Disciplina di Piano online


Art. 2.1 Definizione

1. Ai sensi della LR 65/2014 lo Statuto del territorio costituisce "... l'atto di riconoscimento identitario mediante il quale la comunità locale riconosce il proprio patrimonio territoriale e ne individua le regole di tutela, riproduzione e trasformazione".

2. Esso comprende:

  • - il riconoscimento del patrimonio territoriale e delle relative invarianti strutturali;
  • - l'individuazione degli ambiti locali di paesaggio;
  • - il perimetro del territorio urbanizzato;
  • - il perimetro dei centri e dei nuclei storici e dei relativi ambiti di pertinenza;
  • - la ricognizione delle prescrizioni del PTC della Provincia di Firenze e del PIT;
  • - le regole di tutela e disciplina del patrimonio territoriale conformi alla disciplina paesaggistica del PIT;
  • - la disciplina del sistema idrografico;
  • - i riferimenti statutari per l'individuazione delle UTOE e per le relative strategie.

3. Con riferimento al PIT con valenza di Piano paesaggistico, lo Statuto del territorio persegue gli obiettivi generali della Disciplina di piano, gli obiettivi della Disciplina dei beni paesaggistici, gli obiettivi di qualità della Scheda d'Ambito 11 "Val d'Arno superiore", nonché gli specifici obiettivi dei morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee.

Art. 2.2 Atlante partecipato del patrimonio territoriale

1. L'Atlante partecipato è lo strumento dinamico, interattivo, aggiornabile, attraverso cui la comunità locale riconosce, nel tempo, il patrimonio territoriale e verifica, rispetto ad esso, l'efficacia delle politiche di governo del territorio di livello locale, sovracomunale o regionale.

2. L'Atlante è costituito, in prima istanza, dal Quadro conoscitivo e dallo Statuto del territorio del PS.

3. L'Amministrazione Comunale pubblica l'Atlante sul portale del Comune e lo rende suscettibile di aggiornamento attraverso proposte, accompagnate da idonea documentazione esplicativa, fatte pervenire, anche on line, dai cittadini.

4. Alla scadenza di ogni quinquennio di validità programmatica del PO, l'Amministrazione Comunale valuta le proposte pervenute e, se del caso, aggiorna lo Statuto del territorio verificando, conseguentemente, la coerenza della Strategia definita dal PS, ovvero dagli strumenti di pianificazione regionale o della città metropolitana.

5. La suddetta verifica costituisce azione di monitoraggio del PS ai sensi dell'articolo 1.4 delle presenti norme.

Art. 2.3 Patrimonio territoriale

1. Ai sensi della LR 65/2014, per patrimonio territoriale si intende l'insieme delle strutture di lunga durata prodotte dalla coevoluzione fra ambiente naturale e insediamenti umani, di cui è riconosciuto il valore per le generazioni presenti e future.

2. Il patrimonio territoriale, rappresentato nelle tavole da STA1.1 a STA5.2, è riferito all'intero territorio comunale ed è composto dalle strutture di lunga durata di seguito elencate (alla formazione delle suddette strutture concorrono elementi costitutivi persistenti, che rappresentano il fondamento dell'identità territoriale):

  • - struttura idrogeomorfologica, che comprende: i caratteri geologici, geomorfologici, pedologici, idrogeologici, idrologici e idraulici;
  • - struttura ecosistemica, che comprende: boschi di latifoglie, boschi di latifoglie e conifere, agroecosistemi, corsi d'acqua, edificato rurale.
    Nella tavola della struttura ecosistemica (Tavv. STA2.1 e STA2.2), oltre agli elementi costitutivi della struttura ecosistemica di lunga durata, che rivestono particolare significato identitario, sono indicati gli elementi costitutivi della struttura ecosistemica di formazione recente, con individuazione degli elementi di particolare valore ecologico. Nella suddetta tavola sono altres&igrave indicati, quali riferimenti di contesto, ulteriori elementi costitutivi della struttura ecosistemica di formazione recente privi di valore patrimoniale.
  • - struttura insediativa, che comprende: beni archeologici; centri e nuclei storici; prime espansioni urbane consolidate fino alla metà del XX secolo; permanenze di archeologia industriale; ville-fattoria, pievi, castelli e complessi di valore identitario del territorio rurale; edifici di impianto storico antecedenti la metà del XX secolo (sedime edifici); rete dei percorsi e delle infrastrutture storiche; componenti minori dell'identità storico-culturale (edicole, tabernacoli, croci votive, ecc.); giardini di impianto storico.
    Nella tavola della struttura insediativa (Tavv. STA3.1 e STA3.2), sono evidenziati gli elementi costitutivi della struttura insediativa che rivestono particolare significato identitario. Nella suddetta tavola sono inoltre indicati, quali riferimenti di contesto, gli insediamenti contemporanei (a prevalente funzione residenziale, produttiva, terziaria, di servizio) e le infrastrutture contemporanee (stradali, ferroviarie, tecnologiche).
  • - struttura agro forestale, che comprende: boschi di latifoglie, boschi di latifoglie e conifere, colture erbacee ed arboree, prati pascolati, sistemazioni agrarie, manufatti dell'edilizia rurale.
    Nella tavola della struttura agroforestale (Tavv. STA4.1 e STA4.2), sono evidenziati gli elementi costitutivi della struttura agroforestale che rivestono particolare significato identitario. Nella suddetta tavola sono inoltre indicate, quali riferimenti di contesto, le strutture agroforestali recenti (rimboschimenti di pino marittimo, robinieti, impianti di pioppicoltura).

3. Il patrimonio territoriale comprende, altres&igrave, il patrimonio culturale (beni culturali e paesaggistici, cos&igrave come rappresentati dal PIT con valenza di piano paesaggistico) e il paesaggio, che, esprimendo caratteri di eccellenza, puntuali o areali, rafforzano il profilo identitario del territorio.

4. Il PO disciplina il patrimonio territoriale in applicazione del PS, definendo specifiche modalità di intervento e di utilizzo in relazione ai caratteri delle rispettive componenti e dei relativi elementi costitutivi, cos&igrave come definiti al precedente punto 2 del presente articolo, evitando comunque, ai sensi della LR 65/2014, di ridurre il patrimonio territoriale in modo irreversibile. A tale proposito il PO, allorché preveda azioni di trasformazione del territorio, dovrà valutarle sulla base di un bilancio complessivo esteso a tutte le suddette componenti, definendole secondo criteri espressi di coerenza evolutiva ed evitando azioni casuali e/o comportanti la perdita dei valori identitari riconosciuti.

5. Il PO può integrare gli elementi costitutivi delle strutture territoriali individuati dal PS con altri, ad essi assimilati, anche di espressione contemporanea, se riconosciuti di rilevante significato identitario.

6. Il PO, agendo a una scala di maggior dettaglio rispetto al PS, può definire più compiutamente, sulla base dello stato dei luoghi e dei segni riconoscibili sul territorio, gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale e gli areali ad esso riferiti. Il PO, in particolare, individua le strade vicinali nel territorio rurale e le considera parti costitutive della rete della mobilità dolce, garantendone quanto meno la percorribilità ciclopedonale.

Art. 2.4 Invarianti strutturali

1. Ai sensi della LR 65/2014, le invarianti strutturali definiscono i principi generativi, i caratteri specifici, le relazioni e le regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione che assicurano la tutela e la riproduzione delle componenti identitarie qualificative del patrimonio territoriale.

2. Le invarianti strutturali sono rappresentate nelle tavole da STA6.1 a STA10.2.

3. In conformità al PIT e ai relativi Abachi, il PS individua le seguenti invarianti strutturali, riferendole all'intero territorio comunale:

  • - Invariante I: Caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici;
  • - Invariante II: Caratteri ecosistemici del paesaggio;
  • - Invariante III: Carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali;
  • - Invariante IV: Caratteri morfotipologici dei sistemi agroambientali dei paesaggi rurali.

4. Le suddette invarianti strutturali, sulla base della Scheda d'ambito di paesaggio 11 "Valdarno Superiore" del PIT, sono declinate in relazione ai Morfotipi individuati dal PS e, se del caso, alle Figure componenti, come indicato ai successivi articoli da 2.5 a 2.8.

5. Ai fini delle presenti norme, i principi generativi, i caratteri specifici e le relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale definiscono il contesto in cui trovano origine le regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione: essi assumono valore di direttiva, costituendo riferimento interpretativo e di indirizzo per la strategia del PS e per gli strumenti della pianificazione urbanistica. Le regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione, che assicurano la tutela e la riproduzione delle componenti identitarie qualificative del patrimonio territoriale, di contro, assumono valore prescrittivo e costituiscono contenuto essenziale delle strategie del PS e degli strumenti della pianificazione urbanistica comunale, che recepiscono le suddette regole e conformano ad esse gli interventi sul territorio

6. Le azioni per il conseguimento degli obiettivi di qualità paesaggistica negli ambiti locali di paesaggio, di cui all'articolo 2.9 delle presenti norme, sono attuate in conformità alle invarianti strutturali e, in modo particolare, alle regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione del patrimonio territoriale.

Art. 2.5 Invariante I - Caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici

1. I caratteri idrogeomorfologici dei bacini idrografici e dei sistemi morfogenetici costituiscono la struttura fisica fondativa dei caratteri identitari che stanno alla base dell'evoluzione territoriale e storica del paesaggio. I principali elementi che caratterizzano l'invariante sono la struttura geologica, geomorfologica e idrogeologica, oltre a quella pedologica, nonché la loro evoluzione nel tempo.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato anche dal PIT, è la tutela del sistema idrogeomorfologico che si esplica attraverso la tutela del "patrimonio" geologico, geomorfologico e idrogeologico.

3. Nel territorio comunale il PS individua i seguenti morfotipi: "Pianure e fondovalle"; "Collina", comprensivo anche del morfotipo "Margine" indicato dal PIT; "Montagna".

Per ognuno dei suddetti morfotipi il PS effettua un'analisi sulle formazioni geologiche presenti, sui "valori" e sulle caratteristiche peculiari, oltre a una successiva analisi delle trasformazioni e a una indicazione per le azioni.

4. Morfotipo "Pianure e fondovalle"

4.1 Principi generativi e caratteri specifici

Il morfotipo pianure e fondovalle, costituito essenzialmente dalla pianura alluvionale dell'Arno, è quello ove la dinamica fluviale ha prevalso nettamente tra i vari agenti morfogenetici. Infatti il fondovalle, fino alla canalizzazione leopoldina, è stato oggetto della libera esondazione dell'Arno che ha originato la pianura stessa. Si tratta delle porzioni di territorio riconducibili al sistema morfogenetico di Fondovalle del PIT (indicato con la sigla FON).

La pianura alluvionale dell'Arno, geologicamente caratterizzata dalla presenza dei depositi alluvionali del corso d'acqua principale, sede tra l'altro di una importante falda freatica, ha costituito, e tuttora costituisce, anche per la sua morfologia pianeggiante, il fulcro dell'attività antropica del territorio comunale.

Infatti la presenza del fiume, di una morfologia pianeggiante, di una falda idrica di subalveo di notevole importanza e la presenza di risorse naturali che sono state intensamente sfruttate nel tempo, ha permesso la concentrazione e lo sviluppo degli insediamenti principali e delle principali vie di comunicazione che percorrono la valle lungo il suo asse principale, nella parte orientale del territorio comunale.

L'escavazione dei depositi alluvionali (inerti) avvenuta nei decenni scorsi, ed oggi vietata, ha creato caratteristici laghi di origine antropica lungo le aree adiacenti all'Arno e ai suoi argini.

Le valli alluvionali originate dal Borro del Cesto e da quello del Ponterosso, affluenti di sinistra dell'Arno, costituiscono importanti realtà nel territorio comunale, dove si sono sviluppati agglomerati urbani secondari recenti.

Il fondovalle, principalmente quello dell'Arno ed in minor misura quelli secondari, fornisce elevate potenzialità produttive, agricole e risorse idriche importanti.

Di notevole importanza sono i depositi alluvionali recenti, in particolare il loro livello inferiore ghiaioso-sabbioso, in quanto sede di un importante acquifero freatico.

4.2 Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

La morfologia del fondovalle, legata strettamente ai processi che lo hanno generato, risulta pianeggiante, fino al limite esterno legato ai terrazzi alluvionali, che a loro volta rappresentano la base dei rilievi collinari.

Elemento fondamentale del fondovalle è l'acquifero freatico che risulta, oltre che di notevole importanza, anche estremamente sensibile e caratterizzato da una elevata vulnerabilità, soprattutto a causa dell'alta pressione insediativa; risulta tuttavia parzialmente protetto dal livello superiore degli stessi depositi, di natura limoso argillosa. Costituiscono vie preferenziali di infiltrazioni nella falda i suddetti laghi di escavazione.

La falda idrica presente nel livello inferiore dei depositi alluvionali risulta di notevole importanza per l'approvvigionamento acquedottistico.

La presenza di numerose cave abbandonate che sfruttavano il livello inferiore dei depositi alluvionali (ghiaie e sabbie), ove non adeguatamente ripristinate o protette, unitamente alla presenza di attività di lavorazione e trattamento inerti, sempre concentrate nel fondovalle, può rappresentare un rischio per le falde acquifere.

4.3 Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Fatte salve le indicazioni di carattere sovraordinato e quelle idrauliche, il fondovalle non presenta, sostanzialmente, limitazioni alle trasformazioni antropiche.

La tutela della falda idrica presente nei depositi alluvionali di fondovalle, soprattutto in relazione alla sua scarsa protezione naturale, risulta di primaria importanza. Dovranno quindi essere adottate, anche a carattere locale, misure di salvaguardia e di protezione delle falde idriche evitando eccessivi prelievi idrici nel subalveo.

Gli strumenti della pianificazione urbanistica dovranno incentivare e valorizzare, anche ai fini didattici e ricreativi, gli ambienti palustri e lacustri dei laghi presenti lungo il corso dell'Arno, derivanti dalla passata attività estrattiva. Infatti sono da vietare, ai sensi della normativa attuale, gli usi legati all'attività estrattiva di fondovalle e sono invece da incentivare le attività di valorizzazione dei siti delle attività estrattive dismesse, anche in relazione alla protezione idrogeologica delle falde.

Sono da evitare ulteriori usi massicci di suolo, sia ai fini idraulici che idrogeologici.

5. Morfotipo "Collina"

5.1 Principi generativi e caratteri specifici

Il morfotipo collina risulta estremamente articolato, soprattutto in relazione alla variazione litologica ed alla risposta agli agenti morfogenetici.

In questo sistema sono inserite le porzioni di territorio riconducibili ai sistemi morfogenetici del PIT Margine (MAR), Collina dei bacini neoquaternari (CBSa, CBLr, CBAt), Collina a versanti dolci sulle Unità Liguri (CLVd), parte sulle Unità Toscane (CTVd) e la Collina calcarea (Cca).

I terrazzi fluviali costituiscono la base dei versanti collinari e di questo morfotipo, rappresentando la congiunzione fra il fondovalle e la collina propriamente detta. Si tratta di depositi alluvionali antichi, poi parzialmente erosi, e di scarsa rilevanza idrogeologica in quanto caratterizzati da una limitata permeabilità, a causa della loro elevata pedogenesi.

I sedimenti fluvio-palustro-lacustri a composizione argilloso limosa danno origine a forme dolci e mammellari, con un reticolo tipicamente dendritico ed assenza di falde idriche. Quelli a composizione sabbioso ciottolosa, di natura granulare, danno invece origine a forme di erosione con pareti subverticali e risultano comunque privi di falde di una certa importanza. I litotipi più competenti, a composizione calcarea e silicoclastica danno invece origine a forme intermedie con presenza di falde profonde.

In corrispondenza delle pendici della dorsale dei Monti del Chianti sono presenti aree di "pianalto", originate dai sedimenti di chiusura della fase deposizionale di riempimento del bacino Villafranchiano valdarnese. Questi "pianalti", caratterizzati da una morfologia sub-pianeggiante, risultano essenzialmente stabili, limitati, verso l'asse del bacino ed in corrispondenza dei corsi d'acqua trasversali all'asse del bacino stesso, da scarpate in erosione attiva, soprattutto nella parte settentrionale del territorio comunale, nella zona di Loppiano. I pianalti, su questo lato del bacino, risultano fortemente erosi e di limitata estensione in confronto al margine nord orientale dove rivestono un'importanza ben maggiore (versante del Pratomagno).

In corrispondenza dei depositi granulari sono talvolta presenti scarpate morfologiche subverticali o a pendenze molto acclivi, denominate localmente "balze". Questi depositi granulari sono riconducibili alle conoidi che si sviluppano alla base della dorsale dei Monti del Chianti e sono composte da ciottolami e sabbie; queste pareti subverticali, che raggiungono anche i 15 metri, si sono potute sviluppare a causa della maggiore competenza di questi depositi rispetto a quelli sottostanti limoso-argillosi. Queste morfologie sono soggette a forte instabilità per crollo delle pareti sub-verticali presenti ed a frane di colamento.

Nei terreni coesivi limoso-argillosi, corrispondenti ai depositi palustro-lacustri della parte centrale del bacino, si hanno deboli pendenze e forme tondeggianti che creano colline dolci, contraddistinte generalmente da estesi movimenti di versante che possono concretizzarsi in fenomeni tipo soliflusso oppure in vere e proprie frane di colamento a cinematica lenta.

Nei depositi fluvio-lacustri e palustro-lacustri del sistema collinare non sono presenti falde idriche di una qualche rilevanza, in quanto si tratta di sedimenti poco permeabili per la loro natura litologica, ad eccezione dei depositi sabbioso-ciottolosi di conoide, ove possono essere presenti falde idriche di limitata produttività confinate in corrispondenza dei livelli e/o lenti francamente sabbiosi. Le falde idriche che si possono riscontrare, a profondità notevoli, sono quelle presenti nel substrato litoide costituito dall'ammasso roccioso, di natura arenaceo torbiditica e calcareo marnosa, che caratterizza il sistema montano.

Nella porzione meridionale del Comune è presente la zona mineraria collegata alla Centrale di Santa Barbara. La miniera, oramai abbandonata e giunta alla fase di ripristino, attiva già storicamente, sfruttava il banco di lignite xiloide presente alla base dei depositi palustro-lacustri del Bacino di Castelnuovo, instauratosi nella prima fase di sedimentazione del Villafranchiano inferiore.

Il reticolo idrografico risulta essenzialmente di tipo dendritico nelle litologie meno competenti e, secondariamente, nelle litologie competenti (calcari e arenarie) governato dalle strutture tettoniche.

La stabilità risulta solitamente elevata in corrispondenza delle litologie silicoclastiche e calcaree, fragile in corrispondenza dei sedimenti sciolti, sia di natura argillosa che sabbioso ciottolosa.

5.2 Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Le porzioni pianeggianti del morfotipo collinare, note come pianalti, hanno costituito centri secondari dello sviluppo degli insediamenti, anche a causa della morfologia pianeggiante e della stabilità geomorfologica, che hanno permesso uno sviluppo ideale dell'attività umana ed in particolar modo di quella agricola, anche se secondaria rispetto a quella di fondovalle. Limitazioni allo sviluppo agricolo sono dovute alla scarsità delle falde idriche di sottosuolo; solamente nel substrato calcareo ed arenaceo si possono riscontrare falde profonde di una certa entità.

Limitate sono anche le risorse naturali presenti nella collina, almeno a livello comunale.

Estrema criticità presentano i terreni a composizione limoso argillosa che costituiscono i dolci rilievi collinari posti tra la pianura ed i pianalti oppure quelli sabbioso ciottolosi, denominati "balze", anche se di limitata estensione.

Minore impatto e criticità presentano le porzioni collinari caratterizzate da litologie calcaree e silicoclastiche.

5.3 Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Considerate le criticità litologiche e di evoluzione morfologica della collina, in particolar modo quella di raccordo tra i pianalti ed il fondovalle, risulta necessario evitare azioni che comportino alterazioni del suolo e del deflusso superficiale, limitare l'erosione dei suoli anche in relazione alla minore resistenza agli agenti dei terreni argillosi e sabbiosi.

Particolare attenzione dovrà essere posta alle azioni che comportino aumento dell'erosione regressiva delle scarpate nelle litologie granulari e, soprattutto nelle aree agricole, limitando quelle pratiche che, in corrispondenza delle litologie coesive, favoriscono l'erosione e i deflussi sia diffusi che concentrati, anche in relazione al depauperamento del suolo.

Risultano inoltre da evitare, soprattutto in corrispondenza delle litologie argillose, quelle azioni che inducano potenziali instabilità di versante.

In particolare risultano da favorire, anche attraverso incentivazione negli strumenti di pianificazione urbanistica, le pratiche agricole che aumentino la protezione del suolo e delle falde idriche. Devono inoltre essere tutelate e, ove necessario recuperate, le sistemazioni idraulico-forestali esistenti.

Dovranno essere limitati gli interventi sulla viabilità, sia principale che secondaria, che possano indurre fenomeni di instabilità dei versanti.

6. Morfotipo "Montagna"

6.1 Principi generativi e caratteri specifici

Il sistema montano, che corrisponde ai versanti impostati essenzialmente sui litotipi arenaceo torbiditici riferibili al Macigno e all'Unità Cervarola-Falterona e, limitatamente, a quelli calcareo marnosi delle Unità Liguri, risulta caratterizzato da versanti mediamente acclivi, profondamente incisi dai corsi d'acqua, con pendenze più dolci in corrispondenza delle litologie argillitico-marnose riferibili ai vari olistostromi. Sono ad esso riconducibili i sistemi morfogenetici della Montagna silicoclastica (MOS), della Collina a versanti ripidi sulle Unità Toscane (CTVr) e parte della Collina a versanti dolci sulle Unità Toscane (CTVd) del PIT.

I versanti sono solitamente caratterizzati da una buona stabilità generale, con rari fenomeni gravitativi e di erosione superficiale che coinvolgono soprattutto le coperture detritiche e gli affioramenti degli olistostromi. Dal punto di vista idrogeologico il sistema montano è caratterizzato da falde idriche profonde, sfruttabili, ed in parte sfruttate, dovute alla fratturazione dell'ammasso roccioso.

Il reticolo idrografico risulta governato, oltre che dalla pendenza, dalle strutture tettoniche.

La stabilità risulta solitamente elevata in corrispondenza delle litologie silicoclastiche e calcaree, mediamente bassa, in corrispondenza di quelle argillitiche.

Le falde risultano profonde e di conseguenza mediamente protette, salvo casi particolari in corrispondenza di aree particolarmente permeabili dovute alla fratturazione.

