Schede indagini

  1. 1. Il Piano Strutturale (PS), elaborato ai sensi delle vigenti leggi, è l'atto di pianificazione territoriale che delinea le strategie per il governo del territorio comunale garantendo la riproduzione del patrimonio territoriale, nel rispetto ed in relazione agli obiettivi ed ai principi espressi dal Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico Regionale (PIT-PPR) ed in coerenza con il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Siena.

    2. Il PS recepisce altresì il Progetto di Paesaggio regionale "Ferro-ciclovie della Val d'Orcia, dei Colli e delle Crete senesi" (approvato con D.C.R. 104/2022), di cui all'art. 34 della Disciplina del PIT-PPR, finalizzato a valorizzare e coniugare gli aspetti paesaggistici, storico-culturali, turistici, ambientali ed economici del territorio dei comuni coinvolti, attraverso la messa in rete dei vari percorsi in un sistema unico che integri le diverse modalità di fruizione, pedonale, ciclabile e ferroviaria con i luoghi attraversati.

    Imperniato sulla ferrovia storica Asciano-Monte Antico, la Francigena e la Ciclovia dei due Mari, il Progetto di Paesaggio individua quali componenti che concorrono a costituire la rete del sistema:

    • - la linea ferroviaria;
    • - i percorsi ciclo-pedonali;
    • - i percorsi locali, strade bianche, percorsi trekking, ecc.;
    • - i nodi di intercambio (stazioni ferroviarie, edifici strategici);
    • - le emergenze paesaggistiche ed ambientali e storico-culturali;
    • - i luoghi della ricettività e dell'accoglienza.

    3. Il Piano Strutturale si fonda sul quadro conoscitivo e sul riconoscimento del patrimonio territoriale comunale, a cui, nella Parte II - Statuto del territorio delle presenti Norme si fanno corrispondere principi e regole tese a tutelare le diverse componenti e gli elementi che lo caratterizzano e lo qualificano.

    4. Il Piano Strutturale nella Parte III – Strategia dello sviluppo sostenibile delle presenti Norme definisce gli obiettivi, gli indirizzi e le azioni strategiche per la programmazione del governo del territorio, nel rispetto e in relazione ai principi e alle regole stabilite nello statuto del territorio regionale, provinciale e dello stesso PS, in maniera tale da favorire lo sviluppo sostenibile tenuto conto delle esigenze e delle aspettative espresse dalla comunità locale.

    5. Il Piano Strutturale ha validità a tempo indeterminato sull'intero territorio comunale.

    - Natura e oggetto del Piano Strutturale
  2. Titolo VIII - Obiettivi per il governo del territorio
  3. 1. Per gli immobili ed aree di notevole interesse pubblico - corrispondenti a Il parco e i due viali alberati della Tenuta di Arceno (ID 905216 - D.M. 25/02/1955; notificato ad personam), Il bosco di Barbaione (ID 9052331 - D.M. 27/09/1965; notificato ad personam), Località Certosa di Pontignano (ID 9052092 D.M. 16/06/1966; G.U. 167 del 1966) e Zona di Geggiano (ID 9052281 – D. M. 02/02/1972; G.U. 77 del 1972) - si devono osservare le discipline contenute nella Sezione 4 lettera C delle Schede di vincolo (Elaborato 3B del PIT/PPR).

    2. Per la Zona comprendente i siti di Monteaperti, di Sant'Ansano, di Santa Maria a Dofana (D. M. 17/03/2020; G.U. 88 del 2020) si devono osservare le discipline contenute nell'Allegato A al Decreto di vincolo.

    - Beni paesaggistici – immobili ed aree di notevole interesse pubblico
  4. 1. Il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate, tenendo conto delle caratteristiche fisiche e ambientali del territorio interessato e sulla base delle mappe della pericolosità e del rischio di alluvioni, le misure di prevenzione, di protezione, di preparazione e di risposta e ripristino finalizzate alla gestione del rischio di alluvioni nel territorio distrettuale.

    2. Il PGRA individua le aree a diversa pericolosità da alluvione fluviale secondo tre classi rappresentate nella "Mappa della pericolosità da alluvione fluviale":

    • - pericolosità da alluvione elevata (P3), comprendenti le aree inondabili da eventi con tempo di ritorno minore o uguale a 30 anni;
    • - pericolosità da alluvione media (P2), comprendenti le aree inondabili da eventi con tempo di ritorno maggiore di 30 anni e minore o uguale a 200 anni;
    • - pericolosità da alluvione bassa (P1) corrispondenti ad aree inondabili da eventi con tempo di ritorno superiore a 200 anni e comunque corrispondenti al fondovalle alluvionale.

    3. La mappa della pericolosità da alluvione è riesaminata ed eventualmente aggiornata secondo le scadenze di cui alle direttive 2007/60/CE e al decreto legislativo 49/2010 sia secondo aggiornamenti intermedi operati direttamente dall'Autorità di Bacino Distrettuale, relativamente ai corsi d'acqua del "reticolo principale", sia su proposta dei Comuni anche nell'ambito del procedimento di revisione e aggiornamento dei propri strumenti urbanistici in coordinamento con l'Autorità di Bacino Distrettuale e con la Regione, relativamente ai corsi d'acqua del "reticolo secondario".

    4. Il territorio di Castelnuovo Berardenga è interessato da un unico corso d'acqua del "reticolo principale", il Torrente Arbia, dalla confluenza con il Torrente Bornia in località Pianella fino al confine sud del territorio comunale, mentre il "reticolo secondario" è costituito dai corsi d'acqua individuati dalla Regione Toscana ai sensi della LR.79/12 e s.m.i.

    - Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA)
  5. 1. Il Territorio Urbanizzato (TU) è individuato dal Piano Strutturale ai sensi di quanto disposto dall'art. 4 della L.R. 65/2014, come perimetrato nella Tavola ST6.

    Il perimetro del TU non determina l'identificazione di aree potenzialmente edificabili, bensì identifica il limite entro il quale, fatte salve le disposizioni di cui all'art. 25 della L.R. 65/2014 (Conferenza di Copianificazione), si possono eventualmente localizzare gli interventi di nuova edificazione e/o di trasformazione urbanistica.

    Il perimetro del TU comprende le aree interessate da interventi di trasformazione in corso di attuazione (a Quercegrossa e a Ponte a Bozzone).

    Il Territorio Urbanizzato include inoltre alcune aree definite in base alle strategie di riqualificazione e rigenerazione urbana (ai sensi del comma 4 dell'art. 4 della L.R. 65/2014) e che contribuiscono a qualificare il disegno dei margini urbani. Tali aree interessano il capoluogo, Monteaperti, Pianella, San Giovanni a Cerreto, San Gusmè e San Piero e la loro individuazione è strettamente collegata alla realizzazione di dotazioni e/o infrastrutture pubbliche di fondamentale interesse collettivo, per il completamento della rete viaria e per il potenziamento delle attrezzature a servizio dei centri abitati; con eccezione dell'area posta a sud di Pianella e dell'area a San Giovanni a Cerreto, il Piano Operativo vi potrà prevedere anche interventi di nuova edificazione purché finalizzati alla realizzazione delle dotazioni e/o infrastrutture pubbliche sopra richiamate.

    2. Il perimetro del Territorio Urbanizzato ha valore prescrittivo per il Piano Operativo, che tuttavia può precisarlo in relazione alle diverse scale di rappresentazione grafica e a seguito degli aggiornamenti cartografici conseguenti all'attuazione degli interventi di trasformazione, senza che ciò costituisca variante al PS.

    3. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica nelle loro previsioni all'interno del perimetro del TU assumono le seguenti direttive, tenendo conto degli obiettivi specifici dei diversi morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee indicati dal PIT-PPR e riportati al successivo art. 39:

    • - nelle previsioni di trasformazioni edilizie dei suoli privilegiare il completamento e la ricucitura degli insediamenti esistenti e gli interventi di rigenerazione urbana, valorizzando le permanenze di valore naturalistico e ambientale;
    • - per eventuali nuove edificazioni e ristrutturazioni urbanistiche prevedere densità edilizie, impianto, caratteristiche tipologiche, volumetrie e altezze congruenti con il contesto, con particolare riguardo all'andamento clivometrico dei suoli, riducendone al minimo l'impermeabilizzazione;
    • - tutelare e riqualificare le visuali, individuando azioni e modalità attuative per la qualificazione del margine urbano e per una migliore definizione dell'intero assetto urbano, anche sotto il profilo paesaggistico.

    4. Le aree esterne al perimetro del territorio urbanizzato sono da considerarsi territorio rurale ai sensi dell'art. 64 della L.R. 65/2014.

    - Perimetro del Territorio Urbanizzato
  6. Capo I - Elementi della struttura insediativa
  7. 1. Sulla base dei caratteri patrimoniali che distinguono i diversi ambiti - sintesi tra caratteristiche fisico-morfologiche dei luoghi e degli insediamenti, attività che vi si svolgono, percezione degli abitanti e connotazioni di paesaggio - vengono individuate le Unità Territoriali Organiche Elementari (UTOE), che costituiscono il riferimento principale per l'articolazione delle strategie sull'intero territorio comunale.

    Le UTOE costituiscono strumento di controllo e gestione delle trasformazioni territoriali e delle azioni pubbliche e private attivabili e in riferimento alle quali le politiche e strategie di governo devono essere definite in modo complessivo ed unitario. La loro perimetrazione discende dalla necessità di coordinare le azioni di trasformazione entro ambiti organici e distinti, per i quali si attribuiscono disposizioni articolate in specifici obiettivi e direttive, che rinviano le azioni conseguenti agli approfondimenti del Piano Operativo.

    2. Il PS articola il territorio di Castelnuovo Berardenga nelle seguenti UTOE, per ciascuna delle quali sono indicati i centri urbani riconosciuti:

    • - UTOE 1 – Castelnuovo
    • - UTOE 2 - Villa a Sesta, San Gusmè
    • - UTOE 3 – Casetta, Colonna del Grillo, Stazione
    • - UTOE 4 – Pianella, San Giovanni a Cerreto, Ponte a Bozzone
    • - UTOE 5 – Quercegrossa, La Ripa
    • - UTOE 6 – Vagliagli
    • - UTOE 7 – Monteaperti, San Piero.

    3. Oltre a quanto individuato per le singole UTOE il Piano Operativo dovrà sempre perseguire gli obiettivi della riduzione dei consumi e dell'uso consapevole delle risorse acqua, aria ed energia, della corretta gestione dei rifiuti, della minimizzazione dell'esposizione della popolazione all'inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico e della limitazione dell'inquinamento luminoso e dovrà assumere le seguenti direttive:

    • - favorire gli interventi che consentano il miglior sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili;
    • - verificare preventivamente il dimensionamento e funzionamento complessivo dei sistemi di smaltimento urbani e in caso di insufficienza di questi subordinare gli interventi all'adeguamento dei collettori urbani principali o agli altri interventi necessari, con particolare attenzione alla separazione dei reflui produttivi o domestici, dalle acque meteoriche e di dilavamento superficiale;
    • - minimizzare l'impermeabilizzazione del suolo attraverso l'uso più esteso possibile di materiali che permettano la percolazione e la ritenzione temporanea delle acque nel terreno;
    • - evitare opere di forte rimodellamento del suolo che comportino una alterazione significativa della situazione esistente;
    • - evitare opere che determinino l'alterazione della funzionalità idraulica del contesto in cui esse si inseriscono, garantendo il mantenimento dell'efficienza della rete di convogliamento e di recapito delle acque superficiali;
    • - privilegiare come misure di compensazione e mitigazione per l'inquinamento atmosferico e acustico la predisposizione di idonee barriere vegetali; solo nei casi ove non sia possibile realizzare barriere vegetali si potrà ricorrere a barriere fono-assorbenti in materiale artificiale o a barriere miste integrando materiali artificiali e vegetali, mantenendo comunque libere le visuali verso i contesti di pregio paesaggistico;
    • - privilegiare soluzioni che prevedano elementi illuminanti installati sulle pareti dei fabbricati o al suolo con luce schermata verso l'alto e soluzioni a bassa intensità anche ai fini di un migliore inserimento paesaggistico.

    4. Costituisce inoltre obiettivo comune migliorare le prestazioni dell'accessibilità alle funzioni pubbliche urbane, compatibilmente con le caratteristiche morfologiche del territorio, individuando percorsi prioritari totalmente fruibili per qualsiasi utente.

    A tale fine dovrà essere data priorità agli interventi più significativi per l'identità dei luoghi e di maggiore interesse collettivo, cioè agli interventi negli spazi con le più rilevanti criticità in tema di accessibilità e fruibilità e sicurezza alle attrezzature pubbliche con più alta frequenza d'uso, cioè le sedi dei servizi amministrativi, dei servizi sanitari e dei servizi per l'istruzione e agli interventi nelle aree, nei tratti o nei punti che interrompono la continuità dei percorsi urbani accessibili.

    Al fine di garantire adeguati livelli di accessibilità da parte di tutti i cittadini e utenti si dovranno pertanto rispettare i seguenti criteri:

    • - soluzioni progettuali inclusive, in modo da rendere servizi e spazi compatibili con le esigenze del maggior numero possibile di utenti, rispetto alle soluzioni speciali, cioè dedicate ad uno specifico profilo di utenza;
    • - elevato grado di comfort e di sicurezza;
    • - assenza di barriere architettoniche fisiche o percettive, in riferimento alla generalità degli utenti ed in particolare agli utenti deboli, cioè persone disabili, persone con traumi temporanei, donne in stato interessante, bambini, persone con bambini piccoli, persone anziane.
    - Articolazione delle Unità Territoriali Organiche Elementari (UTOE) e obiettivi comuni alle UTOE
  8. 1. Il suolo e il sottosuolo costituiscono una risorsa non rinnovabile, che svolge una molteplice gamma di funzioni vitali per l'ecosistema, oltre a rivestire una importanza fondamentale per la prevenzione dei rischi ambientali, per la biodiversità e per l'equilibrio climatico, oltre che per lo stesso profilo socioeconomico del territorio comunale.

    2. Obiettivo del Piano Strutturale è la tutela della risorsa suolo e sottosuolo, attraverso la regolazione degli usi del territorio con riferimento alle specifiche direttive nazionali, regionali e provinciali e agli specifici obiettivi di:

    • - difesa del suolo (protezione della vulnerabilità degli acquiferi, dall'instabilità dei versanti, dall'erosione superficiale e dall'esondazione);
    • - tutela del paesaggio e della biodiversità;
    • - mantenimento e miglioramento della fertilità dei suoli;
    • - contenimento del consumo di suolo e riduzione dell'impermeabilizzazione.

    3. In materia di tutela del suolo il Piano Operativo e i successivi atti di governo del territorio dovranno:

    • - ridurre i rischi ambientali per eventi meteorici sfavorevoli, anche con il ripristino della continuità fisica della rete minore di drenaggio e la corretta gestione delle attività agricole e delle trasformazioni edilizie ed urbanistiche;
    • - prevedere interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica integrati, che coniughino gli aspetti di prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico con il miglioramento della qualità delle acque e la fruibilità dei luoghi;
    • - tutelare la risorsa acqua, promuovendone il corretto uso, incentivando il ricorso a metodi e dispositivi tesi al risparmio idrico;
    • - tutelare gli ecosistemi, la biodiversità e la continuità degli ambienti naturali;
    • - salvaguardare i servizi ecosistemici garantiti dal suolo: quelli di supporto, di approvvigionamento e di regolazione e quelli sociali e culturali di svago, salute, benessere e identità.
    - Suolo e sottosuolo
  9. Titolo I - Generalità
  10. 1. Il Piano Strutturale, nel rispetto della disciplina d'uso della Scheda di Paesaggio n. 10 – Chianti e della Scheda di Paesaggio n. 14 – Colline di Siena del PIT-PPR e in coerenza con le disposizioni della Parte II Statuto del territorio) delle presenti Norme, individua gli obiettivi generali esplicitati ai commi successivi, da perseguire attraverso il Piano Operativo e gli altri strumenti di pianificazione urbanistica, oltre che attraverso piani di settore, programmi e politiche.

    Alle strategie di carattere generale si aggiungono quelle di valenza specifica, riferite alle Unità Territoriali Organiche Elementari (UTOE) definite all'art. 56, che sono espresse nel successivo Titolo IX.

    2. Sono obiettivi generali del progetto del PS:

    • - qualità ambientale · superare le condizioni di rischio e potenziare le reti di connessione ecologica, tutelando l'integrità fisica e paesaggistica del territorio, al fine di contribuire al mantenimento delle condizioni di sicurezza del territorio e dei valori di naturalità e di biodiversità degli ecosistemi esistenti, tutelando la risorsa suolo;
    • - identità territoriale · rafforzare e valorizzare le specifiche vocazioni ed identità territoriali, costituite dai valori paesaggistici, dai beni culturali e dai sistemi insediativi storici, dai sistemi produttivi agricoli e dalle produzioni agricole di qualità;
    • - utilizzo sostenibile delle risorse e qualità dell'abitare · accrescere la dotazione e la qualità dei servizi locali e migliorare la vivibilità per i residenti, riqualificando lo spazio pubblico e il patrimonio edilizio esistente, contribuendo ad innalzare gli standard di benessere per gli abitanti;
    • - turismo sostenibile · promuovere la valorizzazione turistica del patrimonio culturale e paesaggistico, con particolare riferimento al territorio rurale, ai beni storico-artistici diffusi e ai centri e nuclei antichi, alle funzioni culturali, alle produzioni, alla distribuzione e al consumo dei prodotti di qualità dell'agricoltura.
    - Obiettivi generali
  11. 1. La sostenibilità dello sviluppo territoriale è perseguita valutando le prestazioni delle risorse essenziali del territorio per le nuove previsioni di Piano Strutturale. I limiti dimensionali fissati dal PS per l'orizzonte temporale indeterminato sono derivati dalla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sulla base degli obiettivi e degli indirizzi strategici e costituiscono il riferimento per il Piano Operativo, per i programmi, i progetti e i piani di settore.

    2. Il dimensionamento del PS è espresso in metri quadrati di superficie edificabile (o edificata) (SE) ed è articolato secondo le seguenti funzioni:

    1. a) residenziale;
    2. b) industriale e artigianale;
    3. c) commerciale relativa alle medie strutture di vendita;
    4. d) turistico-ricettiva;
    5. e) direzionale e di servizio;
    6. f) commerciale all'ingrosso e depositi.

    Per la funzione commerciale all'ingrosso e depositi non sono individuati dimensionamenti specifici: le previsioni per tale funzione potranno attingere dal dimensionamento stabilito per la funzione industriale e artigianale.

    Il dimensionamento per la funzione commerciale relativa a eventuali esercizi di vicinato e attività di somministrazione di alimenti e bevande è compreso nel dimensionamento per la funzione residenziale.

    3. In particolare:

    • - concorrono al dimensionamento gli interventi che incidono sulle risorse quali le nuove edificazioni e le ristrutturazioni urbanistiche; sono compresi gli interventi rientranti nelle fattispecie escluse dalla Conferenza di Copianificazione corrispondenti all'ampliamento di strutture esistenti artigianali, industriali, o produttrici di beni e servizi, purché finalizzato al mantenimento delle funzioni produttive;
    • - concorrono inoltre al dimensionamento le quantità edificatorie degli interventi in corso di attuazione; nel caso di decadenza delle convenzioni o dei permessi eventuali quantità edificatorie non attuate potranno essere oggetto di nuove e differenti previsioni in sede di Piano Operativo;
    • - non concorrono al dimensionamento gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, ritenuti compatibili, che non comportano trasformazioni significative delle risorse, come le ristrutturazioni edilizie, gli ampliamenti e i cambi di destinazione d'uso in assenza di opere o contestuali ad interventi non eccedenti la ristrutturazione edilizia e l'ampliamento; cambi di destinazione d'uso con tali caratteristiche, se riferiti ad ambiti estesi, potranno essere previsti dal Piano Operativo previa valutazione degli effetti conseguenti e verifica della sostenibilità degli interventi;
    • - non concorrono al dimensionamento gli interventi di edificazione effettuati per la funzione agricola, trattandosi di interventi che non determinano alcuna quantità di nuovo impegno di suolo ed essendo oggetto di programma aziendale pluriennale di miglioramento agricolo ambientale, la cui presentazione è facoltà di tutte le aziende agricole e per sua stessa natura non contingentabile; ciò vale anche per gli annessi agricoli non soggetti a programma aziendale oppure destinati all'agricoltura esercitata da soggetti diversi dagli imprenditori agricoli, dovendo il PO adottare ogni possibile norma che ne garantisca il ruolo strumentale rispetto alla produzione agricola, anche se svolta in forma amatoriale, anche ai fini del presidio e della qualificazione paesaggistica del territorio.

