Disciplina del Piano Strutturale 2019


Art.11 Invariante strutturale II: i caratteri ecosistemici del paesaggio

1. I caratteri ecosistemici rappresentano la struttura biotica del paesaggio comunale e definiscono un ricco ecomosaico con prevalenti matrici agricole e forestali, con buoni livelli di biodiversità e localizzati, rilevanti valori naturalistici.

2. Obiettivo generale dell'invariante è elevare la qualità ecosistemica del territorio comunale, attraverso l'efficienza della rete ecologica, l'alta permeabilità ecologica del territorio nelle sue diverse articolazioni, l'equilibrio delle relazioni fra componenti naturali, seminaturali e antropiche dell'ecosistema, come indicato al comma 2 dell'Art.8 della Disciplina del PIT/PPR.

3. Nel territorio del Comune di Montemurlo il PS individua i seguenti sistemi ecosistemici e li rappresenta nella Tav.QP02, in conformità alle classificazioni ed indicazioni dell'Abaco dell'invariante II del PIT:

ELEMENTI STRUTTURALI della Rete ecologica

  1. a. Ecosistemi forestali:
    1. a.1 - Aree forestali dei castagni e faggi di Iavello (Nodo primario forestale);
    2. a.2 - Area di crinale boscata del Colle Poggiolino (Nodo forestale secondario);
    3. a.3 - Aree forestali concentrate nella collina boscata di Montemurlo, di connessione tra i due nodi primari e le aree agricole (Matrice forestale ad elevata connettività);
    4. a.4 - Tratti dei torrenti Agna e Bagnolo, e di alcuni rii minori che presentano formazioni arboree, arbustive ed erbacee (Corridoi ripariali)
  2. b. Ecosistemi agropastorali:
    1. b.1 - Aree della collina a prevalenza di oliveto (Nodo degli agroecosistemi);
    2. b.2 - Aree agricole di collina corrispondenti agli ambiti di Javello, Guzzano e Albiano (Agroecosistema frammentato attivo);
    3. b.3 Aree isolate della collina boscata (Agroecosistema frammentato in abbandono con ricolonizzazione arborea ed /arbustiva);
    4. b.4 - Aree della pianura prevalentemente coltivata a seminativo (Matrice agroecosistemica di pianura urbanizzata);
    5. b.5 - Aree di pianura interessate dal vivaismo, o fortemente frazionate con sistemi colturali complessi (Agroecosistema intensivo).
  3. c. Ecosistemi palustri e fluviali:
    1. c.1 - Aree umide costituite dagli specchi d'acqua collinari (Zone umide)
    2. c.2- Reticolo idrografico (ecosistemi fluviali)
  4. d. Ecosistemi rupestri e calanchivi:
    1. d.1 - Habitat rupestri in corrispondenza del Monte Ferrato e nelle cave dismesse della collina.
  5. e. Ecosistemi arbustivi e delle macchie:
    1. e.1 - Aree di degradazione dei boschi di latifoglie composte prevalentemente da ginestrone nell'area di Casa Cave.

f. ELEMENTI FUNZIONALI della Rete ecologica

  • - Tratti del torrente Agna
  • - Aree agricole di pianura poste tra il territorio urbanizzato e il torrente Agna corrispondenti alla zona vivaistica (Aree critiche per processi di artificializzazione).
  • - Aree verdi interne al territorio urbanizzato

4. Il PS, sulla base delle specifiche caratteristiche, dei valori, ove presenti, e delle criticità indicati nell'Abaco dell'invariante II e nella scheda Ambito di paesaggio 06 Firenze - Prato - Pistoia del PIT, indica per ciascun elemento strutturale e funzionale della rete ecologica, le azioni elencate dal PIT/PPR e le regole, basate su tali azioni, di utilizzazione manutenzione e trasformazione, da declinare nei successivi atti di governo del territorio.

A. ECOSISTEMI FORESTALI

Gli ecosistemi forestali comprendono i seguenti morfotipi:

a.1. Aree forestali dei castagni e faggi di Iavello (Nodo forestale primario).