6.2 Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

La montagna rappresenta, nel territorio comunale, una porzione di territorio a versanti mediamente ripidi, essenzialmente stabile, con estese coperture forestali, scarsamente sfruttata. Gli insediamenti sono limitati e isolati.

Le falde idriche, importanti essenzialmente come riserve e scarsamente sfruttate, sono profonde e ben protette.

Scarsa, a causa delle litologie e dell'estesa copertura forestale, è la propensione al dissesto, ad eccezione delle litologie prevalentemente argillitiche ("Olistostromi") in corrispondenza delle quali si hanno fenomeni di erosione e instabilità.

6.3 Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Considerate le caratteristiche peculiari di questo morfotipo, risulta necessario evitare quelle azioni che comportano aumento del deflusso superficiale ed alterazione della stabilità dei versanti. Deve essere limitata l'erosione dei suoli e salvaguardata l'infiltrazione nel terreno al fine di mantenere le potenzialità di riserva idrica, anche attraverso il mantenimento della copertura forestale.

Risultano inoltre da evitarsi quelle azioni che potenzialmente possano provocare instabilità di versante.

Devono essere limitati gli interventi sulla viabilità, sia principale che secondaria, che possano indurre fenomeni di instabilità dei versanti.

Devono essere tutelate e, ove necessario recuperate, le sistemazioni idraulico-forestali esistenti.

Art. 2.6 Invariante II - Caratteri ecosistemici del paesaggio

1. I caratteri ecosistemici rappresentano la struttura biotica del paesaggio comunale e definiscono un ricco ecomosaico con prevalenti matrici agricole e forestali, con buoni livelli di biodiversità e localizzati, rilevanti, valori naturalistici.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato dalla disciplina del PIT, è elevare la qualità ecosistemica del territorio attraverso l'efficienza della rete ecologica, l'alta permeabilità ecologica, l'equilibrio delle relazioni tra le componenti naturali, seminaturali e antropiche dell'ecosistema. Sulla base dell'Abaco regionale dell'invariante e delle analisi territoriali effettuate, tale obiettivo trova specificazione, a livello locale:

  • - Intero territorio comunale:
    • - nella riduzione dei processi di consumo di suolo;
    • - nella riduzione dell'effetto barriera prodotto dalle infrastrutture lineari e dalle urbanizzazioni di fondovalle, realizzando interventi di deframmentazione e di miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica diffusa;
    • - nel proseguimento del ripristino ambientale e paesaggistico dell'ex bacino minerario di Santa Barbara, attraverso il mantenimento di vasti ambienti agricoli e pascolivi e la valorizzazione degli importanti nuclei forestali d'impianto realizzati con latifoglie autoctone;
    • - nella tutela degli ecosistemi naturali e degli habitat di interesse comunitario;
    • - nella prevenzione, nel controllo e nella limitazione della diffusione di specie animali e vegetali alloctone invasive;
    • - nel rispetto della Strategia regionale per la biodiversità e dei suoi specifici obiettivi, come approvata nell'ambito del Piano Ambientale energetico regionale (PAER).
  • - Morfotipo ecosistemico forestale:
    • - nella tutela dei nodi forestali, dei boschi di maggiore maturità, dei boschi ripariali, anche attraverso il sostegno alla gestione forestale naturalistica;
    • - il miglioramento della qualità complessiva delle matrici forestali.
  • - Morfotipo ecosistemico fluviale:
    • - nel miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali (vegetazione ripariale, qualità delle acque, ittiofauna e batracofauna) e, in particolare, nella riqualificazione del corridoio ecologico del Fiume Arno.
  • - Morfotipo degli agroecosistemi:
    • - nel mantenimento e nel recupero, ove possibile, dei pascoli, delle tradizionali attività agricole e degli oliveti terrazzati, limitando i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva, in particolare nei nodi della rete degli agroecosistemi;
  • - Morfotipo delle zone umide:
    • - nella valorizzazione ecologica, didattica e ricreativa delle ex cave di ghiaia del fondovalle.
  • - Morfotipo degli arbusteti:
    • - nella tutela delle brughiere a ginestrone e ginestra dei carbonai del settore alto-collinare.

3. Nel territorio comunale il PS individua i morfotipi ecosistemici forestale, fluviale, degli arbusteti, delle zone umide, nonché il morfotipo degli agroecosistemi, e li articola nei seguenti elementi funzionali e strutturali della Rete ecologica:

  • - nodo primario forestale, tra Ponte agli Stolli e il limite comunale meridionale;
  • - nodo secondario forestale, tra Poggio alla Croce e Ponte agli Stolli e tra il confine comunale settentrionale e Monte Lepri;
  • - nodo secondario degli agroecosistemi, a sud-est di Gaville e a ovest di Burchio;
  • - nodi fluviali dell'Arno, tra Incisa (ponte autostradale) e la confluenza del Fosso di Burchio e tra l'abitato di Figline e il confine provinciale a monte, compreso il tratto terminale del Torrente Resco;
  • - nodo fluviale del borro del Cesto (medio corso);
  • - nodi secondari delle zone umide (garzaia di Figline, valli del Borro della Lupa e del Borro di San Donato);
  • - corridoi ecologici forestali, lungo la valle del Borro di Moriano e del suo affluente (Borro degli Alberelli), boschi collinari del Borro della Gonfolina, del Borro di Ponterosso, dell'alto corso del Borro del Cesto e rimboschimenti dell'ex miniera di Santa Barbara, tratti ripariali boscati del fiume Arno, del Fosso delle Campane e del Fosso del Selceto;
  • - matrice forestale di connessione;
  • - matrice di connessione degli agroecosistemi;
  • - nuclei di connessione forestali, degli agroecosistemi, degli arbusteti;
  • - elementi residuali di connessione forestali, degli agroecosistemi, degli arbusteti e delle zone umide;
  • - corsi d'acqua da riqualificare;
  • - corsi d'acqua meritevoli di indagine (Borro di Moriano, Fosso della Granchia, Borro del Valico, Borro della Vaggina, Borro di Campocigoli).

4. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione valide per l'intera struttura ecosistemica

In tutte le aree corrispondenti ai morfotipi di seguito descritti per non ridurre o annullare l'efficacia delle connessioni ecologiche garantite dai sistemi agricoli (coltivazioni erbacee ed arboree, prati-pascolo, incolti), occorre evitare processi di saldatura lineare tra i centri urbani ubicati nel fondovalle dell'Arno. A tale fine si dovranno:

  • - mantenere i varchi inedificati e le direttrici di connettività ecologica trasversale, attualmente costituiti da:
  • - coltivi che si estendono tra Palazzolo, Burchio, l'abitato di Incisa e il fiume Arno;
  • - incolti e arbusteti che si estendono tra l'Arno e il corridoio infrastrutturale in destra idrografica dell'Arno.
  • - area tra Figline e il confine comunale con San Giovanni Valdarno;
  • - riqualificare e mantenere i varchi inedificati e le direttrici di connettività ecologica trasversale, attualmente costituiti da:
  • - aree non urbanizzate tra gli abitati di Incisa e Massa d'Incisa;
  • - fascia di colture agrarie, incolti ed arbusteti presente tra la SR 69 e l'Arno, estesa verso sud fino alla confluenza in Arno del Borro del Cesto;
  • - mantenere e qualificare i 33 passaggi faunistici, costituiti da strade (sovrappassi, sottopassi) o da piccoli corsi d'acqua, individuati nelle tavole QC1.4.1 e QC1.4.2, "Reti Ecologiche", in corrispondenza di importanti barriere lineari o diffuse.

5. Morfotipi ecosistemici: boschi

5.1. Principi generativi e caratteri specifici

La copertura forestale attuale è l'estensione massima raggiunta negli ultimi secoli. La sua distribuzione, sui versanti alto collinari, è connessa alle condizioni edafiche del terreno e all'acclività, che hanno favorito lo sviluppo di attività agricole nella media e bassa collina e nel fondovalle, ma non hanno impedito, in passato, di colonizzare anche gran parte delle porzioni sommitali dei rilievi, soprattutto con colture arboreee e pascoli. Merita peraltro ricordare che nel territorio comunale, come nella gran parte del territorio regionale, il bosco è l'ecosistema climax che si instaurerebbe senza il condizionamento umano e che ragionevolmente era presente in epoca geologica. Questo morfotipo ha una distribuzione soddisfacentemente continua ed estesa lungo tutto il crinale alto-collinare e, in particolare, da Poggio alla Croce a Monte Acuto, tanto da rappresentare un nodo secondario (porzione settentrionale) e primario (porzione meridionale) della rete ecologica forestale; dal crinale discendono versanti boscati a costituire il proseguimento di un nodo secondario e corridoi forestali, più ampio e continuo lungo la valle del borro degli Alberelli e del borro di Moriano, più frammentati e ristretti negli altri casi. Lungo l'Arno la fascia ripariale a salici, pioppi e robinia costituisce uno stretto e discontinuo corridoio forestale. Nuclei di connessione forestale sono ben distribuiti nella matrice agraria pedecollinare.

5.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

I rapporti con la struttura agroforestale, la cui individuazione e descrizione costituisce la base per la descrizione di questo morfotipo ecosistemico, risultano evidenti ed ovvi. Dal punto di vista strettamente ecologico, risulta di importanza provinciale la continuità forestale verso nord (Poggio di Firenze), verso ovest (boschi di San Polo e Strada in Chianti) e verso sud (proseguimento dei boschi dei Monti del Chianti); verso est il corso e la stretta pianura alluvionale dell'Arno separano i corridoi boscati da analoghe unità del territorio comunale di Reggello, posti per lo più lungo le strette valli dei torrenti, e dalla foresta di Vallombrosa e Sant'Antonio (nodo primario provinciale).

La copertura boscata, insieme all'acclività e all'esposizione, ha condizionato la distribuzione dell'urbanizzato. D'altro canto, il bosco svolge funzioni di protezione idrogeologica per i coltivi e gli abitati posti a valle, di protezione delle falde freatiche, di filtro degli inquinanti (vegetazione ripariale), oltre a conosciute funzioni ricreative. I corridoi boscati, oltre la stretta funzione ecologica di connessione, hanno un'elevata importanza paesaggistica.

5.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

L'estensione e la continuità della copertura forestale sono caratteri identitari di particolare valore e devono essere mantenuti, evitando la frammentazione dell'ecosistema tramite l'apertura di nuove strade o di piste forestali, in particolare all'interno dei nodi della Rete ecologica dei boschi. Dove però la copertura forestale è recente (successiva agli anni '50 del secolo scorso) e caratterizzata da boschi di ridotto valore naturalistico e paesaggistico, è auspicabile il ripristino di colture erbacee o arboree, nel rispetto delle leggi regionali in materia. È tuttavia di grande importanza ecologica e paesaggistica il mantenimento delle fasce boscate presenti lungo i corsi d'acqua e negli impluvi, ancorché di formazione recente, in quanto elementi della struttura ecosistemica di particolare valore patrimoniale.

È utile e necessario, inoltre, migliorare la connessione ecologica dei boschetti isolati (nuclei di connessione di cui al punto 3 del presente articolo), soprattutto con interventi di incremento dell'infrastrutturazione ecologica nella matrice agricola circostante.

L'ecosistema naturale e il bosco in particolare, oltre a quelle ecologiche, svolge funzioni plurime. Occorre pertanto favorire le attività di educazione ambientale, di ricreazione e di svago all'interno del sistema forestale, compresi i nuclei forestali di nuovo impianto realizzati con latifoglie autoctone nell'ex bacino minerario di Santa Barbara, evitando, al contempo, l'aumento dei livelli di inquinamento acustico, luminoso, da rifiuti conseguenti alle attività connesse alla multifunzionalità forestale. Al tempo stesso, anche per favorire tale multifunzionalità, è opportuno diffondere tra gli operatori privati conoscenze tecniche ed ecologiche sulla gestione forestale naturalistica, con particolare riguardo ai nodi della Rete ecologica dei boschi, ai boschi di maggiore maturità e alle fasce ripariali.

In tutto il territorio comunale assume grande importanza ecologica e paesaggistica prevenire la diffusione di specie vegetali alloctone invasive e, in particolare, della robinia o cascia (Robinia pseudacacia) e dell'ailanto (Ailanthus altissima). Tale prevenzione andrà attuata con specifici indirizzi pianificatori per i nuovi impianti di verde, pubblico e privato, nonché favorendo la diffusione delle conoscenze sugli impatti ambientali e paesaggistici prodotti dalle specie animali e vegetali alloctone.

6. Morfotipi ecosistemici: agroecosistemi

6.1. Principi generativi e caratteri specifici

L'attuale distribuzione dei coltivi è abbastanza simile a quella presente nel XIX secolo, anche se vi è stata negli ultimi decenni una locale espansione del bosco a scapito dei terreni agricoli. Nel corso dell'800 e almeno fino agli anni '60 del secolo scorso le coltivazioni arboree, rappresentate con ragionevole probabilità principalmente da oliveti e vigneti, avevano una estensione significativamente maggiore di quella attuale, ridottasi in favore del bosco e dei seminativi. Le aree coltivate (colture erbacee e arboree) costituiscono una matrice di connessione molto estesa e, soprattutto nella porzione centro-meridionale, in parte frammentata. Le aree naturali e seminaturali (prati, pascoli, praterie arbustate, incolti) sono molto frammentate e di ridotte dimensioni; dove risultano più concentrate, accompagnate da sufficiente densità di elementi del paesaggio agrario, sono stati individuati due nodi secondari, alle due estremità nord e sud del territorio comunale. Poche risultano le aree agricole con caratteri di nuclei di connessione.

6.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

I rapporti con la struttura agroforestale, la cui individuazione e descrizione costituisce la base per la descrizione di questo morfotipo eco sistemico, risultano evidenti ed ovvi. I prati e seminativi della porzione settentrionale sono in continuità ambientale con analoghe colture del territorio comunale di Rignano sull'Arno; i collegamenti verso sud sono più discontinui, per l\a presenza dell'ex bacino minerario di Santa Barbara e della fascia urbanizzata di San Giovanni. Verso ovest non c'è connessione, in quanto le estese formazioni boscate alto collinari rappresentano una barriera biologica diffusa; verso est i collegamenti sono resi problematici dalla presenza di numerose barriere, diffuse (centri abitati ed industriali) e lineari, quest'ultime sia biologiche (corso dell'Arno) che antropiche (autostrada, ferrovia, strade di grande comunicazione). La diffusione delle colture agrarie, nei secoli passati, ha favorito la nascita di nuclei rurali e di fattorie, contribuendo, insieme alla diffusione degli oliveti, a caratterizzare il paesaggio rurale. La presenza di estese superfici di vigneto, sistemato a rittochino, può localmente avere effetti negativi sulla regimazione delle acque e sulla relativa stabilità geomorfologica dei versanti (struttura idrogeomorfologica).

6.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Occorre prioritariamente migliorare e favorire le condizioni di vita in ambiente rurale, intervenendo sui bisogni primari e secondari delle comunità locali (accessibilità stradale, riscaldamento, linee telefoniche ed elettriche, collegamenti internet, servizi di trasporto pubblico), onde mantenere e recuperare, ove possibile, le tradizionali attività agricole e di pascolo.

Per garantire il mantenimento e il miglioramento delle funzioni ecologiche degli agroecosistemi comunali è necessario aumentare la permeabilità ecologica della matrice agricola, attraverso l'incremento o la ricostituzione di elementi vegetali puntuali e lineari (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili, ecc.), e favorire il recupero delle aree agricole frammentate interessate da processi di ricolonizzazione arbustiva. In analogia con il precedente punto 5.3 del presente articolo, dove il bosco è di insediamento recente (successivo agli anni '50 del secolo scorso) è auspicabile il ripristino di colture erbacee o arboree nel rispetto delle leggi regionali in materia.

In conformità alle norme vigenti in materia (comunitarie, nazionali e regionali), negli interventi di ristrutturazione dei complessi rurali o di nuova edificazione è poi necessario incentivare l'utilizzo di accorgimenti tecnici per favorire la salvaguardia o l'incremento delle popolazioni di chirotteri (pipistrelli), di rapaci diurni e notturni, di irundinidi (rondini, balestrucci), anche attraverso iniziative divulgative pubbliche.

Per accrescere la consapevolezza comune, è opportuno favorire la diffusione delle conoscenze in merito alla creazione di fasce non coltivate al margine dei campi, onde aumentare la naturalità e la continuità ecologica dell'agrosistema: tali fasce permettono, infatti, il ritorno di molte specie spontanee di flora e rappresentano l'habitat vitale per piccoli organismi (insetti, rettili, micromammiferi), oltre che aree di caccia e di alimentazione per molti altri animali (uccelli, mammiferi).

A fini agronomici, ecologici e paesaggistici, oltre che per prevenire il deflusso superficiale e l'erosione del suolo, è inoltre opportuno favorire la diffusione delle conoscenze sulla funzione delle sistemazioni idraulico-agrarie e, più in generale, sul sistema di regimazione delle acque superficiali.

In coerenza al progetto di recupero ambientale delle aree dismesse, nell'ex bacino minerario di Santa Barbara è opportuno mantenere vasti ambienti agricoli e pascolivi per finalità ecologiche e paesaggistiche, limitando eventuali altri usi del suolo ad aree di ridotte dimensioni con scarsa visibilità alla distanza.

È inoltre indispensabile tutelare la qualità ecologica dei coltivi intorno a Burchio e a Gaville (nodi della rete degli agroecosistemi), evitando o, quanto meno, contenendo l'espansione delle urbanizzazioni e incentivando il mantenimento delle colture tradizionali e degli elementi della infrastrutturazione rurale (siepi, alberi camporili, fasce boscate lineari lungo i corsi d'acqua).

È indispensabile, infine, favorire il mantenimento delle aree agricole nella pianura alluvionale, riducendo i processi di dispersione insediativa nel territorio rurale ed evitando i processi di saldatura lineare tra i centri abitati ubicati lungo il fiume.

7. Morfotipi ecosistemici: corsi d'acqua

7.1. Principi generativi e caratteri specifici

Il corso dell'Arno segue l'attuale tracciato dall'inizio del 1800, quando avvenne la sua definitiva rettificazione. Nonostante molti segmenti fluviali siano fortemente alterati nella qualità delle acque o nella naturalità degli ambienti ripariali, due tratti mantengono nel complesso una significativa diversità di specie guida e, per l'ampiezza dell'alveo e per la quantità di affluenti, funzioni connettive e di serbatoio di specie animali e vegetali di importanza regionale.

Gran parte dei principali affluenti dell'Arno è da riqualificare, sia nella qualità delle acque che nella naturalità delle rive, ad eccezione di un ampio tratto del medio corso del Borro del Cesto e del tratto terminale del Torrente Resco; il Borro di Moriano, che al pari di quello del Cesto, è ricco di affluenti in quanto al centro di un reticolo idrografico di tipo dendritico, è stato ritenuto meritevole di indagini per la sua possibile funzione di nodo, al momento non individuabile per la totale assenza di informazioni chimiche e biologiche, al pari del fosso della Granchia e dei borri del Valico, della Vaggina, del Molinuzzo e di Campocigoli.

7.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

La fasce arboree ripariali (morfotipo forestale) ed i relativi corsi d'acqua hanno tra loro evidenti rapporti ecologici e paesaggistici. I corsi d'acqua che attraversano gli abitati di Incisa e di Figline sono separati dall'Arno da discontinuità antropiche lineari (strade) e diffuse (aree urbane e commerciali) e in molti casi risultano tombati nei tratti terminali. Il corso dell'Arno e, secondariamente, di alcuni suoi affluenti (Borro del Cesto, Borro di Ponterosso, Borro di San Cipriano), ha inoltre un'evidente rapporto con la struttura insediativa (centri abitati e vie di comunicazione, storiche e contemporanee).

7.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

È indispensabile migliorare la qualità biochimica delle acque, aumentando la copertura depurativa dei reflui delle aree urbane e industriali, migliorandone l'efficienza e incentivando la fitodepurazione per nuclei rurali isolati. Per aumentare la permeabilità ecologica, è inoltre opportuno realizzare piccoli interventi di riconnessione ecologica in corrispondenza dei passaggi faunistici sui tratti urbani dei corsi d'acqua.

Occorre mantenere, incrementare e valorizzare la naturalità dei nodi della rete ecologica dei corsi d'acqua e, in particolare, dei relativi tratti del fiume Arno e del Borro del Cesto, evitando interventi che possano alterare la qualità biochimica delle acque e la qualità ecologica delle aree di pertinenza fluviale. Per il Borro di Moriano è necessario favorire studi e monitoraggi sulla qualità delle acque e dei popolamenti faunistici ad esso legati.

Per accrescere la consapevolezza comune, è importante attivare iniziative per diffondere le conoscenze sulle funzioni e sulla corretta gestione dei corsi d'acqua. In particolare è opportuno:

  • - favorire la diffusione delle conoscenze sulle tecniche di ingegneria naturalistica, per ridurre i processi di artificializzazione degli alvei e delle sponde;
  • - promuovere forme di fruizione sostenibile dei corsi d'acqua e delle relative fasce ripariali, evitando, al contempo, l'aumento dei livelli di inquinamento acustico, luminoso e da rifiuti conseguenti alle attività connesse alla multifunzionalità forestale;
  • - favorire la diffusione delle conoscenze in merito agli impatti ambientali e paesaggistici esercitati dalle specie animali e vegetali alloctone e, in particolare, della robinia o cascia (Robinia pseudacacia), dell'ailanto (Ailanthus altissima), della nutria (Myocastor coypus), della tartaruga palustre americana (Trachemys scripta) e delle numerose specie ittiche alloctone.

8. Morfotipi ecosistemici: arbusteti

8.1. Principi generativi e caratteri specifici

Il morfotipo si presenta molto frammentato, con assenza di aree continue e di grandi dimensioni. Ecologicamente importanti le residuali brughiere a ginestrone e ginestra dei carbonai nel settore alto-collinare (in particolare un nucleo di connessione di oltre 20 ha), oltre ad ampi nuclei di connessione nel settore meridionale del territorio comunale.

8.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Gli arbusteti si formano a seguito dell'abbandono colturale o, raramente, a seguito di tagli boschvi in stazioni in cui il bosco fatica a reinsediarsi (suoli poco fertili, elevata acclività). In assenza di gestione in pochi decenni si evolvono in formazioni boscate. Evidenti i rapporti con altri morfotipi della struttura ecosistemica (boschi e agroecosistemi) e con la struttura agroforestale. L'elevata copertura assicurata da queste formazioni vegetali determina una migliore protezione del suolo dall'azione delle piogge, rispetto alle colture che li hanno preceduti, con locali effetti positivi sulla stabilità dei versanti (struttura idrogeomorfologica).

