Disciplina di Piano online


Art. 2.6 Invariante II - Caratteri ecosistemici del paesaggio

1. I caratteri ecosistemici rappresentano la struttura biotica del paesaggio comunale e definiscono un ricco ecomosaico con prevalenti matrici agricole e forestali, con buoni livelli di biodiversità e localizzati, rilevanti, valori naturalistici.

2. Obiettivo generale dell'invariante, indicato dalla disciplina del PIT, è elevare la qualità ecosistemica del territorio attraverso l'efficienza della rete ecologica, l'alta permeabilità ecologica, l'equilibrio delle relazioni tra le componenti naturali, seminaturali e antropiche dell'ecosistema. Sulla base dell'Abaco regionale dell'invariante e delle analisi territoriali effettuate, tale obiettivo trova specificazione, a livello locale:

  • - Intero territorio comunale:
    • - nella riduzione dei processi di consumo di suolo;
    • - nella riduzione dell'effetto barriera prodotto dalle infrastrutture lineari e dalle urbanizzazioni di fondovalle, realizzando interventi di deframmentazione e di miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica diffusa;
    • - nel proseguimento del ripristino ambientale e paesaggistico dell'ex bacino minerario di Santa Barbara, attraverso il mantenimento di vasti ambienti agricoli e pascolivi e la valorizzazione degli importanti nuclei forestali d'impianto realizzati con latifoglie autoctone;
    • - nella tutela degli ecosistemi naturali e degli habitat di interesse comunitario;
    • - nella prevenzione, nel controllo e nella limitazione della diffusione di specie animali e vegetali alloctone invasive;
    • - nel rispetto della Strategia regionale per la biodiversità e dei suoi specifici obiettivi, come approvata nell'ambito del Piano Ambientale energetico regionale (PAER).
  • - Morfotipo ecosistemico forestale:
    • - nella tutela dei nodi forestali, dei boschi di maggiore maturità, dei boschi ripariali, anche attraverso il sostegno alla gestione forestale naturalistica;
    • - il miglioramento della qualità complessiva delle matrici forestali.
  • - Morfotipo ecosistemico fluviale:
    • - nel miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali (vegetazione ripariale, qualità delle acque, ittiofauna e batracofauna) e, in particolare, nella riqualificazione del corridoio ecologico del Fiume Arno.
  • - Morfotipo degli agroecosistemi:
    • - nel mantenimento e nel recupero, ove possibile, dei pascoli, delle tradizionali attività agricole e degli oliveti terrazzati, limitando i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva, in particolare nei nodi della rete degli agroecosistemi;
  • - Morfotipo delle zone umide:
    • - nella valorizzazione ecologica, didattica e ricreativa delle ex cave di ghiaia del fondovalle.
  • - Morfotipo degli arbusteti:
    • - nella tutela delle brughiere a ginestrone e ginestra dei carbonai del settore alto-collinare.

3. Nel territorio comunale il PS individua i morfotipi ecosistemici forestale, fluviale, degli arbusteti, delle zone umide, nonché il morfotipo degli agroecosistemi, e li articola nei seguenti elementi funzionali e strutturali della Rete ecologica:

  • - nodo primario forestale, tra Ponte agli Stolli e il limite comunale meridionale;
  • - nodo secondario forestale, tra Poggio alla Croce e Ponte agli Stolli e tra il confine comunale settentrionale e Monte Lepri;
  • - nodo secondario degli agroecosistemi, a sud-est di Gaville e a ovest di Burchio;
  • - nodi fluviali dell'Arno, tra Incisa (ponte autostradale) e la confluenza del Fosso di Burchio e tra l'abitato di Figline e il confine provinciale a monte, compreso il tratto terminale del Torrente Resco;
  • - nodo fluviale del borro del Cesto (medio corso);
  • - nodi secondari delle zone umide (garzaia di Figline, valli del Borro della Lupa e del Borro di San Donato);
  • - corridoi ecologici forestali, lungo la valle del Borro di Moriano e del suo affluente (Borro degli Alberelli), boschi collinari del Borro della Gonfolina, del Borro di Ponterosso, dell'alto corso del Borro del Cesto e rimboschimenti dell'ex miniera di Santa Barbara, tratti ripariali boscati del fiume Arno, del Fosso delle Campane e del Fosso del Selceto;
  • - matrice forestale di connessione;
  • - matrice di connessione degli agroecosistemi;
  • - nuclei di connessione forestali, degli agroecosistemi, degli arbusteti;
  • - elementi residuali di connessione forestali, degli agroecosistemi, degli arbusteti e delle zone umide;
  • - corsi d'acqua da riqualificare;
  • - corsi d'acqua meritevoli di indagine (Borro di Moriano, Fosso della Granchia, Borro del Valico, Borro della Vaggina, Borro di Campocigoli).

4. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione valide per l'intera struttura ecosistemica

In tutte le aree corrispondenti ai morfotipi di seguito descritti per non ridurre o annullare l'efficacia delle connessioni ecologiche garantite dai sistemi agricoli (coltivazioni erbacee ed arboree, prati-pascolo, incolti), occorre evitare processi di saldatura lineare tra i centri urbani ubicati nel fondovalle dell'Arno. A tale fine si dovranno:

  • - mantenere i varchi inedificati e le direttrici di connettività ecologica trasversale, attualmente costituiti da:
  • - coltivi che si estendono tra Palazzolo, Burchio, l'abitato di Incisa e il fiume Arno;
  • - incolti e arbusteti che si estendono tra l'Arno e il corridoio infrastrutturale in destra idrografica dell'Arno.
  • - area tra Figline e il confine comunale con San Giovanni Valdarno;
  • - riqualificare e mantenere i varchi inedificati e le direttrici di connettività ecologica trasversale, attualmente costituiti da:
  • - aree non urbanizzate tra gli abitati di Incisa e Massa d'Incisa;
  • - fascia di colture agrarie, incolti ed arbusteti presente tra la SR 69 e l'Arno, estesa verso sud fino alla confluenza in Arno del Borro del Cesto;
  • - mantenere e qualificare i 33 passaggi faunistici, costituiti da strade (sovrappassi, sottopassi) o da piccoli corsi d'acqua, individuati nelle tavole QC1.4.1 e QC1.4.2, "Reti Ecologiche", in corrispondenza di importanti barriere lineari o diffuse.

5. Morfotipi ecosistemici: boschi

5.1. Principi generativi e caratteri specifici

La copertura forestale attuale è l'estensione massima raggiunta negli ultimi secoli. La sua distribuzione, sui versanti alto collinari, è connessa alle condizioni edafiche del terreno e all'acclività, che hanno favorito lo sviluppo di attività agricole nella media e bassa collina e nel fondovalle, ma non hanno impedito, in passato, di colonizzare anche gran parte delle porzioni sommitali dei rilievi, soprattutto con colture arboreee e pascoli. Merita peraltro ricordare che nel territorio comunale, come nella gran parte del territorio regionale, il bosco è l'ecosistema climax che si instaurerebbe senza il condizionamento umano e che ragionevolmente era presente in epoca geologica. Questo morfotipo ha una distribuzione soddisfacentemente continua ed estesa lungo tutto il crinale alto-collinare e, in particolare, da Poggio alla Croce a Monte Acuto, tanto da rappresentare un nodo secondario (porzione settentrionale) e primario (porzione meridionale) della rete ecologica forestale; dal crinale discendono versanti boscati a costituire il proseguimento di un nodo secondario e corridoi forestali, più ampio e continuo lungo la valle del borro degli Alberelli e del borro di Moriano, più frammentati e ristretti negli altri casi. Lungo l'Arno la fascia ripariale a salici, pioppi e robinia costituisce uno stretto e discontinuo corridoio forestale. Nuclei di connessione forestale sono ben distribuiti nella matrice agraria pedecollinare.

5.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

I rapporti con la struttura agroforestale, la cui individuazione e descrizione costituisce la base per la descrizione di questo morfotipo ecosistemico, risultano evidenti ed ovvi. Dal punto di vista strettamente ecologico, risulta di importanza provinciale la continuità forestale verso nord (Poggio di Firenze), verso ovest (boschi di San Polo e Strada in Chianti) e verso sud (proseguimento dei boschi dei Monti del Chianti); verso est il corso e la stretta pianura alluvionale dell'Arno separano i corridoi boscati da analoghe unità del territorio comunale di Reggello, posti per lo più lungo le strette valli dei torrenti, e dalla foresta di Vallombrosa e Sant'Antonio (nodo primario provinciale).