    4. Le aree comprese all'interno del perimetro del territorio urbanizzato, individuato nella Tavola ST6, possono essere impegnate per la costruzione più generale del contesto urbano: per spazi pubblici, parcheggi, aree a verde, sportive, giardini, piazze, aree residenziali, attività commerciali e attrezzature, servizi, attività produttive, ricettive, di ristoro e per lo svago. Il PO potrà comunque parzialmente discostarsi dai perimetri così definiti, sulla base di adeguate verifiche a scala di maggiore dettaglio e di motivazioni.

    - Criteri generali di dimensionamento
  12. Parte I - CARATTERI DEL PIANO
  13. Titolo II - Patrimonio territoriale: struttura idro-geomorfologica
  14. Capo I - Elementi della struttura ecosistemica
  15. 1. Quale traduzione alla scala locale della Rete ecologica regionale del PIT-PPR il Piano Strutturale ha individuato un progetto di Reti ecologiche comunali costituito dagli elementi delle diverse strutture ecosistemiche a maggiore naturalità (ecosistemi forestali, arbustivi, dei corsi d'acqua e degli invasi artificiali) e a minore naturalità (ecosistemi agricoli), con riferimento ai morfotipi ecosistemici.

    2. Per le Reti ecologiche comunali il Piano Strutturale individua i seguenti elementi strutturali:

    • - Rete degli ecosistemi forestali
      • - nodo forestale secondario
      • - matrice forestale di connettività
      • - elemento isolato di connessione dei boschi;
    • - Rete degli arbusteti
      • - nucleo di connessione degli arbusteti
      • - elemento isolato di connessione degli arbusteti;
    • - Rete dei corsi d'acqua
      • - nodo dei corsi d'acqua
      • - corso d'acqua da riqualificare
      • - reticolo idrografico minore;
    • - Rete degli invasi artificiali
      • - nucleo di connessione degli invasi
      • - elemento residuale di connessione degli invasi;
    • - Rete degli agroecosistemi
      • - nodo degli agroecosistemi
      • - matrice di media idoneità a prevalenza di vigenti e oliveti
      • - matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi
      • - agroecosistema frammentato in abbandono
      • - agroecosistema frammentato attivo
      • - matrice degli agroecosistemi intensivi a prevalenza di vigneti
      • - agroecosistema intensivo isolato.

    3. Per gli elementi strutturali valgono gli obiettivi specifici e le direttive definiti in rapporto ai morfotipi ecosistemici e rurali di cui al successivo Capo II.

    - Elementi strutturali delle reti ecologiche comunali
  16. 1. Sulla base degli approfondimenti a scala locale del PIT-PPR il Piano Strutturale individua i seguenti morfotipi rurali, già descritti in riferimento alla rete ecologica al Titolo III delle presenti Norme:

    • - morfotipi delle colture erbacee
      • - seminativi tendenti alla rinaturalizzazione in contesti marginali
      • - seminativi semplificati in aree a bassa pressione insediativa
      • - seminativi semplici a maglia medio-ampia di impronta tradizionale
      • - seminativi semplificati di pianura o fondovalle;
    • - morfotipi specializzati delle colture arboree
      • - vigneti specializzati;
    • - morfotipi complessi delle associazioni colturali
      • - associazione tra seminativo e vigneto
      • - mosaico collinare a oliveto e vigneto prevalenti
      • - mosaico colturale boscato
      • - mosaico colturale e particellare complesso di assetto tradizionale di collina e di montagna.

    2. Per ciascuno di essi sono definiti specifici obiettivi e conseguenti direttive per il Piano Operativo, riportati al Titolo III delle presenti Norme.

    - Morfotipi rurali
  17. Capo I - Elementi della struttura idro-geomorfologica
  18. Capo II - Invarianti della struttura ecosistemica
  19. Parte II - STATUTO DEL TERRITORIO
  20. 1. Sulla base della classificazione della sensibilità degli acquiferi individuata dal PTC di Siena, alle aree sensibili di classe 1 (vincolo elevato) e di classe 2 (vincolo medio) si applicano le specifiche norme di tutela definite dalla Disciplina del PTC agli articoli 10.1.2 e 10.1.3.

    - Sensibilità degli acquiferi
  21. 1. Il Piano Strutturale del Comune di Castelnuovo Berardenga è costituito dai seguenti gruppi di documenti:

    1. a) Quadro conoscitivo e Progetto;
    2. b) Studi geologici, idraulici e sismici;
    3. c) Valutazioni.

    2. Gli elaborati di Quadro conoscitivo e di Progetto sono:

    • - Relazione illustrativa
      con relazioni specialistiche:
      • Analisi delle strutture ecosistemiche e agroforestali e relative invarianti
      • Agricoltura e territorio rurale (Relazione d'inquadramento dell'Uso del suolo agricolo e forestale.
      • Elaborazioni e analisi dei dati delle banche dati regionale e nazionale)
      • Aspetti archeologici: metodologia di lavoro e catalogo dei siti archeologici
    • - Relazione di conformazione al PIT-PPR con Allegato Integrazione alla ricognizione dei beni paesaggistici;
    • - Norme;
    • - Tavole:
      • Quadro Conoscitivo
        • - QC1 Uso del suolo, scala 1:10.000;
        • - QC2 Struttura insediativa e infrastrutture, scala 1:10.000;
        • - QC3 Aree di rispetto e tutele sovraordinate, scala 1:10.000;
        • - QC4 Elementi del Piano Regionale Cave, scala 1:20.000;
        • - QC5 Attestazioni storico-archeologiche, scala 1:10.000;
      • Statuto del territorio
        1. - ST1 Elementi della struttura idro-geomorfologica, scala 1:10.000;
        2. - ST2 Sistemi morfogenetici e tipi fisiografici, scala 1:20.000;
        3. - ST3 Elementi della struttura ecosistemica: rete ecologica, scala 1:10.000;
        4. - ST4 Morfotipi ecosistemici e rurali, scala 1:10.000;
        5. - ST5 Elementi di matrice storica della struttura insediativa, scala 1:10.000;
        6. - ST6 Perimetro del territorio urbanizzato, scala 1:10.000;
        7. - ST7 Morfotipi delle urbanizzazioni contemporanee, scala 1:10.000;
        8. - ST8 Beni culturali e beni paesaggistici, scala 1:10.000;
        9. - ST9 Giacimenti per le attività estrattive, scala 1:20.000;
      • Strategie
        • - STR1 Unità Territoriali Organiche Elementari, scala 1:20.000.

    3. Gli elaborati degli studi geologici, idraulici e sismici di supporto al Piano sono:

    • - Studio di Microzonazione Sismica di II livello
      • - Carta delle indagini, scala 1:5.000;
      • - Carta geologico-tecnica per la microzonazione sismica, scala 1:5.000;
      • - Carta delle sezioni geologico-tecniche, scala 1:5.000;
      • - Carta delle frequenze fondamentali dei depositi, scala 1:5.000;
      • - Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica (MOPS), scala 1:5.000;
      • - Carta di microzonazione sismica con fattore di amplificazione relativo al periodo 0,1s-0,5s, scala 1:5.000;
      • - Carta di microzonazione sismica con fattore di amplificazione relativo al periodo 0,4s-0,8s, scala 1:5.000;
      • - Carta di microzonazione sismica con fattore di amplificazione relativo al periodo 0,7s-1,1s, scala 1:5.000;
      • - Relazione tecnica;
    • - Indagini geologiche, idrauliche e sismiche DPGR. n. 5/R/20
      • - Carta geologica, scala 1:10.000;
      • - Carta litotecnica, scala 1:10.000;
      • - Carta geomorfologica, scala 1:10.000;
      • - Carta idrogeologica, scala 1:10.000;
      • - Carta della pericolosità geologica e degli elementi esposti a fenomeni geologici, scala 1:10.000;
      • - Carta della pericolosità sismica, scala 1:10.000;
      • - Carta della pericolosità da alluvione e degli elementi esposti a fenomeni alluvionali, scala 1:10.000;
      • - Carta dei battenti duecentennali, scala 1:5.000;
      • - Carta della magnitudo idraulica, scala 1:5.000;
      • - Relazione tecnica;
    • - Studio idrologico-idraulico
      • - Carta dei bacini idrografici scala 1:15.000;
      • - Carta delle sezioni del modello idraulico, scala 1:5.000;
      • - Carta della pericolosità idraulica, scala 1:5.000;
      • - Carta dei battenti con Tempo di ritorno 30 anni, scala 1:5.000;
      • - Carta dei battenti con Tempo di ritorno 200 anni, scala 1:5.000;
      • - Carta delle velocità con Tempo di ritorno 200 anni, scala 1:5.000;
      • - Carta della magnitudo idraulica, scala 1:5.000;
      • - Relazione idrologico-idraulica.
    • - Studio idrologico e idraulico del T. Biena nei pressi della pista internazionale di Karting denominata "Circuito di Siena":
      • - d.01 Relazione tecnica;
      • - G.01 Planimetria di individuazione delle sezioni idrauliche, delle aree di potenziale esondazione e dei punti di immissione degli idrogrammi, scala 1:2.000;
      • - G.02 Planimetria di individuazione delle aree allagabili per alluvioni frequenti e poco frequenti, scala 1:2.000;
      • - G.03 Planimetria di individuazione battenti e velocità aree allagabili per alluvioni poco frequenti, scala 1:2.000;
      • - G.04 Planimetria di individuazione magnitudo idraulica, scala 1:2.000.

    4. Gli elaborati delle Valutazioni sono:

    • - Rapporto Ambientale di Valutazione Ambientale Strategica e Sintesi non tecnica - riferito al nuovo Piano Strutturale e al primo Piano Operativo -;
    • - Screening di Incidenza.
    - Elaborati costitutivi
  22. Capo II - Invarianti della struttura idro-geomorfologica
  23. Titolo III - Patrimonio territoriale: struttura ecosistemica
  24. 1. Quale traduzione alla scala locale della Rete ecologica regionale del PIT-PPR in riferimento al progetto di Reti ecologiche comunali di cui al precedente articolo il Piano Strutturale individua i seguenti elementi funzionali:

    • - aree critiche per processi di artificializzazione;
    • - varchi di connessione da riqualificare;
    • - barriere infrastrutturali da mitigare;
    • - direttrici di connessione;
    • - passaggi faunistici.

    2. Per gli elementi funzionali valgono gli obiettivi specifici e le direttive definiti ai successivi articoli.

    - Elementi funzionali delle reti ecologiche comunali
  25. 1. L'UTOE 1 occupa la fascia collinare centrale nella parte est del territorio comunale, che appartiene alle Masse della Berardenga, dal torrente Malena fino al fondovalle dell'Ambra.

    L'ambito, connotato da un'articolata rete insediativa di matrice storica e di rilevante valore paesistico che comprende anche il piccolo nucleo di Sestano, ha al suo centro l'insediamento urbano del capoluogo.

    2. Obiettivi specifici:

    • - completamento e riqualificazione dei tessuti recenti del capoluogo e valorizzazione del suo centro storico e del tessuto di antica formazione, incrementando e migliorando le attrezzature e gli spazi pubblici e collettivi;
    • - riordino e completamento della viabilità e delle aree di sosta a supporto dell'abitato, anche al fine di un compiuto e qualificato disegno del margine urbano;
    • - valorizzazione della risorsa termale individuata nel fondovalle dell'Ambra;
    • - miglioramento delle condizioni di pericolosità geomorfologica e riduzione del rischio idraulico nel fondovalle.

    3. Direttive per il Piano Operativo:

    • - favorire la fruizione pedonale del centro e dei tessuti storici attraverso l'integrazione degli spazi per la sosta carrabile al contorno, anche in funzione del consolidamento della residenzialità, e con il completamento della viabilità perimetrale a segnare il passaggio tra urbano e rurale;
    • - potenziare e migliorare i servizi e le attrezzature di uso pubblico privilegiando il recupero e la rifunzionalizzazione delle parti in condizioni di abbandono o di sottoutilizzazione;
    • - completare il tessuto recente con interventi commisurati e omogenei al contesto, anche a sostegno delle attività economiche presenti, con soluzioni che valorizzino il contesto paesaggistico definendo coerentemente il margine urbano;
    • - favorire la tutela del patrimonio edilizio di pregio architettonico e di interesse storico-documentale anche in ambito urbano attraverso funzioni compatibili e coerenti con gli elementi caratterizzanti;
    • - individuare i contesti assimilabili ad ambiti periurbani nei quali promuovere usi compatibili con quelli propriamente agricoli e con la valorizzazione delle caratteristiche rurali dei luoghi e integrativi all'insediamento urbano, quali la coltivazione di orti, le attività ricreative e culturali all'aperto, l'attività fisica e la pratica sportiva informali, con particolare riguardo all'estensione degli spazi di aggregazione per la comunità.

    4. Interventi che comportano impegno di nuovo suolo all'esterno del perimetro del territorio urbanizzato oggetto di Conferenza di Copianificazione con parere favorevole in data 10/05/2021:

    • - località Muricce, nuova struttura termale e ricettiva nel complesso rurale;

    si prevede la valorizzazione della risorsa termale disponibile nel vicino campo pozzi, il recupero del complesso di matrice storica e la realizzazione nuovi volumi destinati a servizi di supporto alla struttura e attività sportive complementari per una Superficie Edificabile massima di 1.200 mq.; è prevista inoltre la realizzazione di vasche/piscine termali scoperte;

    nell'intervento dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti necessari a garantire un corretto inserimento paesaggistico nel contesto rurale; in particolare dovranno essere accuratamente studiati l'eventuale nuova viabilità di accesso e gli spazi per la sosta carrabile, evitando di impegnare le aree di maggiore intervisibilità, e limitando l'introduzione di superfici impermeabilizzate e il rimodellamento del suolo.

    - UTOE 1 – Castelnuovo
  26. 1. I nuclei rurali sono costituiti dai principali aggregati di matrice storica della rete dell'insediamento diffuso nel territorio rurale e che, pur non ospitando funzioni agricole, sono fortemente relazionati con il contesto rurale.

    Nel territorio comunale di Castelnuovo Berardenga sono individuati come nuclei rurali Bossi, Chieci, Rosennano, San Felice, Santa Maria a Dofana, Sestano e Vaccareccia.

    2. Sono obiettivi del PS la salvaguardia e la valorizzazione dei nuclei rurali e il rafforzamento delle relazioni paesistiche che questi intrattengono con il contesto rurale.

    3. Il Piano Operativo, allo scopo di salvaguardarne le specifiche identità, assume le seguenti direttive:

    • - favorire forme di recupero e di utilizzo degli edifici esistenti, sviluppando una disciplina puntuale finalizzata al rispetto e al ripristino dei valori paesaggistici riconosciuti, con l'interdizione di ogni nuova opera che possa alterare le vedute panoramiche;
    • - mantenere le caratteristiche architettoniche degli spazi e degli edifici legati alle attività agricole originarie, insieme ad adeguate misure di tutela che assicurino il mantenimento delle relazioni figurative storicamente consolidate tra insediamenti e contesto agricolo circostante;
    • - garantire il mantenimento e il recupero e la riqualificazione dei manufatti tipici e delle strutture pertinenziali, con il rispetto della morfologia insediativa originaria, delle aree e degli spazi inedificati e delle permanenze di antiche sistemazioni, anche in relazione ad eventuali interventi di ampliamento e per la realizzazione dei servizi e infrastrutture necessari alla popolazione residente.
    - Nuclei rurali
  27. Capo II - Invarianti della struttura insediativa
  28. 1. Nel caso di fiumi, torrenti e corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 e relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 ml. ciascuna si devono osservare le discipline di cui all'art. 8 dell'Elaborato 8B del PIT/PPR.

    2. I corsi d'acqua interessati dal vincolo – torrente del Termine, torrente del Romito, torrente Arbia, torrente del Mulinaccio, torrente Chioci, torrente Chieci, torrente Malena, torrente Biena, torrente Avernino, torrente Ambrella 1 e 2, torrente Ambra, torrente e fiume Ombrone, borro e rio Coggia - sono caratterizzati da valori ecosistemici e paesaggistici rilevanti.

    - Beni paesaggistici – aree tutelate per legge – fiumi, torrenti e corsi d'acqua
  29. 1. La pericolosità da alluvioni del territorio di Castelnuovo Berardenga è individuata secondo le tre classi definite dall'art. 2, comma 1, lettera d) della L.R.41/2018:

    • - aree a pericolosità per alluvioni frequenti (P3) cioè le aree classificate negli atti di pianificazione di bacino come aree a pericolosità da alluvioni elevata (tempo di ritorno minore o uguale a 30 anni);
    • - aree a pericolosità per alluvioni poco frequenti (P2) cioè le aree classificate negli atti di pianificazione di bacino come aree a pericolosità da alluvione media (tempo di ritorno compreso tra 30 e 200 anni);
    • - aree a pericolosità da alluvioni rare o di estrema intensità (P1) cioè aree con scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi (tempo di ritorno superiore a 200 anni).

    2. Le perimetrazioni di pericolosità da alluvione sono state ridefinite a partire dalle perimetrazioni del PGRA con specifici studi idrologico-idraulici di dettaglio su alcuni tratti dei torrenti Querciola, Scheggiolla, Rigo, Bozzone, Bornia, Biena e alcuni fossi minori che interessano il territorio urbanizzato. La nuova Carta della pericolosità da alluvione del PS costituisce anche la proposta di modifica delle mappe di pericolosità da alluvione del PGRA ai sensi dell'art. 14 della Disciplina di Piano di Bacino.

    3. Concorrono alla definizione dello scenario di pericolosità da alluvione la Carta della Magnitudo Idraulica e la Carta dei Battenti duecentennali elaborate in scala 1:5.000 per le aree interessate dagli studi idrologico-idraulici di dettaglio.

    - Pericolosità da alluvioni
  30. 1. Ai fini del rafforzamento della qualità ambientale gli atti di governo del territorio e i piani di settore provvedono a:

    • - regolare le trasformazioni e gli usi del suolo in considerazione delle vulnerabilità e delle criticità ambientali, prevenendo gli eventuali effetti negativi e contribuendo alla loro riduzione, al fine di raggiungere un elevato livello di protezione dell'ambiente nel suo complesso; favorire la bonifica dei siti inquinati;
    • - recuperare la stabilità idrogeologica del territorio, anche con adeguati interventi di ingegneria naturalistica, mantenendo e valorizzando per questo anche il reticolo idrografico superficiale, utile anche in relazione al miglior utilizzo della risorsa acqua:
    • - programmare e progettare interventi di difesa del suolo e di regimazione idraulica integrati, che coniughino gli aspetti di prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico con il miglioramento della qualità delle acque e la fruibilità dei luoghi;
    • - controllare lo sfruttamento della risorsa acqua, promuovendone il corretto uso, incentivando il ricorso a metodi e dispositivi tesi al risparmio idrico, alla raccolta e all'impiego delle acque meteoriche, al reimpiego delle acque reflue e alla protezione dei pozzi; in particolare, le trasformazioni dovranno attenersi all'art. 11 del Regolamento 26 maggio 2008, n. 29/R e s.m.i., "Criteri per la costituzione di riserve idriche";
    • - migliorare la qualità dell'aria, sia attraverso la piantumazione di specie arboree con particolari capacità di assorbimento degli inquinanti di cui alle "Linee guida per la messa a dimora di specifiche specie arboree per l'assorbimento di biossido di azoto, materiale particolato fine e ozono", All. 1 del PRQA, che attraverso la regolazione della mobilità e l'introduzione di alternative allo spostamento in auto;
    • - riqualificare gli agro-ecosistemi, per mantenerne e recuperare le valenze ecologiche e/o creare nuovi elementi di naturalità;
    • - favorire la fruibilità e la tutela attiva degli elementi costitutivi del sistema ambientale, riqualificare le aree boscate, la rete dei corridoi ecologici, valorizzare le zone ad alto valore ambientale e promuovere la loro conoscenza in modi compatibili con la conservazione degli habitat.
    - Qualità ambientale
  31. Titolo IX - Unità Territoriali Organiche Elementari
  32. 1. Nelle tabelle ai commi seguenti sono riportati il dimensionamento per il territorio urbanizzato e le quantità previste dal Piano Strutturale nel territorio rurale per ciascuna UTOE e per l'intero territorio comunale, articolati per categorie funzionali secondo quanto previsto dalle tabelle di cui al comma 5 dell'art. 5 del D.P.G.R. n. 32/R/2017.

    2. Il PS prevede interventi che comportano impegno di nuovo suolo all'esterno del perimetro del territorio urbanizzato. Sono pertanto definite potenzialità edificatorie per interventi ritenuti di valenza strategica proposti alla valutazione Conferenza di Copianificazione ai sensi dell'art. 25 della L.R. 65/2014, come descritti al Titolo IX delle presenti norme all'interno delle UTOE di appartenenza.

    3. Il Piano Operativo, previe adeguate verifiche e valutazioni, potrà trasferire parte della capacità insediativa prevista per le categorie funzionali da una UTOE all'altra entro la misura massima del 10%.