La rete ecologica si basa principalmente sul valore strategico dei nodi primari e secondari quali aree boscate di elevata qualità costituite da formazioni mature e continue di elevata idoneità per le specie sensibili alla frammentazione ecologica. La matrice forestale quindi rappresenta un importante elemento di connessione. Sono nodi primari i vasti boschi costituiti da castagno e faggio posti sul Monte Javello, nell'area di alta collina posta a Nord del territorio comunale. Si tratta di cedui semplici e si presentano in buono stato. Questi cedui sono molto densi e si dovrebbe provvedere a diradamenti e sfolli, onde favorire maggiori incrementi diametrali ed eliminare le piante malate.

All'interno dell'invariante si rilevano i boschi di Casa Cave, una vasta area di proprietà dell'amministrazione comunale, e l'area colonizzata dal ginestrone. Parte dell'invariante è interessata dal SIC n. 41 "Monteferrato e Monte Iavello".

Indicazioni per le azioni:
  • - Mantenere e migliorare la qualità degli ecosistemi forestali attraverso la tutela dei nuclei forestali a maggiore maturità e complessità strutturale;
  • - ridurre e mitigare gli impatti legati alla diffusione di fitopatologie e degli incendi;
  • - Promuovere il recupero dei castagneti da frutto;
  • - ridurre e mitigare gli impatti/disturbi sui margini dei nodi e mantenere e/o migliorare il grado di connessione con gli altri nodi (primari e secondari);
  • - migliorare la gestione selvicolturale dei boschi suscettibili alla invasione di specie aliene (robinia);
  • - mantenere e/o migliorare la qualità ecosistemica complessiva degli ecosistemi arborei ripariali, dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d'acqua.
  • - Tutela e valorizzazione attiva degli habitat forestali di interesse comunitario.

a.2 - Area di crinale boscata del Colle Poggiolino (Nodo forestale secondario).

I nodi forestali secondari si localizzano nella parte ovest, sull'area collinare prospiciente l'Agna e sono costituiti da boschi misti di latifoglie e conifere. Dette aree presentano un progressivo stato di abbandono che favorisce l'ingresso di specie alloctone infestanti, in particolare la robinia che tende ad occupare porzioni dominanti. Dette zone sono soggette a potenziale dissesto idrogeologico e a incendio diventando quindi ambiti di possibile alterazione profonda dell'assetto forestale (anche dei nodi primari).

All'interno vi si trovano le faggete abissali di Reticaia che rappresentano un'emergenza vegetazionale di particolare valore.

Indicazioni per le azioni:
  • - mantenere e migliorare la qualità degli ecosistemi forestali attraverso la tutela dei nuclei forestali a maggiore maturità e complessità strutturale;
  • - promuovere il recupero dei castagneti da frutto;
  • - ridurre e mitigare gli impatti legati alla diffusione di fitopatologie e degli incendi;
  • - ridurre e mitigare degli impatti/disturbi sui margini dei nodi e mantenere e/o migliorare il grado di connessione con gli altri nodi (primari e secondari);
  • - migliorare la gestione selvicolturale dei boschi suscettibili alla invasione di specie aliene (robinia).

a.3 - Aree forestali concentrate nella collina boscata di Montemurlo, di connessione tra i due nodi primario e secondario, e le aree agricole (Matrice forestale ad elevata connettività).

Nella parte centrale collinare si trovano i boschi di latifoglie varie a prevalenza di querceti a cerro e roverella. Si tratta per lo più di cedui produttivi, confinanti con coltivi e pascoli, a nord si trovano infatti i prati della fattoria di Iavello, a ovest le aree coltivate di Albiano e nella parte centrale l'area di Guzzano.

Nella zona a sud Est si trovano i boschi del Monteferrato, formati da Pino Marittimo. La pineta si presenta fortemente degradata, con piante spesso stentate e a scarsa rinnovazione. I fattori che hanno causato tale degrado vanno ricercati, oltre alla frequenza degli incendi, anche al substrato pedologico a prevalenza di rocce ofiolitiche che condizione fortemente la vegetazione. La rinnovazione vegetazionale risulta inoltre ostacolata, nelle aree circostanti le cave di Bagnolo, dall'insediamento di rovi.

Indicazioni per le azioni:
  • - migliorare la qualità degli ecosistemi forestali e dei loro livelli di maturità e complessità strutturale;
  • - ridurre e mitigare gli impatti legati alla diffusione di fitopatologie e incendi;
  • - controllare/limitare la diffusione di specie aliene o di specie invasive nelle comunità vegetali forestali

a.4 - Tratti dei torrenti Agna e Bagnolo, e di alcuni rii minori che presentano formazioni arboree, arbustive ed erbacee (Corridoi ripariali).

