Art. 23- Sistema territoriale dell'Appennino - area montana del Pratomagno
1. È costituito dal sistema originario di arenaria macigno che forma il versante del Pratomagno e dell'alta valle del Resco Simontano, comprensivo del primo conoide allo sbocco della valle. Insediata e percorsa fin da tempi remoti, nell'area sono individuabili come costanti ed omogenei i caratteri fisiografici, l'identità storica e sociale legata ad insediamenti e nuclei originati nel medioevo ed alle strutture della mezzadria, con integrazione fra usi agricoli e paesaggio naturale di alta quota e dei terreni acclivi e conservazione dei caratteri senza che siano intervenute particolari dinamiche di sviluppo e trasformazione, se non quelle conseguenti l'abbandono.
2. Sono assunti i seguenti obiettivi, così come definiti dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Arezzo:
- - rafforzamento delle sinergie tra risorse naturali, attività produttive e patrimonio culturale;
- - miglioramento dell'accessibilità complessiva;
- - consolidamento del ruolo delle frazioni maggiori;
- - recupero e valorizzazione della maglia viaria di antica formazione, dei percorsi rurali e delle strade forestali;
- - mantenimento delle radure esistenti all'interno del bosco;
- - permanenza della popolazione insediata anche per le funzioni di presidio ambientale.
Art. 24- Ambito della collina terrazzata e della montagna
1. È costituito dalle zone dell'alta collina e della montagna del substrato originario in arenaria macigno caratterizzate da pendenze molto forti che, in corrispondenza delle incisioni del Resco e degli altri corsi d'acqua e delle aree montane sono in gran parte superiori al 35%. La specifica conformazione degli strati impermeabili e la localizzazione delle faglie consentono di localizzare la presenza delle riserve idriche sotterranee di rilevante portata e, per le stesse ragioni, vulnerabili.
È l'area di più antico insediamento fin dal tempo etrusco-romano. Fin dall'epoca medievale l'area è stata stabilmente insediata e ha avuto nel Castiglion della Corte il centro più importante dei conti Guidi nel Valdarno.
La parte più bassa e più vicina all'altopiano, caratterizzata da pendii più dolci in corrispondenza dei conoidi, si presenta fortemente antropizzata e caratterizzata dai versanti rimodellati artificialmente con muri di pietrame a secco e ciglioni.
Le varie forme di ordinamento antropico e colturale che si sono succedute e sovrapposte nel tempo hanno formato una perfetta integrazione tra le varie componenti morfologiche e funzionali della società agricola con quelle naturalistiche ed ambientali.
2. Vocazioni e limitazioni derivanti dai caratteri:
Il vasto patrimonio naturale, la sostanziale integrità delle risorse e la rilevanza dei segni che l'uomo ha lasciato nel tempo ne fanno un territorio di notevole interesse ambientale, naturalistico e storico. L'ottima esposizione e panoramicità, unite alla continuità delle presenze storiche, offrono all'area ottime condizioni di abitabilità e frequentazione. Pur essendo il suolo arenaceo e in generale fortemente acclive, la presenza continua dei terrazzamenti e la buona esposizione rendono l'area vocata alla pratica di alcune colture tipiche, in prevalenza l'olivo.
Rischi evidenti sono dovuti ai fenomeni di abbandono che determinano l'assenza delle indispensabili opere di manutenzione e governo del territorio e l'avanzamento del bosco.
La sensibilità ambientale e del patrimonio costruito rendono necessaria una forte limitazione dei margini di modificabilità e di trasformabilità di aree e manufatti, privilegiando la conservazione.
3. Obiettivi:
- - valorizzazione del patrimonio archeologico anche ai fini di una più ampia fruizione culturale e turistica;
- - tutela del patrimonio urbanistico ed edilizio esistente, con particolare riferimento all'impianto morfologico ed alle relazioni visuali degli insediamenti con il territorio rurale;
- - sostegno e valorizzazione del settore agricolo;
- - sostegno e valorizzazione del territorio rurale anche tramite la promozione di azioni collettive finanziate dai fondi per lo sviluppo rurale e il recupero di antichi mestieri;
- - consolidamento del sistema naturale.