La copertura boscata, insieme all'acclività e all'esposizione, ha condizionato la distribuzione dell'urbanizzato. D'altro canto, il bosco svolge funzioni di protezione idrogeologica per i coltivi e gli abitati posti a valle, di protezione delle falde freatiche, di filtro degli inquinanti (vegetazione ripariale), oltre a conosciute funzioni ricreative. I corridoi boscati, oltre la stretta funzione ecologica di connessione, hanno un'elevata importanza paesaggistica.

5.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

L'estensione e la continuità della copertura forestale sono caratteri identitari di particolare valore e devono essere mantenuti, evitando la frammentazione dell'ecosistema tramite l'apertura di nuove strade o di piste forestali, in particolare all'interno dei nodi della Rete ecologica dei boschi. Dove però la copertura forestale è recente (successiva agli anni '50 del secolo scorso) e caratterizzata da boschi di ridotto valore naturalistico e paesaggistico, è auspicabile il ripristino di colture erbacee o arboree, nel rispetto delle leggi regionali in materia. È tuttavia di grande importanza ecologica e paesaggistica il mantenimento delle fasce boscate presenti lungo i corsi d'acqua e negli impluvi, ancorché di formazione recente, in quanto elementi della struttura ecosistemica di particolare valore patrimoniale.

È utile e necessario, inoltre, migliorare la connessione ecologica dei boschetti isolati (nuclei di connessione di cui al punto 3 del presente articolo), soprattutto con interventi di incremento dell'infrastrutturazione ecologica nella matrice agricola circostante.

L'ecosistema naturale e il bosco in particolare, oltre a quelle ecologiche, svolge funzioni plurime. Occorre pertanto favorire le attività di educazione ambientale, di ricreazione e di svago all'interno del sistema forestale, compresi i nuclei forestali di nuovo impianto realizzati con latifoglie autoctone nell'ex bacino minerario di Santa Barbara, evitando, al contempo, l'aumento dei livelli di inquinamento acustico, luminoso, da rifiuti conseguenti alle attività connesse alla multifunzionalità forestale. Al tempo stesso, anche per favorire tale multifunzionalità, è opportuno diffondere tra gli operatori privati conoscenze tecniche ed ecologiche sulla gestione forestale naturalistica, con particolare riguardo ai nodi della Rete ecologica dei boschi, ai boschi di maggiore maturità e alle fasce ripariali.

In tutto il territorio comunale assume grande importanza ecologica e paesaggistica prevenire la diffusione di specie vegetali alloctone invasive e, in particolare, della robinia o cascia (Robinia pseudacacia) e dell'ailanto (Ailanthus altissima). Tale prevenzione andrà attuata con specifici indirizzi pianificatori per i nuovi impianti di verde, pubblico e privato, nonché favorendo la diffusione delle conoscenze sugli impatti ambientali e paesaggistici prodotti dalle specie animali e vegetali alloctone.

6. Morfotipi ecosistemici: agroecosistemi

6.1. Principi generativi e caratteri specifici

L'attuale distribuzione dei coltivi è abbastanza simile a quella presente nel XIX secolo, anche se vi è stata negli ultimi decenni una locale espansione del bosco a scapito dei terreni agricoli. Nel corso dell'800 e almeno fino agli anni '60 del secolo scorso le coltivazioni arboree, rappresentate con ragionevole probabilità principalmente da oliveti e vigneti, avevano una estensione significativamente maggiore di quella attuale, ridottasi in favore del bosco e dei seminativi. Le aree coltivate (colture erbacee e arboree) costituiscono una matrice di connessione molto estesa e, soprattutto nella porzione centro-meridionale, in parte frammentata. Le aree naturali e seminaturali (prati, pascoli, praterie arbustate, incolti) sono molto frammentate e di ridotte dimensioni; dove risultano più concentrate, accompagnate da sufficiente densità di elementi del paesaggio agrario, sono stati individuati due nodi secondari, alle due estremità nord e sud del territorio comunale. Poche risultano le aree agricole con caratteri di nuclei di connessione.