I corridoi ripariali sono costituiti dai tratti di reticolo idrografico interessati dalla presenza di formazioni ripariali arboree (saliceti, pioppete, ontanete) maggiormente estese e continue lungo le aste fluviali principali e spesso con buoni livelli di idoneità per le specie focali. A Montemurlo sono le formazioni boscate e/o arbustive lungo i principali corsi d'acqua e presso i rii minori che non attraversano le aree boscate di grande dimensione.

Indicazioni per le azioni:
  • - migliorare la qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d'acqua;
  • - ridurre i processi di artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale;
  • - migliorare la compatibilità ambientale della gestione idraulica e delle attività di pulizia delle sponde;
  • - Migliorare la qualità delle acque.
  • - Valorizzare gli strumenti di partecipazione delle comunità locali alla gestione e la conservazione degli ecosistemi fluviali.

Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione degli ecosistemi forestali

L'estensione e la continuità della copertura forestale sono caratteri identitari di particolare valore e devono essere mantenuti, evitando la frammentazione dell'ecosistema tramite l'apertura di nuove strade. Dove però la copertura forestale è recente e caratterizzata da boschi di ridotto valore naturalistico e paesaggistico, è auspicabile il ripristino di colture erbacee o arboree, nel rispetto delle leggi regionali in materia. È tuttavia di grande importanza ecologica e paesaggistica il mantenimento delle fasce boscate presenti lungo i corsi d'acqua e negli impluvi, ancorché di formazione recente, in quanto elementi della struttura ecosistemica di particolare valore patrimoniale.

L'ecosistema naturale e il bosco in particolare, oltre a quelle ecologiche, svolge funzioni plurime. Occorre pertanto favorire le attività di educazione ambientale, di ricreazione e di svago all'interno del sistema forestale e per favorire tale multifunzionalità, è opportuno diffondere tra gli operatori privati conoscenze tecniche ed ecologiche sulla gestione forestale naturalistica.

In tutto il territorio comunale assume grande importanza ecologica e paesaggistica prevenire la diffusione di specie vegetali alloctone invasive e, in particolare, della robinia o cascia (Robinia pseudacacia) e dell'ailanto (Ailanthus altissima). Tale prevenzione andrà attuata con specifici indirizzi pianificatori per i nuovi impianti di verde, pubblico e privato, nonché favorendo la diffusione delle conoscenze sugli impatti ambientali e paesaggistici prodotti dalle specie animali e vegetali alloctone.

Il PO dovrà prevedere specifica disciplina che assicuri:

  • - recupero e mantenimento delle sistemazioni idraulico-forestali e dell'efficienza del reticolo di smaltimento delle acque meteoriche;
  • - stabilizzazione dei versanti anche con tecniche di ingegneria naturalistica;
  • - contrasto alla diffusione delle specie infestanti;
  • - riqualificazione della copertura forestale originaria e\o recupero delle preesistenti aree a pascolo e seminativo in modo da potenziare gli elementi di biodiversità per la transizione in nodo forestale primario (nei boschi costituenti la matrice di connettività);
  • - la tutela e, dove necessario, recupero della rete di pozze, aree umide e corsi d'acqua minori per la conservazione di specie rare di flora e fauna;
  • - definizione e attuazione di protocolli di gestione per la conservazione e il miglioramento degli arbusteti a Ulex;
  • - definizione di misure attuative e contrattuali per la conservazione e il recupero dei castagneti da frutto.

B. ECOSISTEMI AGROPASTORALI

Gli ecosistemi agropastorali comprendono i seguenti morfotipi:

b.1 - Aree della collina a prevalenza di oliveto (Nodo degli agroecosistemi).

Sono le aree delimitate a sud dall'abitato di Montemurlo e Bagnolo e a nord dai terreni posti a 250 ml slm circa di altitudine, caratterizzati dalla presenza e diffusione delle consociazioni più tipiche del paesaggio collinare toscano (vite e olivo, seminativo vitato e/o olivato) e delle sistemazioni idraulico-agrarie storiche (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) nonché da una particolare concentrazione di architetture rurali di rilevante interesse.