4. Indirizzi:
- - mantenimento del disegno, delle linee di deflusso, delle strutture e dei segni dell'impianto agrario, evitando movimenti di terra che alterino l'assetto ed il profilo dei luoghi, salvaguardando la tessitura agraria a maglia fitta che connota l'ambito;
- - conservazione e recupero della trama viaria nei suoi elementi costitutivi, in particolare i muri in pietra ed il trattamento del fondo stradale, da assumere quali riferimenti anche per l'eventuale realizzazione di nuovi tratti che si rendessero necessari, ad esempio per consentire l'accessibilità ai mezzi di emergenza, non precludendo comunque la possibilità di impiegare materiali o tecnologie contemporanei qualora si dimostrassero adeguati a garantire un corretto inserimento paesaggistico.
5. Le soluzioni ricorrenti consolidate e le tipologie proprie dei vari ambiti potrebbero anzi essere reinterpretate e riproposte anche in chiave contemporanea per nuovi tracciati o parziali modifiche di quelli esistenti.
- - rinvio alle Linee guida dell'Autorità di Bacino dell'Arno (2006) per quanto riguarda le modalità di lavorazione superficiale dei suoli che contengano l'erosione;
- - consolidamento della presenza umana stabile, anche se parzialmente o non legata alla produzione agricola;
- - realizzazione e miglioramento di itinerari culturali, escursionistici, naturalistici.
6. L'ambito è in larga parte classificato tra i beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell'art. 136 del D.lgs. 42/2004 (codice 9051258, D.M. 09/02/1976 - G.U. 59 del 1976: Zona del Pratomagno), aree di notevole interesse pubblico per il riconoscimento di rilevanti valori ambientali, storico-architettonici ed urbanistici e panoramici, legati sia agli elementi naturali sia a quelli antropici del territorio aperto, degli insediamenti e della viabilità.
7. Nelle aree soggette a tutela paesaggistica la disciplina dovrà in particolare essere finalizzata:
- - alla salvaguardia delle visuali panoramiche verso il Valdarno ed oltre, nonché alla tutela dell'area in quanto quadro di sfondo visibile a sua volta da molti luoghi e dall'Autostrada del Sole;
- - al mantenimento delle aperture panoramiche garantite dalla posizione dominante, sia nella fascia collinare, lungo i tracciati viari ed i corrispondenza degli insediamenti, sia nelle aree di crinale e nei prati pascoli della montagna, impedendo l'alterazione dei rapporti tra elementi costitutivi naturali ed antropici e della percezione visiva offerta e goduta in tali luoghi, anche in riferimento all'eventuale impatto dovuto alle installazioni impiantistiche.
8. Nelle aree soggette a tutela paesaggistica sopra richiamate inoltre:
- - è vietata qualsiasi trasformazione edilizia che alteri il profilo dei crinali;
- - non è consentita la localizzazione di impianti eolici e di infrastrutture ad essi correlate con altezza al rotore superiore a 25 m., fermo restando l'obbligo di effettuare specifica valutazione di inserimento paesaggistico per impianti di altezza inferiore;
- - l'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici è consentita esclusivamente se integrata nella copertura degli edifici adottando ogni possibile soluzione tecnica per armonizzarne l'impatto visivo unitamente al conseguimento della maggiore efficienza energetica e garantendone un corretto inserimento paesaggistico;
- - l'installazione di impianti per la telefonia mobile è ammessa previa verifica dell'inserimento paesaggistico-ambientale e della mitigazione degli impatti e della specificità del sito;
- - eventuali nuovi impianti di connessione alla rete elettrica dovranno essere realizzati tramite collegamenti interrati.
Art. 25- Sistema territoriale dell'Arno - Valdarno superiore aretino
1. È costituito dal sistema originato dal lungo e diversificato processo di distruzione del substrato originario del Pratomagno e di fasi alterne di ricostruzione/erosione dei sedimenti. A questa parte del territorio è legato il processo di trasformazione insediativa e funzionale iniziato con l'affermazione dello stato fiorentino e dell'economia urbana e, conseguentemente, di fondovalle. L'area è da considerarsi omogenea per processo di formazione e di identità storica e sociale legata agli insediamenti di pianura e di fondovalle, per dinamiche di sviluppo e trasformazione, per forza di alterazione dei caratteri e di consumo delle risorse primarie.