6.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

I rapporti con la struttura agroforestale, la cui individuazione e descrizione costituisce la base per la descrizione di questo morfotipo eco sistemico, risultano evidenti ed ovvi. I prati e seminativi della porzione settentrionale sono in continuità ambientale con analoghe colture del territorio comunale di Rignano sull'Arno; i collegamenti verso sud sono più discontinui, per l\a presenza dell'ex bacino minerario di Santa Barbara e della fascia urbanizzata di San Giovanni. Verso ovest non c'è connessione, in quanto le estese formazioni boscate alto collinari rappresentano una barriera biologica diffusa; verso est i collegamenti sono resi problematici dalla presenza di numerose barriere, diffuse (centri abitati ed industriali) e lineari, quest'ultime sia biologiche (corso dell'Arno) che antropiche (autostrada, ferrovia, strade di grande comunicazione). La diffusione delle colture agrarie, nei secoli passati, ha favorito la nascita di nuclei rurali e di fattorie, contribuendo, insieme alla diffusione degli oliveti, a caratterizzare il paesaggio rurale. La presenza di estese superfici di vigneto, sistemato a rittochino, può localmente avere effetti negativi sulla regimazione delle acque e sulla relativa stabilità geomorfologica dei versanti (struttura idrogeomorfologica).

6.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Occorre prioritariamente migliorare e favorire le condizioni di vita in ambiente rurale, intervenendo sui bisogni primari e secondari delle comunità locali (accessibilità stradale, riscaldamento, linee telefoniche ed elettriche, collegamenti internet, servizi di trasporto pubblico), onde mantenere e recuperare, ove possibile, le tradizionali attività agricole e di pascolo.

Per garantire il mantenimento e il miglioramento delle funzioni ecologiche degli agroecosistemi comunali è necessario aumentare la permeabilità ecologica della matrice agricola, attraverso l'incremento o la ricostituzione di elementi vegetali puntuali e lineari (siepi, filari alberati, boschetti, alberi camporili, ecc.), e favorire il recupero delle aree agricole frammentate interessate da processi di ricolonizzazione arbustiva. In analogia con il precedente punto 5.3 del presente articolo, dove il bosco è di insediamento recente (successivo agli anni '50 del secolo scorso) è auspicabile il ripristino di colture erbacee o arboree nel rispetto delle leggi regionali in materia.

In conformità alle norme vigenti in materia (comunitarie, nazionali e regionali), negli interventi di ristrutturazione dei complessi rurali o di nuova edificazione è poi necessario incentivare l'utilizzo di accorgimenti tecnici per favorire la salvaguardia o l'incremento delle popolazioni di chirotteri (pipistrelli), di rapaci diurni e notturni, di irundinidi (rondini, balestrucci), anche attraverso iniziative divulgative pubbliche.

Per accrescere la consapevolezza comune, è opportuno favorire la diffusione delle conoscenze in merito alla creazione di fasce non coltivate al margine dei campi, onde aumentare la naturalità e la continuità ecologica dell'agrosistema: tali fasce permettono, infatti, il ritorno di molte specie spontanee di flora e rappresentano l'habitat vitale per piccoli organismi (insetti, rettili, micromammiferi), oltre che aree di caccia e di alimentazione per molti altri animali (uccelli, mammiferi).

A fini agronomici, ecologici e paesaggistici, oltre che per prevenire il deflusso superficiale e l'erosione del suolo, è inoltre opportuno favorire la diffusione delle conoscenze sulla funzione delle sistemazioni idraulico-agrarie e, più in generale, sul sistema di regimazione delle acque superficiali.

In coerenza al progetto di recupero ambientale delle aree dismesse, nell'ex bacino minerario di Santa Barbara è opportuno mantenere vasti ambienti agricoli e pascolivi per finalità ecologiche e paesaggistiche, limitando eventuali altri usi del suolo ad aree di ridotte dimensioni con scarsa visibilità alla distanza.

È inoltre indispensabile tutelare la qualità ecologica dei coltivi intorno a Burchio e a Gaville (nodi della rete degli agroecosistemi), evitando o, quanto meno, contenendo l'espansione delle urbanizzazioni e incentivando il mantenimento delle colture tradizionali e degli elementi della infrastrutturazione rurale (siepi, alberi camporili, fasce boscate lineari lungo i corsi d'acqua).

È indispensabile, infine, favorire il mantenimento delle aree agricole nella pianura alluvionale, riducendo i processi di dispersione insediativa nel territorio rurale ed evitando i processi di saldatura lineare tra i centri abitati ubicati lungo il fiume.

7. Morfotipi ecosistemici: corsi d'acqua

7.1. Principi generativi e caratteri specifici

Il corso dell'Arno segue l'attuale tracciato dall'inizio del 1800, quando avvenne la sua definitiva rettificazione. Nonostante molti segmenti fluviali siano fortemente alterati nella qualità delle acque o nella naturalità degli ambienti ripariali, due tratti mantengono nel complesso una significativa diversità di specie guida e, per l'ampiezza dell'alveo e per la quantità di affluenti, funzioni connettive e di serbatoio di specie animali e vegetali di importanza regionale.