Indicazioni per le azioni:
  • - ridurre il consumo di suolo agricolo a opera dell'urbanizzato diffuso e delle infrastrutture.
  • - conservazione e potenziamento delle dotazioni ecologiche degli agroecosistemi con particolare riferimento agli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili).
  • - conservazione delle sistemazioni idraulico-agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) e della tessitura agraria.
  • - adottare politiche per la riduzione del carico di ungulati e dei relativi impatti sugli ecosistemi agropastorali.
  • - mantenere gli assetti idraulici e del reticolo idrografico minore per il nodo di pianura.
  • - mantenere e valorizzare l'agrobiodiversità.

b.2 - Aree agricole di collina corrispondenti agli ambiti di Javello, Guzzano e Albiano (Agroecosistema frammentato attivo).

Fa parte dell'invariante la collina compresa tra quota 300 m. slm e quota 500 m. slm. Il confronto tra il catasto, le foto aeree del volo GAI e quelle più recenti, mette in evidenza come quest'area sia quella che ha subito le più forti trasformazioni agrarie, passando da un territorio fortemente frazionato e coltivato secondo le classiche forme mezzadrili della montagna, con associazioni colturali assai differenziate e la presenza di pascoli ed allevamenti, all'accorpamento di aree ed impoverimento delle colture, con la sostituzione di oliveti, o pascoli, o seminativi alle precedenti coltivazioni. Si tratta di aree non facilmente accessibili dalla piana, di difficile manutenzione con la sola attività agricola, ma di grande valore ambientale e paesaggistico nelle aree di Guzzano, Iavello ed Albiano.

Indicazioni per le azioni:
  • - mantenere e recuperare le tradizionali attività agricole e di pascolo anche attraverso la sperimentazione di pratiche innovative che coniughino vitalità economica con ambiente e paesaggio.
  • - mantenere le sistemazioni tradizionali idraulico - agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) e della tessitura agraria.
  • - adottare politiche per la riduzione del carico di ungulati e dei relativi impatti sulle attività agricole.

b.3 - Aree isolate della collina boscata (Agroecosistema frammentato in abbandono con ricolonizzazione arborea ed /arbustiva).

Sono aree confinanti ad Albiano e Guzzano che, a causa dell'abbandono delle attività agricole e zootecniche, sono state colonizzate da vegetazione arborea e arbustiva.

Indicazioni per le azioni:
  • - mantenere e recuperare, ove possibile, le tradizionali attività agricole, di pascolo e di gestione tradizionale degli arbusteti, limitando i processi di espansione e ricolonizzazione arborea e arbustiva, favorendo lo sviluppo di un'agricoltura innovativa.
  • - mantenere le sistemazioni idraulico-agrarie di versante (terrazzamenti, ciglionamenti, ecc.) e della tessitura agraria.

b.4 Aree della pianura prevalentemente coltivata a seminativo (Matrice agroecosistemica di pianura urbanizzata).

Si tratta dei terreni situati fra l'abitato di Bagnolo e il Mulino subito sopra la Montalese, delle aree agricole racchiuse tra il torrente Bagnolo e l'abitato di Oste e Montemurlo a Est e le aree agricole poste lungo il torrente Agna a ovest. Sono ancora riconoscibili le strutture dell'insediamento storico; in particolare, se si eccettua la nuova strada provinciale e l'insediamento del Mulino, la Valle del Bagnolo conserva quasi intatta la conformazione del territorio agricolo ottocentesco, sia verso la piana che nei primi territori della collina, consentendo così la tutela di un paesaggio ancora significativo e stabile.

Indicazioni per le azioni:
  • - limitare il consumo di suolo evitando la saldatura delle aree urbanizzate e conservando i varchi inedificati.
  • - conservare gli elementi di connessione tra le aree agricole di pianura e tra queste e il paesaggio collinare circostante (aree agricole di connessione).
  • - mantenere le attività agricole, favorendo lo sviluppo di un'agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio.
  • - migliorare la permeabilità ecologica delle aree agricole anche attraverso la ricostituzione degli elementi vegetali lineari e puntuali (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili), la creazione di fasce tampone lungo gli impluvi e il mantenimento dei residuali elementi naturali e seminaturali.
  • - Mitigare gli impatti dell'agricoltura intensiva sul reticolo idrografico e sugli ecosistemi fluviali, lacustri e palustri promuovendo attività agricole con minore consumo di risorse idriche e minore utilizzo di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.
  • - evitare i processi di intensificazione delle attività agricole, di eliminazione degli elementi vegetali lineari del paesaggio agricolo o di urbanizzazione nelle aree agricole dell'Agna.
  • - Conservare il caratteristico reticolo idrografico minore e di bonifica della pianura agricola alluvionale.
  • - Conservare le zone umide interne alla matrice agricola urbanizzata e migliorarne la loro qualità ecosistemica.

b.5 - Aree di pianura interessate dal vivaismo, o fortemente frazionate con sistemi colturali complessi (Agroecosistema intensivo).