8.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Per l'importanza ecologica e paesaggistica delle brughiere a dominanza di ginestrone (uliceti), è importante attuare periodici interventi di conservazione attiva, eliminando gli esemplari arborei, cresciuti ai margini e all'interno di queste formazioni vegetali.

Per la funzione di rifugio e di luogo di riproduzione della fauna, è inoltre opportuno salvaguardare le condizioni di ecotonalità e compenetrazione tra gli ambienti forestali e quelli aperti, attraverso il rilascio di piante isolate e di fasce arbustate a margine delle formazioni boschive.

In considerazione del costante aumento delle superfici arbustate, a fini ecologici e paesaggistici è necessario limitare i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva, incentivando il decespugliamento delle aree agricole abbandonate da meno di 15 anni e il recupero delle tradizionali attività agricole e di pascolo. In particolare, i decespugliamenti potranno eliminare per intero (ad eccezione degli uliceti o delle formazioni di valore paesaggistico) i nuclei con estensione inferiore a 2 ettari (elementi residuali di connessione della Rete degli arbusteti), mentre dovranno mantenere almeno il 30% della superficie dei nuclei con estensione superiore a 2 ettari (nuclei di connessione della Rete degli arbusteti).

9. Morfotipi ecosistemici: zone umide

9.1. Principi generativi e caratteri specifici

Il morfotipo è costituito da strutture di formazione recente, quali quelle formatesi a seguito del processo di rinaturalizzazione delle ex cave di ghiaia, scavate nel fondovalle dell'Arno tra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, e gli invasi collinari, creati, con l'eccezione degli invasi del Castello di Pratelli e del Borro della Granchia, nella seconda metà del secolo scorso. Nel territorio comunale gran parte di queste aree risulta isolata e di ridotte o ridottissime dimensioni; fanno eccezione le valli dei borri della Lupa e di San Donato (porzione comunale meridionale), che rappresentano un ambiente naturale, forestale e fluviale, con numerose specie animali legate agli ambienti umidi e all'acqua. L'area di maggiore importanza ecologica (garzaia presso Restone, nodo secondario della Rete delle zone umide) risulta ben inserita nel contesto territoriale di pianura, con numerose ex cave di ghiaia presenti anche in destra idrografica.

In epoca geologica (Neogene) il fondovalle e le prime pendici collinari erano comprese nel grande bacino fluvio - lacustre del Valdarno superiore; il fondovalle è rimasto palustre per ampie zone fino alle bonifiche iniziate nel XIII secolo. Le specie animali, acquatiche e palustri, che oggi utilizzano le attuali zone umide artificiali (ex cave) rappresentano una testimonianza importante delle passate funzioni ecologiche di questa parte di territorio.

9.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Gli invasi collinari hanno un'evidente relazione con i coltivi circostanti, in quanto creati principalmente a fini irrigui (morfotipo degli agroecosistemi e struttura agroforestale). Gli invasi originatisi da ex cave di ghiaia hanno rapporti ecologici con il fiume Arno (morfotipo dei corsi d'acqua) e con la struttura idrogeomorfologica, in quanto la passata attività estrattiva ha posto a cielo aperto la falda sottostante. Tutta l'area comunale meridionale interessata dalle ex cave, in destra e in sinistra idrografica, ospiterà casse di espansione delle piene del fiume Arno (casse di Pizziconi e di Restone).

9.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

È opportuno qualificare e valorizzare gli ecosistemi palustri e lacustri derivanti da siti estrattivi abbandonati, attraverso interventi di gestione naturalistica, anche a fini didattici e ricreativi, da attuarsi nelle aree di maggior estensione e valore, compresa l'area della Garzaia di Restone.

E' inoltre necessario che l'Amministrazione Comunale contribuisca direttamente alla progettazione della casse di espansione di Pizziconi e, in particolare, di Restone, onde qualificare, valorizzare ed ampliare gli ecosistemi palustri e lacustri già presenti al loro interno.

Art. 2.7 Invariante III - Carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali

1. Il carattere policentrico e reticolare dei sistemi insediativi, urbani e infrastrutturali, strutturato nel sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle e nelle rete dei piccoli centri collinari, rappresenta un carattere peculiare del paesaggio locale, ancora riconoscibile malgrado l'intenso sviluppo insediativo che ha interessato il Valdarno.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato dal PIT, è la salvaguardia e la valorizzazione del carattere policentrico e delle specifiche identità paesaggistiche di ciascun morfotipo insediativo.

Tale obiettivo trova specificazione, a livello locale:

  • - nel rafforzamento dell'identità storico-culturale e della distinzione fisica dei centri abitati di fondovalle, a fronte dell'intenso processo di conurbazione lineare dei tempi recenti;
  • - nella salvaguardia dei caratteri morfologici e paesaggistici dei piccoli centri collinari, anche rafforzando le relazioni con il contesto rurale, a fronte dei processi spontanei di abbandono-riutilizzo del patrimonio edilizio esistente
  • - nella qualificazione delle urbanizzazioni contemporanee dei centri abitati del fondovalle e della collina, che hanno prodotto periferie, più o meno estese, disancorate dai tradizionali riferimenti fisici, ambientali e storico-culturali che avevano orientato i precedenti processi insediativi.

3. Nel territorio comunale il PS riconosce, in conformità al PIT, il Morfotipo 2.1. "Morfotipo insediativo lineare a dominanza infrastrutturale multimodale del Valdarno Superiore", e lo articola nelle seguenti figure componenti:

  • - Figura componente 2.1.1. "Sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle" (specificazione locale della figura componente del PIT "Il sistema binario dei medi centri di fondovalle e piccoli centri di mezzacosta del Valdarno Superiore e del Pratomagno" che comprende, oltre ai centri di fondovalle, quelli di mezza costa in destra idrografica dell'Arno).
    Il sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle comprende insediamenti accentrati, a diversa caratterizzazione morfotipologica, dimensionale e di ruolo, sorti lungo il tracciato dell'antica Cassia Adrianea (oggi SP 1 Aretina per San Donato e SR 69 del Valdarno), strada matrice longitudinale di impianto romano parallela all'Arno. A partire dal 1817 la nuova Strada Regia, provenendo da Firenze e Pontassieve, si collega allaAretina attraverso il ponte di Incisa, accentuando la connotazione del centro abitato omonimo quale "porta" settentrionale della valle.
    La città murata di Figline e il castello di Incisa, con il sottostante borgo, costituiscono i principali insediamenti accentrati di impianto storico del sistema: occupano, rispettivamente, la gola e la parte centrale del fondovalle e oggi tendono alla saldatura. Di contro, i centri abitati di Palazzolo e Burchio, a nord, e Restone e Porcellino, a sud, costituiscono insediamenti accentrati minori di fondovalle e pedecolle e, con la parziale eccezione di Porcellino, assediata dalla conurbazione di San Giovanni e Santa Barbara, presentano strutture urbane distinte e riconoscibili.
    La figura componente 2.1.1, "Sistema dei piccoli e medi centri di fondovalle", viene pertanto articolata come segue:
    • - 2.1.1.a. Conurbazione lineare di fondovalle;
    • - 2.1.1.b. Piccoli centri di fondovalle e pedecolle.
  • - Figura componente 2.1.2. - "Sistema insediativo reticolare della collina" (specificazione locale della figura componente del PIT "Il sistema reticolare dei Monti del Chianti e della Val d'Ambra").
    Il sistema reticolare della collina comprende insediamenti accentrati minori di impianto storico, ubicati lungo le principali strade trasversali che salgono a pettine dal fondovalle, collegando il Valdarno con il Chianti (Poggio alla Croce, Brollo, Ponte agli Stolli e Gaville), nonché il sistema dei castelli, delle chiese, delle ville-fattoria e delle case coloniche, ubicato lungo la viabilità principale o secondaria in posizione dominante (crinali e controcrinali).

4. "Conurbazione lineare di fondovalle" (figura componente 2.1.1.a)

4.1. Principi generativi e caratteri specifici

Incisa e Figline nascono nel basso Medio Evo a ridosso del fiume, in condizioni di sicurezza idraulica: Incisa sulla gola formata dall'Arno, in posizione dominante rispetto alla strada e al piccolo borgo che fronteggia il ponte sul fiume; Figline al centro della valle, in posizione pianeggiante ai piedi della collina.

Incisa nasce come sistema trasversale castello-borgo a ridosso dellaAretina e del ponte sull'Arno, lungo le propaggini dello stretto crinale che separa i tratti terminali del Borro di Castelvecchio e del Fosso delle Campane. Nasce a difesa della strada e del ponte, quale cerniera tra l'area fiorentina e il Valdarno e quale sentinella della valle. Figline, di contro, nasce come città mercatale lungo l'Aretina, discosta dall'Arno e recinta da mura trecentesche, con porte ubicate ai quattro punti cardinali. Dalla strada di fondovalle si dipartivano, a pettine, percorsi diretti alla riva sinistra del fiume con andamento parallelo ai corsi d'acqua minori affluenti dell'Arno. Il nucleo originario del centro abitato presentava uno sviluppo prevalente con direzione N/S ed era incentrato sulla grande piazza mercato. Fino al XIX secolo le mura hanno segnato una netta distinzione tra la campagna e la città, che occupava parte dell'ampio spazio compreso tra i tratti terminali del Borro di Ponterosso (a nord) e del Torrente Cesto (a sud). Figline e Incisa costituiscono, storicamente, i principali insediamenti accentrati del fondovalle, con funzioni (mercatale e militare), caratteri morfotipologici (città pianeggiante longitudinale e sistema castello-borgo trasversale) ben distinti e riconoscibili fino alla seconda metà del XIX secolo.

Nella prima metà del XIX secolo, lungo l'antico tracciato dell'Aretina, in prossimità di Incisa e di Figline si trovavano anche insediamenti minori oggi risucchiati nella conurbazione lineare di fondovalle; a nord del borgo di Incisa l'antico nucleo di Pian della Fonte, sede di una importante stazione di posta; inglobati nell'attuale centro abitato di Incisa, ma ancora riconoscibili, i nuclei della Casellina, di Mezzule (con la torre medievale) e di Rimaggio; a sud del Borro di Moriano, inglobati nel filamento urbano che unisce Incisa e La Massa, i nuclei de Il Focardo, La Becchina e Podere dell'Orto; a metà strada tra Incisa e Figline stava il borgo de La Massa; più a sud gli insediamenti di Perrinozzo (a ridosso della rotatoria che oggi annuncia Figline), La Fornacina, Casa Nuova e Ponterosso, a ridosso del Sobborgo di Figline (attuale Corso Vittorio Veneto), ormai inglobati nel centro abitato. A sud di Figline, addossati alla porta aretina, Coltiviero e Gli Orti (attuale Piazza XXV Aprile).

Tra questi insediamenti il borgo de La Massa era il più consistente, quello di Pian della Fonte il più caratterizzato per ruolo, mentre quello di Mezzule, per la presenza della torre medievale che segna l'ingresso di Incisa, riveste oggi un particolare significato identitario.

Negli ultimi decenni l'area di Lagaccioni, compresa tra Figline e La Massa, è stata interessata dalla nascita di una vasta area produttiva che ha occupato vaste aree golenali. Tale area, la cui denominazione richiama le esondazioni dell'Arno, appare priva di qualsivoglia insediamento nel catasto leopoldino della prima metà del XIX secolo, mentre fino a tutti gli anni '60 del '900, pure essendo attraversata dal tracciato della ferrovia lenta Firenze-Roma, mostra una tessitura con strade ortogonali all'Arno e campi paralleli al fiume che, nel settore meridionale, si ribalta. I tracciati viari di questa tessitura costituiscono linee ancora riconoscibili nella zona produttiva che è cresciuta nell'area.

4.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

I due centri abitati di Figline e di Incisa nascono lungo la strada matrice di fondovalle2 e hanno, all'origine, strette relazioni con l'Arno3.

In direzione trasversale alla valle, da ovest ad est, entrambi sono compresi tra le propaggini pedecollinari e la riva sinistra del fiume: Figline all'interno di un ampio spazio pianeggiante, Incisa su uno sperone che sovrasta la sottostante striscia di fondovalle in corrispondenza della gola. In direzione longitudinale, da nord a sud, gli insediamenti originari sorgono tra i tratti terminali di corsi d'acqua secondari, affluenti dell'Arno: il sistema castello-borgo di Incisa tra il Borro di Castelvecchio e il Fosso delle Campane4; la città murata di Figline tra il Borro di Ponterosso e il Torrente Cesto.

In entrambi i casi la forma urbana si rompe nella seconda metà del XIX secolo, con l'arrivo della ferrovia, la costruzione delle stazioni e l'avvio delle attività industriali. L'espansione recente, che avviene soprattutto lungo le infrastrutture di fondovalle con direzione N/S, invade i terreni golenali e rompe il sistema trasversale di relazioni ecologiche e funzionali monte-valle.

Incisa cresce soprattutto in direzione sud, risucchiata dalla stazione ferroviaria realizzata, prima, a ridosso del cementificio ex Italcementi e, poi, a valle del convento del Vivaio: il nuovo rilevato ferroviario separa fisicamente le nuove espansioni urbane dall'Arno, rompendo il tradizionale rapporto col fiume che il borgo di Incisa aveva mantenuto fino alle soglie del '900.

Figline si espande in direzione nord (lungo la strada), est (verso la stazione ferroviaria) e sud (verso l'Ospedale Serristori e lo stabilimento Pirelli), attraverso filamenti urbani che nel tempo si inspessiscono, oltrepassando il tracciato ferroviario e arrivando a ridosso dell'Arno. A ovest, oltre a interessare i primi rilievi collinari, la città risale i fondovalle dei torrenti che l'avevano storicamente contenuta5; a nord, nei tempi recenti scavalca il Borro di Ponterosso e il Borro di Fracassi, occupando con insediamenti industriali l'area di Lagaccioni e congiungendosi, in località La Massa, alle propaggini meridionali del centro abitato di Incisa. Nella seconda metà del XX secolo le aree golenali, storicamente non interessate dalle urbanizzazioni, divengono così l'ambito privilegiato dell'espansione urbana e della crescita infrastrutturale.

La strada, da elemento generatore del sistema insediativo di fondovalle, diviene elemento di disturbo per i carichi dei traffici di attraversamento e viene man mano esternalizzata, dando luogo al sistema delle tangenziali. Il rapporto dei centri abitati con le grandi infrastrutture di trasporto6 rimane strategico, ma passa dalla compresenza alla vicinanza: rimane importante il rapporto agevole con le stazioni ferroviarie e con il casello autostradale, ma diventa essenziale "contenere" la presenza della Direttissima e dell'Autostrada, limitandone gli impatti sui sistemi urbani.

I centri abitati crescono senza dar luogo a nuove strutture urbane qualificate per caratteri ecologici, morfologici e funzionali, prive di nuove centralità urbane. All'espansione lineare nel fondovalle (dalla Fonte di Incisa alla Pirelli di Figline), che dà luogo a una conurbazione continua con al centro la grande area produttiva di Lagaccioni, si accompagna l'espansione a ovest, verso le pendici collinari e lungo i fondovalle minori: più compatta e organizzata a Incisa; meno ordinata e più casuale a Figline.

Si creano nuove gerarchie funzionali, con aree periferiche dove crescono piattaforme produttive e terziarie più accessibili e fruibili, che svuotano i centri storici di attività tradizionali complementari alla residenza, favorendo il trasferimento degli abitanti (sistema commerciale di Via Ungheria-Via Romania-Via della Comunità Europea a Figline, ma anche sistema produttivo-commerciale-di servizi a Lagaccioni).

Si perdono i tradizionali riferimenti territoriali e, in modo particolare, quelli con il fiume, prima integrato nella vita sociale, poi progressivamente marginalizzato e ridotto a "retro", per tornare soggetto delle politiche territoriali solo nei tempi recenti, in conseguenza (soprattutto) delle criticità legate al rischio idraulico indotto dalle nuove urbanizzazioni e alla conseguente necessità di opere strutturali compensative.

La conurbazione lineare, cresciuta a ridosso del fiume, ha ridotto o interrotto le relazioni ecologiche e funzionali ovest-est, collina-fiume. Alla residualità dei varchi inedificati trasversali, presenti in corrispondenza di alcuni corsi d'acqua minori affluenti dell'Arno (Borro di Moriano a Incisa; Borro di Fracassi, Borro di Ponterosso, Torrente del Cesto a Figline), si accompagna, infatti, la tombatura o la canalizzazione dei tratti terminali di torrenti che scendono dalla collina e che sono stati intercettati dalla struttura insediativa (Fosso delle Campane, Borro di Castelvecchio, Borro dei Bagnoli (o dell'Acqua Caduta) a Incisa; Borro di Tagliafune).

4.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

I centri abitati di Figline e di Incisa, ma anche i nuclei de La Fonte e de La Massa, devono conservare la distinzione fisica e funzionale delle relative strutture urbane, valorizzando i rispettivi significati identitari e ridefinendo i rispettivi ruoli di interfaccia ecologica, morfologica e funzionale tra la collina e il fiume.

A tale scopo il sistema insediativo di fondovalle deve essere concepito come sistema policentrico lineare, imperniato sui centri abitati dai profondi significati identitari di Incisa (a nord) e di Figline (a sud), con l'area produttiva di Lagaccioni in posizione baricentrica.

Per favorire il ruolo di interfaccia ecologica, morfologia e funzionale tra la collina e il fiume e mitigare, al tempo stesso, l'effetto barriera prodotto dalla conurbazione lineare di fondovalle e dalle grandi infrastrutture di trasporto che vi gravitano si dovranno:

  1. a. salvaguardare e qualificare i varchi inedificati trasversali che permangono nella struttura insediativa di fondovalle, in particolare lungo i corsi d'acqua minori: Fosso delle Campane, Borro della Fornacina, Borro dei Bagnoli7, Borro del Focardo8, Fosso della Fornacina, Borro della Gaglianella, Borro del Ponterosso.
    I suddetti corsi d'acqua devono essere tutelati, con le loro rive, quali principali elementi di raccordo ecologico tra la collina e il fiume e quali elementi di partizione, paesaggistica e morfologica, del sistema insediativo di fondovalle.
  2. b. favorire la creazione di sistemi trasversali degli spazi aperti (soprattutto spazi verdi) all'interno della struttura insediativa;
  3. c. rafforzare le relazioni ecologiche e funzionali tra la struttura insediativa e il l'Arno:
    • - favorendo l'accessibilità e la fruibilità delle rive,
    • - recuperando i manufatti e le opere connesse al fiume (argini, discese, approdi, pescaie, ecc.)
    • - riportando il fiume al centro della vita sociale;
    • - concependo le opere strutturali per la sicurezza idraulica come strutture multifunzionali capaci di favorire anche la qualità ecologica, la fruibilità delle rive, l'integrazione tra il fiume e la struttura insediativa.
  4. d. creare sistemi di verde, ad alta densità di impianto, lungo le grandi infrastrutture di trasporto in riva destra d'Arno (soprattutto Autostrada A1 e Direttissima), finalizzati a contenerne la frammentazione ambientale, nonché gli impatti visuali e inquinanti; accrescere, al contempo, la permeabilità trasversale delle suddette infrastrutture attraverso la creazione di varchi atti a favorire relazioni ecologiche e funzionali tra la collina, la struttura insediativa e le rive.

Per rafforzare l'identità e la riconoscibilità dei centri abitati (e delle relative articolazioni) che compongono la struttura insediativa di fondovalle è necessario:

  1. a. conservare e valorizzare i centri storici, maggiori (Incisa e Figline) e minori (La Fonte e La Massa), quali eccellenze della struttura insediativa, soprattutto attraverso:
    • - il mantenimento dei caratteri storici-architettonici-urbanistici, con eliminazione delle componenti incongrue e la riorganizzazione degli spazi secondo criteri di coerenza con le specificità storico-insediative locali;
    • - la difesa e il rafforzamento della residenza e delle funzioni ad essa complementari (servizi di pubblico interesse, commercio di vicinato, esercizi di ristoro, piccolo artigianato, uffici, ecc.), con allontanamento delle funzioni incongrue o incompatibili;
    • - la garanzia dell'accessibilità urbana, anche ai portatori di handicap, limitando, al contempo, le interferenze generate dal traffico di attraversamento e dalla sosta veicolare.
  2. b. conservare e valorizzare le componenti identitarie del patrimonio territoriale presenti in altre parti della struttura insediativa;
    • - garantendone l'integrità, la visibilità e la riconoscibilità, anche, se del caso, attraverso il mantenimento di congrui spazi aperti pertinenziali;
    • - evitando, nei tessuti urbani limitrofi, la creazione di strutture fuori scala per dimensioni planimetriche e altezze;
    • - subordinando al rispetto di questi obiettivi gli interventi edilizi e urbanistici al contorno.
  3. c. evitare l'inspessimento dei filamenti urbani o dei punti di connessione urbana che concorrono alla formazione della conurbazione di fondovalle e in particolare: tratto compreso tra La Fonte e Incisa; tratto compreso tra Barberino e La Massa; rotatoria tra La Massa e Lagaccioni; tratto compreso tra Poggiolino e Lagaccioni;
  4. d. valorizzare luoghi periferici suscettibili di costituire nuove centralità urbane, attraverso la densificazione delle funzioni e la qualificazione morfologica e architettonica degli spazi;
  5. e. definire un sistema di azioni per la qualificazione ecologica, morfologia e funzionale dell'area produttiva di Lagaccioni, recuperando ad essa un nuovo ruolo propulsivo nell'economia locale e favorendone l'evoluzione in APEA;
  6. f. qualificare i margini urbani rendendo netta la distinzione tra territorio urbanizzato e territorio rurale.

Per garantire il funzionamento della struttura insediativa di fondovalle, pure distinta e riconoscibile nelle sue articolazioni territoriali (La Fonte, Incisa, La Massa, Lagaccioni, Figline), è necessario:

  1. a. la differenziazione dei ruoli e dei servizi pregiati, evitando la ripetizione e la competizione nell'offerta e privilegiando, di contro, la specializzazione, la complementarietà e l'integrazione;
  2. b. il potenziamento delle relazioni materiali e immateriali tra le diverse articolazioni territoriali, con particolare riguardo a:
    • - servizio di trasporto pubblico cadenzato, capace di collegare i luoghi dotati dei principali servizi di interesse comune;
    • - sistema della mobilità dolce, da integrare con il sistema degli spazi pubblici e con le aree rivierasche dell'Arno, capace di relazionarsi alle fermate del servizio di trasporto pubblico.
  3. c. la gerarchizzazione del traffico veicolare e della sosta, attraverso:
    • - la preminenza riconosciuta agli spostamenti pedonali, ciclabili e del trasporto pubblico;
    • - la differenziazione dei traffici veicolari di attraversamento, di penetrazione e di distribuzione urbana;
    • - la progressiva selettività (utenza e costi) delle aree di sosta veicolare nel procedere dalle aree periferiche alle aree urbane centrali.
    • - la creazione di un sistema viario costituito da anelli chiusi, direttamente collegato ai raccordi locali delle grandi infrastrutture di trasporto (stazioni ferroviarie e casello autostradale).

