caso tra la sede stradale ed il canale dovrà essere realizzata, come opera di presidio, l'impianto di una siepe la cui distanza dalla sede stradale dovrà rispettare le normative vigenti;
    • - Le lavorazioni agricole adiacenti al margine superiore delle incisioni fluviali devono mantenere una fascia di rispetto a terreno saldo non inferiore a metri 1,5;
    • - le scarpate devono essere recuperate alla vegetazione autoctona locale, facilitando la ricolonizzazione spontanea o ricorrendo alle tecniche dell'ingegneria naturalistica, con preferibile inserimento di compagini erbaceo-arbustive;
    • - il bosco, se presente, va mantenuto;
  5. e) Per la viabilità minore: la viabilità poderale, i sentieri, le mulattiere e le carrarecce devono essere mantenute efficienti e dotate di cunette, taglia-acque e altre opere consimili, onde evitare la loro trasformazione in collettori di acque superficiali; le lavorazioni agricole del terreno devono mantenere una fascia di rispetto superiore a 1,5 mt.
  6. f) Per le siepi e gli alberi isolati: nella lavorazione dei terreni a coltura agraria devono essere rispettati gli alberi isolati e a gruppi, nonché le siepi ed i filari a corredo della rete idrica esistente o in fregio ai limiti confinari, preservandone in particolare l'apparato radicale. Tali formazioni devono essere ricostruite anche a protezione di compluvi soggetti ad erosione.
  7. g) Per il disboscamento e decespugliamento: l'eliminazione delle aree forestali (bosco e cespugli) è sempre vietata. Si fa eccezione per localizzate necessità legate all'esecuzione di opere di regimazione idrica e di consolidamento dei versanti; in tal caso deve essere limitata allo stretto necessario per l'esecuzione dell'opera. Dopo l'intervento, sulle superfici interessate viene reinsediata la vegetazione preesistente se ne ricorrono la necessità e la possibilità tecnica e se l'operazione non costituisce di per sé un fattore turbativo dell'equilibrio del suolo.
  8. h) Per le utilizzazioni agricole dei territori in dissesto: nei territori interessati da movimenti di massa, per i quali è riconosciuto lo stato di attività e sono verificate le condizioni di rischio da parte degli Enti competenti, le utilizzazioni agrarie devono essere autorizzate dall'Ente competente sulla base di una specifica indagine nella quale deve essere accertato e definito quanto segue:
    • - la non influenza negativa delle utilizzazioni agrarie che si intendono attuare sulle condizioni di stabilità dei versanti e dei fenomeni di dissesto e l'assenza di rischio per la pubblica incolumità;
    • - l'assetto agronomico colturale e le tecniche di lavorazione più idonee alla rimozione e alla attenuazione delle cause che hanno prodotto le condizioni di instabilità.
  9. i) Per le lavorazioni del terreno: nei territori con pendenze medie dell'unità colturale maggiori del 30% le azioni a sostegno delle misure agro-ambientali devono essere finalizzate al mantenimento dei suoli a regime sodivo, ovvero alla conversione a usi di tipo forestale e praticoltura estensiva.
Ultima modifica 17.03.2022 - 11:11