2. Sono assunti i seguenti obiettivi, così come definiti dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Arezzo:
- - recupero e completamento delle infrastrutture per la mobilità;
- - ripristino dei paesaggi fluviali, degli ecosistemi e della loro continuità;
- - attenuazione degli effetti indotti dall'impermeabilizzazione del suolo;
- - riqualificazione del sistema degli insediamenti e delle funzioni;
- - inibizione dei processi insediativi lineari lungo la viabilità di collegamento tra i sistemi locali;
- - rilocalizzazione di attività produttive che risultino incompatibili ed intercluse negli insediamenti residenziali;
- - riqualificazione ambientale e ripristino dei paesaggi del territorio aperto;
- - individuazione di specifici modelli insediativi e di struttura del paesaggio rurale da preservare.
Art. 26- Ambito dell'altopiano
1. La zona dell'altopiano presenta pendenze molto ridotte, terreni vocati all'olivicoltura, stabili su substrato di sabbie e ghiaie nella parte alta e di limi nella parte più bassa, al quale è legato un grado di permeabilità non molto elevato.
In epoca storica la zona è sempre stata insediata e coltivata dal medioevo; oltre la presenza di significative testimonianze insediative riveste valore culturale testimoniale lo stesso disegno del territorio.
Qui si sviluppava in massima parte il percorso del fosso macinante, all'origine delle principali strutture insediative presenti e del disegno dell'impianto agrario, organizzato in funzione della distribuzione delle acque derivate dal canale stesso.
Comprende il centro abitato del capoluogo.
2. Vocazioni e limitazioni derivanti dai caratteri:
Per le caratteristiche morfologiche e qualitative l'area non presenta particolari limitazioni dal punto di vista agricolo ed in generale per altri tipi di utilizzazione, se non in parte per la permeabilità dei terreni e la ridotta produttività dell'acquifero. Le favorevoli condizioni per l'insediamento allo stesso tempo determinano una forte erosione antropica di aree produttive agricole, con rischio elevato di fenomeni di abbandono e di frammentarietà aziendale.
3. Obiettivi:
- - tutela del patrimonio urbanistico ed edilizio di matrice storica;
- - riqualificazione dei tessuti urbani con il recupero, la riconfigurazione e l'integrazione degli spazi pubblici e collettivi;
- - salvaguardia della tessitura agraria a maglia fitta che connota l'ambito.
- - promozione della produzione agricola.
4. Indirizzi:
- - limitazione alla tendenza al consumo di suolo agricolo e controllo delle impermeabilizzazioni in relazione al moderato rischio di inquinamento della falda idrica;
- - consolidamento della struttura urbana e riordino dei tessuti urbani, soprattutto ai margini dell'urbanizzato;
- - mantenimento del disegno, delle linee di deflusso e dei segni dell'impianto agrario, evitando movimenti di terra che alterino l'assetto ed il profilo dei luoghi;
- - realizzazione di itinerari culturali, escursionistici, naturalistici e di valorizzazione delle produzioni agricole.
Art. 27- Ambito della bassa collina e Balze
1. È costituito da una zona collinare formata dalla successione di strati di varia potenza di argille e sovrastanti ciottolami, sabbie e limi profondamente erosa dalle acque e modificata dalle azioni gravitative. A seconda dello stadio evolutivo del processo geomorfologico e della natura del substrato affiorante, il paesaggio assume prima forme tondeggianti (matrice argillosa), caratterizzate da pendenze prevalenti tra 15 e 50%, cui segue la zona sempre più aspra delle balze, relitto dell'antico altopiano (intercalazione di ciottolami, sabbie, limi e argille). Queste, a seconda della pendenza, sono coperte da un bosco fitto di latifoglie, che tende a contrastarne il processo evolutivo, o completamente nude. Dove il processo evolutivo è più avanzato le balze ripidissime assumono l'aspetto di veri e propri pinnacoli e torrioni isolati, fenomeno unico ed eccezionale per forme geologiche e per suggestione ambientale e paesaggistica.
L'area è anche di notevole interesse paleontologico.
Salvo insediamenti di presidio e per l'attività agricola situati nei punti più stabili (dossi) e meno acclivi, le aree non sono state generalmente insediate e comprendono solo parti marginali degli abitati di fondovalle.
La presenza di rilevanti risorse (argilla di ottima qualità e materiali inerti di deposito lacustre) ha conferito all'area una significativa vocazione estrattiva, come dimostrato dalla presenza di una importante fornace.
2. Vocazioni e limitazioni derivanti dai caratteri:
Il processo di progressiva distruzione tutt'ora in atto è da considerarsi evoluzione naturale e non da contrastare, se non direttamente interagente con infrastrutture ed altre opere di interesse esistenti.