4.4. Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

Il PS riconosce, nella conurbazione lineare di fondovalle, i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati e disciplinati dall'articolo 2.10 delle presenti norme.

5. "Piccoli centri di fondovalle e pedecolle" (figura componente 2.1.1.b.)

5.1. Principi generativi e caratteri specifici

Gli insediamenti accentrati di impianto storico di Palazzolo e Burchio, a nord di Incisa, e di Restone e Porcellino, a sud di Figline, sono centri abitati minori che nascono, nei tempi recenti, come implementazione di edifici o piccoli borghi sorti lungo il tracciato della Cassia Adrianea nei tratti di fondovalle e pedecolle.

Porcellino trova origine in due edifici, sorti, in posizione pianeggiante, all'incrocio tra la strada di fondovalle e quella che, da ovest, proveniva da Cetinale e San Cipriano, lungo la valle dell'omonimo borro (detto anche del Mulinaccio). Restone nasce come piccolo agglomerato rurale, anch'esso di pianura, leggermente discosto dalla strada, là dove questa attraversa il Borro di Restone. Immediatamente dopo tuttavia, in direzione nord, a ridosso del tracciato viario, sorgevano due edifici di una certa consistenza, denominati il Cellaio dal catasto granducale della prima metà del XIX secolo. Restone e il Cellaio, che oggi concorrono a formare il centro abitato di Restone, costituivano il più consistente tra i numerosi insediamenti che, nello scorso secolo, sorgevano lungo strada tra San Giovanni e Figline.

Nella prima metà del XIX secolo, Burchio e Palazzolo erano due piccoli borghi ubicati lungo il primo tratto dell'Aretina che si discosta dalla valle dell'Arno per salire, a ovest, verso il passo di San Donato e poi scendere verso Firenze. Burchio nasce come insediamento di fondovalle in prossimità del ponte sull'omonimo fosso, là dove questo riceve le acque del Fosso di Cappiano, alla confluenza con la strada che saliva verso la collina in direzione de Il Poggio e di San Quirico a Montelfi. Palazzolo è l'ultimo insediamento prima che l'Aretina, oltrepassato il Fosso del Salceto, inizi la salita verso il passo di San Donato; il borgo sorge là dove la strada scavalca il crinale secondario che scende da Monte Muro (a ovest) verso l'Arno (a est) e che è delimitato dal Fosso del Salceto (a nord) e dal Fosso di Bagnani (a sud). Il borgo, addossato alla strada, è pertanto trasversale rispetto alla cresta del crinale e si trova alla confluenza di tracciati viari minori: da nord-ovest, infatti, scendeva un percorso di crinale proveniente dalla Fattoria di Bagnani che, attraversato Palazzolo, proseguiva, a est, fino a Santa Maria Maddalena, in prossimità dell'Arno; a sud-ovest del borgo, inoltre, sull'Aretina confluiva un percorso proveniente da Bifolcheria, mentre a nord-est un altro percorso scendeva verso il Fosso del Salceto.

Tutti i borghi citati, pertanto, sono sorti alla confluenza tra l'Aretina e le strade locali minori; tutti hanno inoltre trovato precisi riferimenti ordinatori nella morfologia fisica dei siti e nel reticolo idrografico superficiale.

5.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

La crescita insediativa, avvenuta nella seconda metà del '900, ha perso di vista gli elementi che avevano generato e condizionato gli antichi insediamenti, trasformandoli in agglomerati privi di forma e di strutture urbane compiute, costituiti prevalentemente da tessuti sfrangiati di margine a diretto contatto con i nuclei storici originari.

La strada matrice, che aveva generato i piccoli borghi e che per secoli aveva costituito un tutt'uno con essi, è stata inglobata nei centri abitati cresciuti ai suoi lati e ha visto sommarsi, a quello di scorrimento, il ruolo di principale asse di distribuzione interna, con inevitabili disfunzioni e pericoli per gli abitanti. I nuovi quartieri, pertanto, hanno cercato di limitare le interferenze con la strada e si sono organizzati separatamente e indipendentemente da essa, provando, senza riuscirci, a creare nuovi luoghi di riferimento per gli abitanti.

Il centro abitato di Porcellino, che interessa il territorio di tre comuni confinanti (Figline, San Giovanni e Cavriglia), è cresciuto, prima, attraverso il villaggio dei minatori, realizzato intorno alla metà del '900, tra l'originario tracciato della strada di fondovalle (oggi Via del Porcellino/Via Ponte alle Forche) e Via delle Miniere (oggi SP 14) nel Comune di San Giovanni; nella seconda metà del secolo la crescita ha interessato le aree orientali, prima con edifici residenziali lungo strada e poi con insediamenti artigianali verso la ferrovia, e le aree ubicate a nord-ovest del nucleo antico, con l'insediamento residenziale imperniato su Via Ottone Rosai.

Restone è cresciuto soprattutto a monte della SR 69, attraverso una sommatoria di episodi urbani che non danno luogo a una struttura compiuta: la maglia viaria vede infatti la presenza di strade a fondo chiuso, mentre manca un luogo capace di costituire centralità urbana riconoscibile per qualità morfologica e funzionale. Alla presenza di consistenti spazi aperti utilizzabili allo scopo, si accompagna, tuttavia, la possibilità di procedere al completamento degli anelli viari, dando compimento alla rete stradale.

A Burchio, il nucleo antico costituisce il punto di contatto tra due zone di espansione urbana nettamente distinte per caratteri morfotipologici e attività: l'una, cresciuta in destra idrografica del Fosso di Burchio, è costituita da insediamenti a prevalente carattere residenziale; l'altra, cresciuta in sinistra idrografica, è costituita da grossi capannoni a carattere artigianale e industriale. Questa forma a farfalla rende il nucleo antico, così come le aree limitrofe ubicate lungo il fosso, sufficientemente integre e suscettibili di caratterizzare in senso identitario il centro abitato.

Nel centro abitato di Palazzolo il borgo è cresciuto prima lungo l'Aretina, per poi espandersi, a valle, a ridosso dell'autostrada e, a monte, a ridosso di Casa Palazzolo, dove arriva la strada di crinale proveniente dalla Fattoria di Bagnani. La direttrice prevalente della viabilità urbana, parallela alla SP 1 Aretina, consente tuttavia al centro abitato di mantenere una struttura che, come la strada matrice, scavalca il crinale invece di estendersi lungo la sua cresta.

5.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

I corsi d'acqua devono costituire i principali riferimenti ordinatori per la qualificazione ecologica e per la riorganizzazione morfologico-funzionale degli insediamenti. E' necessario, pertanto, salvaguardarne innanzi tutto gli alvei e le rive, rendendoli elementi centrali della vita e della scenografia urbana.

La strada matrice deve costituire una parte integrata e integrante del centro abitato, al cui interno deve riacquistare il carattere prevalente di componente urbana.

E' necessario, a tale riguardo, ricorrere a strumenti per moderare la velocità veicolare in prossimità e all'interno dei centri abitati - strumenti ambientali (percorso, sezione, ecc.), fisici (rotatorie, isole centrali, dossi, cunette, ecc.), integrati (aree pedonali, arredo urbano, verde urbano, ecc.), normativi (limiti di velocità, divieti di svolta, ecc.) - garantendo comunque il primato ai pedoni e ai ciclisti (marciapiedi e piste ciclabili in sede protetta, attraversamenti rialzati, ecc.) e sviluppando una scenografia urbana che evidenzi l'ambito attraversato (arredo stradale, filari alberati, ecc.).

Per limitare le interferenze con la strada è opportuno limitare al minimo indispensabile gli attraversamenti veicolari, favorendo la riorganizzazione urbana su uno dei due lati e organizzando, comunque, la rete viaria urbana in modo da confluire negli incroci irrinunciabili.

I nuclei antichi, che costituiscono tradizionale riferimento identitario per gli abitanti, devono essere salvaguardati, qualificati e relazionati, attraverso collegamenti pedonali e spazi verdi gerarchizzati, alle nuove centralità discoste dalla strada.

I tessuti sfrangiati di margine devono essere densificati, mantenendo penetrazioni di spazi aperti dal territorio rurale.

5.4. Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

Il PS riconosce, nei piccoli centri di fondovalle e pedecolle, i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati e disciplinati dall'articolo 2.10 delle presenti norme. Il PS riconosce altres&igrave, nell'ambito della frazione Burchio, un ambito legato a strategie di rigenerazione e riqualificazione urbana, ai sensi dell'art. 4, c. 4 della LR 65/2014.

6. "Sistema insediativo reticolare della collina" (figura componente 2.1.2)

6.1. Principi generativi e caratteri specifici

Gli insediamenti accentrati di impianto storico di Poggio alla Croce, Brollo, Ponte agli Stolli e Gaville nascono lungo il tracciato delle strade trasversali est-ovest con direzione Chianti: Poggio alla Croce e Brollo lungo la SP 56 di Brollo - Poggio; Ponte agli Stolli lungo la SP 16 Chianti-Valdarno; Gaville lungo la Via di Gaville.

Poggio alla Croce nasce come insediamento di crinale in corrispondenza della sella che forma l'omonimo passo sulla dorsale dei Monti del Chianti, alla confluenza tra la strada proveniente dalla Chiesa di S. Cerbone e Bartolomeo a Castagneto e la strada trasversale, con direzione est-ovest, proveniente da Figline e diretta verso il Chianti. Il nucleo antico è costituito esclusivamente dagli edifici che si affacciano sul crocevia, mentre nella prima metà degli anni '50, alle prime espansioni lungo la strada di crinale, si aggiungono quelle lungo il nuovo tracciato viario che sale verso a Poggio alla Croce e che ha sostituito l'antica riportata dal catasto leopoldino. Negli anni '70 la strada (SP 56 "Brollo Poggio alla Croce") viene rettificata e potenziata con la realizzazione di un'ampia circonvallazione occidentale che consente di evitare l'attraversamento del centro abitato. Nei decenni successivi la crescita continua soprattutto lungo il crinale, che consente di godere ampie visuali sui due versanti, ma negli ultimi anni interessa anche il versante sud-orientale.

Brollo nasce sulla testata del crinale secondario alla confluenza del Borro dell'Acqua Gelata con il Fosso Cafaggio; il nucleo antico è formato da pochi edifici disposti lungo la strada di crinale, a ridosso del crocevia con un percorso secondario che scendeva verso il Borro lungo la massima pendenza del versante meridionale. Nella prima metà degli anni '50 il borgo ha già raggiunto buona parte della consistenza attuale, estendendosi lungo l'antica strada di crinale. Negli anni '70, mentre vengono realizzati i vicini insediamenti de Le Macchie e di Brollo Nuova, viene variato il tracciato della strada in prossimità di Brollo (ora SP 56 "Brollo Poggio alla Croce"), attraverso un tracciato di contro crinale che consente di bypassare l'abitato. Le nuove costruzioni, realizzate alla fine del '900, hanno ancora la strada di crinale come riferimento e vengono realizzate lungo il suo tracciato. Le urbanizzazioni degli ultimi anni, di contro, si appoggiano sul tracciato della circonvallazione e danno luogo a edifici e parcheggi ubicati a valle del nucleo antico.

Ponte agli Stolli nasce come insediamento di fondovalle a ridosso del ponte sul Borro del Valico, poco prima che la confluenza di questo nel Borro di Pratolungo dia luogo al Torrente del Cesto. Il nucleo antico è addossato al ponte e alla strada (oggi SP 16 Chianti Valdarno) che, dopo aver percorso il fondovalle del Borro di Pratolungo, oltrepassa il crinale di Santa Maria Maddalena per dirigersi verso Villa Norcenni e Figline. Nella prima metà degli anni '50 è già presente la variante stradale che consente di bypassare da monte il nucleo antico e che vede la presenza di singoli edifici e di un piccolo borgo lineare lungo il suo tracciato. A partire dagli anni '80 inizia l'urbanizzazione del versante compreso tra il Borro del Valico e il crinale di Santa Maria Maddalena, a monte del nucleo storico, che porta alla realizzazione di nuovi insediamenti disposti lungo linee di livello su quote crescenti.

Gaville nasce come insediamento di testata su un crinale secondario delimitato dal Torrente del Cesto. Il nucleo antico (Castel di Gaville) è attraversato da una strada che sale dal torrente e scende, con direzione sud-ovest, verso l'omonima pieve ed è lambito, a sud, dalla strada che scende, con direzione est/nord-est, verso la valle del Cesto. Nella prima metà degli anni '50 l'insediamento ha già la consistenza attuale. Le nuove costruzioni, realizzate a partire dagli anni '80, infatti, non comportano l'ampliamento dell'insediamento storico, ma la nascita di lottizzazioni isolate nella campagna a ridosso della pieve.

Nel territorio rurale, gli edifici che sono stati pernio dell'organizzazione storica del territorio (castelli, pievi9, ville-fattoria) sono ubicati in posizione dominante lungo i crinali principali, lasciando le terre più fertili agli usi agricoli ed evitando aree a rischio di erosione o di esondazione. L'insediamento sparso minore di impianto storico segue gli stessi criteri ubicazionali, con alcune eccezioni in presenza di funzioni specialistiche, che richiedono la vicinanza ai corsi d'acqua: mulini, ferriere, gualchiere.

Pievi, ville e fattorie sono ubicate in posizioni strategiche rispetto ai territori di riferimento. Le pievi nascono come costruzioni isolate nella campagna (fa eccezione la Pieve di Santa Maria ubicata nel centro di Figline). Le pievi di San Vito e di Gaville sono prossime alla viabilità di impianto storico (in origine si affacciavano direttamente sulla strada) e mantengono un rapporto di continuità diretta con i campi limitrofi. Le ville fattoria, invece, sono spesso affiancate da granai, cantine, orciaie, frantoi, tinaie, mulini, o, anche, botteghe da fabbro e falegname, con funzioni di supporto all'attività dei campi. La villa è solitamente dotata di un giardino e di filari alberati (verde ornamentale) che segnano i tracciati di penetrazione dalla viabilità principale. Il giardino è sovente recintato con muri.

Le case coloniche di controcrinale, con impianto unitario sincronico o con corpi di fabbrica plurimi, frutto di interventi diacronici, si affacciano su uno spazio aperto (aia), sono affiancate da costruzioni minori di servizio (forno, porcilaia, rimessaggio, ecc.) e sono prive di elementi decorativi (anche il verde, essenzialmente alberi da frutto, assume valore utilitaristico piuttosto che ornamentale).

Un sistema di strade collinari trasversali per il Chianti risale i crinali secondari, che scendono con direzione ovest-est, con rari tratti di fondovalle. La viabilità di distribuzione locale percorre i contro crinali quando collega tra loro le suddette strade trasversali, formando ampi anelli chiusi, ovvero garantendo penetrazioni lineari nel territorio. L'accesso agli edifici avviene direttamente dalla strada, ovvero attraverso brevi penetrazioni lineari di contro crinale, disposte a pettine rispetto alla strada di riferimento.

La viabilità trasversale conserva, solitamente, le dimensioni ridotte della carreggiata. La viabilità minore, di distribuzione locale e di penetrazione, mantiene le dimensioni contenute della carreggiata e, solitamente, il fondo bianco e le opere architettoniche di corredo. La maglia stradale di impianto storico aderisce alla morfologia del terreno, evitandone forzature.

6.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Nati e cresciuti sui due lati di antiche strade matrici di crinale, i due centri abitati di Poggio alla Croce e Brollo si mantengono oggi quasi integralmente a monte delle circonvallazioni, realizzate nei tempi recenti con modifiche alla SP 56 "Brollo-Poggio alla Croce". La crescita insediativa ha trasformato i vecchi insediamenti compatti, sorti in prossimità di incroci stradali, in filamenti urbani a spessore variabile. Negli ultimi anni, sia a Poggio alla Croce che a Brollo, gli insediamento filiformi di crinale sono stati affiancati da urbanizzazioni di versante che alterano i caratteri morfologici storicizzati degli insediamenti (nel settore sud-orientale a Poggio alla Croce, nel settore settentrionale a Brollo).

A Ponte agli Stolli, mentre l'insediamento storico si appoggia su strade che attraversano il Borro del Valico e che, pertanto, scendono nel fondovalle (più in basso con il nucleo antico, più in alto con il borgo presente alla prima metà del '900), le espansioni recenti risalgono il versante meridionale del crinale che passa da Santa Maria Maddalena, perdendo lo stretto rapporto con il corso d'acqua. A fronte del carattere compatto dell'insediamento storico, fortemente ancorato alla strada, inoltre, l'espansione recente ha prodotto edifici isolati nel lotto, che mantengono un rapporto indiretto con la strada di lottizzazione a fondo cieco.

A Gaville, il piccolo centro storico presente nella prima metà del XIX secolo è rimasto pressoché integro. Le espansioni recenti hanno infatti interessato terreni della campagna prossimi alla strada, che hanno prodotto due distinti insediamenti con edifici isolati nel lotto ubicati a est e a ovest della pieve omonima.

Nel territorio rurale, gli edifici di impianto storico mantengono caratteri ubicazionali che li rendono, ancora oggi, i principali riferimenti visuali del sistema insediativo collinare.

Le due pievi collinari di San Vito e Gaville, pur con superfetazioni edilizie consistenti e con insediamenti recenti sorti nelle vicinanze, mantengono i caratteri architettonici storicizzati e un apprezzabile isolamento nella campagna. Le ville fattoria, come le case coloniche, mantengono solitamente caratteri tipologici e architettonici storicizzati, ma hanno visto sorgere, nelle immediate vicinanze, costruzioni recenti non sempre apprezzabili nei caratteri morfotipologici e architettonici. Accanto ad alcune ville rimangono tracce di giardini storici, mentre le case coloniche, a seguito della realizzazione di giardini recenti, spesso delimitati da recinzioni improprie, hanno perso il rapporto diretto coi campi. La vegetazione ornamentale, originariamente circoscritta alle ville, è stata ampiamente utilizzata nelle pertinenze delle case coloniche recuperate ad altri usi, con introduzione di specie vegetali esogene e utilizzo eccessivo, oltre che improprio, del cipresso. Solitamente gli edifici mantengono il tradizionale rapporto con la viabilità di impianto storico, che ha subito sovente modifiche di gerarchia (soprattutto nella maglia minore della media collina) e, localmente, di tracciato.

La viabilità trasversale, così come la viabilità minore di distribuzione e di penetrazione, conserva sostanzialmente i tracciati storici, sottoposti tuttavia a numerose modifiche locali e, in alcuni casi, interessati da ampliamenti della carreggiata. Il fondo della viabilità trasversale è asfaltato; quello della viabilità minore rimane spesso bianco. Per entrambe le tipologie si reclama, in molti casi, l'ampliamento della carreggiata e il consolidamento del fondo, soprattutto in corrispondenza di tratti scoscesi.

La viabilità trasversale collinare, là dove viene sottoposta a modifiche di tracciato, abbandona il crinale o il contro crinale per aggirare edifici o luoghi sensibili. Quando l'edificio prospetta direttamente sulla strada, ad evitare le interferenze create dal traffico veicolare, è stato spesso creato un bypass che allontana la strada dall'edificio; quando l'edificio è discosto dalla strada, accanto alla penetrazione lineare, è stato spesso realizzato un percorso in uscita, con conseguente creazione di un anello viario.

6.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Negli aggregati di Poggio alla Croce, Brollo e Gaville deve essere mantenuta l'integrità e la riconoscibilità dell'insediamento di crinale, nonché la stretta relazione tra gli edifici e la strada matrice. In particolare:

  • - ovunque devono essere mantenute le visuali aperte e i belvedere lungo le strade matrice di crinale, compresi gli scorci panoramici percepibili tra gli edifici lungo strada;
  • - a Poggio alla Croce e a Brollo la riorganizzazione e la riqualificazione urbana devono essere contenute a monte della SP 56, mantenendo all'uso agricolo le aree a valle della strada;
  • - a Brollo devono essere qualificate le contaminazioni con la campagna, mantenendo spazi poco strutturati tra gli edifici recenti;
  • - a Poggio alla Croce è opportuno qualificare la morfologia urbana del settore urbano sud-orientale, compreso tra la vecchia e la nuova strada provinciale;
  • - a Gaville è necessario mantenere lo stretto rapporto tra il centro storico e la strada che ne percorre il crinale di giacitura; è altresì necessario evitare qualsiasi contaminazione e interferenza, diretta o indiretta, con la vicina pieve.

Nel centro abitato di Ponte agli Stolli deve essere mantenuta l'integrità e la riconoscibilità dell'insediamento storico a ponte sul Borro del Valico:

  • - recuperando e valorizzando le aree di pertinenza del corso d'acqua;
  • - recuperando e valorizzando gli spazi aperti di corredo all'insediamento storico;
  • - qualificando la morfologia del nuovo settore urbano imperniato su Via del Valico, anche mantenendo spazi aperti terrazzati e poco strutturati nelle pertinenze degli edifici.

