Disciplina del Piano Strutturale 2019


Art.10 Invariante strutturale I: i caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici

1. I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici costituiscono la struttura fisica fondativa dei caratteri identitari alla base dell'evoluzione storica dei paesaggi del territorio comunale. I principali elementi che caratterizzano l'invariante sono la struttura geologica, geomorfologica e idrogeologica, oltre a quella pedologica, nonché la loro evoluzione nel tempo.

2. Obiettivo generale dell'invariante è l'equilibrio dei sistemi idrogeomorfologici da perseguire attraverso le azioni indicate al comma 2 dell'Art. 7 della Disciplina del PIT/PPR.

3. Nel territorio del Comune di Montemurlo il PS individua i seguenti sistemi morfogenetici e li rappresenta nella Tav.QP02, in conformità alle classificazioni ed indicazioni dell'Abaco dell'invariante I del PIT:

  1. Morfotipo 1.1 - Pianure e fondovalle
    • - Sistema morfogenetico Bacini di esondazione (BES),
    • - Sistema morfogenetico dell'Alta pianura (ALP)
  2. Morfotipo 1.2 - Collina
    • - Sistema morfogenetico della Collina a versanti ripidi sulle Unità Liguri (CLVr), che comprende il Sistema morfogenetico della Collina sulle Ofioliti
    • - Sistema morfogenetico della Collina a versanti dolci sulle Unità Liguri (CLVd)
    • - Sistema morfogenetico della Collina a versanti dolci sulle Unità Toscane (CTVd)
  3. Morfotipo 1.3 - Montagna
    • - Montagna silicoclastica (MOS)

4. Il PS, sulla base delle caratteristiche, dei valori e delle criticità indicati per i sistemi morfogenetici nell'Abaco dell'invariante I e nella scheda Ambito di paesaggio 06 Firenze - Prato - Pistoia del PIT, indica per per ciascun sistema morfogenetico, le azioni elencate dal PIT/PPR e le regole, basate su tali azioni, di utilizzazione manutenzione e trasformazione, da declinare nei successivi atti di governo del territorio.

5. Morfotipo 1.1 - Pianure e fondovalle

5. 1 - Il morfotipo 1.1 "Pianure e fondovalle", comprende i seguenti sistemi morfogenetici:

a. Bacini di esondazione (BES):

Comprendono le aree depresse delle pianure alluvionali e dei maggiori fondovalle, interessate naturalmente dalle maggiori esondazioni, con predisposizione al ristagno di acqua. Costituiscono formazioni geologiche tipiche del morfotipo: depositi fluviali di piena, distali, a bassa energia, limosi e argillosi.
Si tratta di bacini a pendenze minime e non percepibili direttamente e, nella assoluta maggioranza, possiedono un denso sistema di drenaggio assistito, costituito soprattutto da opere minori e realizzato nel corso dei secoli per poter utilizzare le superfici.
Il Comune di Montemurlo è interessato solo marginalmente da questo morfotipo, localizzato nell'estremità meridionale del territorio, e individuato da un'area depressa determinata dalla confluenza del torrente Meldancione con il torrente Agna.

indicazioni per le azioni
  • - limitare il consumo di suolo per ridurre l'esposizione al rischio idraulico e mantenere la permeabilità dei suoli;
  • - mantenere e ove possibile ripristinare le reti di smaltimento delle acque superficiali;
  • - regolamentare gli scarichi e l'uso di sostanze chimiche ad effetto eutrofizzante dove il sistema di drenaggio coinvolga aree umide di valore naturalistico.

b. Alta pianura (ALP):

L'Alta pianura è caratterizzata da conoidi alluvionali e bassi terrazzi fluviali. I suoli sono profondi, piuttosto grossolani ma con frequenti coperture limose, variamente permeabili e ben drenati. Si tratta in ogni caso di suoli poco alterati e dilavati, con buone riserve di fertilità.
Le aree di Alta Pianura storicamente costituiscono luogo sia di agricoltura specializzata, che di insediamento urbano. Il territorio di Montemurlo è stato interessato da importanti interventi di sicurezza idraulica, aventi lo scopo di arrestare la naturale dinamica di esondazione e sedimentazione.

indicazioni per le azioni
  • - limitare il consumo di suolo per ridurre l'esposizione al rischio idraulico e salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;

c. Regole e principi di utilizzazione, manutenzione e trasformazione del Morfotipo 1,1 "Pianura e fondovalle"

Le regole e i principi di utilizzazione fanno diretto riferimento al documento QG - Relazione Geologica. Prescrizioni e direttive.
Fatte salve le indicazioni di carattere sovraordinato e quelle idrauliche, il fondovalle non presenta, sostanzialmente, limitazioni alle trasformazioni antropiche.
La tutela della falda idrica presente nei depositi alluvionali di fondovalle, soprattutto in relazione alla sua scarsa protezione naturale, risulta di primaria importanza. Dovranno quindi essere adottate, anche a carattere locale, misure di salvaguardia e di protezione delle falde idriche.