Si tratta delle aree agricole poste lungo l'Agna comprese tra la villa del Popolesco a Nord e la cassa di espansione dell'Agna a sud, attualmente destinate a vivaio.

Indicazioni per le azioni:
  • - tutelare il reticolo idrografico di pianura e dei livelli qualitativi delle acque superficiali e sotterranee;
  • - limitare il consumo di suolo ai soli interventi agricoli;
  • - aumento dei livelli di sostenibilità ambientale delle attività agricole intensive, miglioramento della loro infrastrutturazione ecosistemica e mantenimento dei relittuali elementi agricoli tradizionali.
  • - controllo degli impatti dell'agricoltura intensiva sul reticolo idrografico e sugli ecosistemi fluviali promuovendo attività agricole con minore consumo di risorse idriche e minore utilizzo di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.

Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione degli ecosistemi agropastorali

Per garantire il mantenimento e il miglioramento delle funzioni ecologiche degli agroecosistemi è necessario aumentare la permeabilità ecologica della matrice agricola, attraverso l'incremento o la ricostituzione di elementi vegetali puntuali e lineari (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili, ecc.), e favorire il recupero delle aree agricole frammentate interessate da processi di ricolonizzazione arbustiva.

Mantenere gli agroecosistemi di alto valore naturale favorendo, ove possibile, le attività zootecniche e un'agricoltura innovativa che coniughi vitalità economica con ambiente e paesaggio.

Valorizzazione e conservazione dell'agrobiodiversità (sia in ambito agrario che zootecnico) che rappresenta un elemento di connessione con la qualità del paesaggio agropastorale.

In conformità alle norme vigenti in materia (comunitarie, nazionali e regionali), negli interventi di ristrutturazione dei complessi rurali o di nuova edificazione è poi necessario incentivare l'utilizzo di accorgimenti tecnici per favorire la salvaguardia o l'incremento delle popolazioni di chirotteri (pipistrelli), di rapaci diurni e notturni, di rondini, anche attraverso iniziative divulgative pubbliche.

Per accrescere la consapevolezza comune, è opportuno favorire la diffusione delle conoscenze in merito alla creazione di fasce non coltivate al margine dei campi, onde aumentare la naturalità e la continuità ecologica dell'agrosistema: tali fasce permettono, infatti, il ritorno di molte specie spontanee di flora e rappresentano l'habitat vitale per piccoli organismi (insetti, rettili, micromammiferi), oltre che aree di caccia e di alimentazione per molti altri animali (uccelli, mammiferi).

A fini agronomici, ecologici e paesaggistici, oltre che per prevenire il deflusso superficiale e l'erosione del suolo, è inoltre opportuno favorire la diffusione delle conoscenze sulla funzione delle sistemazioni idraulico-agrarie e, più in generale, sul sistema di regimazione delle acque superficiali.

È indispensabile, infine, favorire il mantenimento delle aree agricole nella pianura alluvionale, riducendo i processi di dispersione insediativa nel territorio rurale ed evitando i processi di saldatura tra i centri abitati esistenti.

C. ECOSISTEMI PALUSTRI E FLUVIALI

Gli ecosistemi palustri e fluviali comprendono i seguenti morfotipi:

c. 1 - Aree umide costituite dagli specchi d'acqua collinari (Zone umide)

Si tratta delle aree riguardanti alcuni laghetti artificiali alimentati da acque sorgive.