Nel territorio rurale, il sistema insediativo di impianto storico, sparso e accentrato, costituisce, per caratteri architettonici e morfotipologici, una componente fondamentale del paesaggio. E' pertanto necessario garantirne la tutela, secondo regole differenziate che il PO detterà in funzione della qualità architettonica e del valore patrimoniale; è altresì necessario, tuttavia, assicurare una corretta gestione evolutiva del sistema insediativo, onde garantire che le nuove costruzioni recepiscano le regole genetiche del paesaggio rurale e contribuiscano a rafforzarne i caratteri, pure introducendo nuove componenti. A tale proposito:

  • a. edifici:
    • - gli edifici di impianto storico devono mantenere la loro riconoscibilità figurativa e i relativi caratteri morfotipologici, quali elementi emergenti nella morfologia territoriale;
    • - le pievi devono mantenere la loro posizione isolata nella campagna e nel loro intorno, così come individuato dal PS10, devono essere evitate costruzioni di qualsiasi tipo, ancorché agricole, nonché impianti tecnologici, ancorché a rete, capaci di creare interferenze di carattere visivo;
    • - eventuali nuove costruzioni, consentite dagli strumenti della pianificazione urbanistica, devono essere ubicate prioritariamente in prossimità delle costruzioni esistenti, in modo da formare con queste aggregazioni di tipo tradizionale; ove isolate, devono essere relazionate alla strada attraverso un rapporto diretto (edificio su strada) ovvero mediato secondo modalità tradizionali (singole penetrazioni a pettine per ingresso e uscita) e privilegiare, ove non inibite, posizioni cacuminali, preferibilmente di contro crinale, evitando di interessare (a meno di specifiche funzioni che lo impongano) le aree di fondovalle;
    • - i mutamenti di destinazione d'uso delle costruzioni agricole devono essere contenuti e comunque accompagnati dall'impegno alla coltivazione agricola delle pertinenze;
  • a. viabilità minore:
    • - la viabilità minore di penetrazione e di distribuzione, anche in presenza di varianti locali, deve conservare le opere tradizionali di corredo (tabernacoli, opere d'arte, alberi segnaletici, ecc.) e i tracciati dismessi, rendendone possibile la lettura e l'utilizzo per nuove finalità; essa deve altresì mantenere la tradizionale dimensione trasversale della carreggiata, prevedendo, in caso di necessità, apposite piazzole di scambio;
    • - il fondo della carreggiata deve rimanere bianco, ma in presenza di tratti particolarmente scoscesi potrà essere trattato con stabilizzanti che utilizzino l'inerte locale o con altri sistemi, definiti dal PO, che ne garantiscano la percorribilità;
    • - gli alberi segnaletici e i filari alberati devono essere conservati a meno di dimostrate esigenze di sicurezza;
    • - eventuali nuovi tracciati, anche a modifica di quelli esistenti, devono osservare il tradizionale rispetto per la morfologia dei terreni, evitandone forzature con opere di presidio che producano rischi per la stabilità dei versanti;
    • - vanno comunque conservate le visuali panoramiche aperte verso le valli, i crinali e, soprattutto, verso le componenti storico-culturali della struttura insediativa).

7. Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee

7.1. Il PS riconosce, nel sistema insediativo reticolare della collina, i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati e disciplinati dall'articolo 2.10 delle presenti norme.

Ferma restando la suddetta disciplina, il PO disciplina gli altri insediamenti accentrati del territorio rurale in coerenza con le disposizioni del presente articolo, favorendo la caratterizzazione rurale degli edifici e delle relative pertinenze, accentuando le relazioni ecologiche e visuali tra gli insediamenti e la campagna circostante.

2. Cassia Adrianea, oggi SP 1 Aretina e SR 69 del Valdarno

3. Dalla porta orientale di Figline un percorso viario collegava direttamente la città al punto di attraversamento del fiume; il borgo di Incisa nasce a ridosso del fiume e del ponte che lo attraversava

4. Poi tombato con la costruzione di Piazza del Municipio

5. Borro di Ponterosso e Cesto

6. SP1 Aretina, SR 69 del Valdarno e Autostrada; ferrovia lenta Firenze - Roma e Direttissima.

7. Borro dei Bagnoli o dell'Acqua Caduta

8. Borro del Focardo o Moriano o Molinaccio

9. Con l'eccezione della Pieve di Santa Maria, realizzata entro le mura di Figline

10. Vedi articolo 2.11 delle presenti norme

Art. 2.8 Invariante IV - Caratteri morfotipologici dei sistemi agroambientali dei paesaggi rurali

1. I caratteri identitari del paesaggio rurale comunale presentano alcuni tratti comuni: il rapporto stretto e coerente fra sistema insediativo e territorio agricolo; la persistenza dell'infrastruttura rurale e della maglia agraria storica, in molti casi ben conservate; un mosaico degli usi del suolo complesso che sta alla base della biodiversità diffusa sul territorio e dell'alta qualità del paesaggio.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato dalla disciplina del PIT, è la salvaguardia e la valorizzazione del carattere multifunzionale dei paesaggi rurali, in quanto comprendono valenze estetico percettive, rappresentano importanti testimonianze storico-culturali, svolgono insostituibili funzioni di connettività ecologica e di presidio dei suoli, sono luogo di produzioni agro-alimentari di qualità e di eccellenza, costituiscono una rete di spazi aperti potenzialmente fruibile dalla collettività, oltre a rappresentare per il futuro una forte potenzialità di sviluppo economico. Sulla base degli abachi delle invarianti del PIT e delle analisi territoriali effettuate, tale obiettivo trova specificazione a livello locale nei seguenti punti:

  • - mantenimento e recupero, ove possibile, delle tradizionali attività agricole e di pascolo, limitando i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva;
  • - manutenzione e tutela del paesaggio rurale storicizzato, con particolare riguardo alla varietà del mosaico colturale, ai caratteri morfotipologici degli insediamenti, alla viabilità minore, soprattutto se di valore panoramico, alla vegetazione arborea lungo i corsi d'acqua, alle siepi, agli alberi camporili, ai muretti a secco e ai ciglioni erbosi;
  • - mantenimento degli oliveti o delle altre colture d'impronta tradizionale poste a contorno degli insediamenti storici;
  • - manutenzione, recupero e ripristino delle sistemazioni idraulico-agrarie, con particolare riguardo alla prevenzione del deflusso superficiale e dell'erosione del suolo nei sistemi agricoli collinari;
  • - ripristino ambientale e paesaggistico dell'ex bacino minerario di Santa Barbara, attraverso il mantenimento di vasti ambienti agricoli e pascolivi;
  • - contrasto ai fenomeni di dispersione insediativa nel territorio rurale e, più in generale, a ulteriori consumi di suolo agricolo da parte delle urbanizzazioni che compromettano la leggibilità della struttura insediativa d'impronta mezzadrile, in particolare nelle aree di pianura e di fondovalle;
  • - sostegno, nelle aree collinari, al riuso del patrimonio abitativo, al miglioramento della viabilità esistente e dei servizi di trasporto, all'offerta di servizi alle persone e alle aziende agricole;
  • - rafforzamento delle relazioni di scambio e di reciprocità tra ambiente urbano e rurale.

3. In conformità al PIT (cui fanno riferimento le denominazioni che seguono e i relativi numeri di individuazione), nel territorio comunale il PS individua i seguenti morfotipi agroforestali (tavole STA10.1 e STA10.2):

  • - seminativi tendenti alla rinaturalizzazione in contesti marginali (morfotipo 3): fondovalle, tra il Borro del Cesto e il confine comunale meridionale (Restone) e a sud-est di Matassino (piano del Borratino);
  • - area di ripristino ambientale e paesaggistico dell'ex bacino minerario di Santa Barbara (morfotipo 3b): porzione occidentale dell'ex bacino minerario (pressoché interamente a sud del Borro di San Cipriano);
  • - seminativi semplificati in aree a bassa pressione insediativa (morfotipo 4): destra idrografica dell'Arno (Pizziconi); coltivi collinari tra il Fosso del Selceto e il centro abitato di Burchio;
  • - seminativi semplificati di pianura o fondovalle (morfotipo 6): Pian dell'Isola; tra l'Arno e gli abitati di Figline, Incisa e Matassino;
  • - olivicoltura (morfotipo 12): versanti collinari con prevalenti esposizioni meridionali;
  • - associazioni tra seminativo e vigneto (morfotipo 15): aree a est de Le Valli e a sud-est di Palazzolo (valle del Fosso dei Bagnani) ;
  • - seminativo e oliveto prevalenti di collina (morfotipo 16): ripiani di mezzacosta (Loppiano);
  • - mosaico colturale boscato (morfotipo 19): ampie superfici del territorio comunale, soprattutto nella porzione centro-meridionale.

4. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione valide per l'intera struttura agro-forestale

In generale, occorre evitare processi di saldatura lineare tra i centri urbani ubicati nel fondovalle dell'Arno, salvaguardando, di contro, le colture agrarie, il paesaggio rurale nelle aree corrispondenti ai morfotipi 4 e 19, i valori residui del paesaggio nelle aree corrispondenti ai morfotipi 3 e 6. A tale fine si dovranno:

  • - mantenere i varchi inedificati attualmente costituiti da:
  • - coltivi che si estendono tra Palazzolo, Burchio, l'abitato di Incisa e il fiume Arno;
  • - incolti e arbusteti che si estendono tra l'Arno e il corridoio infrastrutturale in destra idrografica dell'Arno;
  • - area tra Figline e il confine comunale con San Giovanni Valdarno.
  • - mantenere e qualificare i varchi inedificati e le direttrici di connettività ecologica trasversale, costituiti da:
  • - aree non urbanizzate tra gli abitati di Incisa e Massa d'Incisa;
  • - fascia di colture agrarie, incolti ed arbusteti compresa tra la SR 69 e l'Arno, estesa verso sud fino alla confluenza in Arno del Borro del Cesto.

5. Principi generativi e caratteri specifici

L'attuale distribuzione dei coltivi è abbastanza simile a quella presente nel XIX secolo, anche se si è assistito, negli ultimi decenni, a una locale espansione del bosco a scapito dei terreni agricoli. Fino agli anni '60 del secolo scorso le coltivazioni arboree, rappresentate principalmente da oliveti e vigneti, avevano una estensione significativamente maggiore di quella attuale; tale estensione si è poi contratta in favore del bosco e dei seminativi. Gli elementi vegetali lineari presenti al 1978 appaiono sostanzialmente simili per numero, ma con locali differenti localizzazioni; le formazioni arboree ripariali sono oggi più sviluppate (se ne può dedurre che, nei secoli passati, fossero più utilizzate e che quindi occupassero una superficie più limitata in favore delle colture, del reddito ricavato dal legname da opera e del riscaldamento assicurato dalla legna da ardere); dove l'agricoltura era più intensa, gli alberi camporili erano invece meno diffusi.

Le aree coltivate (colture erbacee ed arboree) costituiscono una matrice molto estesa e, soprattutto nella porzione centro-meridionale, in parte frammentata. Le aree agricole più naturali (prati, pascoli, praterie arbustate) sono molto frammentate e di ridotte dimensioni, ad eccezione di due aree ubicate alle estremità settentrionale e meridionale del territorio comunale, dove risultano più concentrate e accompagnate da sufficiente densità di elementi storicizzati del paesaggio agrario.

La copertura forestale attuale è l'estensione massima raggiunta negli ultimi secoli. La sua distribuzione, sui versanti alto collinari, è connessa alle condizioni edafiche del terreno e all'acclività, che hanno favorito lo sviluppo di attività agricole nel fondovalle e nella bassa e media collina, ma che non hanno impedito, in passato, di colonizzare anche gran parte delle porzioni sommitali dei rilievi, soprattutto con colture arboree e pascoli. I boschi hanno una distribuzione sufficientemente continua ed estesa lungo tutto il crinale alto-collinare e, in particolare, nel tratto compreso tra Poggio alla Croce e Monte Acuto. Dal crinale discendono versanti boscati e fasce forestali: più ampie e continue lungo le valli del Borro degli Alberelli e del Borro di Moriano; più frammentati e ristretti negli altri casi. Lungo l'Arno la fascia ripariale a salici, pioppi e robinia, costituisce un corridoio forestale esile e discontinuo.

6. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

L'articolazione funzionale e le regole di due morfotipi ecosistemici (forestali e degli agroecosistemi) hanno diretti rapporti con alcune funzioni paesaggistiche ed ecologiche della struttura agroforestale. I prati e i seminativi della porzione settentrionale sono in continuità ambientale con analoghe colture del territorio comunale di Rignano sull'Arno; i collegamenti verso sud sono più discontinui, per la presenza dell'ex bacino minerario di Santa Barbara e della fascia urbanizzata di San Giovanni. Verso ovest non c'è connessione, in quanto le estese formazioni boscate alto collinari rappresentano una diffusa discontinuità con i paesaggi rurali; verso est il paesaggio rurale è stato cancellato dalle urbanizzazioni (centri abitati, aree industriali, infrastrutture di trasporto). La diffusione delle colture agrarie, nei secoli passati, ha favorito la formazione di insediamenti accentrati e di fattorie, contribuendo a caratterizzare il paesaggio rurale della collina. La presenza di estese superfici di vigneti sistemati a rittochino può localmente avere effetti negativi sulla regimazione delle acque e sulla relativa stabilità geomorfologica dei versanti (struttura idrogeomorfologica).

7. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

La struttura agroforestale di matrice mezzadrile costituisce una delle componenti più significative del paesaggio rurale: è pertanto necessario gestirla garantendo la permanenza dei suoi valori patrimoniali, attraverso il sostegno alle attività agricole, che devono rimanere decisamente prevalenti nel territorio rurale, e attraverso un'attenta regolamentazione delle altre attività, presenti o compatibili, che devono presupporre o recuperare una forte integrazione con le attività agricole e, comunque, con il paesaggio rurale storicizzato.

A tale scopo è necessario, in via preliminare:

  1. a. favorire, anche attraverso adeguati sostegni economici, il mantenimento dei tessuti coltivati d'impronta tradizionale e delle relative sistemazioni di versante, con particolare riferimento ai nodi degli agroecosistemi di Burchio e di Gaville, alle aree poste intorno ai nuclei storici e lungo la viabilità fondativa;
  2. b. favorire la riproduzione dell'ecomosaico caratteristico del paesaggio rurale storicizzato (colture arboree, seminativi, macchie di bosco, vegetazione ripariale), sostenendo la pluralità degli ordinamenti colturali;
  3. c. aumentare la diversità ambientale delle monocolture specializzate attraverso l'introduzione di siepi, filari alberati, capezzagne inerbite e, nelle sistemazioni a rittochino, mediante la realizzazione di scarpate, muri a secco o altre sistemazioni di versante finalizzate anche al contenimento dell'erosione superficiale causata dalle acque di pioggia;
  4. d. favorire una infrastrutturazione rurale continua e articolata, costituita da vegetazione ripariale, siepi, filari alberati, alberi camporili, ciglioni inerbiti, muri a secco, conservando gli elementi storicizzati e favorendo l'equipaggiamento vegetazionale della viabilità minore e dei corsi d'acqua;
  5. e. garantire e riproporre le sistemazioni idrauliche, ove possibile nelle forme tradizionali, quali componenti fondamentali degli assetti idrogeologici finalizzati alla difesa del suolo e alla sua utilizzazione agricola;
  6. f. favorire il mantenimento di aree non coltivate al margine dei campi e lungo i corsi d'acqua, quali fasce ecotonali capaci di aumentare la naturalità e la continuità ecologica dell'agroecosistema;
  7. g. contenere la diffusione del bosco e, ove possibile, recuperare agli usi agricoli i terreni con copertura boschiva recente.

Ad evitare che gli usi futuri, inevitabilmente legati alle attività e alle esigenze contemporanee, possano compromettere i valori patrimoniali della struttura agroforestale, comportando la sostituzione di quelle agricole con altre attività diverse e alterando, in tal modo, i connotati rurali storicizzati del territorio, è necessario che il PO detti specifiche disposizioni finalizzate a:

  1. a. sostenere le imprese agricole e, in sub ordine, l'agricoltura amatoriale;
  2. b. in presenza di attività diverse da quelle agricole, garantire la conduzione agricola della prevalenza dei terreni pertinenziali, secondo adeguate proporzioni e modalità;
  3. c. presupporre l'integrazione funzionale degli insediamenti rurali con i centri abitati più prossimi.

Art. 2.9 Ambiti locali di paesaggio

1. A integrazione e specificazione del PIT e a partire dalle strutture costitutive del patrimonio territoriale (struttura idrogeomorfologica, struttura ecosistemica, struttura insediativa, struttura agroforestale), il PS articola il territorio comunale nei seguenti ambiti locali di paesaggio, individuati dalla Tavola 2.9:

  1. 1. Fondovalle dell'Arno:
    1. 1.1. Ambito di fondovalle a prevalente caratterizzazione rurale;
    2. 1.2. Ambito di fondovalle a prevalente caratterizzazione urbana e infrastrutturale;
    3. 1.3. Ambito di fondovalle per il contenimento del rischio idraulico.
  2. 2. Bassa e media collina:
    1. 2.1. Bassa collina dei seminativi;
    2. 2.2. Bassa e media collina a morfologia accidentata;
    3. 2.3. Ripiani di mezza costa;
    4. 2.4. Collina dell'ex miniera di Santa Barbara.
  3. 3. Alta collina
    1. 3.1. Ambito di alta collina a prevalente caratterizzazione forestale.

2. Per ciascuno dei suddetti ambiti, il PS definisce specifici obiettivi di qualità paesaggistica che esplicitano, in forma sintetica, i caratteri attesi del paesaggio. Per il perseguimento di tali obiettivi il PS indica politiche di salvaguardia, evoluzione o trasformazione del territorio che si attuano, prioritariamente, attraverso azioni riferite alle quattro strutture territoriali: idrogeomorfologica, eco sistemica, insediativa, agro-forestale. La messa in opera delle suddette azioni avviene in conformità alle invarianti strutturali di cui agli articoli da 2.5 a 2.8 delle presenti norme e, in modo particolare, alle regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione del patrimonio territoriale da queste definite.

3. Ferme restando le altre disposizioni statutarie del PS, per gli ambiti locali di paesaggio valgono le disposizioni di cui alle tabelle che seguono (Tabella 1. Fondovalle dell'Arno; Tabella 2. Bassa e media collina; Tabella 3. Alta collina), alle quali si riferiscono sia le politiche territoriali comunali, sia il PO e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica.
Le politiche territoriali comunali, pertanto, perseguono gli obiettivi, generali e specifici, definiti in relazione ai diversi ambiti di paesaggio, mentre gIi strumenti della pianificazione urbanistica disciplinano le trasformazioni territoriali in coerenza con le azioni principali riferite alle quattro strutture territoriali (idrogeomorfologica, eco sistemica, insediativa, agroforestale).