La natura selvaggia, la difficile accessibilità e la spettacolarità dei fenomeni geologici presenti nell'area delle balze ne fanno un paesaggio di notevole interesse ambientale e habitat di interesse faunistico.
Le aree argillose, nelle zone più acclivi, per la propensione al dissesto e la scadente capacità agricola, presentano una vocazione alla naturalità crescente con l'aumento della pendenza.
I suoli presentano una elevata vulnerabilità alle azioni erosive e gravitative provocate dalle acque superficiali e di conseguenza uno strato pedologico ridotto o assente, specie nelle parti argillose più acclivi; dunque le aree sono caratterizzate da ridotta capacità agricola, salvo quelle a bassa acclività che invece possono presentare difetti di drenaggio.
La diffusa instabilità limita fortemente qualsiasi intervento di modificazione.
3. Obiettivi:
- - tutela e valorizzazione dei geotopi, in particolare di valore monumentale;
- - mantenimento ed estensione delle copertura vegetale delle colline argillose.
4. Indirizzi:
- - limitare l'azione erosiva in atto favorendo, soprattutto nei terreni scoscesi con pendenza superiore al 35%, progetti di rinaturalizzazione che introducano, dove opportuno, tecniche di ingegneria naturalistica, e, nelle aree agricole, l'introduzione di colture e tecniche colturali in grado di contenere i processi erosivi, anche facendo riferimento alle Linee guida dell'Autorità di Bacino dell'Arno (2006) per quanto riguarda modalità di lavorazione superficiale dei suoli che contengano l'erosione;
- - perseguire il risanamento ambientale nelle aree di estrazione;
- - evitare alterazioni che modifichino l'assetto ed il profilo dei luoghi e l'alterazione e la modifica delle linee di deflusso delle acque;
- - conservazione e recupero della trama viaria nei suoi elementi costitutivi, in particolare i muri in pietra, le scarpate dove la strada è in trincea ed il trattamento del fondo stradale, da assumere quali riferimenti anche per l'eventuale realizzazione di nuovi tratti che si rendessero necessari, ad esempio per consentire l'accessibilità ai mezzi di emergenza, non precludendo comunque la possibilità di impiegare materiali o tecnologie contemporanei qualora si dimostrassero adeguati a garantire un corretto inserimento paesaggistico;
- - realizzazione di itinerari culturali, escursionistici, naturalistici.
Art. 28- Ambito del fondovalle
1. È costituito dal sistema delle acque superficiali e delle aree da esse formate per deposito di materiale alluvionale, caratterizzate dall'avere una relazione più o meno stretta con le acque sotterranee; comprende i fondovalle con morfologia pianeggiante e litologia permeabile variamente utilizzati.
Il territorio, in generale non di antico insediamento, comprende la presenza di nuclei e altre testimonianze storico-urbanistiche e di una serie di significativi edifici rurali di epoca granducale; comprende i principali centri abitati di fondovalle.
2. Vocazioni e limitazioni derivanti dai caratteri:
Per i caratteri morfologici e qualitativi dei suoli che le distinguono e per la loro stabilità sono aree potenzialmente adatte ad ogni tipo di utilizzazione; in particolare per la qualità litologica e la bassa pendenza dei suoli, unitamente alla potenziale disponibilità di acqua ed all'assenza di rischio di erosione, sono aree vocate prevalentemente alla produzioni erbacee e all'arboricoltura da legno.
Le limitazioni sono da riferire alle zone prossime ai corsi d'acqua, per quanto riguarda il rischio idraulico, ed alla permeabilità del substrato che determina la forte sensibilità alla diffusione di sostanze inquinanti nel suolo ed agli interventi di impermeabilizzazione.
3. Obiettivi:
- - tutela dei corsi d'acqua e della falda idrica;
- - tutela dell'ambiente fluviale, degli elementi vegetazionali e degli habitat;
- - promozione della produzione agricola;
- - tutela del patrimonio urbanistico ed edilizio di matrice storica;
- - riqualificazione dei tessuti urbani con il recupero, la riconfigurazione e l'integrazione degli spazi pubblici e collettivi.
4. Indirizzi:
- - consolidamento della struttura urbana e riordino dei tessuti urbani, soprattutto sui margini dell'urbanizzato.
- - tutela dei varchi inedificati impedendo l'ulteriore sviluppo degli insediamenti lineari e la saldatura tra essi, che interromperebbe la continuità tra ambiti territoriali;
- - realizzazione di itinerari culturali, escursionistici, naturalistici.