    4. Dimensionamento delle previsioni per UTOE:

    UTOE 1 Castelnuovo Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 2.000 2.000 4.000 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 2.500 2.500 5.000 0 0 0 2.000
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 0 0 0 1.200 0 1.200 500
    direzionale e di servizio 0 1.000 1.000 0 0 0 0
    totale 4.500 5.500 10.000 1.200 0 1.200 2.500
    UTOE 2 Villa a Sesta San Gusmè Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 500 0 500 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 0 0 0 0 0 0 0
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 200 0 200 2.350 550 2.900 500
    direzionale e di servizio 0 0 0 0 0 0 0
    totale 700 0 700 2.350 550 2.900 500
    UTOE 3 Casetta Colonna del Grillo Stazione Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 500 0 500 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 5.000 0 5.000 0 0 0 0
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 500 0 500 0 0 0 0
    direzionale e di servizio 1.000 0 1.000 0 0 0 2.500
    totale 7.000 0 7.000 0 0 0 2.500
    UTOE 4 Pianella San Giovanni a Cerreto Ponte a Bozzone Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 6.500 1.500 8.000 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 2.000 0 2.000 0 0 0 0
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 0 0 0 750 0 750 0
    direzionale e di servizio 0 0 0 0 0 0 500
    totale 8.500 1.500 10.000 750 0 750 500
    UTOE 5 Quercegrossa La Ripa Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 1.500 1.500 3.000 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 0 0 0 0 0 0 0
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 0 0 0 0 0 0 500
    direzionale e di servizio 0 0 0 0 0 0 0
    totale 1.500 1.500 3.000 0 0 0 500
    UTOE 6 Vagliagli Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 0 500 500 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 0 0 0 0 0 0 0
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 0 0 0 1.690 1.160 2.850 2.000
    direzionale e di servizio 0 0 0 0 0 0 500
    totale 0 500 500 1.690 1.160 2.850 2.500
    UTOE 7 Monteaperti San Piero Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 1.500 500 2.000 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 0 0 0 0 0 0 0
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 0 0 0 0 0 0 0
    direzionale e di servizio 1.000 0 1.000 0 0 0 0
    totale 2.500 500 3.000 0 0 0 0

    5. Dimensionamento delle previsioni per l'intero territorio comunale:

    territorio comunale Territorio urbanizzato (dimensioni massime sostenibili) Territorio rurale
    con Copianificazione senza Copianificazione
    Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione Riuso Totale Nuova edificazione
    artt. 25 c. 1, 26, 27, 64 c. 6 L.R. 65/2014 art. 64 c. 8 L.R. 65/2014 artt. 25 c. 2 L.R. 65/2014
    categorie funzionali SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq. SE mq.
    residenziale 12.500 6.000 18.500 0 0
    industriale-artigianale (compreso commerciale all'ingrosso e depositi) 9.500 2.500 12.000 0 0 0 2.000
    commerciale al dettaglio 0 0 0 0 0 0 0
    turistico-ricettiva 700 0 700 5.990 1.710 7.700 3.500
    direzionale e di servizio 2.000 1.000 3.000 0 0 0 3.500
    totale 24.700 9.500 34.200 5.990 1.710 7.700 9.000
    - Dimensioni massime sostenibili per UTOE
  33. 1. Le disposizioni del Piano Strutturale sono vincolanti per i successivi atti di governo del territorio, come il Piano Operativo (PO), i piani attuativi e tutti i piani o programmi di settore destinati ad avere effetti sulle trasformazioni fisiche e sugli assetti del territorio. Esse non hanno valenza conformativa della disciplina di uso del suolo e della facoltà di operare trasformazioni fisiche e funzionali degli immobili, ad eccezione di quanto previsto dalla legge.

    2. Nel rispetto dei principi e delle direttive del PS nella redazione del Piano Operativo sono consentite limitate modifiche finalizzate a una più corretta individuazione dei perimetri in funzione di variazioni nel frattempo intervenute, di una più accurata lettura o di variazione della base cartografica o di più approfondite analisi, senza che ciò determini variante al Piano Strutturale. In tal caso il Piano Operativo deve evidenziare la coerenza sostanziale con lo Statuto del territorio e con la Strategia dello sviluppo sostenibile del Piano Strutturale.

    3. Le Norme del piano si esprimono con disposizioni di carattere diverso, tra cui:

    • - con obiettivi e/o indirizzi, che orientano le scelte per il governo del territorio;
    • - con direttive, che rinviano al Piano Operativo la declinazione delle regole operative;
    • - con prescrizioni, da ritenersi immediatamente efficaci.
    - Effetti delle disposizioni del piano
  34. 1. Nel caso di territori coperti da foreste e da boschi ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco e sottoposti a vincolo di rimboschimento si devono osservare le discipline di cui all'art. 12 dell'Elaborato 8B del PIT/PPR.

    2. Le aree di prevalente interesse naturalistico, con particolare riferimento ai nodi secondari della rete ecologica regionale, sono riportate nella Tavola ST3.

    - Beni paesaggistici – aree tutelate per legge – territori coperti da foreste e boschi
  35. 1. Il Piano Strutturale riconosce il reticolo idrografico superficiale, così come individuato dalla Regione Toscana ai sensi della L.R. 79/2012.

    2. Obiettivo del Piano Strutturale è il mantenimento, il ripristino e il miglioramento delle prestazioni quantitative e qualitative della risorsa idrica e di quelle associate al reticolo idrografico superficiale, quale elemento fondamentale per l'equilibrio ambientale e la sicurezza idraulica e di continuità e collegamento tra ecosistemi.

    3. Il Piano Operativo e i successivi atti di governo del territorio dovranno:

    • - disciplinare gli interventi sul sistema idrografico e per le opere di regimazione idraulica, preservandone il valore ecologico e paesaggistico, anche al fine di superare o quantomeno di mitigare le condizioni di rischio idraulico;
    • - tutelare le risorse idriche.

    4. Per i corsi d'acqua e i corpi idrici appartenenti al reticolo idrografico la legge istituisce una fascia di rispetto e tutela assoluta di 10 ml. su entrambe le sponde (art. 96 R.D. 523/1904). La fascia di rispetto, misurata a partire dal piede dell'argine per i corsi d'acqua incanalati e a partire dal ciglio di sponda per i corsi d'acqua non arginati, oltre a garantire la conservazione, il potenziamento ed il ripristino dell'ecosistema dell'ambito ripariale, serve ad assicurare la piena efficienza delle sponde, la funzionalità delle opere idrauliche e facilitare le operazioni di manutenzione delle stesse.

    - Reticolo idrografico superficiale
  36. Titolo IV - Patrimonio territoriale: struttura insediativa
  37. 1. Ai fini del rafforzamento dell'identità territoriale gli atti di governo del territorio e i piani di settore provvedono a:

    • - tutelare l'integrità fisica e l'identità paesaggistica, assunte come condizioni per ogni ipotesi di trasformazione, fisica o funzionale, del territorio comunale, mantenendo i paesaggi rurali e tutelando e valorizzando le risorse culturali e simboliche diffuse;
    • - mantenere la relazione consolidata tra città e campagna, ponendo particolare attenzione alla qualità delle fasce di contatto tra insediamenti urbani e territorio aperto; gestire gli spazi di pertinenza degli edifici rurali e i manufatti necessari alle attività in essi svolte; individuare forme compatibili con la vocazione agricola, con il paesaggio e con le caratteristiche dell'edificio per il recupero del patrimonio edilizio non più utilizzato a fini agricoli;
    • - definire modelli insediativi che siano compatibili con i prevalenti caratteri di ruralità del territorio comunale, valorizzando la storica diversità dei centri e dei nuclei e garantendo il mantenimento delle relazioni che legano paesaggio agrario e sistema insediativo;
    • - sostenere e valorizzare le specificità ambientali e paesaggistiche caratterizzate da sistemi produttivi agricoli sostenibili e innovativi, come il Biodistretto, tutelando e rafforzando la qualità e il prestigio del vino Chianti Classico e sostenendo le altre produzioni agro-alimentari locali, soprattutto quelle più deboli, anche attraverso programmi condivisi con le altre zone del Chianti da una parte e delle Crete dall'altra;
    • - promuovere le relazioni tra soggetti che intendono affermare le qualità del territorio del Chianti e della Berardenga, organizzando la filiera agricoltura, alimentazione, ospitalità, commercio di prodotti tipici e dell'artigianato;
    • - tutelare i caratteri e valorizzare il ruolo della viabilità extraurbana quale infrastruttura di supporto al presidio e allo sviluppo del territorio rurale, con interventi di adeguamento attenti ai contesti paesaggistici e alle modalità fruitive lente, in particolare valorizzare la viabilità poderale e le "strade bianche" come testimonianza storica ed elemento di accessibilità essenziale, nonché come elemento di connessione tra emergenze a carattere storico-architettonico e/o paesaggistico, in coerenza con il Progetto di Paesaggio "Ferro-ciclovie della Val d'Orcia, dei Colli e delle Crete senesi".
    - Identità territoriale
  38. Titolo X - Dimensionamento del piano
  39. 1. Il PS individua i nuclei storici di San Gusmè e Vagliagli perimetrandone anche l'intorno territoriale, ovvero l'ambito di pertinenza definito ai sensi dell'art. 66 della L.R. 65/2014 in relazione al valore intrinseco delle strutture edilizie, in rapporto al paesaggio circostante, alla localizzazione più o meno aperta e alle visuali esterne.

    2. Obiettivi specifici del PS sono la tutela dell'identità e della permanenza dei valori storici e la salvaguardia dell'integrità degli assetti paesaggistici e percettivi dei nuclei storici, nonché le relazioni funzionali, culturali, ecologiche e fruitive con il territorio rurale.

    3. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica assumono le seguenti direttive:

    • - mantenere le relazioni dei nuclei storici con il contesto figurativo agricolo ed ambientale circostante, disciplinando la corretta utilizzazione degli assetti e delle sistemazioni aventi valore storico testimoniale e ambientale/paesaggistico;
    • - favorire la permanenza delle funzioni agricole negli ambiti di pertinenza e della relazione percettiva tra insediamenti e paesaggio circostante.
    - Centri e nuclei storici e relativi ambiti di pertinenza
  40. 2. L'UTOE 2 corrisponde alla parte altocollinare della dorsale del Chianti, a nord-est del territorio comunale. Si tratta di un ambito caratterizzato da boschi e aree coltivate, con insediamenti piuttosto rarefatti, tra i quali emergono soltanto i piccoli centri urbani di San Gusmè e Villa a Sesta e alcuni nuclei minori quali Rosennano, San Felice, Bossi e Vaccareccia.

    3. Obiettivi specifici:

    • - tutela e valorizzazione dei centri storici di San Gusmè e di Villa a Sesta e dei nuclei storici rurali;
    • - potenziamento delle dotazioni di spazi di sosta e delle attrezzature a supporto della residenzialità;
    • - sviluppo dell'offerta turistico-ricettiva fortemente integrata all'attività agricola e alla valorizzazione del contesto naturalistico;
    • - miglioramento delle condizioni di pericolosità geomorfologica.

    4. Direttive per il Piano Operativo:

    • - favorire una equilibrata presenza e mescolanza di funzioni non residenziali nei centri storici, in modo che siano di supporto alla residenza stabile oltre che alla valorizzazione turistica, individuando contestualmente spazi di sosta a supporto della fruizione pedonale che si inseriscano in modi paesaggisticamente corretti al margine tra urbano e territorio rurale;
    • - rigualificare e potenziare gli spazi e le attrezzature pubbliche in particolare nel tessuto recente di San Gusmè, ridefinendo compiutamente l'ambito urbano;
    • - consolidare le strutture turistico-ricettive e promuovere nuove iniziative nel settore attraverso il recupero del patrimonio edilizio di antica formazione, nel rispetto degli elementi caratterizzanti e dei valori storico-documentali e paesaggistici riconosciuti, anche per quanto riguarda le sistemazioni esterne e le relazioni con il contesto rurale.

    5. Interventi che comportano impegno di nuovo suolo all'esterno del perimetro del territorio urbanizzato oggetto di Conferenza di Copianificazione con parere favorevole in data 10/05/2021:

    • - località Arceno, ampliamento della struttura ricettiva nel complesso di Villa Arceno;
      si prevede l'ampliamento della struttura ricettiva esistente con la contestuale riqualificazione di un'area priva di valore architettonico, storico-documentale o paesaggistico e in condizioni di degrado per una Superficie Edificabile massima di 1.850 mq.; i nuovi volumi, destinati sia a nuove camere sia a servizi integrativi (sala conferenze, spazi fitness), saranno costituiti da strutture seminterrate, completate da una autorimessa interrata sottostante, poste in corrispondenza dei muri di contenimento esistenti a est e a sud, in modo da mantenere inalterati l'impianto della villa e i rapporti gerarchici dell'edificato esistente e da non interferire con le visuali da e verso la villa stessa; la copertura dei nuovi volumi sarà praticabile e posta in continuità con gli spazi aperti della villa; l'intervento dovrà tenere conto della prossimità al Parco romantico e ai viali della Tenuta di Arceno, oggetto di specifico decreto di vincolo paesaggistico;
    • - località la Pagliaia, nuova struttura ricettiva con centro di formazione a Villa La Pagliaia e Podere La Madonna;
      si prevede la creazione di una nuova struttura ricettiva e di un centro di formazione attraverso la valorizzazione e il recupero di Villa La Pagliaia e Podere La Madonna, conseguente alla dismissione dell'uso agricolo dei volumi, non più adeguati a tali attività, da trasferire in appositi manufatti nel centro aziendale a San Felice attraverso il programma aziendale; la villa (Bene architettonico tutelato dalla Parte II del Codice insieme al parco e agli edifici della fattoria) e il podere (di rilevante valore) ospiteranno rispettivamente gli spazi comuni e di servizio e le camere, mentre previa demolizione di un fabbricato recente privo di valore architettonico e storico documentale è consentita l'aggiunta di una Superficie Edificabile massima di 550 mq. destinata agli spazi per le attività di formazione, da collocare in posizione defilata dietro alla villa; gli spazi di parcheggio dovranno essere posti in prossimità della viabilità esistente, adottando soluzioni a basso impatto con fondo permeabile e alberature utili anche per l'ombreggiamento e analogamente per un'eventuale piscina dovrà essere individuata una posizione poco esposta, sempre senza rimodellamento del suolo; non sono ammessi ulteriori impianti sportivi all'aperto;
    • - località Barbaione, nuova struttura ricettiva nel complesso della Villa;
      si prevede il recupero per attività turistico-ricettive del complesso della Villa, ora in disuso, e la realizzazione di un nuovo edificio per lo spazio benessere (SPA) per una Superficie Edificabile massima di 500 mq.; il nuovo volume sarà collocato in prossimità degli edifici esistenti ma in modo tale da non interferire con la percezione del complesso antico, privilegiando soluzioni seminterrate e con tetto verde; nell'intervento dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti necessari a garantire un corretto inserimento paesaggistico nel contesto di valore, caratterizzato dalla presenza di Beni architettonici tutelati dalla Parte II del Codice e del bosco secolare, Bene paesaggistico con specifico decreto di vincolo;
      il bosco secolare dovrà essere preservato e valorizzato, nell'ambito di un progetto di recupero e ripristino anche delle sistemazioni agrarie e dei percorsi storici non sono ammessi piscine e /o impianti sportivi all'aperto.
    - UTOE 2 – Villa a Sesta, San Gusmè
  41. 1. Le aree critiche per processi di artificializzazione sono individuate nell'ambito Taverne d'Arbia–Casetta e in corrispondenza delle aree urbane del Capoluogo, di Pianella e di Ponte a Bozzone.

    Le criticità per la funzionalità della rete ecologica sono legate alla pressione dell'edificato residenziale e commerciale dei centri urbani citati, compresi gli abitati esterni al territorio comunale di Taverne d'Arbia e Arbia, e alle barriere infrastrutturali rappresentate dalla S.S. 715 Siena-Bettolle, dalla S.P. 408 di Montevarchi, dalla S.P. 484 del Castello di Brolio e dalla linea ferroviaria, nonché all'alterazione quantitativa e qualitativa della vegetazione ripariale dei torrenti Arbia, Malena e Bozzone e del fosso Scheggiolla.

    2. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - la forte limitazione di previsioni di ulteriore consumo di suolo ovvero il contrasto alla nuova edificazione e più in generale alle trasformazioni antropiche, anche attraverso il mantenimento dei varchi inedificati e di sufficienti livelli di permeabilità ecologica;
    • - la tutela delle funzioni svolte dalla matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi della Rete degli agroecosistemi, dai nuclei di connessione e dalla matrice forestale di connettività della Rete degli ecosistemi forestali e dai nuclei di connessione delle Reti dei corsi d'acqua e degli invasi;
    • - la riqualificazione ecologica e paesaggistica delle aree degradate;
    • - il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale ai corsi d'acqua.

    3. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - valorizzare e recuperare le attività agricole, favorendo forme di conduzione secondo i principi dell'agricoltura biologica o integrata e orientamenti colturali provinciali tipici, anche mediante la sperimentazione di forme di agricoltura multifunzionale;
    • - individuare modalità di realizzazione di interventi di ricostituzione della vegetazione ripariale attraverso l'utilizzo di specie arboree e arbustive autoctone ed ecotipi locali;
    • - mitigare gli impatti legati alla diffusione di specie aliene invasive attraverso idonee tecniche di gestione selvicolturale o di gestione delle fasce ripariali.
    - Aree critiche per processi di artificializzazione
  42. Parte III - STRATEGIA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
  43. 1. Il Piano di Bacino stralcio Assetto Idrogeologico del Distretto Idrografico dell'Appennino Settentrionale (PAI) ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo, sulla base delle caratteristiche fisiche e ambientali del territorio interessato.

    2. Il PAI definisce le aree a diversa pericolosità da dissesti di natura geomorfologica nelle relative mappe di pericolosità articolate in quattro classi:

    • - pericolosità molto elevata (P4) comprendenti aree instabili interessate da fenomeni di dissesto attivi di tipo gravitativo, erosivo e/o dovuti all'azione delle acque incanalate negli alvei naturali /artificiali o lungo le pendici;
    • - pericolosità elevata (P3) comprendenti aree potenzialmente instabili non interessate da fenomeni di dissesto attivi ma in cui sono presenti indicatori geomorfologici diretti, quali aree interessate da instabilità in passato e/o segni precursori o premonitori di movimenti gravitativi, sulla base dei quali non è possibile escludere la riattivazione dei dissesti;
    • - pericolosità media (P2) comprendenti aree stabilizzate, aree stabili interessate tuttavia da litologie e condizioni strutturali e geomorfologiche che determinano propensione media al dissesto e che possono dar luogo a modifica della loro condizione di stabilità;
    • - pericolosità moderata (P1) comprendenti aree stabili con condizioni litologiche, strutturali e geomorfologiche aventi caratteri per lo più favorevoli alla stabilità con bassa propensione al dissesto.

    3. L'Autorità di Bacino procede al riesame delle mappe di pericolosità secondo un programma annuale, articolato per bacini o porzioni di bacino omogenee, secondo un elenco di priorità e, comunque, tenendo conto di eventi calamitosi o eccezionali che possono aver colpito il distretto e delle eventuali ulteriori necessità di aggiornamento segnalate dalle Regioni e dai Comuni.

    4. Il Comune di Castelnuovo Berardenga al fine di mantenere la coerenza dei quadri conoscitivi redatti a scala comunale con il quadro di pericolosità geomorfologica del PAI ha elaborato la Carta geomorfologica e la Carta della pericolosità geologica e degli elementi esposti a fenomeni geologici del PS in coerenza con le banche dati del PAI nell'ambito del procedimento ex art. 15 della Disciplina del PAI.

    - Piano di Bacino stralcio Assetto Idrogeologico del Distretto Idrografico dell'Appennino Settentrionale (PAI)
  44. 1. Il PS riconosce quale componente costitutiva del sistema insediativo i tessuti urbani di antica formazione e le parti di matrice antica degli altri insediamenti urbani quali il capoluogo, Colombaio, Monteaperti, Pianella, Poggiarello, Quercegrossa, San Giovanni a Cerreto, San Piero e Villa a Sesta.

    2. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica assumono le seguenti direttive:

    • - conservare l'impianto, i principi insediativi e le caratteristiche costitutive degli insediamenti di antica formazione, verificando e se necessario aggiornando la classificazione di valore degli edifici, dei complessi edilizi e dei relativi spazi aperti, al fine di attribuire appropriate discipline di intervento nel rispetto dei caratteri riconosciuti;
    • - prevedere, negli interventi di recupero, l'utilizzo di materiali e tecniche costruttive tradizionali o comunque compatibili, salvaguardando gli elementi tipologici e architettonici qualificanti;
    • - tutelare e valorizzare gli spazi scoperti (strade, piazze, vicoli e aree verdi pubbliche) e i loro elementi costitutivi inclusi gli aspetti tecnici, costruttivi e materico-cromatici;
    • - prevedere una adeguata distribuzione delle funzioni che garantisca la vitalità dei tessuti di antica formazione.
    - Tessuti urbani di antica formazione
  45. 1. I varchi di connessione da riqualificare sono individuati a Casetta, a Pianella, a Ponte a Bozzone e nel Capoluogo.