Tab. 1. Fondovalle dell'Arno
Obiettivo generale di qualità paesaggistica Paesaggio di fondovalle incentrato sul ruolo generatore e direttore dell'Arno, concepito come risorsa plurima, e su un sistema insediativo policentrico, quale interfaccia tra il fiume e le aree collinari.
1.1. Fondovalle a prevalente caratterizzazione rurale
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Paesaggio di fondovalle incentrato su un sistema differenziato di spazi aperti, a forte caratterizzazione naturale, agricola e/o ricreativa.
Politiche Adeguamento e qualificazione delle componenti naturali e antropiche in funzione della sicurezza idraulica, della qualità eco sistemica e della fruibilità delle rive.
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Contenimento delle alterazioni morfologiche, facendo salve quelle necessarie alla sicurezza idraulica e alla fruibilità dell'Arno e delle sue rive;
Salvaguardia e/o ricostituzione di linee drenanti, naturali e artificiali, per la raccolta e l'allontanamento delle acque di pioggia fino al recapito nel sistema idrografico superficiale.
Struttura ecosistemica Accrescimento della biodiversità e della connettività ecologica, attraverso la salvaguardia dei varchi agricoli trasversali, il contenimento del consumo di suolo e la qualificazione dei corsi d'acqua con le relative rive.
Struttura insediativa Qualificazione ecologica e funzionale delle strutture produttive di Pian dell'Isola in relazione alla vicinanza dell'Arno e del Salceto, anche attraverso l'erogazione di servizi legati ai corsi d'acqua e l'apertura di affacci sul fiume.
Struttura agroforestale Sostegno alle pratiche agricole tradizionali (seminativi), evitando gli incolti e le coperture boschive.
1.2. Fondovalle a prevalente caratterizzazione urbana e infrastrutturale
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Paesaggio di fondovalle incentrato su un sistema di centri abitati a diversa caratterizzazione identitaria e a forte integrazione funzionale
Politiche Qualificazione del sistema insediativo e infrastrutturale in funzione della sicurezza idraulica, della qualità ecosistemica, della caratterizzazione morfotipologica e identitaria, dell'efficienza funzionale.
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Rimodellamento morfologico in funzione delle esigenze idrauliche, salvaguardando la percezione e la fruibilità dell'Arno e delle sue rive.
Sostegno alle trasformazioni morfologiche che favoriscono lo stombamento dei corsi d'acqua minori e il ripristino dei varchi trasversali.
Recupero e qualificazione delle linee drenanti trasversali all'Arno, con progressivo inspessimento delle rive.
Struttura ecosistemica Accrescimento della biodiversità e della connettività ecologica, attraverso la salvaguardia dei varchi agricoli trasversali, il contenimento del consumo di suolo e la qualificazione dei corsi d'acqua con le relative rive.
Struttura insediativa Trasformazione e qualificazione della struttura insediativa urbana, favorendo la distinzione e la riconoscibilità dei centri abitati e l'evoluzione della conurbazione lineare di fondovalle verso un sistema policentrico connesso al fiume e alla collina. Salvaguardia e valorizzazione della struttura insediativa di lunga durata (soprattutto centri storici), con qualificazione ecologica, morfotipologica e funzionale dei tessuti urbani recenti.
Contenimento dei carichi inquinanti e della frammentazione paesaggistica prodotta dalle grandi infrastrutture di trasporto.
Concezione delle grandi opere, idrauliche e infrastrutturali, come elementi strutturanti e caratterizzanti dei nuovi paesaggi, evitando approcci settoriali e privilegiando progetti integrati.
Struttura agroforestale Sostegno all'agricoltura periurbana, soprattutto se a carattere sociale.
1.3. Fondovalle per il contenimento del rischio idraulico
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Nuovo paesaggio di fondovalle generato dalle opere di contenimento del rischio idraulico, ma con forte caratterizzazione naturale e ricreativa.
Politiche Costruzione di un nuovo paesaggio attraverso la riconfigurazione delle componenti naturali e antropiche in funzione della sicurezza idraulica, della qualità ecosistemica e della fruibilità delle rive dell'Arno.
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Rimodellamento morfologico in funzione delle esigenze idrauliche, salvaguardando la percezione e la fruibilità dell'Arno e delle sue rive;
Salvaguardia e/o ricostituzione di linee drenanti, naturali e artificiali, per la raccolta e l'allontanamento delle acque di pioggia fino al recapito nel sistema idrografico superficiale.
Struttura ecosistemica Raccordo tra le (prioritarie) esigenze idrauliche e i potenziali (alti) livelli di naturalità nella riconfigurazione delle rive dell'Arno, anche attraverso una progettazione integrata delle opere di difesa idraulica attenta a qualificare, valorizzare e ampliare gli ecosistemi palustri e lacustri già presenti al loro interno.
Struttura insediativa Qualificazione ecologica, morfotipologica e funzionale della struttura insediativa urbana in relazione al nuovo contesto territoriale e paesaggistico di lungo fiume e di bassa collina (v. Area ex mineraria di Santa Barbara).
Contenimento dei carichi inquinanti e della frammentazione paesaggistica prodotta dalle grandi infrastrutture di trasporto.
Concezione delle grandi opere, idrauliche e infrastrutturali, come elementi strutturanti e caratterizzanti dei nuovi paesaggi, evitando approcci settoriali e privilegiando progetti integrati.
Struttura agroforestale Sostegno all'agricoltura periurbana, soprattutto se a carattere sociale.
Tabella 2. BASSA E MEDIA COLLINA
Obiettivo generale di qualità paesaggistica Paesaggio collinare di matrice mezzadrile (incentrato sulla densità di impronte storico-culturali, sulle attività agricole, sulla qualità formale e visuale) che gravita sui centri abitati di fondovalle, ai quali si raccorda attraverso la viabilità trasversale, secondaria e minore.
2.1. Bassa collina dei seminativi
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Paesaggio di bassa collina incentrato sui seminativi e sulla viticoltura, con viabilità minore a maglie larghe e insediamento sparso di impianto storico sui crinali.
Politiche Salvaguardia delle componenti naturali (idrogeomorfologiche, eco sistemiche) ed evoluzione coerente delle componenti antropiche (insediative, agroforestali), sviluppo delle attività agricole.
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Contenimento di alterazioni morfologiche eccedenti le normali pratiche agricole, facendo salve le costruzioni e le infrastrutture interrate, purché non costituenti detrattori visuali alla distanza.
Salvaguardia delle componenti naturali (idrogeomorfologiche, eco sistemiche) ed evoluzione coerente delle componenti antropiche (insediative, agroforestali).
Struttura ecosistemica Accrescimento della biodiversità e della connettività ecologica, attraverso la salvaguardia delle aree agricole e il potenziamento delle diverse forme di vegetazione lineare (siepi, filari alberati, vegetazione ripariale).
Struttura insediativa Evoluzione della struttura insediativa, evitando costruzioni isolate e favorendo l'aggregazione di edifici, secondo canoni morfotipologici coerenti con la struttura insediativa storicizzata.
Tutela degli elementi matrice della struttura insediativa (pievi, castelli, ville fattoria), garantendone l'integrità morfologica e le relazioni (funzionali e visuali) con l'intorno.
Contenimento dei carichi inquinanti e della frammentazione paesaggistica prodotta dalle grandi infrastrutture di trasporto.
Struttura agroforestale Sostegno alle pratiche agricole tradizionali (seminativi, viti), evitando l'avanzata del bosco.
2.2. Bassa e media collina a morfologia accidentata
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Paesaggio di bassa e media collina incentrato sul mosaico colturale boscato, con viabilità trasversale a maglie larghe e insediamento cacuminale di impianto storico.
Politiche Salvaguardia delle componenti naturali (idrogeomorfologiche, eco sistemiche), difesa del suolo, evoluzione coerente delle componenti antropiche (insediative, agroforestali).
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Contenimento di alterazioni morfologiche eccedenti le normali pratiche agricole, facendo salve le costruzioni e le infrastrutture interrate, purché non costituenti detrattori visuali alla distanza.
Salvaguardia e/o ricostituzione di linee drenanti naturali per la raccolta e l'allontanamento delle acque di pioggia fino al recapito nel sistema idrografico superficiale.
Salvaguardia e/o ricostituzione delle sistemazioni idraulico-agrarie.
Struttura ecosistemica Accrescimento della biodiversità e della connettività ecologica attraverso l'alternanza tra le aree boscate e le aree agricole e il potenziamento delle diverse forme di vegetazione lineare (siepi, filari alberati, vegetazione ripariale).
Struttura insediativa Evoluzione della struttura insediativa evitando costruzioni isolate e favorendo l'aggregazione di edifici, secondo canoni morfotipologici coerenti con la struttura insediativa storicizzata.
Tutela degli elementi matrice della struttura insediativa (pievi, castelli, ville fattoria), garantendone l'integrità morfologica e le relazioni (funzionali e visuali) con l'intorno.
Qualificazione della struttura insediativa di Norcenni, anche attraverso il miglioramento dei raccordi con il paesaggio limitrofo, la mitigazione degli impatti visuali alla distanza, l'integrazione funzionale con il centro abitato di Figline.
Struttura agroforestale Sostegno alle pratiche agricole tradizionali, evitando l'avanzata del bosco e favorendo il recupero degli incolti e degli arbusteti.
2.3. Ripiani di mezza costa
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Paesaggio di media collina a morfologia sub pianeggiante ed elevata qualità estetica, incentrato sul mosaico agricolo tradizionale (seminativi, olivi, viti, macchie di bosco), con importanti edifici di impianto storico, civili e religiosi, viabilità minore a maglia media e ampie visuali sui pianalti del Pratomagno.
Politiche Salvaguardia delle componenti naturali (idrogeomorfologiche, eco sistemiche), evoluzione coerente delle componenti antropiche (insediative, agroforestali), gestione attenta delle destinazione d'suo, salvaguardia delle visuali panoramiche interne e sul Pratomagno.
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Contenimento di alterazioni morfologiche eccedenti le normali pratiche agricole, facendo salve le costruzioni e le infrastrutture interrate, purché non costituenti detrattori visuali alla distanza.
Salvaguardia e/o ricostituzione di linee drenanti naturali per la raccolta e l'allontanamento delle acque di pioggia fino al recapito nel sistema idrografico superficiale.
Struttura ecosistemica Potenziamento della biodiversità e della connettività ecologica attraverso le aree agricole, le macchie di bosco e le diverse forme di vegetazione lineare (siepi, filari alberati, vegetazione ripariale).
Struttura insediativa Evoluzione della struttura insediativa, evitando costruzioni isolate e favorendo l'aggregazione di edifici, secondo canoni morfotipologici coerenti con la struttura insediativa storicizzata.
Tutela degli elementi matrice della struttura insediativa (pievi, castelli, ville fattoria), garantendone l'integrità morfologica e le relazioni (funzionali e visuali) con l'intorno.
Qualificazione della struttura insediativa di Loppiano, anche attraverso consistenti interventi di trasformazione, secondo canoni morfotipologici coerenti con la struttura insediativa storicizzata, e l'integrazione funzionale con il centro abitato di Incisa.
Struttura agroforestale Sostegno alle pratiche agricole tradizionali, favorendo la varietà del mosaico colturale e l'agricoltura multifunzionale.
2.4. Collina dell'ex miniera di Santa Barbara
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Nuovo paesaggio di bassa e media collina a prevalente caratterizzazione naturale, agricola e ricreativa, con aree selezionate per la produzione di energia solare a sostegno delle attività locali.
Politiche Costruzione di un nuovo paesaggio attraverso la riconfigurazione delle componenti naturali e antropiche in funzione della qualità idrogeomorfologica, della qualità ecosistemica e di usi sostenibili a forte utilità sociale.
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Rimodellamento morfologico, con drenaggio e recapito delle acque di pioggia.
Ricostituzione di linee drenanti naturali per la raccolta e l'allontanamento delle acque di pioggia fino al recapito nel sistema idrografico superficiale.
Struttura ecosistemica Potenziamento della biodiversità e della connettività ecologica attraverso l'alternanza di aree coperte dal bosco e aree scoperte.
Potenziamento della biodiversità e della connettività ecologica delle aree coperte dal bosco e delle aree scoperte, nel rispetto degli obiettivi della riqualificazione naturalistica.
Struttura insediativa Installazione di impianti per la produzione di energia solare in aree attentamente selezionate, a visibilità interclusa e comunque non visibili dalla distanza.
Struttura agroforestale Recupero di aree per finalità agricole e/o ricreative legate alla ruralità
Tabella 3. ALTA COLLINA
Obiettivo generale di qualità paesaggistica Paesaggio di alta collina con acclività accentuate, estese coperture boschive e piccoli insediamenti con funzione di capisaldi urbani.
3.1. Alta collina a prevalente caratterizzazione forestale
Obiettivo specifico di qualità paesaggistica Paesaggio di alta collina a prevalente carattere forestale ed elevato valore naturalistico, con insediamenti di impianto storico, di crinale o di margine, rarefatti o concentrati in aggregati di piccole dimensioni.
Politiche Salvaguardia delle componenti naturali (idrogeomorfologiche, eco sistemiche), sviluppo delle attività forestali, evoluzione coerente delle componenti antropiche (insediative, agroforestali).
Azioni principali Struttura idrogeomorfologica Contenimento di alterazioni morfologiche eccedenti le normali pratiche agricole, facendo salve le costruzioni e le infrastrutture interrate, purché non costituenti detrattori visuali alla distanza.
Salvaguardia e/o ricostituzione di linee drenanti naturali per la raccolta e l'allontanamento delle acque di pioggia fino al recapito nel sistema idrografico superficiale.
Salvaguardia e/o ricostituzione delle sistemazioni idraulico-agrarie.
Struttura ecosistemica Potenziamento della biodiversità e della connettività ecologica attraverso l'incremento della diversità ambientale e, in particolare, dell'alternanza di aree coperte dal bosco e aree scoperte, salvaguardando, in particolare, prati pascolo e arbusteti.
Struttura insediativa Evoluzione della struttura insediativa evitando costruzioni isolate e favorendo l'aggregazione di edifici, secondo canoni morfotipologici coerenti con la struttura insediativa storicizzata.
Tutela degli elementi matrice della struttura insediativa (pievi, castelli, ville fattoria), garantendone l'integrità morfologica e le relazioni (funzionali e visuali) con l'intorno.
Struttura agroforestale Sostegno alle pratiche agricole tradizionali, evitando l'avanzata del bosco e favorendo il recupero dei prati pascolo, degli incolti e degli arbusteti.

Art. 2.10 Perimetro del territorio urbanizzato

1. Il PS, in conformità all'articolo 92 della LR 65/2014, individua il perimetro del territorio urbanizzato, ai sensi dell'articolo 4 della suddetta legge, comprensivo di centri storici, aree edificate con continuità di lotti a destinazione residenziale, industriale e artigianale, commerciale, direzionale, di servizio, turistico-ricettiva, attrezzature e servizi, parchi urbani, impianti tecnologici, lotti e spazi inedificati interclusi dotati di opere di urbanizzazione primaria.

2. In particolare il PS riconosce, come costitutivi del territorio urbanizzato:

  • - i centri abitati, insediamenti accentrati caratterizzati dalla presenza di nuclei storici e/o dotati di complessità funzionale, ancorché estesi oltre i confini comunali (Porcellino, Matassino, Poggio alla Croce, Pian dell'Isola);
  • - gli insediamenti accentrati esterni ai centri abitati, caratterizzati da edificato continuo e con superficie territoriale non inferiore a 2 ettari.

3. Il perimetro del territorio urbanizzato include le aree interessate dai piani attuativi convenzionati in corso di validità alla data di adozione del PS e le aree relative ai progetti o i piani attuativi decaduti realizzati in tutto o in parte, inoltre comprende le previsioni vigenti del RU dell'ex Comune di Incisa in Val d'Arno; esso tiene conto delle strategie di riqualificazione e di rigenerazione urbana, ivi inclusi gli obiettivi di soddisfacimento del fabbisogno di edilizia residenziale pubblica, laddove ciò contribuisca a qualificare il disegno dei margini urbani.

4. Il perimetro del territorio urbanizzato è rappresentato nelle Tavole STA8.1, STA8.2, STA 10.1 e STA 10.2 e comprende:

  • - tessuti di impianto storico: settori urbani di antica formazione, antecedenti il XX secolo, che hanno conservato la riconoscibilità della struttura insediativa nel rapporto tra edifici, pertinenze, strada e/o spazi aperti di relazione. Hanno valore testimoniale e identitario e, come tali, sono da conservare nei caratteri morfologici, tipologici, architettonici, spaziali e figurativi;
  • - tessuti consolidati: settori urbani saturi e/o cresciuti, solitamente, fino alla metà del XX secolo a ridosso delle aree centrali o dei tessuti di impianto storico con un disegno urbano riconoscibile: per epoca di impianto e/o compiutezza morfologica costituiscono parti consolidate del territorio urbanizzato.
  • - tessuti recenti: settori urbani formatisi a partire dalla seconda metà del XX secolo attraverso addizioni successive, costituite solitamente da singole costruzioni o lottizzazioni non sempre capaci di formare una struttura urbana compiuta. Presentano caratteri morfologici differenziati, con edifici a tipologia mista e densità variabile, ubicati a filo strada o, più spesso, isolati nel lotto di appartenenza con spazi aperti pertinenziali sistemati a verde.

5. Nei tessuti recenti del territorio urbanizzato, in relazione ai morfotipi della struttura insediativa di cui all'articolo 2.7 delle presenti norme, il PS individua e disciplina i seguenti morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee, definendo per ciascuno di essi specifici obiettivi di qualità che devono essere ripresi e sviluppati dagli strumenti della pianificazione urbanistica.