Gran parte dei principali affluenti dell'Arno è da riqualificare, sia nella qualità delle acque che nella naturalità delle rive, ad eccezione di un ampio tratto del medio corso del Borro del Cesto e del tratto terminale del Torrente Resco; il Borro di Moriano, che al pari di quello del Cesto, è ricco di affluenti in quanto al centro di un reticolo idrografico di tipo dendritico, è stato ritenuto meritevole di indagini per la sua possibile funzione di nodo, al momento non individuabile per la totale assenza di informazioni chimiche e biologiche, al pari del fosso della Granchia e dei borri del Valico, della Vaggina, del Molinuzzo e di Campocigoli.

7.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

La fasce arboree ripariali (morfotipo forestale) ed i relativi corsi d'acqua hanno tra loro evidenti rapporti ecologici e paesaggistici. I corsi d'acqua che attraversano gli abitati di Incisa e di Figline sono separati dall'Arno da discontinuità antropiche lineari (strade) e diffuse (aree urbane e commerciali) e in molti casi risultano tombati nei tratti terminali. Il corso dell'Arno e, secondariamente, di alcuni suoi affluenti (Borro del Cesto, Borro di Ponterosso, Borro di San Cipriano), ha inoltre un'evidente rapporto con la struttura insediativa (centri abitati e vie di comunicazione, storiche e contemporanee).

7.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

È indispensabile migliorare la qualità biochimica delle acque, aumentando la copertura depurativa dei reflui delle aree urbane e industriali, migliorandone l'efficienza e incentivando la fitodepurazione per nuclei rurali isolati. Per aumentare la permeabilità ecologica, è inoltre opportuno realizzare piccoli interventi di riconnessione ecologica in corrispondenza dei passaggi faunistici sui tratti urbani dei corsi d'acqua.

Occorre mantenere, incrementare e valorizzare la naturalità dei nodi della rete ecologica dei corsi d'acqua e, in particolare, dei relativi tratti del fiume Arno e del Borro del Cesto, evitando interventi che possano alterare la qualità biochimica delle acque e la qualità ecologica delle aree di pertinenza fluviale. Per il Borro di Moriano è necessario favorire studi e monitoraggi sulla qualità delle acque e dei popolamenti faunistici ad esso legati.

Per accrescere la consapevolezza comune, è importante attivare iniziative per diffondere le conoscenze sulle funzioni e sulla corretta gestione dei corsi d'acqua. In particolare è opportuno:

  • - favorire la diffusione delle conoscenze sulle tecniche di ingegneria naturalistica, per ridurre i processi di artificializzazione degli alvei e delle sponde;
  • - promuovere forme di fruizione sostenibile dei corsi d'acqua e delle relative fasce ripariali, evitando, al contempo, l'aumento dei livelli di inquinamento acustico, luminoso e da rifiuti conseguenti alle attività connesse alla multifunzionalità forestale;
  • - favorire la diffusione delle conoscenze in merito agli impatti ambientali e paesaggistici esercitati dalle specie animali e vegetali alloctone e, in particolare, della robinia o cascia (Robinia pseudacacia), dell'ailanto (Ailanthus altissima), della nutria (Myocastor coypus), della tartaruga palustre americana (Trachemys scripta) e delle numerose specie ittiche alloctone.

8. Morfotipi ecosistemici: arbusteti

8.1. Principi generativi e caratteri specifici

Il morfotipo si presenta molto frammentato, con assenza di aree continue e di grandi dimensioni. Ecologicamente importanti le residuali brughiere a ginestrone e ginestra dei carbonai nel settore alto-collinare (in particolare un nucleo di connessione di oltre 20 ha), oltre ad ampi nuclei di connessione nel settore meridionale del territorio comunale.

8.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Gli arbusteti si formano a seguito dell'abbandono colturale o, raramente, a seguito di tagli boschvi in stazioni in cui il bosco fatica a reinsediarsi (suoli poco fertili, elevata acclività). In assenza di gestione in pochi decenni si evolvono in formazioni boscate. Evidenti i rapporti con altri morfotipi della struttura ecosistemica (boschi e agroecosistemi) e con la struttura agroforestale. L'elevata copertura assicurata da queste formazioni vegetali determina una migliore protezione del suolo dall'azione delle piogge, rispetto alle colture che li hanno preceduti, con locali effetti positivi sulla stabilità dei versanti (struttura idrogeomorfologica).