    A sud i coltivi, la fascia ripariale dell'Arbia e il rimboschimento presenti tra Casetta e Taverne d'Arbia (fuori dal territorio comunale) sono un'importante area di collegamento con i coltivi verso Monteaperti e con analoghe tipologie nei territori contermini di Siena e Asciano. Il varco è attraversato da due barriere lineari, cioè la S.S. 715 Siena-Bettolle e la linea ferroviaria Siena-Chiusi; gli abitati e le aree industriali di Casetta, Arbia e Taverne d'Arbia rappresentano barriere diffuse.

    A Pianella i coltivi e i ristretti e non urbanizzati ambiti perifluviali dell'Arbia e del torrente della Querciola costituiscono un'area di collegamento locale tra i due settori comunali e tra gli ecosistemi comunali e extracomunali. Il varco è delimitato a ovest dalla S.P. 408 di Montevarchi; l'abitato di Pianella rappresenta una barriera diffusa.

    A Ponte a Bozzone la soluzione di continuità dell'edificato, determinata dal fosso Scheggiolla, e i relativi ponti/sovrappassi di via Bianchi Bandinelli e della S.P. 408 permettono scambi di individui e patrimoni genetici tra le aree coltivate e boscate a nord e analoghi ambienti del territorio comunale di Siena.

    Nel Capoluogo la continuità dell'edificato è interrotta tra via dell'Arbia e via della Ragnaia, in corrispondenza del parco della Villa Chigi Saracini, che verso ovest è in collegamento con coltivazioni erbacee ed arboree e con una stretta fascia alberata che si unisce all'alto corso del fosso delle Fonti.

    2. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e il miglioramento dell'attuale grado di connessione e permeabilità ecologica delle aree che svolgono le funzioni ecologiche di varco di connessione.

    3. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - mantenere e riqualificare il varco di connessione di Casetta tramite l'individuazione e il rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici attraverso la Siena-Bettolle e la linea ferroviaria;
    • - mantenere e riqualificare il varco di connessione di Pianella tramite l'individuazione e il rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici attraverso la S.P. 408 di Montevarchi;
    • - mantenere e riqualificare il varco di connessione di Ponte a Bozzone tramite l'individuazione e il rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici attraverso il centro urbano e la S.P. 408 di Montevarchi;
    • - mantenere e riqualificare il varco di connessione del Capoluogo escludendo previsioni urbanistiche che modifichino la destinazione agricola degli ambiti inclusi nel varco e tutelando gli elementi del paesaggio agrario esistenti (siepi, alberi camporili);
    • - tutelare la vegetazione ripariale e riqualificare e/o ricostruire fasce o aree di rinaturalizzazione lungo i corsi d'acqua e il reticolo idrografico minore.
    - Varchi di connessione da riqualificare
  46. 1. Ai fini dell'utilizzo sostenibile delle risorse e per la qualità dell'abitare gli atti di governo del territorio e i piani di settore provvedono a:

    • - favorire l'uso consapevole e sostenibile delle risorse territoriali, il paesaggio, i servizi ecosistemici garantiti dal suolo, il patrimonio storico culturale, contrastando il consumo di suolo, razionalizzando l'uso dell'acqua e dell'energia, riducendo la produzione dei rifiuti e promuovendo un approccio integrato ai temi della mitigazione e dell'adattamento ai cambiamenti climatici;
    • - mantenere e favorire la localizzazione nel centro storico di attrezzature e servizi di interesse collettivo, per rivitalizzarne il ruolo e la centralità urbana e mantenere i servizi di base e il presidio commerciale dei centri minori, anche attraverso la definizione di spazi dedicati al commercio temporaneo;
    • - riqualificare e potenziare le aree verdi urbane e gli spazi pubblici, introducendo criteri di compensazione urbanistica ed ecologica per gli interventi di trasformazione; riqualificare, potenziare e differenziare il sistema dei parcheggi e introdurre percorsi protetti pedonali e ciclabili nei centri abitati;
    • - rigenerare il patrimonio edilizio esistente in un'ottica di conservazione dei caratteri storico-architettonici, di valorizzazione della qualità urbana e di riqualificazione energetica, anche utilizzando tecniche e materiali dell'edilizia sostenibile;
    • - elevare la qualità delle progettazioni architettoniche e degli interventi edilizi ed urbanistici sul territorio, promuovendo anche interventi di riqualificazione urbana integrati, per la tutela ed il recupero del patrimonio edilizio di antica formazione e per la riqualificazione delle aree marginali;
    • - promuovere le relazioni tra soggetti per lo sviluppo di nuove iniziative integrate (sociali, culturali, economiche); in particolare sostenere le attività del mondo delle associazioni di volontariato, anche attraverso la collaborazione per la gestione di spazi pubblici o privati.
    - Utilizzo sostenibile delle risorse e qualità della vita
  47. Titolo V - Patrimonio territoriale: struttura agraria
  48. 1. Le sorgenti rappresentano risorse che devono essere preservate e tutelate nelle caratteristiche chimico-fisiche.

    2. Le aree interessate dalle risorse costituite dalle sorgenti termali sono soggette a protezione ambientale al fine di preservare le caratteristiche chimico-fisiche delle acque e salvaguardare lo stato fisico dei luoghi, in conformità agli articoli 10.1.5 e 10.1.6 della Disciplina del PTC.

    - Sorgenti e sorgenti termali
  49. 1. L'UTOE 3 comprende la fascia sud-est del territorio comunale tra il torrente Malena e il Rio Coggia, dominata dal paesaggio delle Crete e attraversata dal Raccordo Siena-Bettolle.

    È un ambito con insediamenti molto rarefatti e di modesta dimensione, se si escludono le aree recentemente urbanizzate di Casetta e di Stazione, per la parte ricadente nel Comune di Castelnuovo Berardenga, e la zona produttiva in località Colonna del Grillo.

    2. Obiettivi specifici:

    • - tutela dell'identità geomorfologica dell'area collinare e in particolare di calanchi e biancane;
    • - valorizzazione della zona produttiva in località Colonna del Grillo, vista anche la favorevole collocazione per l'accessibilità;
    • - completamento e qualificazione dell'abitato di Casetta, rafforzando le attrezzature e gli spazi pubblici e collettivi e favorendo il consolidamento della compresenza di funzioni e l'insediamento di nuove attività compatibili;
    • - gestione sostenibile delle attività estrattive, con ripristino completo delle aree non più utilizzate;
    • - miglioramento delle condizioni di pericolosità geomorfologica e riduzione del rischio idraulico nei fondovalle.

    3. Direttive per il Piano Operativo:

    • - consolidare la zona produttiva in località Colonna del Grillo e la zona artigianale mista di Casetta, con caratterizzazione più propriamente di tipo terziario, anche come luogo di supporto della rete turistica e di fruizione territoriale;
    • - migliorare e integrare i servizi pubblici e di interesse collettivo nell'insediamento di Casetta, valorizzandone la multifunzionalità;
    • - individuare in prossimità di Casetta i contesti assimilabili ad ambiti periurbani nei quali promuovere usi compatibili con quelli propriamente agricoli e con la valorizzazione delle caratteristiche rurali dei luoghi e integrativi all'insediamento urbano, quali la coltivazione di orti, le attività ricreative e culturali all'aperto, l'attività fisica e la pratica sportiva informali, con particolare riguardo all'estensione degli spazi di aggregazione per la comunità;
    • - adeguare l'impianto del circuito di go kart in località Val di Biena, in coordinamento con il Comune di Asciano che ha inserito l'ampliamento della pista tra gli interventi del nuovo Piano Strutturale Intercomunale; l'attivazione del progetto complessivo che coinvolge entrambi i Comuni (ampliamento dell'area, prolungamento della pista, nuova area paddock, parcheggi per il pubblico e nuovo ingresso, nuovi volumi complementari), previa verifica di fattibilità idraulica, è subordinata al preventivo o contestuale completamento dello svincolo dal Raccordo Siena-Bettolle con il nuovo ponte sulla linea ferroviaria.
    - UTOE 3 – Casetta, Colonna del Grillo, Stazione
  50. 1. La pericolosità geologica del territorio è rappresentata nella Carta della pericolosità geologica articolata secondo tre delle quattro classi previste dal DPGR n. 5/R/20 non essendo stata riconosciuta la classe G.1, pericolosità bassa, per il territorio di Castelnuovo Berardenga. Tali classi di pericolosità comprendono areali omogenei all'interno dei quali si riconoscono diversi fenomeni e condizioni fisico-morfologiche particolari:

    • - pericolosità geologica molto elevata (G.4) comprendenti aree in cui sono presenti fenomeni franosi attivi e relative aree di evoluzione ed aree in cui sono presenti intensi fenomeni geomorfologici attivi di tipo erosivo;
    • - pericolosità geologica elevata (G.3) comprendenti aree in cui sono presenti fenomeni franosi quiescenti e relative aree di evoluzione, aree con potenziale instabilità connessa alla giacitura ed all'acclività dei versanti, all'azione erosiva delle acque superficiali e relativi processi di morfodinamica fluviale, a processi di degrado di carattere antropico, aree interessate da fenomeni di soliflusso e fenomeni erosivi, aree caratterizzate da terreni con scadenti caratteristiche geomeccaniche, corpi detritici su versanti con pendenze superiori a quindici (15) gradi;
    • - pericolosità geologica media (G.2) comprendenti aree in cui sono presenti fenomeni geomorfologici inattivi, aree con elementi geomorfologici, litologici e giaciturali dalla cui valutazione risulta una bassa propensione al dissesto, corpi detritici su versanti con pendenze inferiori ai quindici (15) gradi.
    - Pericolosità geologica
  51. 1. Nel caso di territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 ml. dalla linea di battigia, anche con riferimento ai territori elevati sui laghi si devono osservare le discipline di cui all'art. 7 dell'Elaborato 8B del PIT-PPR.

    2. È interessato dal vincolo il lago nel Parco della Tenuta di Arceno (già oggetto di vincolo ai sensi dell'art. 136 del Codice e richiamato al precedente art. 41).

    - Beni paesaggistici – aree tutelate per legge – territori contermini ai laghi
  52. 1. L'UTOE 4 corrisponde alla fascia basso-collinare a sud-ovest del territorio comunale, con il fondovalle del Bozzone, fino al corso del torrente Arbia, a est.

    Sul margine verso il territorio comunale di Siena, lungo la S.P. 408 di Montevarchi, si allineano i centri abitati di Pianella, Ponte a Bozzone e San Giovanni a Cerreto, con l'addizione residenziale recente di via del Bosco.

    2. Obiettivi specifici:

    • - potenziamento e riqualificazione degli spazi pubblici e collettivi;
    • - valorizzazione delle connessioni fluviali, in particolare in corrispondenza delle aree urbane, e tutela dei varchi inedificati di rilievo per la rete ecosistemica;
    • - valorizzazione della zona artigianale di Pianella;
    • - riduzione del rischio idraulico nei fondovalle.

    3. Direttive per il Piano Operativo:

    • - integrare le dotazioni di attrezzature e spazi pubblici nelle aree urbane, in particolare completando il sistema dei luoghi centrali nel caso di Pianella, riqualificando gli impianti sportivi e gli spazi ricreativi a Ponte a Bozzone e migliorando le dotazioni a San Giovanni a Cerreto, con una compiuta definizione del margine tra urbano e rurale e con soluzioni che valorizzino le forme e i materiali caratterizzanti il paesaggio tradizionale del contesto;
    • - dare compiutezza ai tessuti urbani recenti, compresa la zona produttiva di Pianella, anche con interventi puntuali di sostituzione in contesti da riqualificare;
    • - individuare intorno a Pianella e Ponte a Bozzone i contesti assimilabili ad ambiti periurbani nei quali promuovere usi compatibili con quelli propriamente agricoli e con la valorizzazione delle caratteristiche rurali dei luoghi e integrativi all'insediamento urbano, quali la coltivazione di orti, le attività ricreative e culturali all'aperto, l'attività fisica e la pratica sportiva informali, con particolare riguardo all'estensione degli spazi di aggregazione per la comunità.

    4. Interventi che comportano impegno di nuovo suolo all'esterno del perimetro del territorio urbanizzato oggetto di Conferenza di Copianificazione con parere favorevole in data 10/05/2021:

    • - località Argiano, nuove strutture ricettive a integrazione dell'attività esistente nel complesso rurale;
      si prevede la realizzazione di un nuovo volume a destinazione turistico-ricettiva per una Superficie Edificabile massima di 750 mq. e altezza massima di due piani, da collocare in posizione defilata rispetto alla viabilità pubblica e in coerenza con la configurazione dell'edificato storico di Argiano;
      non sono ammessi ulteriori piscine e /o impianti sportivi all'aperto e dovrà essere escluso l'inserimento di nuove superfici impermeabilizzate;
      nell'intervento dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti necessari a garantire un corretto inserimento paesaggistico nel contesto di valore, evitando in particolare qualsiasi effetto scenografico improprio in ambito rurale e salvaguardando il rapporto gerarchico prevalente dell'insediamento di antica formazione.
    - UTOE 4 – Pianella, San Giovanni a Cerreto, Ponte a Bozzone
  53. 1. Il Piano Strutturale recepisce la ricognizione dei siti di cava inattivi individuati nel Piano Regionale Cave (PRC) all'elaborato QC10 – Siti inattivi, integrandone i contenuti sulla base della Variante di adeguamento approvata con D.C.C. 26 del 24/04/2024.

    I siti inattivi individuati nel territorio comunale, rappresentati nella tavola QC4, sono:

    • - Cignano – Fosso delle Sbalze (codice P_CMI_1729);
    • - Cignano – Villa Mocenni (codice P_CMI_1652);
    • - Villa Sesta – San Carlo (codice P_CMI_1778);
    • - Villa Sesta – Molino di Sopra/Casanova (codice P_CMI_1941).

    2. I siti inattivi individuati allo stato attuale non necessitano di attività di ripristino ambientale. Pertanto non saranno oggetto di specifiche schede tecniche nel Piano Operativo, come indicato all'art. 31, comma 6 della Disciplina del PRC.

    - bis Siti estrattivi dismessi
  54. 1. Gli aggregati, i complessi e l'edilizia rurale di matrice storica sono riconosciuti dal PS quale componente fondamentale del sistema insediativo ed elemento che caratterizza il paesaggio dell'intero territorio comunale.

    2. Obiettivi specifici del PS sono il mantenimento dell'impianto tipologico e dei materiali tradizionali del patrimonio edilizio esistente di antica formazione nel territorio rurale.

    3. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica assumono le seguenti direttive:

    • - prevedere interventi di adeguamento e riuso che non siano in contrasto con i caratteri tipo-morfologici, articolando la disciplina degli interventi in relazione all'integrità del manufatto, alla sua rilevanza architettonica e culturale e al suo valore documentale;
    • - limitare in particolare nel caso dei grandi complessi (ville, fattorie…) interventi di frazionamento che possano comportare alterazioni dei caratteri morfo-tipologici e incrementi non sostenibili del carico urbanistico;
    • - tutelare e ripristinare i caratteri tipo-morfologici originari e le qualità estetiche e materiche dell'edilizia di antica formazione e degli spazi aperti che ne costituiscono l'intorno;
    • - definire una disciplina per le destinazioni d'uso compatibile con i caratteri presenti e con la tutela degli elementi caratterizzanti il contesto;
    • - valorizzare gli aggregati come elementi di riferimento e punti nodali del sistema insediativo di matrice storica anche attraverso la tutela degli spazi aperti pubblici e/o comuni che li caratterizzano.
    - Aggregati, complessi e edifici di matrice storica nel territorio rurale
  55. Titolo VI - Patrimonio territoriale: beni paesaggistici e culturali
  56. 1. La S.S. 715 Siena-Bettolle e gli altri tratti del reticolo stradale a maggior scorrimento costituiscono barriere lineari per tutti i tipi ambientali.

    2. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e/o il recupero di livelli di biopermeabilità degli ecosistemi naturali o seminaturali situati in corrispondenza di elementi di interruzione;
    • - l'esclusione di opere ed interventi che vadano ad aumentare l'effetto di barriera ecologica delle infrastrutture stradali e la conseguente frammentazione ecologica.

    3. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - assicurare il miglioramento della permeabilità biologica (dissuasori ottici riflettenti, viadotti, ponti, ecodotti e sovrappassi stradali, sottopassi, scatolati idraulici, segnaletica stradale, ecc.);
    • - individuare i passaggi faunistici da conservare o riqualificare, evitando previsioni che diminuiscano o impediscano le funzioni ecologiche da essi svolte;
    • - incentivare e promuovere interventi per la riqualificazione ecologica delle aree e degli spazi naturali interclusi nelle infrastrutture lineari o tra queste e le aree urbanizzate.
    - Barriere infrastrutturali da mitigare
  57. 1. Il Piano Strutturale recepisce l'individuazione dei beni culturali tutelati ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" con specifico decreto di vincolo, per i quali valgono le disposizioni della stessa normativa sovraordinata e sono pertanto consentiti gli interventi di conservazione, di cui all'art. 29 del Codice, che comprendono un complesso di operazioni finalizzate all'integrità materiale e al recupero dell'immobile, alla protezione e alla trasmissione dei suoi valori culturali e che, ai sensi di legge, devono essere preventivamente approvati ed autorizzati dal competente organo ministeriale.

    Gli edifici, i complessi edilizi e gli spazi aperti – beni architettonici e beni archeologici - interessati dai provvedimenti di tutela sono rappresentati nella tavola ST8.

    - Beni culturali tutelati ai sensi della Parte II del D.lgs. 42/2004
  58. 1. Le condizioni di pericolosità sismica locale delle aree studiate all'interno del territorio urbanizzato derivano anche dallo studio di Microzonazione sismica di livello 2 che definisce i fattori di amplificazione sismica caratteristici di ciascuna zona.

    2. La pericolosità sismica del territorio è rappresentata nella Carta della pericolosità sismica articolata secondo quattro classi che comprendono areali omogenei all'interno dei quali si riconoscono diversi fenomeni e condizioni geofisiche particolari:

    • - pericolosità sismica locale molto elevata (S.4) comprendenti aree interessate da instabilità di versante attive e relativa area di evoluzione, tali da subire un'accentuazione del movimento in occasione di eventi sismici;
    • - pericolosità sismica locale elevata (S.3) comprendenti aree con terreni di fondazione particolarmente scadenti che possono dar luogo a cedimenti rilevanti, zone stabili suscettibili di amplificazioni locali con fattore di amplificazione (FA) maggiore di 1.4, aree interessate da instabilità di versante quiescente e relative aree di evoluzione;
    • - pericolosità sismica locale media (S.2) comprendenti zone stabili suscettibili di amplificazioni locali con fattore di amplificazione (FA) inferiore a 1.4; zone stabili suscettibili di amplificazione topografica (pendii con inclinazione superiore a 15 gradi);
    • - pericolosità sismica locale bassa (S.1) comprendenti zone stabili caratterizzate dalla presenza di litotipi assimilabili al substrato rigido in affioramento con morfologia pianeggiante o poco inclinata (pendii con inclinazione inferiore a 15 gradi).
    - Pericolosità sismica
  59. 1. Il Piano Strutturale recepisce i siti di cui al comma 3, lettera b dell'art. 32 della Disciplina del Piano Regionale Cave (PRC) riportati nell'elaborato QC11 – Ricognizione siti di reperimento Materiali Ornamentali Storici, garantendone la tutela.

    2. I siti di reperimento Materiali Ornamentali Storici individuati nel territorio comunale, rappresentati nella tavola QC4, sono:

    • - Groppole (codice 0905200601MOS).

    3. Il Piano Operativo dovrà definire per tali siti le norme operative per l'utilizzo, la valorizzazione e la tutela dei siti stessi compatibilmente con la salvaguardia del territorio interessato.

    Le norme operative dovranno essere coerenti con le normative tecniche di riferimento con particolare attenzione alla L.R. 35/2015, al D.P.G.R. 72/R/2015 e alla Disciplina del PRC.

    4. Il Comune ai sensi dell'art. 32, comma 8 della Disciplina del PRC e ai sensi dell'art. 49 della L.R. 35/2015 può autorizzare specifici prelievi secondo quanto disposto dall'art. 49 della L.R. 35/2015 ove sia riscontrata la necessità di approvvigionamento esplicitamente richiamata nel progetto di restauro, nel rispetto delle modalità operative definite dalle norme del PO.

    - ter Siti di reperimento Materiali Ornamentali Storici (MOS)
  60. 1. Le pertinenze dei Beni Storico Architettonici (BSA), degli aggregati e dei centri del sistema urbano provinciale, anche se ricomprese in ambito urbano, così come perimetrate nella Tavola ST5, rappresentano una delle componenti fondamentali del sistema insediativo e sono sottoposti a particolare normativa di tutela paesaggistica dal PTC della Provincia di Siena.