6. Morfotipo 1.2 - Collina

6.1 - Il morfotipo 1.2 "Collina", comprende i seguenti sistemi morfogenetici:

a. Collina a versanti ripidi sulle Unità Liguri (CLVr):

Si tratta di superfici interessate da sollevamenti recenti che caratterizzano le pendici del monte Mezzano e del Monteferrato e sono costituite dal Morfotipo della collina sulle Ofioliti. L'area si caratterizza per la presenza di alcune cave ad oggi dismesse, e dalla presenza di alcune sorgenti.

indicazioni per le azioni
  • - limitare gli interventi che riducono l'infiltrazione dell'acqua, in particolare l'impermeabilizzazione del suolo, e che comportano la riduzione prolungata della copertura forestale;
  • - evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti;

a1. Collina sulle ofioliti

Strutturalmente la Collina sulle Ofioliti coincide con la Collina a versanti ripidi sulle Unità Liguri. Occupa la sommità del Monteferrato e del Monte Mezzano. I suoli sono tendenzialmente sottili, a tessitura fine e ricchi di elementi grossolani composti da basalti, serpentiti e gabbri. La composizione mineralogica di queste rocce, risulta ricca di metalli pesanti, come manganese, cromo, nichel, rame e ferro, elementi tutti estremamente selettivi per la flora.

Infatti un numero non indifferente di specie dei substrati ofiolitici, le serpentinofite, a causa dell'alta percentuale di metalli pesanti presenti nel suolo, ha subito processi mutageni e costituiscono entità endemiche di queste aree.

indicazioni per le azioni
  • - tutelare e conservare i peculiari caratteri geomorfologici e paesaggistici degli affioramenti di ofioliti;
  • - evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti;

d. Collina a versanti dolci sulle Unità Liguri (CLVd):

Risulta costituita dai primi rilievi collinari fino a 250 metri di quota, caratterizzati da morfologie dolci dovute alla facile erodibilità delle litologie argillitiche del substrato, riferibili alla formazione di sillano. Le caratteristiche morfologiche hanno permesso la coltivazione a vite ed olivo su terrazzamenti artificiali documentati fin da epoche remote. Più a monte affiora nella zona centrale del territorio collinare del Comune in strati di spessore variabile da pochi centimetri ad un metro circa la formazione di Monte Morello. I naturali fenomeni di dissoluzione chimica da parte delle acque piovane e di circolazione che attaccano le litologie calcaree di questa formazione sono responsabili del limitato spessore dei suoli generalmente presenti al di sopra del substrato roccioso. L'area è caratterizzata sopratutto da formazione boschive con alcune isole di coltivi di particolare pregio paesaggistico come l'area di Albiano, i pascoli di Javello e Guzzano.

L'intera area collinare si caratterizza per la presenza di numerose fonti e sorgenti, alcuni invasi artificiali come quello presso la fattoria di Javello, il lago di Bagnolo e il piccolo bacino sopra la Rocca.

indicazioni per le azioni
  • - evitare gli interventi di trasformazione che comportano alterazioni del deflusso superficiale al fine della prevenzione del rischio geomorfologico;
  • - evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti.

e. Collina a versanti dolci sulle Unità Toscane (CTVd):

È caratterizzata dal membro pelitico arenaceo della formazione dell'Acquerino che affiora in aree limitate sul fondo valle dell'Agna, all'altezza di Tobbiana e all'estremità nord del territorio comunale È costituita da siltiti prevalenti con strati di arenaria e, più raramente, di marne. Lo spessore degli strati arenacei è generalmente compreso fra 10 e 25 centimetri; la granulometria varia da fine a grossolana al variare dello spessore degli strati. I tratta dii un'area caratterizzata da versanti da dolci a mediamente ripidi. Si caratterizza per la presenza di un'area boscata con la presenza di emergenze vegetazionali di elevato valore rappresentate dalle faggete abissali di Reticaia.

indicazioni per le azioni
  • - limitare gli interventi che riducono l'infiltrazione dell'acqua, in particolare l'impermeabilizzazione del suolo, e che comportano la riduzione della copertura forestale di lunga durata;
  • - evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti;

f. Regole e principi di utilizzazione, manutenzione e trasformazione del Morfotipo 1.2 "Collina"

Le regole e i principi di utilizzazione fanno diretto riferimento al documento QG - Relazione Geologica. Prescrizioni e direttive.