  • - Lago di Javello utilizzato per uso agricolo e antincendio
  • - lago di Rocca utilizzato per uso agricolo e antincendio
  • - lago di Bagnolo utilizzato per l'acquedotto di Montemurlo
  • - lago di pesca sportiva di Bagnolo

Alcune piccole aree umide di pianura nonchè alcune casse di espansione

Indicazioni per le azioni:
  • - evitare i processi di artificializzazione delle aree circostanti e favorire la trasformazione delle attività agricole verso il biologico o comunque verso forme di agricoltura a elevata sostenibilità ambientale.
  • - Migliorare la qualità delle acque e ridurre le pressioni ambientali e delle fonti di inquinamento di origine industriale, civile o agricola, situate nelle aree adiacenti o comunque confluenti nelle aree umide.
  • - mantenere e/o incrementare, ove possibile, l'attuale superficie degli habitat umidi formatisi all'interno delle casse d'espansione della piana;
  • - controllo e riduzione della presenza di specie aliene invasive.
  • - Riqualificazione e valorizzazione dell'ecosistema umido formatosi a Cava Boscofondo.

c.2 - Reticolo idrografico (ecosistemi fluviali)

Indicazioni per le azioni:
  • - miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d'acqua. Ciò anche mediante interventi di ricostituzione della vegetazione ripariale attraverso l'utilizzo di specie arboree e arbustive autoctone ed ecotipi locali. Obiettivo generale, ma da perseguire con particolare priorità nelle aree di connessione fluviale dell'Agna, identificata come Direttrice di connessione fluviale da riqualificare
  • - riduzione dei processi di artificializzazione degli alvei, delle sponde e delle aree di pertinenza fluviale, con particolare riferimento alle zone classificate Direttrici di connessione fluviale da riqualificare.
  • - miglioramento della compatibilità ambientale degli interventi di gestione idraulica, delle attività di pulizia delle sponde e di gestione della vegetazione ripariale e delle opere in alveo;
  • - mantenimento dei livelli di Minimo deflusso vitale e riduzione delle captazioni idriche per i corsi d'acqua caratterizzati da forti deficit idrici estivi.
  • - Mitigazione degli impatti legati alla diffusione di specie aliene invasive (in particolare di Robinia pseudaacacia).
  • - valorizzare gli strumenti di partecipazione delle comunità locali finalizzati alla gestione e conservazione degli ecosistemi fluviali (ad es. Contratti di fiume).

Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione degli ecosistemi palustri e fluviali

Relativamente alle Aree umide è opportuno qualificare e valorizzare gli ecosistemi palustri e lacustri presenti sul nostro territorio, attraverso interventi di gestione naturalistica, anche a fini didattici e ricreativi.

È inoltre necessario porre attenzione alla progettazione e manutenzione delle casse di espansione onde qualificare, valorizzare ed ampliare gli ecosistemi palustri e lacustri presenti al loro interno.

Per quanto riguarda i corsi d'acqua, è necessario migliorare la qualità biochimica delle acque, aumentando la copertura depurativa dei reflui delle aree urbane e industriali, migliorandone l'efficienza e incentivando la fitodepurazione per nuclei rurali isolati. Per aumentare la permeabilità ecologica, è inoltre opportuno realizzare piccoli interventi di riconnessione ecologica in corrispondenza dei passaggi faunistici sui tratti urbani dei corsi d'acqua.

Occorre mantenere, incrementare e valorizzare la naturalità della rete ecologica dei corsi d'acqua.

Per accrescere la consapevolezza comune, è importante attivare iniziative per diffondere le conoscenze sulle funzioni e sulla corretta gestione dei corsi d'acqua. In particolare è opportuno:

  • - favorire la diffusione delle conoscenze sulle tecniche di ingegneria naturalistica, per ridurre i processi di artificializzazione degli alvei e delle sponde;
  • - promuovere forme di fruizione sostenibile dei corsi d'acqua e delle relative fasce ripariali;
  • - favorire la diffusione delle conoscenze in merito agli impatti ambientali e paesaggistici esercitati dalle specie animali e vegetali alloctone e, in particolare, della robinia o cascia (Robinia pseudacacia), dell'ailanto (Ailanthus altissima), e delle eventuali specie alloctone.

D. ECOSISTEMI RUPESTRI E CALANCHIVI

Gli ecosistemi rupestri e calanchivi corrispondono al seguente morfotipo:

d.1 - Habitat rupestri in corrispondenza del Monte Ferrato e nelle cave dismesse della collina.

Si tratta di ecosistemi, perlopiù montani o alto-collinari, caratterizzati dal forte determinismo edafico e fortemente caratterizzanti il paesaggio (spesso a costituire peculiari emergenze geomorfologiche). Oltre ai più vasti complessi rocciosi montani si associano numerosi elementi rupestri isolati e caratteristici affioramenti ofiolitici. Il morfotipo caratterizza una vasta area del Monteferrato confinante con l'ex discarica delle Volpaie.