    2. Obiettivi specifici del PS sono la tutela dell'identità e della permanenza dei valori storici e la salvaguardia dell'integrità degli assetti paesaggistici e percettivi delle aree di pertinenza paesaggistica, al fine di mantenere la stretta relazione morfologica, percettiva e funzionale con il patrimonio storico che li caratterizza.

    3. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica, al fine di mantenere il contesto figurativo ed ambientale, assumono le seguenti direttive:

    • - prevedere una specifica disciplina orientata al mantenimento dei rapporti tra le aree di pertinenza paesaggistica e il BSA, l'aggregato o la struttura urbana, con la conservazione di tutti gli elementi tradizionali dell'organizzazione degli spazi aperti (viali, viabilità poderale, case e manufatti rurali, pozzi e altri manufatti di valore testimoniale, vegetazione tradizionale non colturale, piantate residue, piante arboree e siepi);
    • - mantenere le relazioni con il contesto figurativo agricolo ed ambientale circostante, disciplinando la conservazione e la corretta utilizzazione degli assetti e delle sistemazioni aventi valore storico testimoniale e ambientale/paesaggistico, favorendo la permanenza delle funzioni agricole e delle relazioni percettive tra insediamenti e paesaggio circostante;
    • - tutelare i terrazzamenti e i ciglionamenti, le opere di regimazione idraulica e le sistemazioni per la raccolta e il convogliamento delle acque, la viabilità poderale e interpoderale, le siepi arboreo-arbustive, i filari e le piantagioni camporili a delimitazione dei campi;
    • - recepire la disciplina per le aree di pertinenza paesaggistica disposta dal PTC e regolamentare di conseguenza la costruzione di nuovi edifici rurali o l'installazione di altri manufatti aziendali, così come la realizzazione di eventuali manufatti e opere pertinenziali alle residenze, e l'eventuale ridefinizione e/o riqualificazione del margine urbano, salvaguardando in ogni caso le visuali e i punti panoramici, senza alterare i caratteri del contesto o interferire con i valori storici degli edifici.
    - Aree di pertinenza paesaggistica dei Beni Storico Architettonici, degli aggregati e dei centri del sistema urbano provinciale
  61. 1. La valorizzazione turistica del patrimonio culturale e paesaggistico ha nel paesaggio e quindi nell'agricoltura e nei beni storici e culturali il principale motore di sviluppo e pertanto gli atti di governo del territorio e i piani di settore provvedono a:

    • - promuovere azioni di sostegno alle attività produttive agricole che contribuiscono al mantenimento del paesaggio agrario tradizionale, favorendo e incentivando l'adesione a forme di agricoltura ecocompatibile;
    • - favorire il ruolo di presidio territoriale svolto dai centri aziendali agricoli e valorizzare il patrimonio storico architettonico dei castelli e delle ville anche ai fini del potenziamento e della qualificazione dell'offerta ricettiva;
    • - articolare meglio le presenze turistiche, con misure finalizzate a distribuire nel tempo e nello spazio i carichi oggi prevalentemente orientati al territorio aperto attraverso:
      • - il consolidamento del turismo legato all'agricoltura e al paesaggio
      • - il consolidamento del turismo culturale
      • - il consolidamento del turismo eno-gastronomico
      • - il potenziamento del turismo termale
      • - il potenziamento del turismo giovanile e dell'ecoturismo
      • - il potenziamento delle occasioni di visita per studio e formazione;
    • - diffondere la conoscenza delle identità locali e del patrimonio territoriale comunale, accrescendo la rete e la qualità dei servizi formativi, anche per nuove professionalità, riqualificando i mestieri tradizionali e identificando nuove figure di operatori turistici;
    • - valorizzare i principali prodotti tipici locali, con spazi espositivi temporanei e permanenti, e quelli di consumo, favorendo la creazione di centri di servizio integrati per la produzione, trasformazione, promozione e vendita tramite il recupero del patrimonio edilizio esistente;
    • - incentivare le attività espositive e le manifestazioni culturali di livello sovracomunale e/o internazionale;
    • - promuovere e implementare il Progetto di Paesaggio "Ferro-ciclovie della Val d'Orcia, dei Colli e delle Crete senesi"
      • - qualificando i nodi del sistema con nuove dotazioni di servizi, spazi per la sosta, parcheggi scambiatori e ciclostazioni/ciclonoleggio, punti per l'informazione turistica e ristoro;
      • - potenziando la rete della mobilità lenta e sostenibile, che attraversa i centri maggiori e che innerva il territorio rurale, sia per gli abitanti, che per la fruizione turistica;
      • - allestendo itinerari integrati inquadrandoli nel generale contesto comunale e considerandoli anche in relazione ai territori comunali limitrofi fondati sulle relazioni tra soggetti legati alle qualità del territorio comunale (paesaggio, emergenze architettoniche e centri storici, produzioni locali, ospitalità).
    - Turismo sostenibile
  62. Titolo VII - Prevenzione del rischio idraulico, geologico e sismico
  63. 1. L'UTOE 5 si estende sulla dorsale compresa tra le valli dello Staggia e del Bozzone, lungo la viabilità storica di crinale (S.R. n. 222 Chiantigiana) che rappresenta anche il confine con il Comune di Monteriggioni.

    L'insediamento urbano, prevalentemente residenziale, si è sviluppato lungo il tracciato principale con abitati che interessano entrambi i territori comunali contermini a Quercegrossa, a Poggiarello-La Ripa e a Colombaio.

    2. Obiettivi specifici:

    • - riduzione delle criticità legate al traffico di attraversamento dei centri abitati;
    • - riqualificazione e integrazione degli spazi pubblici e collettivi, anche in coordinamento con il Comune di Monteriggioni, insieme al completamento dell'insediamento di Quercegrossa;
    • - miglioramento delle condizioni di pericolosità geomorfologica nell'area di Poggiarello-La Ripa.

    3. Direttive per il Piano Operativo:

    • - adottare misure per la circolazione finalizzate a rafforzare la sicurezza nei tratti urbani della Chiantigiana, anche attraverso opportuni interventi sul disegno della sezione stradale;
    • - incrementare le dotazioni di spazi pubblici e migliorare i collegamenti tra le attrezzature e le aree di più intensa fruizione collettiva, in particolare nel caso di Quercegrossa;
    • - individuare un disegno urbano compiuto per l'abitato di Quercegrossa, qualificando opportunamente le aree di margine e i rapporti tra i differenti tessuti.
    - UTOE 5 – Quercegrossa, La Ripa
  64. 1. In corrispondenza delle matrici boscate, delle matrici coltivate più estese, del nodo degli agroecosistemi e di alcuni corsi d'acqua (Bozzone, Arbia, Ombrone e Ambra) sono individuate le direttrici di connessione con analoghe tipologie ambientali extracomunali, riferite a connessioni fluviali, boscate o degli agroecosistemi.

    2. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - per la direttrice meridionale del paesaggio agrario delle crete
      • - il rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici
      • - il mantenimento degli assetti agricoli e il contrasto ai processi di abbandono dei coltivi e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea
      • - la conservazione e il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica della matrice agricola;
    • - per la direttrice occidentale dei seminativi e dei vigneti
      • - il rafforzamento del passaggio faunistico ed ecologico attraverso la S.R. 222 Chiantigiana
      • - il contrasto ai processi ulteriori sviluppi del vigneto specializzato o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei ai danni di paesaggi agricoli più tradizionali e mosaicati con fasce boscate
      • - la conservazione e il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica dei vigneti;
    • - per la direttrice meridionale del torrente Arbia, per la direttrice meridionale del fiume Ombrone, per la direttrice orientale del torrente Ambra e per la direttrice meridionale del torrente Bozzone
      • - il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli ambienti fluviali, degli ecosistemi ripariali e dei loro livelli di maturità, complessità strutturale e continuità longitudinale e trasversale
      • - il controllo degli effetti di riduzione e frammentazione delle formazioni ripariali operato dalle attività agricole;
      • - il rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici;
    • - per la direttrice orientale dei versanti boscati del Monte Longo, per la direttrice settentrionale dei versanti boscati dell'alta valle del fiume Ombrone e per la direttrice settentrionale dei versanti boscati dell'alta valle dei torrenti Staggia, Bozzone e Scheggiolla
      • - il mantenimento e il miglioramento della qualità, della continuità e della maturità delle formazioni forestali
      • - la riduzione e il controllo degli incendi
      • - il controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali.

    3. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - per la direttrice meridionale del paesaggio agrario delle crete
      • - promuovere interventi di rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici presenti lungo la S.S. 715 Siena-Bettolle e la linea ferroviaria Siena-Chiusi;
      • - conservare e migliorare i livelli di permeabilità ecologica della matrice agricola, ad esempio tramite l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.) e la tutela delle funzioni svolte dal nodo della Rete degli agroecosistemi, che comprende parte della ZSC-ZPS "Crete di Camposodo e Crete di Leonina";
    • - per la direttrice occidentale dei seminativi e dei vigneti
      • - conservare e migliorare i livelli di permeabilità ecologica dei vigneti, ad esempio tramite l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.)
      • - vietare l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili
      • - rispettare il paesaggio agricolo tradizionale, mantenendo quote diversificate di coltivazioni erbacee ed arboree ed evitando l'eliminazione di sistemazioni idraulico agrarie;
    • - per la direttrice meridionale del torrente Arbia, per la direttrice meridionale del fiume Ombrone, per la direttrice orientale del torrente Ambra e per la direttrice meridionale del torrente Bozzone
      • - tutelare gli ecosistemi ripariali
      • - mantenere e ripristinare la continuità ecosistemica longitudinale e trasversale di Arbia, Ambra, Bozzone e Ombrone, attraverso il miglioramento dei livelli di permeabilità ecologica delle aree di pertinenza fluviale, la riduzione e/o la mitigazione degli elementi di pressione antropica e la realizzazione di interventi di riqualificazione e di ricostituzione degli ecosistemi ripariali e fluviali utilizzando specie autoctone e tecniche di ingegneria naturalistica
      • - promuovere interventi di rafforzamento dei passaggi faunistici ed ecologici;
    • - per la direttrice orientale dei versanti boscati del Monte Longo, per la direttrice settentrionale dei versanti boscati dell'alta valle del fiume Ombrone e per la direttrice settentrionale dei versanti boscati dell'alta valle dei torrenti Staggia, Bozzone e Scheggiolla
      • - migliorare la gestione selvicolturale attraverso la promozione delle tecniche di gestione forestale sostenibile
      • - tutelare le cenosi forestali degli impluvi
      • - tutelare gli esemplari arborei vetusti e di maggiori dimensioni (alberi habitat)
      • - tutelare eventuali esemplari arborei monumentali di cui alla D.C.R. 8/2019 e D.M. 757 del 19/04/2019
      • - individuare fasce non coltivate di tutela dei margini forestali o comunque escluse dalle attività agricole intensive
      • - promuovere forme di tutela e gestione attiva degli habitat di interesse comunitario.
    - Direttrici di connessione
  65. 1. Obiettivo del Piano Strutturale è migliorare le prestazioni dell'accessibilità alle funzioni pubbliche urbane, compatibilmente con le caratteristiche morfologiche del territorio, individuando percorsi prioritari totalmente fruibili per qualsiasi utente.

    2. L'individuazione e la programmazione degli interventi dovranno pertanto essere definite dando priorità agli interventi più significativi per l'identità dei luoghi e di maggiore interesse collettivo, cioè agli interventi negli spazi con le più rilevanti criticità in tema di accessibilità e fruibilità e sicurezza alle attrezzature pubbliche con più alta frequenza d'uso, cioè le sedi dei servizi amministrativi, dei servizi sanitari e dei servizi per l'istruzione e agli interventi nelle aree, nei tratti o nei punti che interrompono la continuità dei percorsi urbani accessibili. Si farà per questo riferimento al quadro conoscitivo aggiornato elaborato nell'ambito della redazione del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA).

    3. Al fine di garantire adeguati livelli di accessibilità da parte di tutti i cittadini e utenti si dovranno rispettare i seguenti criteri:

    • - soluzioni progettuali inclusive, in modo da rendere servizi e spazi compatibili con le esigenze del maggior numero possibile di utenti, rispetto alle soluzioni speciali, cioè dedicate ad uno specifico profilo di utenza;
    • - elevato grado di comfort e di sicurezza;
    • - assenza di barriere architettoniche fisiche o percettive, in riferimento alla generalità degli utenti ed in particolare agli utenti deboli, cioè persone disabili, persone con traumi temporanei, donne in stato interessante, bambini, persone con bambini piccoli, persone anziane.
    - bis Percorsi accessibili per la fruizione delle funzioni pubbliche urbane
  66. 1. Il PS individua la rete viaria di matrice storica (viabilità fondativa) quale componente del sistema insediativo ed elemento essenziale della struttura del territorio.

    La viabilità fondativa rappresenta la struttura principale degli itinerari che storicamente hanno organizzato il territorio e lo hanno collegato ai territori contermini, anche se risultano oggi in parte localmente modificati rispetto ai tracciati originari e spesso profondamente alterati nella conformazione, nella sezione e nei materiali.

    Anche le Strade Bianche e le altre componenti interessate dal Progetto di Paesaggio "Ferro-ciclovie della Val d'Orcia, dei Colli e delle Crete senesi" sono considerate nel loro complesso di valore paesaggistico.

    2. Obiettivi specifici del PS sono il mantenimento della rete viaria di matrice storica e la tutela degli elementi caratterizzanti, fermo restando il rispetto dei requisiti di tema di sicurezza, e la valorizzazione della trama dei percorsi, anche in riferimento ai valori percettivi. La loro tutela deve essere finalizzata non soltanto alla conservazione dell'oggetto fisico in quanto tale, ma anche in relazione alla sua appartenenza a circuiti tematici (Strade Bianche, Eroica, via Romea Sanese, Giro delle Terre Senesi...).

    3. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica, anche in recepimento del Progetto di Paesaggio "Ferro-ciclovie della val d'Orcia, dei Colli e delle Crete senesi", assumono le seguenti direttive:

    • - tutelare la viabilità fondativa nella conformazione e caratterizzazione dei tracciati, salvaguardandone anche le valenze paesaggistiche e panoramiche;
    • - conservare gli elementi caratterizzanti la pertinenza stradale (manufatti storici, pilastrini ed opere d'arte, edicole e simili);
    • - mantenere la percorribilità pubblica dei percorsi;
    • - qualificare il tracciato ferroviario come infrastruttura primaria di collegamento e come elemento panoramico significativo, per la stessa percezione dei valori territoriali delle Crete senesi;
    • - salvaguardare le visuali fruibili dalle componenti della rete di fruizione lenta, aree e punti panoramici, valorizzandoli anche in riferimento all'interesse estetico-percettivo rilevato.

    Gli articoli 6 e 7 del Progetto di Paesaggio "Ferro-ciclovie della Val d'Orcia, dei Colli e delle Crete senesi" completano le disposizioni del presente articolo.

    - Viabilità fondativa e itinerari di valore paesaggistico
  67. 1. L'UTOE 6 occupa la vasta area collinare della parte ovest, che appartiene alla dorsale dei Monti del Chianti. Si tratta di un ambito fortemente vocato all'agricoltura, con coltivazioni di rilevante valore e numerosi complessi rurali di pregio, ai quali si aggiungono il nucleo di Chieci e alcuni aggregati minori come Pievasciata, Cignano, Carpineto e Corsignano. L'unico insediamento qualificabile come urbano è Vagliagli.

    2. Obiettivi specifici:

    • - tutela e valorizzazione del centro storico di Vagliagli e dei nuclei storici minori, nonché del tessuto di antica formazione di Pievasciata;
    • - qualificazione e integrazione degli spazi pubblici e collettivi, anche attraverso il supporto alla componente pedonale lungo la viabilità principale all'interno degli abitati e tra la parte antica e quella recente di Vagliagli;
    • - valorizzazione della vocazione di ricettività e accoglienza che caratterizza quest'ambito, soprattutto in sinergia con l'attività e la produzione agricola;
    • - consolidamento dell'offerta turistico-ricettiva e promozione di itinerari di fruizione turistica e di tempo libero;
    • - miglioramento delle condizioni di pericolosità geomorfologica.

    3. Direttive per il Piano Operativo:

    • - favorire il mantenimento e l'insediamento di funzioni integrative a quella residenziale in particolare nel centro storico di Vagliagli, individuando contestualmente spazi di sosta a supporto della fruizione pedonale;
    • - consolidare le strutture turistico-ricettive e promuovere nuove iniziative nel settore privilegiando il recupero del patrimonio edilizio di antica formazione, nel rispetto degli elementi caratterizzanti e dei valori storico-documentali e paesaggistici riconosciuti, anche per quanto riguarda le sistemazioni esterne e le relazioni con il contesto rurale.

    4. Interventi che comportano impegno di nuovo suolo all'esterno del perimetro del territorio urbanizzato oggetto di Conferenza di Copianificazione con parere favorevole in data 04/05/2018 e in data 09/09/2024:

    • - località Dievole, potenziamento dell'offerta ricettiva nel complesso di antica formazione;
      si prevede la realizzazione di una struttura di tipo alberghiero in affiancamento alle attività agricole e agrituristiche, dotandola di spazi aggiuntivi da destinare ai servizi (ristorante, area benessere), per una Superficie Edificabile massima di 795 mq., oltre a superfici accessorie di supporto all'attività (lavanderia e depositi, autorimessa) per una Superficie Coperta non superiore a 1.000 mq.;
      il progetto sarà orientato a non alterare l'impianto consolidato, intervenendo con modifiche che garantiscano la tutela degli edifici e degli spazi aperti di maggiore pregio architettonico e valore storico documentale (tra i quali in primo luogo la Cappella, Bene architettonico tutelato dalla Parte II del Codice), privilegiando quindi la collocazione dei nuovi corpi di fabbrica in prossimità o in aggiunta ai fabbricati più recenti e in corrispondenza dei salti di quota e dei terrazzamenti esistenti sfruttando l'attuale conformazione in modo da ottenere altezze e volumi fuori terra contenuti;
      nelle sistemazioni esterne si dovrà evitare l'introduzione di significative superfici impermeabilizzate, in particolare per i parcheggi a raso e per gli spazi per le attività all'aperto;
      nell'intervento dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti necessari a garantire un corretto inserimento paesaggistico nel contesto rurale e il minimo impatto sul reticolo idraulico e sulla rete ecologica.

    5. Interventi che comportano impegno di nuovo suolo all'esterno del perimetro del territorio urbanizzato oggetto di Conferenza di Copianificazione con parere favorevole in data 10/05/2021 e, per quanto riguarda la località Calcaia, in data 09/09/2024:

    • - località Calcaia, nuova area sosta camper;
      si prevede la realizzazione di uno spazio attrezzato per la sosta camper, senza aggiunta di volumi edificati e di superfici impermeabilizzate e senza modifiche alla viabilità esistente o rimodellamento del suolo, valorizzando le radure presenti nell'area boscata e gli spazi con alberature più rade in prossimità della Strada Comunale di Catignano con minime opere di sistemazione esterna e attrezzatura per una forma di ricettività totalmente sostenibile;
      la collocazione dell'area all'interno del bosco e la sua conformazione garantiscono l'assenza di interferenza visiva rispetto al contesto;
    • - località Scheggiolla, recupero dell'area di un'ex fornace, poi utilizzata come impianto di bitume e da tempo dismessa, con destinazione turistico-ricettiva;
      si prevede la realizzazione di una struttura ricettiva di Superficie Edificata massima di 2.000 mq., dei quali 1.160 mq. derivanti dal riuso o dalla demolizione e ricostruzione di fabbricati esistenti in un'area degradata e che necessita di interventi di messa in sicurezza;
      il progetto sarà orientato a valorizzare le peculiarità del luogo, esito delle passate attività di cava che lo hanno profondamente trasformato, "sfruttando" con modesti ulteriori rimodellamenti l'attuale conformazione su più livelli, a quote sfalsate, e il terrapieno esistente per distribuire i differenti spazi e funzioni, anche - per quanto possibile - con soluzioni seminterrate; si dovranno in ogni caso limitare gli spazi di transito e sosta carrabile, accorpandoli e privilegiando la loro collocazione in basso, in prossimità dell'accesso in corrispondenza del ponte sul Fosso Scheggiolla, dedicando invece la maggior parte degli spazi aperti pianeggianti posti più in alto, sotto al fronte di cava, alla fruizione pedonale ripristinandoli come aree verdi per attività sportive informali e fitness; in generale i nuovi volumi e le sistemazioni esterne dovranno essere finalizzati a ricostituire delle relazioni con l'intorno rurale e naturale anche attraverso l'uso di materiali ed elementi anche vegetazionali in grado di attenuare la forte cesura oggi percepibile, pur senza cancellare la memoria del passato.
    - UTOE 6 – Vagliagli
  68. 1. Sovrappassi e sottopassi, rispetto a strade o corsi d'acqua, permettono, seppure localmente e con efficacia non sempre sufficiente, di superare importanti barriere lineari e di mantenere una parziale forma di connettività territoriale.