8.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

Per l'importanza ecologica e paesaggistica delle brughiere a dominanza di ginestrone (uliceti), è importante attuare periodici interventi di conservazione attiva, eliminando gli esemplari arborei, cresciuti ai margini e all'interno di queste formazioni vegetali.

Per la funzione di rifugio e di luogo di riproduzione della fauna, è inoltre opportuno salvaguardare le condizioni di ecotonalità e compenetrazione tra gli ambienti forestali e quelli aperti, attraverso il rilascio di piante isolate e di fasce arbustate a margine delle formazioni boschive.

In considerazione del costante aumento delle superfici arbustate, a fini ecologici e paesaggistici è necessario limitare i processi di espansione e di ricolonizzazione arborea e arbustiva, incentivando il decespugliamento delle aree agricole abbandonate da meno di 15 anni e il recupero delle tradizionali attività agricole e di pascolo. In particolare, i decespugliamenti potranno eliminare per intero (ad eccezione degli uliceti o delle formazioni di valore paesaggistico) i nuclei con estensione inferiore a 2 ettari (elementi residuali di connessione della Rete degli arbusteti), mentre dovranno mantenere almeno il 30% della superficie dei nuclei con estensione superiore a 2 ettari (nuclei di connessione della Rete degli arbusteti).

9. Morfotipi ecosistemici: zone umide

9.1. Principi generativi e caratteri specifici

Il morfotipo è costituito da strutture di formazione recente, quali quelle formatesi a seguito del processo di rinaturalizzazione delle ex cave di ghiaia, scavate nel fondovalle dell'Arno tra gli anni '70 e '80 del secolo scorso, e gli invasi collinari, creati, con l'eccezione degli invasi del Castello di Pratelli e del Borro della Granchia, nella seconda metà del secolo scorso. Nel territorio comunale gran parte di queste aree risulta isolata e di ridotte o ridottissime dimensioni; fanno eccezione le valli dei borri della Lupa e di San Donato (porzione comunale meridionale), che rappresentano un ambiente naturale, forestale e fluviale, con numerose specie animali legate agli ambienti umidi e all'acqua. L'area di maggiore importanza ecologica (garzaia presso Restone, nodo secondario della Rete delle zone umide) risulta ben inserita nel contesto territoriale di pianura, con numerose ex cave di ghiaia presenti anche in destra idrografica.

In epoca geologica (Neogene) il fondovalle e le prime pendici collinari erano comprese nel grande bacino fluvio - lacustre del Valdarno superiore; il fondovalle è rimasto palustre per ampie zone fino alle bonifiche iniziate nel XIII secolo. Le specie animali, acquatiche e palustri, che oggi utilizzano le attuali zone umide artificiali (ex cave) rappresentano una testimonianza importante delle passate funzioni ecologiche di questa parte di territorio.

9.2. Relazioni tra gli elementi costitutivi del patrimonio territoriale

Gli invasi collinari hanno un'evidente relazione con i coltivi circostanti, in quanto creati principalmente a fini irrigui (morfotipo degli agroecosistemi e struttura agroforestale). Gli invasi originatisi da ex cave di ghiaia hanno rapporti ecologici con il fiume Arno (morfotipo dei corsi d'acqua) e con la struttura idrogeomorfologica, in quanto la passata attività estrattiva ha posto a cielo aperto la falda sottostante. Tutta l'area comunale meridionale interessata dalle ex cave, in destra e in sinistra idrografica, ospiterà casse di espansione delle piene del fiume Arno (casse di Pizziconi e di Restone).

9.3. Regole di utilizzazione, manutenzione e trasformazione

È opportuno qualificare e valorizzare gli ecosistemi palustri e lacustri derivanti da siti estrattivi abbandonati, attraverso interventi di gestione naturalistica, anche a fini didattici e ricreativi, da attuarsi nelle aree di maggior estensione e valore, compresa l'area della Garzaia di Restone.

E' inoltre necessario che l'Amministrazione Comunale contribuisca direttamente alla progettazione della casse di espansione di Pizziconi e, in particolare, di Restone, onde qualificare, valorizzare ed ampliare gli ecosistemi palustri e lacustri già presenti al loro interno.