Morfotipi urbanizzazioni contemporanee Criticità Obiettivi di qualità
Conurbazione lineare di fondovalle
TR2 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto con isolati aperti ed edifici residenziali isolati su lotto
(Incisa Via Amendola - Via Olimpia, Figline Via del Palagetto, Figline Corso V.Veneto - Via Guicciardini, Figline Via Arno, Figline Via S.Romolo - Via Volta, Figline Via C. Colombo, Matassino Via S.Lavagnini)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Nei casi di contatto diretto con il territorio aperto, critici affacci e problema dei retri urbani.
spazio pubblico e servizi
  • - Dotazione di spazi pubblici non sempre adeguata, sia per dotazione che per qualità, considerando anche la destinazione privata degli spazi di pertinenza degli edifici.
  • - Carenza di una "rete di spazi pubblici" e di tessuto connettivo ciclo/pedonale.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Scarsa manutenzione del patrimonio edilizio.
  • - Omologazione delle architetture con l'impiego di tipologie edilizie, elementi costruttivi e materiali standardizzati e talvolta decontestualizzati.
  • - Negli interventi di trasformazione urbana inserimento di edifici o elementi di recente costruzione disomogenei, per dimensioni e collocazione, all'interno del tessuto ad isolati regolari, compromettenti l'omogeneità percettiva d'insieme.
Garantire l'integrità visiva della città storica e le relazioni funzionali con essa;
Favorire l'accesso alla città storica anche attraverso percorsi ciclopedonali lungo le strade principali di penetrazione, equipaggiandole, ove possibile, con filari alberati;
Definire compiutamente il margine urbano, anche attraverso sistemi di spazi aperti articolati per funzione;
Favorire la creazione di piccole centralità urbane negli spazi che si prestano a una qualificata riconfigurazione fisica e a una adeguata densità funzionale.
TR3 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto con isolati aperti e blocchi prevalentemente residenziali
(Incisa Barberino, La Massa, Figline Parco G. C. A. Dalla Chiesa, Figline SR 69 - Via della Resistenza)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Carenti connessioni e relazioni sia con il centro urbano che con il territorio aperto.
spazio pubblico e servizi
  • - Non ottimale organica disposizione delle aree pubbliche utilizzabili per le relazioni sociali.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Carenza di morfologie di impianto compiuto riconoscibili e identitarie, con prevalenze di lottizzazioni indipendenti e senza formazione di isolati strutturati.
Garantire l'integrità visiva della città storica e le relazioni funzionali con essa
Favorire l'accesso alla città storica anche attraverso percorsi ciclopedonali lungo le strade principali di penetrazione, equipaggiandole, ove possibile, con filari alberati
Concepire il sistema degli spazi pubblici come elemento ordinatore e connettivo, utilizzando come "materiali" preferenziali il verde urbano e i percorsi ciclopedonali;
Favorire la creazione di piccole centralità urbane negli spazi che si prestano a una qualificata riconfigurazione fisica e a una adeguata densità funzionale;
Valorizzare la presenza di giardini e spazi verdi ad uso ricreativo, favorendone l'accessibilità, qualificandone l'equipaggiamento vegetale e funzionale, rendendoli perni delle relazioni ecologiche trasversali.
TR4 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto con isolati aperti e blocchi prevalentemente residenziali di edilizia pianificata
(Incisa Costerella alta, Incisa Via Garibaldi - Via Rosselli, Figline P.zza Generale Galvaligi, Figline Via Strasburgo, Figline Via Cervi - Via Mazzolari)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Carenza di connessioni e relazioni sia con il centro urbano che con il territorio aperto.
spazio pubblico e servizi
  • - In alcuni casi assenza di servizi alla scala di quartiere e funzioni accessorie alla residenza con marginalizzazione strutturale e sociale del quartiere (quartieri dormitorio).
qualità urbana e dell'architettura
  • - Tipi edilizi a blocchi riconoscibili per l'uniformità, ma completamente decontestualizzati
Incrementare i raccordi morfologici e funzionali con i tessuti urbani limitrofi;
Definire compiutamente il margine urbano, anche attraverso sistemi di spazi aperti articolati per funzione;
Favorire la pluralità delle funzioni.
TR6 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto a tipologie miste
(Incisa P.zza S.Lucia, Incisa Stazione FS, Figline Via Verdi - Via F.lli Cervi)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Margine urbano disomogeneo
  • - Assenza o non chiara definizione di relazioni con i tessuti urbani limitrofi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Spazi di pertinenza degli edifici ad uso non residenziale spesso recintati e destinati ad usi complementari alla produzione.
Concepire il sistema degli spazi pubblici come elemento ordinatore e connettivo, utilizzando come "materiali" preferenziali il verde urbano e i percorsi ciclopedonali;
Contenere il disordine interno attraverso sistemi di verde lineare lungo il bordo degli isolati di maggiore dimensione;
Favorire la permeabilità ecologica degli isolati attraverso il sistema degli spazi aperti, articolati per funzione.
TR7 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto sfrangiato di margine
(Incisa Italcementi, Incisa Barberino, La Massa, Poggiolino, Figline Gagliana, Figline SO, Lo Stecco, Il Cesto, Figline Via Pertini)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Assenza di margine urbano e tendenza alla dispersione insediativa nel tessuto rurale, con alto consumo di suolo agricolo.
  • - Debole definizione di relazioni con i tessuti urbani limitrofi.
  • - Bassa qualità dei retri urbani e dei fronti di servizio sugli spazi aperti.
spazi aperti interclusi e aree dismesse e/o degradate
  • - Scarsa qualità o manutenzione degli spazi aperti interclusi e rischio di saturazione edilizia.
spazio pubblico e servizi
  • - Carenza di spazi pubblici, tessuto connettivo ciclo-pedonale e servizi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Incompletezza, frammentarietà e bassa qualità del tessuto urbano.
  • - Omologazione delle architetture con l'impiego di tipologie edilizie, elementi costruttivi e materiali standardizzatI e decontestualizzati.
Qualificare il margine urbano attraverso progetti unitari di adeguata estensione, prevedendo:
  • - sistemi continui di spazi aperti con funzioni plurime (ecologiche, formali, ricreative) raccordati agli spazi aperti urbani e alle tessiture del territorio rurale;
  • - opportune densificazioni edilizie, atte a definire il bordo edificato secondo criteri di permeabilità ecologica, di compiutezza formale e di qualità morfotipologica.
Ripianificazione dell'area Incisa Italcementi, anche attraverso interventi di rigenerazione urbana, prevedendo la riqualificazione dell'area della cava con calore di testimonianza storica, la valorizzazione del centro storico di Incisa, promuovendo azioni di recupero del patrimonio di archeologia industriale e dei sentieri verdi di collegamento con il borgo storico.
TR8 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: frange periurbane e città diffusa - tessuto lineare
(La Fonte di Incisa, Incisa-La Massa)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Alterazione della percezione dello spazio aperto della campagna con effetti di "retro" verso aree aperte di pregio naturale e/o agricolo e occlusione della visibilità per la presenza di case e capannoni.
spazio pubblico e servizi
  • - Carenza di spazi pubblici, tessuto connettivo ciclo-pedonale e servizi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Tessuti abitativi rarefatti costituiti da aggregati di abitazioni tenute insieme dal filo della strada.
Garantire le relazioni trasversali, ecologiche e funzionali, attraverso il mantenimento e il potenziamento degli spazi aperti e, in modo particolare, degli spazi verdi, nelle intersezioni tra il tessuto lineare e i corsi d'acqua o le strade minori.
Garantire la sicurezza degli spostamenti ciclopedonali lungo la strada matrice, con percorsi e piste in sede protetta.
Qualificare il margine urbano a contatto con la campagna attraverso la definizione fisica e la disciplina ecologica, formale e funzionale delle pertinenze edilizie.
TPS1 - Tessuti della città produttiva e specialistica: tessuto a proliferazione produttiva lineare
(Figline Via Garibaldi, Matassino)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Alto impatto paesistico e visivo sull'intorno urbano e rurale-naturale dato dalle dimensioni dell'insediamento (capace di occludere la visibilità dello spazio aperto), dalla banalizzazione delle architetture prefabbricate, dalla casualità delle localizzazioni.
spazio pubblico e servizi
  • - Carenza e scarsa qualità degli spazi aperti pubblici.
  • - Nei casi di accesso diretto dalla strada appesantimento della funzionalità dell'infrastruttura e formazione di domanda per alternative di viabilità veloce.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Fattori strutturanti ridotti alla componente strada con assenza di strutturazioni distributive interne alle lottizzazioni.
  • - Disordine casuale nella compresenza di componenti residenziali, commerciali e produttive e nel posizionamento nei lotti.
  • - Assenza di margini definiti e tendenza all'espansione perpetua per singole aggiunte.
Garantire la salvaguardia delle componenti naturali e potenziarle, anche evitando l'avanzamento delle costruzioni verso i corsi d'acqua, aumentando le superfici permeabili, incrementando l'equipaggiamento vegetale;
Qualificare le parti che si affacciano sulle strade pubbliche, anche attraverso il decoro delle pertinenze, il coordinamento delle recinzioni, l'interposizione tra lotto e sede stradale di filari alberati e percorsi ciclopedonali in sede protetta;
Favorire l'introduzione di sistemi integrati per la produzione di energie rinnovabili (tetti, fronti, pensiline, ecc.);
In presenza di demolizioni e ricostruzioni, tendere alla creazione di tessuti regolari morfologicamente raccordati ai tessuti limitrofi.
TPS2 - Tessuti della città produttiva e specialistica: tessuto a piattaforme produttive, commerciali, direzionali
(La Massa, Lagaccioni, Figline Pirelli)
Garantire la salvaguardia delle componenti naturali e potenziarle, anche evitando l'avanzamento delle costruzioni verso i corsi d'acqua, aumentando le superfici permeabili, incrementando l'equipaggiamento vegetale;
Qualificare le parti che si affacciano sulle strade pubbliche, anche attraverso il decoro delle pertinenze, il coordinamento delle recinzioni, l'interposizione tra lotto e sede stradale di filari alberati e percorsi ciclopedonali in sede protetta;
Favorire la creazione di centralità urbane riconoscibili per configurazione fisica (forma urbana, dotazione di spazi aperti, dotazione di verde, ecc.) e caratterizzazione funzionale (funzioni di servizio, di ristoro, uffici, ecc.)
Favorire l'introduzione di sistemi integrati per la produzione di energie rinnovabili (tetti, fronti, pensiline, ecc.);
In presenza di demolizioni e ricostruzioni, tendere alla creazione di tessuti regolari morfologicamente raccordati ai tessuti limitrofi;
Favorire l'evoluzione delle aree produttive in APEA
TPS3 - Tessuti della città produttiva e specialistica: insule specializzate
(Incisa impianti sportivi, Figline impianti sportivi, Figline cimitero, Figline ospedale, Matassino Via Amendola - Via Lavagnini)
Incrementare le relazioni ecologiche, morfotipologiche e funzionali con i tessuti urbani limitrofi
Favorire la creazione e/o il mantenimento di varchi e visuali sul territorio rurale e, ove il tessuto interessi aree urbane periferiche, progettare il margine urbano assumendo i suddetti varchi quali elementi strutturanti
Qualificare gli spazi per la sosta veicolare, caratterizzandone gli elementi strutturali, di arredo e di equipaggiamento vegetale
Favorire la permeabilità del suolo
Delimitare gli isolati con sistemi continui di verde combinati con percorsi ciclopedonali
Piccoli centri di fondovalle e pedecolle
TR2 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto con isolati aperti ed edifici residenziali isolati su lotto
(Burchio, Restone)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Nei casi di contatto diretto con il territorio aperto, critici affacci e problema dei retri urbani.
spazio pubblico e servizi
  • - Dotazione di spazi pubblici non sempre adeguata, sia per dotazione che per qualità, considerando anche la destinazione privata degli spazi di pertinenza degli edifici.
  • - Carenza di una "rete di spazi pubblici" e di tessuto connettivo ciclo/pedonale.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Omologazione delle architetture con l'impiego di tipologie edilizie, elementi costruttivi e materiali standardizzati e talvolta decontestualizzati.
Garantire l'integrità visiva del nucleo storico;
Favorire le relazioni con il nucleo storico anche attraverso percorsi ciclopedonali;
Definire compiutamente il margine urbano, anche attraverso sistemi di spazi aperti articolati per funzione;
TR3 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto con isolati aperti e blocchi prevalentemente residenziali
(Palazzolo, Burchio)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Carenti connessioni e relazioni sia con il centro urbano che con il territorio aperto.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Carenza di morfologie di impianto compiuto riconoscibili e identitarie, con prevalenze di lottizzazioni indipendenti e senza formazione di isolati strutturati.
Garantire l'integrità visiva del nucleo storico;
Favorire le relazioni con il nucleo storico anche attraverso percorsi ciclopedonali;
Valorizzare gli spazi verdi ad uso ricreativo, favorendone l'accessibilità, qualificandone l'equipaggiamento vegetale e funzionale, rendendoli perni delle relazioni ecologiche con il territorio rurale.
TR6 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto a tipologie miste
(Porcellino)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Margine urbano disomogeneo
  • - Assenza o non chiara definizione di relazioni con i tessuti urbani limitrofi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Mancanza di un progetto chiaro in termini di "forma urbana".
Contenere il disordine interno attraverso sistemi di verde lineare lungo il bordo degli isolati;
Favorire la permeabilità ecologica degli isolati attraverso il sistema degli spazi aperti, ancorché privati.
TR7 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto sfrangiato di margine
(Palazzolo, Restone)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Assenza di margine urbano e tendenza alla dispersione insediativa nel tessuto rurale, con alto consumo di suolo agricolo.
spazi aperti interclusi e aree dismesse e/o degradate
  • - Scarsa qualità o manutenzione degli spazi aperti interclusi e rischio di saturazione edilizia.
spazio pubblico e servizi
  • - Carenza di spazi pubblici, tessuto connettivo ciclo-pedonale e servizi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Incompletezza, frammentarietà e bassa qualità del tessuto urbano.
  • - Omologazione delle architetture con l'impiego di tipologie edilizie, elementi costruttivi e materiali standardizzatI e decontestualizzati.
Qualificare il margine urbano attraverso progetti unitari che prevedano:
  • - sistemi continui di spazi aperti con funzioni plurime (ecologiche, formali, ricreative) raccordati agli spazi aperti urbani e alle tessiture del territorio rurale;
  • - opportune densificazioni edilizie, atte a definire il bordo edificato secondo criteri di permeabilità ecologica, di compiutezza formale e di qualità morfotipologica.
TR8 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: frange periurbane e città diffusa - tessuto lineare
(Porcellino)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Alterazione della percezione dello spazio aperto della campagna con effetti di "retro" verso aree aperte di pregio naturale e/o agricolo
spazio pubblico e servizi
  • - Carenza di spazi pubblici, tessuto connettivo ciclo-pedonale e servizi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Tessuti abitativi rarefatti costituiti da aggregati di abitazioni tenute insieme dal filo della strada.
Qualificare il margine urbano a contatto con la campagna attraverso la definizione fisica e la disciplina ecologica, formale e funzionale delle pertinenze edilizie.
TPS2 - Tessuti della città produttiva e specialistica: tessuto a piattaforme produttive, commerciali, direzionali
(Burchio, Porcellino)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Alto impatto paesistico e visivo sull'intorno urbano e rurale-naturale dato dalle dimensioni dell'insediamento , dalla banalizzazione delle architetture, dalla casualità delle localizzazioni.
  • - Margini degradati costituiti prevalentemente da assi stradali.
spazio pubblico e servizi
  • - Carenza e scarsa qualità degli spazi aperti pubblici.
  • - Nei casi di accesso diretto dalla strada appesantimento della funzionalità dell'infrastruttura e formazione di domanda per alternative di viabilità veloce.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Indifferenza della localizzazione e della morfologia urbanistica e architettonica rispetto al contesto urbano e territoriale di riferimento ed alla strutturazione rurale e naturale storica.
  • - Tipologie edilizie con strutture seriali prefabbricate "da catalogo" prive di relazioni con il contesto e di qualsiasi qualità architettonica.
Garantire la salvaguardia delle componenti naturali e potenziarle, anche evitando l'avanzamento delle costruzioni verso i corsi d'acqua, favorendo la permeabilità dei suoli, incrementando l'equipaggiamento vegetale;
Qualificare le parti che si affacciano sulle strade pubbliche, anche attraverso il decoro delle pertinenze, il coordinamento delle recinzioni, l'interposizione tra lotto e sede stradale di filari alberati e percorsi ciclopedonali in sede protetta;
Favorire l'introduzione di sistemi integrati per la produzione di energie rinnovabili (tetti, fronti, pensiline, ecc.);
In presenza di demolizioni e ricostruzioni, tendere alla creazione di tessuti regolari morfologicamente raccordati ai tessuti limitrofi;
Favorire l'evoluzione delle aree produttive in APEA.
TPS3 - Tessuti della città produttiva e specialistica: insule specializzate
(Palazzolo)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Assenza di relazioni con i contesti urbani, naturali e rurali limitrofi.
  • - Alto impatto dei mezzi di trasporto privato dai flussi di visita sull'intorno urbano-rurale.
spazio pubblico e servizi
  • - Tessuti monofunzionali dedicati.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Tipologie edilizie con strutture seriali, prive di relazioni con il contesto e generalmente fuori scala rispetto ad esso (interventi prevalentemente pianificati e giustapposti al contesto territoriale di riferimento).
Incrementare le relazioni ecologiche, morfotipologiche e funzionali con i tessuti urbani limitrofi;
Favorire la creazione e/o il mantenimento di varchi e visuali sul territorio rurale;
Qualificare gli spazi per la sosta veicolare, caratterizzandone gli elementi strutturali, di arredo e di equipaggiamento vegetale;
Favorire la permeabilità del suolo.
Sistema insediativo reticolare della collina
TR3 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto con isolati aperti e blocchi prevalentemente residenziali
(Brollo)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Carenti connessioni e relazioni sia con il centro urbano che con il territorio aperto.
Garantire l'integrità visiva del nucleo storico;
Favorire le relazioni con il nucleo storico anche attraverso percorsi ciclopedonali;
Valorizzare gli spazi verdi ad uso ricreativo, favorendone l'accessibilità, qualificandone l'equipaggiamento vegetale e funzionale, rendendoli perni delle relazioni ecologiche con il territorio rurale.
TR7 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: tessuto sfrangiato di margine
(Poggio alla Croce, Ponte agli Stolli)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Assenza di margine urbano e tendenza alla dispersione insediativa nel tessuto rurale, con alto consumo di suolo agricolo.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Incompletezza, frammentarietà e bassa qualità del tessuto urbano.
  • - Omologazione delle architetture con l'impiego di tipologie edilizie, elementi costruttivi e materiali standardizzati e decontestualizzati.
Qualificare il margine urbano attraverso progetti unitari che prevedano:
  • - sistemi continui di spazi aperti con funzioni plurime (ecologiche, formali, ricreative) raccordati agli spazi aperti urbani e alle tessiture del territorio rurale;
  • - opportune densificazioni edilizie, atte a definire il bordo edificato secondo criteri di permeabilità ecologica, di compiutezza formale e di qualità morfotipologica.
TR8 - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista: frange periurbane - tessuto lineare
(Poggio alla Croce)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Alterazione della percezione dello spazio aperto della campagna con effetti di "retro" verso aree aperte di pregio naturale e/o agricolo
Qualificare il margine urbano a contatto con la campagna attraverso la definizione fisica e la disciplina ecologica, formale e funzionale delle pertinenze edilizie.
Tessuti extraurbani
TR 12 - Tessuti extraurbani a prevalente funzione residenziale e mista - piccoli agglomerati isolati extraurbani
(Incisa Belvedere, Il Cesto, Pian delle Macchie)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Assenza di relazioni con il contesto
  • - Retri urbani di scarsa qualità e/o degradati.
  • - Progressivo abbandono delle pratiche agricole e perdita dei caratteri rurali della campagna.
spazio pubblico e servizi
  • - Bassa dotazione di spazi ad uso collettivo con totale dipendenza funzionale dai centri urbani limitrofi.
qualità urbana e dell'architettura
  • - Graduale perdita dei caratteri rurali della campagna e interruzione del tessuto rurale con "isole di urbanizzazione" sparse.
  • - Espansione non controllata e priva di una forma compiuta e di un disegno urbano strutturato.
Favorire l'introduzione di funzioni capaci di superare la monofunzionalità residenziale e di costituire servizio per gli agglomerati e per l'insediamento sparso limitrofo (piccoli esercizi di ristoro, esercizi di vicinato, servizi di pubblica utilità, ecc.);
Qualificare il margine a contatto con la campagna, soprattutto attraverso la disciplina delle pertinenze edilizie, favorendo l'introduzione di componenti riferibili al contesto rurale (vegetazione, materiali, arredi).
TPS1 - Tessuti della città produttiva e specialistica: tessuto a proliferazione produttiva lineare
(Pian dell'Isola)
affacci e relazioni con la città storica ed il territorio aperto
  • - Alto impatto paesistico e visivo sull'intorno urbano e rurale-naturale dato dalle dimensioni dell'insediamento (capace di occludere la visibilità dello spazio aperto).
qualità urbana e dell'architettura
  • - Fattori strutturanti ridotti alla componente strada con assenza di strutturazioni distributive interne alle lottizzazioni.
Garantire la salvaguardia delle componenti naturali e potenziarle, anche evitando l'avanzamento delle costruzioni verso i corsi d'acqua, aumentando le superfici permeabili, incrementando l'equipaggiamento vegetale;
Qualificare le parti che si affacciano sulle strade pubbliche, anche attraverso il decoro delle pertinenze, il coordinamento delle recinzioni, l'interposizione tra lotto e sede stradale di filari alberati e percorsi pedonali in sede protetta;
Favorire l'introduzione di sistemi integrati per la produzione di energie rinnovabili (tetti, fronti, pensiline, ecc.);
In presenza di demolizioni e ricostruzioni, tendere alla creazione di tessuti regolari morfologicamente raccordati ai tessuti limitrofi.

6. Fermi restando il perimetro del territorio urbanizzato e gli obiettivi di qualità definiti dal PS per i morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee, il PO deve definire azioni di qualificazione del margine urbano soprattutto attraverso:

  • - il potenziamento delle connessioni ecologiche con il territorio rurale, in primo luogo lungo i corsi d'acqua e le relative aree rivierasche, ovvero favorendo la creazione di sistemi trasversali di spazi aperti, pubblici e privati, fisicamente continui e articolati nelle funzioni, all'interno dei tessuti urbani;
  • - la valorizzazione delle tessiture territoriali storicizzate, naturali e antropiche, anche attribuendo loro nuovi significati ambientali, culturali e funzionali;
  • - l'individuazione delle aree dove istituire orti sociali con finalità produttive, ricreative e didattiche facilmente accessibili a piedi o in bicicletta;
  • - il completamento dei tessuti di frangia attraverso interventi edilizi che privilegino i servizi di base e l'edilizia residenziale pubblica.

7. Il PO potrà apportare limitati adeguamenti locali del perimetro del territorio urbanizzato individuato dal PS, solo se derivanti dal maggiore livello di scala di rappresentazione (1:2000) in presenza di oggettivi segni riconoscibili sul territorio.

Art. 2.11 Centri storici, nuclei storici e beni culturali: perimetro e ambiti di pertinenza

1. Il PS individua, ai sensi dell'articolo 92 della LR 65/2014, i centri storici e i nuclei storici, nonché, ai sensi dell'articolo 66 della stessa legge, i relativi ambiti di pertinenza, rappresentandoli Tavole STA12.1 e STA12.2. Il PS individua, altres&igrave, ai sensi dell'Elaborato 8B del PIT, gli ambiti di pertinenza dei beni culturali che ricadono nel territorio rurale e che costituiscono elementi rappresentativi dell'identità locale, rappresentandoli nelle stesse Tavole STA12.1 e STA12.2, nonché nelle Tavole STA13.1 e STA13.2.

2. Centri e nuclei storici

2.1. I centri e i nuclei storici individuati dal PS, costituiti dai nuclei antichi presenti nella prima metà del XIX secolo, cos&igrave come integrati dalla crescita insediativa rilevabile alla metà del XX secolo, sono i seguenti:

  • - Centri storici: Figline e Incisa, a forte significato identitario per l'intero Valdarno superiore fiorentino, nonché quelli minori di Palazzolo, Burchio, La Fonte, La Massa, Restone, Poggio alla Croce, Brollo, Ponte agli Stolli e Gaville.
  • - Nuclei storici: Santa Maria Maddalena, Santa Lucia, Casa Castiglioni

2.2. I suddetti centri e nuclei sono sorti lungo o alla confluenza di strade di impianto storico e sono caratterizzati da edilizia continua a filo strada, fortemente relazionata alle caratteristiche morfologiche del sito e agli spazi pubblici o di uso pubblico presenti. Gli spazi aperti privati, ove presenti, sono ubicati solitamente sul lato o sul retro degli edifici.

2.3. Il PO verifica localmente il perimetro dei centri e dei nuclei storici, definendo per essi una specifica disciplina edilizia e urbanistica finalizzata, tra l'altro, a favorire l'uso residenziale accanto ad altri usi compatibili e volta, altres&igrave, alla conservazione delle forme storicizzate del rapporto edificio-suolo (pavimentazioni, opere di contenimento, ecc.), edificio-strada (allineamenti, distacchi, spazi di relazione, ecc.), edificio-pertinenza (contiguità e complementarietà, recinzioni, ecc.), edificio-edificio (continuità, contiguità, impianto planoaltimetrico, ecc.).

3. Beni culturali

3.1. Nel territorio comunale ricadono beni culturali tutelati ai sensi della Parte Seconda del DLgs 42/2004,

che il PO deve disciplinare specificatamente per garantire la conservazione dei valori storico-architettonici e

testimoniali, nonché la qualità delle relazioni ecologiche, morfologiche e visuali con il territorio limitrofo. Il PO deve distinguere i beni tutelati dall'art. 10 del DLgs 42/2004 da quelli soggetti a verifica di interesse culturale (art. 12 DLgs 42/2004), individuando i bersagli ed i fulcri visivi, con particolare riguardo a quelli oggetto di specifico provvedimento di tutela.

Intorno ai suddetti beni che ricadono nel territorio rurale il PS, in conformità all'Elaborato 8B del PIT,

individua e disciplina, appositi ambiti di pertinenza paesaggistica.

A puro titolo ricognitivo, i beni culturali sono sotto elencati e rappresentati nelle tavole STA13.1 e STA13.2 dello Statuto del PS11:

  • - Centro abitato di Incisa
  • - Beni culturali ricadenti nel Castello di Incisa:
  • - "Torre campanaria e annessi" (Cod. Soprintendenza FI0439)
  • - "Porzione di Casa Petrarca" (Cod. Soprintendenza FI1300)
  • - "Oratorio del SS Crocifisso e canonica" (Codice Soprintendenza - FI2003)
  • - "Casa Petrarca"
  • - Altri beni culturali ricadenti nel centro abitato di Incisa:
  • - "Chiesa e Convento SS Cosma e Damiano" al Vivaio (Codice Soprintendenza FI0658)
  • - Centro abitato di Figline
  • - Beni culturali costituiti da mura e torri castellane di Figline:
  • - "Mura castellane" (Codice Soprintendenza FI6157)
  • - "Porzioni di mura castellane e torrini" (Codice Soprintendenza A_FI0018)
  • - "Torre facente parte delle antiche mura" (Codice Soprintendenza FI0330)
  • - "Mura Castellane porzione e torrini e chiesa dell'Addolorata"
  • - Beni culturali ricadenti nelle aree urbane interne alle mura di Figline:
  • - "Antico Spedale Serristori" (Codice Soprintendenza FI0385)
  • - "Chiesa e Convento della Croce" (Codice Soprintendenza FI6164)
  • - "Ex Convento della Chiesa di San Francesco" (Codice Soprintendenza FI6101)
  • - "Palazzo Guidotti" (Codice Soprintendenza FI0545)
  • - "Palazzo Libri" (Codice Soprintendenza FI0537)
  • - "Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta ed edifici annessi" (Codice Soprintendenza FI6122)
  • - "Immobile di Figline Valdarno tra Corso Mazzini, Via Fabbrini e Vicolo del Menichino" (Codice Soprintendenza A_FI0081)
  • - "Complesso sacro di Santa Maria dell'Addolorata" (Codice Soprintendenza A_FI0116)
  • - "Palazzo detto Casa Grande giardino torre e mura merlate che lo circondano" o Villa Casagrande Serristori (Codice Soprintendenza FI1290)
  • - "Casa del Combattente"
  • - Altri beni culturali ricadenti nel centro abitato di Figline
  • - "Casa Cantoniera" (Codice Soprintendenza A_FI0182)
  • - "Viale alberato Bianca Pampaloni già Viale delle Rimembranze" (Codice Soprintendenza FI2017)
  • - "Villa di San Cerbone", Ospedale Serristori (Codice Soprintendenza FI1289)
  • - "Santuario di Santa Maria al Ponterosso"(Codice Soprintendenza FI6301)12
  • - "Cimitero della Misericordia di Figline Valdarno" (Codice Soprintendenza FI6336)
  • - "Oratorio Santa Maria delle Grazie detto della Mota" (Codice Soprintendenza FI6220)
  • - "Teatro Garibaldi" (Codice Soprintendenza FI0238)
  • - "Casa ASP Ludovico Martelli"
  • - Territorio rurale:
  • - "Ex Chiesa e canonica di San Niccolò a Olmeto" (Cod. Soprintendenza FI0412)
  • - "Complesso di San Lorenzo a Cappiano (Chiesa e canonica)" (Cod. Soprintendenza A_FI0041)
  • - "Chiesa dei Santi Vito e Modesto a Loppiano, con annessa canonica e Cappella della Compagnia" (Codice Soprintendenza FI6284)
  • - "Chiesa di San Cerbone" a Castagneto (Codice Soprintendenza FI2118)
  • - "Complesso Sacro e colonico di San Pietro e terreno e beni mobili pertinenziali" (Codice Soprintendenza A_FI0156)
  • - "Ex Badia di Montescalari" (Codice Soprintendenza FI0612)
  • - "Complesso sacro di San Miniato a Celle" (Codice Soprintendenza A_FI0147)
  • - "Complesso sacro della Parrocchia di Sant'Andrea a Campiglia" (Codice Soprintendenza A_FI0080)
  • - "Chiesa Santa Maria a Tartigliese" (Codice Soprintendenza FI6332)
  • - "Complesso di San Michele a Pavelli con ex canonica" (Codice Soprintendenza A_FI0117 e FI6486)
  • - "Villa La Poggerina e annessi colonici" (Codice Soprintendenza FI2123)
  • - "Pieve di San Romolo a Gaville e canonica" (Codice Soprintendenza - FI6219)
  • - "Immobile denominato la Isolla" o Oratorio di Santa Maria all'Isolla (Codice Soprintendenza A_FI0144)
  • - "Tomba a camera di epoca etrusca"
  • - "Casolare Cavicchi, cippo commemorativo e aree limitrofe"
  • - "Chiesa e canonica di San Michele a Morniano"

3.2 A titolo ricognitivo sono stati individuati, altres&igrave, gli immobili (edifici) di proprietà comunale di cui all'art. 12 del DLgs 42/2004. Nel territorio comunale ricadono beni culturali tutelati ai sensi della Parte Seconda del DLgs 42/2004, per i quali non è stata avviata/conclusa la verifica di interesse culturale:

  • - "Villa Campori" ad Incisa;
  • - "Biblioteca ex casa del fascio" a Figline;
  • - "Palazzina presso Giardini Morelli" a Figline;
  • - "Ex Scuole Lambruschini" a Figline;
  • - "Palazzo Pretorio" a Figline;
  • - "Edificio in piazza Don Bosco" a Figline;
  • - "Municipio" ad Incisa
  • - "Porzione di edificio in via Petrarca" ad Incisa;
  • - "Porzione di edificio in via Petrarca" ad Incisa;

3.3 Il PS individua altres&igrave, nelle tavole QC2.5.1 e QC2.5.2, zone di interesse archeologico, le quali, potenzialmente ricadenti nella fattispecie di cui all'art. 10, comma 1, DLgs 42/2004, dovranno essere oggetto di specifiche prescrizioni da parte del PO, da concordarsi con la competente Soprintendenza.

4. Ambiti di pertinenza dei centri storici, dei nuclei storici e dei beni culturali

4.1. Il PS individua ambiti di pertinenza per i centri storici, i nuclei storici e i beni culturali, o parte di essi, che non risultano inglobati in contesti insediativi urbani e che mantengono rapporti di contiguità con il territorio rurale.