    2. Perché possano svolgere a pieno la loro funzione sono opportuni interventi di riqualificazione, per adattare localmente in senso ecologico le strutture esistenti, ad esempio tramite "inviti" vegetali, recinzioni, riqualificazione ripariale.

    Ancor più importante è la creazione di passaggi faunistici lungo le strade prive di passaggi faunistici e dove è già nota la pericolosità per la fauna, ad esempio la S.P. 102 di Vagliagli e la S.P. 111/A di Monteaperti), anche a vantaggio della salute pubblica.

    - Passaggi faunistici
  69. 1. I sistemi morfogenetici o morfotipi idro-geomorfologici sono definiti da una combinazione di fattori che presiedono al modellamento delle forme - rilievi - del territorio: fattori strutturali, temporali e litologici. La carta geologica, l'idrografia e la pedologia costituiscono la base conoscitiva per l'individuazione delle forme ricorrenti che caratterizzano ogni sistema morfogenetico.

    2. I sistemi morfogenetici e i tipi fisiografici ai quali appartengono individuati dal PIT-PPR sono recepiti dal Piano Strutturale, in conformità all'Abaco regionale delle Invarianti dello stesso PIT-PPR, così come le indicazioni per le azioni definite dallo stesso Abaco in riferimento a ciascun morfotipo.

    3. I tipi fisiografici riconosciuti nel territorio comunale di Castelnuovo Berardenga sono la Collina, la Collina dei bacini neoquaternari, il Margine e il Fondovalle e la Pianura; essi sono articolati nei seguenti sistemi morfogenetici:

    • - tipo della Collina
      • - Collina sui depositi neoquaternari con livelli resistenti (CBLr)
      • - Collina calcarea (Cca)
      • - Collina a versanti dolci sulle Unità Liguri (CLVd)
      • - Collina a versanti ripidi sulle Unità Liguri (CLVr)
      • - Collina a versanti dolci sulle Unità Toscane (CTVd)
      • - Collina a versanti ripidi sulle Unità Toscane (CTVr)
    • - tipo della Collina dei bacini neo-quaternari
      • - Collina dei bacini neoquaternari, argille dominanti (CBAg)
      • - Collina dei bacini neoquaternari, litologie alternate (CBAt)
      • - Collina dei bacini neoquaternari, sabbie dominanti (CBSa)
    • - tipo del Margine
      • - Margine inferiore (MARi);
    • - tipo del Fondovalle e della Pianura
      • - Fondovalle (FON).

    4. In considerazione dei valori e delle criticità riconosciuti, si definiscono i seguenti obiettivi:

    • - per la Collina
      • - mantenere e recuperare la stabilità idrogeologica del territorio;
      • - migliorare l'efficienza del deflusso superficiale delle acque, ai fini del contrasto all'erosione del suolo e della prevenzione del rischio geomorfologico;
      • - garantire la funzionalità dei sistemi di regimazione idraulico-agraria e proteggere gli acquiferi dagli inquinamenti;
      • - salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;
    • - per la Collina dei bacini neo-quaternari
      • - mantenere e recuperare la stabilità idrogeologica del territorio;
      • - migliorare l'efficienza del deflusso superficiale delle acque, ai fini del contrasto all'erosione del suolo e della prevenzione del rischio geomorfologico;
      • - garantire la funzionalità dei sistemi di regimazione idraulico-agraria e proteggere gli acquiferi dagli inquinamenti;
      • - prevenire il rischio geomorfologico e non compromettere le forme caratteristiche del paesaggio, in particolare nell'ambito delle Crete;
    • - per il Margine
      • - contenere i rischi di erosione del suolo sulle superfici in pendenza e di compattazione del suolo su tutte le altre superfici;
    • - per la Pianura
      • - salvaguardare i caratteri qualitativi e quantitativi delle risorse idriche;
      • - ridurre l'esposizione al rischio idraulico degli insediamenti.

    5. Direttive per il Piano Operativo:

    • - evitare alterazioni della natura del suolo e interventi di trasformazione che comportino alterazioni del deflusso superficiale, al fine della prevenzione del rischio geomorfologico e per limitare l'erosione del suolo;
    • - limitare l'impermeabilizzazione delle superfici di ricarica delle falde e gli interventi che riducono l'infiltrazione dell'acqua;
    • - coniugare le attività agricole con la protezione del suolo e delle falde acquifere, anche attraverso opportune tecniche di impianto e di gestione, in particolare:
      • - favorire la predisposizione di sistemazioni di versante e il mantenimento di appropriati sistemi di gestione delle acque di deflusso e favorire altresì gli interventi di recupero e di mantenimento delle opere di sistemazione idraulico-agraria;
      • - favorire gestioni agro-silvo-pastorali che prevengano e riducano gli effetti sull'idrologia;
      • - proteggere gli acquiferi;
    • - evitare ulteriori modellamenti meccanici delle forme di erosione intensa;
    • - limitare il consumo di suolo in particolare nelle aree di fondovalle e di pianura;
    • - evitare che la viabilità minore destabilizzi i versanti;
    • - evitare trasformazioni che alterino la funzionalità del corso d'acqua, ai fini della prevenzione del rischio idraulico;
    • - favorire interventi di recupero delle opere di sistemazione idraulico-agraria;
    • - migliorare la gestione delle fasce ripariali, sia ai fini della sicurezza idraulica, sia per riqualificare o ricostituire il continuum ecologico e la vegetazione ripariale.
    - Sistemi morfogenetici
  70. 1. L'UTOE 7 comprende la fascia collinare tra l'Arbia e il torrente Malena. È un ambito di grandi valenze paesaggistiche, correlate anche alla caratterizzazione geomorfologica, e connotato da importanti testimonianze storiche.

    Il sistema insediativo è formato dai centri urbani di crinale, Monteaperti e San Piero, e dal piccolo nucleo di Santa Maria a Dofana.

    2. Obiettivi specifici:

    • - potenziamento degli spazi pubblici e collettivi e mantenimento e introduzione di funzioni integrative a supporto della residenza stabile nei centri urbani, conferendo un assetto compiuto all'abitato e qualificando paesaggisticamente il margine rispetto alla campagna;
    • - valorizzazione della risorsa termale dell'Acqua Borra;
    • - gestione sostenibile delle attività estrattive, con ripristino completo delle aree non più utilizzate.

    3. Direttive per il Piano Operativo:

    • - riordinare e riqualificare i centri abitati, anche attraverso una compiuta definizione dei margini, integrando le dotazioni di servizi e attrezzature pubbliche e con particolare attenzione alla componente pedonale;
    • - tutelare e valorizzare in particolare il nucleo e il sistema di complessi storici di notevole valore nella zona di Dofana, anche attraverso un'opportuna disciplina delle funzioni per garantire la conservazione degli elementi caratterizzanti e dell'unitarietà dei luoghi.
    - UTOE 7 - Monteaperti, San Piero
  71. 1. Il territorio di Castelnuovo Berardenga è largamente e diffusamente connotato da panoramicità, che comprende scenari e scorci molto variegati in relazione alla conformazione del suolo, agli elementi naturali e a quelli artificiali.

    Gli ambiti caratterizzati da visuali di maggiore valore estetico-percettivo corrispondono principalmente alle aree collinari – crinali, versanti e dorsali – con permanenza di impianti e sistemazioni tradizionali sia sotto l'aspetto agro-vegetazionale che viario-insediativo, anche con riferimento agli immobili e alle aree di notevole interesse pubblico.

    2. Il Piano Strutturale individua i tratti della viabilità principale e i punti lungo tali percorsi connotati da visuali panoramiche di particolare rilevanza paesaggistica. Essi comprendono i tratti dai quali si possono apprezzare viste panoramiche su differenti paesaggi di pregio.

    3. Il Piano Strutturale persegue la tutela delle visuali connotate da un elevato valore estetico-percettivo, quali gli elementi di cui ai precedenti commi, al fine della valorizzazione delle qualità paesaggistiche del territorio.

    4. Il Piano Operativo e gli altri strumenti della pianificazione urbanistica nelle loro previsioni garantiscono che gli interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia non compromettano le visuali connotate da un elevato valore estetico-percettivo, non occludano i varchi e le vedute panoramiche e non concorrano alla formazione di fronti edificati continui in questi contesti.

    - Visuali connotate da un elevato valore estetico-percettivo (elementi di carattere percettivo)
  72. 1. Il Piano Strutturale, in conformità alle prescrizioni per la gestione sostenibile di cui al Titolo II, Capo II della Disciplina del Piano Regionale Cave (PRC), nel rispetto dei vincoli ambientali e paesaggistici ed in coerenza con gli obiettivi di tutela del territorio e del paesaggio, secondo le disposizioni di cui all'art. 22, recepisce e ri-perimetra quali invarianti strutturali i Giacimenti individuati negli elaborati PR07- Giacimenti e PR08 – Atlante dei giacimenti del PRC secondo studio di dettaglio e in ottemperanza alla L.R. 35/2015 e alla Disciplina del PRC sulla base della Variante di adeguamento approvata con D.C.C. 26 del 24/04/2024.

    2. I giacimenti individuati nel territorio comunale, rappresentati nella tavola ST9, sono:

    • - Pancole (codice 09052006017001) - comprensorio Inerti naturali Crete Senesi;
    • - Castelnuovo Scalo (codice 09052006015001) - comprensorio Argille delle Crete Senesi.

    Nelle aree di giacimento individuate dal PS sono consentite le sole attività e destinazioni che non compromettano lo sfruttamento, attuale o futuro, della risorsa mineraria ove presente.

    3. Gli interventi ammessi dal Piano Operativo dovranno essere coerenti con il PRC, con particolare riferimento alla Disciplina di Piano.

    Il PO individuerà all'interno dei giacimenti le Aree a Destinazione Estrattiva (ADE) e le relative volumetrie da estrarre, nel rispetto degli obiettivi di produzione sostenibile (OPS), stabiliti all'art. 18 della Disciplina del PRC, dei criteri di cui all'art. 26 della medesima disciplina e degli esiti degli accordi conclusi ai sensi dell'art. 10, comma 2 della L.R. 35/2015.

    Il PO dovrà inoltre definire le norme operative che garantiscano un'attività sostenibile con il minor impatto paesaggistico e naturalistico possibile, ma che non comprometta lo sfruttamento attuale o futuro della risorsa mineraria e garantisca la massima sicurezza per le maestranze e per i fruitori delle aree limitrofe.

    Le norme operative dovranno essere coerenti con le normative tecniche di riferimento con particolare attenzione alla L.R. 35/2015, al D.P.G.R. 72/R/2015 e alla Disciplina del PRC.

    - Giacimenti per le attività estrattive
  73. 1. Sulla base degli approfondimenti a scala locale del PIT-PPR il Piano Strutturale individua i seguenti morfotipi ecosistemici:

    • - morfotipi forestali
      • - boschi collinari termofili a prevalenza di roverella, cerro e carpino nero
    • - morfotipi degli agroecosistemi a dominanza di colture erbacee
      • - agroecosistemi collinari in abbandono a dominanza di vegetazione arbustiva e alberi sparsi
      • - agroecosistemi a dominanza di seminativi in aree a bassa pressione insediativa
      • - agroecosistemi intensivi delle monocolture cerealicole su colline plioceniche a bassa permeabilità ecologica
      • - agroecosistemi a dominanza di seminativi di pianura in aree a media pressione insediativa
    • - morfotipi degli agroecosistemi a dominanza di colture arboree
      • - agroecosistemi a dominanza di vigneti con macchie boscate
    • - morfotipi degli agroecosistemi mosaicati, anche con aree forestali
      • - agroecosistemi a dominanza di seminativi e vigneti
      • - agroecosistemi collinari a prevalenza di oliveti e vigneti, con significative estensioni di fasce boscate
      • - mosaici agroforestali collinari, con caratteristiche ramificazioni delle fasce boscate degli impluvi
      • - agroecosistemi collinari tradizionali, isolati entro la matrice forestale
    • - morfotipi degli invasi collinari
      • - invasi artificiali a prevalente uso irriguo, con prevalenti funzioni faunistiche di disomogenea importanza.

    Agli agroecosistemi corrisponde anche l'individuazione dei Morfotipi rurali della struttura agraria.

    2. Per ciascuno di essi sono definiti specifici obiettivi e conseguenti direttive per il Piano Operativo, riportati nei successivi articoli.

    - Morfotipi ecosistemici e morfotipi rurali
  74. 1. La matrice forestale, che caratterizza le porzioni centro-settentrionali del territorio comunale, risulta più continua solo nella porzione nord-orientale. È costituita prevalentemente da querceti, in particolare da boschi a dominanza di cerro; nella parte centro-settentrionale del morfotipo prevalgono i boschi a dominanza di roverella, mentre i boschi a dominanza di leccio sono presenti prevalentemente nella porzione occidentale; boschi a dominanza di castagno si ritrovano su versanti esposti a nord e a quote alto-collinari; localizzati sono i rimboschimenti di conifere e i boschi misti di conifere e latifoglie.

    Oltre a caratterizzare paesaggisticamente il territorio comunale e a contribuire alla locale eterogeneità ambientale, il morfotipo svolge un importante ruolo di connessione con le aree forestali limitrofe, di maggior valore, quali i Monti del Chianti a Gaiole e i rilievi collinari boscati di Bucine.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è individuato come "nodo secondario" della Rete dei boschi; l'alto corso dell'Ombrone è individuato come "nodo" della Rete ecologica comunale dei corsi d'acqua; l'alto corso del torrente Malena e il borro Bicornia-Coggia sono individuati come "corsi d'acqua da riqualificare" della Rete dei corsi d'acqua; sono infine presenti sei "invasi artificiali" dell'omonima Rete.

    3. Le maggiori criticità per il morfotipo sono rappresentate dalla gestione selvicolturale, laddove la gestione del ceduo preveda utilizzazioni più frequenti e intense, e il rischio di incendi, più elevato dove sono presenti rimboschimenti di conifere e boschi misti di latifoglie e conifere.

    A tali criticità si aggiungono i danni dovuti al carico di ungulati e la diffusione della robinia, soprattutto nei boschi a dominanza di castagno, che può essere diffusa e favorita da inidonee pratiche selvicolturali.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e miglioramento della qualità, della continuità e della maturità delle formazioni forestali;
    • - la riduzione e il controllo degli incendi;
    • - il contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati agli habitat e alle specie animali e vegetali;
    • - il controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali (in particolare dei robinieti);
    • - la valorizzazione dei servizi ecosistemici offerti dai paesaggi forestali;
    • - la riduzione delle utilizzazioni forestali negli impluvi e lungo i corsi d'acqua.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - migliorare la gestione selvicolturale attraverso la promozione delle tecniche di gestione forestale sostenibile;
    • - tutelare le cenosi forestali degli impluvi;
    • - tutelare gli esemplari arborei vetusti e di maggiori dimensioni (alberi habitat);
    • - individuare e tutelare eventuali esemplari arborei monumentali di cui alla D.C.R. 8/2019 e D.M. 757 del 19/04/2019;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il miglioramento dei soprassuoli forestali, per il contenimento degli ungulati e per il controllo o l'eradicazione delle specie forestali aliene invasive;
    • - individuare fasce non coltivate di tutela dei margini forestali o comunque escluse dalle attività agricole intensive;
    • - promuovere forme di tutela e gestione attiva degli habitat di interesse comunitario.
    - Boschi collinari termofili a prevalenza di roverella, cerro e carpino nero
  75. 1. Il sistema degli insediamenti di Castelnuovo Berardenga è costituito da una rete di centri principali e da un insieme di nuclei, aggregati e complessi diffusi che strutturano articolate relazioni territoriali, aventi ciascuna una peculiare qualità ambientale e storico-paesaggistica che il PIT-PPR riconosce come Morfotipo insediativo policentrico a maglia del paesaggio storico collinare.

    Costituiscono emergenze del sistema insediativo i nuclei storici, i tessuti urbani di antica formazione con gli spazi aperti ad essi collegati e gli aggregati, i complessi e gli edifici di matrice storica diffusi sul territorio rurale.

    2. In conformità con gli obiettivi di qualità che il PIT-PPR attribuisce al morfotipo insediativo policentrico a maglia del paesaggio storico collinare, il PS assume i seguenti obiettivi/indirizzi per le azioni:

    • - salvaguardare e valorizzare il carattere policentrico reticolare e l'identità culturale, urbana e sociale dei centri principali e delle frazioni, con il contenimento del consumo di suolo e la salvaguardia dei varchi inedificati, il mantenimento di alti livelli di permeabilità ecologica, in particolare contrastando l'impermeabilizzazione delle aree di pertinenza fluviale;
    • - tutelare l'integrità morfologica di nuclei, aggregati ed emergenze storiche e dei loro intorni, nonché le visuali panoramiche da e verso tali insediamenti, evitando in particolare intrusioni visuali sui profili collinari di valore storico architettonico e ulteriori processi di urbanizzazione diffusa lungo i crinali;
    • - tutelare e la valorizzare la struttura insediativa di antica formazione e consolidata, dei complessi di interesse storico-documentale e del patrimonio architettonico di pregio;
    • - tutelare le relazioni funzionali e paesaggistiche fra edilizia rurale e sistemi produttivi agrari, privilegiandone il riuso in funzione di attività connesse all'agricoltura, rafforzando il ruolo di presidio ambientale delle aziende agricole con particolare riferimento ai caratteri storici ed ecologici del paesaggio, per il mantenimento dei paesaggi rurali tradizionali e la valorizzazione delle produzioni tipiche e delle attività agricole e zootecniche;
    • - valorizzare le risorse territoriali presenti, anche attraverso il potenziamento dell'offerta di servizi per il benessere e il turismo di qualità, anche mantenendo e valorizzando la fitta rete di viabilità minore e interpoderale di matrice storica e collegandosi alle reti territoriali attivate e attivabili;
    • - migliorare la mobilità principale e le relazioni tra le aree urbane, assicurando la compatibilità con il ruolo ricoperto dalle diverse parti, soprattutto per quanto concerne l'attraversamento degli abitati.

    3. Il Piano Operativo dovrà assumere le seguenti ulteriori direttive:

    • - migliorare la qualità dei tessuti urbani esistenti, in particolare attraverso la progettazione dello spazio pubblico e il riordino della circolazione stradale, pedonale e ciclopedonale, anche recuperando le relazioni con il territorio agricolo circostante;
    • - dare compiutezza all'assetto urbano, rafforzando le dotazioni pubbliche e collettive, completando i tessuti recenti e favorendo la riqualificazione degli episodici elementi incongrui e/o in condizioni di abbandono;
    • - riqualificare le aree produttive e miste in termini di compatibilità ambientale e paesaggistica, ma anche di efficienza funzionale;
    • - promuovere il miglioramento dell'efficienza energetica, anche attraverso iniziative collettive.
    - Morfotipo insediativo policentrico a maglia del paesaggio storico collinare
  76. 1. Nel Territorio Urbanizzato il Piano Strutturale riconosce, oltre alle parti di matrice storica non appartenenti all'urbanizzazione contemporanea, i seguenti morfotipi, così come individuati nella Tavola ST7:

    • - Tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista
      • - T.R.2 Tessuto ad isolati aperti e lotti residenziali isolati;
      • - T.R.3 Tessuto ad isolati aperti e blocchi prevalentemente residenziali;
      • - T.R.4 Tessuto ad isolati aperti e blocchi prevalentemente residenziali di edilizia pianificata;
      • - T.R.5 Tessuto pavillonaire;
      • - T.R.6 Tessuto a tipologie miste;
      • - T.R.7 Tessuto sfrangiato di margine;
    • - Tessuti urbani o extraurbani a prevalente funzione residenziale e mista - frange periurbane e città diffusa
      • - T.R.8 Tessuto lineare;
    • - Tessuti extraurbani a prevalente funzione residenziale e mista
      • - T.R.12 Piccoli agglomerati isolati extraurbani;
    • - Tessuti della città produttiva e specialistica
      • - T.P.S.1 Tessuto a proliferazione produttiva lineare.

    2. Obiettivi specifici per i tessuti urbani a prevalente funzione residenziale e mista sono:

    • - tutelare la struttura consolidata e conferire dimensione urbana incrementando nel contempo la dotazione e la qualità dei servizi, della rete degli spazi pubblici e del verde urbano;
    • - riqualificare i fronti urbani verso l'esterno e definire un margine urbano-rurale capace di dare luogo a nuove relazioni con il territorio aperto;
    • - definire un disegno urbano compiuto, realizzare una migliore integrazione tra i tessuti e i singoli comparti attraverso il progetto di suolo e lo spazio aperto pubblico e collettivo e completare gli interventi rimasti interrotti;
    • - eliminare i fenomeni di degrado urbanistico e architettonico.