Indicazioni per le azioni:
  • - Mantenimento dell'integrità fisica ed ecosistemica del complesso rupestre e del relativo habitat roccioso di interesse regionale e comunitario.
  • - Riqualificazione naturalistica e paesaggistica dei siti estrattivi e minerari abbandonati e delle relative discariche.
  • - Tutela dell'integrità dei paesaggi carsici superficiali e profondi.

Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione degli ecosistemi rupestri e calanchivi

Il complesso rupestre del Monteferrato è caratterizzato dalla presenza di habitat e specie, di elevato interesse conservazionistico, legati agli affioramenti di serpentino/ofioliti, dove la presenza di rimboschimenti di pini e le loro successiva diffusione spontanea, deve essere tutelata al fine di evitare alterazione degli habitat presenti. Risulta importante poi, valorizzare la Cava delle Volpaie, che un tempo era utilizzata come discarica di rifiuti solidi urbani, ma che dal 2002, dopo essere stata sottoposta ad interventi di risanamento ambientale, potrebbe essere utilizzabile come area di verde attrezzato e per spettacoli all'aperto.

E. ECOSISTEMI ARBUSTIVI E DELLE MACCHIE

Gli ecosistemi arbustivi e delle macchie corrispondono al seguente morfotipo:

e.1 - Aree di degradazione dei boschi di latifoglie composte prevalentemente da ginestrone nell'area di Casa Cave.

Indicazioni per le azioni:
  • - conservazione dell'eterogenità dei paesaggi agroforestali e dei vari stadi del dinamismo vegetazionale.
  • - tutela degli habitat arbustivi, di macchia e di gariga di interesse comunitario/regionale o quali habitat elettivi per specie animali o vegetali di elevato interesse conservazionistico.
  • - mantenimento dei caratteristici mosaici di garighe e arbusteti spinosi delle montagne mediterranee.
  • - riduzione dei processi di abbandono delle attività di pascolo e di gestione tradizionale degli habitat arbustivi

Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione degli ecosistemi arbustivi e delle macchie

Per l'importanza ecologica e paesaggistica delle brughiere a dominanza di ginestrone (uliceti), è importante attuare periodici interventi di conservazione attiva, eliminando gli esemplari arborei, cresciuti ai margini e all'interno di queste formazioni vegetali.

Per la funzione di rifugio e di luogo di riproduzione della fauna, è inoltre opportuno salvaguardare le condizioni di compenetrazione tra gli ambienti forestali e quelli aperti, attraverso il rilascio di piante isolate e di fasce arbustate a margine delle formazioni boschive.

In considerazione del costante aumento delle superfici arbustate, a fini ecologici e paesaggistici è necessario limitare i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva, incentivando il decespugliamento delle aree agricole abbandonate da meno di 15 anni e il recupero delle tradizionali attività agricole e di pascolo.

F. ELEMENTI FUNZIONALI DELLA RETE ECOLOGICA

Costituiscono inoltre "elementi funzionali" della rete ecologica le seguenti aree e connessioni:

  1. a) le fasce del torrente Agna, che individuano un corridoio ecologico fluviale da riqualificare, dove devono essere perseguite le seguenti azioni:
    • - Miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica delle aree di pertinenza fluviale riducendo i processi di consumo di suolo;
    • - Miglioramento dei livelli di qualità e continuità degli ecosistemi fluviali attraverso la riduzione e mitigazione degli elementi di pressione antropica e la realizzazione di interventi di riqualificazione e di ricostituzione degli ecosistemi ripariali e fluviali.
  2. b) le aree agricole di pianura poste tra il territorio urbanizzato e il torrente Agna corrispondenti alla zona vivaistica, che si configurano come "Aree critiche per processi di artificializzazione", e che devono perseguire:
    • - la riduzione/contenimento delle dinamiche di consumo di suolo;
    • - la mitigazione degli impatti ambientali;
    • - la riqualificazione delle aree degradate e il recupero dei valori naturalistici e di sufficienti livelli di permeabilità ecologica del territorio e di naturalità.
  3. c) le aree verdi interne al territorio urbanizzato, che svolgono un'importante funzione ecologica all'interno del centro abitato.
Ultimo aggiornamento 25 Gennaio 2021