Considerate le criticità litologiche e di evoluzione morfologica della collina, risulta necessario evitare azioni che comportino alterazioni del suolo e del deflusso superficiale, limitare l'erosione dei suoli anche in relazione alla minore resistenza agli agenti dei terreni argillosi e sabbiosi.

Particolare attenzione dovrà essere posta alle azioni che comportino aumento dell'erosione regressiva delle scarpate e, soprattutto nelle aree agricole, limitando quelle pratiche che, in corrispondenza delle litologie coesive, favoriscono l'erosione e i deflussi sia diffusi che concentrati, anche in relazione al depauperamento del suolo.

Risultano inoltre da evitare, soprattutto in corrispondenza delle litologie argillose, quelle azioni che inducano potenziali instabilità di versante.

In particolare risultano da favorire, anche attraverso incentivazione negli strumenti di pianificazione urbanistica, le pratiche agricole che aumentino la protezione del suolo e delle falde idriche. Devono inoltre essere tutelate e, ove necessario recuperate, le sistemazioni idraulico-forestali esistenti.

Dovranno essere limitati gli interventi sulla viabilità, sia principale che secondaria, che possano indurre fenomeni di instabilità dei versanti.

7. Morfotipo 1.3 - Montagna

7.1 - Il morfotipo 1.3 "Montagna" comprende il seguente sistema morfogenetico:

a. Montagna silicoclastica (MOS)

La formazione dell'Acquerino occupa l'area di alta collina ed è costituita da arenarie grossolane in strati molto spessi e in banchi con intercalazioni sottili di siltiti ed argilliti; talora alla base dei banchi sono presenti brecciole costituite da calcari micritici, siltiti ed argilliti. L'elevata resistenza all'alterazione delle arenarie di questa formazione fanno sì che la pendenza sia quasi ovunque superiore al 35%, tanto che l'utilizzo di questi terreni per pratiche agricole è sempre stato sporadico e limitato alla selvicoltura.

Si tratta di una area boscata ad elevata maturità con la forte presenza di faggio e castagno. Sul lato est a confine con Vaiano si rileva la presenza di una vasta area caratterizzata dalla presenza di ginestrone. Queste cenosi si sono insediate a seguito dell'intensa degradazione dei suoli prima destinati a castagno Queste macchie monospecifiche rappresentano una peculiarità territoriale.

indicazioni per le azioni
  • - evitare gli interventi di trasformazione che comportano aumento del deflusso superficiale alterazione della stabilità dei versanti al fine della prevenzione del rischio geomorfologico;
  • - evitare che interventi relativi alla viabilità minore destabilizzino i versanti.

b. Regole e principi di utilizzazione, manutenzione e trasformazione del Morfotipo 1.3 "Montagna"

Le regole e i principi di utilizzazione fanno diretto riferimento al documento QG - Relazione Geologica. Prescrizioni e direttive.

Considerate le caratteristiche peculiari di questo morfotipo, risulta necessario evitare quelle azioni che comportano aumento del deflusso superficiale ed alterazione della stabilità dei versanti. Deve essere limitata l'erosione dei suoli e salvaguardata l'infiltrazione nel terreno al fine di mantenere le potenzialità di riserva idrica, anche attraverso il mantenimento della copertura forestale.

Risultano inoltre da evitarsi quelle azioni che potenzialmente possano provocare instabilità di versante.

Devono essere tutelate e, ove necessario recuperate, le sistemazioni idraulico-forestali esistenti

8. Ulteriori azioni finalizzate alla tutela dell'integrità fisica del territorio sono definite nel Capo 3 del Titolo III delle presenti norme, in relazione alla prevenzione dei rischi geologico, idraulico e sismico.

Ultimo aggiornamento 25 Gennaio 2021