    Le direttive per il Piano Operativo sono:

    • - progettare la rete degli spazi pubblici in connessione ai servizi a scala di quartiere, prevedendo la trasformazione delle aree aperte presenti per migliorare le connessioni ciclo-pedonali;
    • - realizzare nuove centralità, recuperando l'edilizia e lo spazio pubblico o aree degradate e/o dismesse o sottoutilizzate o brandelli di aree agricole intercluse, individuando aree attrezzate accessibili dalla città e dallo spazio periurbano;
    • - riprogettare il margine urbano con interventi di qualificazione paesaggistica, creando permeabilità tra spazio urbano e spazio aperto, con percorsi, fasce alberate e elementi verdi in genere, e valorizzando i varchi visivi.

    Per il morfotipo T.R.2 (Colombaio, Poggiarello, Ponte a Bozzone, Quercegrossa), qui caratterizzato da tessuti mediamente densi con lotti piuttosto regolari e uniformi ma con tipologie diversificate nei diversi centri abitati (prevalentemente pluripiano e plurifamiliari in quelli di dimensione maggiore) si dovrà in particolare:

    • - rafforzare il ruolo dello spazio pubblico anche come connettivo tra le diverse parti;
    • - riqualificare i fronti verso l'esterno, anche attraverso le sistemazioni delle aree di pertinenza degli edifici.

    Per il morfotipo T.R.3 (Casetta, Castelnuovo, Monteaperti, Pianella, Ponte a Bozzone, Quercegrossa, Vagliagli), con densità medio-bassa e generalmente connotato da una certa disomogeneità nelle forme dei lotti e nelle tipologie, si dovrà in particolare:

    • - mantenere o riordinare gli allineamenti lungo i fronti principali e in relazione alla rete degli spazi aperti;
    • - rafforzare gli spazi pubblici e collettivi anche con interventi di demolizione e ricostruzione e di densificazione edilizia;
    • - valorizzare gli interventi dotati di caratteri unitari.

    Per il morfotipo T.R.4 (Castelnuovo, Pianella, Quercegrossa) si dovrà in particolare:

    • - attivare progetti orientati a favorire la qualità e la riconoscibilità dell'architettura contemporanea e la qualità degli spazi aperti urbani congiuntamente alla realizzazione di nuove relazioni funzionali, ambientali e paesaggistiche con i tessuti adiacenti e con la campagna;
    • - valorizzare e recuperare le aree attrezzate quali centralità urbane.

    Per il morfotipo T.R.5 (Castelnuovo, La Ripa, Quercegrossa) si dovrà in particolare:

    • - tutelare e valorizzare la porosità del tessuto a bassa densità anche ai fini della qualità ambientale;
    • - utilizzare lo spazio della campagna periurbana come risorsa per il miglioramento dello spazio aperto pubblico creando continuità e connessioni.

    Per il morfotipo T.R.6 (Casetta, Castelnuovo, Pianella) si dovrà in particolare:

    • - attivare progetti di rigenerazione urbana nelle aree dismesse o sottoutilizzate, privilegiando interventi indirizzati alla sostenibilità ambientale, energetica e sociale e ad un coerente disegno urbanistico complessivo, centrato sulla continuità dello spazio pubblico e collettivo e delle connessioni verdi;
    • - ridurre l'impermeabilizzazione del suolo e l'indice di copertura, anche ai fini di una migliore qualità ambientale;
    • - favorire la permanenza di una mescolanza di usi, con presenza di funzioni destinate alla collettività e mantenimento di attività anche produttive compatibili.

    Per il morfotipo T.R.7 (Castelnuovo, San Giovanni a Cerreto, San Gusmè, Vagliagli) si dovrà in particolare:

    • - bloccare i processi di dispersione insediativa;
    • - finalizzare gli interventi alla caratterizzazione come tessuto a bassa densità in stretta relazione con il territorio aperto adiacente e rendere continue alcune maglie frammentate per dare unitarietà all'edificato;
    • - riprogettare e valorizzare le aree intercluse o libere come spazi pubblici e collettivi integrati e multifunzionali, anche per attività agricolo/ricreative.

    3. Obiettivi specifici per i tessuti urbani o extraurbani a prevalente funzione residenziale e mista - morfotipo T.R.8 (Castelnuovo, La Ripa, Pievasciata, Poggiarello, Quercegrossa, San Piero, Stazione, Vagliagli) - sono riqualificare le relazioni funzionali, visive e paesaggistiche tra città e campagna, mantenere i varchi verso il territorio aperto e ricostruire una polarizzazione lineare policentrica.

    Le direttive per il Piano Operativo sono:

    • - contenere i processi di dispersione insediativa impedendo ulteriori edificazioni lungo gli assi stradali e sul retro dell'edificato esistente;
    • - riprogettare il bordo costruito con azioni di qualificazione paesaggistica, anche con elementi verdi di filtro per rendere permeabile il passaggio dalla città alla campagna, e migliorare i fronti urbani verso lo spazio rurale;
    • - migliorare lo spazio aperto urbano creando spazi di continuità e connessione in chiave paesaggistica con la campagna;
    • - arricchire lo spazio pubblico lungo l'asse stradale migliorando le dotazioni e i servizi di uso collettivo.

    4. Obiettivi specifici per i tessuti extraurbani a prevalente funzione residenziale e mista sono arrestare il processo di dispersione insediativa e bloccare il consumo di suolo agricolo.

    Le direttive per il Piano Operativo sono:

    • - sviluppare progetti di riqualificazione dei "margini urbani", integrati tra attività urbane e rurali, che sia da un lato elemento riqualificante per la forma e le funzioni (attrezzature) urbane e dall'altro elemento di mediazione nel passaggio tra città e campagna.

    Per il morfotipo T.R.12 (lottizzazioni di Via del Bosco e Pievasciata) si dovrà in particolare:

    • - dotare di spazi pubblici e servizi gli agglomerati residenziali esistenti nel rispetto dei caratteri paesaggistici e della ruralità del contesto.

    5. Obiettivi specifici per i tessuti della città produttiva e specialistica sono riqualificare e integrare gli insediamenti ricostruendo le relazioni urbanistiche, ambientali e paesaggistiche tra il tessuto produttivo/terziario, la città e il territorio rurale, e impedire ulteriori processi di edificazione, in particolare lungo strade e fiumi.

    Le direttive per il Piano Operativo sono:

    • - qualificare il margine verso il territorio rurale anche con la predisposizione di schermature e impianti vegetali di ambientazione, di mitigazione e di compensazione;
    • - incrementare la superficie a verde disimpermeabilizzando il suolo soprattutto in corrispondenza delle aree di parcheggio e privilegiando, compatibilmente con l'uso degli spazi, i materiali trattati e movimentati e i tipo di traffico carrabile, l'impiego di pavimentazioni filtranti;
    • - sfruttare le grandi dimensioni delle superfici pavimentate e delle coperture di edifici e manufatti per l'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili e per la sperimentazione di strategie di ecosostenibilità.

    Per il morfotipo T.P.S.1 (Casetta, Colonna del Grillo, Pianella) si dovrà in particolare:

    • - migliorare le prestazioni della viabilità in termini di sicurezza, soprattutto attraverso l'organizzazione delle intersezioni, tenendo conto delle diverse componenti di traffico;
    • - riutilizzare eventuali edifici dismessi per la riqualificazione urbanistica, ambientale e architettonica.
    - Urbanizzazioni contemporanee
  77. 1. Il morfotipo si riferisce all'alta valle dell'Arbia, dove sono evidenti i fenomeni di abbandono delle attività agricole e la conseguente avanzata di fenomeni di rinaturalizzazione.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è individuato come "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi" della Rete degli agroecosistemi; le porzioni in fase di rinaturalizzazione sono "elementi isolati di connessione" della Rete degli arbusteti; il tratto dell'Arbia che fa da confine comunale è individuato come "nodo" della Rete dei corsi d'acqua; un invaso artificiale è individuato come "nucleo di connessione" della Rete degli invasi artificiali.

    3. La maggior criticità per il morfotipo è rappresentata dalle dinamiche di abbandono con conseguenti fenomeni di rinaturalizzazione ed espansione del bosco e la conseguente riduzione dei livelli di diversificazione paesistica ed ecologica. Strettamente collegata a questa criticità è la scarsa redditività dell'attività agricola e zootecnica in questi contesti marginali e la conseguente difficoltà di insediamento di nuove aziende.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento degli assetti agricoli, con prevalenza di seminativi e prati permanenti, e l'ostacolo ai processi di abbandono dei coltivi e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea;
    • - il mantenimento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.) e del caratteristico rapporto con gli elementi forestali circostanti;
    • - il contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati alle colture.

    5. Le direttive per il Piano Operativo sono:

    • - contenere i processi di abbandono del territorio agricolo e ostacolare i processi di chiusura della vegetazione arborea;
    • - valorizzare, recuperare e promuovere le attività agricole e zootecniche tradizionali, anche mediante adeguati incentivi che migliorino le attuali locali condizioni socio-economiche o attraverso la sperimentazione di forme di agricoltura multifunzionale;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il mantenimento degli assetti agricoli.
    - Agroecosistemi collinari in abbandono a dominanza di vegetazione arbustiva e alberi sparsi - Seminativi tendenti alla rinaturalizzazione in contesti marginali
  78. 1. Il morfotipo comprende una parte di coltivi al confine comunale nord-orientale, nell'alta valle dell'Ambra. Il paesaggio rurale è dominato dai seminativi, di medie dimensioni. Una stretta fascia boscata ripariale segna il corso dell'Ambra; nuclei boscati e arbustati evidenziano segnali di abbandono colturale.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è individuato come "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi" della Rete degli agroecosistemi; le porzioni in fase di rinaturalizzazione sono "elementi isolati di connessione" della Rete degli arbusteti; i boschi al confine comunale ricadono nella "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali; il tratto dell'Ambra e del borro Bicornia-Coggia sono individuati come "corsi d'acqua da riqualificare" della Rete dei corsi d'acqua.

    3. La maggior criticità per il morfotipo è rappresentata dal rischio di abbandono delle tradizionali colture agrarie con l'espansione della superficie boschiva e della vegetazione spontanea e la conseguente riduzione dei livelli di diversificazione paesistica ed ecologica. Anche in quest'area la redditività dell'attività agricola e zootecnica può risultare scarsa, in quanto contesto in parte marginale, con conseguente rischio di proseguimento delle attuali conduzioni agricole o di difficoltà di insediamento di nuove aziende. Anche a seguito di tali criticità, può verificarsi un aumento della semplificazione della maglia agraria.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento degli assetti agricoli, con prevalenza di seminativi e prati permanenti, e l'ostacolo ai processi di abbandono dei coltivi e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea;
    • - il mantenimento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.) e del caratteristico rapporto con gli elementi forestali circostanti;
    • - il controllo degli effetti di riduzione e frammentazione delle formazioni ripariali operato dalle attività agricole;
    • - il contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati alle colture.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contenere i processi di abbandono del territorio agricolo e ostacolare i processi di chiusura della vegetazione arborea;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il mantenimento degli assetti agricoli e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili);
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili;
    • - tutelare gli ecosistemi ripariali;
    • - riqualificare e ricostruire aree di rinaturalizzazione lungo l'Ambra, anche attraverso l'individuazione di fasce non coltivate di tutela degli ambiti ripariali o comunque escluse dalle attività agricole intensive.
    - Agroecosistemi a dominanza di seminativi in aree a bassa pressione insediativa - Seminativi semplificati in aree a bassa pressione insediativa
  79. 1. Il dimensionamento dei singoli PO dovrà essere valutato in relazione all'effettivo fabbisogno quinquennale, allo stato delle risorse e dei servizi disponibili ed in relazione alle condizioni alla trasformabilità poste dalla Valutazione Ambientale Strategica.

    2. Per quanto stabilito al comma precedente alla fine dei cinque anni di vigenza dovrà essere effettuato un monitoraggio che verifichi l'effettiva attuazione degli interventi previsti da ciascun PO.

    Gli uffici competenti predispongono il monitoraggio relativo allo stato di attuazione di ciascun PO al fine di:

    • - accertare il grado di conseguimento degli obiettivi strategici del PS con particolare riferimento al recupero del patrimonio edilizio esistente, alla riqualificazione delle strutture insediative e del paesaggio, alle opere di potenziamento dei servizi e delle infrastrutture e alla sostenibilità dei nuovi carichi insediativi;
    • - verificare lo stato della progettazione e l'attuazione degli interventi, pubblici e privati;
    • - programmare gli interventi nel tempo e precisare le risorse economiche per la realizzazione delle opere;
    • - redigere il bilancio degli interventi realizzati in relazione al dimensionamento previsto per le singole UTOE e per il territorio urbanizzato;
    • - verificare lo stato delle risorse essenziali, dei beni ambientali, storici e paesaggistici;
    • - verificare l'esecuzione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria;
    • - aggiornare il Quadro Conoscitivo, in relazione alle modifiche intervenute, utilizzando appropriate procedure per il recepimento e l'elaborazione dei dati conoscitivi.

    3. L'attuazione dei Piani Operativi dovrà essere finalizzata a migliorare la dotazione di aree pubbliche in modo da garantire per gli insediamenti parametri superiori ai minimi fissati dal Decreto Ministeriale del 1968 e comunque superiori a quelli attualmente riscontrati, che sono complessivamente pari a 32 mq. per ogni residente.

    In particolare dovranno essere incrementate, a livello generale, le dotazioni di aree per l'istruzione, con l'obiettivo di raggiungere il parametro minimo di 4,5 mq. per abitante - che attualmente è l'unico non pienamente soddisfatto – e, a livello locale, le dotazioni di aree per attrezzature di interesse comune e aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport nelle UTOE 6 e 7 per una più omogenea distribuzione delle attrezzature.

    - Criteri per il dimensionamento dei Piani Operativi
  80. 1. Questo paesaggio rurale, caratteristico delle crete senesi, si estende nella parte sud-orientale del territorio comunale, in evidente connessione, paesaggistica ed ecologica, con analoghi paesaggi presenti nel territorio di Asciano. Dominano i seminativi ed i prati da sfalcio. Le lievi ondulazioni della locale morfologia collinare, i colori cangianti delle colture e delle lavorazioni dei campi, le macchie boscate sparse per l'intera area e le strette fasce ripariali arbustive ed arboree creano un paesaggio rurale di grande e riconosciuta bellezza.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è individuato in gran parte come "nodo" della Rete degli agroecosistemi; al suo interno ricadono gran parte degli elementi della Rete degli ecosistemi forestali ("matrice forestale di connettività", "nucleo di connessione" e "elemento isolato di connessione"); quattro invasi artificiali di maggiori dimensioni sono individuati come "nuclei di connessione", i restanti come "invasi artificiali" della Rete degli invasi artificiali; una fascia arbustata è un "nucleo di connessione" della Rete degli arbusteti; il torrente Malena, il fosso della Malena e il Borro Sorrione sono individuati come "corsi d'acqua da riqualificare" della Rete dei corsi d'acqua.

    3. La maggior criticità per il morfotipo è rappresentata dalla progressiva compromissione degli elementi geomorfologici caratterizzanti il paesaggio agrario (calanchi, biancane, balze) dovuta alle crescenti esigenze dell'agricoltura meccanizzata. I nuclei boscati, i corsi d'acqua e gli invasi collinari incrementano la diversità ambientale, ma gli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.) sono molto ridotti.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento degli elementi geomorfologici relitti, caratterizzanti il paesaggio agrario (calanchi, biancane, balze);
    • - il mantenimento degli assetti agricoli e l'ostacolo ai processi di abbandono dei coltivi e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea;
    • - il mantenimento e l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - il controllo degli effetti di riduzione e frammentazione delle formazioni ripariali operato dalle attività agricole;
    • - il mantenimento degli invasi artificiali immersi nella matrice agricola.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il mantenimento degli assetti agricoli e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili);
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili;
    • - tutelare gli ecosistemi ripariali;
    • - riqualificare e ricostruire aree di rinaturalizzazione lungo il torrente Malena, il fosso della Malena e il Borro Sorrione, anche attraverso l'individuazione di fasce non coltivate di tutela degli ambiti ripariali o comunque escluse dalle attività agricole intensive.
    - Agroecosistemi intensivi delle monocolture cerealicole su colline plioceniche a bassa permeabilità ecologica - Seminativi semplici a maglia medio-ampia di impronta tradizionale
  81. 1. Il morfotipo si estende dall'estremità comunale a sud-ovest (Taverne d'Arbia), nel fondovalle dell'Arbia, verso nord fino a Pianella.

    Anche in questo morfotipo è evidente l'estrema riduzione degli elementi del paesaggio agrario; porzioni non coltivate sono rappresentate dalle strette fasce boscate ripariali dei corsi d'acqua principali e, molto più localizzate, dalle fasce vegetate di alcuni fossi del reticolo idrografico minore. Nella porzione sud-orientale ai seminativi e ai prati da sfalcio dominanti si affiancano significative porzioni di vigneti.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è in gran parte individuato come "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi" della Rete degli agroecosistemi; l'Arbia è individuato come "nodo" della Rete dei corsi d'acqua mentre il torrente Malena è individuato come "corso d'acqua da riqualificare"; le fasce ripariali lungo l'Arbia, che penetrano in alcuni tratti con strette fasce boscate nel territorio agricolo, sono individuate come "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali; tre invasi artificiali sono individuati come "nuclei di connessione", i restanti come "invasi artificiali" della Rete degli invasi artificiali.

    3. Le maggiori criticità per il morfotipo sono rappresentate dalla semplificazione ecologica e paesaggistica, accentuata dalla scarsità degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.), e dal rischio di ulteriore consumo di suolo agricolo per processi di urbanizzazione.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - l'ostacolo ai processi di consumo di suolo agricolo;
    • - il mantenimento degli assetti agricoli e l'ostacolo ai processi di abbandono dei coltivi e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea;
    • - il controllo degli effetti di riduzione e frammentazione delle formazioni ripariali operato dalle attività agricole;
    • - il mantenimento degli invasi artificiali immersi nella matrice agricola.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contrastare i processi di saldatura delle aree produttive e commerciali e la realizzazione di nuovi assi infrastrutturali;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il mantenimento degli assetti agricoli e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili);
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili;
    • - tutelare gli ecosistemi ripariali;
    • - riqualificare e ricostruire aree di rinaturalizzazione lungo il torrente Malena, anche attraverso l'individuazione di fasce non coltivate di tutela degli ambiti ripariali o comunque escluse dalle attività agricole intensive.
    - Agroecosistemi a dominanza di seminativi di pianura in aree a media pressione insediativa - Seminativi semplificati di pianura o fondovalle
  82. 1. Il morfotipo si ritrova nel settore occidentale del territorio comunale.

    La porzione più estesa si ritrova nell'alta valle dell'Arbia, a est della S.P. 9 di Pievasciata; è caratterizzato dalla prevalenza delle fasce boscate, che nel tempo hanno lasciato spazio ad estesi vigneti specializzati; rari e localizzati, lungo il confine comunale, anche alcuni seminativi. Gli elementi del paesaggio agrario sono estremamente ridotti.

    Una seconda porzione, a dominanza di vigneti, si allunga dall'abitato di Pievasciata verso sud-est; rari oliveti, di ridotte dimensioni, interrompono il paesaggio. Gli elementi del paesaggio agrario sono lievemente più diffusi rispetto alla porzione principale, seppure per lo più limitati ad alberature poste lungo le strade bianche e campestri.

    Un'ultima porzione, di minori dimensioni, è presente a nord-est del nucleo rurale di Petroio, nell'alta valle del Bozzone.

    2. Per le reti ecologiche comunali la porzione più estesa del morfotipo è in parte compresa nella Rete degli agroecosistemi e in particolare nella "matrice degli agroecosistemi intensivi a prevalenza di vigneti" e negli "agroecosistemi intensivi isolati"; le rimanenti porzioni fanno parte della "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali; le altre porzioni sono individuate come "matrice degli agroecosistemi intensivi a prevalenza di vigneti"; la porzione più occidentale è attraversata dall'alto corso del Bozzone, "corso d'acqua da riqualificare" della Rete dei corsi d'acqua; sono infine presenti due "invasi artificiali" dell'omonima Rete.

    3. Le maggiori criticità per il morfotipo sono rappresentate dalla semplificazione ecologica e paesaggistica, accentuata dalla scarsità degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.), e dalla perdita di stabilità dei suoli e dai conseguenti fenomeni erosivi, problematiche accentuate nei grandi impianti a rittochino privi di interruzione della continuità della pendenza.