4.2. Nei suddetti ambiti di pertinenza il PS riconosce i seguenti caratteri di rilevanza paesaggistica e indica misure conseguenti che il PO deve recepire e disciplinare specificatamente:

  • - valore percettivo: da salvaguardare evitando, in particolare, l'intromissione di elementi tecnologici emergenti o con evidente impatto visuale;
  • - intervisibilità tra insediamenti storici, beni culturali e aree limitrofe: da salvaguardare, con particolare riguardo per gli scorci panoramici che, dalle strade e dagli spazi pubblici, investono le componenti storico-culturali del patrimonio territoriale e per le visuali panoramiche che ne consentono visioni di insieme;
  • - pratiche agricole: da salvaguardare e sostenere soprattutto se orientate verso ordinamenti colturali tradizionali diversificati;
  • - sistemazioni idrauliche di impianto storico: da recuperare anche in funzione delle nuove esigenze d'uso;
  • - vecchie tessiture territoriali: da recuperare e valorizzare quali riferimenti ambientali e paesaggistici prioritari per i nuovi assetti strutturali e funzionali delle aree;
  • - caratteri architettonici: i rifacimenti delle costruzioni esistenti, cos&igrave come le eventuali nuove costruzioni, devono essere coerenti per tipologia, materiali, consistenza e aspetti cromatici con i caratteri storicizzati del paesaggio;
  • - viabilità minore di impianto storico e relativi elementi di corredo: da conservare nei caratteri costruttivi tradizionali, ferma restando, in presenza di inderogabili esigenze tecniche e funzionali, la possibilità di adeguamenti locali compatibili.

4.3. Il PO verifica il perimetro degli ambiti di pertinenza dei centri storici, dei nuclei storici e dei beni culturali, adeguandolo localmente, se del caso, alla presenza di segni riconoscibili sul territorio.

11. Fonte: GEOscopio, geoportale della Regione Toscana, consultabile all'indirizzo http://www.regione.toscana.it/-/geoscopio; aggiornamento QC in sede di conformazione del PS al PIT-PPR

12. Comprende anche il seguente provvedimento di tutela indiretta ai sensi del DLgs 490/1999 (art.49): FI2126: "Zona di rispetto al Complesso Monumentale denominato Santuario di Santa Maria al Ponterosso"

Art. 2.12 Ricognizione delle prescrizioni del PIT

1. Attraverso lo Statuto del territorio e la Strategia per lo sviluppo sostenibile il PS, per quanto di sua competenza, recepisce gli obiettivi, le direttive e le prescrizioni definite dal PIT in relazione ai Beni paesaggistici, con particolare riferimento agli elaborati:

  • - 1B - Elenco dei vincoli relativi a immobili ed aree di notevole interesse pubblico di cui all'art. 136 del Codice;
  • - 3B - Schede relative agli immobili ed aree di notevole interesse pubblico, esito di perfezionamento svoltosi nell'ambito dei Tavoli tecnici organizzati dalla Regione Toscana con le Soprintendenze territorialmente competenti e con il coordinamento della Direzione Regionale del MiBACT;
  • - 8B - Disciplina dei beni paesaggistici ai sensi degli artt. 134 e 157 del Codice.

La conformità del PS al PIT è verificata nell'elaborato "Verifica di coerenza interna ed esterna".

2. Nel territorio comunale ricadono i beni paesaggistici di cui al DLgs 42/2004, articolo 136, "Immobili ed aree di notevole interesse pubblico", per i quali valgono gli obiettivi con valore di indirizzo, le direttive e le prescrizioni definite dal PIT attraverso il suddetto Elaborato 3B, Sezione 4. Il PS ne recepisce le disposizioni e le articola, a livello locale, attraverso l'Allegato A della presente Disciplina, "PS - Disciplina dei beni paesaggistici - Parte Prima"; il PO deve specificare nel dettaglio le suddette disposizioni e combinarle con le altre disposizioni statutarie.

A puro titolo ricognitivo, i suddetti beni paesaggistici sono sotto elencati e rappresentati nelle tavole QC2.10.1 e QC2.10.213 del PS (la loro articolazione locale, con l'individuazione delle visuali panoramiche lungo strada, è rappresentata nelle tavole STA13.1 e STA13.2):

  • - Zona ai lati della Strada Provinciale Aretina nel Comune di Incisa Val d'Arno, di cui al DM 24 aprile 1975 (cod. ministeriale 90082 - cod. regionale 9048046)
  • - Zona ai lati dell'Autostrada del Sole, di cui al DM 23 giugno 1967 (cod. ministeriale 90047 - cod. regionale 9048104)

3. Nel territorio comunale ricadono altresì i beni paesaggistici di cui al DLgs 42/2004, articolo 142 "Aree tutelate per legge", per i quali valgono gli obiettivi, le direttive e le prescrizioni definite dal PIT attraverso l'Elaborato 8B, Capo III. Il PS ne recepisce le disposizioni e le articola, a livello locale, attraverso l'Allegato A della presente Disciplina, "PS - Disciplina dei beni paesaggistici - Parte Seconda": il PO deve specificare nel dettaglio le suddette disposizioni e combinarle con le altre disposizioni statutarie.

A puro titolo ricognitivo, anche a seguito degli approfondimenti di maggiore dettaglio esperiti in sede di conformazione al PIT-PPR, i suddetti beni paesaggistici sono sotto elencati e rappresentati nelle tavole QC2.10.1 e QC2.10.214 del PS (la loro articolazione locale, con la specificazione dei caratteri qualitativi e l'individuazione delle visuali panoramiche lungo i corsi d'acqua, è rappresentata nelle tavole STA13.1 e STA13.2):

  • - art. 142, lettera b: territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 m dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi:
    • - territorio contermine il Bacino di Santa Barbara, Cavriglia (esile striscia di terreno ricadente nel territorio comunale)
    • - Lago di San Donato
  • - art. 142, lettera c: fiumi, torrenti, corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna:
    • - Fiume Arno
    • - Borro dell'Inferno o Massone - Borro della Felce o Lame o Salceto
    • - Borro della Granchia )
    • - Fosso del Ponterosso
    • - Borro della Vaggina - Borro del Molinlungo - Borro del Pratolungo - Borro del Valico - Torrente Cesto
    • - Borro di San Cipriano 1°
    • - Borro di Campocigoli
    • - Torrente Resco Cascese - Borro S. Antonio
    • - Torrente Faella
    • - Borro dei Cani o Borrone
    • - Borro di Gaglianella o Caghianello
  • - art. 142, lettera g: i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227:
    • - molteplici aree del territorio comunale coperte da foreste e boschi (aggiornamento DCR n. 93/2018);
  • - art. 142, lettera m: le zone di interesse archeologico:
    • - zone tutelate di cui all'art. 11.3 dell'Elaborato 7B della Disciplina dei beni paesaggistici:
      • - area c/o Scampata Figline15.

4. Così come specificato dal PIT, nel territorio comunale non risulta eseguita l'istruttoria per l'accertamento di zone gravate da usi civici (art. 142, lettera h).

5. I beni culturali, tutelati ai sensi della Parte Seconda del DLgs 42/2004 e dell'Elaborato 8B del PIT, sono disciplinati dall'articolo 2.11 delle presenti norme. La loro articolazione locale è rappresentata nelle tavole STA13.1 e STA13.2. A puro titolo ricognitivo, i suddetti beni paesaggistici sono sotto elencati e rappresentati nelle tavole QC2.10.1 e QC2.10.216 del PS (la loro articolazione locale, con l'individuazione delle visuali panoramiche lungo strada, è rappresentata nelle tavole STA13.1 e STA13.2).

13. Fonte: GEOscopio, geoportale della Regione Toscana, consultabile all'indirizzo "http://www.regione.toscana.it/-/geoscopio"

14. Fonte: GEOscopio, geoportale della Regione Toscana, consultabile all'indirizzo "http://www.regione.toscana.it/-/geoscopio"

15. Anche in Allegato I PIT, "Elenco dei n. 168 beni archeologici vincolati ai sensi della Parte II del Codice che presentano valenza paesaggistica e come tali individuati quali zone di interesse archeologico ai sensi dell'art. 142, c.1, lett. m) del Codice"

16. Fonte: GEOscopio, geoportale della Gegione Toscana, consultabile all'indirizzo "http://www.regione.toscana.it/-/geoscopio"

Art. 2.13 Ricognizione delle prescrizioni del PTC della Provincia di Firenze

1. Lo Statuto del territorio del PTC prevede prescrizioni generali, coadiuvate da numerose direttive, alle quali il PO si deve specificatamente riferire per la disciplina delle trasformazioni e delle funzioni del territorio. Le suddette prescrizioni, alle quali si rinvia, riguardano:

  • - Protezione idrogeologica:
    • - vulnerabilità degli acquiferi: nelle aree che ricadono in Classe E (vulnerabilità elevata) e in Classe A (vulnerabilità alta), le attività e le opere potenzialmente inquinanti devono essere evitate, a meno di specifiche indagini geognostiche e idrogeologiche che accertino situazioni locali di minore vulnerabilità intrinseca delle falde (Classe E), ovvero di opportune opere di tutela, da adottare anche per pascoli e allevamenti (Classe A); nelle aree che ricadono in Classe M (vulnerabilità media), le attività e le opere potenzialmente inquinanti sono ammesse solo se, a seguito di specifiche indagini idrogeologiche o di specifiche cautele, viene escluso il rischio di inquinamento.
  • - Territorio aperto:
    • - trasformazioni e ristrutturazioni fondiarie: nelle aree agricole, i programmi aziendali devono descrivere le condizioni attuali, indicando le colture in atto e gli eventuali abbandoni o degradi, l'uso delle costruzioni esistenti, le modifiche compatibili con le norme sull'edilizia rurale, i tempi di realizzazione;
    • - recinzioni, verde di decoro, boschi poderali: salvo specifici casi, in presenza di recinzioni costituite da elementi vegetali o associate ad essi, sono vietati tagli o sostituzioni, mentre le nuove recinzioni devono avere rivestimenti vegetali quanto meno lungo le strade e gli spazi pubblici;
    • - insediamento sparso: dimore e rustici: in presenza di interventi edilizi si deve garantire la " ... conservazione delle vecchie forme e degli aspetti esterni ...", il "... rispetto degli elementi tipici e tradizionali ...", "... l'uso di materiali come legno, pietra, laterizio, in luogo di materiali nuovi ..." escludendo comunque questi ultimi "... alla vista con opportune protezioni e rivestimenti"; si deve, di contro, evitare l' "... introduzione di materiali e di colori non coerenti con le tradizioni locali";
    • - corsi d'acqua, laghi ed aree fluviali: negli alvei compresi tra gli argini esterni sono vietati gli scarichi e i depositi, le baracche e le capanne, gli orti stagionali, le serre e le stalle, i parcheggi e i campeggi, il traffico motorizzato, e tutte quelle opere che comportino comunque dissodamenti del terreno e, di conseguenza, maggiore erosione durante le piene;
    • - criteri per la rete viaria: la realizzazione di nuove strade o modifiche sostanziali di tracciato di quelle esistenti devono essere preventivamente verificate in relazione a: funzione della strada, tipo di fruizione, caratteri del tracciato, prevenzione dei rischi, misure di mitigazione, misure atte a favorire la continuità degli ecosistemi.

2. Lo statuto del territorio del PTC individua specificatamente, nel territorio comunale, le seguenti invarianti strutturali, recepite dal PS e riprodotte nella tavola QC2.12. Alle suddette invarianti si deve riferire il PO per definire la disciplina delle trasformazioni e delle funzioni del territorio che, relativamente agli ambiti di reperimento e in attesa della istituzione delle aree protette, potrà consentire, alle aziende agricole, interventi ordinari che non compromettano i valori delle aree interessate:

  • - aree sensibili di fondovalle (art. 3, Norme di attuazione PTC);
  • - ambiti di reperimento per l'istituzione di parchi, riserve e aree naturali protette di interesse locale (art. 10 del PTC);
  • - aree fragili del territorio aperto (art. 11, Norme di attuazione PTC);
  • - aree di protezione storico ambientale (art. 12 del PTC).

3. Nelle aree di cui agli articoli 10, 11 e 12, sopra richiamati, sono fatti salvi i servizi e le attrezzature di rilievo sovra comunale, di cui all'articolo 24 delle Norme di attuazione del PTC, mentre, nelle aree di cui all'articolo 3, sopra richiamato, i suddetti servizi e attrezzature sono consentiti se compatibili con le caratteristiche idrauliche delle aree interessate.

4. Il PS è coerente con le disposizioni delle invarianti strutturali e del territorio aperto del PTC vigente. La conformità del PS al PTC è verificata nell'Elaborato "Verifica di coerenza interna ed esterna".

Art. 2.14 Sistema idrografico

1. Il PS riconosce il sistema idrografico quale fondamentale elemento generatore e ordinatore degli assetti territoriali storicizzati: sia in quanto elemento costitutivo della struttura idrogeomorfologica che ha concorso, in modo determinante, alla definizione della morfologia fisica del territorio; sia in quanto elemento di elevato valore naturalistico, con importanti funzioni di connettività ecologica (struttura ecosistemica), che ha indirizzato e condizionato l'insediamento e il lavoro umano (struttura insediativa e struttura agroforestale). Il sistema idrografico costituisce, pertanto, una componente strutturale primaria del paesaggio locale e una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile del territorio che il PS, in conformità al PIT e a specificazione di esso17, sottopone a specifica disciplina unitamente alle aree che costituiscono contesto fluviale.

2. Per contesto fluviale si intendono le fasce di territorio che palesano continuità fisica, morfologica, biologica e percettiva con il corpo idrico, anche per la presenza di elementi storicamente e funzionalmente ad esso interrelati, nonché di limiti fisici e geomorfologici evidenti.

3. Il sistema idrografico, unitamente alle aree che costituiscono contesto fluviale, viene individuato, in conformità alla struttura idrogeomorfologica, nelle tavole STA 11.1 e STA 11.2.

4. Il PS persegue un riassetto del contesto fluviale volto a favorire forme di sviluppo sostenibile e durevole del territorio, garantendo al sistema idrografico la capacità di espletare le proprie funzioni idrauliche, ecosistemiche, ordinatrici degli assetti urbani e territoriali. Tale riassetto, perseguibile soprattutto attraverso politiche di salvaguardia e di qualificazione nel territorio rurale, richiede, nel territorio urbanizzato, una gestione unitaria degli interventi di trasformazione, ancorché circoscritti e differiti nel tempo, finalizzata a favorire il recupero delle suddette funzioni del sistema idrografico.

5. Per i suddetti fini, ferme restando le disposizioni sovraordinate, con particolare riguardo per quelle derivanti dalla pianificazione di bacino del Fiume Arno, dalle norme in materia di difesa dal rischio idraulico e dalle norme di tutela dei corsi d'acqua, al sistema idrografico e al relativo contesto fluviale si applicano le seguenti disposizioni statutarie, che il PO dovrà riprendere e, se del caso, articolare per specifiche situazioni locali:

  • - salvaguardia della continuità e della funzionalità idraulica del sistema idrografico, quale sistema che garantisce il drenaggio delle acque di pioggia, la loro depurazione e il trasporto di materia organica. In particolare:
    • - evitando o, in presenza di rilevanti interessi pubblici, sottoponendo a specifica e preventiva verifica idraulica gli interventi che comportino la deviazione dei corsi d'acqua dal loro letto naturale, che ne prevedano la copertura, l'interramento o comunque processi di artificializzazione degli alvei naturali e delle relative pertinenze fluviali;
    • - garantendo e migliorando la stabilità, anche geotecnica, delle sponde e degli argini;
    • - incentivando, nei corsi d'acqua secondari, il recupero delle opere idrauliche minori se e in quanto funzionali (soglie, briglie, ecc.);
    • - limitando ai tratti minimi indispensabili gli attraversamenti da parte delle infrastrutture di trasporto;
    • - garantendo la qualità e il buon regime delle acque, con particolare riferimento al deflusso minimo vitale (DMV), al trasporto solido, alle aree di divagazione dell'alveo;
    • - incentivando l'incremento delle superfici permeabili e degli spazi aperti, agricoli o sistemati a verde;
    • - creando casse di laminazione adeguate alle esigenze idrauliche e, allo stesso tempo, capaci di assolvere a una pluralità di funzioni, come di seguito specificato.
  • - miglioramento della qualità biologica delle acque, da perseguire prioritariamente:
    • - garantendo e migliorando il ruolo di biofiltro naturale svolto dalle aree ripariali;
    • - migliorando l'efficienza della rete fognaria e completandola nelle aree urbanizzate che ne sono sprovviste, con contestuale allacciamento ai sistemi di depurazione incentivando i sistemi naturali di depurazione delle acque;
    • - subordinando la realizzazione di nuovi insediamenti, nel territorio urbanizzato e nel territorio rurale, all'esistenza e all'efficienza di adeguati sistemi di depurazione;
    • - salvaguardia e miglioramento della biodiversità e della connettività ecologica assicurata dai corsi d'acqua e dalle aree ad essi connesse. In particolare:
    • - salvaguardando e migliorando i caratteri di naturalità degli alvei e delle sponde;
    • - favorendo processi di rinaturalizzazione degli alvei artificializzati e delle relative pertinenze fluviali, con particolare riguardo per i tratti tombati o intubati;
    • - potenziando le funzioni ecotonali e gli altri servizi eco sistemici garantiti dagli ambienti fluviali, soprattutto attraverso la continuità e il completamento delle formazioni vegetali ripariali autoctone (continuità longitudinale e trasversale) e la tutela attiva dei "nodi fluviali" della rete ecologica comunale;
    • - evitando l'immissione e la diffusione di specie aliene invasive (animali e vegetali);
    • - valorizzando le funzioni ecologiche delle aree di pertinenza fluviale, con particolare riguardo per le aree umide sottoposte a tutela, formatesi recentemente nelle ex cave di inerti lungo le rive dell'Arno;
    • - perseguendo, nella realizzazione delle casse di espansione lungo l'Arno e lungo i corsi d'acqua minori, accanto a quelle idrauliche, anche finalità naturalistiche ed ecosistemiche;
    • - mitigando la frammentazione ecologica e paesaggistica prodotta dalle infrastrutture di trasporto del fondovalle, anche attraverso fasce boscate parallele, raccordate alla vegetazione ripariale, nonché attraverso la creazione di sottopassi e attraversamenti ecologicamente efficienti e la qualificazione ecologica di quelli esistenti;
  • - riacquisizione del ruolo ordinatore del sistema idrografico negli assetti urbani e territoriali e delle sue potenzialità ricreative. In particolare:
    • - sottoponendo le trasformazioni urbane e territoriali nei contesti fluviali al preventivo confronto con le tessiture territoriali storicizzate (viabilità minore, fossi, canali, orditura dei campi, ecc.) e verificandone la funzionalità, idraulica ed ecologica, nei confronti del corso d'acqua;
    • - favorendo le relazioni funzionali e visuali tra i centri abitati di fondovalle e l'Arno, con particolare riguardo per le aree urbane più prossime al fiume (Piazzale Mazzanti e area sportiva a Incisa; Lagaccioni; aree limitrofe a Via Pertini, Via Garibaldi e Via Cervi a Figline; aree limitrofe a Via Amendola a Matassino);
    • - mitigando l'effetto barriera generato dalle grandi infrastrutture di trasporto parallele all'Arno, aumentandone la permeabilità e garantendo l'accesso, soprattutto ciclopedonale, alle rive;
    • - recuperando ove possibile, anche sotto forma di guado, antichi attraversamenti dei corsi d'acqua (Ponte di Annibale al Bruscheto, ecc.);
    • - favorendo, in maniera generalizzata, la fruizione ricreativa delle rive fluviali e, in modo particolare, di quelle dell'Arno, soprattutto attraverso la creazione di percorsi ciclopedonali attrezzati raccordati ai centri abitati e la caratterizzazione delle casse di espansione quali strutture capaci di assolvere, oltre a quelle idrauliche, una pluralità di funzioni agricole e ricreative.

17. PIT, Disciplina del Piano, articolo 16, Sistema idrografico della Toscana

Art. 2.15 Riferimenti statutari per l'individuazione delle UTOE e per le relative strategie

1. Le UTOE sono unità territoriali organiche elementari che, ai fini delle presenti norme, costituiscono riferimento per l'articolazione delle politiche territoriali comunali e, nello specifico, della Strategia integrata per lo sviluppo sostenibile, definita dal PS nella Parte Terza delle presenti norme.

La sostenibilità della suddetta Strategia è fondata, prioritariamente, sulla coerenza nei confronti del PIT e dello Statuto del territorio, con particolare riferimento alle disposizioni che regolano il patrimonio territoriale, le sue invarianti strutturali e gli ambiti locali di paesaggio.

2. I principali riferimenti statutari, sulla base dei quali il PS individua le UTOE e le relative strategie per lo sviluppo sostenibile, sono i seguenti:

  • - carattere policentrico del sistema insediativo lineare di fondovalle, attraverso:
    • - la riconoscibilità fisica dei centri abitati: blocco alle espansioni lineari o all'inspessimento dei filamenti urbani; salvaguardia dei varchi inedificati trasversali;
    • - il rafforzamento dei caratteri identitari e funzionali dei singoli centri abitati: valorizzazione dei centri storici, creazione di nuove centralità urbane, individuazione e qualificazione dei margini urbani, differenziazione dei ruoli;
  • - rafforzamento delle connessioni trasversali, ecologiche e funzionali, tra collina e fiume attraverso:
    • - la qualificazione e il potenziamento dei sistemi degli spazi aperti trasversali;
    • - i nuovi ruoli di interfaccia dei centri abitati di fondovalle;
    • - l'integrazione funzionale tra i principali insediamenti accentrati della collina (in primis Centro di Loppiano e Villaggio di Norcenni) e i centri abitati più prossimi di fondovalle (Incisa e Figline);
  • - valorizzazione dei centri abitati minori, sorti lungo la viabilità longitudinale o trasversale di attraversamento, quali capisaldi del territorio rurale limitrofo;
  • - riconoscimento del ruolo di margine, tra il versante boscato occidentale e la media collina, dei centri abitati minori di Brollo e Ponte agli Stolli;
  • - caratterizzazione ambientale, paesaggistica e funzionale degli interventi previsti nell'area di Santa Barbara (recupero aree ex minerarie) e lungo le rive dell'Arno a sud di Figline (realizzazione casse di espansione), che vedono nei centri abitati minori di Restone e Porcellino potenziali punti di accesso privilegiati.