    La ridotta estensione del morfotipo e il suo inserimento in un contesto di naturalità e di elevata qualità del territorio rurale riduce gli effetti negativi della monocoltura, esaltando invece quelli positivi legati alla creazione di un locale paesaggio della viticoltura.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - l'ostacolo a ulteriori sviluppi del vigneto specializzato ai danni di paesaggi agricoli più tradizionali e spesso mosaicati, costituiti da oliveti, seminativi e fasce boscate;
    • - il contenimento dei fenomeni di erosione del suolo agricolo;
    • - il contenimento delle popolazioni di ungulati e dei relativi danni alle colture agricole.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contrastare nuove espansioni del vigneto specializzato;
    • - per i vigneti di nuova realizzazione e per i reimpianti prevedere l'interruzione della continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l'introduzione di scarpate, muri a secco o altri assetti di versante, valutando ove possibile l'orientamento dei filari secondo giaciture che assecondino le curve di livello o che minimizzino la pendenza;
    • - rispettare il paesaggio agricolo tradizionale, mantenendo quote diversificate di coltivazioni erbacee ed arboree ed evitando l'eliminazione delle sistemazioni idraulico agrarie;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per la mitigazione dell'erosione del suolo e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili);
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili.
    - Agroecosistemi a dominanza di vigneti con macchie boscate - Vigneti specializzati
  83. 1. Un'ampia fascia coltivata, da Quercegrossa a Ponte a Bozzone, nel settore occidentale del territorio comunale, si caratterizza per la compresenza di seminativi e vigneti. I seminativi sono costituiti da cereali e da prati da sfalcio; i vigneti sono specializzati, di dimensioni medio-grandi. L'infrastrutturazione rurale risulta limitata, per lo più confinata a strette fasce ripariali dei corsi d'acqua; siepi e alberi camporili sono quasi esclusivamente presenti in associazione a seminativi. La compresenza di seminativi, prati da sfalcio, vigneti, nuclei e fasce boscate e, localizzati e con piccole superfici, oliveti e nuclei arbustati, determina una significativa eterogeneità agricola ed ecologica.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è in gran parte compreso nella Rete degli agroecosistemi e in particolare nella "matrice degli agroecosistemi intensivi a prevalenza di vigneti", nella "matrice di media idoneità a prevalenza di vigneti e oliveti" e nella "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi"; le rimanenti porzioni fanno parte della "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali e, con aree frammentate e di limitate dimensioni, degli "elementi isolati di connessione degli arbusteti" della Rete degli arbusteti; il morfotipo è attraversato dal corso del Bozzone, "corso d'acqua da riqualificare" della Rete dei corsi d'acqua; sono infine presenti due "nuclei di connessione" e tre "invasi artificiali" dell'omonima Rete.

    3. Le maggiori criticità per il morfotipo sono rappresentate dalla scarsità degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.), dalla perdita di stabilità dei suoli e dai conseguenti fenomeni erosivi, problematiche accentuate nei grandi impianti a rittochino privi di interruzione della continuità della pendenza, dalla semplificazione del paesaggio agrario per la realizzazione di nuovi vigneti specializzati o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei e dal rischio di ulteriore consumo di suolo agricolo per processi di espansione dei nuclei urbani.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - l'ostacolo a ulteriori sviluppi del vigneto specializzato o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei ai danni di paesaggi agricoli più tradizionali e mosaicati con fasce boscate;
    • - il contenimento dei fenomeni di erosione del suolo agricolo;
    • - l'ostacolo ai processi di consumo di suolo;
    • - il mantenimento degli invasi artificiali immersi nella matrice agricola.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contrastare nuove espansioni del vigneto specializzato;
    • - per i vigneti di nuova realizzazione e per i reimpianti prevedere l'interruzione della continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l'introduzione di scarpate, muri a secco o altri assetti di versante, valutando ove possibile l'orientamento dei filari secondo giaciture che assecondino le curve di livello o che minimizzino la pendenza;
    • - rispettare il paesaggio agricolo tradizionale, mantenendo quote diversificate di coltivazioni erbacee ed arboree ed evitando l'eliminazione delle sistemazioni idraulico agrarie;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per la mitigazione dell'erosione del suolo e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili);
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili;
    • - riqualificare e ricostruire le aree di rinaturalizzazione lungo il Bozzone e i corsi d'acqua minori.
    - Agroecosistemi a dominanza di seminativi e vigneti - Associazione tra seminativo e vigneto
  84. 1. Questo morfotipo rappresenta il paesaggio rurale dominante. Tra i due settori comunali si notano differenze nell'estensione della copertura boscata, a dominanza di querce, prevalente nel settore occidentale, e nella dimensione degli appezzamenti, a maglia più fitta nel settore orientale.

    Tra le colture prevalgono vigneti e oliveti, più localizzati i seminativi. Gli oliveti sono prevalentemente disposti in posizioni più elevate, attorno ai crinali collinari, con i vigneti ad occupare in prevalenza i versanti.

    Sufficiente la presenza di elementi del paesaggio agrario, soprattutto per la presenza di siepi arbustivo-arboree, seppure associate in prevalenza a oliveti e seminativi e solo raramente ai vigneti. Significativa la diffusione di piccoli nuclei rurali e di manufatti dell'edilizia rurale, collegati da una fitta rete viaria prevalentemente secondaria e rurale.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è in gran parte compreso nella "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali e nella Rete degli agroecosistemi, in particolare nella "matrice di media idoneità a prevalenza di vigneti e oliveti" e, secondariamente e con aree frammentate, nella "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi", nella "matrice degli agroecosistemi intensivi a prevalenza di vigneti", nell'"agroecosistema intensivo isolato", nell'"agroecosistema frammentato attivo" e nell'"agroecosistema frammentato in abbandono"; sono inclusi anche "elementi isolati di connessione degli arbusteti" della Rete degli arbusteti; l'Arbia e l'Ombrone sono "nodi" della Rete dei corsi d'acqua, mentre Bozzone, Scheggiolla e torrente Malena sono "corsi d'acqua da riqualificare" della medesima Rete; sono infine presenti "invasi artificiali" dell'omonima Rete.

    3. Le criticità per il morfotipo sono rappresentate dalla scarsità degli elementi del paesaggio agrario, in particolare nei vigneti, dalla perdita di stabilità dei suoli e dai conseguenti fenomeni erosivi (problematiche accentuate nei grandi impianti a rittochino privi di interruzione della continuità della pendenza), dalla semplificazione del paesaggio agrario per la realizzazione di nuovi vigneti specializzati o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei, dalla gestione selvicolturale, laddove la gestione del ceduo preveda utilizzazioni più frequenti e intense, dal rischio di incendi, più elevato dove sono presenti rimboschimenti di conifere e boschi misti di latifoglie e conifere, dal rischio di consumo di suolo agricolo per processi di espansione urbana, dai danni dovuti al carico di ungulati e dalla diffusione della robinia, soprattutto nei boschi a dominanza di castagno e nei boschi ripariali, che può essere diffusa e favorita da inidonee pratiche selvicolturali e di gestione della vegetazione ripariale.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - l'ostacolo a ulteriori sviluppi del vigneto specializzato o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei ai danni di paesaggi agricoli più tradizionali e mosaicati con fasce boscate;
    • - il contenimento dei fenomeni di erosione del suolo agricolo;
    • - l'ostacolo ai processi di consumo di suolo;
    • - il mantenimento degli invasi artificiali immersi nella matrice agricola;
    • - il mantenimento e il miglioramento della qualità, della continuità e della maturità delle formazioni forestali;
    • - la riduzione e il controllo degli incendi;
    • - il contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati alle colture agrarie;
    • - il controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali (in particolare di ailanto e di robinia nelle fasce ripariali);
    • - la gestione sostenibile delle utilizzazioni forestali negli impluvi e lungo i corsi d'acqua.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contrastare nuove espansioni del vigneto specializzato;
    • - per i vigneti di nuova realizzazione e per i reimpianti prevedere l'interruzione della continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l'introduzione di scarpate, muri a secco o altri assetti di versante, valutando ove possibile l'orientamento dei filari secondo giaciture che assecondino le curve di livello o che minimizzino la pendenza;
    • - rispettare il paesaggio agricolo tradizionale, mantenendo quote diversificate di coltivazioni erbacee ed arboree ed evitando l'eliminazione delle sistemazioni idraulico agrarie;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per la mitigazione dell'erosione del suolo e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili), per il miglioramento dei soprassuoli forestali, per il contenimento degli ungulati e per il controllo o l'eradicazione delle specie forestali aliene invasive;
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili;
    • - riqualificare e ricostruire le aree di rinaturalizzazione lungo il Bozzone, lo Scheggiolla, il Malena e i corsi d'acqua minori;
    • - migliorare la gestione selvicolturale attraverso la promozione di tecniche sostenibili;
    • - tutelare le cenosi forestali ripariali e gli impluvi;
    • - tutelare gli esemplari arborei vetusti e di maggiori dimensioni (alberi habitat);
    • - individuare fasce non coltivate di tutela dei margini forestali o comunque escluse dalle attività agricole intensive;
    • - promuovere forme di tutela e gestione attiva degli habitat di interesse comunitario.
    - Agroecosistemi collinari a prevalenza di oliveti e vigneti, con significative estensioni di fasce boscate - Mosaico collinare a oliveto e vigneto prevalenti
  85. 1. Tra il corso del Malena e quello dell'Ombrone, da San Piero a ovest, a Castelnuovo Berardenga fino a Sestano e Castel Monastero a est, il paesaggio rurale appare decisamente caratterizzato da un peculiare alternarsi di coltivi e di lingue boscate, più o meno strette, in corrispondenza di altrettanti corsi d'acqua. Prevalgono le colture erbacee, a maglia medio-grande, rispetto ai vigneti e agli oliveti, a maglia media.

    Gli elementi del paesaggio agrario sono abbastanza ben distribuiti, seppure costituiti prevalentemente da siepi e da filari alberati, mentre gli alberi camporili sono molto rari e localizzati.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è in gran parte compreso nella Rete degli agroecosistemi, in particolare nella "matrice di media idoneità a prevalenza di vigneti e oliveti" e nella "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi"; secondariamente e con aree frammentate sono presenti "agroecosistemi intensivi isolati" e "agroecosistemi frammentati attivi"; le lingue boscate costituiscono una "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali, mentre due cerrete nella valle dell'Ombrone sono "nuclei di connessione" della medesima Rete; in contiguità con le fasce boscate sono presenti in modo discontinuo "elementi isolati di connessione degli arbusteti" della Rete degli arbusteti; l'Ombrone è un "nodo" della Rete dei corsi d'acqua, mentre fosso Malena e borro Bicornia-Coggia sono individuati come "corsi d'acqua da riqualificare" della medesima Rete; sono infine presenti due "nuclei di connessione" della Rete degli invasi artificiali e altri "invasi artificiali" dell'omonima Rete.

    3. Le criticità per il morfotipo sono rappresentate dalla semplificazione del paesaggio agrario per la realizzazione di nuovi vigneti specializzati o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei, dalla perdita di stabilità dei suoli e dai conseguenti fenomeni erosivi (problematiche accentuate nei grandi impianti a rittochino privi di interruzione della continuità della pendenza), dal rischio di consumo di suolo agricolo per processi di espansione urbana, dalla gestione selvicolturale, laddove la gestione del ceduo preveda utilizzazioni più frequenti e intense, dal rischio di incendi, più elevato dove sono presenti boschi misti di latifoglie e conifere, dalla diffusione della robinia, soprattutto nei boschi ripariali, che può essere diffusa e favorita da inidonee pratiche selvicolturali e di gestione della vegetazione ripariale.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e l'incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - l'ostacolo a ulteriori sviluppi del vigneto specializzato o di grandi appezzamenti monocolturali erbacei ai danni di paesaggi agricoli più tradizionali e mosaicati con fasce boscate;
    • - il contenimento dei fenomeni di erosione del suolo agricolo;
    • - l'ostacolo ai processi di consumo di suolo;
    • - il mantenimento degli invasi artificiali immersi nella matrice agricola;
    • - la riduzione e il controllo degli incendi;
    • - il controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali (in particolare di ailanto e di robinia nelle fasce ripariali);
    • - la gestione sostenibile delle utilizzazioni forestali negli impluvi e lungo i corsi d'acqua.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contrastare nuove espansioni del vigneto specializzato;
    • - per i vigneti di nuova realizzazione e per i reimpianti prevedere l'interruzione della continuità della pendenza nelle sistemazioni a rittochino tramite l'introduzione di scarpate, muri a secco o altri assetti di versante, valutando ove possibile l'orientamento dei filari secondo giaciture che assecondino le curve di livello o che minimizzino la pendenza;
    • - rispettare il paesaggio agricolo tradizionale, mantenendo quote diversificate di coltivazioni erbacee ed arboree ed evitando l'eliminazione delle sistemazioni idraulico agrarie;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per la mitigazione dell'erosione del suolo e la realizzazione di nuovi elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, alberi camporili), per il miglioramento dei soprassuoli forestali e per il controllo o l'eradicazione delle specie forestali aliene invasive;
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - impedire l'eliminazione di nuclei boscati, filari alberati, siepi ed alberi camporili;
    • - riqualificare e ricostruire le aree di rinaturalizzazione lungo il fosso Malena, il borro Bicornia-Coggia e i corsi d'acqua minori;
    • - migliorare la gestione selvicolturale attraverso la promozione di tecniche sostenibili;
    • - tutelare le cenosi forestali ripariali e gli impluvi.
    - Mosaici agroforestali collinari, con caratteristiche ramificazioni delle fasce boscate degli impluvi - Mosaico colturale boscato
  86. 1. Sui versanti collinari boscati in sinistra idrografica del Borro Coggia, al confine orientale, la continuità della matrice boscata è interrotta da cinque evidenti "isole" coltivate. Nelle tre aree coltivate di maggiori dimensioni, tutte collegate da strade bianche alla S.S. 73 di Val d'Ambra, prevalgono gli oliveti. Le due aree di minori dimensioni, collegate solo da campestri alla viabilità rurale, sono prive di fabbricati e utilizzate come prati da sfalcio.

    2. Per le reti ecologiche comunali il morfotipo è in gran parte compreso in una "matrice forestale di connettività" della Rete degli ecosistemi forestali; le "isole" coltivate sono individuate come "agroecosistemi frammentati attivi", ad eccezione del prato da sfalcio, incluso nella "matrice di media idoneità a prevalenza di seminativi" della Rete degli agroecosistemi.

    3. La maggior criticità per il morfotipo è rappresentata dai rischi di abbandono con conseguenti fenomeni di rinaturalizzazione ed espansione del bosco e la conseguente riduzione dei livelli di diversificazione paesistica ed ecologica. Strettamente collegata a questa criticità è la scarsa redditività dell'attività agricola in questi contesti marginali e la conseguente difficoltà di insediamento di nuove aziende.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento degli assetti agricoli, con prevalenza di oliveti e prati da sfalcio, e l'ostacolo ai processi di abbandono dei coltivi e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea;
    • - il mantenimento e il lieve incremento degli elementi del paesaggio agrario (siepi, filari alberati, ecc.);
    • - il contenimento delle popolazioni di ungulati e dei danni provocati alle colture;
    • - la riduzione e il controllo degli incendi;
    • - il controllo della diffusione di specie aliene invasive nelle comunità vegetali forestali (in particolare di ailanto e di robinia nelle fasce ripariali)

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - contenere i processi di abbandono del territorio agricolo e ostacolare i processi di chiusura della vegetazione arborea;
    • - valorizzare, recuperare e promuovere le attività agricole tradizionali, anche mediante adeguati incentivi che migliorino le attuali locali condizioni socio-economiche o attraverso la sperimentazione di forme di agricoltura multifunzionale;
    • - mantenere le siepi e gli altri elementi vegetazionali di corredo della maglia agraria e ricostituirli nei punti che ne sono maggiormente sprovvisti;
    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il mantenimento degli assetti agricoli, per l'impianto di nuovi elementi del paesaggio agrario (alberi camporili), per il miglioramento dei soprassuoli forestali, per il contenimento degli ungulati e per il controllo o l'eradicazione delle specie forestali aliene invasive;
    • - migliorare la gestione selvicolturale attraverso la promozione di tecniche sostenibili.
    - Agroecosistemi collinari tradizionali, isolati entro la matrice forestale - Mosaico colturale e particellare complesso di assetto tradizionale di collina e di montagna
  87. 1. Nel territorio comunale sono individuati un centinaio di invasi artificiali, con differente estensione. Si tratta di bacini in gran parte ad uso irriguo; alcuni sono sfruttati anche per la pesca sportiva.

    Il loro ruolo ecologico è disomogeneo, in ragione della disomogeneità delle superfici, della profondità delle acque e della vegetazione ripariale (assente, erbacea, arbustiva, arborea). Svolgono principalmente funzioni faunistiche di collegamento (nuclei di connessione o elementi residuali di connessione) principalmente per invertebrati, anfibi e uccelli.

    2. Per le reti ecologiche comunali sono considerati nuclei di connessione della Rete degli invasi artificiali tutti quelli compresi nell'elenco delle zone umide italiane oggetto degli annuali rilievi dell'avifauna acquatica, che ricadono nella sottozona SI0301 Laghi di Monaciano e Fagnano e SI0401 Laghetti di Castelnuovo Berardenga, oltre a quattro invasi artificiali nella valle dell'Arbia, per la loro idoneità ecologica; i restanti invasi sono individuati come "elementi isolati di connessione degli invasi artificiali".

    3. Le maggiori criticità per il morfotipo sono rappresentate dall'abbandono gestionale e dal successivo disseccamento o interramento, dai cambiamenti climatici che possono portare alla riduzione di apporti idrici, dall'introduzione o dalla diffusione di specie animali e vegetali aliene, dalla banalizzazione della flora ripariale con ingresso di specie aliene.

    4. Sono individuati quali obiettivi specifici del Piano Strutturale:

    • - il mantenimento e l'incremento del numero di invasi;
    • - il mantenimento della gestione idraulica degli invasi e il controllo dei processi di interrimento, con particolare riferimento alla gestione dei livelli delle acque;
    • - il controllo della diffusione di specie aliene invasive vegetali e animali;
    • - il miglioramento della qualità ecosistemica complessiva degli invasi artificiali individuati come nuclei di connessione.

    5. Le direttive per il Piano Operativo, per i piani di settore e per le politiche sono:

    • - utilizzare le opportunità di nuovi Programmi aziendali pluriennali di miglioramento agricolo ambientale per il mantenimento degli attuali invasi artificiali, per il miglioramento o per la ricostituzione della vegetazione arbustiva ed arborea ripariale attraverso l'impianto di specie arboree e arbustive autoctone ed ecotipi locali e per il controllo o l'eradicazione delle specie vegetali e animali aliene invasive;
    • - tutelare gli invasi artificiali individuati come nuclei di connessione, in particolare nella valle dell'Arbia;
    • - controllare e ridurre la presenza di specie aliene invasive vegetali e animali anche attraverso idonee tecniche di gestione delle fasce ripariali;
    • - mitigare l'impatto delle attività agricole sugli invasi artificiali, in particolare quelli individuati come nuclei di connessione, anche con adeguate fasce vegetali tampone.
    - Morfotipo degli invasi artificiali a prevalente uso irriguo, con prevalenti funzioni faunistiche
  88. 1. Costituiscono inoltre Invarianti della Struttura ecosistemica i Siti della Rete Natura 2000, rappresentati nel territorio comunale dalla ZSC Crete di Camposodo e Crete di Leonina (IT5190004) e, marginalmente, dalla ZSC Monti del Chianti (IT5190002).

    2. Per le Zone Speciali di Conservazione si confermano gli obiettivi e le norme di tutela e conservazione previsti dalla Direttiva 92/43/CEE (Habitat) e s.m.i., dalla L.R. 30/2015, dalla D.G.R. n. 644/2004 (Sezione obiettivi e criticità) e dalla D.G.R. n. 1223/2015.

    3. Per le aree di cui al comma 1 valgono le seguenti prescrizioni:

    • - devono essere sempre rispettati indirizzi e criteri, regolamenti e prescrizioni definiti dalle Misure di Conservazione generali e specifiche dettate per i diversi ambiti dalle norme sovraordinate e dal Piano di Gestione della Zona Speciale di Conservazione;
      gli atti della pianificazione urbanistica e di settore e le loro varianti, compresi i piani sovracomunali agricoli, forestali e faunistico venatori e gli atti di programmazione non direttamente connessi o necessari alla gestione dei siti, qualora interessino in tutto o in parte pSIC e siti della Rete Natura 2000, o comunque siano suscettibili di produrre effetti sugli stessi, sono sottoposti alle procedure di Valutazione di Incidenza secondo quanto disposto dall'art. 87 comma 1 della L.R. 30/2015; gli interventi o progetti non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti o necessari alla gestione dei siti, ma che interessano in tutto o in parte pSIC e siti della Rete Natura 2000, o che possono avere incidenze significative sugli stessi siti, anche se ubicati al loro esterno, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, sono sottoposti alle procedure di Valutazione di Incidenza secondo quanto disposto dall'art. 88 commi 1 e 2 della L.R. 30/2015;
    • - specifiche indicazioni di tutela, salvaguardia e miglioramento di specie ed habitat di interesse comunitario o di cui al Capo III della L.R. 30/2015, dovranno integrare i contenuti dei Programmi Aziendali Pluriennali di Miglioramento Agricolo Ambientale ricadenti in tutto o in parte nella ZSC.
    - Zone Speciali di Conservazione
Ultima modifica 10.11.2025 - 15:08